Per avere invece le rivelazioni del Padre ad Eugenia Ravasio
dovete scrivere ad : "Associazione Dio è Padre" Casa Pater cap 135-67100 - Aquila - . email: avemaria@armatabianca.org
sito:www.armatabianca.org
vi faccio sapere inoltre che chi vuole i libri di Luisa Piccarreta in forma cartacea ed in offerta libera può richiederlo chiamando a questo numero 3881934654(wind)
2) IL GESU' MISERICORDIOSO DI VILNUS CON LA PREGHIERA SOTTO :"GESU' INFINITAMENTE MISERICORDIOSO, CONFIDO E SPERO IN TE,DONAMI LA TUA VOLONTA' IN TUTTI I MIEI ATTI E PRENDITI SEMPRE LA MIA , NELLA DIVINA VOLONTA'. POI SOTTO SCRIVERE IL MIO BLOG:
http://acquamiracolosa33.blogspot.it/
DIETRO IL QUADRO DI GESU' MISERICORDIOSO METTETE A META' BUSTO LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA ANCHE A META BUSTO ED IN FORMATO PICCOLO 15 CM PER 15CM I VEGGENTI MARIJA PAVLOVIC E IVANKA IVANKOVIC , SANTA RITA CHE MI HA FATTO CONOSCERE I LIBRI DI LUISA PICCARRETA ,PADRE PIO CHE MI HA CONVERTITO, SAN MICHELE ARC. CHE MI ASSISTE E MI LIBERA SEMPRE DAL NEMICO, PADRE JOZO PARROCO DELLA CHIESA DI MEDJUGORJE NEL PERIODO DELLE PRIME APPARIZIONI, SAN PADRE ANNIBALE MARIA DI FRANCIA DI MESSINA CHE MI HA FATTO AVERE I LIBRI DIFATTI HO LETTO I LIBRI QUANDO LUI E' STATO FATTO BEATO E LUI E' STATO QUELLO CHE HA CREDUTO IN LUISA E HA PUBLICATO I SUOI LIBRI . SOTTO ANCORA IL MIO BLOG : ACQUAMIRACOLOSA33.BLOGSPOT.IT METTETE LA SCRITTA:" IN QUESTO BLOG TROVERETE TUTTI I LIBRI DI LUISA PICCARRETA LA SANTA DEL DIVINO VOLERE CHE HA RICEVUTO DA GESU' LE VERITA' ETERNE SUL DIVINO VOLERE IN CIRCA 40 VOLUMI. ATTRAVERSO QUESTI SCRITTI GESU' DICE A LUISA CHE L'UOMO RITORNERA' ALLO STATO D'ORIGINE PRIMA DEL PECCATO CIOE' SEMPRE UNITO AL DIVINO VOLERE VIVRA' COME UN ANGELO SULLA TERRA, LA SUA SANTITA' SARA' SIMILE A QUELLA DI MARIA E OTTERRA' GRAZIE INFINITE, OGNI COSA CHE VORRA' TUTTO SARA' DATO IN EREDITA' AI FIGLI DEL DIVINO VOLERE CHE NASCERANNO DAGLI INSEGNAMENTI DI QUESTI SCRITTI SULLA DIVINA VOLONTA', UNO SOLO DI QUESTI SANTI SARA' PIU' SANTO DI TUTTI I SANTI MESSI INSIEME , SARA' COME UN SOLE CHE ILLUMINA TUTTI IN TUTTI I TEMPI,GESU' DICE A LUISA DI ENTRARE SEMPRE NELLA SUA UMANITA' E DI UNIRSI ALL'ATTO UNICO DELLA DIVINA VOLONTA', DI PREGARE SEMPRE :GESU' TI DO LA MIA VOLONTA' TU DONAMI LA TUA E DESIDERARE SEMPRE CHE SIA GESU' A FARE TUTTE LE NOSTRE AZIONI."
CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL BELLISSIMO CANTO DIVINO CHE LA REGINA DELLA PACE HA DATO NEL CUORE AD UN SUO FEDELISSIMO SACERDOTE CROATO CHE VIDE LA MADONNA A MEDJUGORJE E LE DEDICO' QUESTO MERAVIGLIOSO CANTO CHE ANIMA TUTTE LE SANTE MESSE DELLA CHIESA DI MEDJUGORJE: Foto
STATUTO (PER I LAICI CONSACRATI DEL TERZO ORDINE) E REGOLA DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’, RELIGIOSI E SACERDOTI.
IL CONVENTO DEI RELGIOSI MASCHI, DEVE ESSERE SUDDIVISO IN 2 PARTI: TRA FRATI E SACERDOTI; LE SUORE AVRANNO UN ALTRO CONVENTO , CHE SIANO BEN SEPARATI FRA LORO, ( QUELLE DEI MASCHI E DELLE FEMMINE)CON LE STESSE REGOLE DI VITA CONTEMPLATIVA E OPERATIVA, CHE SI POSSONO UNIRE IN FORZA SPIRITUALE PER LA SS MESSA , NELL’ADORAZIONE NELLA RECITA DEI ROSARI , CORONCINE O NEL LAVORO DI MANUTENZIONE E PULIZIE, MA SOLO DENTRO LA CHIESA , O NEL SANTUARIO ALL’APERTO, MA MAI NEI CONVENTI, NEMMENO PER LE MESSE , CHE NON CE NE SARANNO, SALVO SPECIALE PERMESSO MIO O DELL’INCARICATO MIO, CIOE’ IL SUPERIORE E LA SUPERIORA DEI 2 CONVENTI, MA SOLO PER MOTIVI ESTREMI, E NON DEVONO AVERE MAI CONTATTI CON NESSUNO. DENTRO IL CONVENTO,LESUORE E I FRATI, NON POSSONO RICEVERE NESSUNO, ECCETTO : I FAMILIARI
( NEMMENO I PARENTI), IL SACERDOTE DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE PER CHIEDERE CONSIGLIO O PER CONFESSARSI, E DEVONO COMUNICARE TRAMITE UNA GRATA DI (FERRO O VETRO) , COPERTA CON UNA TENDA CHE NON LASCIA VEDERE IN VOLTO; SE LE VISITE SONO DEI FAMILIARI LA TENDA VA TOLTA ; LA VISITA DEI FAMILIARI (SENZA LA TENDA), SI PUO’ FARE SOLO UNA VOLTA ALL’ANNO; LA GRATA DEVE ESSERE FATTA IN MODO CHE NON CI SIA POSSIBILITA’ DI TOCCARSI , BEN DISTANZIATA IN DOPPIA GRATA, QUESTO PERCHE’ DIO BASTA A TUTTO, ( TOMMASO DISSE: “MIO DIO E MIO TUTTO”) ; DIO PENSERA’ ALL’UNIONE CON I FAMILIARI , PARENTI , AMICI , ECC. ATTRAVERSO LO SPIRITO CHE IN DIO PUO’ TUTTO, COME FACEVANO AD ESEMPIO IL GRANDE PADRE PIO E SANTA FAUSTINA KOWALSKA, CHE VISITAVANO LE ANIME SPIRITUALMENTE( LA PREGHIERA CI UNISCE TUTTI IN DIO E PUO’ TUTTO, ANCHE CONSOLARE , LENIRE SANARE , CONVERTIRE, GUARIRE; CHI NON CAPISCE QUESTO NON E’ DEGNO DI CRISTO E DEVE ESSERE ESPULSO SUBITO DALLA COMUNIONE CON I CONGREGATI RELIGIOSI E LAICI DEL TERZO ORDINE.
MASSIME DELLA REGOLA DIVINA E CONTEMPLATIVA
IL RELIGIOSO, DEVE VIVERE SOLO DELLA SS. TRINITA’ E RIVESTITO DI CRISTO GESU’ IN TUTTO : DELL’ UMANITA’ DI CRISTO, DELLA SUA DIVINITA’, SPECIALMENTE DELLA SUA VOLONTA’ E ATTI DIVINI E DELLA SUA CROCIFISSIONE , PIAGHE , SANGUE, LACRIME, MERITI E PREGHIERE; QUESTO SI PUO’ FARE BENESSIMO SE SI E’ UNITI SEMPRE AL DIVINO VOLERE , ATTRAVERSO IL GIRO DELL’ANIMA NEL REGNO DEL DIVINO VOLERE( DI LUISA P.) E LA MEDITAZIONE IMMEDESIMATIVA CON LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA( DI LUISA P. E QUELLA FATTA DA ME) ;PER TALE MOTIVO, TUTTI I GIORNI, I RELIGIOSI DEVONO INSIEME NELLA CHIESA DELLE TRE SS. TRINITA’: CONDURRE LA PREGHIERA DEL GIRO DELL’ANIMA DI LUISA E LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA IN CONTINUAZIONE ( PER 24 ORE) ALTERNANDOSI IN 6 GRUPPETTI DI 12 RELIGIOSI E 12 RELIGIOSE E 12 LAICI , DIO PROVVEDERA’ A DARCI IL NUMERO DI RELIGIOSI E LAICI DISPONIBILI; SE NON CI SONO I NUMERI PER FARE QUESTI 6 GRUPPETTI DI 12 DOVRANNO DIVENTARE 5,O 4, O 3, O 2 , I GRUPPETTI( MA SEMPRE DI 12 PERSONE), E DEVONO FARE PER GRUPPETTO TUTTO IL GIRO DELL’ANIMA; SE I GRUPPETTI SARANNO 6: DEVONO FARE ,4 ORE DELLA PASSIONE DI CRISTO E 4 ORE DELLA PASSIONE DI MARIA ( DEL LIBRO MIO)E LA MEDITAZIONE DEI 36 VOLUMI PER LE RIMANENTI ORE O MINUTI CHE RIMARRANNO ’; SE SONO 3 I GRUPPETTI DEVONO RADDOPPIARE LE ORE DELLA PASSIONE DI CRISTO E DI MARIA.
OGNI RELIGIOSO DEVE ALMENO UNA VOLTA O MEGLIO ANCORA 2 VOLTE AL GIORNO PARTECIPARE ALLA SANTA MESSA ; 2 VOLTE SARA’ OBBLIGATORIO SE SONO MESSE FESTIVE E SOLENNI, E DEVE ESSERE DOPPIA ANCHE PER LE FESTIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA , SIA LA NASCITA CHE LA MORTE, PER LA FESTA DI SANT’ ELIA , DELLA MADONNA , DI LUISA , DI PADRE ANNIBALE, DI BENEDETTO CALVI, DI TUTTI I CONFESSORI SANTI DI LUISA , DI SAN GIUSEPPE, DELLA SS TRINITA’, DELLA SANTA FAMIGLIA. LE NOSTRE COMUNITA’ , UNIVERSITA’, SCUOLE E ASILI , SANTUARI, CHIESE, CONVENTI,AVRANNO COME PATRONI: LUISA P. , LA SANTA FAMIGLIA, LA SS TRINITA’, ELIA PROFETA ,SAN GIOVANNI BATTISTA,SANTA FAUSTINA K., SAN LUIGI DE MONFORT , SAN DOMENICO, SAN BONAVENTURA , SAN BERNARDO, I SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI DELLA CITTA’ IN CUI SI PRESTA SERVIZIO A DIO,QUELLI DELLA NAZIONE, DELLA REGIONE, DEL CONTINENTE ED ANCHE IN BASE AL NOME NUOVO DI OGNI RELIGIOSO CHE CRISTO GLI DARA’ TRAMITE LA MADRE SUPERIORA PER LE DONNE, E IL PADRE SUPERIORE PER GLI UOMINI. LE MADRI SUPERIORE E I PADRI SUPERIORI DEVONO SEMPRE ACCONSENTIRE: A LASCIARE A TURNO, LIBERI ,TUTTI I RELIGIOSI PER LE MESSE E PER LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E MARIA , IL GIRO DELL’ANIMA E LA LETTURA DEI 36 VOLUMI DI LUISA E QUELLI MIEI CON IL PROPRIO TURNO ASSEGNATOGLI DA LORO STESSI(CIOE’ DALLE MADRI E PADRI SUPERIORI) COME HO SOPRADDETTO . I SUPERIORI: I LORO FIGLI AFFIDATEGLI DA CRISTO, LI DEVONO AMARE COME FIGLI DI DIO E POI COME FIGLI PROPRI NELLA DIVINA VOLONTA’ ED IN DIO PADRE , IN MARIA E IN LUISA, LA MADRE NOSTRA.
ALTRI SANTI NOSTRI PATRONI E PROTETTORI DEL NOSTRO ORDINE RELIGIOSO E LAICO DEL TERZO ORDINE, DEL SANTUARIO, DEL CONVENTO ,ECC. SONO: ADAMO,EVA, ABRAMO E SARA, SANTA MARTA CHAMBON, MARIA PIERINI DE MICHELI( DELLA MEDAGLINA MIRACOLOSA DEL SANTO VOLTO DI GESU’), SUOR AMALIA (DELLA CORONCINA DELLE LACRIME DI MARIA),PADRE PIO (PERCHE’ IO MI SONO CONVERTITO GRAZIE ALLA STORIA DEI SUOI NUMEROSI MIRACOLI ,E GRAZIE A LUI), SANTA RITA, (PERCHE MI HA OTTENUTO DI CONOSCERE I LIBRI DI LUISA PICCARRETA), GIOVANNI PAOLO II , (PERCHE’ MI HA OTTENUTO L’ISPIRAZIONE DI METTERE IL QUADRO DI GESU’ MISERICORDIOSO NELLA VILLA DELL’IMMACOLATE DEL DIVINO VOLERE), SANTA BERNADETTE, (PERCHE’ LA PRIMA STATUA CHE IO COLLOCAI NELLA VILLA, FU’ LA MADONNINA DI LOURDES), I TRE PASTORELLI DI FATIMA, (PERCHE’ IL PRIMO MIRACOLO CHE IO EBBI ALLA VILLA FU’ NEL MAGGIO DEL 2000, ED IO CREDO CHE FU IL 13 MAGGIO, FESTA DELLA MADONNA DI FATIMA ED ANNIVERSARIO DELLA SUA PRIMA APPARIZIONE A FATIMA), PADRE ANDRESZ E PADRE SOPOCKO, SUOR CONSOLATA BETRONE (PERCHE MI GUIDO’ NEI PRIMI ANNI DELLA MIA CONVERSIONE CON L’ATTO D’AMORE, FORMANDO IL MIO SPIRITO NELL’AMORE DI GESU’ E MARIA), PADRE LORENZO SALES SUO PADRE SPIRITUALE(DI SUOR CONS.), MADRE EUGENIA RAVASIO , (PERCHE’ MI ISPIRO’ AD INTITOLARE IL CASALORE AFFIANCO AL TUBO DELL’ACQUA MIRACOLOSA AL PADRE ETERNO ED ALLA MADRE ( MARIA SS E LUISA), PADRE ANDREA D’ASCANIO SUO AMICO, I VEGGENTI MARIJA PAVLOVIC ED IVANKA IVANKOVIC E PADRE JOZO, (PERCHE’ FIN DALL’INIZIO IO EBBI IL DESIDERIO FORTE DI METTERE LI’ UNA STATUA DELLL’IMMACOLATA UGUALE A QUELLA DI THIALJINA CHE TUTTI CHIAMANO LA REGINA DELLA PACE, E POI EBBI ANCHE IL DESIDERIO CHE LA CHIESA DELLE 3 SS TRINITA’ FOSSE MOLTO SOMIGLIANTE A QUELLA DI MEDJUGORJE, E ANCHE PERCHE’:LA PRIMA MESSA NELLA VILLA FU’ FATTA IL 25 MAGGIO 2011), SAN FRANCESCO E CHIARA PERCHE’ HO VISSUTO UN PERIODO AD ASSISI, ED ANCHE LI’, DIO MI HA DATO L’ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE, SANT’ELISABETTA E ZACCARIA , GIOACCHINO ED ANNA , ROSA E NICOLA PICCARRETA , I GENITORI DI SANT’ELIA E DI SAN GIUSEPPE , MAMMA ROSA DI SAN DAMIANO DI PIACENZA , MADRE SPERANZA DI COLLEVALENZA, BARBARA RUESS DI PFAFNOPHEN, ANNA E SUO FRATELLO MARTIN HUMPH , PERCHE’ QUESTA APPARIZIONE SOMIGLIA NELLE DATE E IN CERTE COSE ALLA STORIA CHE IO HO AVUTO A PORTO EMPEDOCLE . SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE, SAN BENEDETTO E SCOLASTICA, SANT’AGOSTINO E MONICA, SANT’ELENA E COSTANTINO, I 13 APOSTOLI, SANTO STEFANO , IRENEO, PANCRAZIO E PANTALEO, CRESCENZO E PLACIDA,SANTA LUCIA,SANTA KATERINA EMMERICK, SANTA CATERINA DA SIENA, QUELLA DI ALESSANDRIA, SANTA CATERINA LABOURE’,IL CONTE RUGGERO , SAN LUIGI RE, RE DAVIDE, GIOISIA, EZECHIA, ZOROBABELE, SANT’ELISEO, SANTA BRIGIDA , CIRILLO E METODIO, EDITH STEIN, SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU’ PERCHE VERSO IL 2005 VENNE A TROVARMI NELLA MIA PARROCCHIA DI PORTO EM.
SAN SIMONE STOCK, I TRE RE MAGI E I TRE PASTORELLI DI BETLEMME, TUTTI I VERI DISCEPOLI DI GESU’, MARTA , MARIA MADDALENA E TUTTE LE PIE DONNE CHE STAVANO SOTTO LA CROCE, SAN LONGINO, SAN DISMA, SANT’ANTONIO DI PADOVA,SAN LUIGI GONZAGA, SAN FRANCESCO DA PAOLA, TUTTI GLI ANGELI CUSTODI DEI NOSTRI CONGREGATI ME COMPRESO E DI PAPA FRANCESCO E DEI NOSTRI PATRONI E COMPATRONI E DI QUELLI MARIA , DI LUISA , DI GESU’ , DI SAN GIUSEPPE ECC.
ALTRE MASSIME DELLA REGOLA
SEMPRE IMMEDESIMARSI CON CRISTO IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI E QUINDI LETTURA E MEDITAZIONE DEI LIBRI DI LUISA E QUELLI MIEI IN ORDINE DI VOLUME CIOE’ DAL PRIMO VOLUME A SALIRE ; NEL MESE DI MAGGIO LETTURA DEL GIORNO DEL LIBRO:LA REGINA NEL REGNO DEL DIVINO VOLERE . I LIBRI DI LUISA VANNO LETTI DENTRO LA CHIESA GRANDE IN UN LUOGO CHE SARA’ BEN SEPARATO DAGLI ALTRI FEDELI LAICI E RELIGIOSI DI CONGREGAZIONE DIVERSA DA QUELLA NOSTRA: CON UNA FINESTRA IN VETRO COMPLETAMENTE CHIUSA CHE CONSENTE AI RELIGIOSI DI VEDERE L’ALTARE E IL TABERNACOLO BEN VISIBILE A TUTTI I RELIGIOSI E CHIAMATA LA STANZA DEGLI SPOSI; I RELIGIOSI MASCHI E FEMMINE DEVONO ESSERE SEPARATI IN 2 FILE DA UN SEPARE’ IN VETRO E NON DEVONO GUARDARSI, SE NON PER POCHI SECONDI, SE SI NOTA CHE VI SIA UN CERTO ATTACCAMENTO ANCHE UN PO MORBOSO NON REGOLATO DALLO SPIRITO SANTO NEL GUARDARSI SI PROVVEDA A SEPARARLI CON UNA TENDA ; SEMPRE IN QUESTA STANZA DEVONO SEDERE TUTTI I RELIGIOSI NOSTRI DURANTE LE FUNZIONI DELLA SANTA MESSA , DELLE CORONCINE E DEI ROSARI, DELLA MEDITAZIONE DELLA PASSIONE DI GESU’ E QUELLA DI MARIA, E DEL GIRO DELL’ANIMA .
I RELIGIOSI AVRANNO A TURNO IL PERMESSO SEMPRE E SOLO DATO DALLA MADRE SUPERIORA PER LE DONNE E DAL PADRE SUPERIORE PER I MASCHI: DI OCCUPARSI DEI GIARDINI, DELLA RACCOLTA DEI FIORI SE LO RITERRANNO OPPORTUNO, O DELLA CURA DI ANIMALI DOMESTICI , O PER LA RACCOLTA DI FRUTTI, MA IN OGNI CASO NON DEVONO MAI STARE VICINI LE DONNE CON GLI UOMINI( LA DISTANZA DEVE ESSERE DI ALMENO TRA 5 E 10 METRI E NON POSSONO PARLARE DI COSE NON SPIRITUALI O ARGOMENTI ANCHE UN PO LUNGHI; SOLO TRA RELIGIOSI DELLO STESSO SESSO POSSONO PARLARE VICINI, MA SEMPRE PER NECESSITA’ , BISOGNO , CARITA’, PER FARE UNA PREGHIERA INSIEME O UNA MEDITAZIONE SPIRITUALE, MA MAI PER DISCORSI DISPERSIVI E MAI CON PERSONE FUORI LA NOSTRA CONGREGAZIONE TRANNE PER MOTIVI DI CARITA’ E DEVONO ESSERE DISCORSI BREVI(IL DI PIU’ VIENE DAL MALIGNO DISSE GESU’) . SE NON VI E’ NESSUNA URGENZA PARTICOLARE O CARITA’ NEI DISCORSI : SI FACCIA NOTARE QUESTO ACCADUTO AI SUPERIORI, IN MODO CHE PRENDANO PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI CON COLUI O COLEI CHE HA DISOBBEDITO O LO SI ESPELLE PER SEMPRE DALL’ORDINE RELIGIOSO O LAICO DEL TERZO ORDINE ; PER POTER COSTUI RIENTRARE DEVE APPELLARSI A ME DIRETTAMENTE, CHE NE VALUTERO’ ATTENTAMENTE IL CASO.
ANCHE NEGLI OSPEDALI SI DEVE OPERARE SEMPRE SEPARATI DAGLI ALTRI RELIGIOSI DI SESSO DIVERSO E NON POSSONO RISPONDERE A NESSUNO DEI PAZIENTI O AI FAMILIARI DEI PAZIENTI O ALLE IMFERMIERE E DOTTORI LAICI E RELIGIOSE: PER COSE MONDANE, MA SOLO PER COSE DI CARITA’, E IL DISCORSO DEVE SEMPRE ESSERE PIU’ CORTO POSSIBILE, DI MASSIMO 3 MINUTI E PIU’ CONCENTRATO POSSIBILE, NON SI CERCHINO DISCORSI ( SE NON SOLO PER CARITA’ E NECESSITA’) MA SI DIANO SOLO RISPOSTE;
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE LAICI O RELIGIOSI NON DEVONO MAI ACCETTARE OFFERTE E DONI DATI PERSONALMENTE A LORO , LE OFFERTE LIBERE VANNO FATTE SOLO PER CONTO CORRENTE BANCARIO AL NUMERO UFFICIALE DELLA CONGREGAZIONE O NEI PORTA MONETE INSTALLATE NELLA CHIESA, MAI GIRARE COL CESTELLO PER LA RACCOLTA DI OFFERTE, MAI DOMANDARE OFFERTE AI FEDELI ; NON VOGLIO CHE SI INDUCA CON DISCORSI: A FARE DELLE OFFERTE ; SI METTANO DEI PORTAMONETE FISSI INSTALLATI NELLA CHIESA E UN AVVISO BEN VISIBILE IN CHIESA DEL NUMERO DI CONTO CORRENTE PER LE OFFERTE E CON L’AVVISO SCRITTO: CHE NON SI FACCIANO OFFERTE DI QUALSIASI TIPO , SE NON SI HA ACQUISTATO ALMENO UNA GRAZIA DA DIO NEL SANTUARIO O ATTRAVERSO L’ACQUA MIRACOLOSA O PER UNA INTERCESSIONE CHIESTA ALLA NOSTRA CONGREGAZIONE.
TUTTI I DONI CHE NON RIGUARDANO DENARO, POSSONO ESSERE SOLO DATE AI SUPERIORI CHE LI DARANNO ALLE COMUNITA’ DEI BISOGNOSI O AI BISOGNOSI CHE CHIEDONO AIUTO NELL’UFFICIO NOSTRO DELLA CARITA’ E DEVONO SEMPRE ESSERE PRIMA DI DISTRIBUIRLE, BENEDETTE CON L’ACQUA MIR. DEL DIVINO VOLERE. I CONGREGATI INVECE DEVONO PROVVEDERE AL LORO SOSTENTAMENTO: CON I FRUTTI DEL GIARDINO O CON IL RICAVATO DEI VARI LAVORI CHE I NOSTRI CONGREGATI RELIGIOSI FARANNO : CHE IO VOGLIO CHE SIANO SOLO OPERE DI CARATTERE SACRO O PRODOTTI ALIMENTARI RICAVATI DAI NOSTRI ALLEVAMENTI; I SOLDI RACCOLTI DAI PORTA MONETE INSTALLATE DENTRO LA CHIESA VANNO PER LE SPESE DI MANUTENZIONE DEL SANTUARIO , DELLA CHIESA, DEL CONVENTO E SE NON VI E’ VERO BISOGNO PER LA MANUTENZIONE DI QUESTE COSE LO SI DIA AI BISOGNOSI . TUTTO QUESTO PERCHE’: LA PROVVIDENZA PER I RELIGIOSI, DEVE VENIRE DIRETTAMENTE DA DIO E NON DA UOMINI ; I RELIGIOSI DEVONO VEDERE LA MANO DI DIO CHE LI SOVVIENE AD OGNI NECESSITA’ E BISOGNO COME AVVENNE CON IL POPOLO D’ISRAELE NEL DESERTO PER 40 ANNI CHE FU’ SOLO AIUTATO DA DIO ANCHE NEL CIBO E NEGLI INDUMENTI; GLI INDUMENTI DEI NOSTRI RELIGIOSI NON DEVONO MAI ESSERE REGALATI DA ALCUNO, MA DEVONO ESSERE SOLO DI PRODUZIONE PROPRIA, COSI’ ANCHE PER GLI OGGETTI SACRI NELLE CHIESE E NEI CONVENTI E COMUNITA’ E SCUOLE NOSTRE, SE ABBIAMO CHI LI PUO’ E LI SA PRODURRE DENTRO LA CONGREGAZIONE DI RELIGIOSI E LAICI. SE NO IO STESSO PROVVEDERO’ A QUESTI MATERIALI ED INCLUDO NELL’ALENCO ANCHE: MOBILI , ARMADI , CUCINA E ALTRO;
NON SI SPENGA DENARO PER RINNOVARE QUESTE COSE SOPRADETTE, MA SI CERCHI SEMPRE DI RIPARARLE DA NOI STESSI E SE I SUPERIORI RITENGONO CHE VANNO COMPLETAMENTE SOSTITUITI LO SI DEVE SEMPRE DIRE A ME . IL SUPERIORE DEVE SEMPRE FAR TENERE LE CHIESE IN ORDINE E PULITI AL MASSIMO, PERCHE’ E’ LA CASA DI DIO, E DEVONO FAR RESTAURARE GLI OGGETTI SACRI E LA CHIESA, SE QUESTI SI MOSTRANO ANCHE UN PO CONSUMATI, SEMPRE AVVISANDO ME IN TUTTO.
PER IL SOSTENTAMENTO DELLA CONGREGAZIONE SI CREERANNO CON LE OFFERTE LIBERE DI COLORO CHE HANNO RICEVUTO GRAZIE NEL SANTUARIO, DELLE PICCOLE AZIENDE DI CARATTERE SPIRITUALE SOPRATTUTTO , COME CREAZIONE DI OGGETTI SACRI DI VARIO GENERE E AZIENDE AGRIGOLE E PASTORIZIE, PESCICULTURA ,FIORI, APICULTURA E TUTTO CIO’ CHE DA ESSE NE PUO’ DERIVARE, COME PRODOTTI ALIMENTARI . I SOLDI GUADAGNATI DA QUESTE ATTIVITA’ CHE DEVONO ASTENERSI COMPLETAMENTE DA OGNI LUCRO :DEVONO ESSERE SPESE SEMPRE CON IL MIO BENEPLACITO PER IL BENE DEI PIU’ BISOGNOSI, COME : CREARE ALLOGGI PER FAMIGLIE POVERE , PER PELLEGRINI POVERI, OSPEDALI, CLINICHE , AZIENDE DI MEDICINE E LABORATORI , UNIVERSITA’ PER DOTTORI E ARTISTI DEL SACRO;LE OFFERTE SPONTANEE NON INDOTTE ( PER NESSUN MOTIVO) DEVONO ANDARE PER LE SPESE DEI SANTUARI DEL DIVINO VOLERE E PER APRIRE OSPEDALI, COMUNITA’ PER I BISOGNOSI: VEDOVE E ORFANI,DISOCCUPATI, DROGATI O UBRIACONI CHE VOGLIONO ESSERE AIUTATI A DISINTOSSICARSI , ALLOGGIO(NON PIU’ DI UNA SETTIMANA DI PERNOTTAMENTO) A PELLEGRINI CHE HANNO BISOGNO DI AIUTO ECONOMICO( A QUESTI GLI AIUTI SARANNO SOLO PER COSE DI NECESSITA’ , COME: VIVERI PER IL VIAGGIO DI RITORNO E BIGLIETTO DI VIAGGIO O MEDICINE O ALTRO DI STRETTA NECESSITA’).
GLI OGGETTI SACRI VANNO VENDUTI IN OFFERTA LIBERA O METTENDO UN PREZZO MINIMO CHE SIA UGUALE AL COSTO DI PARTENZA ,MA AI POVERI DEVONO ESSERE REGALATI , SOLO PERO’ IN UNITA’ , CIOE’ OGNI PERSONA BISOGNOSA SI DEVE REGALARE UN OGGETTO SACRO PICCOLO DI VARI TIPI RAPPRESENTANTI IL SANTUARIO E I SACRAMENTALI CHE INDOSSANO I NOSTRI CONGREGATI ; ANCHE QUADRI SEMPRE IN UNITA’,E DI VARI TIPI DI DIMENSIONI, NON SUPERIORI A 1, 5 METRI E SOLO QUELLI CHE RAFFIGURANO LE IMMAGINI SACRE DENTRO E FUORI LA CHIESA O DEL SANTUARIO ; I BISOGNOSI CHE RICHIEDONO CIO’: NON DEVONO ESSERE DI ASPETTO IPOCRITA, BEFFARDI E APPROFITTATRICI, MA PERSONE CHE SI MOSTRANO SINCERI DI CUORE, PERCHE’ COME DICE GESU’ :”NON DATE LE COSE SACRE AI PORCI E AI CANI PERCHE’ SI RIVOLTERANNO CONTRO DI VOI” .
I PRESTITI IN DENARO VANNO DATI SOLO AI VERI BISOGNOSI E A QUELLI CHE: NECCESITANO DI SOLDI PER AVVIARE UN ATTIVITA’ A TITOLO DI CREARSI UN PROPRIO LAVORO AUTONOMO CHE: NON ABBIANO AMBIZIONI DI LUCRO, MA SOLO DI NECESSITA’ , BISOGNO O AIUTO PER ALTRI DISOCCUPATI; IN OGNI CASO I PRESTITI NON DEVONO SUPERARE I 15000 EURO E LE ATTIVITA’ DEVONO PASSARE ALLA NOSTRA DIREZIONE AMMINISTRATIVA,E SOLO DOPO APPURATI CONTROLLI DI VERIFICA , CIOE’: SE L’ATTIVITA’ CHE SI VUOLE INTRAPRENDERE E’ FONDATA SU BASE SOLIDA E SICURA E SENZA CHE VI POSSA ESSERE INQUINAMENTO CON ATTIVITA’ CHE NON CONDUCONO ALLA CRESCITA DELLO SPIRITO, MA NE OSTACOLANO LA CRESCITA,PERCIO’: DEVE ESSERE NOMINATO AMMINISTRATORE DI TUTTE QUESTE PICCOLE ATTIVITA’ UN UOMO SANTO IN CUI VI E’ UNO SPIRITO FORTE E GRANDE DI CARITA’ E DI DISCERNIMENTO, UN UOMO SAPIENTE E PIENO D’AMORE E FORTEZZA CHE SARA’ NOMINATO DA ME O DA CHI FARA’ LE MIE VECI IN MIA ASSENZA E DEVE ESSERE UN SACERDOTE O UNA MADRE SUORA, E LA CONGREGAZIONE DEVE DIVENIRNE AMMINISTRANTE DI QUELL’ATTIVITA’ AL 100%.
GLI AMMINISTRANTI , DEVONO ESSERE, O SACERDOTI DA ME INCARICATI O IO STESSO, O MADRI E PADRI SUPERIORI CHE, AVRANNO IL TOTALE CONTROLLO DI OGNI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA ANCHE PER GLI OSPEDALI E CLINICHE, E SARANNO COADUVIATI DA FERVOROSI DOTTORI NELLO SPIRITO CHE LAVORERANNO INSIEME PER ORGANIZZARE MEGLIO LA CARITA’ NELL’OSPEDALE ; LE SUORE E I FRATI POSSONO FARE GLI IMFERMIERI , I DOTTORI E I CHIRURGHI SE HANNO CONSEGUITO UN DIPLOMA , UNA LAUREA IN QUESTO CAMPO, E DEVONO OPERARE IN REPARTI CHE, COMPETONO AL PROPRIO SESSO (MASCHILE O FEMMINILE); CIOE’ I FRATI NEI REPARTI DEI MASCHI E LE SUORE NEL REPARTO DELLE DONNE E NON DEVONO MAI PARLARE CON NESSUNO SALVO CON I PAZIENTI , I DOTTORI, LE IMFERMIERE E I PARENTI DEI PAZIENTI , MA SEMPRE PER NECESSITA’, URGENZA E CARITA’ E CON POCHISSIME PAROLE O SEMPRE CON FRASI PIU’ CORTI E CONCENTRATI POSSIBILE;NON DEVONO MAI OPERARE DA SOLI, MA IN 2 ( DELLO STESSO SESSO)SENZA SEPARASI MAI, LO POTRANNO SOLO PER STRETTISSIMA NECESSITA’ , UNO DEVE ESSERE IL CUSTODE DELL’ALTRO(A) ; DEVONO SEMPRE PREGARE INSIEME ED ESSERE UN SOLO SPIRITO , UN ANIMA SOLA. LA MADRE S. ,IL PADRE S. OD IO : PROVVEDEREMO AD UNIRE QUESTE COPPIE DI ANGELI UMANI, IN MODO ACCURATO O USANDO IL SISTEMA DEL SORTEGGIO, PREGANDO LO SPIRITO SANTO SEMPRE IN OGNI AZIONE CHE SI DEVE INTRAPRENDERE.
LA VITA DEI RELIGIOSI DEL DIVINO VOLERE, DEVE ESSERE QUASI TUTTA CONTEMPLATIVA : BASATA SUGLI STUDI DELLE VERITA’ ETERNE SUL DIVINO VOLERE, ALMENO 2 ORE AL GIORNO DI LETTURA INIZIANDO DAL I° VOLUME DI LUISA , SE E’ POSSIBILE: IN UNIONE CON TUTTI GLI ATRI E IN CHIESA; TUTTI DEVONO FARE L’INTERO ROSARIO O UNA CORONA DI ROSARIO DI MARIA E DI LUISA AL GIORNO, LA CORONCINA DELLE PIAGHE DI GESU’ E DELLA MISERICORDIA VERSO LE ORE 15:00 , NON E’ PERMESSO FARLA IN UN ALTRA ORA NEMMENO SE SI STA LAVORANDO(CHI DEVE LAVORARE IN QUEST’ORA E QUESTO VALE SOLO PER QUELLI CHE OPERANO NELL’OSPEDALE , LA DEVONO RECITARE MENTALMENTE ANCHE LAVORANDO, POICHE’: E’ FATTA CON FRASI CORTE, E QUINDI FACILI DA DIRE MENTALMENTE); TUTTI TRANNE QUELLI CHE OPERANO NELL’OSPEDALE PER MOTIVI CHE SI COMPRENDE BENISSIMO DEVONO LASCIARE OGNI ATTIVITA’ E FARE LA CORONCINA DENTRO LA CHIESA GRANDE DEL SANTUARIO NON NEL CONVENTO, E SE NON VI E’ POSTO IN CHIESA SI FA NEL SANTUARIO ALL’APERTO DAVANTI AL QUADRO DI SANTA FAUSTINA ; IN CHIESA SI FARA’ DAVANTI ALL’EUCARESTIA CHE, DEVE ESSERE QUESTA:SEMPRE ILLUNINATA CON RAGGI ROSSI E BIANCHI CHE PARTONO DALL’EUCARESTIA VERSO I FEDELI ;IL SACERDOTE CHE CELEBRA LA MESSA IN QUELL’ORA: E’ TENUTO A FARE PAUSA TRANNE SE VI E’ IN CORSO LA CONSACRAZIONE DELL’OSTIA (RIPRENDERA’ LA MESSA NEL MOMENTO CHE SI DEVE RECITARE IL PADRE NOSTRO;( le coroncine della MISERICORDIA si devono ritenere parte integrante della messa)E IL SACERDOTE: DEVE GUIDARE LA RECITA DELLA CORONCINA.
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE ANCHE I LAICI DEL 3° ORDINE DELLE SS TRINITA’:DEVONO ESSERE TUTTI SANTI E IMMACOLATI, PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA DALL’ORDINE PER SEMPRE, DEVONO VESTIRE CON UNA MAGLIETTA SOTTO L’ABITO UFFICIALE( PER I RELIG.) CHE ABBIA IMPRESSO IN TUTTA LA SUA ESTENSIONE L’IMMAGINE DI GESU’ CROCIFISSO, DAVANTI,(CON LE PREGHIERE: GESU’ INFINITAMENTE MISERICORDIOSO CONFIDO E SPERO INTE, DONACI SEMPRE LA TUA VOLONTA’ IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI, PRENDITI SEMPRE LA NOSTRA E RIVESTICI DELLA TUA CROCIFISSIONE, DELLA TUA PASSIONE DELLE 24 ORE, DI TUTTI I TUOI ATTI , DI TUTTO CIO’ CHE SEI E CHE HAI ALL’INFINITO PER L’INFINITO ,NELLA DIVINA VOLONTA’ ”, E LA SCRITTA: VADE RETRO SATANA TI DISPREZZO PERCHE’ IO SONO PER L’ETERNITA’ SOLO DEL DIVINO VOLERE E DELLE TRE SS. TRINITA’, AMEN , AMEN , AMEN).
DIETRO SULLE SPALLE INVECE VI SARA’ MARIA CROCIFISSA COME GESU’ CON LE STESSE PAROLE CHE VI SONO DAVANTI CON GESU’ CROCIFISSO CIOE’: CON LE PREGHIERE: MARIA IMMENSAMENTE MISERICORDIOSA CONFIDO E SPERO INTE DONACI SEMPRE LA TUA VOLONTA’ IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI , PRENDITI SEMPRE LA NOSTRA E RIVESTICI DELLA TUA CROCIFISSIONE, DELLA TUA PASSIONE DELLE 24 ORE, DI TUTTI I TUOI ATTI , DI TUTTO CIO’ CHE SEI E CHE HAI ALL’INFINITO PER L’INFINITO ,NELLA DIVINA VOLONTA’, E LA SCRITTA: VADE RETRO SATANA TI DISPREZZO PERCHE’ IO SONO PER L’ETERNITA’ SOLO DEL DIVINO VOLERE E DELLE TRE SS. TRINITA’, AMEN , AMEN , AMEN.
L’ABITO UFFICIALE INVECE DEVE ESSERE DI 2 TIPI : UNO AZZURRO COME IL CIELO CON UNA CROCE DI LEGNO MARRONE E MACCHIETTATA COME DI SANGUE ROSSO:DISEGNATA SULLA SPALLA DESTRA COME SE PORTASSERO LA CROCE DI CRISTO VERSO IL CALVARIO E DAVANTI UNA SCRITTA :” IO SONO ETERNAMENTE DEL DIVINO VOLERE, IO SONO LA DIVINA VOLONTA’.”
DIETRO, LA SCRITTA: “IO SONO ETERNAMENTE DEL DIVINO AMORE” , IO SONO L’AMORE INFINITO”,
GLI ABITI AVRANNO IL CAPPUCCIO, ANCHE
PER LE DONNE, CHE PORTERANNO I CAPELLI SEMPRE CORTI O MASSIMO LUGHI FINO ALLA NUCA ED IL VELO BIANCO SUL CAPO;I MASCHI DEVONO PORTARE SEMPRE CAPELLI CORTISSIMI; I SACERDOTI DEVONO ANCHE PORTARE SEMPRE SUL CAPO UN BERRETTINO DA PRETI CHE SI DEVONO TOGLIERE SOLO DURANTE LA MESSA . SUL FIANCO DESTRO TERRANNO AMBEDUE I SESSI: UN GROSSO ROSARIO E SUL COLLO VISIBILE ESTERNAMENTE ANCHE UN ALTRO ROSARIO CON LE MEDAGLINE MIRACOLOSE DELL’IMMACOLATA , DEL VOLTO SANTO DI GESU’, DELLE TRE SS. TRINITA’, DI SAN MICHELE,GABRIELE , RAFFAELE , DELL’ANGELO CUSTODE , DEL PROPRIO SANTO PROTETTORE, DI SAN BENEDETTO ED IL CROCIFISSO DEL DIVINO VOLERE LUNGO 12:-15 CM E LARGO 6:- 8 CM ; LA PREDICAZIONE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DEVE ESSERE FATTA TUTTA IN GRAN PARTE SUL DIVINO VOLERE , SUGLI SCRITTI DI LUISA , E POI ANCHE, IN QUANTITA’ MINORE: SULLA DEVOZIONE VERA A MARIA, BASATA SUGLI SCRITTI DI SAN LUIGI MARIA DE MONFORT , SULLA DEVOZIONE A LUISA PICCARRETA,ALLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA , ALLA DIVINA MISERICORDIA: BASATA SUGLI SCRITTI DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA, AL DIVINO AMORE: BASATA SUGLI SCRITTI DI SUOR CONSOLATA BETRONE, E DEVONO OPERARE PER LA DISTRUBUZIONE DI QUESTI LIBRI, SPECIALMENTE QUELLI DEL DIVINO VOLERE DI LUISA E QUELLI MIEI E I LIBRICINI ( NON PIU’ DI 200 PAGINE) SULL’APPARIZIONE DI MEDJUGORJE E SUI MESSAGGI DI MEDJUGORJE , LIBRI CHE, PARLANO SULLE RIVELAZIONI DATI A SUOR MARTA CHAMBON SULLE PIAGHE DI GESU’, A SUOR EUGENIA RAVASIO ( IL PADRE PARLA AI SUOI FIGLI), A SANTA FAUSTINA KOWALSKA(IL DIARIO DI S. F.), A SUOR AMALIA (SULLA CORONCINA DELLE LACRIME DI MARIA), SUL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’ DI SAN GASPARE DEL BUFALO; DIFFONDERANNO A TUTTI LA PREGHIERA DI
SAN GERTRUDE CHE SALVA MILLE ANIME E LIBERA MILLE ANIME PURGANTI, ED I LIBRI SUL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ E DI MARIA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE, SULL’APPARIZIONE DI PARIGI DELLA MEDAGLINA MIRACOLOSA E LE RIVELAZIONI DI SUOR MARIA PIERINI DE MICHELE SULLO SCAPOLARE DEL VOLTO SANTO DI GESU’, QUELLO A SAN SIMONE STOCK SULLO SCAPOLARE DEL CARMELO, E TUTTI I LIBRI MIEI CHE HO SCRITTO E CHE SCRIVERO’.
L’ALTRO ABITO DEVE ESSERE BIANCO PER IL PERIODO DI CALDO (DALLA PRIMAVERA A FINE ESTATE) E DEVE ESSERE COME QUELLO AZZURRO CON LA CROCE SULLA SPALLA E LE STESSE SCRITTE DAVANTI E DI DIETRO. LE MAGLIETTE SOTTO L’ABITO CON LE IMMAGINI DI GESU’ E MARIA CROCIFISSI NON DEVONO MAI ESSERE TOLTE, NEMMENO DURANTE IL RIPOSO NOTTURNO; PERCIO’: OGNI RELIGIOSO NE DOVREBBE AVERE ALMENO 4 PER IL RICAMBIO, ANCHE GLI INDUMENTI INTIMI DEVONO PORTARE IL CROCIFISSO DISEGNATO CON LE STESSE SCRITTE AVANTI E DIETRO E ANCHE LE LENZUOLA DEL LETTO , IL MATERASSO, E COSI’ ANCHE TUTTI I LETTI, LE LENZUOLA DELL’OSPEDALE , DELLE COMUNITA’ DEGLI ALLOGGI AI POVERI BISOGNOSI ; LE STANZE DEVONO ESSERE PIENI DI QUESTE IMMAGINI SACRE CON QUESTE PAROLE E CON ALTRE IMMAGINI SACRE MIRACOLOSE FAMOSE, COME : LA MADONNA DELLA PACE DI THIALJINA, QUELLA DEL SANTUARIO DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE ,E QUELLE DI GESU’ INFINITAMENTE MISERICORDIOSO ,E LE IMMAGINI SPECIALMENTE DEI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI FRA CUI SE NON L’HO DETTO VI SONO ANCHE SANTA MARGHERITA ALACOQUE , SAN FRANCESCO E CHIARA, SANTA CATERINA PERCHE’ PATRONA D’ITALIA , SAN BENEDETTO , SANTA BRIGIDA , EDITH STEIN , CIRILLO E METODIO PERCHE’ PATRONI D’EUROPA, SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE E TUTTI GLI ANGELI CUSTODI DEGLI APPARTENTI ALL’ORDINE RELIGIOSO E LAICO DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE , E I GENITORI DI MARIA , DI LUISA , DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE, DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI SANT’ELIA , IL PAPA E I SUOI GENITORI, I GENITORI DI SAN GIUSEPPE ,I GENITORI DI PADRE PIO DI PADRE ANNIBALE, , I GENITORI DEI NOSTRI CONGREGATI CHE SONO MORTI: SE I CONGREGATI HANNO DIMOSTRATO DI AVERE VERA SANTITA’ .
. PER LE FESTIVITA’ DEI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI : LE CAMPANE DEVONO SUONARE A MEZZOGIORNO IN GRAN FESTA E GIUBILO E TUTTI I CONGREGATI RELIGIOSI DEVONO IN QUESTI GIORNI AVERE LE DISPENSE SU TUTTI GLI ALTRI SERVIZI DI PREGHIERA E DI LAVORO (TRANNE PER QUELLI CHE DEVONO OPERARE IN OSPEDALE); QUESTO SARA’ UN GIORNO LIBERO PER TUTTI I RELIGIOSI E LAICI, MA IL GIORNO LIBERO CONSISTERA’, NON NEL DISPERDERE LO SPIRITO DI PREGHIERA E CONTEMPLAZIONE IN COSE UMANE , MA NEL POTER IN LIBERTA’ RIUNIRSI INSIEME (SEMPRE CON QUELLI DELLO STESSO SESSO :I RELIGIOSI) PER DELLE PREGHIERE IN GIARDINO ALL’ARIA APERTA , E SEMPRE DENTRO I SANTUARI DEL DIVINO VOLERE ( CHE AVRANNO SEMPRE DEI BELLISIMI GIARDINI PIENI DI FIORI E DI ANIMALI COME: PAVONI ,OCHE, GALLINE , CONIGLI, PERCHE’ DEVONO FAR PENSARE SEMPRE AL GIARDINO DELL’EDEN) E POSSONO PARLARE DI DIO (NON DI COSE MONDANE ) FRA DI LORO; PERO’ IL ROSARIO DI MARIA E DI LUISA E IL ROSARIO DEL PADRE COME ANCHE LE 2 CORONCINE DELLA MISERICORDIA E DELLE PIAGHE DI GESU’ E LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA SONO TENUTE A FARLE SEMPRE INSIEME E MAI DA SOLE O CON RELIGIOSI E LAICI DI DIVERSO SESSO, SOLO LO POSSONO CON QUESTI, SE SI METTONO IN GRUPPETTI SEPARATI DISTANTI FRA LORO ALMENO 10 METRI, E MAI SONO TENUTI A PARLARE DI COSE FUORI LO SPIRITO : LE COSE DEL MONDO E DELLA CARNE NON DEVONO MAI ENTRARE NEI DISCORSI DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE E DEVONO SEMPRE PARTECIPARE ALMENO A 2 MESSE: NEL GIORNO DI QUESTE FESTE .
RIBADISCO ANCORA: ANCHE QUANDO SI LAVORA NEI GIARDINI E SI INCONTRA UN RELIGIOSO O LAICO DI SESSO OPPOSTO SI DEVE TENERE LA DISTANZA DI ALMENO 5:-10 METRI E SENZA PARLARE( TRANNE PER MOTIVI DI NECESSITA’ URGENTE, E SEMPRE ATTINENTE ALLO SPIRITO ,ALLA PREGHIERA O AL LAVORO CHE SI STA SVOLGENDO ); CHI ROMPE QUESTA REGOLA E VIENE TROVATO ANCHE A SFIORARE O A TOCCARE L’ALTRO SESSO ANCHE SE PER MOTIVI DI COMFORTO DEVE ESSERE ESPULSO DALL’ORDINE E PUO’ RIENTRARE SOLO SE FA RICORSO A ME ED IO NE APPROVO LA SUA RIAMMISSIONE . OVVIAMENTE QUESTE REGOLE VALGONO SOLO PER I RELIGIOSI; PER I LAICI LA REGOLA SARA’ UGUALE A QUELLA DEI RELIGIOSI SOLO : PER LE MESSE, LE PREGHIERE E LE MEDITAZIONI DEI LIBRI DI LUISA E MIEI, E DEI FIORETTI , DIGIUNI , CHE INDICHERO’; E POSSONO ESSERE DISPENSATI DA QUESTE COSE: SOLO DA UN CONFESSORE PADRE SPIRITUALE DEL NOSTRO ORDINE O DA UN SUPERIORE CHE: PER LE DONNE SARA’ LA MADRE SUPERIORA DEL SANTUARIO E PER I MASCHI SARA’ IL PADRE SUPERIORE.
LE PREGHIERE OBBLIGATORIE PER TUTTI (RELIGIOSI E LAICI DEL TERZO ORDINE) RIBADISCO SONO :
ALLE 15:00 LA CORONCINA DELLA MISERICORDIA E POI SUBITO DOPO QUELLA DELLE PIAGHE . IL ROSARIO INTERO DI MARIA E DI LUISA(O SOLO UNA PARTE, SE IL RELIGIOSO O IL LAICO NE E’ DISPENSATO DAL SUPERIORE). IL ROSARIO DEL PADRE DI EUGENIA RAVASIO, LE SETTE GIOIE E DOLORI DI SAN GIUSEPPE, LA PREGHIERA DI SAN GERTRUDE CHE SALVA MILLE ANIME (ALMENO 10 AL GIORNO), LA PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE LA MATTINA E POI ALLA SERA, LA PREGHIERA DEL PADRE CHE HO SCRITTO IO : UNA LA MATTINA AL RISVEGLIO E L’ALTRA PRIMA DI ANDARE A DORMIRE, COSI’ ANCHE A:SAN MICHELE ARC., GABRIELE E RAFFAELE, ALMENO UNA LA MATTINA E UNA ALLA SERA:
PREGHIERA A GLI ARCANGELI:
SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE ARC. CON LA VOSTRA LUCE ILLUMINATECI , CON LA VOSTRA SPADA DIFENDETECI, SOTTO LE VOSTRI ALI PROTEGGETECI E CONSACRATECI SEMPRE , LIBERATECI DA OGNI MALE, E FATECI SEMPRE VINCERE SUL DEMONIO E SUL NOSTRO UMANO VOLERE,SPECIALMENTE LA NOTTE QUANDO LA NOSTRA MENTE RIMANE INTONDITA , PER LA CROCIFISSIONE , MORTE E PASSIONE DI GESU’ E MARIA, NELLA DIVINA VOLONTA’;
O UNA CORTA DEL TIPO(O UNA A PIACERE): SAN MICHELE GABRIELE E RAFFAELE CUSTODITECI SEMPRE NEL DIVINO VOLERE
ALLE TRE SS. TRINITA’ ,AI NOSTRI ANGELI CUSTODI , AI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI E A TUTTI GLI ANGELI E AI SANTI CHIEDETE LA STESSA COSA CHE STA SCRITTO NELLA PREGHIERA AI TRE ARCANGELI, CIOE’: DI FARVI VINCERE SEMPRE SOPRA IL NOSTRO UMANO VOLERE E IL DEMONIO,SPECIALMENTE LA NOTTE : PER LA CROCIFISSIONE DI GESU’.
OGNI GRAZIA CHE I RELIGIOSI E I LAICI DEL TERZO ORDINE DESIDERANO DA DIO PER SE STESSI , SE LA DEVONO PRENDERE, PERCHE I FIGLI DEL DIVINO VOLERE NON SONO SERVI MA FIGLI E QUINDI EREDI DI TUTTO CIO’ CHE E’ DI DIO.
I RELIGIOSI, SE HANNO ATTIVITA’ LAVORATIVE COME HO DETTO SOPRA : AZIENDE DI OGGETTI SACRI O NEGOZI DI OGGETTI SACRI , ATTIVITA’ DI PASTORIZIA , AGRIGOLTURA , PESCICULTURA ECC. , DEVONO PRENDERE DEI LAVORATORI PER AIUTO, SE NE HANNO DI BISOGNO, SOLO: DAI LAICI DEL TERZO ORDINE CHE, DEVONO ESSERE SANTI COME I RELIGIOSI , SANTI DEL DIVINO VOLERE, PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA , E POSSONO SEMPRE, ANCHE QUESTI ESPULSI: APPELLARSI A ME PER RIENTRARE DI NUOVO NELL’ORDINE DEI LAICI . I LAVORI PER I LAICI DEVONO ESSERE SEMPRE FATTI, NELL’ORDINE COME HO DETTO PER I RELIGIOSI , CIOE’: I MASCHI CON I MASCHI E LE DONNE CON LE DONNE E POSSONO ANCHE LAVORARE INSIEME AI RELIGIOSI (DELLO STESSO SESSO); SE UN LAICO NO SA MANTENERE IL SILENZIO DURANTE IL LAVORO O NON LAVORA CON COSTANZA E AMORE, DEVE ESSERE ESPULSO, PERCHE’ LA PIGRIZIA E LA LINGUA SCIOLTA , NON DEVONO ESISTERE MAI, PERCHE’ NON FA PARTE DELLA SANTITA’ DEL DIVINO VOLERE( ECCETTO SE PARLA PER EDIFICARE IL PROSSIMO) . I RELIGIOSI SONO OBBLIGATI PER OBBEDIENZA A ME: A DIRE SUBITO CHI NON SI COMPORTA DA SANTO: SIA TRA I RELIGIOSI E SIA TRA I LAICI DEL TERZO ORDINE, ANCHE SE IL DISUBBIDIENTE E’ UN SUPERIORE O UN CONFESSORE;
MAI NESSUN LIEVITO DI SATANA DEVE ENTRARE NELLA CONGREGAZIONE, IO NE DEVO ESSERE IMFORMATO DAI RELIGIOSI O DAI LAICI: DI TALI INDIVIDUI: PRIMA DEI SUPERIORI STESSI, E DOPO , SE IO LO RICHIEDO: PUO’ ESSERNE IMFORMATO ANCHE IL SUPERIORE; IL SUPERIORE CHE SA CHE DENTRO LA CONGREGAZIONE CI SONO TALI INDIVIDUI E FA SILENZIO A ME: VERRA’ ESPULSO SUBITO DA ME DALL’ORDINE, TRANNE CHE SAPPIA DISCOLPARSI DA QUESTO ERRORE COMMESSO: CHE PUO’ ESSERE MOLTO NOCIVO PER LA VITA DI SANTITA’ DEGLI ALTRI MEMBRI, PERCHE’ POSSONO SUBIRE CONDIZIONAMENTI DAL MALE , PER COLPA DI QUESTI TALI .
GLI OCCHI DEI SUPERIORI DEVONO ASSOLUTAMENTE INDAGARE PRIMA DI OGNI ALTRA COSA E MOLTO PIU’ DI OGNI ALTRA COSA DENTRO LE ANIME DEI CONGREGATI : SE VI SIA SINCERITA’ O IPOCRISIA NEL SEGUIRE DIO; SE I SUPERIORI NON HANNO QUESTO CARISMA: DEVONO AVVISARMI SUBITO, COSI’ CHE IO PROVVEDERO’ A SOSTITUIRLI CON ANIME CHE HANNO QUESTO SPIRITO DI DISCERNIMENTO; OLTRE A QUESTO SPIRITO, I SUPERIORI : DEVONO AVERE DISTACCO DALL’INFLUENZA UMANA,E SI DEVONO SUBITO DISTACCARE DA CHI SI COMPORTA IN MODO UMANO, DEVONO AVERE FERMEZZA DI SPIRITO, FORTE E RISOLUTO, DETERMINATO AD ESEGUIRE LA VOLONTA’ DI DIO ANCHE NELLA SEVERITA’( SEMPRE SENZA IRA E NERVOSISMO MA CON FERMEZZA DIVINA E GIUSTIZIA DI DIO), E DEVONO ESSERE MISERICORDIOSI SOLO SULL’ASPETTO DELL’AMORE SPIRITUALE E FRATERNO, MA MAI TOLLERANTI VERSO CHI:NON HA LA SANTITA’ DEL DIVINO VOLERE E NON PUO’ ASSOLUTAMENTE RESTARE NEL NOSTRO ORDINE ; ALTRIMENTI SAREMO NON FIGLI DEL DIVINO VOLERE DI FATTO MA SOLO PER NOME ,CIOE’ CADREMO NELL’IPOCRISIA, DOVE LA GIUSTIZIA DI DIO SI FARA’ SENTIRE MOLTO TREMENDAMENTE NEL GIORNO DEL GIUDIZIO FINALE.
QUANDO SI LAVORA O QUANDO SI E’ LIBERI DA IMPEGNI , TUTTI DEVONO FARE A MENTE: IL GIRO DELL’ANIMA A MODO PROPRIO O LA GIACULATORIA :
GESU’ GIUSEPPE, MARIA E LUISA VI AMO SALVATE LE ANIME E TRASFORMATE SEMPRE LA NOSTRA VOLONTA’ IN DIVINA , NELLA DIVINA VOLONTA’.
OPPURE:
PER LA SUA DOLOROSA PASSIONE E CROCIFISSIONE ABBI MISERICORDIA DI TUTTI E DONACI IL TUO REGNO, NELLA DIVINA VOLONTA’.
ANCHE I SUPERIORI E I LAICI , DEVONO PREGARE INTERIORMENTE COSI’ ; QUESTO E’ MOLTO IMPORTANTE : CHE LA MENTE DURANTE IL LAVORO PREGHI SEMPRE , PER NON LASCIARE SCOPERTA L’ANIMA DAGLI ATTACCHI DEL MALE E DELL’UMANO VOLERE NOSTRO; SE LA PREGHIERA SOPRADDETTA VIENE DIFFICILE DA FARE SI PUO’ FARE QUEST’ALTRA:
GESU’, GIUSEPPE ,MARIA E LUISA VI AMO TRASFORMATE LA MIA VOLONTA’ IN DIVINA, NELLA DIVINA VOLONTA’.
OPPURE:
PER LA TUA DOLOROSA PASSIONE E CROCIFISSIONE DONACI IL TUO REGNO ADESSO,NELLA DIVINA VOLONTA’.
QUESTA PREGHIERA PUO’ OTTENERE TUTTO E SUBITO, PERCHE’ SULLA CROCE GESU’ CI HA OTTENUTO TUTTO E SUBITO, BASTI MEDITARE LE SUE 7 SANTE PAROLE SULLA CROCE ; SAN GIUSEPPE MI HA COMFERMATO CHE LA PREGHIERA PIU’ POTENTE PER OTTENERE LE GRAZIE PIU’ GRANDI E PIU’ VELOCEMENTE E’ PROPRIO, RICHIEDERE OGNI COSA PER LA PASSIONE E CROCIFISSIONE DI GESU’, SPECIALMENTE PER LA PASSIONE SULLA CROCE CHE FU’ TREMENDA E MORTALE : DARA’ LA VITA A TUTTI , COME DISSE GESU’ :” QUANDO SARO’ INNALZATO DA TERRA ATTIRERO’ TUTTI A ME “ ,
QUINDI IL CROCIFISSO VA MESSO IN OGNI PUNTO , IN OGNI STANZA ,SEMPRE NEI NOSTRI PENSIERI, NEI NOSTRI CUORI .
SI PUO’ ANCHE DIRE SE SI VUOLE
LA PREGHIERA DI SAN GERTRUDE :
ETERNO PADRE IO TI OFFRO IL PREZIOSISSIMO SANGUE ( E LA CROCIFISSIONE)DI GESU’ IN UNIONE A TUTTE LE MESSE ETERNE (PER DONARCI IL TUO REGNO ADESSO ), PER LIBERARE TUTTE LE ANIME DEL PURGATORIO , PER SALVARE TUTTE LE ANIME (DI OGNI TEMPO ) DI OGNI LUOGO , DELLA CHIESA UNIVERSALE E TUTTI I NOSTRI FAMILIARI (STIRPE, E CONGREGATI,NELLA DIVINA VOLONTA’).
SE QUALCUNO NON SA FARE NEMMENO UNA DI QUESTE PREGHIERE, DURANTE IL LAVORO, E DICE DI TROVARE OSTACOLI: IO DICO CHE NON E’ DEGNO DI ESSERE UN FIGLIO DEL DIVINO VOLERE E VA ESPULSO SUBITO.
PERCHE’ I VERI SANTI: HANNO TUTTO L’AIUTO DI DIO IN OGNI PROVA, E CHI NON TROVA QUESTO AIUTO : E’ CHIARO CHE NON HA LO SPIRITO DI DIO , ALMENO CHE NON ABBIA UN HANDICAP CHE E’ DEL TUTTO SCUSABILE .
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE RELIGIOSI E ANCHE LAICI: NON DEVONO POSSEDERE NIENTE, DEVONO DARE TUTTO ALLA CONGREGAZIONE ; I LAICI DEVONO DARE OGNI COSA DI NECESSITA’, ALLA LORO FAMIGLIA , AI LORO GENITORI E FAMILIARI, E IL RESTO CHE E’ IN PIU’, DEVONO DARLO TUTTO ALLA CONGREGAZIONE: SE VOGLIONO ENTRARE NEL NOSTRO ORDINE; SE LE LORO FAMIGLIE O I LORO GENITORI IN SEGUITO NECESSITANO DI AIUTO: POSSONO RICHIEDERLO QUESTO AIUTO AI SUPERIORI: CHE PROVVEDERANNO AD OGNI NECESSITA’; I RELIGIOSI DEVONO POSSEDERE SOLO: LE VESTI RELIGIOSE, ALMENO 2 INVERNALI E 2 ESTIVI PER IL RICAMBIO, 3 MAGLIETTE CON I CROCIFISSI CHE VANNO SOTTO L’ABITO RELIGIOSO , 4 O 5 PAIA MASSIMO DI CALZETTE E MUTANDINE. 1 PAIO DI SCARPE ESTIVE E 1 INVERNALE E 1 PER IL LAVORO. QUANDO SI FA DEL LAVORO DOVE CI SI PUO’ SPORCARE SEMPRE, CON IL PERMESSO DEL SUPERIORE: IL RELIGIOSO POTRA’ VESTIRE UN INDUMENTO ADATTO AL LAVORO CHE FA, E PUO’ STARE ANCHE A MANICHE CORTE D’ ESTATE QUANDO FA LAVORI FATICOSI .
IL RELIGIOSO CHE CAMMINA IN MODO SENSUALE ,ORGOGLIOSO, ADULTERO, O CHE SI METTE A DISCUTERE MOLTO( ANCHE SE PARLA DI COSE SPIRITUALI), O PARLA DI COSE MONDANE, VA SUBITO ESPULSO.
IL VERO SANTO DEL DIVINO VOLERE E’ QUESTO:
UN UOMO O UNA DONNA CHE NON GUARDANO A NESSUNO , NON SI INTERESSANO DI NIENTE, MA SOLO DI COSE RIGUARDANTI LA SPIRITUALITA’ E DI DIO , HANNO LO SPIRITO FISSO A GESU’ CROCIFISSO E A MARIA CROCIFISSA CON GESU’, MEDITANO NOTTE E GIORNO CON PREGHIERE, LA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA, NON GUARDANO AL TORTO SUBITO , E SI MANTENGONO DISTANTI DA PENSIERI DI RIBELLIONE PER L’INGIUSTIZIA SUBITA ,
NON SI LAMENTANO MAI , MA ANZI CERCANO SEMPRE DI DARE DI PIU’ PER IL BENE DEGLI ALTRI, GIOISCONO SEMPRE, PERCHE’ SENTONO IL PREMIO DELL’AMORE DIVINO E LA PRESENZA DI DIO , DI MARIA E LUISA ,E SENTONO LA GRAZIA SEMPRE NEL LORO CUORE, NEI LORO PENSIERI, SONO AGGRAZIATI E PURI, E LE BASTA SOLO LA DIVINA VOLONTA’ CHE HANNO IN TUTTI I LORO ATTI PER ESSERE APPAGATI DI TUTTO, ANCHE SE POTRA’ SEMBRARE CHE NON ABBIANO NIENTE, IL LORO SGUARDO ESPRIME: VITA , PACE , SERENITA’, GIOIA, AMORE, FERMEZZA , DETERMINAZIONE, CORAGGIO, INTELLIGENZA, INDIFFERENZA DEL MONDO E DELLE SUE COSE E MOLTO INTERESSE DELLE COSE DI DIO.
I CONGREGATI FIGLI DEL DIVINO VOLERE NON DEVONO MAI LAMENTARSI DEL CIBO , DELLE BEVANDE, LO POSSONO SOLO SE NOTANO DELLE COSE CHE POSSONO NUOCERE ALLA LORO SALUTE, MA IN MODO SEMPRE SERENO E PACIFICO E AMOROSO , E ANCHE POSSONO RIFIUTARE QUESTO CIBO E CHIEDERE QUALCOSA CHE SI PREPARI IN MODO VELOCISSIMO, ANZI LORO STESSI SONO TENUTI A PREPARARSI IL LORO CIBO SE IL CUOCO PREPARA QUALCOSA CHE LE FA MALE ALLA SALUTE. IL CUOCO DEVE SEMPRE METTERE ALMENO 2 ORE PRIMA DI PRANZARE E CENARE : IL MENU’ ESPOSTO, CON TUTTI GLI INGREDIENTI COMPRESO IL SALE( SOLO IODATO ), E IL TIPO DI SPEZIE(DEVE USARE POCHISSIMO PEPE E SE FA DOLCI NON DEVONO MAI ESSERE TROPPO ZUCCHERATI) DEVE SEMPRE VALUTARE LA SITUAZIONE DI TUTTI E TUTTI DEVONO IMFORMARE IL CUOCO DEGLI INGREDIENTI CHE A LORO NUOCCIONO, PER LE FRITTURE DEVE USARE POCHISSIMO OLIO PERCHE NUOCE ALLA SALUTE.
TRA I CONGREGATI NON CI DEVONO ESSERE PREFENZE PER IL CIBO E LE BEVANDE( PENA NE VALE L’ESPULSIONE DALL’ORDINE):” IO VOGLIO QUESTO , A ME PIACE QUEST’ALTRO , A ME NON PIACE QUESTA COSA ECC.” SOLO NEL CASO CHE UNA COSA LE FA RIBREZZO E NON POSSONO ASSOLUTAMENTE DIGERIRLA COME AD ESEMPIO PUO’ ESSERE LA COTENNA DI MAIALE O GLI ORGANI INTERNI DI UN ANIMALE MACELLATO POSSONO RIFIUTARLA E PREPARARSI DA SE UN PIATTO VELOCE O CHIEDERLO AL CUOCO , MA SOLO PIATTI VELOCISSIMI,
MA SE LA SUPERIORA O IL SUPERIORE COMPRENDONO CHE: NON DICONO LA VERITA’ , MA LO FANNO SOLO PER GOLA O PER EGOISMO DEVONO ESSERE SUBITO ESPULSI.
LA CARNE O IL PESCE, SI POSSONO MANGIARE, SOLO UNA VOLTA AL MESE,(ALMENO CHE NON SONO CIBI CHE COSTA POCHISSIMO COME LE ALI DI POLLO AD ESEMPIO) E SI SCELGA UN GIORNO DI FESTIVITA’ DURANTE OGNI MESE: PIU’ IMPORTANTE DELL’ALTRO; POSSONO MANGIARE :CARNE, ANCHE IN AGGIUNTA A QUELLA CHE CI SARA’ A PASQUA, A NATALE, PER LA FESTA DELLA SS TRINITA’, PER IL 19 MARZO(FESTA DEL CARISSIMO S. GIUSEPPE) IL 18 GENNAIO E IL 4 MARZO (FESTA DI MARIA ASSUNTA E FESTA DI LUISA GLORIFICATA IMMENSAMENTE E FESTA ANCHE DEL DIVINO VOLERE).
I DIGIUNI DEVONO ESSERE FATTI A PANE ED ACQUA O PASTA ASCIUTTA CON OLIO O BURRO O MARGARINA ; PER I MALATI INVECE: LEGUMI CON PASTA O CON PANE, E SI FARANNO PER TUTTO IL TEMPO DELLA QUARESIMA; PERO’ QUELLI CHE MANGIANO SOLO PANE O PASTA ALMENO LA DOMENICA POSSONO MANGIARE I LEGUMI O SE LO DESIDERANO PATATE COTTE E CIPOLLE FRESCHE IN SALAMOIA.
I DIGIUNI IN QUESTO MODO: SI FARANNO ANCHE IL MERCOLEDI E VENERDI DI OGNI SETTIMANA, TRANNE SE CAPITA UNA FESTIVITA’ IMPORTANTE, E SI DEVE POSTICIPARE(IL GIORNO DEL DIGIUNO) DI UN GIORNO IN QUEL CASO.
CHI NON VUOL FARE QUESTI DIGIUNI, SE NON HA UN MOTIVO VALIDO DI SALUTE: DEVE ESSERE ESPULSO IMMEDIATAMENTE, ANCHE I LAICI DEVONO DIGIUNARE UGUALMENTE COSI’; SE NON POSSONO, DEVONO AVERE IL PERMESSO DAL LORO PADRE SPIRITUALE( DEL NOSTRO ORDINE SEMPRE) DI SALTARE I DIGIUNI E I FIORETTI .
I FIORETTI PERENNI, CHE SONO OBBLIGATORI NELLA NOSTRA CONGREGAZIONE(SALVO ECCEZIONALE PERMESSO DEL PADRE SPIRITUALE O DEL SUPERIORE)), DEVONO VALERE PER TUTTI I GIORNI DELLA VITA, SOLO PER TUTTO IL TEMPO DI PASQUA E DI NATALE SI FARA’ ECCEZIONE. QUESTI FIORETTI SONO : ASTINENZE PER SEMPRE DALLA CIOCCOLATA(COMPRESE CREME, CIOCCOLATINI), DAL CAFFE’, DAL TE, DALL’ALCOOL: COMPRESO IL VINO E LA BIRRA.
I FIORETTI MENSILI SONO LIBERI E INDIVIDUALI E SI FARANNO PER TUTTI I TIPI DI DOLCI O CARNI PREGIATE E COSTOSE O CIBI GUSTOSI, COME PIZZE, TAVOLA CALDA, RAGU’, TORTELLINI , PASTA A FORNO ECC. SI FARANNO PER LA DURATA DELL’INTERO MESE CHE SONO IL MESE DI MAGGIO IN ONORE A MARIA , IL MESE DI MARZO IN ONORE A LUISA E A SAN GIUSEPPE E AL DIVINO VOLERE , IL MESE DELLA SS TRINITA’, IN ONORE ALLA SS TRINITA’, IL MESE DI GENNAIO IN ONORE AL DIVINO VOLERE E A MARIA SS.
OGNUNO LIBERAMENTE, SENZA CHIEDERE UBBEDIENZA O CHIEDENDO L’UBBEDIENZA, PUO’ AGGIUNGERE ALTRE MORTIFICAZIONI E ASTINENZE , MA SOPRATTUTTO : TUTTA LA CONGREGAZIONE, OGNI GIORNO, DEVE OFFRIRSI COME VITTIMA SULLA CROCE DI GESU’ INSIEME ED IN UNIONE A MARIA , A GESU’ E A LUISA CROCIFISSI E PASSIONEVOLI IN TUTTA LA LORO VITA , IN UNIONE ALLA PASSIONE DELLE 24 ORE E ATTO PER ATTO DI GESU’ , MARIA E LUISA ,E DEVONO SPESSO RIPETERE QUESTE FRASI:
“ IO SONO DI CRISTO , IO SONO CRISTO, IO SONO LA DIVINA VOLONTA’, LA DIVINA MISERICORDIA , IO SONO L’AMORE INFINITO DI DIO E LORO SONO ME , IO SONO MARIA SS , MARIA E’ IN ME”.
QUESTE FRASI SI DICONO CON L’INTENZIONE DI IMMEDESIMARSI CON DIO E CON MARIA ED AUMENTARE IL PROPRIO DESIDERIO, VOLONTA’, LA PROPRIA CONVINZIONE CHE : SI E’ COMPLETAMENTE DI DIO DI MARIA E DI LUISA E CHE NOI: NON ABBIAMO PIU’ DIRITTO DI ESISTERE IN NOI STESSI, MA CE L’HANNO SOLO LORO E SOLO LA DIVINA VOLONTA’ IN NOI.
SPESSO PER ALLONTANARE: GRUPPI O PERSONE CHE PUZZANO DI MALE E CHE SEMBRANO MANDATI DA SATANA A DISTURBARE I CONGREGATI E I DEVOTI, SI DEVE PER SINGOLO CONGREGATO, MENTALMENTE, DIRE QUESTA PREGHIERA :
“ DIVINA VOLONTA’ CON LA TUA FORZA CREATRICE CREIAMO GESU’ CROCIFISSO E PASSIONEVOLE CON MARIA , LUISA E CON TUTTI I FIGLI DEL DIVINO VOLERE E CON TUTTE LE VERITA’ SUL DIVINO VOLERE DENTRO E FUORI DI ME ED IN QUESTO SANTUARIO , IN QUESTA CHIESA, CHE LEGHINO FORTE TUTTI I FIGLI DEL MALIGNO E I LORO DEMONI E LI CACCINO VIA PER SEMPRE DA NOI , DA QUESTI LUOGHI SACRI, E VICEVERSA ATTIRINO, TUTTI I FIGLI DI DIO E I FUTURI FIGLI DEL DIVINO VOLERE AD ABBEVERARSI QUI: DI TE; SAN MICHELE ARC. DISTRUGGI TUTTI I NOSTRI NEMICI E ALLONTANELI PER SEMPRE DA NOI E DA QUESTI LUOGHI SACRI;
QUESTE PREGHIERE SONO MOLTO POTENTI PER ALLONTANARE I MALI INTENZIONATI: COLORO CHE SONO MANDATI DAL DEMONIO PER SPORCARE I LUOGHI SACRI .
SPESSO I FIGLI DEL DIVINO VOLERE CONGREGATI SI DEVONO PASSARE SUL VOLTO IL FAZZOLETTO MIRACOLOSO DELLE MADRI E REGINE DEL DIVINO VOLERE E SEGNARSI CON IL SEGNO DI CROCE E DEL DIVINO VOLERE: CHE SAREBBE UNA D GRANDE E UNA V CHE COPRA LA TESTA E IL CUORE , PER LA D BASTA SEGNARE TRE PUNTI TRA LA FRONTE E L’ADDOME E LA SPALLA DESTRA COSI’ ANCHE PER LA V BASTA SEGNARE TRE PUNTI TRA LA SPALLA DESTRA E SINISTRA E L’ADDOME ; IL FAZZOLETTO MIRACOLOSO DEVE ESSERE DI COTONE O SETA O LINO, NON DI CARTA E DEVE ESSERE IMBEVUTO DI ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE(ALMENO UNA VOLTA L’ANNO) E SI POSSONO ANCHE BAGNARE IN AGGIUNTA: CON ALTRE ACQUE MIRACOLOSE. SI DEVE PORTARE SEMPRE CON SE, E LO SI USERA’ IN OGNI BISOGNO, PER ALLONTANARE I PERICOLI DELL’ANIMA E DEL CORPO, MA ANCHE PER ACQUISTARE GRAZIE DAL DIVINO VOLERE , DA MARIA, GESU’ E LUISA.
IO LO FACEVO ANCHE PER CHIEDERE: DI TROVARE LA GIORNATA SENZA INTOPPI O, DI NON INCONTRARE E DI NON FERMARMI MAI CON I FIGLI DEL MALIGNO E ALTRE COSE, COME : DI NON TROVARE AFFOLLAMENTO DAL DOTTORE MA POCHISSIME PERSONE , O DI SBRIGARMI IN MODO VELOCE QUALCHE FACCENDA, O DI NON INCONTRARE I FIGLI DELLE TENEBRE NEL SANTUARIO ,E DEBBO TESTIMONIARE, CHE PUNTUALMENTE LE COSE CHE RICHIEDEVO ACCADEVANO, ANCHE SE NON DEL TUTTO COME VOLEVO IO E SE ME NE DIMENTICAVO DI USARLO TROVAVO MOLTE PERSONE DAL DOTTORE O ALCUNI RAGAZZI AL SANTUARIO CHE NON MI PIACEVANO NELLO SPIRITO.
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE DEVONO PULIRE O ASPERGERE CON L’ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE, TUTTI I GIORNI PER TERRA ED ANCHE I MOBILI , GLI OGGETTI SACRI,
,I TAPPETI , TUTTE LE IMMAGINE SACRE E SPECIALMENTE LA CHIESA ED IL CONVENTO ED ABBEVERARE LE PIANTE E GLI ALBERI DEL PICCOLO EDEN E DARE DA BERE A GLI ANIMALI DELL’ACQUA MIRACOLOSA, DEVONO ANCHE ASPERGERLA NEI BANCHI DELLA CHIESA NEGLI INDUMENTI DEL SACERDOTE :TUTTI I GIORNI , E OGNI FIGLIO DEL DIVINO VOLERE SI DEVE FARE TUTTI I GIORNI: UN SEGNO DI CROCE E IL SEGNO : DV, CON L’ACQUA MIRACOLOSA: NEL PETTO E SUL CAPO; E RIPETO TUTTI I GIORNI ;TUTTO QUESTO ALLONTANERA’ LA PRESENZA DEI FIGLI DELLE TENEBRE CHE SONO SEMPRE ALL’OPERA COME I DEMONI PER SPORCARE I LUOGHI SANTI E LE PERSONE SANTE.
IN OGNI STANZA DEI CONGREGATI COMPRESI I LAICI :VI DEVE SEMPRE STARE: GESU’ EUCARISTIA E L’IMMAGINE DI GESU’ E MARIA CROCIFISSI CON LE PAROLE : “ GESU’ E MARIA ENTRO NELLA VOSTRA UMANITA’ E MI FONDO NELL’ATTO UNICO DEL DIVINO VOLERE E MI CROCIFIGGO CON VOI SU QUESTA CROCE SALUTARE PER ME E PER TUTTE LE ANIME PECCATRICI, VOGLIO SALVARLE TUTTE E SANTIFICARLE NELLA VOLONTA’, E RENDERLE UGUALI A VOI IN TUTTO , ANCHE A COSTO DI SUBIRE OGNI PENA E LA VOSTRA STESSA CROCE, PERCIO’ CREO CON LA DIVINA VOLONTA’ IN TUTTE LE ANIME ,ME STESSO (A)E VOI CROCIFISSI SU QUESTA CROCE BENEDETTISSIMA CON TUTTE LE VERITA’ ETERNE ED INFINITE SUL DIVINO VOLERE SCRITTE IN NOI E IN LORO ; MI OFFRO COSI’ IMMOLATO, PRENDENDOMI TUTTI I PECCATI , TUTTI I MALI,L’UMANA VOLONTA’ ED I DEMONI DI TUTTI, SPECIALMENTE DI TUTTI I MORENTI DI OGGI E DI QUESTA SETTIMANA. AMEN , AMEN , AMEN, NELLA DIVINA VOLONTA’
LE STANZE DEI RELIGIOSI DEVONO ESSERE PICCOLE E PER UNA SOLA PERSONA (4 METRI PER 2,5 METRI MASSIMO) ED IL BAGNO CON LE DOCCIE, DEVONO ESSERE IN COMUNE CON GLI ALTRI RELIGIOSI MA DIVISE CON MURA E CON PORTE CON LA CHIUSURA BAGNO PER BAGNO E DOCCIA PER DOCCIA(MESSE IN UN PUNTO ISOLATO DALLE STANZE).
IN QUESTA CONGREGAZIONE, SE IL PAPA ME NE DARA’ PERMESSO :NON VOGLIO VESCOVI O CARDINALI ; GLI UNICI SUPERIORI DEI FRATI , DEI SACERDOTI E DELLE SUORE SAREMO :
IL PAPA , IO, UNA PERSONA CHE FA LE MIE VECI AL POSTO MIO, TUTTE LE SUPERIORE MADRI (SOLA UNA PER CONVENTO) E TUTTI I PADRI SUPERIORI DEL CONVENTO( SOLO UNO PER CONVENTO) , TUTTI GLI ALTRI NON HANNO NESSUN DIRITTO A DARE ORDINE A NESSUNO , POSSONO SOLO DARE : CONSIGLI DI CARITA’ AI LORO FRATELLI E ALLE LORO SORELLE , PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA; I PADRI E LE MADRI SUPERIORE: POSSONO NOMINARE UNA SOLA PERSONA CHE FARA’ LE LORO VECI IN LORO ASSENZA O SE AVRANNO MOLTO LAVORO E NON POSSONO BADARE A TUTTI ; IN QUESTO CASO PERO’: DEVONO PRENDERE QUESTE DECISIONI IN UNIONE CON ME O CON UNA PERSONA CHE FA LE MIE VECI. QUESTA SCELTA DI NON VOLERE ALTRI SUPERIORI , L’HO AVUTA, PERCHE’ I 12 APOSTOLI NON AVEVANO ALTRI SUPERIORI ALL’INFUORI DI GESU’ E DI DIO E ANCHE PERCHE’, CON LE GERARCHIE: VI E’ IL RISCHIO DI CREARE POTERI , ABUSI, BARRIERE CHE POSSONO IMPEDIRE LO SPIRITO SANTO E ALTRI MALI CHE SAPPIAMO.
TUTTI I LAICI : POSSONO LIBERAMENTE FARE O NON FARE TUTTI I ROSARI , LE CORONCINE, LE MESSE , LE LETTURE DEI LIBRI DI LUISA E MIEI ,ECC. : SOLO SE NE SONO ESENTATI DAI LORO CONFESSORI DEL DIVINO VOLERE O DAI SUPERIORI, E PER MOTIVI RAGIONEVOLI COME: NON AVERE IL TEMPO A DISPOSIZIONE , PER MOTIVI DI LAVORO O ALTRO , MA SONO TENUTI A FARE OBBLIGATORIAMENTE, IN CONTINUAZIONE, IL GIRO DELL’ANIMA(ANCHE A MODO PROPRIO) LE PREGHIERE CORTE: MENTALMENTE, ED A PARTECIPARE ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO ALLA MESSA NELLA NOSTRA CHIESA SANTUARIO (O ANCHE FUORI SE IL PADRE SPIRITUALE O IL SUPERIORE LO CONSENTIRA’; SEMPRE PER MOTIVI VALIDI) E A MEDITARE I LIBRI DI LUISA, ALMENO 1 ORA AL GIORNO; SE CAPITA CHE VANNO ALLA MESSA FUORI DEL PAESE DEL SANTUARIO E NON NE TROVANO MESSA, SONO DISCOLPATI ,MA SE HANNO TEMPO DI SPOSTARSI IN UN ALTRA CHIESA PER LA MESSA E NON LO FANNO: DEVONO ESSERE RIPRESI; SE LA COSA SI RIPETE PIU’ VOLTE POSSONO ESSERE ESPULSI DAL TERZO ORDINE;DELL’ESPULSIONE SE NE POSSONO SOLO OCCUPARE I SUPERIORI CHE SI DEVONO CONSIGLIARE CON IL CONFESSORE DEL LAICO COLPEVOLE. I LAICI DEVONO PORTARE AL COLLO ESTERNAMENTE E BEN VISIBILI SEMPRE: IL ROSARIO CON LE DUE MEDAGLINE MIRACOLOSE E IL CROCIFISSO DEL DIVINO VOLERE, LA MEDAGLIA DELLA SS TRINITA’ ,LA MEDAGLIA DI SAN BENEDETTO , DEI TRE ARCANGELI, DELLA SANTA FAMIGLIA E DELLA TRINITA’ DEL DIVINO VOLERE( GESU’ MARIA E LUISA).
DEVONO PORTARE:LA MAGLIETTA DI GESU’ E DI MARIA CROCIFISSI UGUALI A QUELLI DEI RELIGIOSI , ANCHE SOTTO UN ALTRA MAGLIA.
TUTTI I LAICI E I RELIGIOSI: DEVONO SPOSARSI CON LO SPIRITO SANTIFICATORE E CON MARIA SS E LUISA E CON LA DIVINA VOLONTA’: CON UNA CONSACRAZIONE SPECIALE E INDISSOLUBILE:
“ CONSACRAZIONE DEI PRESCELTI PRONTI A FAR PARTE DEFINITIVAMENTE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’ COME LAICI DEL 3° ORDINE E RELIGIOSI (ANCHE NOVIZI) :
DOLCISSIMO SPIRITO SANTIFICATORE , DIVINA VOLONTA’ MIO TUTTO,DOLCISSIMA IMMACOLATA VERGINE MARIA E DOLCISSIMA MADRE MIA: LUISA:
IO…(DIRE IL NOME NUOVO CHE DEVE ESSERE SEMPRE SEGUITO ANCHE DAL NOME : GESU’MARIALUISA , ESEMPIO IL NOME NUOVO E’ AGATA DIVIENE : AGATA , GESU’MARIALUISA):
………MI OFFRO E MI CONSACRO TOTALMENTE SENZA RISERVA ALCUNA: A VOI MIA VITA E MIO TUTTO: COME VOSTRO ETERNO SPOSO D’AMORE E DI LUCE, DANDOVI A VOI ,AL PADRE E A GESU’:
PIENA LIBERTA’ DI AGIRE IN ME COME VOLETE VOI, PERCHE’ IL MIO VOLERE VE LO DO A VOI COMPLETAMENTE: TENETELO LEGATO PER L’ETERNITA’ AL VOSTRO TRONO, NON ME LO RIDATE MAI PIU’ ; IO MI PRENDO DA VOI PER AGIRE IN TUTTE LE MIE AZIONI: SOLO IL VOSTRO VOLERE SANTISSIMO E ADORABILISSIMO . FATE DI ME UN VERO SPOSO D’AMORE INFINITO, COME LO SIETE VOI , ANCHE A COSTO DI SUBIRE MORTI E TRIBOLAZIONI A MAI FINIRE E DI PESO INFINITO ED ETERNO; ACCETTERO’ TUTTO QUELLO CHE MI VORRETE MANDARE ,GIA’ DA ORA, CON GIOIA E AMORE, LIETO DI SERVIRVI E DI ONORARVI SEMPRE NEL DIVINO VOLERE, E DI FARVI CONOSCERE DA TUTTI COME SIETE DOLCISSIMI E AMABILISSIMI SENZA FINE E SENZA TERMINI DI TEMPO; VI RINGRAZIO NEL DIVINO VOLERE DI AVERMI SCELTO COME VOSTRO SPOSO ETERNO E VOSTRO AMATISSIMO FIGLIO ; SONO CONSAPEVOLE DI NON APPARTENERE PIU’ AL MIO VOLERE , MA SOLO AL VOSTRO SANTISSIMO VOLERE E A QUESTA SANTISSIMA CONGREGAZIONE CHE ONORERO’ CON LA MIA VITA NELL’ETERNITA’, E NELL’AMORE INFINITO CHE VOI MI DARETE SEMPRE IN TUTTE LE MIE AZIONI, E GIURO DI ADEMPIERLE SEMPRE: QUESTE PROMESSE, IN UNIONE A VOI, AL PADRE , A GESU’ NEL DIVINO AMORE, E GIURO DI ESSERE SEMPRE OBBEDIENTE AI MIEI CONFESSORI E SUPERIORI SE QUESTI SI MANTERRANNO NELL’OBBEDIENZA AL PAPA E AL PADRE FONDATORE(GIUSEPPE MESSINA) DELLA CONGREGAZIONE E ALLA REGOLA DI QUESTA CONGREGAZIONE. AMEN , AMEN , AMEN .( POI SI DEVE FIRMARE CON DELLE GOCCIE DEL PROPRIO SANGUE E CON L’IMPRONTA DIGITALE DEL DITO INTINTO NELLE GOCCIE DEL PROPRIO SANGUE. DOPO IL SACERDOTE METTERA’ L’ANELLO D’ORO DI SPOSALIZIO CON IL NOME NUOVO INCISO ( AGATA, GESU’MARIA LUISA O SOLO LE INIZIALI:G,M,L) I NOMI NUOVI DEVONO ESSERE PRESI: DAI PIU’ GRANDI SANTI , DAI TRE ARCANGELI, DAI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI; I NOMI DEI PIU’ GRANDI SANTI DEVONO SOLO ESSERE PRESI IN BASE ALLA LORO GRANDE SAPIENZA CHE HANNO AVUTO SULLA TERRA E AI GRANDI MIRACOLI CHE HANNO FATTO SULLA TERRA E DEVONO ESSERE COMFERMATI DA ME STESSO .
LA CONSACRAZIONE: DEVE SOLO ESSERE FATTA NELLE CHIESE DELLE 3 SS TRINITA’ DURANTE LA MESSA , PRIMA DELLA CONSACRAZIONE EUCARISTICA, PRIMA DELLE PAROLE :” PADRE MANDA IL TUO SANTO SPIRITO A SANTIFICARE QUESTI DONI…….
I CONSACRATI DEVONO ESSERE VISTI E CONSIDERATI DAL SACERDOTE SUPERIORE CHE OFFICIA LA SANTA MESSA: COME PANE AZZIMO DA CONSACRARE E TRANSUSTANZIARE IN CRISTO, E PERCIO’ DIRA’ IMPONENDO LE MANI SOPRA IL CAPO DEI CONSACRATI, QUESTE PAROLE : PADRE PER MEZZO DI GESU’ TUO FIGLIO, NEL DIVINO VOLERE : MANDA IL TUO SANTO SPIRITO SU QUESTI TUOI FIGLI, AFFINCHE’ DIVENTINO IL CORPO , IL SANGUE , L’ANIMA E LA DIVINITA’ DI GESU’ CRISTO E LA LORO VOLONTA’ DIVENTI PER L’ETERNITA’ : DIVINA VOLONTA’, PER IL CONCEPIMENTO , LA NASCITA, LA VITA , LA PASSIONE , LA CROCIFISSIONE , LA MORTE , IL CUORE TRAFITTO GRONDANTE SANGUE ED ACQUA COME SORGENTE D’INFINITA MISERICORDIA PER NOI E PER TUTTI, LA RISURREZIONE , L’ASCENSIONE E GLORIFICAZIONE DI GESU’ NOSTRO SIGNORE ETERNO E DI MARIA SS, AMEN, AMEN,AMEN, NELLA DIVINA VOLONTA’.
I LAICI DEL 3° ORDINE COME ANCHE I RELIGIOSI, PER ENTRARE A FAR PARTE DELLA CONGREGAZIONE IN MODO DEFINITIVO : DEVONO DIMOSTRARE IN TRE ANNI DI NOVIZIATO , DI ESSERE VERAMENTE FIGLI DEL DIVINO VOLERE, CIOE’ : DOVRANNO DIMOSTRARE PRIMO A ME E ANCHE AL PAPA SE LO VORRA’( IL PAPA), DI ESSERE PAZZAMANTE INNAMORATI DI VERO CUORE DI MARIA , GESU’ E LUISA E DEL GRAN DONO DEL DIVINO VOLERE; SI DEVONO SCORGERE IN LORO , MODI E ATTEGGIAMENTI, DI UNA GRAZIA UNICA , DI CARATTERISTICHE UNICHE COME :
L’IMMUTABILITA’ , CIOE’ NON ESSERE INCOSTANTI NEL SERVIZIO A DIO :” OGGI MI VA DI PREGARE , OGGI INVECE NO! OGGI NON VOGLIO FATICARE , MAGARI DOMANI CHISSA’!” “OGGI SONO TUTTO AMABILE, MA INVECE QUEST’OGGI SONO FREDDO!”, OGGI PIANGO MA INVECE QUEST’OGGI RIDO E SONO GIOIOSO!”
L’ANIMA CHE E’ ENTRATA NEL DIVINO VOLERE PUO’ SENTIRE QUESTI EFFETTI NEL CORPO , MA NELL’ANIMA DEVE ESSERE SEMPRE CALMA , PAZIENTE , GIOIOSA E FELICE, ANCHE IN MEZZO AI PIU’ GRANDI TORMENTI DELLA VITA. GLI EFFETTI NON BUONI CHE SENTIRA’: VENGONO DAGLI ALTRI FRATELLI CHE VIVONO NEL PECCATO , E LA DIVINA VOLONTA’, CE LI FARA’ SENTIRE A NOI, COME FECE CON GESU’ E MARIA NEL GETSEMANI, MA GESU’ NON CAMBIO’ PREGHIERA NEL GETSEMANI, EGLI RIMASE COSTANTE :” PADRE NON LA MIA, MA LA TUA VOLONTA’ SI FACCIA.”
UN ALTRA CARATTERISTICA DEI NOVIZI FIGLI DEL DIVINO VOLERE, DEVE ESSERE: UNA FORZA DI VOLONTA’ INCESSANTE E FORTISSIMA NEL VOLERE CONQUISTARE IL BENE COMUNE ,NEL PERSEGUIRE GLI IDEALI DELLA CARITA’ , DELL’AMORE, DELLA PACE: A COSTO DELLA PROPRIA VITA.
L’ALTRA PREROGATIVA IMPORTANTE DEVE ESSERE, LA SAPIENZA , LA CONOSCENZA DI DIO E DEL SUO VOLERE , IL SAPER PARLARE DEL DIVINO VOLERE: CON LE PROPRIE PAROLE ISPIRATE DALLO SPIRITO SANTO E CON UNA GRANDISSIMA RAZIONALITA’, TALE: DA CONVINCERE LE PERSONE CHE IN QUELLE FRASI SAPIENZIALI C’E’ VERAMENTE IL DITO DI DIO.
E L’ULTIMA, LA PIU’ IMPORTANTE PREROGATIVA DEI NOVIZI DEVE ESSERE:
L’IMMEDISIMAZIONE DI TUTTI I PROPRI ATTI CON QUELLI DI GESU’ , MARIA E LUISA; FARE TUTTO CON LA CONVINZIONE E IL DESIDERIO COSTANTE CHE SIA CRISTO IN NOI A FARE QUELLE NOSTRE AZIONI COMUNI E SEMPLICI, MA INFINITI E DIVINI NEL VALORE, E DEVONO ESSERE FATTI TUTTI NELL’AMORE INFINITO DI DIO; OVVIAMENTE, SE SARANNO FATTI IN QUESTO MODO : DEVONO PROVOCARE TANTI BELLISSIMI EFFETTI IN CHI LI CIRCONDA , COME: LA PACE , LA GIOIA, L’AMORE E BEATITUDINI INSOLITI NEI BUONI ; AI CATTIVI INVECE QUESTE ANIME PREDILETTE POSSONO PROVOCARE ALTRI EFFETTI OPPOSTI O UNA TALE AVVERSIONE ILLOGICA.
I NOVIZI DEVONO VEDERE E VIVERE IL VANGELO : COSI’ COME L’HO DESCRITTO IO NEI MIEI LIBRI:” ILVANGELO DI MATTEO E IL VANGELO DI GIOVANNI SPIEGATO”. LA PAURA DEL MALE NON DEVE MAI ESISTERE IN LORO, ALTRIMENTI SIGNIFICA SENZA DUBBIO: CHE NON HANNO ACQUISITO ANCORA IL DONO DEL DIVINO VOLERE E NON POSSONO DIVENTARE CONGREGATI NOSTRI.
LA CONGREGAZIONE DEVE ESSERE UN CORPO SOLO E UN ANIMA SOLA, SE VI SONO DIVISIONI E DISUBBIDIENZE AI SUPERIORI E AI CONFESSORI: C’E’ SENZA DUBBIO DEL MARCIO NELLA CONGREGAZIONE E DEVE ESSERE SUBITO ELIMINATO IL LIEVITO CORROTTO, CIOE’: CHI FA DA TRAMITE CON IL NOSTRO NEMICO CHE VORRA’ INFILTRARE MOLTI DEI SUOI SERVI IPOCRITI PER DISTRUGGERE LA GRANDE OPERA DELLO SPIRITO SANTIFICATORE.
ANCHE I NOVIZI DEVONO ESSERE SCELTI E COMFERMATI PRIMA E DOPO I 3 ANNI DI NOVIZIATO SOLO DA ME E POSSONO ESSERMI RACCOMANDATI DAI LORO CONFESSORI, MIEI CONGREGATI O DAI SUPERIORI DELLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’.
DIVINA VOLONTA’ ACCRESCI INFINITAMENTE GLI OPERAI DELLA TUA MESSE, AMEN.
Il
Regno del Fiat in mezzo
alle creature
dovete scrivere ad : "Associazione Dio è Padre" Casa Pater cap 135-67100 - Aquila - . email: avemaria@armatabianca.org
sito:www.armatabianca.org
vi faccio sapere inoltre che chi vuole i libri di Luisa Piccarreta in forma cartacea ed in offerta libera può richiederlo chiamando a questo numero 3881934654(wind)
IMPORTANTISSIMO
"CREDO CHE GESU' VOGLIA DARE ANCHE IN ALTRI PUNTI DEL MONDO LA STESSA ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE E DELL' INFINITA MISERICORDIA DI GESU' ,PERO' SOLO A QUEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE CHE CON FEDE INDEFETTIBILE PORRANNO NEL LUOGO CHE LE INDICHERA' NEL CUORE LA DIVINA VOLONTA' :
1) L'IMMAGINE DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE ( LA FOTO CHE C'E' NEL MIO BLOG CON LA MADONNINA DI LOURDES ED IL PORTO DI PORTO EMPEDOCLE),
1) L'IMMAGINE DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE ( LA FOTO CHE C'E' NEL MIO BLOG CON LA MADONNINA DI LOURDES ED IL PORTO DI PORTO EMPEDOCLE),
http://acquamiracolosa33.blogspot.it/
DIETRO IL QUADRO DI GESU' MISERICORDIOSO METTETE A META' BUSTO LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA ANCHE A META BUSTO ED IN FORMATO PICCOLO 15 CM PER 15CM I VEGGENTI MARIJA PAVLOVIC E IVANKA IVANKOVIC , SANTA RITA CHE MI HA FATTO CONOSCERE I LIBRI DI LUISA PICCARRETA ,PADRE PIO CHE MI HA CONVERTITO, SAN MICHELE ARC. CHE MI ASSISTE E MI LIBERA SEMPRE DAL NEMICO, PADRE JOZO PARROCO DELLA CHIESA DI MEDJUGORJE NEL PERIODO DELLE PRIME APPARIZIONI, SAN PADRE ANNIBALE MARIA DI FRANCIA DI MESSINA CHE MI HA FATTO AVERE I LIBRI DIFATTI HO LETTO I LIBRI QUANDO LUI E' STATO FATTO BEATO E LUI E' STATO QUELLO CHE HA CREDUTO IN LUISA E HA PUBLICATO I SUOI LIBRI . SOTTO ANCORA IL MIO BLOG : ACQUAMIRACOLOSA33.BLOGSPOT.IT METTETE LA SCRITTA:" IN QUESTO BLOG TROVERETE TUTTI I LIBRI DI LUISA PICCARRETA LA SANTA DEL DIVINO VOLERE CHE HA RICEVUTO DA GESU' LE VERITA' ETERNE SUL DIVINO VOLERE IN CIRCA 40 VOLUMI. ATTRAVERSO QUESTI SCRITTI GESU' DICE A LUISA CHE L'UOMO RITORNERA' ALLO STATO D'ORIGINE PRIMA DEL PECCATO CIOE' SEMPRE UNITO AL DIVINO VOLERE VIVRA' COME UN ANGELO SULLA TERRA, LA SUA SANTITA' SARA' SIMILE A QUELLA DI MARIA E OTTERRA' GRAZIE INFINITE, OGNI COSA CHE VORRA' TUTTO SARA' DATO IN EREDITA' AI FIGLI DEL DIVINO VOLERE CHE NASCERANNO DAGLI INSEGNAMENTI DI QUESTI SCRITTI SULLA DIVINA VOLONTA', UNO SOLO DI QUESTI SANTI SARA' PIU' SANTO DI TUTTI I SANTI MESSI INSIEME , SARA' COME UN SOLE CHE ILLUMINA TUTTI IN TUTTI I TEMPI,GESU' DICE A LUISA DI ENTRARE SEMPRE NELLA SUA UMANITA' E DI UNIRSI ALL'ATTO UNICO DELLA DIVINA VOLONTA', DI PREGARE SEMPRE :GESU' TI DO LA MIA VOLONTA' TU DONAMI LA TUA E DESIDERARE SEMPRE CHE SIA GESU' A FARE TUTTE LE NOSTRE AZIONI."
3) UNA SCRITTA PER TERRA NEL GIARDINO CON LE PIETRE COLORATE :"DIVINA VOLONTA'"
4) IL QUADRETTO DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET COME L'HO MESSO IO NEL GIARDINO VICINO LA MADONNINA DI LOURDES PER TERRA , UN PO RIALZATO DALLA PARTE SUPERIORE E DECORATO AI LATI CON PIETRE COLORATE .
5) LA STESSA POESIA (INNO AL DIVINO VOLERE )AFFIANCO ALLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE BEN ESPOSTA APPESA A 2 CATENE SOTTO 2 TRONCHETTI D'ALBERO DI ARANCIO O LIMONE A FORMA DI U LARGA CAPOVOLTA .
POESIA: INNO AL DIVINO VOLERE
"Nel Voler Divin solea alzar ineffabili canti nei monti e valli
L’eco risuonar di rumor di carri
Guerre dei funesti eventi riecheggiar come bombe nei nostri cuor
Alzatevi o eroi combattenti come negli antichi tempi per il Signor,
unitevi nell’Amor e prendete le vostri armi, nella Santità per distruggere l’eterno nemico infernale
il serpente tentator che avanza nel fuoco delle campagne di Armagheddon
ove l’ira di Dio lo farà tremar e lo invaderà il terror per la disfatta che lo coglierà ,
il grido dei bimbi che giocano in festa si ode già nelle piazze per il nostro trionfar"
LA POESIA , I QUADRI DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE , DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET, DI GESU' MISERICORDIOSO DI VILNUS, ED IL QUADRO CON LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA , POTETE PROCURARVELO IN UN NEGOZIO DI STAMPA DIGITALE CHE USANO MATERIALI E TECNICHE STAMPANTI CHE NON SI SCOLORANO SE LE IMMAGINI SACRE SONO ESPOSTI AL SOLE ED ALLA PIOGGIA .
"Nel Voler Divin solea alzar ineffabili canti nei monti e valli
L’eco risuonar di rumor di carri
Guerre dei funesti eventi riecheggiar come bombe nei nostri cuor
Alzatevi o eroi combattenti come negli antichi tempi per il Signor,
unitevi nell’Amor e prendete le vostri armi, nella Santità per distruggere l’eterno nemico infernale
il serpente tentator che avanza nel fuoco delle campagne di Armagheddon
ove l’ira di Dio lo farà tremar e lo invaderà il terror per la disfatta che lo coglierà ,
il grido dei bimbi che giocano in festa si ode già nelle piazze per il nostro trionfar"
LA POESIA , I QUADRI DELLA MADONNA DEL DIVINO VOLERE , DELLA SACRA FAMIGLIA DI NAZARET, DI GESU' MISERICORDIOSO DI VILNUS, ED IL QUADRO CON LA MADONNA DI THIALJINA E LUISA PICCARRETA , POTETE PROCURARVELO IN UN NEGOZIO DI STAMPA DIGITALE CHE USANO MATERIALI E TECNICHE STAMPANTI CHE NON SI SCOLORANO SE LE IMMAGINI SACRE SONO ESPOSTI AL SOLE ED ALLA PIOGGIA .
CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL BELLISSIMO CANTO DIVINO CHE LA REGINA DELLA PACE HA DATO NEL CUORE AD UN SUO FEDELISSIMO SACERDOTE CROATO CHE VIDE LA MADONNA A MEDJUGORJE E LE DEDICO' QUESTO MERAVIGLIOSO CANTO CHE ANIMA TUTTE LE SANTE MESSE DELLA CHIESA DI MEDJUGORJE: Foto
STATUTO (PER I LAICI CONSACRATI DEL TERZO ORDINE) E REGOLA DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’, RELIGIOSI E SACERDOTI.
IL CONVENTO DEI RELGIOSI MASCHI, DEVE ESSERE SUDDIVISO IN 2 PARTI: TRA FRATI E SACERDOTI; LE SUORE AVRANNO UN ALTRO CONVENTO , CHE SIANO BEN SEPARATI FRA LORO, ( QUELLE DEI MASCHI E DELLE FEMMINE)CON LE STESSE REGOLE DI VITA CONTEMPLATIVA E OPERATIVA, CHE SI POSSONO UNIRE IN FORZA SPIRITUALE PER LA SS MESSA , NELL’ADORAZIONE NELLA RECITA DEI ROSARI , CORONCINE O NEL LAVORO DI MANUTENZIONE E PULIZIE, MA SOLO DENTRO LA CHIESA , O NEL SANTUARIO ALL’APERTO, MA MAI NEI CONVENTI, NEMMENO PER LE MESSE , CHE NON CE NE SARANNO, SALVO SPECIALE PERMESSO MIO O DELL’INCARICATO MIO, CIOE’ IL SUPERIORE E LA SUPERIORA DEI 2 CONVENTI, MA SOLO PER MOTIVI ESTREMI, E NON DEVONO AVERE MAI CONTATTI CON NESSUNO. DENTRO IL CONVENTO,LESUORE E I FRATI, NON POSSONO RICEVERE NESSUNO, ECCETTO : I FAMILIARI
( NEMMENO I PARENTI), IL SACERDOTE DELLA NOSTRA CONGREGAZIONE PER CHIEDERE CONSIGLIO O PER CONFESSARSI, E DEVONO COMUNICARE TRAMITE UNA GRATA DI (FERRO O VETRO) , COPERTA CON UNA TENDA CHE NON LASCIA VEDERE IN VOLTO; SE LE VISITE SONO DEI FAMILIARI LA TENDA VA TOLTA ; LA VISITA DEI FAMILIARI (SENZA LA TENDA), SI PUO’ FARE SOLO UNA VOLTA ALL’ANNO; LA GRATA DEVE ESSERE FATTA IN MODO CHE NON CI SIA POSSIBILITA’ DI TOCCARSI , BEN DISTANZIATA IN DOPPIA GRATA, QUESTO PERCHE’ DIO BASTA A TUTTO, ( TOMMASO DISSE: “MIO DIO E MIO TUTTO”) ; DIO PENSERA’ ALL’UNIONE CON I FAMILIARI , PARENTI , AMICI , ECC. ATTRAVERSO LO SPIRITO CHE IN DIO PUO’ TUTTO, COME FACEVANO AD ESEMPIO IL GRANDE PADRE PIO E SANTA FAUSTINA KOWALSKA, CHE VISITAVANO LE ANIME SPIRITUALMENTE( LA PREGHIERA CI UNISCE TUTTI IN DIO E PUO’ TUTTO, ANCHE CONSOLARE , LENIRE SANARE , CONVERTIRE, GUARIRE; CHI NON CAPISCE QUESTO NON E’ DEGNO DI CRISTO E DEVE ESSERE ESPULSO SUBITO DALLA COMUNIONE CON I CONGREGATI RELIGIOSI E LAICI DEL TERZO ORDINE.
MASSIME DELLA REGOLA DIVINA E CONTEMPLATIVA
IL RELIGIOSO, DEVE VIVERE SOLO DELLA SS. TRINITA’ E RIVESTITO DI CRISTO GESU’ IN TUTTO : DELL’ UMANITA’ DI CRISTO, DELLA SUA DIVINITA’, SPECIALMENTE DELLA SUA VOLONTA’ E ATTI DIVINI E DELLA SUA CROCIFISSIONE , PIAGHE , SANGUE, LACRIME, MERITI E PREGHIERE; QUESTO SI PUO’ FARE BENESSIMO SE SI E’ UNITI SEMPRE AL DIVINO VOLERE , ATTRAVERSO IL GIRO DELL’ANIMA NEL REGNO DEL DIVINO VOLERE( DI LUISA P.) E LA MEDITAZIONE IMMEDESIMATIVA CON LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA( DI LUISA P. E QUELLA FATTA DA ME) ;PER TALE MOTIVO, TUTTI I GIORNI, I RELIGIOSI DEVONO INSIEME NELLA CHIESA DELLE TRE SS. TRINITA’: CONDURRE LA PREGHIERA DEL GIRO DELL’ANIMA DI LUISA E LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA IN CONTINUAZIONE ( PER 24 ORE) ALTERNANDOSI IN 6 GRUPPETTI DI 12 RELIGIOSI E 12 RELIGIOSE E 12 LAICI , DIO PROVVEDERA’ A DARCI IL NUMERO DI RELIGIOSI E LAICI DISPONIBILI; SE NON CI SONO I NUMERI PER FARE QUESTI 6 GRUPPETTI DI 12 DOVRANNO DIVENTARE 5,O 4, O 3, O 2 , I GRUPPETTI( MA SEMPRE DI 12 PERSONE), E DEVONO FARE PER GRUPPETTO TUTTO IL GIRO DELL’ANIMA; SE I GRUPPETTI SARANNO 6: DEVONO FARE ,4 ORE DELLA PASSIONE DI CRISTO E 4 ORE DELLA PASSIONE DI MARIA ( DEL LIBRO MIO)E LA MEDITAZIONE DEI 36 VOLUMI PER LE RIMANENTI ORE O MINUTI CHE RIMARRANNO ’; SE SONO 3 I GRUPPETTI DEVONO RADDOPPIARE LE ORE DELLA PASSIONE DI CRISTO E DI MARIA.
OGNI RELIGIOSO DEVE ALMENO UNA VOLTA O MEGLIO ANCORA 2 VOLTE AL GIORNO PARTECIPARE ALLA SANTA MESSA ; 2 VOLTE SARA’ OBBLIGATORIO SE SONO MESSE FESTIVE E SOLENNI, E DEVE ESSERE DOPPIA ANCHE PER LE FESTIVITA’ DI SAN GIOVANNI BATTISTA , SIA LA NASCITA CHE LA MORTE, PER LA FESTA DI SANT’ ELIA , DELLA MADONNA , DI LUISA , DI PADRE ANNIBALE, DI BENEDETTO CALVI, DI TUTTI I CONFESSORI SANTI DI LUISA , DI SAN GIUSEPPE, DELLA SS TRINITA’, DELLA SANTA FAMIGLIA. LE NOSTRE COMUNITA’ , UNIVERSITA’, SCUOLE E ASILI , SANTUARI, CHIESE, CONVENTI,AVRANNO COME PATRONI: LUISA P. , LA SANTA FAMIGLIA, LA SS TRINITA’, ELIA PROFETA ,SAN GIOVANNI BATTISTA,SANTA FAUSTINA K., SAN LUIGI DE MONFORT , SAN DOMENICO, SAN BONAVENTURA , SAN BERNARDO, I SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI DELLA CITTA’ IN CUI SI PRESTA SERVIZIO A DIO,QUELLI DELLA NAZIONE, DELLA REGIONE, DEL CONTINENTE ED ANCHE IN BASE AL NOME NUOVO DI OGNI RELIGIOSO CHE CRISTO GLI DARA’ TRAMITE LA MADRE SUPERIORA PER LE DONNE, E IL PADRE SUPERIORE PER GLI UOMINI. LE MADRI SUPERIORE E I PADRI SUPERIORI DEVONO SEMPRE ACCONSENTIRE: A LASCIARE A TURNO, LIBERI ,TUTTI I RELIGIOSI PER LE MESSE E PER LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E MARIA , IL GIRO DELL’ANIMA E LA LETTURA DEI 36 VOLUMI DI LUISA E QUELLI MIEI CON IL PROPRIO TURNO ASSEGNATOGLI DA LORO STESSI(CIOE’ DALLE MADRI E PADRI SUPERIORI) COME HO SOPRADDETTO . I SUPERIORI: I LORO FIGLI AFFIDATEGLI DA CRISTO, LI DEVONO AMARE COME FIGLI DI DIO E POI COME FIGLI PROPRI NELLA DIVINA VOLONTA’ ED IN DIO PADRE , IN MARIA E IN LUISA, LA MADRE NOSTRA.
ALTRI SANTI NOSTRI PATRONI E PROTETTORI DEL NOSTRO ORDINE RELIGIOSO E LAICO DEL TERZO ORDINE, DEL SANTUARIO, DEL CONVENTO ,ECC. SONO: ADAMO,EVA, ABRAMO E SARA, SANTA MARTA CHAMBON, MARIA PIERINI DE MICHELI( DELLA MEDAGLINA MIRACOLOSA DEL SANTO VOLTO DI GESU’), SUOR AMALIA (DELLA CORONCINA DELLE LACRIME DI MARIA),PADRE PIO (PERCHE’ IO MI SONO CONVERTITO GRAZIE ALLA STORIA DEI SUOI NUMEROSI MIRACOLI ,E GRAZIE A LUI), SANTA RITA, (PERCHE MI HA OTTENUTO DI CONOSCERE I LIBRI DI LUISA PICCARRETA), GIOVANNI PAOLO II , (PERCHE’ MI HA OTTENUTO L’ISPIRAZIONE DI METTERE IL QUADRO DI GESU’ MISERICORDIOSO NELLA VILLA DELL’IMMACOLATE DEL DIVINO VOLERE), SANTA BERNADETTE, (PERCHE’ LA PRIMA STATUA CHE IO COLLOCAI NELLA VILLA, FU’ LA MADONNINA DI LOURDES), I TRE PASTORELLI DI FATIMA, (PERCHE’ IL PRIMO MIRACOLO CHE IO EBBI ALLA VILLA FU’ NEL MAGGIO DEL 2000, ED IO CREDO CHE FU IL 13 MAGGIO, FESTA DELLA MADONNA DI FATIMA ED ANNIVERSARIO DELLA SUA PRIMA APPARIZIONE A FATIMA), PADRE ANDRESZ E PADRE SOPOCKO, SUOR CONSOLATA BETRONE (PERCHE MI GUIDO’ NEI PRIMI ANNI DELLA MIA CONVERSIONE CON L’ATTO D’AMORE, FORMANDO IL MIO SPIRITO NELL’AMORE DI GESU’ E MARIA), PADRE LORENZO SALES SUO PADRE SPIRITUALE(DI SUOR CONS.), MADRE EUGENIA RAVASIO , (PERCHE’ MI ISPIRO’ AD INTITOLARE IL CASALORE AFFIANCO AL TUBO DELL’ACQUA MIRACOLOSA AL PADRE ETERNO ED ALLA MADRE ( MARIA SS E LUISA), PADRE ANDREA D’ASCANIO SUO AMICO, I VEGGENTI MARIJA PAVLOVIC ED IVANKA IVANKOVIC E PADRE JOZO, (PERCHE’ FIN DALL’INIZIO IO EBBI IL DESIDERIO FORTE DI METTERE LI’ UNA STATUA DELLL’IMMACOLATA UGUALE A QUELLA DI THIALJINA CHE TUTTI CHIAMANO LA REGINA DELLA PACE, E POI EBBI ANCHE IL DESIDERIO CHE LA CHIESA DELLE 3 SS TRINITA’ FOSSE MOLTO SOMIGLIANTE A QUELLA DI MEDJUGORJE, E ANCHE PERCHE’:LA PRIMA MESSA NELLA VILLA FU’ FATTA IL 25 MAGGIO 2011), SAN FRANCESCO E CHIARA PERCHE’ HO VISSUTO UN PERIODO AD ASSISI, ED ANCHE LI’, DIO MI HA DATO L’ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE, SANT’ELISABETTA E ZACCARIA , GIOACCHINO ED ANNA , ROSA E NICOLA PICCARRETA , I GENITORI DI SANT’ELIA E DI SAN GIUSEPPE , MAMMA ROSA DI SAN DAMIANO DI PIACENZA , MADRE SPERANZA DI COLLEVALENZA, BARBARA RUESS DI PFAFNOPHEN, ANNA E SUO FRATELLO MARTIN HUMPH , PERCHE’ QUESTA APPARIZIONE SOMIGLIA NELLE DATE E IN CERTE COSE ALLA STORIA CHE IO HO AVUTO A PORTO EMPEDOCLE . SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE, SAN BENEDETTO E SCOLASTICA, SANT’AGOSTINO E MONICA, SANT’ELENA E COSTANTINO, I 13 APOSTOLI, SANTO STEFANO , IRENEO, PANCRAZIO E PANTALEO, CRESCENZO E PLACIDA,SANTA LUCIA,SANTA KATERINA EMMERICK, SANTA CATERINA DA SIENA, QUELLA DI ALESSANDRIA, SANTA CATERINA LABOURE’,IL CONTE RUGGERO , SAN LUIGI RE, RE DAVIDE, GIOISIA, EZECHIA, ZOROBABELE, SANT’ELISEO, SANTA BRIGIDA , CIRILLO E METODIO, EDITH STEIN, SANTA TERESA DEL BAMBIN GESU’ PERCHE VERSO IL 2005 VENNE A TROVARMI NELLA MIA PARROCCHIA DI PORTO EM.
SAN SIMONE STOCK, I TRE RE MAGI E I TRE PASTORELLI DI BETLEMME, TUTTI I VERI DISCEPOLI DI GESU’, MARTA , MARIA MADDALENA E TUTTE LE PIE DONNE CHE STAVANO SOTTO LA CROCE, SAN LONGINO, SAN DISMA, SANT’ANTONIO DI PADOVA,SAN LUIGI GONZAGA, SAN FRANCESCO DA PAOLA, TUTTI GLI ANGELI CUSTODI DEI NOSTRI CONGREGATI ME COMPRESO E DI PAPA FRANCESCO E DEI NOSTRI PATRONI E COMPATRONI E DI QUELLI MARIA , DI LUISA , DI GESU’ , DI SAN GIUSEPPE ECC.
ALTRE MASSIME DELLA REGOLA
SEMPRE IMMEDESIMARSI CON CRISTO IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI E QUINDI LETTURA E MEDITAZIONE DEI LIBRI DI LUISA E QUELLI MIEI IN ORDINE DI VOLUME CIOE’ DAL PRIMO VOLUME A SALIRE ; NEL MESE DI MAGGIO LETTURA DEL GIORNO DEL LIBRO:LA REGINA NEL REGNO DEL DIVINO VOLERE . I LIBRI DI LUISA VANNO LETTI DENTRO LA CHIESA GRANDE IN UN LUOGO CHE SARA’ BEN SEPARATO DAGLI ALTRI FEDELI LAICI E RELIGIOSI DI CONGREGAZIONE DIVERSA DA QUELLA NOSTRA: CON UNA FINESTRA IN VETRO COMPLETAMENTE CHIUSA CHE CONSENTE AI RELIGIOSI DI VEDERE L’ALTARE E IL TABERNACOLO BEN VISIBILE A TUTTI I RELIGIOSI E CHIAMATA LA STANZA DEGLI SPOSI; I RELIGIOSI MASCHI E FEMMINE DEVONO ESSERE SEPARATI IN 2 FILE DA UN SEPARE’ IN VETRO E NON DEVONO GUARDARSI, SE NON PER POCHI SECONDI, SE SI NOTA CHE VI SIA UN CERTO ATTACCAMENTO ANCHE UN PO MORBOSO NON REGOLATO DALLO SPIRITO SANTO NEL GUARDARSI SI PROVVEDA A SEPARARLI CON UNA TENDA ; SEMPRE IN QUESTA STANZA DEVONO SEDERE TUTTI I RELIGIOSI NOSTRI DURANTE LE FUNZIONI DELLA SANTA MESSA , DELLE CORONCINE E DEI ROSARI, DELLA MEDITAZIONE DELLA PASSIONE DI GESU’ E QUELLA DI MARIA, E DEL GIRO DELL’ANIMA .
I RELIGIOSI AVRANNO A TURNO IL PERMESSO SEMPRE E SOLO DATO DALLA MADRE SUPERIORA PER LE DONNE E DAL PADRE SUPERIORE PER I MASCHI: DI OCCUPARSI DEI GIARDINI, DELLA RACCOLTA DEI FIORI SE LO RITERRANNO OPPORTUNO, O DELLA CURA DI ANIMALI DOMESTICI , O PER LA RACCOLTA DI FRUTTI, MA IN OGNI CASO NON DEVONO MAI STARE VICINI LE DONNE CON GLI UOMINI( LA DISTANZA DEVE ESSERE DI ALMENO TRA 5 E 10 METRI E NON POSSONO PARLARE DI COSE NON SPIRITUALI O ARGOMENTI ANCHE UN PO LUNGHI; SOLO TRA RELIGIOSI DELLO STESSO SESSO POSSONO PARLARE VICINI, MA SEMPRE PER NECESSITA’ , BISOGNO , CARITA’, PER FARE UNA PREGHIERA INSIEME O UNA MEDITAZIONE SPIRITUALE, MA MAI PER DISCORSI DISPERSIVI E MAI CON PERSONE FUORI LA NOSTRA CONGREGAZIONE TRANNE PER MOTIVI DI CARITA’ E DEVONO ESSERE DISCORSI BREVI(IL DI PIU’ VIENE DAL MALIGNO DISSE GESU’) . SE NON VI E’ NESSUNA URGENZA PARTICOLARE O CARITA’ NEI DISCORSI : SI FACCIA NOTARE QUESTO ACCADUTO AI SUPERIORI, IN MODO CHE PRENDANO PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI CON COLUI O COLEI CHE HA DISOBBEDITO O LO SI ESPELLE PER SEMPRE DALL’ORDINE RELIGIOSO O LAICO DEL TERZO ORDINE ; PER POTER COSTUI RIENTRARE DEVE APPELLARSI A ME DIRETTAMENTE, CHE NE VALUTERO’ ATTENTAMENTE IL CASO.
ANCHE NEGLI OSPEDALI SI DEVE OPERARE SEMPRE SEPARATI DAGLI ALTRI RELIGIOSI DI SESSO DIVERSO E NON POSSONO RISPONDERE A NESSUNO DEI PAZIENTI O AI FAMILIARI DEI PAZIENTI O ALLE IMFERMIERE E DOTTORI LAICI E RELIGIOSE: PER COSE MONDANE, MA SOLO PER COSE DI CARITA’, E IL DISCORSO DEVE SEMPRE ESSERE PIU’ CORTO POSSIBILE, DI MASSIMO 3 MINUTI E PIU’ CONCENTRATO POSSIBILE, NON SI CERCHINO DISCORSI ( SE NON SOLO PER CARITA’ E NECESSITA’) MA SI DIANO SOLO RISPOSTE;
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE LAICI O RELIGIOSI NON DEVONO MAI ACCETTARE OFFERTE E DONI DATI PERSONALMENTE A LORO , LE OFFERTE LIBERE VANNO FATTE SOLO PER CONTO CORRENTE BANCARIO AL NUMERO UFFICIALE DELLA CONGREGAZIONE O NEI PORTA MONETE INSTALLATE NELLA CHIESA, MAI GIRARE COL CESTELLO PER LA RACCOLTA DI OFFERTE, MAI DOMANDARE OFFERTE AI FEDELI ; NON VOGLIO CHE SI INDUCA CON DISCORSI: A FARE DELLE OFFERTE ; SI METTANO DEI PORTAMONETE FISSI INSTALLATI NELLA CHIESA E UN AVVISO BEN VISIBILE IN CHIESA DEL NUMERO DI CONTO CORRENTE PER LE OFFERTE E CON L’AVVISO SCRITTO: CHE NON SI FACCIANO OFFERTE DI QUALSIASI TIPO , SE NON SI HA ACQUISTATO ALMENO UNA GRAZIA DA DIO NEL SANTUARIO O ATTRAVERSO L’ACQUA MIRACOLOSA O PER UNA INTERCESSIONE CHIESTA ALLA NOSTRA CONGREGAZIONE.
TUTTI I DONI CHE NON RIGUARDANO DENARO, POSSONO ESSERE SOLO DATE AI SUPERIORI CHE LI DARANNO ALLE COMUNITA’ DEI BISOGNOSI O AI BISOGNOSI CHE CHIEDONO AIUTO NELL’UFFICIO NOSTRO DELLA CARITA’ E DEVONO SEMPRE ESSERE PRIMA DI DISTRIBUIRLE, BENEDETTE CON L’ACQUA MIR. DEL DIVINO VOLERE. I CONGREGATI INVECE DEVONO PROVVEDERE AL LORO SOSTENTAMENTO: CON I FRUTTI DEL GIARDINO O CON IL RICAVATO DEI VARI LAVORI CHE I NOSTRI CONGREGATI RELIGIOSI FARANNO : CHE IO VOGLIO CHE SIANO SOLO OPERE DI CARATTERE SACRO O PRODOTTI ALIMENTARI RICAVATI DAI NOSTRI ALLEVAMENTI; I SOLDI RACCOLTI DAI PORTA MONETE INSTALLATE DENTRO LA CHIESA VANNO PER LE SPESE DI MANUTENZIONE DEL SANTUARIO , DELLA CHIESA, DEL CONVENTO E SE NON VI E’ VERO BISOGNO PER LA MANUTENZIONE DI QUESTE COSE LO SI DIA AI BISOGNOSI . TUTTO QUESTO PERCHE’: LA PROVVIDENZA PER I RELIGIOSI, DEVE VENIRE DIRETTAMENTE DA DIO E NON DA UOMINI ; I RELIGIOSI DEVONO VEDERE LA MANO DI DIO CHE LI SOVVIENE AD OGNI NECESSITA’ E BISOGNO COME AVVENNE CON IL POPOLO D’ISRAELE NEL DESERTO PER 40 ANNI CHE FU’ SOLO AIUTATO DA DIO ANCHE NEL CIBO E NEGLI INDUMENTI; GLI INDUMENTI DEI NOSTRI RELIGIOSI NON DEVONO MAI ESSERE REGALATI DA ALCUNO, MA DEVONO ESSERE SOLO DI PRODUZIONE PROPRIA, COSI’ ANCHE PER GLI OGGETTI SACRI NELLE CHIESE E NEI CONVENTI E COMUNITA’ E SCUOLE NOSTRE, SE ABBIAMO CHI LI PUO’ E LI SA PRODURRE DENTRO LA CONGREGAZIONE DI RELIGIOSI E LAICI. SE NO IO STESSO PROVVEDERO’ A QUESTI MATERIALI ED INCLUDO NELL’ALENCO ANCHE: MOBILI , ARMADI , CUCINA E ALTRO;
NON SI SPENGA DENARO PER RINNOVARE QUESTE COSE SOPRADETTE, MA SI CERCHI SEMPRE DI RIPARARLE DA NOI STESSI E SE I SUPERIORI RITENGONO CHE VANNO COMPLETAMENTE SOSTITUITI LO SI DEVE SEMPRE DIRE A ME . IL SUPERIORE DEVE SEMPRE FAR TENERE LE CHIESE IN ORDINE E PULITI AL MASSIMO, PERCHE’ E’ LA CASA DI DIO, E DEVONO FAR RESTAURARE GLI OGGETTI SACRI E LA CHIESA, SE QUESTI SI MOSTRANO ANCHE UN PO CONSUMATI, SEMPRE AVVISANDO ME IN TUTTO.
PER IL SOSTENTAMENTO DELLA CONGREGAZIONE SI CREERANNO CON LE OFFERTE LIBERE DI COLORO CHE HANNO RICEVUTO GRAZIE NEL SANTUARIO, DELLE PICCOLE AZIENDE DI CARATTERE SPIRITUALE SOPRATTUTTO , COME CREAZIONE DI OGGETTI SACRI DI VARIO GENERE E AZIENDE AGRIGOLE E PASTORIZIE, PESCICULTURA ,FIORI, APICULTURA E TUTTO CIO’ CHE DA ESSE NE PUO’ DERIVARE, COME PRODOTTI ALIMENTARI . I SOLDI GUADAGNATI DA QUESTE ATTIVITA’ CHE DEVONO ASTENERSI COMPLETAMENTE DA OGNI LUCRO :DEVONO ESSERE SPESE SEMPRE CON IL MIO BENEPLACITO PER IL BENE DEI PIU’ BISOGNOSI, COME : CREARE ALLOGGI PER FAMIGLIE POVERE , PER PELLEGRINI POVERI, OSPEDALI, CLINICHE , AZIENDE DI MEDICINE E LABORATORI , UNIVERSITA’ PER DOTTORI E ARTISTI DEL SACRO;LE OFFERTE SPONTANEE NON INDOTTE ( PER NESSUN MOTIVO) DEVONO ANDARE PER LE SPESE DEI SANTUARI DEL DIVINO VOLERE E PER APRIRE OSPEDALI, COMUNITA’ PER I BISOGNOSI: VEDOVE E ORFANI,DISOCCUPATI, DROGATI O UBRIACONI CHE VOGLIONO ESSERE AIUTATI A DISINTOSSICARSI , ALLOGGIO(NON PIU’ DI UNA SETTIMANA DI PERNOTTAMENTO) A PELLEGRINI CHE HANNO BISOGNO DI AIUTO ECONOMICO( A QUESTI GLI AIUTI SARANNO SOLO PER COSE DI NECESSITA’ , COME: VIVERI PER IL VIAGGIO DI RITORNO E BIGLIETTO DI VIAGGIO O MEDICINE O ALTRO DI STRETTA NECESSITA’).
GLI OGGETTI SACRI VANNO VENDUTI IN OFFERTA LIBERA O METTENDO UN PREZZO MINIMO CHE SIA UGUALE AL COSTO DI PARTENZA ,MA AI POVERI DEVONO ESSERE REGALATI , SOLO PERO’ IN UNITA’ , CIOE’ OGNI PERSONA BISOGNOSA SI DEVE REGALARE UN OGGETTO SACRO PICCOLO DI VARI TIPI RAPPRESENTANTI IL SANTUARIO E I SACRAMENTALI CHE INDOSSANO I NOSTRI CONGREGATI ; ANCHE QUADRI SEMPRE IN UNITA’,E DI VARI TIPI DI DIMENSIONI, NON SUPERIORI A 1, 5 METRI E SOLO QUELLI CHE RAFFIGURANO LE IMMAGINI SACRE DENTRO E FUORI LA CHIESA O DEL SANTUARIO ; I BISOGNOSI CHE RICHIEDONO CIO’: NON DEVONO ESSERE DI ASPETTO IPOCRITA, BEFFARDI E APPROFITTATRICI, MA PERSONE CHE SI MOSTRANO SINCERI DI CUORE, PERCHE’ COME DICE GESU’ :”NON DATE LE COSE SACRE AI PORCI E AI CANI PERCHE’ SI RIVOLTERANNO CONTRO DI VOI” .
I PRESTITI IN DENARO VANNO DATI SOLO AI VERI BISOGNOSI E A QUELLI CHE: NECCESITANO DI SOLDI PER AVVIARE UN ATTIVITA’ A TITOLO DI CREARSI UN PROPRIO LAVORO AUTONOMO CHE: NON ABBIANO AMBIZIONI DI LUCRO, MA SOLO DI NECESSITA’ , BISOGNO O AIUTO PER ALTRI DISOCCUPATI; IN OGNI CASO I PRESTITI NON DEVONO SUPERARE I 15000 EURO E LE ATTIVITA’ DEVONO PASSARE ALLA NOSTRA DIREZIONE AMMINISTRATIVA,E SOLO DOPO APPURATI CONTROLLI DI VERIFICA , CIOE’: SE L’ATTIVITA’ CHE SI VUOLE INTRAPRENDERE E’ FONDATA SU BASE SOLIDA E SICURA E SENZA CHE VI POSSA ESSERE INQUINAMENTO CON ATTIVITA’ CHE NON CONDUCONO ALLA CRESCITA DELLO SPIRITO, MA NE OSTACOLANO LA CRESCITA,PERCIO’: DEVE ESSERE NOMINATO AMMINISTRATORE DI TUTTE QUESTE PICCOLE ATTIVITA’ UN UOMO SANTO IN CUI VI E’ UNO SPIRITO FORTE E GRANDE DI CARITA’ E DI DISCERNIMENTO, UN UOMO SAPIENTE E PIENO D’AMORE E FORTEZZA CHE SARA’ NOMINATO DA ME O DA CHI FARA’ LE MIE VECI IN MIA ASSENZA E DEVE ESSERE UN SACERDOTE O UNA MADRE SUORA, E LA CONGREGAZIONE DEVE DIVENIRNE AMMINISTRANTE DI QUELL’ATTIVITA’ AL 100%.
GLI AMMINISTRANTI , DEVONO ESSERE, O SACERDOTI DA ME INCARICATI O IO STESSO, O MADRI E PADRI SUPERIORI CHE, AVRANNO IL TOTALE CONTROLLO DI OGNI ATTIVITA’ AMMINISTRATIVA ANCHE PER GLI OSPEDALI E CLINICHE, E SARANNO COADUVIATI DA FERVOROSI DOTTORI NELLO SPIRITO CHE LAVORERANNO INSIEME PER ORGANIZZARE MEGLIO LA CARITA’ NELL’OSPEDALE ; LE SUORE E I FRATI POSSONO FARE GLI IMFERMIERI , I DOTTORI E I CHIRURGHI SE HANNO CONSEGUITO UN DIPLOMA , UNA LAUREA IN QUESTO CAMPO, E DEVONO OPERARE IN REPARTI CHE, COMPETONO AL PROPRIO SESSO (MASCHILE O FEMMINILE); CIOE’ I FRATI NEI REPARTI DEI MASCHI E LE SUORE NEL REPARTO DELLE DONNE E NON DEVONO MAI PARLARE CON NESSUNO SALVO CON I PAZIENTI , I DOTTORI, LE IMFERMIERE E I PARENTI DEI PAZIENTI , MA SEMPRE PER NECESSITA’, URGENZA E CARITA’ E CON POCHISSIME PAROLE O SEMPRE CON FRASI PIU’ CORTI E CONCENTRATI POSSIBILE;NON DEVONO MAI OPERARE DA SOLI, MA IN 2 ( DELLO STESSO SESSO)SENZA SEPARASI MAI, LO POTRANNO SOLO PER STRETTISSIMA NECESSITA’ , UNO DEVE ESSERE IL CUSTODE DELL’ALTRO(A) ; DEVONO SEMPRE PREGARE INSIEME ED ESSERE UN SOLO SPIRITO , UN ANIMA SOLA. LA MADRE S. ,IL PADRE S. OD IO : PROVVEDEREMO AD UNIRE QUESTE COPPIE DI ANGELI UMANI, IN MODO ACCURATO O USANDO IL SISTEMA DEL SORTEGGIO, PREGANDO LO SPIRITO SANTO SEMPRE IN OGNI AZIONE CHE SI DEVE INTRAPRENDERE.
LA VITA DEI RELIGIOSI DEL DIVINO VOLERE, DEVE ESSERE QUASI TUTTA CONTEMPLATIVA : BASATA SUGLI STUDI DELLE VERITA’ ETERNE SUL DIVINO VOLERE, ALMENO 2 ORE AL GIORNO DI LETTURA INIZIANDO DAL I° VOLUME DI LUISA , SE E’ POSSIBILE: IN UNIONE CON TUTTI GLI ATRI E IN CHIESA; TUTTI DEVONO FARE L’INTERO ROSARIO O UNA CORONA DI ROSARIO DI MARIA E DI LUISA AL GIORNO, LA CORONCINA DELLE PIAGHE DI GESU’ E DELLA MISERICORDIA VERSO LE ORE 15:00 , NON E’ PERMESSO FARLA IN UN ALTRA ORA NEMMENO SE SI STA LAVORANDO(CHI DEVE LAVORARE IN QUEST’ORA E QUESTO VALE SOLO PER QUELLI CHE OPERANO NELL’OSPEDALE , LA DEVONO RECITARE MENTALMENTE ANCHE LAVORANDO, POICHE’: E’ FATTA CON FRASI CORTE, E QUINDI FACILI DA DIRE MENTALMENTE); TUTTI TRANNE QUELLI CHE OPERANO NELL’OSPEDALE PER MOTIVI CHE SI COMPRENDE BENISSIMO DEVONO LASCIARE OGNI ATTIVITA’ E FARE LA CORONCINA DENTRO LA CHIESA GRANDE DEL SANTUARIO NON NEL CONVENTO, E SE NON VI E’ POSTO IN CHIESA SI FA NEL SANTUARIO ALL’APERTO DAVANTI AL QUADRO DI SANTA FAUSTINA ; IN CHIESA SI FARA’ DAVANTI ALL’EUCARESTIA CHE, DEVE ESSERE QUESTA:SEMPRE ILLUNINATA CON RAGGI ROSSI E BIANCHI CHE PARTONO DALL’EUCARESTIA VERSO I FEDELI ;IL SACERDOTE CHE CELEBRA LA MESSA IN QUELL’ORA: E’ TENUTO A FARE PAUSA TRANNE SE VI E’ IN CORSO LA CONSACRAZIONE DELL’OSTIA (RIPRENDERA’ LA MESSA NEL MOMENTO CHE SI DEVE RECITARE IL PADRE NOSTRO;( le coroncine della MISERICORDIA si devono ritenere parte integrante della messa)E IL SACERDOTE: DEVE GUIDARE LA RECITA DELLA CORONCINA.
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE ANCHE I LAICI DEL 3° ORDINE DELLE SS TRINITA’:DEVONO ESSERE TUTTI SANTI E IMMACOLATI, PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA DALL’ORDINE PER SEMPRE, DEVONO VESTIRE CON UNA MAGLIETTA SOTTO L’ABITO UFFICIALE( PER I RELIG.) CHE ABBIA IMPRESSO IN TUTTA LA SUA ESTENSIONE L’IMMAGINE DI GESU’ CROCIFISSO, DAVANTI,(CON LE PREGHIERE: GESU’ INFINITAMENTE MISERICORDIOSO CONFIDO E SPERO INTE, DONACI SEMPRE LA TUA VOLONTA’ IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI, PRENDITI SEMPRE LA NOSTRA E RIVESTICI DELLA TUA CROCIFISSIONE, DELLA TUA PASSIONE DELLE 24 ORE, DI TUTTI I TUOI ATTI , DI TUTTO CIO’ CHE SEI E CHE HAI ALL’INFINITO PER L’INFINITO ,NELLA DIVINA VOLONTA’ ”, E LA SCRITTA: VADE RETRO SATANA TI DISPREZZO PERCHE’ IO SONO PER L’ETERNITA’ SOLO DEL DIVINO VOLERE E DELLE TRE SS. TRINITA’, AMEN , AMEN , AMEN).
DIETRO SULLE SPALLE INVECE VI SARA’ MARIA CROCIFISSA COME GESU’ CON LE STESSE PAROLE CHE VI SONO DAVANTI CON GESU’ CROCIFISSO CIOE’: CON LE PREGHIERE: MARIA IMMENSAMENTE MISERICORDIOSA CONFIDO E SPERO INTE DONACI SEMPRE LA TUA VOLONTA’ IN TUTTE LE NOSTRE AZIONI , PRENDITI SEMPRE LA NOSTRA E RIVESTICI DELLA TUA CROCIFISSIONE, DELLA TUA PASSIONE DELLE 24 ORE, DI TUTTI I TUOI ATTI , DI TUTTO CIO’ CHE SEI E CHE HAI ALL’INFINITO PER L’INFINITO ,NELLA DIVINA VOLONTA’, E LA SCRITTA: VADE RETRO SATANA TI DISPREZZO PERCHE’ IO SONO PER L’ETERNITA’ SOLO DEL DIVINO VOLERE E DELLE TRE SS. TRINITA’, AMEN , AMEN , AMEN.
L’ABITO UFFICIALE INVECE DEVE ESSERE DI 2 TIPI : UNO AZZURRO COME IL CIELO CON UNA CROCE DI LEGNO MARRONE E MACCHIETTATA COME DI SANGUE ROSSO:DISEGNATA SULLA SPALLA DESTRA COME SE PORTASSERO LA CROCE DI CRISTO VERSO IL CALVARIO E DAVANTI UNA SCRITTA :” IO SONO ETERNAMENTE DEL DIVINO VOLERE, IO SONO LA DIVINA VOLONTA’.”
DIETRO, LA SCRITTA: “IO SONO ETERNAMENTE DEL DIVINO AMORE” , IO SONO L’AMORE INFINITO”,
GLI ABITI AVRANNO IL CAPPUCCIO, ANCHE
PER LE DONNE, CHE PORTERANNO I CAPELLI SEMPRE CORTI O MASSIMO LUGHI FINO ALLA NUCA ED IL VELO BIANCO SUL CAPO;I MASCHI DEVONO PORTARE SEMPRE CAPELLI CORTISSIMI; I SACERDOTI DEVONO ANCHE PORTARE SEMPRE SUL CAPO UN BERRETTINO DA PRETI CHE SI DEVONO TOGLIERE SOLO DURANTE LA MESSA . SUL FIANCO DESTRO TERRANNO AMBEDUE I SESSI: UN GROSSO ROSARIO E SUL COLLO VISIBILE ESTERNAMENTE ANCHE UN ALTRO ROSARIO CON LE MEDAGLINE MIRACOLOSE DELL’IMMACOLATA , DEL VOLTO SANTO DI GESU’, DELLE TRE SS. TRINITA’, DI SAN MICHELE,GABRIELE , RAFFAELE , DELL’ANGELO CUSTODE , DEL PROPRIO SANTO PROTETTORE, DI SAN BENEDETTO ED IL CROCIFISSO DEL DIVINO VOLERE LUNGO 12:-15 CM E LARGO 6:- 8 CM ; LA PREDICAZIONE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DEVE ESSERE FATTA TUTTA IN GRAN PARTE SUL DIVINO VOLERE , SUGLI SCRITTI DI LUISA , E POI ANCHE, IN QUANTITA’ MINORE: SULLA DEVOZIONE VERA A MARIA, BASATA SUGLI SCRITTI DI SAN LUIGI MARIA DE MONFORT , SULLA DEVOZIONE A LUISA PICCARRETA,ALLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA , ALLA DIVINA MISERICORDIA: BASATA SUGLI SCRITTI DI SANTA FAUSTINA KOWALSKA, AL DIVINO AMORE: BASATA SUGLI SCRITTI DI SUOR CONSOLATA BETRONE, E DEVONO OPERARE PER LA DISTRUBUZIONE DI QUESTI LIBRI, SPECIALMENTE QUELLI DEL DIVINO VOLERE DI LUISA E QUELLI MIEI E I LIBRICINI ( NON PIU’ DI 200 PAGINE) SULL’APPARIZIONE DI MEDJUGORJE E SUI MESSAGGI DI MEDJUGORJE , LIBRI CHE, PARLANO SULLE RIVELAZIONI DATI A SUOR MARTA CHAMBON SULLE PIAGHE DI GESU’, A SUOR EUGENIA RAVASIO ( IL PADRE PARLA AI SUOI FIGLI), A SANTA FAUSTINA KOWALSKA(IL DIARIO DI S. F.), A SUOR AMALIA (SULLA CORONCINA DELLE LACRIME DI MARIA), SUL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU’ DI SAN GASPARE DEL BUFALO; DIFFONDERANNO A TUTTI LA PREGHIERA DI
SAN GERTRUDE CHE SALVA MILLE ANIME E LIBERA MILLE ANIME PURGANTI, ED I LIBRI SUL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ E DI MARIA DI SANTA MARGHERITA ALACOQUE, SULL’APPARIZIONE DI PARIGI DELLA MEDAGLINA MIRACOLOSA E LE RIVELAZIONI DI SUOR MARIA PIERINI DE MICHELE SULLO SCAPOLARE DEL VOLTO SANTO DI GESU’, QUELLO A SAN SIMONE STOCK SULLO SCAPOLARE DEL CARMELO, E TUTTI I LIBRI MIEI CHE HO SCRITTO E CHE SCRIVERO’.
L’ALTRO ABITO DEVE ESSERE BIANCO PER IL PERIODO DI CALDO (DALLA PRIMAVERA A FINE ESTATE) E DEVE ESSERE COME QUELLO AZZURRO CON LA CROCE SULLA SPALLA E LE STESSE SCRITTE DAVANTI E DI DIETRO. LE MAGLIETTE SOTTO L’ABITO CON LE IMMAGINI DI GESU’ E MARIA CROCIFISSI NON DEVONO MAI ESSERE TOLTE, NEMMENO DURANTE IL RIPOSO NOTTURNO; PERCIO’: OGNI RELIGIOSO NE DOVREBBE AVERE ALMENO 4 PER IL RICAMBIO, ANCHE GLI INDUMENTI INTIMI DEVONO PORTARE IL CROCIFISSO DISEGNATO CON LE STESSE SCRITTE AVANTI E DIETRO E ANCHE LE LENZUOLA DEL LETTO , IL MATERASSO, E COSI’ ANCHE TUTTI I LETTI, LE LENZUOLA DELL’OSPEDALE , DELLE COMUNITA’ DEGLI ALLOGGI AI POVERI BISOGNOSI ; LE STANZE DEVONO ESSERE PIENI DI QUESTE IMMAGINI SACRE CON QUESTE PAROLE E CON ALTRE IMMAGINI SACRE MIRACOLOSE FAMOSE, COME : LA MADONNA DELLA PACE DI THIALJINA, QUELLA DEL SANTUARIO DEL DIVINO VOLERE DI PORTO EMPEDOCLE ,E QUELLE DI GESU’ INFINITAMENTE MISERICORDIOSO ,E LE IMMAGINI SPECIALMENTE DEI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI FRA CUI SE NON L’HO DETTO VI SONO ANCHE SANTA MARGHERITA ALACOQUE , SAN FRANCESCO E CHIARA, SANTA CATERINA PERCHE’ PATRONA D’ITALIA , SAN BENEDETTO , SANTA BRIGIDA , EDITH STEIN , CIRILLO E METODIO PERCHE’ PATRONI D’EUROPA, SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE E TUTTI GLI ANGELI CUSTODI DEGLI APPARTENTI ALL’ORDINE RELIGIOSO E LAICO DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE , E I GENITORI DI MARIA , DI LUISA , DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE, DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI SANT’ELIA , IL PAPA E I SUOI GENITORI, I GENITORI DI SAN GIUSEPPE ,I GENITORI DI PADRE PIO DI PADRE ANNIBALE, , I GENITORI DEI NOSTRI CONGREGATI CHE SONO MORTI: SE I CONGREGATI HANNO DIMOSTRATO DI AVERE VERA SANTITA’ .
. PER LE FESTIVITA’ DEI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI : LE CAMPANE DEVONO SUONARE A MEZZOGIORNO IN GRAN FESTA E GIUBILO E TUTTI I CONGREGATI RELIGIOSI DEVONO IN QUESTI GIORNI AVERE LE DISPENSE SU TUTTI GLI ALTRI SERVIZI DI PREGHIERA E DI LAVORO (TRANNE PER QUELLI CHE DEVONO OPERARE IN OSPEDALE); QUESTO SARA’ UN GIORNO LIBERO PER TUTTI I RELIGIOSI E LAICI, MA IL GIORNO LIBERO CONSISTERA’, NON NEL DISPERDERE LO SPIRITO DI PREGHIERA E CONTEMPLAZIONE IN COSE UMANE , MA NEL POTER IN LIBERTA’ RIUNIRSI INSIEME (SEMPRE CON QUELLI DELLO STESSO SESSO :I RELIGIOSI) PER DELLE PREGHIERE IN GIARDINO ALL’ARIA APERTA , E SEMPRE DENTRO I SANTUARI DEL DIVINO VOLERE ( CHE AVRANNO SEMPRE DEI BELLISIMI GIARDINI PIENI DI FIORI E DI ANIMALI COME: PAVONI ,OCHE, GALLINE , CONIGLI, PERCHE’ DEVONO FAR PENSARE SEMPRE AL GIARDINO DELL’EDEN) E POSSONO PARLARE DI DIO (NON DI COSE MONDANE ) FRA DI LORO; PERO’ IL ROSARIO DI MARIA E DI LUISA E IL ROSARIO DEL PADRE COME ANCHE LE 2 CORONCINE DELLA MISERICORDIA E DELLE PIAGHE DI GESU’ E LE 24 ORE DELLA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA SONO TENUTE A FARLE SEMPRE INSIEME E MAI DA SOLE O CON RELIGIOSI E LAICI DI DIVERSO SESSO, SOLO LO POSSONO CON QUESTI, SE SI METTONO IN GRUPPETTI SEPARATI DISTANTI FRA LORO ALMENO 10 METRI, E MAI SONO TENUTI A PARLARE DI COSE FUORI LO SPIRITO : LE COSE DEL MONDO E DELLA CARNE NON DEVONO MAI ENTRARE NEI DISCORSI DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE E DEVONO SEMPRE PARTECIPARE ALMENO A 2 MESSE: NEL GIORNO DI QUESTE FESTE .
RIBADISCO ANCORA: ANCHE QUANDO SI LAVORA NEI GIARDINI E SI INCONTRA UN RELIGIOSO O LAICO DI SESSO OPPOSTO SI DEVE TENERE LA DISTANZA DI ALMENO 5:-10 METRI E SENZA PARLARE( TRANNE PER MOTIVI DI NECESSITA’ URGENTE, E SEMPRE ATTINENTE ALLO SPIRITO ,ALLA PREGHIERA O AL LAVORO CHE SI STA SVOLGENDO ); CHI ROMPE QUESTA REGOLA E VIENE TROVATO ANCHE A SFIORARE O A TOCCARE L’ALTRO SESSO ANCHE SE PER MOTIVI DI COMFORTO DEVE ESSERE ESPULSO DALL’ORDINE E PUO’ RIENTRARE SOLO SE FA RICORSO A ME ED IO NE APPROVO LA SUA RIAMMISSIONE . OVVIAMENTE QUESTE REGOLE VALGONO SOLO PER I RELIGIOSI; PER I LAICI LA REGOLA SARA’ UGUALE A QUELLA DEI RELIGIOSI SOLO : PER LE MESSE, LE PREGHIERE E LE MEDITAZIONI DEI LIBRI DI LUISA E MIEI, E DEI FIORETTI , DIGIUNI , CHE INDICHERO’; E POSSONO ESSERE DISPENSATI DA QUESTE COSE: SOLO DA UN CONFESSORE PADRE SPIRITUALE DEL NOSTRO ORDINE O DA UN SUPERIORE CHE: PER LE DONNE SARA’ LA MADRE SUPERIORA DEL SANTUARIO E PER I MASCHI SARA’ IL PADRE SUPERIORE.
LE PREGHIERE OBBLIGATORIE PER TUTTI (RELIGIOSI E LAICI DEL TERZO ORDINE) RIBADISCO SONO :
ALLE 15:00 LA CORONCINA DELLA MISERICORDIA E POI SUBITO DOPO QUELLA DELLE PIAGHE . IL ROSARIO INTERO DI MARIA E DI LUISA(O SOLO UNA PARTE, SE IL RELIGIOSO O IL LAICO NE E’ DISPENSATO DAL SUPERIORE). IL ROSARIO DEL PADRE DI EUGENIA RAVASIO, LE SETTE GIOIE E DOLORI DI SAN GIUSEPPE, LA PREGHIERA DI SAN GERTRUDE CHE SALVA MILLE ANIME (ALMENO 10 AL GIORNO), LA PREGHIERA ALL’ANGELO CUSTODE LA MATTINA E POI ALLA SERA, LA PREGHIERA DEL PADRE CHE HO SCRITTO IO : UNA LA MATTINA AL RISVEGLIO E L’ALTRA PRIMA DI ANDARE A DORMIRE, COSI’ ANCHE A:SAN MICHELE ARC., GABRIELE E RAFFAELE, ALMENO UNA LA MATTINA E UNA ALLA SERA:
PREGHIERA A GLI ARCANGELI:
SAN MICHELE , GABRIELE E RAFFAELE ARC. CON LA VOSTRA LUCE ILLUMINATECI , CON LA VOSTRA SPADA DIFENDETECI, SOTTO LE VOSTRI ALI PROTEGGETECI E CONSACRATECI SEMPRE , LIBERATECI DA OGNI MALE, E FATECI SEMPRE VINCERE SUL DEMONIO E SUL NOSTRO UMANO VOLERE,SPECIALMENTE LA NOTTE QUANDO LA NOSTRA MENTE RIMANE INTONDITA , PER LA CROCIFISSIONE , MORTE E PASSIONE DI GESU’ E MARIA, NELLA DIVINA VOLONTA’;
O UNA CORTA DEL TIPO(O UNA A PIACERE): SAN MICHELE GABRIELE E RAFFAELE CUSTODITECI SEMPRE NEL DIVINO VOLERE
ALLE TRE SS. TRINITA’ ,AI NOSTRI ANGELI CUSTODI , AI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI E A TUTTI GLI ANGELI E AI SANTI CHIEDETE LA STESSA COSA CHE STA SCRITTO NELLA PREGHIERA AI TRE ARCANGELI, CIOE’: DI FARVI VINCERE SEMPRE SOPRA IL NOSTRO UMANO VOLERE E IL DEMONIO,SPECIALMENTE LA NOTTE : PER LA CROCIFISSIONE DI GESU’.
OGNI GRAZIA CHE I RELIGIOSI E I LAICI DEL TERZO ORDINE DESIDERANO DA DIO PER SE STESSI , SE LA DEVONO PRENDERE, PERCHE I FIGLI DEL DIVINO VOLERE NON SONO SERVI MA FIGLI E QUINDI EREDI DI TUTTO CIO’ CHE E’ DI DIO.
I RELIGIOSI, SE HANNO ATTIVITA’ LAVORATIVE COME HO DETTO SOPRA : AZIENDE DI OGGETTI SACRI O NEGOZI DI OGGETTI SACRI , ATTIVITA’ DI PASTORIZIA , AGRIGOLTURA , PESCICULTURA ECC. , DEVONO PRENDERE DEI LAVORATORI PER AIUTO, SE NE HANNO DI BISOGNO, SOLO: DAI LAICI DEL TERZO ORDINE CHE, DEVONO ESSERE SANTI COME I RELIGIOSI , SANTI DEL DIVINO VOLERE, PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA , E POSSONO SEMPRE, ANCHE QUESTI ESPULSI: APPELLARSI A ME PER RIENTRARE DI NUOVO NELL’ORDINE DEI LAICI . I LAVORI PER I LAICI DEVONO ESSERE SEMPRE FATTI, NELL’ORDINE COME HO DETTO PER I RELIGIOSI , CIOE’: I MASCHI CON I MASCHI E LE DONNE CON LE DONNE E POSSONO ANCHE LAVORARE INSIEME AI RELIGIOSI (DELLO STESSO SESSO); SE UN LAICO NO SA MANTENERE IL SILENZIO DURANTE IL LAVORO O NON LAVORA CON COSTANZA E AMORE, DEVE ESSERE ESPULSO, PERCHE’ LA PIGRIZIA E LA LINGUA SCIOLTA , NON DEVONO ESISTERE MAI, PERCHE’ NON FA PARTE DELLA SANTITA’ DEL DIVINO VOLERE( ECCETTO SE PARLA PER EDIFICARE IL PROSSIMO) . I RELIGIOSI SONO OBBLIGATI PER OBBEDIENZA A ME: A DIRE SUBITO CHI NON SI COMPORTA DA SANTO: SIA TRA I RELIGIOSI E SIA TRA I LAICI DEL TERZO ORDINE, ANCHE SE IL DISUBBIDIENTE E’ UN SUPERIORE O UN CONFESSORE;
MAI NESSUN LIEVITO DI SATANA DEVE ENTRARE NELLA CONGREGAZIONE, IO NE DEVO ESSERE IMFORMATO DAI RELIGIOSI O DAI LAICI: DI TALI INDIVIDUI: PRIMA DEI SUPERIORI STESSI, E DOPO , SE IO LO RICHIEDO: PUO’ ESSERNE IMFORMATO ANCHE IL SUPERIORE; IL SUPERIORE CHE SA CHE DENTRO LA CONGREGAZIONE CI SONO TALI INDIVIDUI E FA SILENZIO A ME: VERRA’ ESPULSO SUBITO DA ME DALL’ORDINE, TRANNE CHE SAPPIA DISCOLPARSI DA QUESTO ERRORE COMMESSO: CHE PUO’ ESSERE MOLTO NOCIVO PER LA VITA DI SANTITA’ DEGLI ALTRI MEMBRI, PERCHE’ POSSONO SUBIRE CONDIZIONAMENTI DAL MALE , PER COLPA DI QUESTI TALI .
GLI OCCHI DEI SUPERIORI DEVONO ASSOLUTAMENTE INDAGARE PRIMA DI OGNI ALTRA COSA E MOLTO PIU’ DI OGNI ALTRA COSA DENTRO LE ANIME DEI CONGREGATI : SE VI SIA SINCERITA’ O IPOCRISIA NEL SEGUIRE DIO; SE I SUPERIORI NON HANNO QUESTO CARISMA: DEVONO AVVISARMI SUBITO, COSI’ CHE IO PROVVEDERO’ A SOSTITUIRLI CON ANIME CHE HANNO QUESTO SPIRITO DI DISCERNIMENTO; OLTRE A QUESTO SPIRITO, I SUPERIORI : DEVONO AVERE DISTACCO DALL’INFLUENZA UMANA,E SI DEVONO SUBITO DISTACCARE DA CHI SI COMPORTA IN MODO UMANO, DEVONO AVERE FERMEZZA DI SPIRITO, FORTE E RISOLUTO, DETERMINATO AD ESEGUIRE LA VOLONTA’ DI DIO ANCHE NELLA SEVERITA’( SEMPRE SENZA IRA E NERVOSISMO MA CON FERMEZZA DIVINA E GIUSTIZIA DI DIO), E DEVONO ESSERE MISERICORDIOSI SOLO SULL’ASPETTO DELL’AMORE SPIRITUALE E FRATERNO, MA MAI TOLLERANTI VERSO CHI:NON HA LA SANTITA’ DEL DIVINO VOLERE E NON PUO’ ASSOLUTAMENTE RESTARE NEL NOSTRO ORDINE ; ALTRIMENTI SAREMO NON FIGLI DEL DIVINO VOLERE DI FATTO MA SOLO PER NOME ,CIOE’ CADREMO NELL’IPOCRISIA, DOVE LA GIUSTIZIA DI DIO SI FARA’ SENTIRE MOLTO TREMENDAMENTE NEL GIORNO DEL GIUDIZIO FINALE.
QUANDO SI LAVORA O QUANDO SI E’ LIBERI DA IMPEGNI , TUTTI DEVONO FARE A MENTE: IL GIRO DELL’ANIMA A MODO PROPRIO O LA GIACULATORIA :
GESU’ GIUSEPPE, MARIA E LUISA VI AMO SALVATE LE ANIME E TRASFORMATE SEMPRE LA NOSTRA VOLONTA’ IN DIVINA , NELLA DIVINA VOLONTA’.
OPPURE:
PER LA SUA DOLOROSA PASSIONE E CROCIFISSIONE ABBI MISERICORDIA DI TUTTI E DONACI IL TUO REGNO, NELLA DIVINA VOLONTA’.
ANCHE I SUPERIORI E I LAICI , DEVONO PREGARE INTERIORMENTE COSI’ ; QUESTO E’ MOLTO IMPORTANTE : CHE LA MENTE DURANTE IL LAVORO PREGHI SEMPRE , PER NON LASCIARE SCOPERTA L’ANIMA DAGLI ATTACCHI DEL MALE E DELL’UMANO VOLERE NOSTRO; SE LA PREGHIERA SOPRADDETTA VIENE DIFFICILE DA FARE SI PUO’ FARE QUEST’ALTRA:
GESU’, GIUSEPPE ,MARIA E LUISA VI AMO TRASFORMATE LA MIA VOLONTA’ IN DIVINA, NELLA DIVINA VOLONTA’.
OPPURE:
PER LA TUA DOLOROSA PASSIONE E CROCIFISSIONE DONACI IL TUO REGNO ADESSO,NELLA DIVINA VOLONTA’.
QUESTA PREGHIERA PUO’ OTTENERE TUTTO E SUBITO, PERCHE’ SULLA CROCE GESU’ CI HA OTTENUTO TUTTO E SUBITO, BASTI MEDITARE LE SUE 7 SANTE PAROLE SULLA CROCE ; SAN GIUSEPPE MI HA COMFERMATO CHE LA PREGHIERA PIU’ POTENTE PER OTTENERE LE GRAZIE PIU’ GRANDI E PIU’ VELOCEMENTE E’ PROPRIO, RICHIEDERE OGNI COSA PER LA PASSIONE E CROCIFISSIONE DI GESU’, SPECIALMENTE PER LA PASSIONE SULLA CROCE CHE FU’ TREMENDA E MORTALE : DARA’ LA VITA A TUTTI , COME DISSE GESU’ :” QUANDO SARO’ INNALZATO DA TERRA ATTIRERO’ TUTTI A ME “ ,
QUINDI IL CROCIFISSO VA MESSO IN OGNI PUNTO , IN OGNI STANZA ,SEMPRE NEI NOSTRI PENSIERI, NEI NOSTRI CUORI .
SI PUO’ ANCHE DIRE SE SI VUOLE
LA PREGHIERA DI SAN GERTRUDE :
ETERNO PADRE IO TI OFFRO IL PREZIOSISSIMO SANGUE ( E LA CROCIFISSIONE)DI GESU’ IN UNIONE A TUTTE LE MESSE ETERNE (PER DONARCI IL TUO REGNO ADESSO ), PER LIBERARE TUTTE LE ANIME DEL PURGATORIO , PER SALVARE TUTTE LE ANIME (DI OGNI TEMPO ) DI OGNI LUOGO , DELLA CHIESA UNIVERSALE E TUTTI I NOSTRI FAMILIARI (STIRPE, E CONGREGATI,NELLA DIVINA VOLONTA’).
SE QUALCUNO NON SA FARE NEMMENO UNA DI QUESTE PREGHIERE, DURANTE IL LAVORO, E DICE DI TROVARE OSTACOLI: IO DICO CHE NON E’ DEGNO DI ESSERE UN FIGLIO DEL DIVINO VOLERE E VA ESPULSO SUBITO.
PERCHE’ I VERI SANTI: HANNO TUTTO L’AIUTO DI DIO IN OGNI PROVA, E CHI NON TROVA QUESTO AIUTO : E’ CHIARO CHE NON HA LO SPIRITO DI DIO , ALMENO CHE NON ABBIA UN HANDICAP CHE E’ DEL TUTTO SCUSABILE .
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE RELIGIOSI E ANCHE LAICI: NON DEVONO POSSEDERE NIENTE, DEVONO DARE TUTTO ALLA CONGREGAZIONE ; I LAICI DEVONO DARE OGNI COSA DI NECESSITA’, ALLA LORO FAMIGLIA , AI LORO GENITORI E FAMILIARI, E IL RESTO CHE E’ IN PIU’, DEVONO DARLO TUTTO ALLA CONGREGAZIONE: SE VOGLIONO ENTRARE NEL NOSTRO ORDINE; SE LE LORO FAMIGLIE O I LORO GENITORI IN SEGUITO NECESSITANO DI AIUTO: POSSONO RICHIEDERLO QUESTO AIUTO AI SUPERIORI: CHE PROVVEDERANNO AD OGNI NECESSITA’; I RELIGIOSI DEVONO POSSEDERE SOLO: LE VESTI RELIGIOSE, ALMENO 2 INVERNALI E 2 ESTIVI PER IL RICAMBIO, 3 MAGLIETTE CON I CROCIFISSI CHE VANNO SOTTO L’ABITO RELIGIOSO , 4 O 5 PAIA MASSIMO DI CALZETTE E MUTANDINE. 1 PAIO DI SCARPE ESTIVE E 1 INVERNALE E 1 PER IL LAVORO. QUANDO SI FA DEL LAVORO DOVE CI SI PUO’ SPORCARE SEMPRE, CON IL PERMESSO DEL SUPERIORE: IL RELIGIOSO POTRA’ VESTIRE UN INDUMENTO ADATTO AL LAVORO CHE FA, E PUO’ STARE ANCHE A MANICHE CORTE D’ ESTATE QUANDO FA LAVORI FATICOSI .
IL RELIGIOSO CHE CAMMINA IN MODO SENSUALE ,ORGOGLIOSO, ADULTERO, O CHE SI METTE A DISCUTERE MOLTO( ANCHE SE PARLA DI COSE SPIRITUALI), O PARLA DI COSE MONDANE, VA SUBITO ESPULSO.
IL VERO SANTO DEL DIVINO VOLERE E’ QUESTO:
UN UOMO O UNA DONNA CHE NON GUARDANO A NESSUNO , NON SI INTERESSANO DI NIENTE, MA SOLO DI COSE RIGUARDANTI LA SPIRITUALITA’ E DI DIO , HANNO LO SPIRITO FISSO A GESU’ CROCIFISSO E A MARIA CROCIFISSA CON GESU’, MEDITANO NOTTE E GIORNO CON PREGHIERE, LA PASSIONE DI GESU’ E DI MARIA, NON GUARDANO AL TORTO SUBITO , E SI MANTENGONO DISTANTI DA PENSIERI DI RIBELLIONE PER L’INGIUSTIZIA SUBITA ,
NON SI LAMENTANO MAI , MA ANZI CERCANO SEMPRE DI DARE DI PIU’ PER IL BENE DEGLI ALTRI, GIOISCONO SEMPRE, PERCHE’ SENTONO IL PREMIO DELL’AMORE DIVINO E LA PRESENZA DI DIO , DI MARIA E LUISA ,E SENTONO LA GRAZIA SEMPRE NEL LORO CUORE, NEI LORO PENSIERI, SONO AGGRAZIATI E PURI, E LE BASTA SOLO LA DIVINA VOLONTA’ CHE HANNO IN TUTTI I LORO ATTI PER ESSERE APPAGATI DI TUTTO, ANCHE SE POTRA’ SEMBRARE CHE NON ABBIANO NIENTE, IL LORO SGUARDO ESPRIME: VITA , PACE , SERENITA’, GIOIA, AMORE, FERMEZZA , DETERMINAZIONE, CORAGGIO, INTELLIGENZA, INDIFFERENZA DEL MONDO E DELLE SUE COSE E MOLTO INTERESSE DELLE COSE DI DIO.
I CONGREGATI FIGLI DEL DIVINO VOLERE NON DEVONO MAI LAMENTARSI DEL CIBO , DELLE BEVANDE, LO POSSONO SOLO SE NOTANO DELLE COSE CHE POSSONO NUOCERE ALLA LORO SALUTE, MA IN MODO SEMPRE SERENO E PACIFICO E AMOROSO , E ANCHE POSSONO RIFIUTARE QUESTO CIBO E CHIEDERE QUALCOSA CHE SI PREPARI IN MODO VELOCISSIMO, ANZI LORO STESSI SONO TENUTI A PREPARARSI IL LORO CIBO SE IL CUOCO PREPARA QUALCOSA CHE LE FA MALE ALLA SALUTE. IL CUOCO DEVE SEMPRE METTERE ALMENO 2 ORE PRIMA DI PRANZARE E CENARE : IL MENU’ ESPOSTO, CON TUTTI GLI INGREDIENTI COMPRESO IL SALE( SOLO IODATO ), E IL TIPO DI SPEZIE(DEVE USARE POCHISSIMO PEPE E SE FA DOLCI NON DEVONO MAI ESSERE TROPPO ZUCCHERATI) DEVE SEMPRE VALUTARE LA SITUAZIONE DI TUTTI E TUTTI DEVONO IMFORMARE IL CUOCO DEGLI INGREDIENTI CHE A LORO NUOCCIONO, PER LE FRITTURE DEVE USARE POCHISSIMO OLIO PERCHE NUOCE ALLA SALUTE.
TRA I CONGREGATI NON CI DEVONO ESSERE PREFENZE PER IL CIBO E LE BEVANDE( PENA NE VALE L’ESPULSIONE DALL’ORDINE):” IO VOGLIO QUESTO , A ME PIACE QUEST’ALTRO , A ME NON PIACE QUESTA COSA ECC.” SOLO NEL CASO CHE UNA COSA LE FA RIBREZZO E NON POSSONO ASSOLUTAMENTE DIGERIRLA COME AD ESEMPIO PUO’ ESSERE LA COTENNA DI MAIALE O GLI ORGANI INTERNI DI UN ANIMALE MACELLATO POSSONO RIFIUTARLA E PREPARARSI DA SE UN PIATTO VELOCE O CHIEDERLO AL CUOCO , MA SOLO PIATTI VELOCISSIMI,
MA SE LA SUPERIORA O IL SUPERIORE COMPRENDONO CHE: NON DICONO LA VERITA’ , MA LO FANNO SOLO PER GOLA O PER EGOISMO DEVONO ESSERE SUBITO ESPULSI.
LA CARNE O IL PESCE, SI POSSONO MANGIARE, SOLO UNA VOLTA AL MESE,(ALMENO CHE NON SONO CIBI CHE COSTA POCHISSIMO COME LE ALI DI POLLO AD ESEMPIO) E SI SCELGA UN GIORNO DI FESTIVITA’ DURANTE OGNI MESE: PIU’ IMPORTANTE DELL’ALTRO; POSSONO MANGIARE :CARNE, ANCHE IN AGGIUNTA A QUELLA CHE CI SARA’ A PASQUA, A NATALE, PER LA FESTA DELLA SS TRINITA’, PER IL 19 MARZO(FESTA DEL CARISSIMO S. GIUSEPPE) IL 18 GENNAIO E IL 4 MARZO (FESTA DI MARIA ASSUNTA E FESTA DI LUISA GLORIFICATA IMMENSAMENTE E FESTA ANCHE DEL DIVINO VOLERE).
I DIGIUNI DEVONO ESSERE FATTI A PANE ED ACQUA O PASTA ASCIUTTA CON OLIO O BURRO O MARGARINA ; PER I MALATI INVECE: LEGUMI CON PASTA O CON PANE, E SI FARANNO PER TUTTO IL TEMPO DELLA QUARESIMA; PERO’ QUELLI CHE MANGIANO SOLO PANE O PASTA ALMENO LA DOMENICA POSSONO MANGIARE I LEGUMI O SE LO DESIDERANO PATATE COTTE E CIPOLLE FRESCHE IN SALAMOIA.
I DIGIUNI IN QUESTO MODO: SI FARANNO ANCHE IL MERCOLEDI E VENERDI DI OGNI SETTIMANA, TRANNE SE CAPITA UNA FESTIVITA’ IMPORTANTE, E SI DEVE POSTICIPARE(IL GIORNO DEL DIGIUNO) DI UN GIORNO IN QUEL CASO.
CHI NON VUOL FARE QUESTI DIGIUNI, SE NON HA UN MOTIVO VALIDO DI SALUTE: DEVE ESSERE ESPULSO IMMEDIATAMENTE, ANCHE I LAICI DEVONO DIGIUNARE UGUALMENTE COSI’; SE NON POSSONO, DEVONO AVERE IL PERMESSO DAL LORO PADRE SPIRITUALE( DEL NOSTRO ORDINE SEMPRE) DI SALTARE I DIGIUNI E I FIORETTI .
I FIORETTI PERENNI, CHE SONO OBBLIGATORI NELLA NOSTRA CONGREGAZIONE(SALVO ECCEZIONALE PERMESSO DEL PADRE SPIRITUALE O DEL SUPERIORE)), DEVONO VALERE PER TUTTI I GIORNI DELLA VITA, SOLO PER TUTTO IL TEMPO DI PASQUA E DI NATALE SI FARA’ ECCEZIONE. QUESTI FIORETTI SONO : ASTINENZE PER SEMPRE DALLA CIOCCOLATA(COMPRESE CREME, CIOCCOLATINI), DAL CAFFE’, DAL TE, DALL’ALCOOL: COMPRESO IL VINO E LA BIRRA.
I FIORETTI MENSILI SONO LIBERI E INDIVIDUALI E SI FARANNO PER TUTTI I TIPI DI DOLCI O CARNI PREGIATE E COSTOSE O CIBI GUSTOSI, COME PIZZE, TAVOLA CALDA, RAGU’, TORTELLINI , PASTA A FORNO ECC. SI FARANNO PER LA DURATA DELL’INTERO MESE CHE SONO IL MESE DI MAGGIO IN ONORE A MARIA , IL MESE DI MARZO IN ONORE A LUISA E A SAN GIUSEPPE E AL DIVINO VOLERE , IL MESE DELLA SS TRINITA’, IN ONORE ALLA SS TRINITA’, IL MESE DI GENNAIO IN ONORE AL DIVINO VOLERE E A MARIA SS.
OGNUNO LIBERAMENTE, SENZA CHIEDERE UBBEDIENZA O CHIEDENDO L’UBBEDIENZA, PUO’ AGGIUNGERE ALTRE MORTIFICAZIONI E ASTINENZE , MA SOPRATTUTTO : TUTTA LA CONGREGAZIONE, OGNI GIORNO, DEVE OFFRIRSI COME VITTIMA SULLA CROCE DI GESU’ INSIEME ED IN UNIONE A MARIA , A GESU’ E A LUISA CROCIFISSI E PASSIONEVOLI IN TUTTA LA LORO VITA , IN UNIONE ALLA PASSIONE DELLE 24 ORE E ATTO PER ATTO DI GESU’ , MARIA E LUISA ,E DEVONO SPESSO RIPETERE QUESTE FRASI:
“ IO SONO DI CRISTO , IO SONO CRISTO, IO SONO LA DIVINA VOLONTA’, LA DIVINA MISERICORDIA , IO SONO L’AMORE INFINITO DI DIO E LORO SONO ME , IO SONO MARIA SS , MARIA E’ IN ME”.
QUESTE FRASI SI DICONO CON L’INTENZIONE DI IMMEDESIMARSI CON DIO E CON MARIA ED AUMENTARE IL PROPRIO DESIDERIO, VOLONTA’, LA PROPRIA CONVINZIONE CHE : SI E’ COMPLETAMENTE DI DIO DI MARIA E DI LUISA E CHE NOI: NON ABBIAMO PIU’ DIRITTO DI ESISTERE IN NOI STESSI, MA CE L’HANNO SOLO LORO E SOLO LA DIVINA VOLONTA’ IN NOI.
SPESSO PER ALLONTANARE: GRUPPI O PERSONE CHE PUZZANO DI MALE E CHE SEMBRANO MANDATI DA SATANA A DISTURBARE I CONGREGATI E I DEVOTI, SI DEVE PER SINGOLO CONGREGATO, MENTALMENTE, DIRE QUESTA PREGHIERA :
“ DIVINA VOLONTA’ CON LA TUA FORZA CREATRICE CREIAMO GESU’ CROCIFISSO E PASSIONEVOLE CON MARIA , LUISA E CON TUTTI I FIGLI DEL DIVINO VOLERE E CON TUTTE LE VERITA’ SUL DIVINO VOLERE DENTRO E FUORI DI ME ED IN QUESTO SANTUARIO , IN QUESTA CHIESA, CHE LEGHINO FORTE TUTTI I FIGLI DEL MALIGNO E I LORO DEMONI E LI CACCINO VIA PER SEMPRE DA NOI , DA QUESTI LUOGHI SACRI, E VICEVERSA ATTIRINO, TUTTI I FIGLI DI DIO E I FUTURI FIGLI DEL DIVINO VOLERE AD ABBEVERARSI QUI: DI TE; SAN MICHELE ARC. DISTRUGGI TUTTI I NOSTRI NEMICI E ALLONTANELI PER SEMPRE DA NOI E DA QUESTI LUOGHI SACRI;
QUESTE PREGHIERE SONO MOLTO POTENTI PER ALLONTANARE I MALI INTENZIONATI: COLORO CHE SONO MANDATI DAL DEMONIO PER SPORCARE I LUOGHI SACRI .
SPESSO I FIGLI DEL DIVINO VOLERE CONGREGATI SI DEVONO PASSARE SUL VOLTO IL FAZZOLETTO MIRACOLOSO DELLE MADRI E REGINE DEL DIVINO VOLERE E SEGNARSI CON IL SEGNO DI CROCE E DEL DIVINO VOLERE: CHE SAREBBE UNA D GRANDE E UNA V CHE COPRA LA TESTA E IL CUORE , PER LA D BASTA SEGNARE TRE PUNTI TRA LA FRONTE E L’ADDOME E LA SPALLA DESTRA COSI’ ANCHE PER LA V BASTA SEGNARE TRE PUNTI TRA LA SPALLA DESTRA E SINISTRA E L’ADDOME ; IL FAZZOLETTO MIRACOLOSO DEVE ESSERE DI COTONE O SETA O LINO, NON DI CARTA E DEVE ESSERE IMBEVUTO DI ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE(ALMENO UNA VOLTA L’ANNO) E SI POSSONO ANCHE BAGNARE IN AGGIUNTA: CON ALTRE ACQUE MIRACOLOSE. SI DEVE PORTARE SEMPRE CON SE, E LO SI USERA’ IN OGNI BISOGNO, PER ALLONTANARE I PERICOLI DELL’ANIMA E DEL CORPO, MA ANCHE PER ACQUISTARE GRAZIE DAL DIVINO VOLERE , DA MARIA, GESU’ E LUISA.
IO LO FACEVO ANCHE PER CHIEDERE: DI TROVARE LA GIORNATA SENZA INTOPPI O, DI NON INCONTRARE E DI NON FERMARMI MAI CON I FIGLI DEL MALIGNO E ALTRE COSE, COME : DI NON TROVARE AFFOLLAMENTO DAL DOTTORE MA POCHISSIME PERSONE , O DI SBRIGARMI IN MODO VELOCE QUALCHE FACCENDA, O DI NON INCONTRARE I FIGLI DELLE TENEBRE NEL SANTUARIO ,E DEBBO TESTIMONIARE, CHE PUNTUALMENTE LE COSE CHE RICHIEDEVO ACCADEVANO, ANCHE SE NON DEL TUTTO COME VOLEVO IO E SE ME NE DIMENTICAVO DI USARLO TROVAVO MOLTE PERSONE DAL DOTTORE O ALCUNI RAGAZZI AL SANTUARIO CHE NON MI PIACEVANO NELLO SPIRITO.
I FIGLI DEL DIVINO VOLERE DEVONO PULIRE O ASPERGERE CON L’ACQUA MIRACOLOSA DEL DIVINO VOLERE, TUTTI I GIORNI PER TERRA ED ANCHE I MOBILI , GLI OGGETTI SACRI,
,I TAPPETI , TUTTE LE IMMAGINE SACRE E SPECIALMENTE LA CHIESA ED IL CONVENTO ED ABBEVERARE LE PIANTE E GLI ALBERI DEL PICCOLO EDEN E DARE DA BERE A GLI ANIMALI DELL’ACQUA MIRACOLOSA, DEVONO ANCHE ASPERGERLA NEI BANCHI DELLA CHIESA NEGLI INDUMENTI DEL SACERDOTE :TUTTI I GIORNI , E OGNI FIGLIO DEL DIVINO VOLERE SI DEVE FARE TUTTI I GIORNI: UN SEGNO DI CROCE E IL SEGNO : DV, CON L’ACQUA MIRACOLOSA: NEL PETTO E SUL CAPO; E RIPETO TUTTI I GIORNI ;TUTTO QUESTO ALLONTANERA’ LA PRESENZA DEI FIGLI DELLE TENEBRE CHE SONO SEMPRE ALL’OPERA COME I DEMONI PER SPORCARE I LUOGHI SANTI E LE PERSONE SANTE.
IN OGNI STANZA DEI CONGREGATI COMPRESI I LAICI :VI DEVE SEMPRE STARE: GESU’ EUCARISTIA E L’IMMAGINE DI GESU’ E MARIA CROCIFISSI CON LE PAROLE : “ GESU’ E MARIA ENTRO NELLA VOSTRA UMANITA’ E MI FONDO NELL’ATTO UNICO DEL DIVINO VOLERE E MI CROCIFIGGO CON VOI SU QUESTA CROCE SALUTARE PER ME E PER TUTTE LE ANIME PECCATRICI, VOGLIO SALVARLE TUTTE E SANTIFICARLE NELLA VOLONTA’, E RENDERLE UGUALI A VOI IN TUTTO , ANCHE A COSTO DI SUBIRE OGNI PENA E LA VOSTRA STESSA CROCE, PERCIO’ CREO CON LA DIVINA VOLONTA’ IN TUTTE LE ANIME ,ME STESSO (A)E VOI CROCIFISSI SU QUESTA CROCE BENEDETTISSIMA CON TUTTE LE VERITA’ ETERNE ED INFINITE SUL DIVINO VOLERE SCRITTE IN NOI E IN LORO ; MI OFFRO COSI’ IMMOLATO, PRENDENDOMI TUTTI I PECCATI , TUTTI I MALI,L’UMANA VOLONTA’ ED I DEMONI DI TUTTI, SPECIALMENTE DI TUTTI I MORENTI DI OGGI E DI QUESTA SETTIMANA. AMEN , AMEN , AMEN, NELLA DIVINA VOLONTA’
LE STANZE DEI RELIGIOSI DEVONO ESSERE PICCOLE E PER UNA SOLA PERSONA (4 METRI PER 2,5 METRI MASSIMO) ED IL BAGNO CON LE DOCCIE, DEVONO ESSERE IN COMUNE CON GLI ALTRI RELIGIOSI MA DIVISE CON MURA E CON PORTE CON LA CHIUSURA BAGNO PER BAGNO E DOCCIA PER DOCCIA(MESSE IN UN PUNTO ISOLATO DALLE STANZE).
IN QUESTA CONGREGAZIONE, SE IL PAPA ME NE DARA’ PERMESSO :NON VOGLIO VESCOVI O CARDINALI ; GLI UNICI SUPERIORI DEI FRATI , DEI SACERDOTI E DELLE SUORE SAREMO :
IL PAPA , IO, UNA PERSONA CHE FA LE MIE VECI AL POSTO MIO, TUTTE LE SUPERIORE MADRI (SOLA UNA PER CONVENTO) E TUTTI I PADRI SUPERIORI DEL CONVENTO( SOLO UNO PER CONVENTO) , TUTTI GLI ALTRI NON HANNO NESSUN DIRITTO A DARE ORDINE A NESSUNO , POSSONO SOLO DARE : CONSIGLI DI CARITA’ AI LORO FRATELLI E ALLE LORO SORELLE , PENA NE VALE L’ESPULSIONE IMMEDIATA; I PADRI E LE MADRI SUPERIORE: POSSONO NOMINARE UNA SOLA PERSONA CHE FARA’ LE LORO VECI IN LORO ASSENZA O SE AVRANNO MOLTO LAVORO E NON POSSONO BADARE A TUTTI ; IN QUESTO CASO PERO’: DEVONO PRENDERE QUESTE DECISIONI IN UNIONE CON ME O CON UNA PERSONA CHE FA LE MIE VECI. QUESTA SCELTA DI NON VOLERE ALTRI SUPERIORI , L’HO AVUTA, PERCHE’ I 12 APOSTOLI NON AVEVANO ALTRI SUPERIORI ALL’INFUORI DI GESU’ E DI DIO E ANCHE PERCHE’, CON LE GERARCHIE: VI E’ IL RISCHIO DI CREARE POTERI , ABUSI, BARRIERE CHE POSSONO IMPEDIRE LO SPIRITO SANTO E ALTRI MALI CHE SAPPIAMO.
TUTTI I LAICI : POSSONO LIBERAMENTE FARE O NON FARE TUTTI I ROSARI , LE CORONCINE, LE MESSE , LE LETTURE DEI LIBRI DI LUISA E MIEI ,ECC. : SOLO SE NE SONO ESENTATI DAI LORO CONFESSORI DEL DIVINO VOLERE O DAI SUPERIORI, E PER MOTIVI RAGIONEVOLI COME: NON AVERE IL TEMPO A DISPOSIZIONE , PER MOTIVI DI LAVORO O ALTRO , MA SONO TENUTI A FARE OBBLIGATORIAMENTE, IN CONTINUAZIONE, IL GIRO DELL’ANIMA(ANCHE A MODO PROPRIO) LE PREGHIERE CORTE: MENTALMENTE, ED A PARTECIPARE ALMENO UNA VOLTA AL GIORNO ALLA MESSA NELLA NOSTRA CHIESA SANTUARIO (O ANCHE FUORI SE IL PADRE SPIRITUALE O IL SUPERIORE LO CONSENTIRA’; SEMPRE PER MOTIVI VALIDI) E A MEDITARE I LIBRI DI LUISA, ALMENO 1 ORA AL GIORNO; SE CAPITA CHE VANNO ALLA MESSA FUORI DEL PAESE DEL SANTUARIO E NON NE TROVANO MESSA, SONO DISCOLPATI ,MA SE HANNO TEMPO DI SPOSTARSI IN UN ALTRA CHIESA PER LA MESSA E NON LO FANNO: DEVONO ESSERE RIPRESI; SE LA COSA SI RIPETE PIU’ VOLTE POSSONO ESSERE ESPULSI DAL TERZO ORDINE;DELL’ESPULSIONE SE NE POSSONO SOLO OCCUPARE I SUPERIORI CHE SI DEVONO CONSIGLIARE CON IL CONFESSORE DEL LAICO COLPEVOLE. I LAICI DEVONO PORTARE AL COLLO ESTERNAMENTE E BEN VISIBILI SEMPRE: IL ROSARIO CON LE DUE MEDAGLINE MIRACOLOSE E IL CROCIFISSO DEL DIVINO VOLERE, LA MEDAGLIA DELLA SS TRINITA’ ,LA MEDAGLIA DI SAN BENEDETTO , DEI TRE ARCANGELI, DELLA SANTA FAMIGLIA E DELLA TRINITA’ DEL DIVINO VOLERE( GESU’ MARIA E LUISA).
DEVONO PORTARE:LA MAGLIETTA DI GESU’ E DI MARIA CROCIFISSI UGUALI A QUELLI DEI RELIGIOSI , ANCHE SOTTO UN ALTRA MAGLIA.
TUTTI I LAICI E I RELIGIOSI: DEVONO SPOSARSI CON LO SPIRITO SANTIFICATORE E CON MARIA SS E LUISA E CON LA DIVINA VOLONTA’: CON UNA CONSACRAZIONE SPECIALE E INDISSOLUBILE:
“ CONSACRAZIONE DEI PRESCELTI PRONTI A FAR PARTE DEFINITIVAMENTE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’ COME LAICI DEL 3° ORDINE E RELIGIOSI (ANCHE NOVIZI) :
DOLCISSIMO SPIRITO SANTIFICATORE , DIVINA VOLONTA’ MIO TUTTO,DOLCISSIMA IMMACOLATA VERGINE MARIA E DOLCISSIMA MADRE MIA: LUISA:
IO…(DIRE IL NOME NUOVO CHE DEVE ESSERE SEMPRE SEGUITO ANCHE DAL NOME : GESU’MARIALUISA , ESEMPIO IL NOME NUOVO E’ AGATA DIVIENE : AGATA , GESU’MARIALUISA):
………MI OFFRO E MI CONSACRO TOTALMENTE SENZA RISERVA ALCUNA: A VOI MIA VITA E MIO TUTTO: COME VOSTRO ETERNO SPOSO D’AMORE E DI LUCE, DANDOVI A VOI ,AL PADRE E A GESU’:
PIENA LIBERTA’ DI AGIRE IN ME COME VOLETE VOI, PERCHE’ IL MIO VOLERE VE LO DO A VOI COMPLETAMENTE: TENETELO LEGATO PER L’ETERNITA’ AL VOSTRO TRONO, NON ME LO RIDATE MAI PIU’ ; IO MI PRENDO DA VOI PER AGIRE IN TUTTE LE MIE AZIONI: SOLO IL VOSTRO VOLERE SANTISSIMO E ADORABILISSIMO . FATE DI ME UN VERO SPOSO D’AMORE INFINITO, COME LO SIETE VOI , ANCHE A COSTO DI SUBIRE MORTI E TRIBOLAZIONI A MAI FINIRE E DI PESO INFINITO ED ETERNO; ACCETTERO’ TUTTO QUELLO CHE MI VORRETE MANDARE ,GIA’ DA ORA, CON GIOIA E AMORE, LIETO DI SERVIRVI E DI ONORARVI SEMPRE NEL DIVINO VOLERE, E DI FARVI CONOSCERE DA TUTTI COME SIETE DOLCISSIMI E AMABILISSIMI SENZA FINE E SENZA TERMINI DI TEMPO; VI RINGRAZIO NEL DIVINO VOLERE DI AVERMI SCELTO COME VOSTRO SPOSO ETERNO E VOSTRO AMATISSIMO FIGLIO ; SONO CONSAPEVOLE DI NON APPARTENERE PIU’ AL MIO VOLERE , MA SOLO AL VOSTRO SANTISSIMO VOLERE E A QUESTA SANTISSIMA CONGREGAZIONE CHE ONORERO’ CON LA MIA VITA NELL’ETERNITA’, E NELL’AMORE INFINITO CHE VOI MI DARETE SEMPRE IN TUTTE LE MIE AZIONI, E GIURO DI ADEMPIERLE SEMPRE: QUESTE PROMESSE, IN UNIONE A VOI, AL PADRE , A GESU’ NEL DIVINO AMORE, E GIURO DI ESSERE SEMPRE OBBEDIENTE AI MIEI CONFESSORI E SUPERIORI SE QUESTI SI MANTERRANNO NELL’OBBEDIENZA AL PAPA E AL PADRE FONDATORE(GIUSEPPE MESSINA) DELLA CONGREGAZIONE E ALLA REGOLA DI QUESTA CONGREGAZIONE. AMEN , AMEN , AMEN .( POI SI DEVE FIRMARE CON DELLE GOCCIE DEL PROPRIO SANGUE E CON L’IMPRONTA DIGITALE DEL DITO INTINTO NELLE GOCCIE DEL PROPRIO SANGUE. DOPO IL SACERDOTE METTERA’ L’ANELLO D’ORO DI SPOSALIZIO CON IL NOME NUOVO INCISO ( AGATA, GESU’MARIA LUISA O SOLO LE INIZIALI:G,M,L) I NOMI NUOVI DEVONO ESSERE PRESI: DAI PIU’ GRANDI SANTI , DAI TRE ARCANGELI, DAI NOSTRI SANTI PROTETTORI , PATRONI E COMPATRONI; I NOMI DEI PIU’ GRANDI SANTI DEVONO SOLO ESSERE PRESI IN BASE ALLA LORO GRANDE SAPIENZA CHE HANNO AVUTO SULLA TERRA E AI GRANDI MIRACOLI CHE HANNO FATTO SULLA TERRA E DEVONO ESSERE COMFERMATI DA ME STESSO .
LA CONSACRAZIONE: DEVE SOLO ESSERE FATTA NELLE CHIESE DELLE 3 SS TRINITA’ DURANTE LA MESSA , PRIMA DELLA CONSACRAZIONE EUCARISTICA, PRIMA DELLE PAROLE :” PADRE MANDA IL TUO SANTO SPIRITO A SANTIFICARE QUESTI DONI…….
I CONSACRATI DEVONO ESSERE VISTI E CONSIDERATI DAL SACERDOTE SUPERIORE CHE OFFICIA LA SANTA MESSA: COME PANE AZZIMO DA CONSACRARE E TRANSUSTANZIARE IN CRISTO, E PERCIO’ DIRA’ IMPONENDO LE MANI SOPRA IL CAPO DEI CONSACRATI, QUESTE PAROLE : PADRE PER MEZZO DI GESU’ TUO FIGLIO, NEL DIVINO VOLERE : MANDA IL TUO SANTO SPIRITO SU QUESTI TUOI FIGLI, AFFINCHE’ DIVENTINO IL CORPO , IL SANGUE , L’ANIMA E LA DIVINITA’ DI GESU’ CRISTO E LA LORO VOLONTA’ DIVENTI PER L’ETERNITA’ : DIVINA VOLONTA’, PER IL CONCEPIMENTO , LA NASCITA, LA VITA , LA PASSIONE , LA CROCIFISSIONE , LA MORTE , IL CUORE TRAFITTO GRONDANTE SANGUE ED ACQUA COME SORGENTE D’INFINITA MISERICORDIA PER NOI E PER TUTTI, LA RISURREZIONE , L’ASCENSIONE E GLORIFICAZIONE DI GESU’ NOSTRO SIGNORE ETERNO E DI MARIA SS, AMEN, AMEN,AMEN, NELLA DIVINA VOLONTA’.
I LAICI DEL 3° ORDINE COME ANCHE I RELIGIOSI, PER ENTRARE A FAR PARTE DELLA CONGREGAZIONE IN MODO DEFINITIVO : DEVONO DIMOSTRARE IN TRE ANNI DI NOVIZIATO , DI ESSERE VERAMENTE FIGLI DEL DIVINO VOLERE, CIOE’ : DOVRANNO DIMOSTRARE PRIMO A ME E ANCHE AL PAPA SE LO VORRA’( IL PAPA), DI ESSERE PAZZAMANTE INNAMORATI DI VERO CUORE DI MARIA , GESU’ E LUISA E DEL GRAN DONO DEL DIVINO VOLERE; SI DEVONO SCORGERE IN LORO , MODI E ATTEGGIAMENTI, DI UNA GRAZIA UNICA , DI CARATTERISTICHE UNICHE COME :
L’IMMUTABILITA’ , CIOE’ NON ESSERE INCOSTANTI NEL SERVIZIO A DIO :” OGGI MI VA DI PREGARE , OGGI INVECE NO! OGGI NON VOGLIO FATICARE , MAGARI DOMANI CHISSA’!” “OGGI SONO TUTTO AMABILE, MA INVECE QUEST’OGGI SONO FREDDO!”, OGGI PIANGO MA INVECE QUEST’OGGI RIDO E SONO GIOIOSO!”
L’ANIMA CHE E’ ENTRATA NEL DIVINO VOLERE PUO’ SENTIRE QUESTI EFFETTI NEL CORPO , MA NELL’ANIMA DEVE ESSERE SEMPRE CALMA , PAZIENTE , GIOIOSA E FELICE, ANCHE IN MEZZO AI PIU’ GRANDI TORMENTI DELLA VITA. GLI EFFETTI NON BUONI CHE SENTIRA’: VENGONO DAGLI ALTRI FRATELLI CHE VIVONO NEL PECCATO , E LA DIVINA VOLONTA’, CE LI FARA’ SENTIRE A NOI, COME FECE CON GESU’ E MARIA NEL GETSEMANI, MA GESU’ NON CAMBIO’ PREGHIERA NEL GETSEMANI, EGLI RIMASE COSTANTE :” PADRE NON LA MIA, MA LA TUA VOLONTA’ SI FACCIA.”
UN ALTRA CARATTERISTICA DEI NOVIZI FIGLI DEL DIVINO VOLERE, DEVE ESSERE: UNA FORZA DI VOLONTA’ INCESSANTE E FORTISSIMA NEL VOLERE CONQUISTARE IL BENE COMUNE ,NEL PERSEGUIRE GLI IDEALI DELLA CARITA’ , DELL’AMORE, DELLA PACE: A COSTO DELLA PROPRIA VITA.
L’ALTRA PREROGATIVA IMPORTANTE DEVE ESSERE, LA SAPIENZA , LA CONOSCENZA DI DIO E DEL SUO VOLERE , IL SAPER PARLARE DEL DIVINO VOLERE: CON LE PROPRIE PAROLE ISPIRATE DALLO SPIRITO SANTO E CON UNA GRANDISSIMA RAZIONALITA’, TALE: DA CONVINCERE LE PERSONE CHE IN QUELLE FRASI SAPIENZIALI C’E’ VERAMENTE IL DITO DI DIO.
E L’ULTIMA, LA PIU’ IMPORTANTE PREROGATIVA DEI NOVIZI DEVE ESSERE:
L’IMMEDISIMAZIONE DI TUTTI I PROPRI ATTI CON QUELLI DI GESU’ , MARIA E LUISA; FARE TUTTO CON LA CONVINZIONE E IL DESIDERIO COSTANTE CHE SIA CRISTO IN NOI A FARE QUELLE NOSTRE AZIONI COMUNI E SEMPLICI, MA INFINITI E DIVINI NEL VALORE, E DEVONO ESSERE FATTI TUTTI NELL’AMORE INFINITO DI DIO; OVVIAMENTE, SE SARANNO FATTI IN QUESTO MODO : DEVONO PROVOCARE TANTI BELLISSIMI EFFETTI IN CHI LI CIRCONDA , COME: LA PACE , LA GIOIA, L’AMORE E BEATITUDINI INSOLITI NEI BUONI ; AI CATTIVI INVECE QUESTE ANIME PREDILETTE POSSONO PROVOCARE ALTRI EFFETTI OPPOSTI O UNA TALE AVVERSIONE ILLOGICA.
I NOVIZI DEVONO VEDERE E VIVERE IL VANGELO : COSI’ COME L’HO DESCRITTO IO NEI MIEI LIBRI:” ILVANGELO DI MATTEO E IL VANGELO DI GIOVANNI SPIEGATO”. LA PAURA DEL MALE NON DEVE MAI ESISTERE IN LORO, ALTRIMENTI SIGNIFICA SENZA DUBBIO: CHE NON HANNO ACQUISITO ANCORA IL DONO DEL DIVINO VOLERE E NON POSSONO DIVENTARE CONGREGATI NOSTRI.
LA CONGREGAZIONE DEVE ESSERE UN CORPO SOLO E UN ANIMA SOLA, SE VI SONO DIVISIONI E DISUBBIDIENZE AI SUPERIORI E AI CONFESSORI: C’E’ SENZA DUBBIO DEL MARCIO NELLA CONGREGAZIONE E DEVE ESSERE SUBITO ELIMINATO IL LIEVITO CORROTTO, CIOE’: CHI FA DA TRAMITE CON IL NOSTRO NEMICO CHE VORRA’ INFILTRARE MOLTI DEI SUOI SERVI IPOCRITI PER DISTRUGGERE LA GRANDE OPERA DELLO SPIRITO SANTIFICATORE.
ANCHE I NOVIZI DEVONO ESSERE SCELTI E COMFERMATI PRIMA E DOPO I 3 ANNI DI NOVIZIATO SOLO DA ME E POSSONO ESSERMI RACCOMANDATI DAI LORO CONFESSORI, MIEI CONGREGATI O DAI SUPERIORI DELLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL DIVINO VOLERE DELLE 3 SS TRINITA’.
DIVINA VOLONTA’ ACCRESCI INFINITAMENTE GLI OPERAI DELLA TUA MESSE, AMEN.
Secondo il decreto della Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede (A.A.S., N.58-18, del 29 dicembre
1966), e approvata da S.S. Paolo VI il 14 ottobre 1966, non è proibito
divulgare senza l'Imprimatur, scritti riguardanti nuove apparizioni, rivelazioni,
visioni, profezie o miracoli.
Edizione fuori commercio
Il
Regno del Fiat in mezzo
alle creature
~
Libro di Cielo ~
Il
richiamo della creatura nell’ordine,
al
suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio
La Regina del Cielo
nel Regno della Divina Volontà
Luisa Piccarreta
“La Piccola Figlia della Divina Volontà”
J.M.J.
LA REGINA DEL CIELO
NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ
Regina immacolata, celeste Madre
mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia
nelle tue braccia, per chiederti, coi sospiri più ardenti, in questo mese a te
consacrato, la grazia più grande, cioè di ammettermi a vivere nel Regno della Divina
Volontà. Mamma Santa, tu che sei la Regina di questo regno, ammettimi come
figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai
figli tuoi. Perciò sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi i miei passi
nel regno del Volere Divino; stretta alla tua mano materna, tu guiderai tutto
l’essere mio perché io viva perennemente nella Divina Volontà. Tu mi farai da
mamma, ed io ti consegno la mia volontà, affinché me la scambi con la Divina
Volontà e così [io] possa essere sicura di non uscire dal regno suo. Perciò ti
prego di illuminarmi per farmi comprendere cosa significhi Volontà di Dio.
Ave Maria...
Fioretto del
mese: Mattina, mezzo giorno e
sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma
celeste e dirle: “Mamma mia, ti amo; tu amami, dà un sorso di Volontà di Dio
all’anima mia e dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie
azioni sotto il tuo sguardo materno”.
L’anima alla sua
immacolata Regina
Eccomi o Mamma dolcissima,
prostrata innanzi a te. Oggi è il primo giorno del mese di maggio, sacro a te,
in cui tutti i tuoi figli vogliono offrirti i loro fiorellini per attestarti il
loro amore, e per impegnare il tuo amore ad amarli; io ti vedo scendere dalla
patria celeste, corteggiata da schiere angeliche, per ricevere le belle rose,
le umili viole ed i casti gigli dei figli tuoi, che ricambi con i tuoi sorrisi
d’amore, con le tue grazie e benedizioni. Stringendoti al seno materno i doni
dei figli tuoi, li porti al cielo per serbarli come caparra e corona nel
momento della loro morte. Mamma celeste, in mezzo a tanti, io che sono la più
piccola, la più bisognosa delle figlie tue, voglio venire fin nel tuo grembo
materno, per portarti non fiori e rose, ma un sole ogni giorno. Ma la Mamma
deve aiutare questa figlia, dandole le sue lezioni di cielo per insegnarle come
formare questi soli divini, affinché ella possa darle l’omaggio più bello e
l’amore più puro. Mamma cara, tu hai capito cosa vuole la figlia tua: vuole
imparare da te a vivere la Volontà Divina. Io, trasformando i miei atti e tutta
me stessa nella Divina Volontà, secondo i tuoi insegnamenti, ogni giorno
porterò nel tuo grembo materno tutti i miei atti cambiati in sole.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta, la tua
preghiera ha ferito il mio materno cuore, attirandomi dal cielo; sono già
vicina alla figlia mia, per darle le mie lezioni, tutte di cielo. Guardami
figlia cara: migliaia di angeli mi circondano e riverenti stanno tutti in
attesa di sentirmi parlare del Fiat
Divino, di cui posseggo, più di chiunque, la sorgente. Conosco i suoi mirabili
segreti, le sue gioie infinite, la sua felicità indescrivibile ed il suo valore
incalcolabile. Sentirmi chiamare dalla figlia mia, perché ella vuole le mie
lezioni sulla Divina Volontà, è per me la festa più grande e la gioia più pura.
Se tu ascolterai le mie lezioni io mi dirò fortunata d’essere la Mamma tua. Oh,
come desidero di avere una figlia che vuole vivere tutta di Volontà Divina!
Dimmi figlia, mi contenterai? Darai il tuo cuore, la tua volontà, tutta te
stessa nelle mie mani materne, affinché ti prepari, ti disponga, ti fortifichi,
ti svuoti di tutto, per poterti riempire tutta di luce di Divina Volontà e per
poter formare in te la vita divina? Poggia il capo sul cuore della tua Mamma
celeste e sii attenta ad ascoltarmi, affinché le mie sublimi lezioni ti
facciano decidere di non fare mai la tua volontà, ma sempre quella di Dio.
Figlia mia ascoltami, è il mio
cuore materno che ti ama tanto e che vuole versarsi sopra di te. Sappi che ti
ho scritta nel mio cuore, e ti amo da vera figlia, ma sento un dolore perché
non ti vedo simile alla tua Mamma. Sai cosa ci rende dissimili? La tua volontà,
che ti toglie la freschezza della grazia, la bellezza che innamora il tuo
Creatore, la fortezza che tutto vince e sopporta, l’amore che tutto consuma.
Insomma, la tua volontà non è quella che anima la tua Mamma celeste. Tu devi
sapere che conobbi la mia volontà umana solo per tenerla sacrificata in omaggio
al mio Creatore; la mia vita fu tutta piena di Volontà Divina. Dal primo istante
del mio concepimento fui plasmata, riscaldata e messa nella sua luce, la quale
purificò con la sua potenza il mio germe umano, in modo che fui concepita senza
macchia originale. Il mio concepimento fu senza macchia, e così glorioso da
formare l’onore della famiglia divina, solo perché il Fiat onnipotente si riversò sul mio germe, e pura e santa fui
concepita. Se il Volere Divino non si fosse riversato sopra il mio germe, come
e più di una tenera madre, per impedire gli effetti del peccato originale,
avrei avuto la triste sorte delle altre creature che sono state concepite con
il peccato originale. Perciò la causa primaria fu solo la Divina Volontà. Ad
Essa sia l’onore, la gloria, il ringraziamento per essere [io] stata concepita
senza macchia d’origine.
Ora figlia del mio cuore, ascolta
la Mamma tua: metti da parte la tua volontà umana, contentati di morire anziché
concederle un atto di vita. La tua Mamma celeste avrebbe preferito morire mille
e mille volte, anziché fare un solo atto di sua volontà. Non vuoi tu, dunque,
imitarmi? Se tu terrai la tua volontà sacrificata in onore del tuo Creatore, il
Volere Divino farà il primo passo nell’anima tua e ti sentirai plasmata da
un’aura celeste, purificata e riscaldata; ti sentirai annientare i germi delle
tue passioni e ti sentirai messa nei primi passi del regno della Divina
Volontà. Perciò, sii attenta. Se tu mi sarai fedele nell’ascoltarmi, io ti
guiderò, ti porterò con mano nelle vie interminabili del Fiat Divino, ti terrò difesa sotto il mio manto azzurro, e tu
sarai il mio onore, la mia gloria, la mia e la tua vittoria.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, fin dal mattino ed in tutte le
tue azioni, darai la tua volontà nelle mie mani, dicendomi: “Mamma mia, offri
tu stessa il sacrificio della mia volontà al mio Creatore”.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi la Divina Volontà nell’anima mia,
affinché ivi prenda il suo primo posto e formi il suo trono e la sua dimora.
L’anima
Eccomi di nuovo sulle tue
ginocchia materne, per ascoltare le tue lezioni. Mamma celeste, alla tua
potenza si affida questa tua povera figlia. Sono troppo povera, lo conosco, ma
so che tu mi ami da mamma e ciò mi basta per slanciarmi nelle tue braccia. Avendo
tu compassione di me, ed aprendo le orecchie del mio cuore, mi farai sentire la
tua voce dolcissima, per darmi le tue sublimi lezioni. Tu, Mamma Santa,
purificherai il mio cuore con il tocco delle tue dita materne, affinché il mio
cuore possa racchiudere la celeste rugiada dei tuoi celesti insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia ascoltami: se tu
sapessi quanto ti amo, ti fideresti di più della Mamma tua e non ti faresti
sfuggire neppure una sola mia parola. Tu devi sapere che non solo sei scritta
nel mio cuore, ma che dentro questo mio cuore vi è una fibra materna, che mi fa
amare, più di una madre, la figlia mia. Voglio farti sentire il grande prodigio
che operò il Fiat supremo in me,
affinché tu, imitandomi, potrai darmi il grande onore di essere mia figlia
regina. Come sospira il mio cuore, affogato d’amore, perché io desidero avere
intorno a me la schiera nobile delle piccole regine. Dunque ascoltami, figlia
mia diletta. Non appena il Volere Divino si riversò sul mio germe umano per
impedire i tristi effetti della colpa, la Divinità sorrise, si mise in festa
nel vedere nel mio germe: quel germe umano, l’umanità pura e santa, come uscì
dalle loro mani creatrici nella creazione dell’uomo. E il Fiat Divino fece il secondo passo in me con il portare questo mio
germe umano, da Esso purificato e santificato, innanzi alla Divinità, affinché
la Divinità si riversasse a torrenti sopra la mia piccolezza in atto d’essere
concepita. La Divinità, scorgendo in me bella e pura la sua opera creatrice,
sorrise di compiacimento, e volendomi festeggiare, il Padre celeste versò su di
me mari di potenza, il Figlio mari di sapienza, lo Spirito Santo mari d’amore.
Sicché io restai concepita nella luce interminabile della Divina Volontà, ed in
mezzo a questi mari divini, che la mia piccolezza non poteva contenere, si formavano
onde altissime che ritornavano come omaggi di amore e gloria al Padre, al
Figlio ed allo Spirito Santo.
La Trinità era tutt’occhio su di
me, e per non farsi vincere da me in amore, sorridendomi e vezzeggiandomi, mi
mandava altri mari, i quali mi abbellivano tanto che, appena fu formata la mia
piccola umanità, acquistai la virtù rapitrice di rapire il mio Creatore, e lui
si faceva veramente rapire.
Tra me e Dio fu sempre festa;
nulla ci negammo a vicenda: io non gli negai mai nulla e lui neppure a me. Ma
sai tu chi mi animava con questa forza rapitrice? La Divina Volontà. Ella, come
vita, regnava in me, perciò la forza dell’Ente Supremo era la mia, ed avevamo
eguale forza per rapirci a vicenda.
Figlia mia, ascolta la Mamma tua:
sappi che io ti amo assai e vorrei vedere l’anima tua riempita dei miei stessi
mari. Questi miei mari sono gonfi e vogliono versarsi, ma perché ciò avvenga,
devi svuotarti del tuo volere, affinché il Volere Divino possa fare il secondo
passo sopra di te. Egli, costituendosi come principio di vita nell’anima tua,
chiama l’attenzione del Padre celeste, del Figlio e dello Spirito Santo, a
riversarsi su di te con i loro mari rigurgitanti. Ma per fare ciò, vogliono
trovare in te la stessa loro Volontà, perché non vogliono affidare alla tua
volontà umana i loro mari di potenza, di sapienza, d’amore e di bellezza
indicibile. Figlia a me carissima, ascolta la Mamma tua, metti la mano sul tuo
cuore, dimmi i tuoi segreti: quante volte sei stata infelice, torturata,
amareggiata, perché hai fatto la tua volontà? Sappi, tu hai messo fuori la
Volontà Divina e sei caduta nel labirinto dei mali. Essa voleva renderti pura e
santa, felice e bella d’una beltà incantevole, e tu col fare la tua volontà
l’hai guerreggiata e con dolore l’hai messa fuori dalla sua cara abitazione,
che è l’anima tua. Senti figlia del mio cuore, questo è un dolore per la Mamma
tua che non vede in te il sole del Fiat
Divino, ma le dense tenebre della notte della tua volontà umana. Ma su, coraggio:
se tu mi prometti di dare la tua volontà nelle mie mani, io, la tua Mamma
celeste, ti prenderò nelle mie braccia, ti metterò sulle mie ginocchia e
riordinerò in te la vita della Divina Volontà. Anche tu, dopo tante mie
lacrime, formerai il mio sorriso, la mia festa ed il sorriso e la festa della
Trinità Sacrosanta.
L’anima
Mamma celeste, se tanto mi ami ti
prego di non permettere che io scenda dalle tue ginocchia materne. Appena vedi
che sto per fare la mia volontà, vigila la povera anima mia e, chiudendomi nel
tuo cuore, con la forza del tuo amore brucia il mio volere, cosicché cambierò
le tue lacrime in sorrisi di compiacimento.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, per ben tre volte verrai sulle
mie ginocchia, facendo la consegna del tuo volere, dicendomi: “Mamma mia,
questa mia volontà voglio che sia tua, affinché me la scambi con la Volontà Divina”.
Giaculatoria: Sovrana Regina, con il tuo impero divino, atterra la
mia volontà, affinché spunti in me il germe della Divina Volontà.
L’anima alla Vergine
Sovrana Mamma, questa tua piccola
figlia, rapita dalle tue celesti lezioni, sente l’estremo bisogno di venire
ogni giorno sulle tue ginocchia materne per ascoltarti e deporre nel suo cuore
i tuoi materni insegnamenti. Il tuo amore, il tuo dolce accento, lo stringermi
al tuo cuore fra le tue braccia, mi infondono coraggio e fiducia che la Mamma
mia mi darà la grande grazia di farmi comprendere il gran male della mia
volontà, per farmi vivere della Divina Volontà.
Lezione della Regina del Cielo
Figlia mia, ascoltami. È un cuore
di madre che ti parla; poiché vedo che mi vuoi ascoltare, il mio cuore gioisce
e sente la speranza certa che la figlia mia prenderà possesso del regno della
Divina Volontà, che io posseggo nel mio materno cuore, per darlo ai figli miei.
Perciò sii attenta ad ascoltarmi; scrivi tutte le mie parole nel tuo cuore,
affinché vi rimangano sempre, e modella la tua vita secondo i miei
insegnamenti. Senti figlia mia, non appena sorrise la Divinità e festeggiò il
mio concepimento, il Fiat supremo
fece il terzo passo sulla mia piccola umanità piccina piccina, e mi dotò di
ragione divina; mosse tutta la creazione a festa e mi fece riconoscere da tutte
le cose create per loro regina; riconobbero in me la vita del Volere Divino, e
tutto l’universo si prostrò ai miei piedi, sebbene fossi piccina e non ancora
nata. Ed inneggiandomi, il sole mi festeggiò e sorrise con la sua luce. Il
cielo mi festeggiò con le sue stelle, sorridendomi con il loro mite e dolce
scintillio, ed offrendosi come fulgida corona sul mio capo. Il mare con le sue
onde, alzandosi ed abbassandosi, pacificamente mi festeggiò. Insomma non ci fu
cosa creata che non si unì al sorriso ed alla festa della Trinità Sacrosanta.
Tutti accettarono il mio dominio, il mio impero, il mio comando, e si sentirono
onorati dopo tanti secoli, da quando Adamo perdette il comando ed il dominio di
re, sottraendosi alla Divina Volontà, di trovare in me la loro Regina, e la
creazione tutta mi proclamò Regina del cielo e della terra.
Mia cara figlia, tu devi sapere
che la Divina Volontà, quando regna nell’anima, non sa fare cose piccole, ma
grandi. Vuole accentrare nella fortunata creatura tutte le Sue prerogative
divine; e tutto ciò che è uscito dal suo Fiat
onnipotente circonda l’anima e resta ubbidiente ai suoi cenni. Che cosa non mi
diede il Fiat Divino? Mi diede tutto:
cielo e terra erano in mio potere, mi sentivo dominatrice di tutto, persino
dello stesso mio Creatore. Ora figlia mia, ascolta la Mamma tua: oh, come mi
duole il cuore nel vederti debole, povera e senza il vero dominio di dominare
te stessa! Timori, dubbi, apprensioni, ti dominano, tutti miseri cenci della
tua volontà umana. Sai il perché? Perché non c’è in te la vita integra del
Volere Divino che, mettendo in fuga tutti i mali dell’umano volere, ti
renderebbe felice e ti riempirebbe di tutti i beni che lui possiede. Ah! Se tu,
con un proposito fermo, decidi di non dare più vita alla tua volontà, sentirai
morire tutti i mali e rivivere in te tutti i beni. Allora tutto ti sorriderà ed
il Volere Divino farà anche in te il terzo passo, e tutta la creazione
festeggerà la nuova arrivata nel regno della Divina Volontà. Dunque figlia mia,
dimmi: mi ascolterai? Mi dai la parola che non farai mai, mai più, la tua
volontà? Sappi che se ciò avverrà, io non ti lascerò mai. Mi metterò a guardia
dell’anima tua e ti avvolgerò nella mia luce, affinché tu possa comandare su
tutti i mali della tua volontà.
L’anima
Mamma celeste, le tue lezioni mi
scendono nel cuore e me lo riempiono di balsamo celeste. Ti ringrazio, che
tanto ti abbassi verso di me, poverella. Ma senti, o Mamma mia, ho timore di me
stessa; ma se tu vuoi, tutto puoi, ed io con te tutto posso. Mi abbandono come
una piccola bimba nelle braccia della Mamma mia. Sono certa che appagherò le
sue brame materne.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, guarderai il cielo, il sole, la
terra; ed unendoti con tutti, per ben tre volte, reciterai tre Gloria per ringraziare Dio d’avermi costituita
Regina di tutti.
Giaculatoria: Regina potente, domina la mia volontà per
convertirla in Volontà Divina!
L’anima alla Vergine
Eccomi di nuovo sulle materne
ginocchia della mia cara Mamma celeste. Il cuore mi batte forte forte; smanio
d’amore per il desiderio di sentire le tue belle lezioni. Perciò dammi la mano
e prendimi fra le tue braccia. Nelle tue braccia passo momenti di paradiso, mi
sento felice. Oh, come sospiro di sentire la tua voce! Una nuova vita mi
scende nel cuore. Parlami, ed io prometto di mettere in pratica i tuoi santi
insegnamenti.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi quanto
amo tenerti stretta fra le mie braccia, poggiata sul mio cuore materno, per
farti ascoltare i celesti arcani del Fiat
Divino! Se tu tanto sospiri per ascoltarmi, sono i miei sospiri che fanno ciò
nel tuo cuore; è la tua Mamma che vuole la figlia sua, che vuole affidarti i
suoi segreti e narrarti la storia di ciò che operò in lei la Divina Volontà.
Figlia del mio cuore, prestami attenzione. Il mio cuore di madre, che vuole
sfogarsi con la figlia sua, vuole dirti i miei segreti che finora non sono
stati rivelati a nessuno, perché non era suonata ancora l’ora di Dio. Dio,
volendo elargire alle creature grazie sorprendenti che, in tutta la storia del
mondo, non ha concesso, vuole fare conoscere i prodigi del Fiat Divino, e ciò che il Fiat Divino può operare nella creatura,
se questa si lascia dominare. Perciò Dio vuole mettere me in vista di tutti,
come modello, in quanto ebbi il grande onore di formare la mia vita tutta di
Volontà Divina. Ora sappi figlia mia, che appena concepita, misi in festa la
Divinità. Cielo e terra mi festeggiarono e mi riconobbero per loro Regina. Io
ero talmente immedesimata nel mio Creatore, che mi sentivo nei domini divini
come padrona. Io non conobbi che cosa fosse la separazione dal mio Creatore; lo
stesso Volere Divino che regnava in me, regnava in loro e ci rendeva
inseparabili. Mentre tutto era sorriso e festa tra me e loro, io vedevo che non
si sarebbero potuti fidare di me, se non avessero avuto una prova. Figlia mia,
la prova è la bandiera che dice vittoria. La prova mette al sicuro tutti i beni
che Dio ci vuol dare. La prova matura e dispone l’anima per acquisti di grandi
conquiste. Anch’io vedevo la necessità di questa prova, perché volevo attestare
al mio Creatore, in contraccambio dei tanti mari di grazie che mi aveva dato,
un atto di mia fedeltà, che mi costasse il sacrificio di tutta la mia vita.
Quanto è bello potere dire: “Mi hai amato e ti ho amato”. Senza la prova non lo
si può mai dire.
Or dunque sappi, figlia mia, che
il Fiat Divino mi fece conoscere la
creazione dell’uomo, innocente e santo. Anche per lui tutto era felicità;
aveva il comando su tutta la creazione e tutti gli elementi erano ubbidienti ai
suoi cenni. In Adamo regnava il Volere Divino, ed in virtù di Esso, lui era
inseparabile dal suo Creatore. Tra i tanti beni che Iddio gli aveva dato, per
avere un atto di fedeltà da parte di Adamo, gli comandò di non toccare un solo
frutto tra i tanti che c’erano in quell’Eden terrestre. Era la prova che Dio
voleva, per confermare la sua innocenza, la sua santità, la sua felicità, e per
dargli il diritto del comando su tutta la creazione. Ma Adamo non fu fedele
alla prova, e non essendo stato fedele, Iddio non poté fidarsi di lui; perciò
Adamo perdette il comando, l’innocenza, la felicità e, si può dire, capovolse
l’opera della creazione. Sappi figlia del mio cuore, nel conoscere i gravi mali
della volontà umana in Adamo ed in tutta la sua progenie, io, la tua celeste
Madre, sebbene appena concepita, piansi amaramente ed a calde lacrime sull’uomo
caduto; ed il Volere Divino, nel vedermi piangere, mi domandò per prova che gli
cedessi la mia volontà umana. Il Fiat
Divino mi disse: “Non ti chiedo di non toccare un frutto come ad Adamo. No! Ti
chiedo la tua volontà. Tu la terrai come se non l’avessi, sotto l’impero del
mio Volere Divino, che ti sarà vita, e si sentirà sicuro di fare ciò che vorrà
di te. Così il Fiat supremo fece il
quarto passo nell’anima mia, domandandomi per prova la mia volontà, aspettando
da me il mio Fiat e l’accettazione
d’una tale prova.
Domani t’aspetterò di nuovo sulle
mie ginocchia per farti sentire l’esito della prova; e siccome voglio che tu
imiti la Mamma tua, ti prego, da madre, di non rifiutare mai alcunché al tuo
Dio, ancorché fosse un sacrificio che durasse tutta la vita. Il non perderti
mai nella prova che Iddio vuole da te, la tua fedeltà, è il richiamo dei disegni
divini su di te ed il riflesso delle sue virtù; sono tanti pennelli che fanno
dell’anima il capolavoro dell’Ente Supremo. Si può dire che la prova fornisce
la materia nelle mani divine per permettere loro di compiere il lavoro nella
creatura. Chi non è fedele alla prova, Dio non sa cosa farne; non solo, costui
scompiglia le opere più belle del suo Creatore. Perciò mia cara figlia, sii
attenta. Se tu sarai fedele nella prova, renderai più felice la Mamma tua. Non
mi far stare in pensiero. Dammi la tua parola ed io ti guiderò, ti sosterrò in
tutto, come figlia mia.
L’anima
Mamma Santa, conosco la mia
debolezza. La tua bontà materna mi infonde tale fiducia, che tutto spero da te,
e con te mi sento sicura. Metto nelle tue mani materne le prove con le quali
Dio disporrà di me, affinché tu mi dia tutte quelle grazie che possano evitarmi
di vanificare i disegni divini.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte sulle mie
ginocchia materne e mi porterai tutte le tue pene d’animo e di corpo; porterai
tutto alla Mamma tua ed io benedirò le tue pene per infondere in esse la forza,
la luce e la grazia necessarie.
Giaculatoria: Mamma celeste, prendimi fra le tue braccia e scrivi
nel mio cuore, Fiat, Fiat, Fiat.
L’anima alla Vergine
Sovrana celeste, vedo che mi
tendi le braccia per prendermi sulle tue ginocchia materne, ed io corro, anzi
volo per godermi i casti amplessi, i celesti sorrisi della mia Mamma celeste.
Mamma Santa, il tuo aspetto oggi è di trionfatrice, e con aria di trionfo vuoi
narrarmi il trionfo della tua prova. Ah! Sì, ben volentieri ti ascolterò, e ti
prego di darmi grazia, affinché io sappia trionfare nelle prove che il Signore
disporrà per me.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia a me carissima, oh, come
sospiro di confidare i miei segreti alla figlia mia, segreti che mi daranno
tanta gloria e che glorificheranno quel Fiat
Divino che fu causa primaria del mio immacolato concepimento, della mia
santità, sovranità e maternità! Tutto al Fiat
Divino io debbo; io non conosco altro. Tutte le mie sublimi prerogative, che la
Santa Chiesa tanto onora, non sono altro che gli effetti di quella Divina
Volontà che mi dominava, regnava e viveva in me. Perciò sospiro tanto che si
conosca chi era colei che produceva in me tanti privilegi ed effetti mirabili,
da far stupire cielo e terra. Ora ascoltami, figlia cara. L’Ente Supremo mi
domandò il mio volere umano, ed io compresi il male grave che può fare la
volontà umana nella creatura e come essa metta tutto in pericolo, anche le
opere più belle del suo Creatore.
La creatura con il suo volere
umano è oscillante, debole, incostante, disordinata. Dio, nel crearla, l’aveva
creata unita, per natura, con la sua Volontà Divina, che doveva essere la
forza, il moto primo, il sostegno, il cibo e la vita dell’umana volontà. Non
dando vita alla Volontà Divina nella nostra, respingiamo i beni ricevuti da
Dio nella creazione ed i diritti ricevuti in natura, nell’atto in cui fummo
creati. Oh, allorché compresi bene l’offesa grave che si fa a Dio ed i mali che
piovono sulla creatura, ebbi orrore e paura di fare la mia volontà! Giustamente
temetti, poiché Adamo, pur essendo stato creato da Dio, innocente, avendo
fatto la sua volontà, fece cadere lui e tutte le generazioni in tanti mali. Io,
presa da terrore, ed ancor più dall’amore verso il mio Creatore, giurai di non
fare mai la mia volontà. Per essere più sicura ed attestare maggiormente il mio
sacrificio a colui che tanti mari mi aveva dato, di grazie e privilegi, presi
questa mia volontà umana e la legai ai piedi del trono divino, in omaggio
continuo d’amore e di sacrificio, giurando che non mi sarei servita mai,
neanche per un istante solo della mia vita, della mia volontà, ma sempre di
quella di Dio. Figlia mia, forse a te non parrà grande il mio sacrificio di
vivere senza la mia volontà; [invece] io ti dico che non c’è sacrificio simile
al mio. Anzi, si possono chiamare ombre tutti gli altri sacrifici di tutta la
storia del mondo, paragonati al mio. Sacrificarsi un giorno, ora sì ed ora no,
è facile; [ma] sacrificarsi in ogni istante, in ogni atto, nel bene che si
vuole fare, per tutta la vita, senza dare mai vita alla volontà propria, è il sacrificio
dei sacrifici. Questo è l’attestato più grande e l’amore più puro, trafilato
dalla stessa Volontà Divina, che può offrirsi al nostro Creatore. È tanto
grande questo sacrificio, che Dio non può chiedere di più alla creatura, né
essa può trovare di più, per potersi sacrificare al suo Creatore.
Figlia mia carissima, allorché
feci dono della mia volontà al mio Creatore, io mi sentii trionfante nella
prova voluta da me, e Dio si sentì trionfante nella mia volontà umana. Dio
aspettava la mia prova, cioè un’anima che vivesse senza volontà, per
aggiustare le partite del genere umano, per atteggiarsi a clemenza e misericordia.
Perciò ti attendo di nuovo per narrarti la storia di ciò che fece la Divina
Volontà dopo il trionfo della prova. Ed ora una parolina a te figlia mia. Se tu
sapessi come sospiro di vederti vivere senza la tua volontà! Tu sai che ti sono
Madre e la Mamma vuole vedere felice la figlia sua. Ma come puoi essere felice
se non decidi di vivere senza volontà come visse la Mamma tua? Se ciò farai,
tutto ti darò. Mi metterò a tua disposizione, sarò tutta della figlia mia, ed
avrò il bene, il contento, la felicità di avere una figlia che viva tutta di
Volontà Divina.
L’anima
Sovrana trionfatrice, nelle tue
mani di Madre metto la mia volontà, affinché tu stessa, come Mamma, me la
purifichi e l’abbellisca, ed insieme con la tua la leghi ai piedi del trono
divino, affinché io possa vivere non con la volontà mia, ma sempre, sempre con
quella di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, in ogni atto che farai
consegnerai nelle mie mani materne la tua volontà, e mi pregherai di fare
vivere, al posto della tua, la Divina Volontà.
Giaculatoria: Regina trionfatrice, rubami la mia volontà e cedimi
la Volontà Divina.
L’anima alla Vergine
Mamma Regina, vedo che mi aspetti
di nuovo, e stendendomi la mano, mi prendi sulle tue ginocchia, mi stringi al
tuo cuore, per farmi sentire la vita di quel Fiat Divino che tu possiedi. Oh, quanto è refrigerante il suo calore
e penetrante la sua luce! Deh! Mamma Santa, se tanto mi ami, tuffa il piccolo
atomo dell’anima mia nel sole della Divina Volontà che tu nascondi, affinché anch’io
possa dire: “La mia volontà è finita, non avrà più vita, ma la mia vita sarà la
Divina Volontà”.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, fidati della
Mamma tua e presta attenzione alle mie lezioni. Esse ti serviranno per farti
aborrire la tua volontà e per farti sospirare in te quel Fiat Divino, che tanto ama formare la sua vita in te. Figlia mia,
tu devi sapere che la Divinità fu assicurata da me dopo la prova che volle.
Tutti credono che io non ebbi alcuna prova e che sia bastato il gran portento
che Dio fece di me, di essere concepita senza macchia originale. Oh, come
s’ingannano! Dio chiese a me una prova che non ha chiesto a nessuno. Questo lo
fece con giustizia e con somma sapienza, perché dovendo scendere in me il Verbo
eterno, non solo era decoroso che non trovasse in me la macchia d’origine, ma
neppure era decoroso che trovasse in me una volontà umana operante. Sarebbe
stato troppo disdicevole per Dio scendere in una creatura in cui regnasse
l’umana volontà. Ecco, perché volle da me per prova e per tutta la vita la mia
volontà, per assicurare nell’anima mia il regno della Divina Volontà.
Assicurato questo in me, Dio poteva fare ciò che voleva di me; tutto poteva
darmi, e posso dire che nulla poteva negarmi.
Ritorniamo al punto dove siamo
rimasti. Mi riserverò, nel corso delle mie lezioni, di narrarti ciò che fece
questa Divina Volontà in me. Ora senti, figlia mia. Dopo il trionfo nella
prova, il Fiat Divino fece il sesto
passo nell’anima mia, col farmi prendere il possesso di tutte le proprietà
divine, per quanto sia ad una creatura possibile ed immaginabile. Tutto era
mio, cielo e terra, e lo stesso Dio, di cui possedevo la stessa Volontà.
Io mi sentivo posseditrice della
santità divina, dell’amore, della bellezza, della potenza, della sapienza e
della bontà divina. Mi sentivo regina di tutto. Non mi sentivo estranea nella
casa del mio Padre celeste; sentivo al vivo la sua paternità e la suprema
felicità d’essere la sua figlia fedele. Posso dire che crebbi sulle ginocchia paterne
di Dio, né conobbi altro amore, né altra scienza se non quella che mi
somministrava il mio Creatore. Chi può dirti ciò che fece questa Divina Volontà
in me? Mi elevò tanto in alto, mi abbellì tanto, che gli stessi angeli
restarono muti e non sapevano come cominciare a parlare di me. Figlia mia
carissima, tu devi sapere che quando il Fiat
Divino mi fece prendere possesso di tutto, mi sentii posseditrice di tutto e di
tutti. La Divina Volontà, con la sua potenza, immensità ed onniveggenza,
racchiudeva nell’anima mia tutte le creature, ed io sentivo un posticino nel
mio cuore materno per ciascuna di esse. Da quando fui concepita io ti portai
nel mio cuore. Oh, quanto ti amai e ti amo! T’amai tanto che ti feci da Madre
presso Dio. Le preghiere, i miei sospiri erano per te; e nel delirio di Madre,
dicevo: “Oh, come vorrei vedere la figlia mia posseditrice di tutto, come lo
sono io!”. Perciò, ascolta la Mamma tua: non volere riconoscere più la tua volontà
umana. Se ciò farai, tutto sarà in comune fra me e te. Avrai una forza divina
in tuo potere; tutte le cose si convertiranno in santità, amore e bellezza divina.
E io, nella foga del mio amore, come mi decantò l’Altissimo: “Tutta bella,
tutta santa, tutta pura sei tu, o Maria”, dirò: “Bella, pura e santa è la
figlia mia, perché possiede la Volontà Divina”.
L’anima
Regina del Cielo, anch’io ti
saluto: “Tutta bella, pura e santa è la mia Mamma celeste”. Deh! Ti prego, se
hai un posto per me nel tuo materno cuore, chiudimi in esso, e così sarò sicura
che non farò più la mia volontà, ma sempre quella di Dio. Mamma e figlia,
saremo felici tutte e due.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre volte tre Gloria Patri in ringraziamento alla
Santissima Trinità, per il regno che ha stabilito in me, della Divina Volontà,
che mi ha dato il possesso di tutto. Facendo tue le parole dell’Ente Supremo,
in ogni Gloria mi dirai: “Tutta bella,
pura e santa è la Mamma mia”.
Giaculatoria: Regina del Cielo, fammi possedere dalla Volontà
Divina.
L’anima alla divina
segretaria
Regina Mamma, eccomi ai tuoi
piedi prostrata; sento che, come figlia tua, non so stare senza la mia Mamma
celeste. Sebbene oggi vieni a me con la gloria dello scettro del comando e con
la corona di Regina, sei sempre la Mamma mia; ed io, tremante, mi getto nelle
tue braccia, affinché mi sani le ferite che la mia cattiva volontà ha fatto
alla povera anima mia. Senti, mia Mamma Sovrana, se tu non fai un prodigio, se
non prendi il tuo scettro del comando, per guidarmi e tenere il tuo impero su
tutti gli atti miei, per fare sì che il mio volere non abbia vita, non avrò la
bella sorte di venire nel regno della Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia cara, vieni nelle
braccia della Mamma tua. Prestando attenzione nell’ascoltarmi, sentirai gli
inauditi prodigi che il Fiat Divino
fece alla tua Mamma celeste, soprattutto perché questi sei giorni
simboleggiarono i sei giorni della creazione. La Divinità, pronunciando un Fiat ogni giorno, fece come un passo,
passando ora dalla creazione di una cosa e ora ad un’altra. Il sesto giorno
fece l’ultimo passo, dicendo: “Fiat!
Facciamo l’uomo alla nostra immagine e somiglianza”. Il settimo giorno riposò
nelle sue opere, volendo come godersi tutto ciò che con tanta magnificenza
aveva creato. E Iddio, nel suo riposo, guardando le opere sue, disse: “Quanto sono belle le mie opere! Tutto
è ordine e armonia!”. E guardando l’uomo, nell’enfasi del suo amore, aggiunse:
“Ma tu sei il più bello; tu sei la corona di tutte le nostre opere”. Ora, la
mia creazione superò tutti i prodigi della creazione; e quindi, con il suo Fiat, la Divinità volle fare sei passi
in me e iniziare la sua vita piena. Allorché presi possesso del regno della
Divina Volontà, finirono i suoi passi in me ed incominciò la sua vita piena,
intera e perfetta nell’anima mia.
Oh, in quali altezze divine fui
messa dall’Altissimo! I cieli non potevano né raggiungermi né contenermi, la
luce del sole era piccola innanzi alla mia luce; nessuna cosa creata poteva
raggiungermi. Io valicavo i mari divini come se fossero miei. Il mio Padre
celeste, il Figlio e lo Spirito Santo, mi sospiravano nelle loro braccia, per
godere la piccola figlia loro. Quanto contento provavano nel sentire [che],
come amavo, pregavo ed adoravo la loro altezza suprema, il mio amore, la mia preghiera
e la mia adorazione uscivano da dentro l’anima mia, dal centro della Divina
Volontà. E la Trinità sentiva uscire da me onde d’amore divino, casti profumi e
gioie insolite che partivano da dentro il cielo che il loro stesso Volere
Divino aveva formato nella mia piccolezza, tanto che non finivano di ripetere:
“Tutta bella, tutta pura, tutta santa, è la piccola figlia nostra! Le sue
parole sono catene che ci avvincono, i suoi sguardi sono dardi che ci feriscono,
i suoi palpiti sono frecce che, colpendoci, ci fanno andare in delirio
d’amore”. Sentivano uscire da me la potenza e la fortezza della loro Divina
Volontà che ci rendeva inseparabili, e perciò mi chiamavano ‘la figlia
invincibile, che porterà vittoria anche sul nostro Essere Divino’.
Ora ascoltami figlia mia. La
Divinità, presa da eccesso d’amore verso di me, mi disse: “Figlia nostra
diletta, il nostro amore non regge e si sente soffocato se non ti affidiamo i
nostri segreti. Perciò ti eleggiamo nostra fedele segretaria. A te vogliamo
affidare i nostri dolori ed i nostri decreti. A qualunque costo vogliamo
salvare l’uomo. Guarda come va a precipizio: la sua volontà ribelle lo trascina
continuamente al male; senza la vita, la forza ed il sostegno del nostro Volere
Divino, l’uomo ha deviato dalla via del suo Creatore e cammina strisciando per
terra, debole, malato e pieno di tutti i vizi.
Non ci sono vie di mezzo per
salvare l’uomo, né altre vie d’uscita, [se non] che scenda il Verbo eterno,
prenda le sue spoglie, le sue miserie, i suoi peccati sopra di sé, si
affratelli con lui, lo vinca per via d’amore e di pene inaudite, per dargli
tanta fiducia da poterlo portare di nuovo nelle nostre braccia paterne. Oh, come
ci duole la sorte dell’uomo! Il nostro dolore è grande, né potevamo affidarlo
ad alcuno, poiché non avendo una Volontà Divina che li domina, gli uomini non
potevano mai comprendere né il nostro dolore, né i gravi mali dell’uomo caduto
nel peccato. A te, che possiedi il nostro Fiat,
è dato comprendere ciò; e quindi, come a segretaria nostra, vogliamo svelarti i
nostri segreti e mettere nelle tue mani lo scettro del comando, affinché tu
domini ed imperi su tutto, ed il tuo dominio vinca Dio e l’uomo per portarceli[1]
come figli, rigenerati nel tuo materno cuore”. Chi può dirti, figlia cara, cosa
sentì il mio cuore dopo questo parlare divino? S’aprì in me una vena d’intenso
dolore e mi proposi, anche a costo della mia vita, di vincere Dio e la
creatura, per unirli insieme.
Ora figlia mia, ascolta la Mamma
tua. Ti ho visto sorpresa nel sentirmi narrare la storia del possesso del regno
della Divina Volontà. Sappi che anche a te è data questa sorte, se decidi di
non fare mai la tua volontà. Allora il Volere Divino formerà il suo cielo
nell’anima tua, sentirai l’inseparabilità divina; ti sarà dato lo scettro del
comando su te stessa, sulle tue passioni, e non sarai più schiava di te stessa.
Solo la volontà umana mette in schiavitù la povera creatura, le tarpa le ali
dell’amore verso colui che l’ha creata, le toglie la forza, il sostegno e la
fiducia di slanciarsi nelle braccia del suo Padre celeste. In questo modo, la
creatura non può conoscere né i segreti del Padre, né l’amore grande con cui il
Padre l’ama, e perciò la creatura vive come estranea nella casa del suo Padre
divino.
Che lontananza getta tra Creatore
e creatura l’umano volere! Perciò ascoltami, fammi contenta: dimmi che non
darai più vita alla tua volontà, ed io ti riempirò tutta di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, aiutami. Non vedi
quanto sono debole? Le tue belle lezioni mi commuovono fino alle lacrime, e
piango la mia grande sventura di essere tante volte caduta nel labirinto di
fare la mia volontà, essendomi, così, discostata da quella del mio Creatore.
Deh, fammi da mamma, non lasciarmi a me stessa! Con la tua potenza, unisci il
Volere Divino al mio, chiudimi nel tuo cuore materno, dove sarò sicura di non
fare mai la mia volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, starai sotto il mio manto per
imparare a vivere sotto i miei sguardi, e recitando tre Ave Maria, mi pregherai affinché io faccia conoscere a tutti la Divina
Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, chiudimi nel tuo cuore, affinché impari
da te a vivere di Volontà Divina.
L’anima alla divina
mandataria
Eccomi a te, Mamma celeste. Sento
che non so stare senza la mia cara Mamma. Il mio povero cuore è irrequieto, e
lo sento in pace quando sto nel tuo grembo, come piccola piccina stretta al tuo
cuore per ascoltare le tue lezioni. Il tuo dolce accento addolcisce tutte le
mie amarezze, dolcemente lega la mia volontà, e mettendola come sgabello sotto
la Divina Volontà, mi fa sentire il dolce impero, la vita e la felicità della
Divina Volontà.
Lezione della celeste
mandataria
Figlia mia carissima, sappi che
ti amo assai; fidati della Mamma tua e sii sicura che riporterai vittoria sulla
tua volontà. Se tu mi sarai fedele, io prenderò tutto l’impegno su di te, ti
farò da vera mamma. Perciò ascolta ciò che feci per te presso l’Altissimo. Io
non facevo altro che portarmi sulle ginocchia del mio Padre celeste. Io ero
piccina, non nata ancora. Il Volere Divino, di cui io possedevo la vita,
rendeva possibili le mie visite al mio Creatore; per me le porte e le vie erano
tutte aperte, né io avevo paura o timore. Solo la volontà umana mette paura,
timore, sfiducia, ed allontana la povera creatura da colui che tanto l’ama e
che vuole essere circondato dai suoi figli. Se la creatura ha paura, teme e non
sa stare, come figlia al padre, con il suo Creatore, è segno che la Divina
Volontà non regna in lei; perciò, è la torturata, la martire della volontà
umana. Non fare mai la tua volontà per non volerti torturare e martirizzare;
ciò è il più orribile dei martìri, poiché è senza sostegno e senza forza.
Ascoltami: io mi portavo nelle
braccia della Divinità; mi aspettavano e facevano festa nel vedermi. Mi amavano
tanto, che al mio apparire versavano altri mari d’amore e di santità nell’anima
mia; non ricordo mai di essere partita da loro, senza avere ricevuto altri doni
sorprendenti. Mentre stavo nelle loro braccia, io pregavo per l’umano genere, e
molte volte con lacrime e sospiri piangevo per te, figlia mia, e per tutti.
Piangevo per la tua volontà ribelle, per la tua triste sorte di essere schiava
di essa, che ti rendeva infelice. Vedere infelice la figlia mia, mi faceva
versare lacrime amare fino a bagnare le mani del mio celeste Padre.
E la Divinità, intenerita dal mio
pianto, mi diceva: “Figlia nostra diletta, il tuo amore ci lega, le tue lacrime
smorzano il fuoco della divina giustizia, le tue preghiere ci tirano tanto
verso le creature, che non ti sappiamo resistere. Perciò diamo a te il mandato
di mettere in salvo le sorti del genere umano. Tu sarai la nostra mandataria in
mezzo a loro; a te affidiamo le loro anime. Tu difenderai i nostri diritti,
lesi per le loro colpe; starai in mezzo, tra loro e Noi, per aggiustare le
partite d’ambo le parti. Sentiamo in te la forza invincibile della nostra Volontà
Divina, che per mezzo tuo prega, piange. Chi ti può resistere? Le tue preghiere
sono comandi, le tue lacrime imperano sul nostro Essere Divino. Perciò avanti
nella tua impresa!”.
Figlia mia carissima, il mio
piccolo cuore si sentiva consumare d’amore, a causa dei modi amorevoli del
parlare divino; e con tutto amore accettai il loro mandato, dicendo: “Maestà
altissima, sono qui fra le vostre braccia, disponete di me come volete. Io sacrificherò
anche la vita. Se avessi tante vite quante sono le creature, io le metterei a
loro e vostra disposizione, per portarle tutte salve nelle vostre braccia
paterne”.
Senza sapere allora che sarei
stata la Madre del Verbo Divino, sentivo in me la doppia maternità: maternità
per Dio, per difendere i suoi giusti diritti; maternità per le creature, per
metterle in salvo. Mi sentivo madre di tutti. Il Volere Divino che regnava in
me, che non sa fare opere isolate, portava in me Dio e tutte le creature di
tutti i secoli. Nel mio materno cuore sentivo il mio Dio offeso che voleva
essere soddisfatto, e sentivo le creature sotto l’impero della giustizia
divina.
Oh, quante lacrime versai! Volevo
far scendere le lacrime mie in ogni cuore, per far sentire a tutti la mia
maternità, tutta d’amore. Piansi per te e per tutti, figlia mia. Perciò
ascoltami: abbi pietà del mio pianto; prendi le mie lacrime per smorzare le tue
passioni e per far sì che la tua volontà perda la vita. Deh! Accetta il mio
mandato, cioè che tu faccia sempre la Volontà del tuo Creatore.
L’anima
Mamma celeste, il mio povero
cuore non regge nel sentire quanto mi ami. Ah, mi ami troppo, fino a piangere
per me! Le tue lacrime le sento scendere nel mio cuore, e come tante ferite, mi
feriscono e mi fanno comprendere quanto tu mi ami. Io voglio unire le mie
lacrime alle tue e pregarti, piangendo, affinché non mi lasci mai sola e mi
vigili in tutto. Se occorre, battimi pure, fammi da mamma. Ed io, come piccola
figlia tua, tutto mi farò fare da te, affinché il tuo mandato sia il mio benvenuto
e tu possa portarmi, fra le tue braccia, al nostro Padre celeste, come atto
compiuto del tuo mandato divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, darai la tua volontà, le tue
pene, le tue lacrime, le tue ansie, i tuoi dubbi ed i tuoi timori, nelle mie
mani materne, affinché, come Mamma tua, li tenga in deposito nel mio cuore
materno, come pegni della figlia mia; ed io ti darò il prezioso pegno della
Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma celeste versa le tue lacrime nell’anima mia,
affinché guariscano le ferite che mi ha fatto la mia volontà.
L’anima alla sua celeste
Regina
Sovrana Signora e Mamma mia
carissima, vedo che mi chiami perché senti la forza dell’amore che brucia nel
tuo cuore, e mi vuoi narrare ciò che facesti nel regno della Divina Volontà per
la figlia tua. Com’è bello vedere rivolgere i tuoi passi verso il tuo Creatore,
che sente il calpestio dei tuoi piedi. Ti guarda, si sente ferire dalla purezza
dei tuoi sguardi e ti aspetta per essere spettatore del tuo innocente sorriso,
per sorriderti e trastullarsi con te. Deh! Mamma Santa, nelle tue gioie, nei
tuoi casti sorrisi con il tuo Creatore, non ti dimenticare della tua figlia che
vive nell’esilio e che ha tanto bisogno. Spesso la mia volontà, facendo capolino,
vorrebbe travolgermi, per strapparmi dal regno della Divina Volontà!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia del mio materno cuore, non
temere, non ti dimenticherò mai. Anzi, se tu farai sempre la Divina Volontà e
vivrai nel suo regno, saremo inseparabili. Ti porterò sempre stretta per mano,
per farti da guida e per insegnarti a vivere nel Fiat supremo. Bandisci il timore, poiché nel Fiat Divino tutto è pace e sicurezza. La volontà umana è la
turbatrice delle anime, mette in pericolo le opere più belle e le cose più
sante. Tutto è pericolante in essa: in pericolo la santità, le virtù, la stessa
salvezza dell’anima; la caratteristica di chi vive di volere umano è la
volubilità. Chi mai può fidarsi di chi si fa dominare dalla volontà umana?
Nessuno! Né Dio, né gli uomini. Infatti egli somiglia a quelle canne vuote che
girano ad ogni soffio di vento. Perciò, figlia mia carissima, se qualche soffio
di vento ti vuole rendere incostante, tuffati nel mare della Divina Volontà e
vieni a nasconderti nel grembo della Mamma tua, affinché ti difenda dal vento
dell’umano e, stringendoti fra le sue braccia, ti renda ferma e sicura nel
cammino verso il suo regno divino.
Figlia mia, seguimi innanzi alla
Maestà suprema, ed ascoltami. Io, con i miei rapidi voli giungevo nelle loro
braccia divine. Appena giungevo, sentivo il loro amore rigurgitante, che come
onda impetuosa mi copriva. Oh, come è bello essere amata da Dio! In quest’amore
si sente felicità, santità, gioie infinite; e ci si sente talmente abbellita,
che Dio stesso viene rapito dalla particolare bellezza, che egli infonde nella
creatura nell’amarla. Io volevo imitarlo, e sebbene piccola, non volevo restare
dietro al suo amore. Dalle onde d’amore che mi aveva dato, formavo le onde per
coprire il mio Creatore con il mio amore. Nel fare ciò, io sorridevo, perché
sapevo che il mio amore mai avrebbe potuto coprire l’immensità del suo amore;
nonostante ciò io ci provavo, e sul mio labbro spuntava il mio sorriso innocente.
L’Ente Supremo sorrideva al mio sorriso e con la mia piccolezza festeggiava e
si trastullava. Durante i nostri stratagemmi amorosi, io ricordavo lo stato
doloroso della mia famiglia umana sulla terra, alla quale io pure appartenevo.
Oh, come mi doleva! Io pregavo che scendesse il Verbo eterno a porvi rimedio, e
lo dicevo con tale tenerezza che giungevo a cambiare il sorriso e la festa in
pianto. L’Altissimo si commuoveva tanto alle mie lacrime, anche perché erano
lacrime d’una piccina. E stringendomi al seno divino, mi asciugava le lacrime e
mi diceva: “Figlia, non piangere, fatti coraggio. Nelle tue mani abbiamo messo
la sorte del genere umano, ti abbiamo dato questo mandato. E per consolarti ti
facciamo paciera tra noi e l’umana famiglia. A te è dato rappacificarci: la potenza
del nostro Volere, che regna in te, s’impone su di Noi per dare il bacio di
pace alla povera umanità decaduta e pericolante”.
Chi può dirti, figlia mia,
ciò che provava il mio cuore a causa di questa condiscendenza divina? Era tanto
il mio amore che mi sentivo venir meno. Delirando, spasimavo, cercando altro
amore per ristoro del mio amore.
Ora una parola a te, figlia mia:
se tu mi ascolterai, mettendo al bando il tuo volere e dando il posto regio al Fiat Divino, anche tu sarai amata con
amore particolare dal tuo Creatore; sarai il suo sorriso, lo metterai in festa
e sarai vincolo di pace tra il mondo e Dio.
L’anima
Mamma bella, aiuta la figlia tua.
Mettimi tu stessa nel mare della Divina Volontà, coprimi con le onde dell’eterno
Amore, affinché non veda, né senta altro che Volontà Divina ed Amore.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiederai tutti gli atti miei
e li chiuderai nel tuo cuore, affinché tu senta la forza della Divina Volontà
che regnava in me. Poi, li offrirai all’Altissimo, per ringraziarlo di tutti
gli uffici che mi affidò per salvare le creature.
Giaculatoria: Regina di pace, fammi dare il bacio di pace dalla
Divina Volontà!
L’anima alla Regina del
Cielo
Eccomi o Mamma Santa, vicina alla
tua culla, per essere spettatrice della tua nascita portentosa. I cieli si
stupiscono, il sole ti fissa con la sua luce, la terra esulta di gioia e si
sente onorata dalla sua neonata Regina. Gli angeli fanno a gara nel circondare
la tua culla, per onorarti ed essere pronti ai tuoi cenni. Poiché tutti ti onorano
e vogliono festeggiare la tua nascita, anch’io mi unisco a loro. E prostrata
innanzi alla tua culla, intorno alla quale vedo rapiti la tua madre Anna ed il
tuo padre Gioacchino, voglio affidarti il mio primo segreto. Voglio svuotare il
mio cuore nel tuo e dirti: “Mammina mia, tu che sei alba foriera del Fiat Divino sulla terra, metti in fuga
la tenebrosa notte dell’umano volere nella mia anima e nel mondo intero. Ah sì,
la tua nascita sia la nostra speranza, e come nuova alba di grazia, ci rigeneri
nel regno della Divina Volontà.
Lezione della neonata
Regina
Figlia del mio cuore, la mia
nascita fu prodigiosa; nessun’altra nascita può dirsi simile alla mia. Io
racchiudevo in me il cielo, il sole della Divina Volontà ed anche la terra
della mia umanità, ma terra benedetta e santa che racchiudeva le più belle fioriture.
Sebbene neonata, io racchiudevo il prodigio dei più grandi prodigi. Il Volere
Divino, regnante in me, racchiudeva in me un cielo più bello ed un sole più
fulgido della creazione [di cui io ero regina], ed un mare di grazie senza confini,
che mormorava sempre ‘amore, amore’ per il mio Creatore.
Perciò la mia nascita fu la vera
alba che ha messo in fuga la notte dell’umano volere. Crescendo, formavo
l’aurora e chiamavo il giorno splendido nel quale doveva sorgere il sole del
Verbo eterno sulla terra.
Figlia mia, vieni presso la mia
culla ad ascoltare la tua piccola Mammina. Appena nata, aprii gli occhi per
vedere questo basso mondo, per andare in cerca di tutti i miei figli per
chiuderli nel mio cuore, per dare loro il mio materno amore, per rigenerarli
alla nuova vita d’amore e di grazia, e per farli entrare nel regno del Fiat Divino, di cui ero posseditrice.
Volli fare ciò da Regina e da Madre, chiudendo tutti nel mio cuore, per mettere
tutti al sicuro e dare a tutti il gran dono del regno divino.
Nel mio cuore c’era posto per
tutti, poiché per chi possiede la Divina Volontà non ci sono strettezze, ma
larghezze infinite. Quindi guardai anche te, figlia mia; nessuno mi sfuggì. E
siccome quel giorno tutti festeggiarono la mia nascita, anche per me fu festa.
Però, nell’aprire gli occhi alla luce, ebbi il dolore di vedere le creature
nella fitta notte dell’umano volere. Oh, in che abisso di tenebre si trova
avvolta la creatura, che si fa dominare dalla sua volontà! Essa è la vera
notte, ma notte senza stelle; al più, qualche lampo fuggitivo, che facilmente
viene seguito da tuoni, che rumoreggiando addensano più fitte le tenebre e
scaricano la tempesta sulla povera creatura: tempeste di paura, di debolezze,
di pericoli, di cadute nel male. Il mio piccolo cuore restò trafitto nel vedere
i miei figli sotto questa orribile tempesta che, nella notte dell’umano volere,
li aveva travolti.
Ora, ascolta la Mammina tua. Sono
nella culla, sono ancora piccina; guarda le lacrime che verso per te. Ogni qual
volta fai la tua volontà è una notte che formi per te. Se tu sapessi quanto
male ti fa questa notte, piangeresti con me. Essa ti fa perdere la luce del
giorno del Volere Santo, ti capovolge, ti paralizza nel bene, ti spezza il vero
amore; e tu resti una povera malata, alla quale mancano le cose necessarie per
guarire. Ah! Figlia mia, figlia cara, ascoltami: non fare mai la tua volontà;
dammi la parola che contenterai la tua piccola Mammina.
L’anima
Mammina Santa, mi sento tremare
nel sentire la brutta notte della mia volontà. Perciò sono qui, presso la tua
culla, per chiederti grazia: per la tua nascita prodigiosa, fammi rinascere
nella Divina Volontà. Io starò sempre vicina a te, celeste bambinella; unirò le
mie preghiere e le mie lacrime alle tue, per impetrare per me e per tutti il
regno della Divina Volontà sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a visitarmi
nella mia culla, dicendomi ogni volta: “Celeste bambinella, fammi rinascere
insieme con te nella vita della Divina Volontà”.
Giaculatoria: Mammina mia, fai sorgere l’alba della Divina Volontà
nell’anima mia.
L’anima alla Reginetta
bambina
Eccomi di nuovo vicino alla tua
culla, Mammina celeste. Il mio piccolo cuore si sente affascinato dalla tua
beltà e non so distaccare lo sguardo da una bellezza sì rara. Il tuo dolce
sguardo e il gestire delle tue manine mi chiamano per abbracciarmi e per
stringermi al tuo cuore, pieno d’amore. Mammina Santa, dammi le tue fiamme,
affinché esse brucino la mia volontà, e così io possa contentarti e vivere
insieme con te nella Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia, se tu sapessi come il
materno mio cuoricino gioisce, nel vederti vicina alla mia culla, per ascoltarmi!
Mi sento di fatto Regina e Madre, perché avendoti vicina, non sono una madre
sterile, né una regina senza popolo. Ho la cara figlia mia, che mi ama tanto e
che vuole da me l’ufficio di mamma e di regina. Perciò tu sei portatrice di
gioia alla Mamma tua, tanto più che vieni nel mio grembo affinché io ti insegni
come vivere nel regno della Divina Volontà. Avere una figlia che vuole vivere
insieme con me in questo regno sì santo, è per la tua Mamma la gloria, l’onore,
la festa più grande. Quindi, prestami attenzione mia figlia cara, ed io
continuerò a narrarti le meraviglie della mia nascita.
La mia culla era circondata da
angeli che facevano a gara per cantarmi le nenie, come a loro sovrana Regina.
Poiché io ero dotata di ragione e di scienza infusemi dal mio Creatore, feci il
mio primo dovere di adorare, con la mia intelligenza e con la mia vocina di
bimba balbettante, la Santissima Trinità adorabile. Fu tanta la foga del mio
amore verso una Maestà sì santa, che, sentendomi languire, deliravo e volevo
trovarmi fra le braccia della Divinità, per ricevere i suoi amplessi e darle i
miei. Gli angeli, poiché i miei desideri erano per loro comandi, mi presero, e
portandomi sulle loro ali, mi condussero nelle braccia amorose del mio Padre
celeste. Oh, con quanto amore mi aspettava! Io venivo dall’esilio, e le piccole
soste di separazione, tra me e lui, erano causa di nuovi incendi d’amore, erano
doni che mi sarebbero stati dati. Ed io trovavo nuovi espedienti per chiedere
pietà e misericordia per i miei figli, che, vivendo nell’esilio, stavano sotto
la sferza della divina giustizia. E stemperandomi tutta in amore, gli dicevo:
“Trinità adorabile, io mi sento felice, mi sento Regina, né conosco cosa sia
infelicità e schiavitù. Il vostro Volere, che regna in me, mi dona tali e tante
gioie e felicità, che, essendo piccina, non posso abbracciarle tutte. Ma, in
tante felicità, una vena d’amarezza intensa è dentro al mio piccolo cuore,
poiché sento in esso i miei figli infelici, schiavi della loro volontà ribelle.
Pietà, Padre santo, pietà. Rendete completa la mia felicità: rendete felici
questi figli infelici che porto, essendo più che Madre, nel mio materno cuore.
Fate scendere il Verbo eterno sulla terra e tutto sarà accordato. Io non
scenderò dalle vostre ginocchia paterne se non mi accordate il rescritto di
grazia, per cui potrò portare ai miei figli la lieta novella della loro redenzione”.
La Divinità restava commossa alle
mie preghiere, e colmandomi di nuovi doni mi diceva: “Ritorna nell’esilio e
continua le tue preghiere; stendi il regno della nostra Volontà in tutti gli
atti tuoi, e a suo tempo ti contenterò”. Ma non mi diceva né quando, né dove
sarebbe sceso.
Perciò io partii dal cielo solo
per compiere la Divina Volontà. Questo per me è stato il sacrificio più eroico,
ma l’ho fatto volentieri, per ottenere che la Divina Volontà tenesse il pieno
dominio sopra di me.
Ascoltami, figlia mia: l’anima
tua mi costò tanto da amareggiare l’immenso pelago delle mie gioie e delle mie
felicità. Ogni qual volta fai la tua volontà, ti rendi schiava e senti la tua
infelicità, ed io, come Mamma tua, sento nel mio cuore l’infelicità della
figlia mia. Oh, quanto è doloroso avere figli infelici, e quanto ti deve stare
a cuore il fare la Divina Volontà! Io giungevo persino a lasciare il cielo, pur
di ottenere che la mia volontà non avesse vita in me.
Figlia mia, continua ad
ascoltarmi. Il primo dovere, in tutti gli atti tuoi, sia quello di adorare il
tuo Creatore, conoscerlo ed amarlo. Ciò ti mette nell’ordine della creazione, e
ti fa conoscere colui che ti ha creata. Questo è il dovere più santo d’ogni
creatura: riconoscere la propria origine. Tu devi sapere che il mio portarmi al
cielo, poi scendere, pregare, formava l’aurora intorno a me, che, spandendosi
in tutto il mondo, circondava i cuori dei figli miei, facendo sì che all’alba
seguisse l’aurora, per fare spuntare il giorno sereno delle attese del Verbo
Divino sulla terra.
L’anima
Mamma celeste, nel vederti
neonata che mi dai lezioni sì sante, io mi sento rapire e comprendo quanto mi
ami, fino a renderti infelice per causa mia. O Mamma Santa, tu che tanto mi
ami, fa scendere nel mio cuore la potenza, l’amore, le gioie che ti inondano,
affinché, riempita di esse, la mia volontà non trovi spazio per vivere in me, e
liberamente ceda il posto al dominio della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre atti di adorazione al
tuo Creatore, recitando tre Gloria Patri,
per ringraziarlo di quante volte ebbi la grazia di essere ammessa alla sua
presenza.
Giaculatoria: Mamma celeste, fa sorgere l’aurora divina della
Divina Volontà nell’anima mia!
L’anima alla celeste
Reginetta
Eccomi di nuovo a te, mia cara
bambinella, nella casa di Nazareth. Voglio essere spettatrice della tua
infantile età, voglio darti la mano mentre fai i primi passi e parli con la tua
santa mamma e col tuo padre Gioacchino.
Piccina qual sei, dopo svezzata,
aiuti sant’Anna nei piccoli servizi. Mammina mia, quanto sei cara e tutta
speciale! Deh, dammi le tue lezioni, affinché segua la tua infanzia ed impari
da te a vivere, anche nelle piccole azioni umane, nel regno della Divina Volontà!
Lezione della piccola
Regina del Cielo
Mia figlia cara, l’unico mio
desiderio è tenerti vicina. Senza di te, mi sento sola e non ho a chi confidare
i miei segreti.
Sono le mie premure materne che
cercano di avere vicina la mia figlia, che tengo nel cuore, per darle le mie
lezioni, e così farle comprendere come si vive nel regno della Divina Volontà.
Ma in Essa non entra l’umano volere. Questo resta schiacciato e subisce
continue morti innanzi alla luce, alla santità ed alla potenza della Divina
Volontà. Ma credi tu che il volere umano resti afflitto, poiché il Divino Volere
lo vuole far morire? Ah, no! Anzi, si sente felice; sulla sua volontà morente,
rinasce e sorge la Volontà Divina, vittoriosa e trionfante, che porta gioia e
felicità senza termine. Basta comprendere, figlia cara, cosa significhi farsi
dominare dalla Volontà Divina, e provarlo, per ottenere che la creatura
aborrisca tanto la sua volontà, da farsi fare a pezzi, piuttosto che uscire
dalla Divina Volontà.
Ora ascoltami: io partii dal
cielo solo per fare la Volontà dell’Eterno; io avevo il cielo in me, che era
la Volontà Divina, ed ero inseparabile dal mio Creatore. Mi piaceva stare nella
patria celeste, tanto più che, stando la Divina Volontà in me, sentivo il
diritto, come figlia, di stare con la Trinità, di farmi cullare, come piccina,
fra le loro braccia paterne, e di partecipare a tutte le gioie, felicità,
ricchezze, santità, che possedevano, per riempirmene tanto da non poterle più
contenere. L’Ente Supremo godeva nel vedere che io, senza timore e con sommo
amore, mi riempivo dei loro beni; né io mi meravigliavo che mi facessero
prendere ciò che volevo, poiché ero la figlia loro. Una era la Volontà che ci animava:
ciò che volevano loro, volevo io. Sentivo che le proprietà del mio Padre
celeste erano le mie, con la sola differenza che io ero piccola e non potevo
abbracciare, né prendere tutti i loro beni. Per quanti ne prendessi, ne
restavano tanti, perché non potevo prenderli tutti, essendo creatura. [Invece,]
la Divinità era grande, immensa, ed in un solo atto abbracciava tutto.
Non appena mi facevano capire di
dovermi privare delle loro gioie celesti e dei casti amplessi che ci davamo, io
partivo dal cielo senza indugio e ritornavo in mezzo ai miei cari genitori.
Loro mi amavano molto, io ero tutta amabile, bella, ilare, pacifica e piena di
grazia infantile, tanto da rapire il loro affetto. Essi erano tutti attenti su
di me. Io ero il loro gioiello; quando mi prendevano nelle loro braccia,
sentivano cose insolite ed una vita divina palpitante in me.
Figlia del mio cuore, tu devi
sapere che da quando cominciò la mia vita quaggiù, la Divina Volontà stese il
suo regno in tutti gli atti miei. Le mie preghiere, le mie parole, i miei
passi, il cibo, il sonno che prendevo, i piccoli servizi con cui aiutavo la
madre mia, erano animati dalla Divina Volontà.
Poiché ti ho portato sempre nel
mio cuore, ti chiamavo, come figlia mia, in tutti gli atti miei. Chiamavo gli
atti tuoi insieme ai miei, affinché anche nei tuoi atti si stendesse il regno
del Volere Divino.
Senti quanto ti ho amata. Se
pregavo, chiamavo la tua preghiera nella mia, affinché la tua e la mia fossero
avvalorate da un sol valore e potere, qual’era il valore d’una Volontà Divina.
Se parlavo, chiamavo la tua parola; se camminavo, chiamavo i tuoi passi; se
facevo le piccole azioni umane indispensabili all’umana natura, qual’erano il
prendere acqua, scopare, aiutare, porgere la legna alla madre mia per accendere
il fuoco, e tante altre cose simili, io chiamavo in questi stessi atti i tuoi,
affinché questi fossero avvalorati dalla Volontà Divina, e affinché nei miei e
nei tuoi atti si stendesse il suo regno. Quando chiamavo te in ogni atto mio,
[insieme] chiamavo il Verbo Divino a scendere sulla terra.
Oh, quanto ti ho amata, figlia
mia! Volevo gli atti tuoi nei miei, per renderti felice e farti regnare insieme
con me. Oh, quante volte io chiamavo te e gli atti tuoi, ma con sommo mio
dolore, i miei restavano isolati, ed i tuoi li vedevo come smarriti nella tua
volontà umana. Orribile a dirsi, essi formavano il regno non divino, ma umano:
il regno delle passioni, il regno del peccato, delle infelicità e delle
sventure. La Mamma tua piangeva sulla tua sventura. Ad ogni atto di volontà
umana che fai, che ti porta nel regno infelice, le mie lacrime si versano per
farti comprendere il gran male che fai.
Perciò ascolta la Mamma tua: se
tu farai la Divina Volontà, di diritto ti saranno date le gioie, le felicità, e
tutto sarà in comune col tuo Creatore. Le debolezze, le miserie, svaniranno da
te, e tu sarai la più cara delle mie figlie. Ti terrò nel mio stesso regno, per
farti vivere sempre di Volontà Divina.
L’anima
Mamma Santa, chi può resistere
nel vederti piangere? Chi può non ascoltare le tue sante lezioni? Io con tutto
il cuore lo prometto, lo giuro di non fare mai, mai più, la mia volontà. Tu,
Mamma divina, non mi lasciare mai sola, affinché l’impero della tua presenza
schiacci la mia volontà, per farmi regnare sempre nella Volontà di Dio.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai tutti gli atti
tuoi, per tenere compagnia alla mia età infantile, e dirai tre atti d’amore in
memoria dei tre anni che vissi con mia madre, sant’Anna.
Giaculatoria: Potente Regina, rapisci il mio cuore per chiuderlo
nella Volontà di Dio.
L’anima alla Regina
trionfatrice
Mamma celeste, oggi vengo a
prostrarmi innanzi a te, per chiederti la tua forza invincibile; di tutte le
mie pene è pieno il mio cuore, fino a sentirsi affogato in esse. Deh! Se tu
tanto ami farmi da madre, prendi il mio cuore nelle tue mani e versa in esso
l’amore, la grazia, la forza di trionfare nelle mie pene, e di convertirle
tutte in Volontà Divina.
Lezione della Regina
trionfatrice
Figlia mia coraggio, non temere,
la Mamma tua è tutta per te; oggi ti aspettavo. Il mio eroismo ed il mio
trionfo nel sacrificio ti infondano fortezza e coraggio, affinché io possa
vedere la figlia mia trionfante nelle sue pene, e con l’eroismo di sopportarle
con amore, per compiere la Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami, io avevo
appena compiuto tre anni, quando i miei genitori mi fecero sapere che volevano
consacrarmi al Signore, nel tempio.
Il mio cuore gioì nel conoscere
che sarei stata consacrata ed avrei passato molti anni nella casa di Dio;
insieme alla mia gioia c’era un dolore, una privazione di ciò che è più caro
avere sulla terra, cioè i miei cari Genitori. Ero piccina, avevo bisogno delle
cure materne e mi privavo della presenza di due grandi santi; vedevo che si
avvicinava il giorno in cui si sarebbero privati di me, che rendevo la loro
vita piena di gioia e di felicità. Essi sentivano tanta amarezza da sentirsi
morire; anche se soffrivano, erano disposti a compiere l’atto eroico, quello di
condurmi al Signore.
I miei genitori mi amavano
nell’ordine di Dio e mi consideravano un gran dono dato loro dal Signore; ciò
diede loro la forza di compiere il doloroso sacrificio. Figlia mia, se vuoi
avere forza invincibile nel soffrire le pene più dure, fa che tutte le cose tue
siano nell’ordine di Dio, e considerale come doni preziosi datiti dal Signore.
Tu devi sapere che io, con
coraggio, preparavo la mia andata al tempio; infatti, allorché consegnai la mia
volontà all’Ente Divino, ed il Fiat
supremo prese possesso di tutto l’essere mio, io acquistai tutte le virtù in
natura; io ero dominatrice di me stessa, tutte le virtù stavano in me come
tante nobili principesse, e secondo le circostanze della mia vita, prontamente
si esibivano per fare il loro ufficio senza alcuna resistenza. Invano mi avrebbero
chiamata Regina, se non avessi avuto la virtù di essere Regina su me stessa; io
tenevo in mio dominio la carità perfetta, la pazienza invitta, la dolcezza
rapitrice, l’umiltà profonda e tutto il corredo delle altre virtù. La Divina
Volontà rese la piccola terra della mia umanità fortunata, sempre fiorita e
senza le spine dei vizi. Vedi, dunque, cara figlia, cosa significhi vivere di
Volontà Divina! La sua luce, la sua santità e potenza, converte nella natura
umana tutte le virtù, e non si abbassa a regnare in un’anima dove ci sia la
natura ribelle. Essa è santità e vuole la natura ordinata e santa per regnarvi.
Il sacrificio di andare al tempio era una conquista che io facevo; sul
sacrificio veniva formato in me il trionfo d’una Volontà Divina, e questo trionfo
portava in me nuovi mari di grazia, di santità e di luce, che mi facevano
sentire felice nelle pene, per potere conquistare nuovi trionfi.
Figlia mia, metti la mano sul tuo
cuore e dì alla Mamma tua se senti la tua natura cambiata in virtù, oppure se
senti le spine dell’impazienza, le erbe nocive delle agitazioni, i cattivi
umori degli affetti non santi. Senti, lascia fare la Mamma tua, dai la tua
volontà nelle mie mani, decidendo di non volerla più, ed io ti farò possedere
dalla Volontà Divina, la quale tutto allontanerà da te; ciò che non avrai fatto
in tanti anni, lo farai in un giorno, che sarà il principio della vera vita,
della felicità e della vera santità.
L’anima
Mamma Santa, aiuta la figlia tua,
visita l’anima mia e, tutto ciò che trovi che non è Volontà di Dio, con le tue
mani materne, strappalo da me, brucia le spine e le erbe nocive; tu stessa
chiama la Divina Volontà a regnare nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi chiamerai tre volte a
visitare l’anima tua, e mi darai tutta la libertà di fare ciò che voglio di te.
Giaculatoria: Sovrana Regina, prendi fra le tue mani l’anima mia e
trasformala tutta in Volontà di Dio.
L’anima alla celeste
Regina, modello delle anime
Mamma celeste, la tua povera
figlia sente l’irresistibile bisogno di stare con te, di seguire i tuoi passi,
di vedere le tue azioni, per copiarle e farne il modello che sia guida alla mia
vita. Sento tanto il bisogno d’essere guidata, perché da sola non so fare
alcunché; con la Mamma, che mi ama tanto, saprò fare tutto e saprò fare anche
la Divina Volontà.
Lezione della celeste
Regina, modello delle anime
Figlia mia cara, è mio ardente
desiderio farti essere spettatrice delle mie azioni, affinché tu ti innamori ed
imiti la Mamma tua; metti la tua mano nella mia ed io mi sentirò più felice,
per avere la figlia mia con me. Prestami attenzione ed ascoltami. Io lasciai la
casa di Nazareth, accompagnata dai miei santi genitori; nel lasciarla volli
dare un ultimo sguardo a quella casetta dove ero nata, per ringraziare il mio
Creatore d’avermi dato un luogo dove nascere; la lasciai nella Divina Volontà,
affinché la mia infanzia e tanti cari ricordi, che io essendo piena di ragione
avevo compreso, fossero tutti custoditi nella Divina Volontà e depositati in
Essa, come pegni del mio amore verso colui che mi aveva creata.
Figlia mia, ringraziare il Signore
e deporre i nostri atti nelle sue mani, come pegni del nostro amore, sono nuovi
canali di grazie e comunicazioni che si aprono tra Dio e l’anima. Ciò
rappresenta l’omaggio più bello che si può rendere a chi tanto ci ama. Impara
da me a ringraziare il Signore per tutto ciò che dispone di te; per tutto ciò
che stai per compiere, sia la tua parola: “Grazie, o Signore, pongo tutto
nelle tue mani”.
Tutto lasciai nel Fiat Divino che regnava in me; Esso mai
mi lasciò un istante durante la mia vita, ed io lo portavo come in trionfo
nella piccola anima mia.
Quali prodigi fa il Divino
Volere! Con la sua virtù conservatrice manteneva l’ordine di tutti gli atti
miei, piccoli e grandi; Egli[2],
essendo attivo dentro di me per trionfo suo e mio, non mi fece mai perdere la
memoria d’un solo mio atto; ciascuno mi dava tanta gloria ed amore che mi
faceva sentire Regina, perché ogni mio atto, fatto nella Divina Volontà, era
più che sole, ed io ero tempestata di luce, di felicità e di gioie; Essa mi
portava il suo paradiso. Figlia mia, il vivere di Volontà Divina dovrebbe
essere il desiderio, il sospiro e quasi la passione di tutti, tanta è la
bellezza che si acquista ed il bene che si sente. Tutto l’opposto la volontà umana;
essa ha la capacità d’amareggiare la povera creatura, di opprimerla e di
formare la notte; la creatura cammina a tentoni, va sempre zoppicando nel bene
e molte volte perde la memoria del poco bene che ha fatto.
Figlia mia, io partii dalla casa
paterna con coraggio e distacco, perché guardai solo il Volere Divino, in cui
tenevo fissato il mio cuore, e ciò mi bastò al posto di tutto. Mentre camminavo
per andare al tempio, guardai tutta la creazione, e con meraviglia sentii il
palpito della Divina Volontà nel sole, nel vento, nelle stelle, nel cielo e
sotto ai miei passi; il Fiat Divino,
che regnava in me, comandò alla creazione tutta, che come velo lo nascondeva,
di inchinarsi e di rendermi l’onore di Regina, e tutti s’inchinarono dandomi
segni di sudditanza, persino il piccolo fiorellino del campo non si risparmiò,
dandomi il suo piccolo omaggio.
Io mettevo tutto in festa e,
quando per necessità uscivo dall’abitato, la creazione si metteva in atto di
darmi segni d’amore, ed io ero costretta a comandare che stessero al loro
posto, e che seguissero l’ordine del nostro Creatore. Ascolta la Mamma tua e
dimmi: nel tuo cuore, senti la gioia, la pace, il distacco da tutto e di tutti,
ed il coraggio che tutto puoi fare per compiere la Divina Volontà, in modo da
sentire in te festa continua? Figlia mia, la pace, il distacco, il coraggio,
formano il vuoto nell’anima dove può prendere posto la Divina Volontà, ed
Essa, essendo libera da ogni pena, porta la festa perenne nella creatura.
Perciò coraggio figlia mia, dimmi che vuoi vivere di Volontà Divina e la tua
Mamma penserà a tutto.
Domani ti attendo, per dirti come
mi comportai nel tempio.
L’anima
Mamma mia, le tue lezioni mi
rapiscono e mi scendono fin nel cuore. Deh! Tu che tanto desideri che la figlia
tua viva di Volontà Divina, col tuo impero svuotami di tutto e infondimi il
coraggio necessario, per farmi dar morte alla mia volontà; io, fidando in te,
ti dirò: “Voglio vivere di Volontà Divina”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutti gli atti tuoi,
come pegno d’amore per me, ed io li depositerò nella Divina Volontà; mi dirai
ogni volta: “Ti amo Mamma mia”.
Giaculatoria: Mamma celeste, svuotami di tutto per nascondermi
nella Volontà di Dio.
L’anima alla Regina del
Cielo
Mamma Regina, ecco la tua figlia
al tuo fianco, per seguire i tuoi passi nell’entrare nel tempio; vorrei che la
Mamma mia prendesse la piccola anima mia e la chiudesse nel vivo tempio della
Volontà di Dio, che mi isolasse da tutti, all’infuori [che] dal mio Gesù e
dalla sua dolce compagnia.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, come è
dolce il tuo sussurro al mio udito, il sentirti dire che vuoi essere chiusa da
me nel vivo tempio della Divina Volontà e non vuoi altra compagnia, se non
quella del tuo Gesù e della mia. Ah, figlia cara, tu fai sorgere nel mio
materno cuore le gioie di vera Madre! Se ciò mi farai fare, io sono certa che
tu sarai felice e le mie gioie saranno le tue; avere una figlia felice è la più
grande felicità e gloria per un cuore materno.
Ascoltami figlia mia. Io andai al
tempio solo per vivere di Volontà Divina. I miei santi genitori mi consegnarono
ai superiori del tempio, consacrandomi al Signore; mentre ciò facevano, io ero
vestita a festa ed essi cantavano inni e profezie che riguardavano il futuro
Messia. Oh, come gioiva il mio cuore! Dopo, diedi con coraggio l’addio ai miei
cari e santi genitori, baciai la loro destra, li ringraziai della cura ricevuta
nella mia infanzia, e di avermi con tanto amore e sacrificio consacrata al Signore.
Il mio comportamento pacifico, senza pianto e coraggioso, infuse loro tale
coraggio, che ebbero la forza di lasciarmi. La Volontà Divina imperava su di me
e stendeva il suo regno in tutti gli atti miei. Oh, potenza del Fiat! Tu solo potevi darmi l’eroismo, a
me così piccina, di distaccarmi da coloro che tanto mi amavano e che io vedevo
sentirsi spezzare il cuore nel separarsi da me.
Figlia mia ascoltami: io mi
chiusi nel tempio; il Signore volle ciò per fare essere presente nei miei atti
il regno della Divina Volontà, per farmi preparare il terreno con i miei atti
umani, per dare il cielo, che doveva formarsi sopra questo terreno della Divina
Volontà, a tutte le anime consacrate al Signore. Io ero attentissima a tutti i
doveri che si usavano fare in quel luogo santo, ero pacifica con chiunque, né
diedi mai amarezze e disturbo ad alcuno. Mi sottoponevo ai servizi più umili,
non trovavo difficoltà a nulla, né a scopare, né a pulire i piatti, qualunque
sacrificio era per me un onore, un trionfo; vuoi sapere il perché? Io non
guardavo alcunché, tutto per me era Volontà di Dio, sicché il campanello che mi
chiamava era il Fiat; io sentivo il
suono misterioso del Volere Divino che mi chiamava nel suono del campanello, ed
il mio cuore gioiva e correva per andare dove il Fiat mi chiamava. La mia regola era la Divina Volontà; vedevo i
miei superiori come comandanti d’un Volere Santo. Quindi, per me, il
campanello, la regola, i superiori, le mie azioni, anche le più umili, erano
gioie e feste imbandite dal Fiat
Divino, che essendo presente anche fuori di me, mi chiamava ad essere presente
nella sua Volontà, per formare il suo regno nei più piccoli atti miei. Io
facevo come il mare, che nasconde tutto ciò che possiede e non fa vedere altro
che acqua. Così facevo io: nascondevo tutto nel mare immenso del Fiat Divino e non vedevo altro che mare
di Volontà Divina; perciò tutte le cose mi davano gioie e festa. Figlia mia,
nei miei atti scorrevi tu e tutte le anime. Io non sapevo fare alcunché senza
la figlia mia; solo per i figli miei preparavo il regno della Divina Volontà.
Se tutte le anime, consacrate al Signore nei luoghi santi, facessero scomparire
tutto nella Divina Volontà, esse sarebbero felici, convertirebbero le Comunità
in tante famiglie celesti e popolerebbero la terra di tante anime sante. Ahimè,
devo dire loro con dolore di Madre: ci sono tante amarezze, disturbi e discordie,
mentre la santità non sta nell’ufficio loro assegnato. Compiere la Volontà
Divina in qualunque ufficio loro assegnato è pace per le anime, forza e
sostegno nei sacrifici più duri.
L’anima
Oh, Mamma Santa, come sono belle
le tue lezioni, come scendono dolci nel mio cuore! Ti prego, stendi in me il
mare del Fiat Divino, come muro
intorno, affinché la figlia tua non veda e non conosca più nulla altro, che la
Volontà Divina e, camminando sempre in Essa, possa conoscerne i segreti, le
gioie e la felicità.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi dedicherai dodici atti
d’amore per onorare i dodici anni che vissi nel tempio; mi pregherai di
ammetterti nell’unione con gli atti miei.
Giaculatoria: Regina Mamma,
chiudimi nel sacro tempio della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma mia dolcissima, sento che
mi hai rubato il cuore; io corro alla Mamma mia che tiene il mio cuore nel suo
come pegno del mio amore, ed al posto del mio cuore vuole mettere, come pegno
d’amore di Madre, la Divina Volontà; perciò vengo nelle tue braccia, acciocché
come figlia tua mi prepari, mi dia le tue lezioni e faccia ciò che vuoi di me.
Ti prego, non lasciare mai sola la figlia tua, ma tienila sempre insieme con
te.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, io sospiro
di tenerti sempre insieme con me; vorrei essere il tuo palpito, il tuo respiro,
le opere delle tue mani, il passo dei tuoi piedi, per farti sentire, per mezzo
mio, come operava la Divina Volontà in me; vorrei riversare in te la sua vita,
che è dolce, amabile, incantevole e rapitrice. Mi renderesti doppiamente
felice, se avessi te, figlia mia, sotto l’impero totale di quel Fiat Divino che formò tutta la mia
fortuna, la mia felicità e la mia gloria.
Prestami attenzione ed ascolta la
Mamma tua, che vuole dividere insieme con te la sua fortuna. Io continuavo la
mia vita nel tempio, ma il cielo per me non era chiuso, vi potevo andare ogni
qual volta lo avessi voluto.
Avevo il passo libero di salire e
scendere. Nel cielo avevo la mia Famiglia Divina, alla[3]
quale ardevo e con la quale sospiravo trattenermi; la Trinità stessa mi aspettava
con tanto amore, per conversare insieme con me, per felicitarsi e rendermi più
felice, più bella, più cara agli occhi loro; del resto, non mi avevano creata
per tenermi lontana, bensì volevano godermi come figlia. Volevano sentire come
le mie parole, animate dal Fiat,
avessero la potenza di mettere pace tra Dio e le creature. Amavano essere vinti
dalla loro piccola figlia, e sentirsi ripetere: “Scenda, scenda il Verbo sulla
terra”. Posso dire che la stessa Trinità mi chiamava, ed io correvo, volavo in
mezzo a loro; la presenza di me, che non avevo fatto mai la volontà umana, li
ricambiava dell’amore e della gloria per la grande opera della creazione; perciò,
mi affidavano il segreto della storia del genere umano ed io pregavo e
ripregavo, affinché avvenisse la pace tra Dio e l’uomo.
Figlia mia, tu devi sapere che la
sola volontà umana chiuse il cielo; perciò, non era concesso all’uomo di
penetrare in quelle celesti regioni, né di avere commercio famigliare con il
suo Creatore; anzi, l’umana volontà aveva gettato l’uomo lontano da colui che
lo aveva creato. Come l’uomo si sottrasse alla Volontà Divina, divenne pauroso,
timido, perdette il dominio di se stesso e di tutta la creazione. Tutti gli
elementi, poiché dominati dal Fiat,
erano rimasti superiori a lui e gli potevano fare del male. L’uomo aveva paura
di tutto; ti pare poco, figlia mia, che colui che era stato creato re,
dominatore di tutto, giungesse ad avere paura di colui che lo aveva creato?
Strano figlia mia, e direi quasi contro natura, che un figlio abbia paura del
padre; è nella natura che, quando si genera, si genera insieme amore e fiducia
tra padre e figlio; ciò si può chiamare la prima eredità che toccava al figlio
ed il primo diritto che toccava al Padre. Sicché Adamo col fare la sua volontà
perdette l’eredità del Padre suo, perdette il suo regno e si rese lo zimbello
di tutte le cose create. Figlia mia, ascolta la Madre tua e pondera bene il
gran male dell’umana volontà: essa toglie gli occhi all’anima e la fa diventare
cieca, in modo che tutto sia tenebre e paura per la povera creatura. Perciò,
metti la mano sul tuo cuore e giura alla Mamma tua di volere piuttosto morire,
che fare la tua volontà. Io, col non fare mai la mia volontà, non avevo alcuna
paura del mio Creatore; come potevo avere paura, se mi amava tanto? Il regno
era tanto presente in me, che coi miei atti andavo formando il pieno giorno,
per fare sorgere il nuovo sole del Verbo eterno sulla terra; ed io, come vedevo
che si andava formando il giorno, così aumentavo le mie suppliche per ottenere
il sospirato giorno della pace tra il cielo e la terra.
Domani ti aspetto per narrarti
un’altra sorpresa della mia vita quaggiù.
L’anima
Sovrana Mamma mia, come sono
dolci le tue lezioni. Oh, come mi fanno comprendere il grande male della mia
volontà umana! Oh, quante volte anch’io ho sentito paura, timidezza, e di
essere lontana dal mio Creatore! Ahi, era la mia volontà umana che regnava in
me, non la Divina! Perciò io sentivo i suoi tristi effetti. Quindi, se mi ami
come figlia, prendi il mio cuore fra le tue mani e toglimi la paura e la
timidezza che m’impediscono di volare verso il mio Creatore; al posto di esse,
metti quel Fiat che tanto ami e che
vuoi che regni nell’anima mia.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, metterai nelle mie mani tutto
ciò che senti di molestia, di paura e di sfiducia, affinché [io] te lo converta
in Volontà di Dio; dirai tre volte: “Mamma mia, fa che regni la Divina Volontà
nell’anima mia”.
Giaculatoria: Mamma mia, fiducia mia, forma il giorno della
Volontà Divina nell’anima mia.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, oggi più che mai
sento il bisogno di stare stretta tra le tue braccia, affinché il Divin Volere,
che regna in te, formi il dolce incanto alla mia volontà e la tenga sottomessa,
per non permetterle di fare altro che la Volontà di Dio. Le tue lezioni di ieri
mi hanno fatto comprendere l’ergastolo al quale è condannata la povera creatura
a causa dell’umana volontà; io temo tanto che la mia volontà faccia scappatine
e prenda il suo posto di nuovo in me. Perciò mi affido alla mia Mamma, affinché
mi vigili tanto per farmi stare sicura di vivere sempre di Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo
Su figlia mia, coraggio, fiducia
nella Mamma tua e proposito ferreo di non dare mai vita alla tua volontà. Oh,
come amerei sentire sul tuo labbro: “Mamma mia, la mia volontà è finita e tutto
l’impero è tenuto in me dal Fiat
Divino”. Queste sono le armi che fanno morire la volontà umana e convincono il
cuore della Mamma tua ad usare tutte le arti amorose di Madre, per ottenere che
la sua figlia viva nel regno della sua Mamma. Per te sarà dolce morte che ti
darà la vera vita, e per me sarà la più bella delle vittorie che riporterò nel
regno della Divina Volontà. Perciò, fiducia e coraggio in me. La sfiducia è dei
vili e di quelli che non sono veramente decisi ad ottenere vittoria; questi
sono sempre senza armi, e senza non si vince, sono sempre discontinui e
vacillanti nel fare il bene.
Figlia mia, ascoltami. Io
continuavo la mia vita nel tempio e le mie scappatine lassù nella mia patria
celeste. Avevo il diritto, come figlia, di fare le mie visitine alla mia
Famiglia Divina, che più di un padre mi apparteneva. Quale non fu la mia
sorpresa, quando, in una di queste mie visite, mi fecero conoscere che era loro
Volontà che io uscissi dal tempio, per unirmi prima con vincolo di sposalizio,
secondo l’uso esterno di quei tempi, con un uomo santo chiamato Giuseppe, e per
ritirarmi poi, insieme con lui, a vivere nella casa di Nazareth. Figlia mia, in
questo passo della mia vita, apparve che Dio volesse mettermi alla prova. Io
non avevo mai amato alcuno al mondo; poiché la Volontà Divina aveva tenuto la
sua presenza in tutto l’essere mio, la mia volontà umana non aveva mai avuto un
attimo di vita; in me mancava il germe dell’amore umano; come potevo amare un
uomo, per quanto santo fosse, nell’ordine umano? È vero che io amavo tutti; era
tanto l’amore verso tutti, che il mio amore di Madre aveva scritto, con
caratteri di fuoco incancellabili, uno per uno nel mio materno cuore; però, ciò
era tutto nell’ordine divino; l’amore umano, paragonato al divino, è un’ombra,
una sfumatura, un atomo d’amore. Eppure, figlia cara, ciò che apparve prova ed
estraneo alla santità della mia vita, fu usato da Dio mirabilmente per compiere
i suoi disegni e per concedermi la grazia che tanto sospiravo, cioè di ottenere
che scendesse il Verbo sulla terra. Dio mi dava la salvaguardia, la difesa,
l’aiuto, affinché nessuno potesse sparlare sul conto mio e sulla mia onestà.
San Giuseppe doveva essere il cooperatore, il tutore, che doveva prendere cura
di quel poco d’umano che ci bisognava e doveva essere l’ombra della paternità
celeste, in cui doveva essere formata la nostra piccola famiglia celeste sulla
terra.
Nonostante la mia sorpresa, dissi
subito: “Fiat”, sapendo che la Divina
Volontà non mi avrebbe fatto del male, né avrebbe pregiudicato la mia santità.
Se avessi voluto mettere un atto di mia volontà umana, anche sotto il solo
aspetto di non volere conoscere uomo, avrei mandato in rovina i piani della
venuta del Verbo sulla terra. Quindi, non è la diversità dello stato che
pregiudica la santità, ma la mancanza della Divina Volontà ed il non compimento
del proprio dovere nello stato in cui Dio chiama la creatura. Tutti gli stati
sono santi, anche il matrimonio, purché dentro ci sia la Divina Volontà ed il
sacrificio esatto dei propri doveri; la maggior parte delle creature è
indolente e pigra, non solo non si fa santa, ma forma nel proprio stato un
purgatorio o un inferno.
Quando conobbi che dovevo uscire
dal tempio, non feci motto ad alcuno, aspettando che Iddio stesso muovesse le
circostanze esterne, per farmi compiere la sua adorabile Volontà. Così difatti
avvenne. I superiori del tempio mi chiamarono e mi dissero che era loro
volontà, secondo anche l’uso di quei tempi, che io dovessi prepararmi allo
sposalizio; ed io accettai. Miracolosamente, la scelta, fra tanti, cadde sopra
San Giuseppe e così si formò lo sposalizio ed io uscii dal tempio. Ti prego,
figlia del cuore mio, che in tutte le cose ti stia a cuore la sola Divina
Volontà, se vuoi che i disegni divini si compiano sopra di te.
L’anima
Celeste Regina, la tua figlia a
te si affida; con la mia fiducia voglio ferirti il cuore, affinché questa
ferita dica sempre al tuo materno cuore: “Fiat!
Fiat! Fiat!”. Questo ti chiede sempre la piccola figlia tua.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai sulle mie ginocchia e
reciterai quindici Gloria Patri, per
ringraziare il Signore di tutte le grazie che mi concesse fino al quindicesimo
anno della mia vita, specialmente per avermi dato per compagno un uomo sì
santo, quale San Giuseppe.
Giaculatoria: Regina potente, dammi le armi per muovere battaglia
e per farmi vivere la Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mia sovrana Mamma, sono ritornata
per seguire i tuoi passi. Il tuo amore mi lega e, come calamita potente, mi
tiene fissa e tutta intenta a sentire le belle lezioni della Mamma mia; ma ciò
non mi basta, se mi ami come figlia, chiudimi dentro il regno della Divina
Volontà, dove vivesti e vivi, e serrami la porta in modo che, se anche lo [io]
volessi, non potrei uscirne più. Così, Madre e figlia, faremo vita comune e
saremo felici.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, se tu
sapessi quanto sospiro per tenerti chiusa nel regno della Divina Volontà! Ogni
lezione che ti do è un cancello che formo per impedirti il passo d’uscita, è
una fortezza per murare la tua volontà, affinché tu comprenda ed ami stare
sotto il dolce impero del Fiat
supremo. Stai attenta ed ascoltami, perché le mie lezioni non sono altro che
opere, fatte dalla Mamma tua, per adescare e rapire la tua volontà, affinché la
Divina Volontà vinca la tua.
Mia cara figlia, ascoltami. Io
partii dal tempio con lo stesso coraggio con cui vi entrai, e ciò per compiere
la Divina Volontà; andavo a Nazareth e non avrei trovato più i miei cari e
santi genitori, mi accompagnava solo San Giuseppe. Io vedevo in lui il mio buon
angelo, che Iddio mi aveva dato per custodia. Sebbene avessi schiere di angeli
che mi accompagnavano durante il viaggio, tutte le cose create mi fecero
inchini d’onore ed io, ringraziandole, diedi a ciascuna di esse il mio bacio ed
il mio saluto di Regina, e così giunsi a Nazareth.
Tu devi sapere che io e San
Giuseppe ci guardavamo con ritegno e ci sentivamo il cuore gonfio: l’uno voleva
fare conoscere all’altro che era legato a Dio con il voto di verginità perenne.
Finalmente, si ruppe il silenzio ed ambedue manifestammo il voto. Oh, come ci
sentimmo felici! Ringraziando il Signore, ci impegnammo a vivere insieme come
fratello e sorella. Io ero attentissima nel servirlo, ci guardavamo con
venerazione e l’aurora della pace regnava in mezzo a noi. Oh, se tutti si specchiassero
in me per imitarmi! Io mi adattavo molto alla vita comune, nulla facevo trasparire
dei grandi mari di grazia che possedevo.
Senti figlia mia: nella casa di
Nazareth io mi sentivo più che mai accesa e pregavo che il Verbo Divino
scendesse sulla terra. La Divina Volontà, che regnava in me, non faceva altro
che investire tutti i miei atti di luce, di bellezza, di santità e di potenza,
e formava in me il regno della luce, che sempre sorge, il regno della bellezza,
della santità e della potenza che sempre cresce. Tutte le qualità divine, che
il Fiat rendeva presenti in me con il
suo regnare, mi portavano la fecondità. La luce che mi invadeva era tanta, che
la stessa mia umanità, restando talmente abbellita ed investita da questo sole
del Volere Divino, non faceva altro che produrre fiori celesti. Io sentivo il
cielo che si abbassava fino a me e la terra della mia umanità che saliva;
cielo e terra si abbracciavano, si riappacificavano per darsi il bacio di pace
e d’amore; la terra si disponeva a produrre il germe, per formare il Giusto, il
Santo, ed il cielo si apriva per fare discendere il Verbo in questo germe. Io
non facevo altro che scendere e salire da e verso la mia patria celeste, e
gettarmi nelle braccia del mio Padre celeste; gli dicevo con il cuore: “Padre
Santo, non ne posso più, mi sento bruciare e, mentre brucio, sento una forza
potente in me che vuole vincermi; con le catene del mio amore voglio legarvi
per disarmarvi, affinché non più indugiate, e sulle ali del mio amore voglio
che sia trasportato il Verbo Divino dal cielo sulla terra”. Pregavo e piangevo
affinché il Padre Santo mi ascoltasse. La Divinità, vinta dalle mie lacrime e
preghiere, mi rassicurò dicendomi: “Figlia, chi ti può resistere? Hai vinto.
L’ora divina è vicina. Tu ritorna alla terra e continua i tuoi atti nella potenza
del mio Volere e, tramite questi, tutti resteranno scossi, e cielo e terra si
daranno il bacio di pace”. Nonostante ciò, io non sapevo ancora che sarei stata
la Madre del Verbo eterno.
Figlia cara, ascoltami e
comprendi bene cosa significhi vivere di Volontà Divina. Io, vivendo di Essa,
formai il cielo ed il regno divino nell’anima mia; se non avessi formato in me
questo regno, mai il Verbo sarebbe sceso dal cielo in terra; se scese, fu
perché scese nel suo regno, che la Divina Volontà aveva formato in me. Il Verbo
trovò in me il suo cielo e le sue gioie divine; mai il Verbo sarebbe sceso
dentro un regno estraneo. Oh, no! Il Verbo volle che prima si formasse il suo
regno in me, per poi scendere da vincitore in esso. Vivendo sempre di Divina
Volontà, io acquistai per grazia ciò che in Dio è per natura; la fecondità
divina, per formare senza opera d’uomo il germe, fece germogliare in me l’umanità
del Verbo eterno. Che cosa può donare la Divina Volontà operante in una creatura?
Tutto e tutti i beni possibili ed immaginabili. Perciò, abbi a cuore che tutto
sia in te Volontà Divina, se vuoi imitare la Mamma tua e rendermi contenta e
felice.
L’anima
Mamma Santa, se tu vuoi, puoi;
come hai avuto il potere di vincere Dio, sino a farlo scendere dal cielo in
terra, non ti mancherà il potere di vincere la mia volontà, affinché essa non
abbia più vita; io in te spero e da te tutto otterrò.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi farai una visitina nella casa
di Nazareth; per omaggio a me, mi darai tutti gli atti tuoi, affinché io li
unisca ai miei, per convertirli in Volontà Divina.
Giaculatoria: Imperatrice celeste, porta il bacio della Volontà
di Dio all’anima mia.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Mamma Santa, eccomi di nuovo
sulle tue ginocchia; sono la tua figlia, che vuole essere imboccata dalla tua
parola dolcissima, che mi porta il balsamo, per sanare le ferite della mia
misera volontà umana. Mamma mia parlami, scendano le tue potenti parole nel mio
cuore ed ivi formino una nuova creazione, per formare il germe della Divina Volontà
nell’anima mia.
Lezione della Sovrana
Regina
Figlia carissima, è proprio
questo lo scopo; io amo tanto farti sentire gli arcani celesti del Fiat Divino ed i portenti che Esso può
operare dove la Divina Volontà regna completamente, ed il gran male del dominio
dell’umano volere, affinché tu possa amare il Fiat Divino, per permettergli di formare il suo trono in te, e tu
possa aborrire l’umano volere, per fare della tua volontà lo sgabello del
Volere Divino, tenendola sacrificata ai piedi del Divino Volere.
Figlia mia, ascoltami: io
continuavo la mia vita in Nazareth, ed il Fiat
Divino continuava ad allargare in me il suo regno, servendosi dei miei più
piccoli atti, anche di quelli più umili, quali il mantenere l’ordine nella
piccola casetta, accendere il fuoco, scopare e tutti quei servizi che sono
utili nelle famiglie, per farmi sentire la sua vita palpitante nel fuoco,
nell’acqua, nel cibo, nell’aria che respiravo, in tutto; il Fiat Divino formava, sopra i miei
piccoli atti, mari di luce, di grazia e di santità. Dove regna il Divino Volere
vi è la potenza di formare, a partire dai piccoli ‘nulli’, nuovi cieli di
bellezza incantevole, perché Esso, essendo immenso, non sa fare cose piccole
e, con la sua potenza, dà valore ai ‘nulli’, formando le cose più grandi e
facendo strabiliare cieli e terra. Tutto è santo, tutto è sacro per chi vive di
Volontà Divina.
Figlia del mio cuore, prestami
attenzione ed ascoltami: molti giorni prima della discesa del Verbo sulla
terra, io vedevo il cielo aperto ed il sole del Verbo Divino alla sua porta,
come se cercasse verso chi dovesse prendere il volo, per rendersi celeste
prigioniero di una creatura. Oh, come era bello vederlo alle porte del cielo,
in vedetta ed a spiare la fortunata creatura che avrebbe dovuto albergare il
suo Creatore! La Trinità Sacrosanta guardavano la terra non più estranea a
loro, perché c’era la piccola Maria, che, possedendo la Divina Volontà, aveva
formato il regno divino, dove il Verbo poteva scendervi sicuro come se fosse
nella sua propria abitazione, nella quale avrebbe trovato il cielo ed i tanti
soli formati dai tanti atti di Volontà Divina fatti nell’anima mia. La Divinità
rigurgitò l’amore e, togliendosi il manto della giustizia che da tanti secoli
aveva tenuto verso la creatura, si coprì del manto della misericordia infinita;
la Trinità decretò la discesa del Verbo, suonando l’ora del compimento. A
questo suono, cieli e terra si stupirono e si misero tutti sull’attenti, per
essere spettatori d’un eccesso d’amore sì grande e d’un prodigio sì inaudito.
La Mamma tua si sentiva incendiata d’amore e, facendo eco all’amore del mio
Creatore, voleva formare un sol mare d’amore, affinché scendesse in esso il
Verbo sulla terra. Le mie preghiere erano incessanti e, mentre pregavo nella
mia stanzetta, un angelo venne spedito dal cielo, come messaggero del gran Re,
mi si presentò ed inchinandosi mi salutò: “Ave o Maria, Regina nostra, il Fiat Divino ti ha riempita di grazia. Il
Fiat ha già pronunciato che vuole
scendere, è già dietro le mie spalle; ma ci vuole il tuo Fiat per formare il compimento del suo Fiat”.
Ad un annuncio sì grande, da me
tanto desiderato, pur non avendo mai pensato di essere io la eletta, restai
stupita ed esitai un istante; l’angelo del Signore mi disse: “Non temere Regina
nostra, tu hai trovato grazia presso Dio. Tu hai vinto il tuo Creatore; per
completare la vittoria, pronuncia il tuo Fiat”.
Io pronunciai il Fiat; oh,
meraviglia! I due Fiat si fusero, ed
il Verbo Divino scese in me. Il mio Fiat,
che era avvalorato dallo stesso valore del Fiat
Divino, formò dal germe della mia umanità, l’umanità piccina che doveva
racchiudere il Verbo, e così si compì il grande prodigio dell’Incarnazione. Oh,
potenza del Fiat supremo! Tu mi innalzasti
tanto, da rendermi potente fino a potere creare in me quell’umanità che doveva
racchiudere il Verbo eterno, che cieli e terra non potevano contenere. I cieli
si scossero e tutta la creazione fece festa, e tripudiarono di gioia intorno
alla casetta di Nazareth, per dare omaggio ed ossequio al Creatore fatto uomo;
con il loro muto linguaggio dissero: “Oh, prodigio dei prodigi, che solo un Dio
poteva fare! L’immensità si è impicciolita, la potenza si è resa impotente, la
sua altezza inarrivabile si è abbassata fino nell’abisso del seno d’una
Vergine, e Dio è stato immenso e piccolo, potente ed impotente, forte e debole”.
Figlia mia cara, tu non puoi comprendere ciò che provò la Mamma tua nell’atto
dell’incarnazione del Verbo; tutti mi lodavano ed aspettavano il mio Fiat, potrei dire onnipotente.
Figlia cara, ascoltami: quanto ti
deve stare a cuore il fare ed il vivere la Volontà Divina! La mia potenza
esiste ancora, fammi pronunciare il mio Fiat
nell’anima tua; per fare ciò, voglio il tuo Fiat,
da sola non posso fare un vero bene; sempre in due si fanno le opere più
grandi. Dio stesso volle non fare da solo, ma volle me insieme a lui, per
formare il grande prodigio dell’Incarnazione; nel mio Fiat e nel suo si formò la vita dell’Uomo-Dio e si aggiustarono le
sorti dell’umano genere. Il cielo non fu più chiuso, tutti i beni vennero
racchiusi in mezzo a due Fiat. Perciò
pronunciamoli insieme: “Fiat! Fiat!”, e il mio amore materno chiuderà
in te la vita della Divina Volontà.
Per ora basta, domani ti aspetto
di nuovo per narrarti il seguito dell’incarnazione.
L’anima
Mamma bella, io mi sento stupita
nel sentire le tue belle lezioni. Deh, ti prego, pronuncia il tuo Fiat sopra di me! Ed io pronuncio il
mio, affinché resti concepito in me quel Fiat
che tu tanto sospiri che regni come vita in me.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a dare il primo bacio a
Gesù e gli dirai, per ben nove volte, che vuoi fare la sua Volontà, ed io
ripeterò il prodigio di fare concepire Gesù nell’anima tua.
Giaculatoria: Regina potente pronuncia il tuo Fiat e crea in me la Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Eccomi a te di nuovo mia Mamma
celeste, vengo a rallegrarmi con te e, inchinandomi ai tuoi santi piedi, ti
saluto ‘piena di grazia e Madre di Gesù’. Oh, non troverò più sola la Mamma
mia, ma troverò, insieme con lei, il mio piccolo prigioniero Gesù. Quindi
saremo tre, non più due: la Mamma, Gesù ed io. Quale fortuna per me! Se voglio
trovare il mio piccolo Re Gesù, basta trovare la Mamma sua e mia. Deh, o Mamma
Santa, nell’altezza di Madre di Dio in cui ti trovi, abbi pietà della misera e
piccola figlia tua, e parla per me al piccolo prigioniero Gesù, affinché mi dia
la grande grazia di vivere della sua Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Mia cara figlia, oggi ti aspetto
più che mai; il mio materno cuore è gonfio, sento il bisogno di sfogare il mio
ardente amore con la figlia mia, voglio dirti che sono Madre di Gesù. Le mie
gioie sono infinite, mari di felicità mi inondano, io posso dire: ‘sono Madre
di Gesù, sono la sua creatura e la sua ancella’; solo al Fiat devo ciò. Esso mi rese piena di grazia e preparò la degna abitazione
al mio Creatore. Gloria, onore e ringraziamento sia sempre al Fiat supremo.
Ascoltami figlia del mio cuore,
appena fu formata, con la potenza del Fiat
supremo, la piccola umanità di Gesù nel mio seno, il sole del Verbo eterno
s’incarnò in essa. Io avevo il mio cielo, formato dal Fiat, tutto tempestato di stelle fulgidissime, che scintillavano
gioie, beatitudini ed armonie di bellezze divine. Il sole del Verbo eterno, sfolgorante
di luce inaccessibile, venne a prendere il suo posto dentro questo cielo,
nascosto nella sua piccola umanità, la quale non poteva contenerlo; il centro
del sole stava nella sua umanità, ma la luce del sole straripava fuori, ed
investendo cielo e terra giungeva ad ogni cuore e, col suo raggio di luce,
irradiava ciascuna creatura, dicendo: “Figli miei apritevi, datemi il posto nel
vostro cuore, sono sceso dal cielo in terra per formare in ciascuno di voi la
mia vita; mia Madre è il centro dove risiedo, e tutti i miei figli sono la
circonferenza dove voglio formare tante mie vite, quanti sono i miei figli”. E
la luce nuovamente irradiava senza mai cessare, e la piccola umanità di Gesù
gemeva, piangeva, spasimava, e dentro quella luce, che giungeva nei cuori,
faceva scorrere le sue lacrime, i suoi gemiti ed i suoi spasimi d’amore e di
dolore. Tu devi sapere che per la tua Mamma cominciò una nuova vita. Io ero a
conoscenza di tutto ciò che faceva il Figlio mio, lo vedevo divorato da mari di
fiamme d’amore; ogni suo palpito, respiro e pena, erano mari d’amore con i
quali egli coinvolgeva tutte le creature per farle sue, a forza d’amore e di
dolore. Tu devi sapere che quando fu concepita la sua piccola umanità, furono
concepite anche tutte le pene che avrebbe dovuto soffrire, fino all’ultima
della sua vita, comprese quelle derivanti da tutte le anime; come Dio, nessuno
gli poteva sfuggire; la sua immensità racchiudeva tutte le creature, la sua
onniveggenza li[4]
rendeva tutti presenti. Il mio Gesù, il Figlio mio, sentiva il peso ed il fardello
di tutti i peccati di ciascuna creatura. Io, la Mamma tua, lo seguivo in tutto
e sentii, nel mio materno cuore, la nuova generazione delle pene del mio Gesù e
la nuova generazione di tutte le anime, che, come Madre, dovevo generare,
insieme con Gesù, alla grazia, alla luce, alla vita novella, che il mio caro
Figlio ha portato sulla terra.
Figlia mia, tu devi sapere che da
quando io fui concepita, ti amai da Madre, ti sentivo nel mio cuore, ardevo
d’amore per te, ma non capivo il perché. Il Fiat
Divino mi faceva operare, ma mi teneva celato il segreto. Appena Esso
s’incarnò, mi svelò il segreto, ed allora compresi la fecondità della mia
Maternità; non solo dovevo essere Madre di Gesù, ma Madre di tutti, e questa
maternità doveva essere formata sul rogo del dolore e dell’amore. Figlia mia,
quanto ti ho amato e ti amo.
Ascoltami figlia cara, si può
giungere molto lontano quando il divino Volere prende vita operante nella creatura
e la volontà umana lo lascia fare senza impedirgli il passo. Questo Fiat, che in natura possiede la virtù
generativa, genera tutti i beni nella creatura, la rende feconda dandole la
maternità su tutti, sopra tutti i beni e sopra colui che l’ha creata. Maternità
significa vero amore, amore eroico, amore che è contento di morire per dare
vita a chi l’ha generata; se non c’è questo, la parola maternità è sterile, è
vuota, si riduce ad una parola e di fatto non esiste. Se vuoi, figlia mia, la
generazione di tutti i beni, fa che il Fiat
prenda in te la vita operante; Esso ti darà la maternità, tu amerai tutto con
amore di madre, ed io, Mamma tua, ti insegnerò il modo come fecondare in te
questa maternità tutta santa e divina.
L’anima
Mamma Santa, mi abbandono nelle
tue braccia. Oh, come vorrei bagnare le tue mani materne con le mie lacrime,
per muoverti a compassione dello stato della povera anima mia! Deh, se mi ami
come mamma, chiudimi nel tuo cuore ed il tuo amore bruci le mie miserie e le
mie debolezze; la potenza del Fiat
Divino che tu possiedi da Regina, formi la sua vita operante in me, in modo che
io possa dire: “La Mamma è tutta per me, ed io sono tutta per lei”.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, ringrazierai il Signore, tre
volte, a nome di tutti, per essersi incarnato e fatto prigioniero nel mio seno,
dandomi il grande onore di eleggermi Madre sua.
Giaculatoria: Mamma di Gesù, fammi da mamma e guidami nella via
della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma dolcissima, il mio povero cuore
sente il bisogno estremo di venire sulle tue ginocchia materne, per confidarti
i miei piccoli segreti ed affidarli al tuo cuore materno. O Mamma mia, nel
guardare i grandi prodigi che operò in te il Fiat Divino, sento che non mi è dato d’imitarti, perché sono
piccola e debole; le lotte tremende della mia esistenza mi atterrano e non mi
lasciano che un filo di vita. Mamma mia, oh come vorrei sfogare il mio cuore
nel tuo, per farti sentire le pene che mi amareggiano, ed il timore che mi
tortura di non potere compiere la Divina Volontà! Pietà, o Madre celeste, pietà!
Nascondimi nel tuo cuore ed io perderò la memoria dei miei mali, per ricordarmi
solo di vivere di Volontà Divina.
Lezione della Regina del
Cielo, Madre di Gesù
Figlia carissima non temere, fidati
della Mamma tua, versa tutto nel mio cuore ed io terrò conto di tutto, ti farò
da mamma, cambierò le tue pene in luce e me ne servirò per allargare i confini
del regno della Volontà Divina nell’anima tua.
Metti tutto da parte per ora ed
ascoltami; voglio dirti ciò che operò il piccolo Re Gesù nel mio seno materno e
come la Mamma tua non perdette neppure un respiro del piccolo Gesù.
Figlia mia, mentre la piccola
umanità di Gesù andava crescendo, unita ipostaticamente con la Divinità, il mio
seno materno era strettissimo, oscuro, non c’era spiraglio di luce. Io vedevo
Gesù nel mio seno materno immobile, avvolto da una notte profonda. Sai tu chi
formava questa oscurità sì intensa per l’infante Gesù? La volontà umana, della
quale l’uomo volontariamente si era avvolto; l’uomo, commettendo peccati,
formava tanti abissi di tenebre intorno e dentro di sé, e ciò lo ha reso
immobile a fare il bene; il mio caro Gesù, per mettere in fuga le tenebre di
questa notte sì profonda, nella quale l’uomo si era reso prigioniero della sua
stessa volontà tenebrosa, fino a perdere il moto di fare il bene, scelse la
dolce prigione della Mamma sua, e volontariamente si esibì nell’immobilità di
nove mesi.
Figlia mia, se tu sapessi quanto
il mio materno cuore sia stato martoriato nel vedere il piccolo Gesù immobile
nel mio seno, nel vederlo piangere, sospirare il suo palpito ardente, palpitare
forte e smaniare d’amore, facendo sentire il suo palpito in ogni cuore, per
chiedere per pietà ad ogni anima di farsi chiudere nella luce della sua
Divinità! Lui, per amore, volontariamente aveva scambiato la luce con le
tenebre, affinché tutti potessero ottenere la vera luce, per mettersi in salvo.
Figlia mia carissima, chi può
dirti ciò che soffrì il mio piccolo Gesù nel mio seno? Pene inaudite ed
indescrivibile. Era dotato di piena ragione, era Dio ed uomo, era tanto il suo
amore, che metteva da parte i mari infiniti di gioie, di felicità e di luce, da
tuffare la sua piccina umanità nei mari di tenebre, di amarezza, di infelicità
e di miserie, che le creature avevano preparato; il piccolo Gesù si addossava
tutto ciò sopra le sue spalle, come se fosse stato suo. Figlia mia, il vero
amore non dice mai basta, non guarda le pene, e tramite le pene cerca colui che
ama ed è contento solo quando offre la sua vita, per ridare la vita a colui che
ama.
Figlia mia ascolta la Mamma tua,
vedi che gran male è il fare la tua volontà! Non solo prepari la notte al tuo
Gesù ed a te, ma formi mari di amarezze, di infelicità e di miserie, dai quali
resti travolta e non sai come uscirne. Perciò sii attenta, rendimi felice
dicendo: “Voglio fare sempre la Divina Volontà”.
Senti figlia mia: il piccolo
Gesù, spasimante d’amore, sta per uscire alla luce del giorno; le sue ansie, i
suoi sospiri ardenti e desideri di volere abbracciare la creatura, di farsi
vedere mentre la guarda per rapirla a sé, non gli danno più requie; come un
giorno si mise in vedetta alle porte del cielo per chiudersi nel mio seno, così
sta per mettersi in vedetta alle porte del mio seno, che è più che cielo,
affinché il sole del Verbo eterno sorga in mezzo al mondo e vi formi il suo
pieno meriggio. Così per le povere creature non ci sarà più notte, né alba, né
aurora, ma sempre sole, scintillante più che nella pienezza del mezzogiorno. La
Mamma tua sentiva che non lo poteva più contenere dentro di sé, mari di luce e
di amore m’inondavano; dentro ad un mare di luce lo concepii e dentro ad un
mare di luce egli uscì dal mio seno materno. Figlia cara, per chi vive di
Volontà Divina, tutto è luce e tutto si converte in luce. In questa luce, io
ero rapita mentre aspettavo di stringere fra le mie braccia il mio piccolo
Gesù; quando uscì dal mio seno, sentii i suoi primi vagiti amorosi, e l’angelo
del Signore me lo consegnò fra le braccia; io lo strinsi forte forte al mio
cuore e gli diedi il mio primo bacio, ed il piccolo Gesù mi diede il suo.
Per ora basta, domani ti aspetto
di nuovo per seguire la narrazione della nascita di Gesù.
L’anima
Mamma Santa, come sei fortunata,
sei la vera benedetta fra tutte le donne! Ti prego, per quelle gioie che
provasti quando stringesti Gesù al tuo seno e gli desti il primo bacio, di
cedermi, per pochi istanti, nelle braccia, il piccolo Gesù, affinché gli dia il
contento dicendogli che giuro d’amarlo sempre e che non voglio conoscere altro
che la sua Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a baciare i piedini al
bambinello Gesù e metterai la tua volontà nelle sue manine per farlo giocare e
sorridere.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi nel mio cuore il piccolo Gesù,
affinché lo[5]
trasformi tutto in Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
celeste
Oggi, Mamma Santa, sento con foga
d’amore che non posso resistere a non venire presso le tue ginocchia materne,
per trovare nelle tue braccia il celeste bambinello. La sua bellezza mi
rapisce, i suoi sguardi mi feriscono, le sue labbra, atteggiate per gemere e
per dare singhiozzo di pianto, mi strappano il cuore ad amarlo. Mamma mia
carissima, io so che tu mi ami e perciò ti prego di darmi un posticino nelle
tue braccia, affinché io possa dargli il mio primo bacio, versare il mio cuore
nel piccolo Re Gesù, affidargli i miei segreti, che tanto mi opprimono, e
dirgli per farlo sorridere: “La mia volontà è tua e la tua è mia; perciò, forma
in me il regno del tuo Fiat Divino.
Lezione della Regina del
Cielo alla figlia sua
Figlia mia carissima, quanto
sospiro di averti nelle mie braccia, per avere il gran contento di potere dire
al nostro piccolo Re bambinello: “Non piangere carino mio, vedi, qui con noi
c’è la piccola figlia mia, che vuole riconoscerti Re e darti il dominio
nell’anima sua, per farti distendere il regno della tua Divina Volontà in lei”.
Ora figlia del mio cuore, mentre
stai tutta intenta a vagheggiare il pargoletto Gesù, prestami attenzione ed
ascoltami. Tu devi sapere che era mezzanotte quando il piccolo Re neonato uscì
dal mio seno materno; ma la notte si cambiò in giorno. Colui che era padrone
della luce, metteva in fuga la notte dell’umana volontà, la notte del peccato,
la notte di tutti i mali, e per segno di ciò, che faceva nell’ordine delle
anime con il solito suo Fiat onnipotente,
la mezzanotte si cambiò in giorno fulgidissimo, e tutte le cose create corsero
per inneggiare, in quella piccola umanità, il loro Creatore. Il sole corse per
dare i suoi primi baci di luce al bambinello Gesù e riscaldarlo con il suo
calore. Il vento, imperante con le sue ondate, purificò l’aria di quella stalla
e con il suo dolce gemito disse: “Ti amo”.
I cieli si scuoterono[6]
fin dalle fondamenta, la terra esultò e fremette fin nell’abisso, il mare
tumultuò con le sue onde altissime, insomma tutte le cose create riconobbero
che il loro Creatore stava in mezzo a loro e fecero a gara per inneggiarlo. Gli
stessi angeli, formando luce nell’aria, con voce melodiosa, che poteva essere
sentita da tutti, dissero: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra
agli uomini di buona volontà; è nato il celeste bambino, nella grotta di
Betlemme, avvolto in poveri pannicelli”. I pastori, che stavano in veglia,
ascoltarono le voci angeliche e corsero a visitare il piccolo Re divino.
Figlia mia cara, continua ad
ascoltarmi: appena io lo ricevetti nelle mie braccia, gli diedi il mio primo
bacio e sentii il bisogno d’amore di dare del mio al mio Figlio bambino;
porgendo il mio seno, gli diedi latte abbondante, latte formato dallo stesso Fiat Divino, nella mia persona, per
alimentare il piccolo Re Gesù. Chi può dirti ciò che io provai nel fare ciò? Ed
i mari di grazia, di amore, di santità che, per contraccambiarmi, mi dava il
Figlio mio? Lo avvolsi in poveri, ma nitidi pannicelli, e lo adagiai nella mangiatoia.
Questa era la sua Volontà ed io non potevo fare a meno di eseguirla. Prima di
fare ciò, Lo condivisi con il caro San Giuseppe, dandolo nelle sue braccia; oh,
come gioì! Lo strinse al suo cuore ed il dolce bambinello versò nell’anima sua
torrenti di grazia. Dopo, San Giuseppe aggiustò un po’ di fieno nella
mangiatoia ed io lo posi a giacere dentro di essa. La Mamma tua, rapita dalla
beltà dell’infante divino, stava per la maggior parte del tempo genuflessa
innanzi a lui; mettevo in moto tutti i miei mari di amore, che il Volere Divino
aveva formato in me, per amarlo, adorarlo e ringraziarlo. Ed il celeste
pargoletto che faceva nella mangiatoia? Agiva secondo la Volontà del nostro
Padre celeste, che era anche sua; emettendo gemiti e sospiri, vagiva, piangeva
e chiamava tutti, dicendo nei suoi gemiti amorosi: “Venite tutti figli miei,
per amore vostro sono nato al dolore, alle lacrime; venite tutti a conoscere
l’eccesso del mio amore, datemi un posto nei vostri cuori”. Ci fu un via vai di
pastori che vennero a visitarlo; a tutti dava il suo sguardo dolce ed il suo sorriso
d’amore, nelle sue stesse lacrime.
Figlia mia, una parolina a te: tu
devi sapere che tutta la mia gioia consisteva nel tenere nel mio grembo il mio
caro Figlio Gesù; il Volere Divino mi fece intendere di metterlo nella
mangiatoia, a disposizione di tutti, affinché chiunque volesse, potesse vezzeggiarlo,
baciarlo e prenderlo nelle proprie braccia, come se fosse suo. Era il piccolo
Re di tutti, quindi tutti avevano il diritto di farne un loro dolce pegno
d’amore; io, per compiere il Volere supremo, mi privai delle mie gioie
innocenti e cominciai, con opere e sacrifici, l’ufficio di Madre di dare Gesù a
tutti; figlia mia, la Divina Volontà è esigente e vuole tutto, anche il
sacrificio delle cose più sante e, a seconda delle circostanze, persino il
grande sacrificio di privarsi dello stesso Gesù; ciò, per estendere maggiormente
il suo regno e per moltiplicare la vita dello stesso Gesù. Infatti, quando la
creatura, per amor suo, si priva di lui, è tale e tanto l’eroismo ed il sacrificio,
che questi hanno virtù di produrre una vita novella di Gesù, che forma un’altra
abitazione per Gesù. Perciò, figlia cara, sii attenta e non negare mai alcunché
alla Divina Volontà, qualunque sia la situazione.
L’anima
Mamma Santa, le tue belle lezioni
mi confondono; se vuoi che io le metta in pratica, non mi lasciare sola,
affinché, quando mi vedi soccombere sotto il peso enorme delle privazioni
divine, tu mi stringa al tuo materno cuore; allora io sentirò la forza di non
negar mai alcunché alla Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai per tre volte a visitare
il bambinello Gesù, baciandogli le piccole manine, e gli dirai cinque atti
d’amore, per onorare le sue lacrime e per quietare il suo pianto.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa le lacrime di Gesù nel cuore mio,
affinché egli disponga in me il trionfo della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Mamma
Regina
Mamma mia dolcissima, eccomi di
nuovo presso le tue ginocchia; questa tua figlia non può stare più senza di te,
Mamma mia; il dolce incanto del celeste bambino, che stringi fra le tue
braccia, e che, genuflessa, adori ed ami nella mangiatoia, mi rapisce; penso
che la tua sorte felice e lo stesso piccolo Re Gesù non siano altro che frutti,
dolci e preziosi pegni di quel Fiat
che ha reso presente in te il regno suo. O Mamma, dammi la parola che farai uso
della tua potenza per formare in me il regno della Divina Volontà.
Lezione della mia Mamma
celeste
Figlia mia carissima, sono
contenta di tenerti vicina, per poterti insegnare come in tutte le cose possa essere
presente il regno della Divina Volontà. Tutte le croci, i dolori, le
umiliazioni, investiti dalla vita del Fiat
Divino, sono come materie prime nelle sue mani, per alimentare il suo regno e
renderlo sempre più presente. Prestami attenzione ed ascolta la Mamma tua. Io
continuavo la mia dimora nella grotta di Betlemme con Gesù e con il caro San
Giuseppe; come eravamo felici! Quella piccola grotta, poiché l’infante divino e
la Divina Volontà operavano in noi, ci sembrava un paradiso. È vero che non ci
mancavano pene e lacrime, ma queste, confrontate con i mari immensi di gioia,
di felicità e di luce, che il Fiat
Divino faceva sorgere in ogni atto nostro, erano solo goccioline gettate in
questi mari. La dolce ed amabile presenza del mio caro Figlio era una delle più
grandi felicità. Figlia cara, tu devi sapere che quando giunse l’ottavo giorno
di vita terrena del celeste bambino il Fiat
Divino suonò l’ora del dolore, comandandoci di circoncidere il vezzoso bambinello.
Era un taglio dolorosissimo quello al quale si doveva sottoporre il piccolo
Gesù; era la legge di quei tempi che imponeva che tutti i primogeniti si dovessero
sottoporre a questo taglio doloroso. Si può chiamarla la legge del peccato, ma
mio Figlio era innocente e la sua legge era la legge dell’amore; tuttavia,
poiché egli venne a trovare non l’uomo re, ma l’uomo degradato, per affratellarsi
a lui ed innalzarlo, si volle degradare e si sottopose alla legge.
Figlia mia, io e San Giuseppe
sentimmo un fremito di dolore, ma impavidi e senza esitare chiamammo il
ministro ed acconsentimmo a fare circoncidere Gesù con un taglio dolorosissimo;
a causa del dolore acerbo, il bimbo Gesù pianse e si slanciò nelle mie braccia,
chiedendomi aiuto. San Giuseppe ed io mescolammo le nostre lacrime con le sue;
fu raccolto il primo sangue sparso da Gesù per amore delle creature; fu imposto
il nome di Gesù, nome potente, che doveva fare tremare cielo e terra, e lo
stesso inferno. Nome che doveva essere balsamo, difesa ed aiuto ad ogni cuore.
Figlia mia, questo taglio era
l’immagine del taglio crudele che l’uomo aveva fatto all’anima sua, facendo la
sua volontà; il mio caro Figlio si faceva fare questo taglio per sanare il duro
taglio delle volontà umane e, con il suo sangue, le ferite dei tanti peccati
che il veleno della volontà umana ha prodotto nelle creature. Ogni atto di
volontà umana è un taglio che si fa, è una piaga che si apre; il celeste
bambino, con il suo taglio doloroso, preparava il rimedio a tutte le ferite
umane.
Figlia mia, un’altra sorpresa:
una stella nuova splende sotto la volta dei cieli e, con la sua luce, va
cercando adoratori, per condurli a riconoscere ed adorare il bambino Gesù. Tre
personaggi, l’uno lontano dall’altro, ne restano colpiti e, investiti da luce
suprema, seguono la stella, la quale li conduce nella grotta di Betlemme ai
piedi del bambino Gesù. Quale fu la meraviglia per questi Re Magi, nel riconoscere
in quell’infante divino il Re del cielo e della terra, colui che veniva ad
amare ed a salvare tutti! Mentre i Magi lo adoravano, rapiti da quella celeste
beltà, il bambino fece trasparire, fuori dalla sua piccola umanità, la sua
Divinità, e la grotta si cambiò in paradiso; i Magi non seppero distaccarsi dai
piedi dell’infante divino fino a quando egli ritirò di nuovo nella sua umanità
la luce della Divinità. Io, mettendo in esercizio l’ufficio di Madre, parlai a
lungo della discesa del Verbo e li fortificai nella fede, speranza e carità,
simbolo dei loro doni offerti a Gesù; i Magi, pieni di gioia, si ritirarono
nelle loro regioni, per essere i primi propagatori.
Figlia mia cara, non ti
allontanare dal mio fianco, seguimi ovunque. Stanno per compiersi quaranta
giorni dalla nascita del piccolo Re Gesù; il Fiat Divino ci chiama al tempio, per adempiere la legge della
presentazione del Figlio mio, e noi andiamo al tempio; era la prima volta che
uscivo insieme con il mio dolce bambino. Una vena di dolore si aprì nel mio
cuore, andavo ad offrirlo vittima per la salvezza di tutti! Entrati nel tempio,
prima adorammo la Divina Maestà, poi chiamai il sacerdote e, messo Gesù nelle
sue braccia, feci l’offerta del celeste bambino all’eterno Padre, offrendolo in
sacrificio per la salvezza di tutti. Il sacerdote era Simeone; appena deposi
Gesù nelle sue braccia, egli riconobbe che era il Verbo Divino, esultò
d’immensa gioia e, dopo l’offerta, atteggiandosi a profeta, profetizzò tutti i
miei dolori. Oh, come il Fiat supremo
suonò a distesa sul mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale tragedia
di tutte le pene del mio Figlio bambino! Ciò che più mi trafisse furono le
parole che mi disse il santo profeta:
“Questo caro bambino sarà la
salvezza e la rovina di molti, e sarà il bersaglio delle contraddizioni”.
Se il Volere Divino non mi avesse
sostenuta, sarei morta all’istante di puro dolore. Invece, mi diede vita e se
ne servì per formare in me il regno dei dolori nel regno della sua stessa
Volontà. Al diritto di Madre, che avevo su tutti, aggiunsi il diritto di Madre
e Regina di tutti i dolori. Ah, sì! Con i miei dolori acquistai la monetina per
pagare i debiti dei figli miei, ed anche quelli dei figli ingrati.
Figlia mia, tu devi sapere che,
nella luce della Divina Volontà, io già sapevo tutti i dolori che dovevano
toccarmi ed erano anche più numerosi di quelli che mi profetizzò il santo
profeta, ma in quell’atto sì solenne di offrire il mio Figlio, il sentirmeli
ripetere mi fece sentire talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono
squarci profondi nell’anima mia. Ascolta la Mamma tua, nelle tue pene, negli
incontri dolorosi che non ti mancano, non ti abbattere mai, ma con amore eroico,
fa che il Volere Divino prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché te
le converta in monetine d’infinito valore, con le quali potrai pagare i debiti
dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e per
farli rientrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto
metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi trafiggono il cuore. Deh! Fammi
da mamma e versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché io subisca
la tua stessa sorte di servirmi delle mie pene come monetine, per conquistare
il regno della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché io versi in te il primo sangue che sparse il celeste bambino, per
sanarti le ferite fatte dalla tua volontà umana; reciterai tre atti d’amore per
mitigare lo spasimo della ferita del bambino Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia, versa il tuo dolore nell’anima mia e
converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
L’anima alla sua Regina
travolta nel dolore
Mia Mamma Sovrana, la tua piccola
figlia sente il bisogno di venire presso le tue ginocchia, per tenerti un po’
di compagnia. Vedo il tuo volto velato di mestizia e qualche lacrima fuggitiva
scorrere dai tuoi occhi; il dolce bambinello trema e piange. Mamma Santa,
unisco le mie pene alle tue per confortarti e per quietare il pianto del
celeste bambino. Mamma mia, non negarmi la rivelazione del segreto; cosa c’è di
funesto per il mio caro bambinello?
Lezione della Madre
Regina
Figlia mia carissima, il cuore
della Mamma tua oggi è tanto gonfio di amore e di dolore, che non posso
trattenermi dal piangere. Tu conosci la venuta dei Re Magi, i quali fecero
rumore in Gerusalemme facendo domande circa il nuovo Re. L’empio Erode, per
timore d’essere rovesciato dal trono, ha dato il mandato di uccidere il mio
dolce Gesù, la mia cara vita, e tutti gli altri bambini. Figlia mia che dolore!
Colui che è venuto a dare la vita a tutti, a portare nel mondo la nuova era di
pace, di felicità, di grazia, lo vogliono uccidere. Quanta ingratitudine,
quanta perfidia! Ah, figlia mia, vedi dove giunge la cecità della volontà umana!
Essa si rende feroce, lega le mani allo stesso Creatore e si rende padrona di
colui che l’aveva creata. Perciò compatiscimi, figlia mia, e cerca di quietare
il pianto del dolce bambino. Egli piange per l’ingratitudine umana, che, appena
nato, lo vuole morto; per salvarlo, siamo costretti a fuggire. Il caro San
Giuseppe è stato avvisato dall’angelo, di partire presto verso terra straniera.
Tu accompagnaci, figlia cara, non ci lasciare soli, ed io continuerò a darti le
mie lezioni sui gravi mali della volontà umana. Tu devi sapere che l’uomo,
allorché si sottrasse alla Divina Volontà, ruppe il rapporto con il suo
Creatore; tutto era stato fatto da Dio sulla terra, tutto era suo; l’uomo, non
facendo il Volere Divino, perdette tutti i diritti e, si può dire, non ebbe più
dimora. L’uomo divenne il povero esiliato, il pellegrino che non poteva
possedere dimora permanente; ciò fu vero non solo per l’anima, ma anche per il
corpo; tutte le cose si fecero mutevoli per il povero uomo, e se qualche cosa
fuggevole fu duratura, ciò avvenne in virtù dei previsti meriti di questo
celeste bambino. Tutta la magnificenza della creazione fu destinata da Dio a
coloro che avrebbero fatto la Divina Volontà e vissuto nel regno della Divina
Volontà. Tutti gli altri, anche se prendono stentatamente qualche cosa, sono i
veri ladroncelli del loro Creatore e, con la loro ragione, non vogliono fare la
Divina Volontà, anche se vogliono i beni che ad Essa appartengono.
Figlia cara, senti quanto io e
questo caro bambino ti amiamo: ai primi albori della vita, Gesù va in esilio ed
in terra straniera, per liberarti dall’esilio nel quale ti ha messo l’umano
volere e per richiamarti a vivere, non in terra straniera, ma nella tua patria,
che ti fu data da Dio quando fosti creata, cioè nel regno del Fiat supremo. Figlia del mio cuore, abbi
pietà delle lacrime della Madre tua e delle lacrime di questo dolce caro
bambino; piangendo, ti preghiamo di non fare mai la tua volontà; ritorna, ti
preghiamo e ti scongiuriamo, nel grembo del Volere Divino che tanto sospira di
averti.
Figlia cara, tra il dolore
dell’ingratitudine[7]
umana, tra le immense gioie e felicità, che il Fiat Divino ci dava, e tra la festa che tutta la creazione faceva
al dolce bambino, la terra rinverdiva e fioriva sotto i nostri passi, per dare
omaggio al suo Creatore. Il sole lo fissava e, inneggiandolo con la sua luce,
si sentiva onorato di dargli la sua luce e calore; il vento lo accarezzava, gli
uccelli si abbassavano intorno a noi e con i loro trilli e canti facevano le
più belle nenie al caro bambino, per quietare il pianto e riconciliargli il
sonno.
Figlia mia, stando in noi il
Volere Divino, avevamo il potere su tutto. Giungemmo in Egitto e, dopo un lungo
periodo di tempo, l’angelo del Signore avvertì San Giuseppe di tornare nella
casa di Nazareth, dato che l’empio tiranno era morto. E così rimpatriammo nelle
nostre terre natie. L’Egitto simboleggia l’umana volontà, terra piena di idoli;
dovunque passava il pargoletto Gesù, egli atterrava questi idoli e li rinviava
nell’inferno. Quanti idoli possiede l’umano volere, idoli di vanagloria, di propria
stima e di passioni che tiranneggiano la povera creatura! Sii attenta, ascolta
la Mamma tua, che, per non farti fare mai la tua volontà, farebbe qualunque
sacrificio e darebbe anche la vita per darti il gran bene di vivere sempre nel
grembo della Divina Volontà.
L’anima
Mamma dolcissima, ti ringrazio di
farmi comprendere il gran male dell’umano volere; ti prego, per il dolore che
soffristi nell’esilio dell’Egitto, di fare uscire l’anima mia dall’esilio della
mia volontà e di farmi rimpatriare nella cara patria della Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, offrirai le tue azioni unite con
le mie, in atto di gratitudine al santo bambino, pregandolo di entrare
nell’Egitto del tuo cuore, per cambiarlo tutto in Volontà di Dio.
Giaculatoria: Mamma mia, chiudi il piccolo Gesù nel cuore mio,
affinché lo riordini tutto in Volontà Divina.
L’anima alla sua sovrana
Regina
Mamma dolcissima, eccomi di nuovo
vicina alle tue ginocchia materne, dove ti trovo insieme con il fanciullino
Gesù; tu, vezzeggiandolo, gli dici la tua storia d’amore e Gesù ti dice la sua.
Come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano! È tanta la foga del loro
amore, che essi restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio, ed il Figlio nella
Madre. Mamma Santa, non mi mettere da parte; tenetemi con voi, affinché,
ascoltando ciò che dite, io impari ad amarvi ed a fare sempre la Santissima Volontà
di Dio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, ti aspettavo
per continuare la mia lezione sul regno che sempre più rendeva presente in me
il Fiat supremo.
Tu devi sapere che la piccola
casa di Nazareth, per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San
Giuseppe, era un paradiso; il mio caro Figlio, essendo Verbo eterno, possedeva
in se stesso, per virtù propria, la Divina Volontà, ed in quella piccola umanità
risiedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite;
io possedevo, per grazia, il Volere Divino; io non potevo abbracciare
l’immensità, come l’amato Gesù poteva, poiché egli era Dio ed uomo, mentre io
ero sempre la sua creatura finita; tuttavia, il Fiat Divino mi riempì tanto, avendo formato in me i suoi mari di
luce, di santità, di amore, di bellezze e di felicità; l’intensità di luce, di
amore e di tutto ciò che possiede un Volere Divino, usciva talmente da noi, che
San Giuseppe restava eclissato, inondato, e viveva dei nostri riflessi.
Figlia cara, in questa casa di
Nazareth, era in pieno vigore il regno della Divina Volontà; ogni piccolo
nostro atto, cioè il lavoro, l’accendere il fuoco, il preparare il cibo, era
animato dal Volere supremo e formato sulla santità del puro amore; dal più
piccolo e dal più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini
immense, e noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto una pioggia
dirotta di nuove gioie e di contenti indescrivibili. Figlia mia, devi sapere
che la Divina Volontà possiede in natura la sorgente delle gioie, e si diletta,
quando regna nella creatura, di dare, in ogni atto della creatura, l’atto nuovo
e continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace
ed unione somma. L’uno si sentiva onorato di ubbidire all’altro; anche il mio
caro Figlio voleva essere comandato, nei piccoli lavori, da me e dal caro San
Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell’atto di aiutare il suo padre putativo
nei lavori fabbrili, vederlo quando prendeva il cibo; quanti mari di grazia
Gesù faceva scorrere in quegli atti, a pro delle creature!
Ora figlia cara, ascoltami: in
questa casa di Nazareth fu formato, nella Mamma tua e nell’umanità di mio
Figlio, il regno della Divina Volontà, per farne dono all’umana famiglia,
allorché questa si fosse disposta a ricevere il bene di questo regno. Sebbene
mio Figlio fosse Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popoli; il nostro
regno, sebbene potesse racchiudere tutti e dare vita a tutti, era deserto,
perché ci voleva prima la redenzione, per preparare e disporre l’uomo a venire
in questo regno sì santo. Essendo la Divina Volontà posseduta da me e da mio
Figlio, che appartenevamo, secondo l’ordine umano, all’umana famiglia divina,
le creature ricevevano il diritto d’entrare in questo regno e la Divinità
cedeva il diritto, lasciando le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò, la
nostra vita nascosta per così tanti anni servì a preparare il regno della
Divina Volontà per le creature. Voglio farti conoscere ciò che operò in me
questo Fiat supremo, affinché tu dimentichi
la tua volontà e, dando la mano alla Madre tua, ella ti possa condurre nei beni
che, con tanto amore, ha preparato per te. Dimmi figlia del mio cuore, contenterai
me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo regno
sì santo, per vivere insieme con noi, per vivere tutta di Volontà Divina?
Ascolta, figlia cara, un altro
atto d’amore che, in questa casa di Nazareth, fece per me il mio caro Gesù.
Egli mi fece depositaria di tutta la sua vita. Dio quando fa un’opera, non la
lascia in sospeso, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura, nella quale
potere rinchiudere e poggiare tutta l’opera sua; altrimenti, ci sarebbe il pericolo
che Iddio esponesse le sue opere all’inutilità, e ciò non può essere. Quindi,
il mio caro Figlio depose in me le sue opere, le sue parole, le sue pene,
tutto, persino il respiro depositò nella Mamma sua. Quando eravamo ritirati
nella nostra stanzetta, egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i
Vangeli, che doveva predicare al pubblico, ed i sacramenti che doveva
istituire; tutto mi confidò e, deponendo tutto in me, mi costituì canale e
sorgente perenne, poiché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni, a
pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice, nel sentire
deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù. Il Volere Divino,
che regnava in me, mi dava lo spazio per poter tutto ricevere; Gesù sentiva contraccambiato
l’amore, la gloria della grande opera della redenzione, da parte della Mamma
sua. Che cosa non ricevetti da Dio, poiché non feci mai la mia volontà, ma
sempre la sua! Tutto, anche la stessa vita del mio Figlio era a mia disposizione
e, mentre la vita restava sempre in me, potevo bilocarla, per darla a chi con
amore me la chiedeva.
Ora figlia mia, una parolina a
te: se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua, e vivrai in Essa, io, la
Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell’anima tua. Oh,
come ti sentirai fortunata! Avrai una vita divina a tua disposizione, che tutto
ti darà; io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia, affinché cresca
questa vita in te e formi il regno della Divina Volontà.
L’anima
Mamma Santa, nelle tue braccia mi
abbandono, sono una piccola figlia che sento il bisogno estremo delle tue cure
materne. Deh, ti prego, prendi questa mia volontà, chiudila nel tuo cuore e non
darmela più, affinché io possa essere felice di vivere sempre di Volontà
Divina, così contentando te ed il mio caro Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella
casa di Nazareth, per onorare la sacra famiglia; recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregherai
di essere ammessa a vivere in mezzo a noi.
Giaculatoria: Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi con voi a vivere
nel regno della Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo mia Mamma
Regina; oggi, il mio amore di figlia per te mi fa correre, per essere
spettatrice quando il mio dolce Gesù, separandosi da te, prende la via per
formare la sua vita apostolica in mezzo alle creature. Mamma Santa, so che
soffrirai molto; ogni momento di separazione da Gesù ti costerà la vita, ed io,
la figlia tua, non voglio lasciarti sola, voglio asciugarti le lacrime e, con
la mia compagnia, voglio spezzare la tua solitudine; mentre staremo insieme, tu
continuerai a darmi le tue belle lezioni sulla Divina Volontà.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, la tua
compagnia mi sarà molto gradita, perché sentirò in te il primo dono che mi fa
Gesù, dono formato di puro amore, prodotto dal suo e dal mio sacrificio, dono
che mi costò la vita del Figlio mio.
Ora prestami attenzione ed
ascoltami. Senti, figlia mia, per la tua Mamma comincia una vita di dolore, di
solitudine e di lunghe separazioni dal suo sommo bene, Gesù. La vita nascosta è
finita; egli sente l’irresistibile bisogno di amore d’uscire in pubblico, di
farsi conoscere e di andare in cerca dell’uomo smarrito nel labirinto della sua
volontà e, quindi, preda di tutti i mali. Il caro San Giuseppe era già morto.
Gesù partiva ed io restavo sola nella piccola casetta. Quando il mio amato Gesù,
che non faceva mai nulla senza prima dirmelo, mi chiese l’ubbidienza di
partire, io sentii lo schianto nel cuore; ma, conoscendo che quella era la
Volontà suprema, io dissi subito il mio Fiat,
senza esitare un istante, e con il mio ed il Fiat di mio Figlio ci separammo nella foga del nostro amore; Gesù
mi benedisse e mi lasciò. Io lo accompagnai con il mio sguardo finché potei e
poi, ritirandomi, mi abbandonai in quel Volere Divino che era la mia vita. Oh,
potenza del Fiat Divino! Questo
Volere Santo non mi faceva perdere mai di vista mio Figlio, né egli perdeva me,
anzi sentivo il suo palpito nel mio e Gesù sentiva il mio nel suo. Figlia cara,
io avevo ricevuto mio Figlio dal Volere Divino e ciò che questo Volere Santo
dà, non è soggetto né a termine né a separazione; i doni suoi sono permanenti
ed eterni. Mio Figlio era mio, nessuno me lo poteva togliere, né la morte, né
il dolore, né la separazione, perché il Volere Divino me lo aveva donato. La
nostra separazione era apparente: in realtà eravamo fusi insieme, poiché una
era la Volontà che ci animava. Come potevamo separarci?
Tu devi sapere che la luce della
Divina Volontà mi faceva vedere, come malamente e con quanta ingratitudine le
creature trattassero mio Figlio; il suo passo lo rivolse verso Gerusalemme, la
sua prima visita fu nel tempio santo, nel quale cominciò la serie delle sue
predicazioni. Ma, ahi, dolore! La sua parola piena di vita, portatrice di pace,
di amore e di ordine, veniva malamente interpretata ed ascoltata, specie dai
dotti e dai sapienti di quei tempi. Quando mio Figlio diceva di essere il Figlio
di Dio, il Verbo del Padre, colui che era venuto per salvarli, essi l’avevano
tanto a male, che, con i loro sguardi furibondi, lo volevano divorare. Oh, come
soffriva il mio amato bene Gesù! Rigettando la sua parola creatrice, gli
facevano sentire la morte, che essi davano alla sua parola divina; io ero tutta
attenzione, tutt’occhi nel guardare quel cuore divino che sanguinava, ed
offrivo il mio materno cuore per ricevere le stesse ferite, per consolarlo e
per dargli un appoggio nel momento che stava per soccombere. Oh, quante volte,
dopo avere donato la sua parola, lo vidi dimenticato da tutti! Nessuno gli
offriva un ristoro, e lui, solo, solo, fuori dalle mura della città,
all’aperto, sotto la volta del cielo stellato, poggiato ad un albero, piangeva
e pregava per la salvezza di tutti. La tua Mamma, figlia cara, dalla sua
casetta piangeva insieme con lui e, nella luce del Fiat Divino, gli mandava le sue lacrime per ristoro, i suoi casti
amplessi ed i suoi baci per conforto.
Il mio amato Figlio, vedendosi
rigettato dai grandi e dai dotti, non si arrestò, né poteva arrestarsi, poiché
il suo amore correva verso le anime. Allora si circondò di poveri, di afflitti,
d’infermi, di zoppi, di ciechi, di muti e di tanti altri mali che avevano oppresso
le povere creature; queste creature erano l’immagine dei tanti mali, che
l’umana volontà aveva prodotto in esse. Il caro Gesù sanava tutti, consolava ed
istruiva tutti e così divenne l’amico, il padre, il medico, il maestro dei
poveri.
Figlia mia, furono i poveri
pastori che, con le loro visite, lo ricevettero nel nascere, e sono i poveri
che lo seguono negli ultimi anni della sua vita quaggiù, fino al suo morire. I
poveri e gli ignoranti sono più semplici, meno attaccati al loro giudizio e,
quindi, sono i favoriti, i benedetti ed i beniamini del mio caro Figlio;
infatti, egli sceglie poveri pescatori per apostoli e come colonne della Chiesa
futura.
Figlia carissima, se ti dicessi
ciò che operammo e soffrimmo il mio Figlio ed io, in questi tre anni della sua
vita pubblica, dovrei troppo dilungarmi. Ti raccomando che [in] tutto ciò che
puoi fare e soffrire sia il tuo atto
primo e l’ultimo sia il Fiat Divino.
Nel Fiat mi separai da mio Figlio ed
il Fiat mi diede la forza di offrire
il sacrificio. Troverai la forza in tutto, anche nelle pene che ti costano la vita,
se il tutto chiuderai nell’eterno Fiat.
Perciò, dai la parola alla Mamma tua che ti farai trovare sempre nella Divina Volontà.
Così, anche tu sentirai l’inseparabilità da me e dal nostro sommo bene Gesù.
L’anima
Mamma dolcissima, quanto ti
compatisco, vedendoti tanto soffrire. Deh, ti prego, versa le tue lacrime e
quelle di Gesù nell’anima mia, per riordinarla e chiuderla nel Fiat Divino.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, mi darai tutte le tue pene per
compagnia alla mia solitudine; in ogni pena metterai un ti amo per me e per il tuo Gesù, per riparare per quelli che non
vogliono ascoltare gli insegnamenti di Gesù.
Giaculatoria: Mamma divina, la tua parola e quella di Gesù
scendano nel mio cuore e formino in me il regno della Divina Volontà.
L’anima alla sua Madre
dolente
Mia cara Madre addolorata, oggi
più che mai sento l’irresistibile bisogno di stare a te vicina; no, non mi
sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e per chiederti,
come figlia, la grazia che tu deponga in me i tuoi dolori, quelli del tuo
Figlio Gesù ed anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i tuoi
dolori mi diano la grazia di fare morire continuamente la mia volontà e di
farmi risorgere nella vita della Divina Volontà.
Lezione della Regina dei
dolori
Figlia carissima, non mi negare
la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato l’ultimo
giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo lo ha tradito, dandolo nelle
mani dei giudei, per farlo morire. Già il mio caro Figlio, in eccesso di amore
e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto amore è venuto a cercare
sulla terra, ha istituito il sacramento dell’Eucaristia, affinché chiunque Lo
voglia, Lo possa possedere. La vita del Figlio mio sta per finire e per
prendere il volo nella sua patria celeste. Ah, figlia cara! Il Fiat Divino me lo diede, io nel Fiat Divino lo ricevetti ed ora nello
stesso Fiat lo consegno. Mi si
strazia il cuore; mari immensi di dolore mi inondano, sento che la vita mi
viene meno per lo spasimo atroce. Nulla potevo negare al Fiat Divino, anzi mi sentivo disposta a sacrificarlo[8]
nel Volere Divino e onnipotente; io sentivo tale forza in virtù di Esso, che
avrei preferito morire anziché negare qualche cosa alla Divina Volontà.
Figlia mia ascoltami: il mio
materno cuore è affogato nelle pene; il solo pensare che deve morire mio
Figlio, mio Dio, la mia vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure so che
devo vivere. Che strazio! Squarci profondi si formano nel mio cuore, che da
spade taglienti viene passato da parte a parte. Figlia cara, mi duole dirlo,
ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle pene del mio amato Figlio,
c’era l’anima tua, che, poiché la tua volontà umana non si faceva dominare da
quella di Dio, noi coprivamo di pene, imbalsamavamo, fortificavamo con le
nostre pene, affinché essa si disponesse a ricevere la vita della Divina
Volontà. Ah, se il Fiat Divino non mi
avesse sostenuta e non avesse continuato il corso dei mari infiniti di luce, di
gioia, di felicità, a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta
tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio! Oh, come mi sentii straziare,
quando l’ultima volta lo vidi pallido e con una mestizia di morte sul volto!
Con voce tremante, come se
volesse dare in singhiozzo, mi disse: “Mamma, addio. Benedici il tuo Figlio e
dammi l’ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat Divino mi fecero concepire, il mio ed il tuo Fiat Divino mi devono fare morire.
Presto Mamma cara, pronuncia il tuo Fiat
e dimmi ti benedico e ti do l’ubbidienza di morire crocifisso. Così vuole l’eterno Volere,
così voglio anche io”.
Figlia mia, che schianto per il
mio cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non esistevano pene
forzate, ma solo quelle volontarie. Quindi ci benedimmo reciprocamente e ci
guardammo con lo sguardo che non sa distaccarsi più dall’oggetto amato; il caro
mio Figlio, la dolce mia vita, partì, ed io, la tua Mamma dolente, lo lasciai;
ma l’occhio dell’anima mia non lo perdette mai di vista, lo seguì nell’Orto e
nella sua tremenda agonia; oh, come mi sanguinò il cuore nel vederlo abbandonato
da tutti, persino dai suoi più fidi e cari apostoli! Figlia mia, l’essere
abbandonato dalle persone care è uno dei dolori più grandi per un cuore umano,
nelle ore tempestose della vita; ciò fu tanto più vero per il mio Figlio, che
tanto aveva amato e beneficiato[9]
i suoi apostoli e che stava per dare la vita per coloro che lo abbandonarono
nell’ora estrema della sua vita, per coloro che erano fuggiti. Che dolore! Io,
nel vederlo agonizzare sudando sangue, agonizzavo insieme con lui e lo sostenevo
nelle mie braccia materne. Io ero inseparabile dal Figlio mio, le sue pene si
riflettevano nel mio cuore liquefatto dal dolore e dall’amore, ed io le sentivo
più di quanto non fossero state mie. Così lo seguii tutta la notte; non ci fu
pena né accusa che gli fecero, che non risuonò nel mio cuore. All’alba del
mattino, non potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena
e da altre pie donne, lo volli seguire passo passo da un tribunale all’altro,
anche corporalmente.
Figlia mia carissima, io sentii
lo scroscio delle battiture che piovvero sul corpo nudo di mio Figlio, sentii
le burla, le risa sataniche ed i colpi che gli dettero sulla testa quando lo
coronarono di spine. Lo vidi quando Pilato lo mostrò al popolo, sfigurato ed
irriconoscibile; le mie orecchie furono assordate dal crocifiggilo, crocifiggilo. Lo vidi addossarsi la croce sulle
spalle, sfinito, affannato; io, non potendo resistere, affrettai il passo per
dargli l’ultimo abbraccio ed asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Per
noi non ci fu pietà. I soldati crudeli lo strattonano con le funi e lo fanno
cadere.
Figlia cara, che pena straziante
non potere soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! Ogni pena apriva un mare
di dolore nel mio trafitto cuore.
Finalmente lo seguii al Calvario,
dove, in mezzo a pene inaudite ed a contorcimenti orribili, fu crocifisso ed
innalzato in croce; solo allora mi fu concesso di stare ai piedi della croce,
per ricevere dalle sue labbra morenti il dono di tutti i miei figli ed il
diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature; dopo poco, fra spasimi
inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì a lutto e pianse la morte del suo
Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito dalla faccia
della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti,
per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piangono: le sepolture con
l’aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del tempio piange di dolore,
squarciandosi. Tutti perdono il brio e sentono terrore e spavento. Figlia mia,
la tua Mamma sta impietrita dal dolore, aspettandolo[10]
nelle sue braccia, per chiuderlo nel sepolcro. Ascoltami nel mio intenso
dolore; voglio parlarti, con le pene del mio Figlio, dei gravi mali della tua volontà
umana; guardalo nelle mie braccia dolenti, vedi come è sfigurato, è il vero
ritratto dei mali che il volere umano fa alle povere creature; il mio caro
Figlio volle soffrire tante pene, per rialzare questa volontà caduta nel basso
di tutte le miserie; ogni pena di Gesù ed ogni mio dolore chiamavano il volere
umano a risorgere nella Volontà Divina. Fu tanto il nostro amore, che per
mettere al sicuro questa volontà umana, la riempimmo delle nostre pene fino ad
affogarla ed a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli del
mio amato Figlio. Questo giorno di dolori per la tua Madre dolente è tutto per
te; dai, in contraccambio, nelle mie mani, la tua volontà, affinché io la
chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù; ciò sia la più bella vittoria della
sua passione e morte ed il trionfo dei miei acerbissimi dolori.
L’anima
Mamma dolente, le tue parole mi
feriscono il cuore e mi sento morire, sapendo che è stata la mia volontà
ribelle che ti ha fatto tanto soffrire. Perciò ti prego di chiudere la mia
volontà nelle piaghe di Gesù, affinché io viva delle sue pene e dei tuoi acerbi
dolori.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo
cinque atti d’amore; pregherai che i miei dolori suggellino la tua volontà
all’apertura del suo sacro costato.
Giaculatoria: Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia mi
diano la grazia di fare risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Mamma trafitta, la tua piccola
figlia, sapendoti sola, senza l’amato bene Gesù, vuole tenersi stretta a te,
per farti compagnia nella tua amarissima desolazione. Senza Gesù, tutte le cose
si cambiano in dolore per te. Il ricordo delle sue pene strazianti, il dolce
suono della sua voce, che ancora risuona al tuo udito, l’affascinante sguardo
del caro Gesù, ora dolce, ora mesto, ora gonfio di lacrime, che sempre rapiva
il tuo materno cuore, il non averli più con te è come avere spade taglienti che
passano da parte a parte il tuo trafitto cuore. Mamma desolata, la tua cara
figlia vuole ad ogni pena darti un sollievo ed un compatimento. Vorrei essere
Gesù, per poterti dare tutto l’amore, tutti i conforti, sollievi e compatimenti
che ti avrebbe dato lui, in questo tuo stato d’amara desolazione. Il dolce Gesù
mi ha dato a te come figlia, perciò mettimi al suo posto nel tuo materno
cuore, ed io sarò tutta della Mamma mia, ti asciugherò le lacrime e ti farò
sempre compagnia.
Lezione della Regina e
Madre desolata
Figlia carissima, grazie della
tua compagnia; se vuoi che la tua compagnia mi sia dolce, cara e portatrice di
sollievo al mio trafitto cuore, voglio trovare in te la Volontà Divina
operante, dominante, e che non ceda alla tua volontà neppure un respiro di
vita. Allora sì, ti scambierò con il mio Figlio Gesù, perché stando la sua Volontà
in te, in Essa sentirò Gesù nel tuo cuore; oh, come sarò felice di trovare in
te il primo frutto delle sue pene e della sua morte! Trovando nella figlia mia
il mio amato Gesù, le mie pene si cambieranno in gioie ed i miei dolori in conquiste.
Ascoltami figlia dei miei dolori:
appena il mio caro Figlio spirò, scese nel limbo, come trionfatore ed
apportatore di gloria e di felicità; in quel carcere si trovavano tutti i
patriarchi e profeti, il primo padre Adamo, il caro San Giuseppe, i miei santi
genitori e tutti quelli che, in virtù dei meriti del futuro Redentore, si erano
salvati. Io ero inseparabile dal Figlio mio e neppure la morte me lo poteva
togliere. Nella foga dei miei dolori, lo seguii nel limbo e fui spettatrice
della festa e dei ringraziamenti, che tutta quella grande turba di gente diede
a lui, che aveva tanto sofferto e che aveva fatto il primo suo passo verso di
loro, per beatificarli e per portarli con sé nella celeste gloria.
Appena morì, cominciarono le
conquiste e la gloria per Gesù e per tutti quelli che l’hanno amato. Questo
evento, figlia cara, è il simbolo della creatura che, facendo morire la propria
volontà unendosi con la Volontà Divina, comincia le conquiste, nell’ordine
divino, della gloria e della gioia, anche in mezzo ai più grandi dolori. Nonostante
che gli occhi dell’anima mia seguissero mio Figlio e mai lo perdessero di
vista, in quei tre giorni che stette sepolto, io sentii tale ansia di vederlo
risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d’amore: “Sorgi gloria mia, sorgi
vita mia!”. I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a
sentirmi consumare. In queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato
da quella grande turba di gente, uscì dal limbo, in atto di trionfo, e si portò
al sepolcro. Era l’alba del terzo giorno; come tutta la natura lo aveva pianto,
così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso, per essere presente
nel momento in cui mio Figlio risuscitava. O, meraviglia! Prima di risorgere,
egli fece vedere a quella turba di gente la sua santissima umanità sanguinante,
piagata, sfigurata, così come era stata ridotta per amore loro e di tutti.
Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi di amore ed il grande portento
della redenzione.
Figlia mia, ti avrei voluta
presente nel momento in cui risuscitò mio Figlio. Egli era tutto maestà; la sua
Divinità, unita alla sua anima, emanava mari di luce e di bellezza incantevole,
che riempivano cielo e terra; come trionfatore, facendo uso del suo potere,
comandò alla sua morta umanità di ricevere di nuovo la sua anima e di risorgere
trionfante e gloriosa nella vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù
trionfava sulla morte, dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma vita”.
Con quest’atto di trionfo, mise
il suggello che [egli] era uomo e Dio; con la sua risurrezione confermava non
solo la sua dottrina, i miracoli, la vita dei sacramenti e tutta la vita della
Chiesa, ma trionfava sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero
bene, per fare trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva
portare alle creature la pienezza della santità e di tutti i beni. Nel medesimo
tempo, gettava, in virtù della sua risurrezione, il germe nei corpi per risorgere
alla gloria imperitura. Figlia mia, la risurrezione di mio Figlio racchiude
tutto, dice tutto, conferma tutto ed è l’atto più solenne che egli fece per
amore delle creature.
Ascoltami figlia mia, ti voglio
parlare da Mamma, che ama tanto la figlia sua. Voglio dirti cosa significhi
fare la Volontà Divina e vivere di Essa; l’esempio te lo danno mio Figlio ed
io. La nostra vita fu cosparsa di pene, di povertà, di umiliazioni, persino
della morte di pene del mio amato Figlio, ma in tutto ciò correva la Volontà
Divina. Essa era la vita delle nostre pene e noi ci sentivamo trionfanti e
conquistatori, tanto da cambiare la stessa morte in vita. Nel vedere il gran
bene che produce il patire volontariamente, ci esponevamo al patire, poiché
stando in noi la Divina Volontà, nessuno si poteva imporre su di Essa, né su di
noi. Il patire stava in nostro potere e lo chiamavamo, come alimento e trionfo
della redenzione, per potere portare il bene a tutto il mondo intero.
Figlia cara, se la tua vita e le
tue pene avranno per centro di vita la Divina Volontà, sii certa che il dolce
Gesù si servirà di te e delle tue pene per dare aiuto, luce e grazia a tutto
l’universo. Perciò fatti coraggio, la Divina Volontà sa fare cose grandi dove
Essa regna; in tutte le circostanze, specchiati in me e nel tuo dolce Gesù e
cammina avanti.
L’anima
Mamma Santa, se tu mi aiuti, mi terrai
difesa sotto il tuo manto, facendomi da celeste sentinella, io sono certa che
tutte le mie pene le convertirò in Volontà di Dio e ti seguirò passo passo
nelle vie interminabili del Fiat
supremo. So che il tuo amore affascinante di Madre e la tua potenza vinceranno
la mia volontà e la terranno in tuo potere, e tu me la cambierai con la Divina
Volontà. Mamma mia, a te mi affido e nelle tue braccia mi abbandono.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, dirai sette volte: “Non la mia
volontà, ma la tua sia fatta”; mi offrirai i miei dolori per chiedermi la
grazia che tu faccia sempre la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, per la risurrezione di tuo Figlio, fammi
risorgere nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
Regina
Madre ammirabile, eccomi di nuovo
a te, sulle tue ginocchia materne, per unirmi con te nella festa e nel trionfo
della risurrezione del nostro caro Gesù. Come è bello oggi il tuo aspetto,
tutto amabile, tutto dolcezza, tutto gioia; mi sembra di vederti risorta insieme
con Gesù. O Mamma Santa, in tanta gioia e trionfo, non ti dimenticare della
figlia tua, anzi chiudi nell’anima mia il germe della risurrezione di Gesù,
affinché, in virtù di essa, l’anima mia risorga pienamente nella Divina Volontà
e viva sempre unita con te e con il mio dolce Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia benedetta del mio materno
cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella risurrezione del Figlio
mio; io mi sentii rinata e risorta in lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in
gioie ed in mari di grazie, di luce, di amore, di perdono per le creature; tali
mari stendevano la mia maternità sopra tutti i figli miei, datimi da Gesù, con
il suggello dei miei dolori.
Ascoltami figlia cara: tu devi
sapere che, dopo la morte di mio Figlio, mi ritirai nel cenacolo, insieme con
l’amato Giovanni e con Maddalena. Ma il mio cuore restava trafitto poiché solo
Giovanni mi era vicino; nel mio dolore dicevo: “E gli altri apostoli, dove
sono?”. Appena i fuggiti sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie
speciali, tutti commossi e piangenti, ad uno ad uno tornarono intorno a me,
facendomi corona; con lacrime e sospiri mi chiesero perdono, per avere così vilmente
abbandonato il loro Maestro. Io li accolsi maternamente nell’arca di rifugio e
di salvezza del mio cuore, assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, li incoraggiai
a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti
Gesù me li aveva dati per figli, ed io come tali li riconoscevo.
Figlia benedetta, tu sai che io
fui presente alla risurrezione del figlio mio. Non ne feci motto ad alcuno,
aspettando che Gesù stesso si manifestasse risorto, glorioso e trionfante. La
prima che lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne, e tutte
vennero a me dicendomi di avere visto Gesù risorto ed il sepolcro vuoto; io
ascoltavo tutti e, con aria di trionfo, confermavo tutti nella fede della
risurrezione. Entro sera, quasi tutti gli apostoli lo videro, e tutti si
sentirono trionfanti d’essere stati apostoli di Gesù. Che cambiamento di scena!
Figlia cara, il simbolo di chi si è fatto dominare dalla volontà umana è
rappresentato dagli apostoli che fuggono e che abbandonano il loro Maestro; è
tanto il loro timore e tanta la loro paura, che si nascondono, e Pietro giunge
persino a negarlo. Oh, se fossero stati dominati dalla Divina Volontà, mai
sarebbero fuggiti dal loro Maestro! Coraggiosi e trionfanti non si sarebbero
mai staccati dal suo fianco, e si sarebbero sentiti onorati di offrire la loro
vita per difenderlo.
Figlia cara, il mio amato Figlio
Gesù restò risuscitato sulla terra quaranta giorni; spesso compariva agli
apostoli ed ai discepoli per confermarli nella fede e nella certezza della sua
risurrezione; quando non stava con gli apostoli, stava insieme con la Mamma sua
nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal limbo. Al termine dei quaranta
giorni, l’amato Gesù ammaestrò gli apostoli e, lasciando la sua Mamma come
guida e maestra, promise la discesa dello Spirito Santo; benedicendo tutti, partì,
prendendo il volo per la volta dei cieli, insieme con quella grande turba di gente
uscita dal limbo. Tutti quelli che erano presenti, ed erano in gran numero, lo
videro salire; quando arrivò in alto, una nube di luce lo tolse dalla loro
vista.
Figlia mia, la tua Mamma lo seguì
nel cielo ed assistette alla grande festa dell’ascensione. A me non era
estranea la patria celeste; senza di me non sarebbe stata completa la festa del
Figlio mio asceso al cielo.
Una parolina a te figlia
carissima: tutto ciò che hai ascoltato ed ammirato non è stato altro che il
potere del Volere Divino, operante in me e nel Figlio mio. Amo tanto chiudere
in te la vita della Divina Volontà: è vita operante, che tutti dovrebbero
avere, anche se la maggior parte delle creature la tengono soffocata per farsi
servire. Tale vita, che potrebbe operare prodigi di santità e di grazia ed
opere degne della sua potenza, è costretta dalle creature a stare con le mani
piegate, senza potere svolgere il suo potere. Sii attenta; fa che la Divina
Volontà si stenda in te ed operi, con il suo potere, ciò che vuole e come lo
vuole.
L’anima
Mamma santissima, le tue belle
lezioni mi rapiscono; oh, quanto desidero la vita operante della Divina Volontà
nell’anima mia! Voglio essere anche io l’inseparabile dal mio Gesù e da te,
Mamma mia. Per essere certa di ciò, tu devi prendere l’impegno di tenere la mia
volontà, chiusa nel tuo materno cuore; anche se vedi che ciò mi costa molto,
non me la devi restituire mai; così potrò essere sicura, altrimenti saranno
parole senza fatti. La tua figlia a te si raccomanda e da te tutto spera.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai tre genuflessioni per mio
Figlio che ascese al cielo; lo pregherai di farti ascendere nella Divina
Volontà.
Giaculatoria: Mamma mia, con il tuo potere trionfa nell’anima mia
e fammi rimanere nella Volontà di Dio.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi a te di nuovo Sovrana del
cielo; mi sento verso di te talmente attirata, che conto i minuti, aspettando
che la tua altezza suprema mi chiami, per darmi le belle sorprese delle tue
lezioni materne. Il tuo amore di Madre mi rapisce e, sapendo che tu mi ami, il
mio cuore gioisce; ho tutta la fiducia che la Mamma mia mi darà tanto amore e
tanta grazia, da formare il dolce incanto alla mia volontà umana, affinché il
Volere Divino stenda i suoi mari di luce nell’anima mia e metta il suggello del
suo Fiat in tutti gli atti miei. Deh,
o Mamma Santa, non mi lasciare più sola e fa che scenda in me lo Spirito Santo,
affinché bruci in me ciò che alla Divina Volontà non appartiene!
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia benedetta, le tue
parole fanno eco nel mio cuore e, sentendomi ferire, mi riverso in te con i miei
mari di grazie, che corrono verso la figlia mia, per darle la vita della Divina
Volontà. Se tu mi sarai fedele, io non ti lascerò più. Starò sempre con te per
darti in ogni tuo atto, parola e palpito, il cibo della Divina Volontà. Ascoltami
figlia mia, il nostro sommo bene Gesù è partito per il cielo e sta innanzi al
suo celeste Padre a perorare per i suoi figli e fratelli, lasciati sulla terra.
Egli dalla patria celeste guarda tutti, non gli sfugge nessuno; è tanto il suo
amore, che lascia la sua Mamma ancora sulla terra, per conforto, aiuto,
ammaestramento e compagnia ai suoi e miei figli.
Devi sapere che, dopo che mio
Figlio partì al cielo, io continuai a stare insieme con gli apostoli nel
cenacolo, aspettando lo Spirito Santo. Tutti erano stretti intorno a me, si
pregava insieme, non facevano alcunché senza il mio consiglio. Quando io
prendevo la parola per istruirli o per dire qualche aneddoto su mio Figlio, che
loro non conoscevano, come per esempio: le particolarità della sua nascita, le
sue lacrime infantili, i suoi tratti amorosi, gli incidenti successi in Egitto,
le tante meraviglie della vita nascosta in Nazareth, essi erano attenti ad
ascoltarmi, restavano rapiti nel sentire tante sorprese, tanti insegnamenti che
avevo ricevuto, affinché servissero a loro; mio Figlio, poco o nulla parlò di
se stesso agli apostoli, riserbò a me il compito di fare loro conoscere quanto
li avesse amati e le particolarità che solo la sua Mamma conosceva. Figlia mia,
io ero in mezzo ai miei apostoli più che il sole nel giorno; fui l’ancora, il
timone, la barca, dove trovarono rifugio per stare sicuri e difesi da ogni
pericolo. Posso dire che partorii la Chiesa nascente sulle mie ginocchia
materne; le mie braccia furono la barca che li guidò a porto sicuro, come guido
la Chiesa tutt’ora.
Giunse il tempo che scese lo
Spirito Santo, promesso dal Figlio mio, nel cenacolo. Che trasformazione,
figlia mia! Appena furono investiti, essi acquistarono nuova scienza, fortezza
invincibile, amore ardente; una nuova vita scorse in loro, che li rese impavidi
e coraggiosi, tanto che si divisero tra loro il mondo per fare conoscere la
redenzione ed offrire la loro vita per il Maestro; io restai con l’amato
Giovanni e fui costretta ad uscire da Gerusalemme, perché cominciò la tempesta
della persecuzione.
Figlia mia carissima, tu devi
sapere che io continuai il mio magistero nella Chiesa, e non vi è cosa in essa
che da me non discenda; posso dire che dono le mie viscere per amore dei figli
miei e li nutrisco con il mio latte materno. In questi tempi voglio mostrare
un amore speciale, facendo conoscere come tutta la mia vita sia stata formata
nel regno della Divina Volontà. Perciò, ti chiamo sulle mie ginocchia, fra le
mie braccia materne, che, facendoti da barca, ti permettano di essere sicura di
vivere nel mare della Divina Volontà. Grazia più grande non potrei farti. Ti
prego, contenta la Mamma tua! Vieni a vivere in questo regno sì santo; quando
vedi che la tua volontà vorrebbe avere qualche atto di vita, vieni a rifugiarti
nella sicura barca delle mie braccia, dicendomi: “Mamma mia, la mia volontà mi
vuole tradire ed io la consegno a te, affinché tu metta al suo posto la Divina
Volontà”. Oh, come sarò felice se potrò dire: “La figlia mia è tutta mia,
perché vive di Volontà Divina”; io farò scendere lo Spirito Santo nell’anima
tua, affinché bruci in te ciò che è umano e, con il suo soffio refrigerante,
imperi sopra di te e ti confermi nella Divina Volontà.
L’anima
Maestra divina, oggi la tua
piccola figlia si sente il cuore tanto gonfio, da sfogarsi in pianto e bagnare,
con le sue lacrime, le tue mani materne; un velo di mestizia mi invade e temo
di non trarre profitto dai tanti tuoi insegnamenti e dalle tante tue, più che
materne, premure. Mamma mia, aiutami, fortifica la mia debolezza e metti in
fuga i miei timori; io, abbandonandomi nelle tue braccia, sarò certa di vivere
tutta di Divina Volontà.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai sette Gloria in onore dello Spirito Santo,
pregandomi che si rinnovino i suoi prodigi in tutta la Santa Chiesa.
Giaculatoria: Mamma celeste, fuoco e fiamme versa nel cuore mio,
affinché si consumi e bruci tutto ciò che non è Volontà di Dio.
L’anima alla sua gloriosa
Regina
Mia cara Mamma celeste, sono di
ritorno tra le tue braccia materne; nel guardarti, vedo che un dolce sorriso
sfiora le tue labbra purissime; il tuo atteggiamento, oggi, è tutto a festa; mi
sembra che, qualche cosa che debba sorprendermi, tu voglia narrare e confidare
alla figlia tua. Mamma Santa, ti prego, con le tue mani materne, di toccare la
mia mente e di svuotare il mio cuore, affinché io possa comprendere i tuoi santi
insegnamenti e metterli in pratica.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, oggi la tua
Mamma è in festa; voglio parlarti della mia dipartita dalla terra al cielo, del
giorno in cui finii di compiere la Divina Volontà sulla terra; non ci fu in me
né un respiro, né un palpito, né un passo, in cui il Fiat Divino non avesse il suo atto completo; ciò mi abbelliva, mi
arricchiva, mi santificava tanto, che gli stessi angeli ne restavano rapiti. Tu
devi sapere che, prima di partire per la patria celeste, io con il mio amato
Giovanni ritornai a Gerusalemme; fu l’ultima volta che in carne mortale
camminai sulla terra. La creazione tutta, come se l’avesse intuito, si prostrò
a me d’intorno; dai pesci che stavano nel mare, che io attraversai, al più
piccolo uccellino, vollero essere benedetti dalla loro Regina ed io tutti
benedissi e detti loro l’ultimo addio. Giunta a Gerusalemme e ritiratami presso
un appartamento, dove mi aveva condotta Giovanni, mi chiusi per non uscirne
più.
Figlia benedetta, tu devi sapere
che cominciai a sentire un tale martirio d’amore, unito ad ansie ardenti di
raggiungere mio Figlio nel cielo, da sentirmi consumare; mi sentii inferma
d’amore ed ebbi dei forti deliri e deliqui d’amore.
Io non conobbi mai malattia, né
alcuna indisposizione leggera; alla mia natura, concepita senza peccato e
vissuta tutta di Volontà Divina, mancava il germe dei mali naturali; se le pene
mi corteggiarono tanto, esse furono tutte di ordine soprannaturale; queste pene
furono per la tua Mamma celeste trionfi ed onori, e mi permisero di ottenere
che la mia maternità non fosse sterile, ma conquistatrice di molti figli. Vedi,
dunque, figlia cara, cosa significhi vivere di Volontà Divina? Annullare il
germe dei mali naturali, che non producono onori e trionfi, ma debolezze,
miserie e sconfitte.
Figlia carissima, ascolta
l’ultima parola della tua Mamma, che sta per partire per il cielo: non partirei
contenta, se non lasciassi la figlia mia al sicuro; prima di partire, voglio
fare testamento, lasciandoti per dote quella stessa Volontà Divina, che
possiede la Mamma tua e che tante grazie mi ha dato fino a rendermi Madre del
Verbo, Signora e Regina del cuore di Gesù, Madre e Regina di tutti.
Senti figlia cara, è l’ultimo
giorno del mese a me consacrato; io ti ho parlato, con tanto amore, di ciò che
ha operato la Divina Volontà in me, del gran bene che Essa sa fare e di cosa
significhi farsi dominare da Essa; ti ho parlato anche dei gravi mali
dell’umano volere. Ma credi tu che tutto ciò sia avvenuto solo per farti una narrazione?
No, la tua Mamma, quando parla, vuole dare; io nella foga del mio amore, in
ogni parola che ti ho detto, legavo l’anima tua al Fiat Divino, e ti preparavo la dote in cui tu potessi vivere ricca,
felice, dotata di forza divina. Ora che sto per partire, accetta il mio testamento;
l’anima tua sia la carta in cui io scrivo, con la penna d’oro del Volere Divino
e con l’inchiostro del mio ardente amore che mi consuma, la testimonianza della
dote che ti faccio. Figlia benedetta, assicurami che non farai mai più la tua
volontà; metti la mano sul mio cuore materno e giurami di chiudere la tua
volontà nel mio cuore, cosicché, non sentendola, non avrai occasione di farla,
ed io porterò la tua volontà in cielo, come trionfo e vincita della figlia mia.
Deh, figlia cara! Ascolta l’ultima parola della tua Mamma morente di puro
amore; ricevi l’ultima mia benedizione, come suggello della vita della Divina
Volontà, che lascio in te e che formerà il tuo cielo, il tuo sole, il tuo mare
d’amore e di grazia.
In questi ultimi momenti, la tua
Mamma celeste vuole affogarti d’amore e soffrire in te, per ottenere di sentire
l’ultima tua parola che dica che ti contenti di morire e di fare qualunque
sacrificio, pur di non dare un atto di vita alla tua volontà; dimmela, figlia
mia, dimmela!
L’anima
Mamma Santa, nella foga del mio
dolore, ti dico piangendo: “Se tu vedi che sto per fare un atto solo della mia
volontà, fammi morire; vieni tu stessa a prendere l’anima mia nelle tue braccia
e portala lassù. Io, di cuore, prometto e giuro di non fare mai la mia
volontà”.
La Regina d’amore
Figlia benedetta, come sono
contenta; non avrei potuto narrarti la mia dipartita al cielo, se non fossi
stata rassicurata dalla figlia mia sulla terra di volersi dotare di Volontà
Divina. Sappi che dal cielo non ti lascerò, non rimarrai orfana e ti guiderò in
tutto. Nel più piccolo tuo bisogno, come nel più grande, chiamami ed io verrò
subito a farti da mamma.
Figlia cara ascoltami: io ero
inferma di amore; il Fiat Divino, per
consolare gli apostoli ed anche me, permise, quasi in modo prodigioso, che
tutti gli apostoli, eccetto uno, mi facessero corona nel momento che stavo per
partire al cielo; tutti sentivano lo schianto nel loro cuore e piangevano
amaramente; io consolai tutti, raccomandai, in modo speciale, la Santa Chiesa
nascente ed impartii a tutti la materna benedizione, lasciando nei loro cuori,
in virtù di tale benedizione, la paternità di amore verso le anime. Il mio caro
Figlio non faceva altro che andare e venire dal cielo, poiché non poteva più
stare senza la sua Mamma; Gesù, dopo avere [io] dato l’ultimo anelito di puro
amore nell’infinità del Volere Divino, mi ricevette tra le sue braccia e mi
condusse al cielo, in mezzo alle schiere angeliche, che inneggiavano alla loro
Regina. Posso dire che il cielo si svuotò per venirmi incontro; tutti mi
festeggiarono e, nel mirarmi, restarono rapiti, ed in coro dissero:
“Chi è costei che viene
dall’esilio tenuta nelle braccia del suo Signore? Tutta bella, tutta santa, con
lo scettro di Regina, ed è tanta la sua grandezza che i cieli si sono abbassati
per riceverla; nessun’altra creatura è entrata in queste regioni celesti, così
ornata e bella, così potente, da avere la supremazia su tutto”.
Figlia mia, vuoi tu sapere chi è
costei alla quale tutto il cielo inneggia e per la quale tutti restano rapiti?
Sono io, colei che non fece mai la sua volontà; il Volere Divino abbondò tanto
in me, che distese cieli così belli, soli così fulgidi, mari di tanta bellezza,
di tanto amore, di tanta santità, che potevano dare luce a tutti, amore a
tutti, santità a tutti, e potevano racchiudere dentro il mio cielo tutto e
tutti; l’operato della Divina Volontà, operante in me, aveva operato un così
grande prodigio; ero l’unica creatura che entrava in cielo e che aveva fatto la
Divina Volontà sulla terra come la si fa in cielo, e nella quale la Divina
Volontà aveva formato il suo regno. Tutta la corte celeste guardandomi restava
meravigliata, poiché guardandomi mi trovava cielo e, guardandomi di nuovo, mi
trovava sole e, non potendo distaccare da me lo sguardo, guardandomi più
profondamente, mi vedeva mare e, infine, trovava in me anche la terra
tersissima della mia umanità, con le più belle fioriture; la corte celeste,
rapita, esclamava:
“Come è bella, tutto è accentrato
in lei; nulla le manca di tutte le opere del suo Creatore; lei è la sola opera
compiuta di tutta la creazione”.
Figlia benedetta, tu devi sapere
che fu la prima festa che si fece in cielo alla Divina Volontà, che tanti
prodigi aveva operato nella sua creatura. La mia entrata in cielo fu
festeggiata da tutta la corte celeste, poiché io ero testimonianza di ciò che
può operare di bello e di grande nella creatura il Fiat Divino. Poiché d’allora in poi non si sono più ripetute queste
feste, la Mamma tua ama tanto che la Divina Volontà regni in modo assoluto
nelle anime, per permetterle di farle
ripetere i suoi grandi prodigi e le sue feste meravigliose.
L’anima
Mamma di amore, Imperatrice
Sovrana, dal cielo, ove gloriosamente regni, volgi lo sguardo pietoso sulla
terra ed abbi pietà di me. Oh, come sento bisogno della mia cara Mamma! Sento
che mi manca la vita senza di te, tutto vacilla senza la Mamma mia, perciò non
lasciarmi a metà del cammino, ma continua a guidarmi fino a tanto che tutte le
mie cose non si convertano in Volontà di Dio, affinché Essa formi in me la sua
vita ed il suo regno.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, reciterai tre Gloria alla Santissima Trinità, per
ringraziarla a nome mio della grande gloria che mi diede quando fui assunta in
cielo; mi pregherai di venirti ad assistere nel momento della tua morte.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudi la mia volontà nel cuore tuo e
lascia il sole della Divina Volontà nell’anima mia.
Offerta della volontà umana
alla Regina celeste
Mamma dolcissima, eccomi
prostrata ai piedi del tuo trono. Sono la tua piccola figlia, che vuole darti
tutto il suo amore filiale; come figlia tua, voglio intrecciare tutti i
fioretti, le giaculatorie e le promesse che tante volte ho fatto, in questo
mese di grazie, di non fare mai la mia volontà, e formando una corona, voglio
metterla nel tuo grembo, come attestato di amore e di ringraziamenti alla Mamma
mia.
Ciò non basta; voglio che prendi
questa corona fra le tue mani, come segno di accettazione del mio dono, e con
il tocco delle tue dita materne la converti in tanti soli, almeno quante sono
state le volte che ho cercato di fare la Volontà Divina nei piccoli miei atti.
Ah sì, Madre Regina, la tua
figlia vuole darti omaggi di luce e di soli fulgidissimi; so che tu hai tanti soli,
ma non sono i soli della figlia tua, invece io voglio darti i miei, per dirti
che ti amo e per impegnarti ad amarmi. Mamma Santa, tu mi sorridi e, con tutta
bontà, accetti il mio dono, ed io ti ringrazio di cuore. Voglio dirti tante
cose, voglio chiudere nel tuo cuore materno le mie pene, i miei timori, le mie
debolezze e tutto l’essere mio, come in un luogo di rifugio; voglio consacrarti
la mia volontà. Deh, o Mamma mia, accettala! Fanne un trionfo della grazia ed
un luogo dove la Divina Volontà stenda il suo regno. Questa mia volontà, a te
consacrata, ci renderà inseparabili e ci terrà in continuo rapporto; le porte
del cielo non si chiuderanno per me, perché avendoti consacrato la mia volontà,
in cambio mi darai la tua. Perciò, o la Mamma verrà a stare con la sua figlia
sulla terra, o la figlia andrà a vivere con la sua Mamma in cielo. Oh, come sarò
felice!
Senti Mamma carissima: per
rendere più solenne la consacrazione della mia volontà a te, chiama la Trinità
Sacrosanta, tutti gli angeli e tutti i santi; innanzi a tutti professerò, con
giuramento, di fare solenne consacrazione della mia volontà alla mia Mamma
celeste.
Sovrana Regina, in conclusione,
chiedo la vostra santissima benedizione per me e per tutti. La vostra
benedizione sia la celeste rugiada che scende sui peccatori e li converte,
sugli afflitti e li consola, sul mondo intero e lo trasforma nel bene, sulle
anime purganti e smorza il fuoco che le brucia. La tua benedizione materna sia
pegno di salvezza per tutte le anime.
MEDITAZIONI[11]
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Santa, eccomi con te e con
il dolce Gesù ad assistere ad uno sposalizio, per vedere i prodigi, per
comprendere il grande mistero e per comprendere dove giunge, per me e per
tutti, il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua,
mettimi sulle tue ginocchia, investimi con il tuo amore, purifica la mia
intelligenza e dimmi perché volesti assistere a questo sposalizio.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia mia carissima, il mio
cuore è gonfio d’amore e sento il bisogno di dirti il motivo per il quale,
insieme con il Figlio mio Gesù, volli assistere alle nozze di Cana. Tu credi
che sia stata una cerimonia qualsiasi? No figlia, ci sono stati profondi
misteri. Prestami attenzione e ti dirò cose nuove; il mio amore di Madre si manifestò
in modo incredibile e l’amore di mio Figlio diede veri segni di paternità e di
regalità per le creature.
Ascoltami: mio Figlio era tornato
dal deserto e si preparava alla vita pubblica; prima di cominciarla, volle
assistere a questo sposalizio e, perciò, permise che fosse invitato. Ci
andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a favore delle umane
generazioni; mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie, io
prendevo il posto di Madre e di Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la
santità, la bellezza e l’ordine dello sposalizio, formato da Dio nell’Eden,
cioè lo sposalizio di Adamo ed Eva, sposati dall’Ente Supremo, per popolare la
terra e per moltiplicare le future generazioni; il matrimonio è la sostanza
dove sorge la vita delle generazioni; esso si può chiamare il tronco dal quale
viene popolata la terra. I sacerdoti ed i religiosi sono rami; se non fosse per
il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Avvenne il peccato; Adamo ed Eva,
sottraendosi alla Divina Volontà, fecero perdere la santità, la bellezza e
l’ordine alla famiglia; io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme con
mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece nell’Eden; Dio mi
costituiva Regina delle famiglie ed io impetravo grazie, affinché il Fiat Divino regnasse in esse, per avere
le famiglie che mi appartenevano e per tenere il posto di Regina in mezzo ad esse.
Ma non è tutto figlia mia. Il
nostro amore ardeva; volevamo fare conoscere quanto amavamo la famiglia e
volevamo darle la più sublime delle lezioni, ed ecco quale: nel più bello del
pranzo mancò il vino ed il mio cuore di Madre si sentì consumare d’amore e
volle prestare aiuto; sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti
supplichevoli e certa di essere ascoltata, gli dissi: “Figlio mio, gli sposi
non hanno più vino”. Lui mi rispose: “Non è giunta l’ora mia di fare
miracoli”. Io, sapendo con certezza che non mi avrebbe negato ciò che gli
chiedevo, dissi a coloro che servivano a tavola: “Fate ciò che vi dice mio
Figlio ed avrete ciò che volete, anzi avrete il di più ed il sovrabbondante”.
Figlia mia, in queste poche parole io detti la lezione più utile, necessaria e
sublime, alle creature. Io parlavo con il cuore di Madre e dicevo: “Figli miei,
se volete essere santi, fate la Volontà di mio Figlio; se non vi spostate da
ciò che lui dice, avrete la sua somiglianza e la sua santità in vostro potere.
Se volete che tutti i mali cessino, fate ciò che dice mio Figlio. Se volete
qualunque grazia, anche difficile, fate ciò che dice e vuole. Se volete anche
le cose necessarie per la vita naturale, fate ciò che dice mio Figlio”. Perché
nelle sue parole, in ciò che dice e vuole, vi è racchiusa tale potenza e tutto
ciò che chiedete, da fare sorgere nelle anime vostre le grazie che volete. Si
vedono tanti, pieni di passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili, che
pur pregando non fanno ciò che dice mio Figlio; nulla ottengono, il cielo pare
chiuso per loro; questo è un dolore per la tua Mamma, perché ella vede che,
mentre pregano, queste creature si allontanano dalla fonte dove risiede ogni
bene, quale la Volontà di mio Figlio. I servienti fecero esattamente ciò che
disse loro mio Figlio, cioè riempirono i vasi d’acqua e li portarono a tavola.
Il mio caro Gesù benedisse quell’acqua, che si convertì in vino squisito. Oh,
mille volte beati coloro che fanno ciò che lui dice e vuole! Con questo
miracolo, mio Figlio mi dette l’onore più grande, mi costituì Regina dei
miracoli; per questo motivo, egli volle la mia unione e preghiera nel fare il
primo miracolo. Lui mi amava tanto, ma tanto che volle darmi il primo posto di
Regina anche nei miracoli; con i fatti diceva, non con le parole: “Se volete
grazie, miracoli, venite a mia Madre, io non le negherò mai alcunché di ciò che
ella vuole”.
Oltre ciò figlia mia, assistendo
a questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il regno della Divina
Volontà sulla terra, guardavo le famiglie ed impetravo che s’imbellissero
dell’amore della Trinità Sacrosanta, per ottenere che il suo regno fosse in
pieno vigore. Con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a cura il realizzarsi
del regno della Divina Volontà e, possedendone la fonte, mettevo a disposizione
delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità, che sono necessari per
vivere in un regno sì santo. Perciò vado ripetendo: “Fate ciò che dice mio Figlio”.
Figlia mia, ascoltami, non
cercare altro, se vuoi tutto in tuo potere e darmi il contento di fare di te
la vera figlia mia e della Divina Volontà. Allora io prenderò l’impegno di
formare lo sposalizio tra te ed il Fiat
e, facendoti da vera Madre, vincolerò lo sposalizio, dandoti, per dote, la
stessa vita di mio Figlio e, per dono, la mia maternità e tutte le mie virtù.
L’anima
Mamma celeste, quanto vi devo
ringraziare per il grande amore che mi portate! In tutto ciò che fate, avete sempre
un pensiero per me, mi preparate e mi date tali grazie che, insieme a me, cieli
e terra restano commossi e rapiti, e tutti vi diciamo: “Grazie, grazie”. Deh,
Mamma Santa scolpite nel mio cuore le vostre sante parole: “Fa ciò che ti dice
mio Figlio”, affinché queste generino in me la vita della Divina Volontà, che
tanto sospiro e voglio; tu suggella la mia volontà, affinché sia sempre
sottoposta alla Volontà Divina.
Fioretto: In tutte le nostre azioni, tendiamo le orecchie per
ascoltare la nostra Mamma celeste che ci dice: “Fa ciò che ti dice mio Figlio”,
affinché tutto facciamo per compiere la Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, vieni nell’anima mia e fai il miracolo
di farmi possedere la Divina Volontà.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Divina, il tuo amore mi
chiama potentemente presso di te, perché vuoi farmi partecipe delle tue gioie e
dei tuoi dolori, per chiuderli nel mio cuore, come pegno del tuo amore e di
quello del bambinello Gesù, affinché io comprenda quanto mi avete amato e
quanto sono obbligata ad imitarvi, secondo il modello della vostra vita, per
farne una copia perfetta. Tu, Mamma Santa, aiutami, affinché io possa imitarvi.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come sospiro la
tua compagnia, per dirti la nostra storia di amore e di dolore; la compagnia
rende più dolci, più soavi e più care le gioie, ed il dolore resta mitigato e
contraccambiato dalla dolce compagnia di chi ci ama.
Tu devi sapere che, quando erano
trascorsi otto giorni dalla nascita dell’infante divino, tutto era festa e
felicità; la stessa creazione, atteggiandosi a festa, festeggiava il Creatore
bambino. Ma il dovere interruppe le nostre gioie, perché in quei tempi c’era
una legge che ordinava che tutti i figli primogeniti dovessero sottoporsi al
duro taglio della circoncisione; il mio cuore di Madre sanguinava dal dolore,
nel dovere sottoporre il mio caro Figlio, la mia vita, il mio stesso Creatore,
ad un dolore sì acerbo; avrei voluto evitarglielo, subendo io analogo dolore;
il Volere Supremo s’impose sul mio amore e, dandomi l’eroismo, mi comandò di
circoncidere il Dio bambino. Figlia mia, tu non puoi comprendere quanto mi
costò, ma vinse il Fiat Divino ed io
ubbidii insieme con San Giuseppe; ambedue d’accordo, si circoncise il mio caro
Figlio. Al taglio doloroso, io mi sentii strappare il cuore e piansi; San
Giuseppe pianse ed il mio caro bambino singhiozzò. Era tanto il dolore, che il
caro bambino tremava e, guardandomi, cercava in me aiuto; fu ora di dolore e di
spasimo per tutti e tre; il dolore fu tanto che, più di un mare, travolse tutte
le creature, per portare loro il primo pegno e la stessa vita di mio Figlio per
metterle in salvo.
Figlia mia benedetta, tu devi
sapere che questo taglio racchiudeva profondi misteri: primo fra tutti era il
suggello che imprimeva nella piccola umanità del celeste bambino la fratellanza
con tutta l’umana famiglia; il sangue che versò era il primo esborso verso la
divina giustizia, per riscattare tutte le umane generazioni. Il caro bambino
era innocente e non era obbligato alla legge, ma volle sottoporvisi, per dare
esempio, per dare fiducia e coraggio, e per dire a tutti: “Non temete, sono un
vostro fratellino, simile a voi, amiamoci e vi metterò tutti in salvo, vi
porterò tutti al mio Padre celeste, come miei cari fratelli”. Figlia mia, quale
esempio dà il celeste bambino! Lui, che è autore della legge, ubbidisce alla
legge; è nato da appena otto giorni e già sente il dovere di sottoporsi al duro
taglio della circoncisione, taglio incancellabile, come incancellabile è
l’unione, per la quale è venuto, con l’umanità degradata. Ciò dice che la santità
sta nel proprio dovere, nell’osservanza delle leggi e nel compiere la Divina
Volontà; santità senza dovere non esiste.
È il dovere che mette l’ordine,
l’armonia ed il suggello alla santità. Oltre ciò, figlia mia, tu devi sapere
che Adamo, dopo la sua breve vita d’innocenza, sottrasse alla Volontà Divina la
sua volontà umana, che restò più ferita di quanto non avrebbe fatto un coltello
micidiale; da questa ferita entrarono la colpa e le passioni, e Adamo perdette
così il bel giorno della Volontà Divina e si degradò tanto da fare pietà. Il
mio caro Figlio, dopo le gioie della nascita, volle essere circonciso, affinché
la sua ferita sanasse la ferita che si fece Adamo, facendo la propria volontà,
e con il suo sangue gli preparò il bagno per lavarlo da tutte le sue colpe, per
fortificarlo e per abbellirlo in modo da renderlo degno di ricevere di nuovo
quella Volontà Divina che aveva respinto e che aveva formato la sua santità e
la sua felicità.
Figlia, non ci fu opera o pena
che lui soffrì, che non cercasse di riordinare la Divina Volontà nelle
creature. Perciò ti stia a cuore in tutte le circostanze, anche dolorose ed
umilianti, di fare completamente la Divina Volontà, perché esse sono le materie
prime, in cui Gesù si nasconde, per operare nella creatura e per farle acquistare
la Sua vita praticante.
Figlia carissima, in tanto dolore
sorse la più bella gioia che fece arrestare le nostre lacrime; dopo la
circoncisione gli imponemmo il nome santissimo di Gesù, voluto dall’angelo; nel
pronunciare questo nome santissimo fu tale la gioia ed il contento, che si
addolcì il nostro dolore, anche perché in questo nome, colui che vuole trova
il balsamo per i suoi dolori, la difesa nei pericoli, la vittoria nelle
tentazioni, la mano per non cadere in peccato, la medicina per tutti i suoi
mali. Questo nome santissimo di Gesù fa tremare l’inferno, è riverito dagli
angeli, suona dolce all’orecchio del Padre celeste; dinanzi a questo nome tutti
si inchinano ed adorano. Nome potente, nome santo, nome grande; chi lo invoca
con fede sentirà le meraviglie ed il segreto miracoloso delle virtù di questo
nome santissimo.
Figlia mia, ti raccomando,
pronuncialo sempre questo nome, Gesù, quando vedi che la tua volontà umana,
debole e vacillante, tentenna nel fare la Divina Volontà; il nome Gesù te la
farà risorgere nel Fiat Divino; se
sei oppressa chiama Gesù, se lavori chiama Gesù, se dormi chiama Gesù, e se ti
svegli, la prima parola sia Gesù, chiamalo sempre; è un nome che contiene mari
di grazia, che vengono dati soltanto a chi lo chiama e lo ama.
L’anima
Mamma celeste, quanto debbo
ringraziarvi per le tante belle lezioni che mi avete dato! Vi prego di
scriverle nel mio cuore, affinché io non le dimentichi mai; vi prego di dare il
bagno del sangue del celeste bambino all’anima mia, affinché egli sani le
ferite della mia volontà umana, chiuda dentro le ferite la Divina Volontà e,
come custodia, scriva sopra ogni ferita il nome santissimo di Gesù.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, farai cinque atti di amore al
nome santissimo di Gesù, e mi compatirai per il dolore che soffrii per la
circoncisione del mio Figlio Gesù.
Giaculatoria: Mamma mia scrivi nel mio cuore: Gesù, affinché egli mi dia la grazia di vivere di Volontà Divina.
L’anima alla sua Madre
celeste
Eccomi di nuovo Mamma Santa sulle
tue ginocchia materne; il dolce bambino che stringi al seno e la tua beltà
rapitrice mi incatenano in modo tale che non posso allontanarmi da te; oggi il
tuo aspetto è più bello ancora, mi sembra che il dolore della circoncisione ti
abbia resa più bella; il tuo dolce sguardo guarda lontano, per vedere se
giungono persone a te care, in quanto senti il desiderio di fare conoscere
Gesù; io non mi distaccherò dalle tue ginocchia, per ascoltare le tue belle
lezioni, affinché possa conoscere ed amare di più Gesù.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, tu hai ragione
nel vedermi più bella; tu devi sapere che quando vidi circonciso mio Figlio e
vidi sgorgare sangue dalla ferita, io amai quel sangue e quella ferita e restai
doppiamente Madre: Madre del Figlio mio e Madre del suo sangue e del suo crudo
dolore; così acquistai, innanzi alla Divinità, doppio diritto di Maternità,
doppio diritto di grazie per me e per tutto il genere umano. Ecco perché mi
vedi più bella. Figlia mia, com’è bello fare il bene, soffrire in pace per amore
di colui che ci ha creati; ciò lega la Divinità alla creatura, e Dio dà tanto
alla creatura, fino ad affogarla di grazie e di amore; questo amore e queste
grazie non sanno stare oziose, ma vogliono correre e darsi a tutti, per fare
conoscere colui che tanto ha dato. Ecco perché sentivo il bisogno di fare
conoscere mio Figlio.
Figlia mia benedetta, la
Divinità, che non sa negare alcunché a chi lo[12]
ama, fa sorgere una nuova stella più bella e luminosa sotto l’azzurro cielo,
che, con la sua luce, va in cerca di adoratori, per dire, con il suo muto
scintillio, a tutto il mondo: “È nato colui che è venuto a salvarvi, venite ad
adorarlo ed a conoscerlo come vostro Salvatore”.
Quale ingratitudine umana! Fra
tanti, solo tre persone vi fecero attenzione e, senza badare a sacrifici, si
misero in via per seguire la stella; come la stella guidava nel cammino le tre
persone, così le mie preghiere, il mio amore, i miei sospiri, le mie grazie,
che volevano fare conoscere il celeste bambino, l’atteso di tutti i secoli,
come tante stelle scendevano nei loro cuori, illuminavano le loro menti,
guidavano il loro interno, in modo che sentissero, senza conoscerlo ancora, di
amare colui che cercavano; ed affrettavano il passo, per raggiungere e vedere
colui che tanto amavano. Figlia mia carissima, il mio cuore di Madre gioiva,
per la fedeltà, corrispondenza e sacrificio di questi Re Magi, che venivano a
conoscere e ad adorare mio Figlio. Non ti posso nascondere un mio segreto
dolore: fra tanti, tre appena, e nella storia dei secoli quante volte si sono
ripetuti questo mio dolore e questa ingratitudine umana! Io e mio Figlio non
facciamo altro che fare sorgere stelle, una più bella dell’altra, per
chiamare, chi a conoscere il suo Creatore, chi alla santità, chi a risorgere
dal peccato, chi all’eroismo d’un sacrificio. Vuoi sapere tu quali sono queste
stelle? Un incontro doloroso è una stella, una verità che si conosce è una
stella, un amore non corrisposto da altre creature è una stella, un rovescio,
una pena, un disinganno, una fortuna inaspettata, sono tante stelle, che fanno
luce nelle menti delle creature e, carezzandole, vogliono fare trovare loro il
celeste infante, che spasima di amore e, intirizzito dal freddo, vuole un
rifugio nei loro cuori, per farsi conoscere ed amare. Ahimè, io, che lo tengo
nelle mie braccia, aspetto invano che le stelle mi portino le creature per
deporlo nei loro cuori, e la mia Maternità viene ristretta ed inceppata; mentre
sono Madre di Gesù, mi viene impedito di fare da Madre a tutti, perché le
creature non sono intorno a me e non cercano Gesù e, quando le stelle si
nascondono, loro restano nelle Gerusalemme del mondo, senza Gesù. Quale dolore
figlia mia, quale dolore! Ci vuole corrispondenza, fedeltà, sacrificio, per
seguire le stelle; se sorge il sole della Divina Volontà nell’anima, ci vuole
molta attenzione, altrimenti si resta nel buco dell’umano volere.
Figlia mia, i santi Re Magi,
allorché entrarono in Gerusalemme, perdettero la stella, ma nonostante ciò non
cessarono di cercare Gesù; quando giunsero fuori dalla città, la stella
ricomparve e li condusse festosi nella grotta di Betlemme. Io li ricevetti con
amore di Madre, ed il caro bambino li guardò con tanto amore e maestà, facendo
trasparire dalla sua piccola umanità, la sua Divinità; essi si inginocchiarono
ai suoi piedi, adorando e contemplando quella celeste beltà, lo riconobbero per
vero Dio e rimasero rapiti ed estasiati a goderselo, tanto che il celeste
bambino dovette ritirare la sua Divinità dalla sua umanità, altrimenti essi
sarebbero restati lì, senza potersi spostare dai suoi piedi divini. Appena si
riebbero dal rapimento, essi offrirono l’oro delle loro anime, l’incenso della
loro credenza e della loro adorazione, la mirra di tutto il loro essere, per qualunque
sacrifizio egli avesse voluto; essi aggiunsero offerte e doni esterni che erano
simbolo dei loro atti interni: oro, incenso e mirra. Il mio amore di Madre, che
non era ancora contento, volle dare nelle loro braccia il dolce bambino; con
quanto amore lo baciarono e lo strinsero al loro petto! Sentirono in loro il
paradiso anticipato. Con ciò, mio Figlio legava tutte le nazioni gentili alla
conoscenza del vero Dio e metteva a tutti in comune i beni della redenzione ed
il ritorno della fede in tutti i popoli; si costituiva Re dei dominanti e, con
le armi del suo amore, delle sue pene e delle sue lacrime, imperando su tutto,
richiamava il regno della sua Volontà sulla terra. Io, la tua Mamma, volli
essere la loro prima apostola; li istruii, dissi loro la storia di mio Figlio,
il suo amore ardente, raccomandai loro che lo facessero conoscere a tutti e,
preso il primo posto di Madre e Regina di tutti gli apostoli, li benedissi e li
feci benedire dal caro bambino; essi, felici e con lacrime, ripartirono per le
loro regioni. Io non li lasciai; con affetto materno li accompagnai e, per
contraccambiarli, feci sentire Gesù nei loro cuori, che furono molto contenti.
Tu devi sapere che mi sento vera Madre, quando vedo che mio Figlio tiene il
dominio, il possesso, e forma la sua perenne dimora nei cuori che lo cercano e
lo amano.
Ora una parolina a te figlia mia;
se vuoi che ti faccia da vera Madre, fammi deporre Gesù nel tuo cuore; lo
feliciterai con il tuo amore, lo alimenterai con il cibo della sua Volontà,
perché lui non prende altro cibo; lo vestirai con la santità delle tue opere.
Io verrò nel tuo cuore ed accudirò di nuovo, insieme con te, il mio caro
Figlio; farò a te ed a lui l’ufficio di Madre, così sentirò le pure gioie della
mia fecondità materna. Tu devi sapere che ciò che non comincia da Gesù, che sta
dentro il cuore, anche fosse[ro] le opere più belle esterne, non può mai
piacermi, perché è vuoto della vita del mio caro Figlio.
L’anima
Mamma Santa devo ringraziarti
molto, poiché vuoi deporre il celeste bambino nel mio cuore; come sono
contenta! Deh! Ti prego, nascondimi sotto il tuo manto, affinché non veda altro
che il bambino che sta nel cuore mio; formando di tutto il mio essere un solo
atto d’amore di Volontà Divina, fa che questo cresca tanto sino a riempirmi
tutta di Gesù, sicché resti di me solo il velo che lo nasconde.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai tre volte a baciare il
celeste piccino e gli darai l’oro della tua volontà, l’incenso delle tue
adorazioni, la mirra delle tue pene, e mi pregherai di chiuderlo nel tuo cuore.
Giaculatoria: Mamma celeste, chiudimi nelle mura della Divina
Volontà, per alimentare il mio caro Gesù.
L’anima alla sua Madre
celeste
Mamma Santa eccomi vicino a te,
per accompagnarti al tempio dove vai a compiere il più grande dei sacrifici,
cioè dare la vita del celeste infante in balia di tutte le creature, affinché
queste se ne servano per mettersi in salvo e per santificarsi; ma molte
creature se ne serviranno per offenderlo ed anche per perdersi. Deh! Mamma mia,
deponi il piccolo Gesù nel cuore mio ed io ti prometto e ti giuro di amarlo
sempre, e di tenerlo come vita del povero mio cuore.
Lezione della Regina del
Cielo
Figlia carissima, come sono
contenta di tenerti vicina, il mio materno cuore sente il bisogno di sfogare il
mio amore e di confidarti i miei segreti. Stai attenta alle mie lezioni ed
ascoltami; tu devi sapere che da quaranta giorni ci troviamo in questa grotta
di Betlemme, la prima dimora di mio Figlio quaggiù; ma quante meraviglie in
questa grotta! Il celeste infante in una foga d’amore scese dal cielo in terra,
concepì, nacque e sentì il bisogno di sfogare quest’amore. Sicché ogni respiro,
palpito e moto, era uno sfogo d’amore che faceva; ogni lacrima, vagito e
gemito, era uno sfogo d’amore; anche il sentirsi intirizzito dal freddo, le sue
labbrucce livide e tremanti, erano tutti sfoghi d’amore che faceva; cercava la
sua Mamma dove deporre questo amore, che non poteva contenere, ed io ero preda
del suo amore. Io mi sentivo ferire continuamente e sentivo il mio caro piccino
palpitare, respirare, muoversi, nel mio materno cuore; lo sentivo piangere,
gemere e vagire, e restavo inondata dalle fiamme del suo amore. Già la
circoncisione gli aveva aperto squarci profondi, da dove aveva versato in me
tanto amore che mi sentii Regina e Madre d’amore. Io mi sentivo rapita nel
vedere che, in ogni pena, lacrima e moto del mio dolce Gesù, egli cercava e chiamava
la sua Mamma, come caro rifugio degli atti suoi e della sua vita. Chi può
dirti, figlia mia, ciò che passò tra me ed il celeste bambino in questi
quaranta giorni? Nei suoi atti, nelle sue lacrime, nelle sue pene, nel suo
amore, eravamo trasfusi insieme, e ciò che faceva lui facevo io.
Essendo passati quaranta giorni,
il caro bambino, più che mai affogato nel suo amore, volle ubbidire alla legge
e presentarsi al tempio, per offrirsi per la salvezza di tutti. Era la Divina
Volontà che ci chiamava al grande sacrificio, e noi pronti ubbidimmo. Figlia
mia, questo Fiat Divino, quando trova
nella creatura la prontezza di fare ciò che lui vuole, mette a disposizione
della creatura la sua forza divina, la sua santità, la sua potenza creatrice,
per moltiplicare quell’atto, quel sacrificio, per tutti; mette in quel
sacrificio la monetina di valore infinito, che può pagare e soddisfare tutti.
Era la prima volta che la tua Mamma e San Giuseppe uscivano insieme con il
pargoletto Gesù; tutta la creazione riconobbe il suo Creatore, si sentì onorata
di averlo presente e, atteggiandosi a festa, ci accompagnò lungo la via.
Giunti al tempio ci prostrammo ed adorammo la Maestà Suprema; poi deponemmo il
bambino nelle braccia del sacerdote Simeone, il quale lo offrì all’eterno Padre
per la salvezza di tutti; il sacerdote, mentre l’offriva, ispirato da Dio,
riconobbe il Verbo Divino e, esultando d’immensa gioia, adorò e ringraziò il
caro bambino; dopo l’offerta si atteggiò a profeta e predisse tutti i miei
dolori. Oh! Come il Fiat supremo,
dolorosamente, fece sentire al mio materno cuore, con suono vibrante, la ferale
tragedia di tutte le pene che avrebbe sofferto il mio Figlio Divino; ogni
parola fu una spada tagliente che mi trafisse. Ma quel che più mi trafisse il
cuore fu il sentire che questo celeste infante sarebbe stato non solo la
salvezza, ma anche la rovina di molti ed il bersaglio delle contraddizioni. Che
pena, che dolore! Se il Voler Divino non mi avesse sostenuta, sarei morta
all’istante di puro dolore; invece mi diede vita, per cominciare a formare in
me il regno dei dolori nel regno della sua stessa Divine Volontà.
Così, oltre al diritto di Madre
che avevo su tutti, acquistai anche il diritto di Madre e Regina di tutti i
dolori. Oh, si! Con i miei dolori acquistai la monetina per pagare i debiti dei
figli miei ed anche dei figli ingrati. Figlia mia, tu devi sapere che, per la
luce della Divina Volontà che in me regnava, già conoscevo tutti i dolori che
mi sarebbero toccati, che erano più di quelli che mi disse il santo profeta;
posso dire che il sacerdote mi profetizzò i dolori che sarebbero venuti a me da
parte esterna; dei dolori interni, che più mi avrebbero trafitta, delle pene
interne tra me e mio Figlio, non fece parola; nonostante ciò, in quel momento
sì solenne dell’offerta di mio Figlio, sentendomeli ripetere, mi sentii
talmente trafitta, che mi sanguinò il cuore e si aprirono nuove vene di dolori
e squarci profondi nell’anima mia.
Ascolta la Mamma tua; nelle tue
pene, negli incontri dolorosi che anche a te non mancano, quando conosci che il
Volere Divino vuole qualche sacrificio da te, sii pronta, non ti abbattere,
anzi ripeti subito il caro e dolce Fiat:
“Quello che vuoi tu, voglio io”. Con amore eroico, fa che il Volere Divino
prenda il suo regio posto nelle tue pene, affinché le converta in monetina
d’infinito valore, con la quale potrai pagare i tuoi debiti ed anche quelli
dei tuoi fratelli, per riscattarli dalla schiavitù dell’umana volontà e per
farli entrare come figli liberi nel regno del Fiat Divino.
Tu devi sapere che il Volere
Divino gradisce tanto il sacrificio della creatura voluto da lui, che le cede i
Suoi diritti divini e la costituisce regina del sacrificio e del bene che
sorgeranno in mezzo alle creature.
L’anima
Mamma Santa, nel tuo cuore trafitto
metti tutte le mie pene, che tu sai quanto mi affliggono. Deh! Fammi da Mamma e
versa nel mio cuore il balsamo dei tuoi dolori, affinché abbia la tua stessa
sorte di servirmi delle mie pene, per corteggiare Gesù e per tenerlo difeso e
riparato da tutte le offese e, come mezzo sicuro, per conquistare il regno
della Divina Volontà e farlo venire a regnare sulla terra.
Fioretto: Oggi, per onorarmi, verrai nelle mie braccia,
affinché ti offra, insieme con mio Figlio, al celeste Padre, per ottenere il regno
della Divina Volontà.
Giaculatoria: Mamma Santa, versa il tuo dolore nell’anima mia e
converti tutte le mie pene in Volontà di Dio.
Il presente libro, Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù
Cristo
, fu scritto da Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina
Volontà”, intorno all’anno 1914, in obbedienza all’autorità ecclesiastica di allora,
l’ormai Beato Annibale Maria di Francia. Questa breve presentazione è stata
presa in gran parte dalla prefazione della quarta edizione scritta dallo stesso
Beato.
Luisa aveva diciassette anni (lei
stessa racconta questi fatti nel primo dei trentasei volumi che scrisse in obbedienza
al suo confessore). Nell’ultimo giorno d’una novena di Natale, che Gesù stesso
le aveva ispirato di fare, egli la sorprese con un’esperienza
straordinariamente viva dei misteri meravigliosi del suo amore. Ecco le parole
che le disse Gesù:
“Figlia, rinata per il mio amore,
su, levati alla vita della mia grazia e del mio amore; corrispondimi in tutto,
e come mi hai fatto compagnia con le nove considerazioni sull’eccesso del mio
amore lungo la novena della mia Natività, così continua a fare altre ventiquattro
considerazioni circa la mia passione e morte di croce, distribuendole nelle 24
ore della giornata, nelle quali scorgerai altri eccessi più sublimi del mio
amore e mi sarai di continuo sollievo nelle dolorosissime pene che mi vengono
dalle ingrate creature; ed in vita sarai del tutto amante della mia sepoltura
ed in morte avrai l’ottima parte della mia gloria”.
Circa trentadue anni più tardi,
dopo che Luisa giorno per giorno aveva vissuto le Ore della Passione intensamente tutti questi anni, il Beato
Annibale Maria di Francia, che era il delegato ecclesiastico per quanto
riguardava gli scritti di Luisa e che era venuto a conoscenza di questa sua pia
pratica, le diede l’obbedienza di scrivere queste Ore. Ed è così che si diede inizio all’opera, Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Fu allora che il Beato Annibale
di Francia la pubblicò per la prima volta, e a questa edizione ne seguirono
altre sette: cinque in italiano e due in tedesco, e sempre con i dovuti
permessi ecclesiastici. Di recente è stata pubblicata anche in inglese e in spagnolo.
Quando Luisa ebbe finito di
scrivere Le Ore della Passione,
scrisse una lettera che consegnò, insieme con il libro, al Beato Annibale, il
quale la incluse nella prefazione quando ne fece la pubblicazione. Ed è per questa
lettera che conosciamo quanto Gesù si compiace, e quanti benefici vengono
elargiti all’anima, quando questa fa il quotidiano esercizio delle Ore della Passione, come uno che consuma
un pane indispensabile alla vita. Ed ecco la lettera inviata da Luisa al
Reverendo Canonico Di Francia:
“Ecco finalmente, le rimetto le Ore scritte della Passione, e tutto a
gloria di Nostro Signore. Le accludo pure un altro foglietto in cui si contengono
gli effetti e le belle promesse di Gesù per chi fa queste Ore della Passione.
Io credo che, se colui che le
mediterà è peccatore, si convertirà, se è imperfetto diverrà perfetto, se è
santo si farà più santo, se è tentato troverà la vittoria, se è sofferente
troverà in queste Ore la forza, la medicina,
il conforto; e se l’anima sua è debole e povera, troverà un cibo spirituale ed
uno specchio dove si rimirerà di continuo per abbellirsi e farsi simile a Gesù
nostro modello.
È tanto il compiacimento che ne
prova Gesù benedetto dalla meditazione di queste Ore, che vorrebbe che di queste meditazioni vi fosse almeno una
copia per ogni città o paese, e si praticassero. Allora avverrebbe che in
quelle riparazioni Gesù sentirebbe riprodursi la sua stessa voce e le sue
preghiere, quali le elevava al Padre suo nelle ventiquattro ore della sua
dolorosa passione; e se ciò si facesse almeno in ogni paese o città da
altrettante anime, Gesù pare che mi faccia intendere che la divina giustizia
rimarrebbe in parte placata, e verrebbero in parte arrestati e come smorzati i
suoi flagelli in questi tristi tempi di strazi e di spargimento di sangue.
Faccia lei, Reverendo Padre,
appello a tutti: compia così l’operetta che il mio amabile Gesù mi ha fatto
fare.
Onde le dico pure che lo scopo di
queste Ore della Passione, non tanto
è di raccontare la storia della passione, perché molti libri ci sono che
trattano questo pietoso argomento, e non sarebbe stato necessario farne un
altro; ma lo scopo è la riparazione, unendo insieme i diversi punti della
passione di Nostro Signore con la diversità di tante offese, e insieme a Gesù
farne degna riparazione, rifacendolo quasi di tutto ciò che le creature tutte
gli debbono.
E
da ciò i diversi modi di riparare, in queste Ore. Cioè, in alcuni punti si benedice, in altri si compatisce, in
altri si loda, in altri si conforta il penante Gesù, in altri si compensa, in
altri si supplica, si prega, si domanda.
Perciò
lascio a lei, Reverendo Padre, di far conoscere con una prefazione, lo scopo di
questi scritti”.
Perciò in ogni paese, città e
nazione formiamo tanti cenacoli di preghiera, in cui queste ventiquattro Ore della Passione vengano meditate e
vissute. Come tanti orologi viventi, segnino fedelmente le ore di ogni giornata,
e così faremo compagnia a Gesù con il nostro amore, la nostra riparazione e la
nostra gratitudine, poiché egli non è amato come merita, anzi i suoi stessi
figli l’offendono e lo crocifiggono di nuovo nel loro cuore col chiudere le
porte di esso alla grazia, alla Divina Volontà.
Giacché questo libro
diventerà senz’altro una sorgente principale delle vostre meditazioni
quotidiane, vorremmo suggerire alcuni modi di meditare Le Ore della Passione.
Il metodo migliore e la meta
a cui dovremmo tendere, è di fare individualmente una o due delle Ore ogni giorno, nell’ora corrispondente
a quella della giornata, variando le Ore
ogni giorno. In questo modo, in breve familiarizzeremo con tutte le Ore della Passione, così da poter
meditare mentalmente ogni Ora nello
scorrere delle ore della giornata. Allora con quest’assidua meditazione della
passione di Nostro Signore, ora per ora, giorno dopo giorno, in noi viene
formata, come vita nostra, la stessa vita di Gesù.
Un’altra maniera sarebbe di
meditare un’Ora differente ogni
giorno, facendone la lettura in famiglia o in gruppo. Con ciò, col trascorrere
di ventiquattro giorni, vengono a completate tutte le ventiquattro Ore, per poi ricominciarle da capo.
Questo si può fare per esempio, dopo la recita quotidiana del santo rosario,
come si suole fare in molte famiglie e associazioni pie. Ricordiamo che un buon
orologio non si ferma mai; la vita stessa non conosce sosta. Le offese che Gesù
riceve sono continue, quindi anche le riparazioni devono essere senza sosta,
continue.
Un altro metodo da adoperare
sarebbe di formare un gruppo di ventiquattro persone (che potrebbe includere
anche più componenti della stessa famiglia) che si impegnano seriamente alla
meditazione giornaliera di una delle ventiquattro Ore assegnate loro. Con ciò l’Orologio
della Passione segna ogni giorno tutte e ventiquattro le ore della
giornata. Poi di comune accordo, dopo un periodo di tempo, diciamo due settimane
o un mese, l’Ora che ciascuno stava
meditando scatta in avanti di un’ora. Per esempio, colui che faceva l’Ora dalle 8 alle 9 (Gesù innanzi a Pilato)
passa avanti e medita l’Ora seguente:
dalle 9 alle 10 (Gesù coronato di spine).
Inoltre, i partecipanti alle Ore potrebbero concordare di riunirsi di
tanto in tanto, per esempio ogni mese o due, per scambiarsi impressioni, per
aiutarsi mutuamente e per meditare insieme una delle Ore per una intenzione particolare. Questa intenzione però deve
essere di genere universale come quelle dello stesso Gesù, e mai di genere
individualistico. Per esempio, per le intenzioni del Santo Padre, per i sacerdoti,
in riparazione delle offese commesse conto l’Eucaristia, in riparazione dei
peccati commessi conto la purezza ecc.
Senz’altro questi gruppi
possono essere integrati dai Cenacoli
della Divina Volontà, ove ogni suo membro s’impegna già a meditare una o
due delle Ore. Siamo convinti infatti
che una delle occupazioni principali dei
Figli del Divin Volere deve essere il meditare e il vivere la passione di
Nostro Signore Gesù Cristo.
Da tenere presente che coloro
che, per motivi di lavoro e necessità di dormire, trovano difficoltà nel fare
la loro Ora all’ora corrispondente
del giorno o della notte, possono spostarla a un altro momento che favorisce il
buon esercizio di essa. Per esempio, se a qualcuno tocca una delle Ore notturne, come quella dalle tre alle
quattro, egli può meditarla prima di coricarsi. Comunque di tanto in tanto
questi potrà sacrificare un’ora di riposo per offrire a Gesù anche questo
sacrificio. Ricordate il dolce rimprovero che fece Gesù ai suoi amati discepoli
nell’Orto del Getsemani, dopo aver dato inizio alla sua agonia: “Non potevate vegliare
un’ora con me?”.
Fare un’Ora della Passione significa leggerla con attenzione, meditarla,
contemplarla, viverla intensamente. Sì, perché non si tratta di leggere nel
modo come pare ad ognuno, ma di fondersi nella Divina Volontà in questo modo
particolare e speciale, ispirato da Gesù stesso nel suo infinito amore per noi.
Facendo così, succede che la sua vita interiore, tutto quanto egli faceva
durante la sua dolorosa passione, viene duplicato continuamente in noi.
Però è molto importante, per
chi si impegna a meditare queste Ore,
rimanere fedele ogni giorno alla parola data. Il fatto che si ripeta la stessa Ora per più giorni non deve destare
noia, giacché quando la si medita con attenzione e con tutto l’amore che merita,
sempre si trova qualcosa di nuovo. Oltre a ciò è bene essere costanti
nell’esercizio fedele delle Ore, non
badando se piace a noi o no, ma se piace a Gesù. Di conseguenza succederà che
anziché essere di peso, sarà una sorgente perenne di grazia e d’amore.
Coll’andare del tempo, toccheremo con mano che gli effetti e le promesse di
Gesù si stanno realizzando in noi, e così diventerà l’agognato pane nostro
quotidiano.
Meditare Le Ore della Passione significa ricevere una nuova formazione che
ci porta a vivere una vita nuova, la vita di Gesù, anzi la sua vita interiore.
In breve tempo costateremo che questo atto non corrisponde ad una semplice lettura
che stiamo facendo delle Ore, ma che
a poco a poco di esse ci si sta riempiendo la mente e il cuore durante la
giornata, sia quando siamo occupati con qualche faccenda, sia quando ci troviamo
in compagnia di altre persone. Insomma, sentiremo con chiarezza che di giorno
in giorno, di ora in ora, è Gesù che sta vivendo la sua stessa vita divina in
noi e che egli ci sta trasformando in sé.
Infine vogliamo raccontare un
aneddoto molto interessante, che è accaduto al tempo della prima pubblicazione
delle Ore della Passione, intorno
all’anno 1914. Erano quelli i tempi in cui molte delle signorine che spesso
andavano a visitare Luisa, mentre insieme con lei confezionavano lini per
l’altare ed arredamenti per la chiesa, meditavano Le Ore della Passione. Molte di loro le sapevano addirittura a memoria.
Ebbene una volta quando il
Beato Annibale Di Francia andò alla casa di Luisa, le raccontò cosa gli era successo
durante una delle sue frequenti visite al Papa San Pio X. Mentre conversavano
insieme, Padre Annibale volle fargli conoscere il libro Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che egli stava
diffondendo. Allora lesse alcune pagine dal libro al pontefice, per l’appunto
dall’Ora della crocifissione. Arrivato
che fu ad un certo punto della lettura, il papa lo interruppe, dicendogli:
“Padre, questo libro si dovrebbe leggere in ginocchio: è Gesù Cristo che sta parlando!”.
I Figli del Divin Volere
O Signor mio Gesù Cristo,
prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che
voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo
adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi
aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti,
mentre ora medito l’Ora... (si dica
quale).
E per quelle che non posso
meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente
meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a
dormire.
Accetta, o misericordioso
Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per
molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei
praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera
mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la
tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella
tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la
mia testa sul tuo cuore ed incomincio.
?
Mio amabile Gesù, tu mi hai
chiamata in quest’Ora della tua
passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato
e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti
perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora,
dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.
Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per
tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per
ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo,
parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o
mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie
e un Ti benedico.
Deh, o Gesù, fa che tutto il mio
essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da
attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!
Deh, o Gesù, stringimi al tuo
cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col
tuo Ti benedico, per fare che da me
altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in
te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin
d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro
per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce
del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono
i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.
Dolce mio Amore, sebbene debbo
attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi
terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si
confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile
con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel
mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino
e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare
all’unione con te.
Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del
divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e
mi resto in te.
?
Dal Volume 12 del 28
novembre 1920 (141)
[Luisa dice:]
Stavo pensando quando
il mio dolce Gesù, per dar principio alla sua dolorosa passione, volle andare
dalla sua Mamma a chiederle la sua benedizione, ed il benedetto Gesù mi ha
detto:
“Figlia mia, quante
cose dice questo mistero! Io volli andare a chiedere la benedizione alla mia
cara Mamma per darle occasione che anche essa mi chiedesse la benedizione;
erano troppi i dolori che doveva sopportare ed era giusto che la mia
benedizione la rafforzasse; è mio solito che quando voglio dare chiedo. E la
mia Mamma mi comprese subito, tanto vero che non mi benedisse se non quando mi
chiese la mia benedizione, e dopo benedetta da me mi benedisse lei.
Ma questo non è tutto:
per creare l’universo dissi un Fiat e
col solo Fiat riordinai ed abbellii
cielo e terra; nel creare l’uomo il mio alito onnipotente gl’infuse la vita.
Nel dar principio alla mia passione volli, con la mia parola onnipotente e
creatrice, benedire la mia Mamma, ma non era solo lei che benedicevo. Nella mia
Mamma benedicevo tutte le creature, era lei che teneva il primato su tutto, ed
in lei benedivo tutti e ciascun pensiero, atto, parola ecc. Benedivo ciascuna
cosa che doveva servire alla creatura, come quando il mio Fiat onnipotente creò il sole e questo sole che, senza diminuire né
di luce né di calore, sta per tutti e per ciascun mortale facendo il suo corso;
così la mia parola creatrice benedicendo, restava in atto di benedire sempre,
sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua luce il
sole a tutte le creature.
Ma non è tutto ancora:
con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della creazione, volli chiamare
il mio celeste Padre a benedire per comunicare alla creatura la potenza, volli
benedire a nome mio e dello Spirito Santo per comunicare la sapienza e l’amore,
e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la volontà della creatura
restituendola sovrana di tutto. Sappi però che nel dare voglio, e la mia cara
Mamma comprese, e subito mi benedisse, non solo per sé, ma a nome di tutti.
Oh! Se tutti potessero
vedere questa mia benedizione, la sentirebbero nell’acqua che bevono, nel
fuoco che li riscalda, nel cibo che prendono, nel dolore che li affligge, nei
gemiti della preghiera, nei rimorsi della colpa, nell’abbandono delle creature,
in tutto sentirebbero la mia parola creatrice che loro dice (ma sventuratamente
non sentito): “Ti benedico nel nome del Padre, di me Figlio e dello Spirito
Santo; ti benedico per aiutarti, per difenderti, per perdonarti, per
consolarti; ti benedico per farti santo”. E la creatura farebbe eco alle mie
benedizioni col benedirmi anche essa in tutto; questi sono gli effetti della
mia benedizione, in cui la mia Chiesa ammaestrata da me mi fa eco, e quasi in
tutte le circostanze, nelle amministrazioni dei sacramenti ed altro, dà la sua
benedizione”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O celeste Mamma, l’ora del
distacco già s’appressa, ed io da te vengo. O Madre, dammi il tuo amore e le
tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con te voglio seguire
passo passo l’adorato Gesù.
Ed ecco che Gesù viene e tu,
coll’animo traboccante d’amore, gli corri incontro, e nel vederlo sì pallido e
triste, il cuore ti si stringe per il dolore, le forze ti vengono meno e sei
già per cadergli ai piedi.
O dolce Mamma mia, sai tu perché
è venuto da te l’adorabile Gesù? Ah, egli è venuto per darti l’ultimo addio,
per dirti l’ultima parola, per ricevere l’ultimo abbraccio! O Madre, a te mi
stringo con tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinché
stretta e avvinta a te, anch’io possa ricevere gli abbracci dell’adorato Gesù.
Mi disdegnerai tu forse, o piuttosto non è un conforto per il tuo cuore avere un’anima
a te vicina che ne divida le pene, gli affetti, le riparazioni?
O Gesù, in quest’ora sì
straziante per il tuo tenerissimo cuore, quale ammaestramento non ci dai tu di
filiale ed amorosa obbedienza verso la Mamma tua! Qual dolce armonia non passa
fra te e Maria! Che incanto soave di amore che sale fino al trono dell’Eterno,
e si dilata a salvezza di tutte le creature della terra!
O
celeste Mamma mia, sai tu che vuole da te l’adorato Gesù? Non altro che
l’ultima benedizione. È vero che da tutte le particelle del tuo essere altro
non escono che benedizioni e lodi al tuo Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da
te, vuol sentire la dolce parola: Ti
benedico, o Figlio; e quel Ti
benedico storna tutte le bestemmie dal suo udito, e dolce e soave scende al
suo cuore; e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature, Gesù
vuole il tuo Ti benedico.
Anch’io mi unisco con te, o dolce
Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il cielo per chiedere al Padre, allo
Spirito Santo, agli angeli tutti, un Ti
benedico a Gesù, affinché, andando a lui, gli possa portare le loro benedizioni.
E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni labbro, da
ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da ogni
pensiero, benedizioni e lodi a Gesù; e se nessuno me le vorrà dare, intendo io
darle per loro.
O dolce Mamma, dopo aver girato e
rigirato per chiedere alla Triade Sacrosanta, agli angeli, alle creature tutte,
alla luce del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di
vento, ad ogni favilla di fuoco, ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle
stelle, ad ogni movimento della natura, un Ti
benedico, vengo da te, e insieme alle tue metto le mie benedizioni.
Dolce Mamma mia, vedo che tu ne
ricevi conforto e sollievo, e tutte le offri a Gesù le mie benedizioni, a
riparazione delle bestemmie e maledizioni che egli riceve dalle creature. Ma
mentre io tutto a te offro, sento la tua voce tremante che dice: “Figlio, benedici
me pure!”.
O
dolce mio Amore, benedici anche me insieme alla Mamma tua: benedici i miei
pensieri, il mio cuore, le mie mani, i miei passi, le mie opere, e con la Madre
tua tutte le creature.
O Madre mia, nel mirare il volto
dell’addolorato Gesù, pallido e triste, straziante, si risveglia in te il ricordo
dei dolori che tra poco dovrà egli soffrire. Prevedi il volto di lui coperto
di sputi, e lo benedici; il capo trapassato dalle spine, gli occhi bendati, il
corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai chiodi, e dovunque
egli sta per andare tu lo segui con le tue benedizioni; ed insieme a te lo
seguo anch’io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, trapassato dai chiodi,
schiaffeggiato, coronato di spine, dovunque troverà insieme al tuo il mio Ti benedico.
O Gesù, o Madre, vi compatisco;
immenso è il vostro dolore in questi ultimi momenti; il cuore dell’uno pare che
strappi il cuore dell’altra.
O Madre, strappa il mio cuore
dalla terra e legalo forte a Gesù, affinché stretto a lui, possa prendere
parte ai tuoi dolori. E mentre vi stringete, vi abbracciate, vi gettate gli
ultimi sguardi, gli ultimi baci, stando io in mezzo ai vostri due cuori, possa
ricevere i vostri ultimi baci, gli ultimi vostri abbracci. Non vedete che io
non posso stare senza di voi, malgrado la mia miseria e la mia freddezza?
Gesù, Mamma, tenetemi stretta a
voi; datemi il vostro amore, il vostro Volere; saettate il povero mio cuore,
stringetemi fra le vostre braccia. E insieme con te, o dolce Madre, voglio
seguire passo passo l’adorato Gesù, con l’intenzione di dargli conforto,
sollievo, amore e riparazione per tutti.
O
Gesù, insieme alla Mamma tua ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler
perdonare a me e a tutte le creature le quante volte non abbiamo camminato
verso Dio.
Bacio il tuo piede destro:
perdona a me e a tutti le quante volte non abbiamo seguito la perfezione che tu
volevi da noi.
Ti bacio la mano sinistra:
comunicaci la tua purità.
Bacio la tua mano destra:
benedicimi tutti i miei palpiti, pensieri, affetti, affinché avvalorati dalla
tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici anche tutte le
creature e suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione.
O Gesù, insieme alla Mamma tua ti
abbraccio e, baciandoti il cuore, ti prego di mettere in mezzo ai vostri due
cuori il mio, affinché si alimenti continuamente dei vostri amori, dei vostri
dolori, dei vostri stessi affetti e desideri, della vostra stessa vita.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, prima di dar principio alla
sua passione, va da sua Madre per chiederle la benedizione. In quest’atto Gesù
c’insegna l’ubbidienza, non solo esterna, ma anche interna, che dobbiamo avere
per corrispondere alle ispirazioni della grazia. Alle volte noi non siamo
pronti ad eseguire una buona ispirazione, o perché trattenuti dall’amor proprio
a cui si unisce la tentazione, o per rispetto umano, o per non fare santa violenza
a noi stessi.
Ma il respingere la buona
ispirazione di esercitare una virtù, di compiere un atto virtuoso, di fare una
buona opera, di praticare una devozione, fa ritirare il Signore, che ci priva
di nuove ispirazioni. Invece la pronta corrispondenza pia e prudente alle sante
ispirazioni ci attira maggiori lumi e grazie.
Nei casi dubbi si ricorre
prontamente e con retta intenzione, al gran mezzo della preghiera e al retto e
probo consiglio. Così il buon Dio non lascia d’illuminare l’anima ad eseguire
la salutare ispirazione e ad accrescergliele con sempre maggior profitto della
medesima.
Le nostre azioni, i nostri atti,
le nostre preghiere, le Ore della
Passione, dobbiamo farle con le stesse intenzioni di Gesù, nella sua
Volontà, e sacrificando noi stessi come lui, per la gloria del Padre e per il
bene delle anime.
Dobbiamo metterci nella
disposizione di sacrificarci in tutto per amore del nostro amabile Gesù,
uniformandoci al suo spirito, operando con gli stessi suoi sentimenti e
abbandonandoci in lui, non solo in tutti i dolori e contrarietà esterni, ma
molto più in tutto ciò che potrà disporre nel nostro interno; e così,
all’occasione, ci troveremo pronti ad accettare qualunque pena. Così facendo
noi daremo al nostro Gesù piccoli sorsi dolci; se poi tutto ciò lo faremo nella
Volontà di Dio, che contiene tutte le dolcezze, tutti i contenti ed in modo
immenso, noi daremo a Gesù dei larghi sorsi dolci, in modo da mitigare
l’attossicamento che gli arrecano le creature, e consolare il suo divin cuore.
Prima di cominciare qualunque
azione invochiamo sempre la benedizione di Dio, per fare che le nostre azioni abbiano
il tocco della divinità e attirino su di noi, non solo, ma su tutte le creature,
le sue benedizioni.
*
Mio Gesù, la tua benedizione mi
preceda, mi accompagni e mi segua, affinché tutto ciò che faccio porti
l’impronta del tuo Ti benedico.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio adorabile Gesù, mentre
insieme con te ho preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell’afflitta Mamma,
vedo che ti decidi a partire per andare dove il Voler del Padre ti chiama. È
tanto l’amore tra Figlio e Madre che vi rende inseparabili, per cui tu ti lasci
nel cuore della Mamma, e la Regina e dolce Mamma si depone nel tuo, altrimenti
vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi, benedicendovi a vicenda, tu
le dai l’ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per sostenere,
le dai l’ultimo addio, e te ne parti.
Ma la pallidezza del tuo volto,
le tue labbra tremanti, la tua voce soffocata come se volesse dare in pianto
nel dirle addio, ah, tutto mi dice quanto l’ami e soffri nel lasciarla! Ma per
adempiere la Volontà del Padre, coi vostri cuori fusi uno nell’altro, a tutto
vi sottoponete, volendo riparare per quelli che, per non vincere le tenerezze
dei parenti ed amici, ed i vincoli e gli attaccamenti anche leciti e santi, non
si curano di adempiere il Voler santo di Dio e di corrispondere allo stato di
santità a cui Dio li chiama. Qual dolore non ti danno queste anime nel
respingere dal loro cuore l’amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell’amore
delle creature!
Amabile
Amor mio, mentre con te riparo, permettimi che rimanga con la tua Mamma per
consolarla e sostenerla mentre tu parti; poi accelererò i passi per venirti a
raggiungere. Ma con sommo mio dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed
è tanto il dolore che, mentre fa per dire al Figlio addio, la voce le muore
sulle labbra e non può articolar parola, quasi viene meno, e nel suo deliquio
d’amore dice:
“Figlio mio, Figlio mio, ti
benedico! Che amara separazione, crudele più d’ogni morte!”.
Ma il dolore le impedisce ancora
di parlare e la rende muta.
Sconsolata Regina, lasciami che
ti sostenga, ti asciughi le lacrime e ti compatisca nel tuo amaro dolore. Mamma
mia, io non ti lascerò sola, e tu prendimi con te; insegnami in questo periodo
sì doloroso per te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo, come
ripararlo e consolarlo, e se devo mettere la mia vita per difendere la sua. No,
non mi sposterò da sotto il tuo manto; ai tuoi cenni volerò da Gesù e gli porgerò
il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li metterò in ogni
piaga, in ogni goccia del suo sangue, in ogni pena ed insulto, affinché,
sentendosi in ogni pena i baci e l’amore della Mamma, le sue pene restino raddolcite.
Poi ritornerò sotto il tuo manto, portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo
cuore trafitto.
Mamma mia, il cuore mi batte,
voglio andare da Gesù; e mentre io bacio le tue mani materne, tu benedicimi
come hai benedetto Gesù e permettimi che vada da lui.
Mio
dolce Gesù, l’amore mi addita i tuoi passi, e ti raggiungo mentre percorri le
vie di Gerusalemme insieme ai tuoi amati discepoli. Ti guardo e ti vedo ancora
pallido, sento la tua voce dolce sì, ma mesta, tanto da spezzare il cuore dei
tuoi discepoli che ne sono conturbati.
“È l’ultima volta”, tu dici, “che
percorro queste vie da me solo; domani le percorrerò legato, trascinato, tra
mille insulti”.
E additando i punti dove sarai
più vituperato e straziato, segui a dire:
“La mia vita sta per tramontare
quaggiù, come sta per tramontare il sole, e domani a quest’ora non ci sarò più.
Ma come sole risorgerò il terzo giorno”.
Al tuo dire, gli apostoli
divengono mesti e taciturni e non sanno che rispondere. Ma tu soggiungi:
“Coraggio, non vi abbattete, Io
non vi lascio, sarò sempre con voi; però è necessario che Io muoia per il bene
di voi tutti”.
Sì dicendo, sei commosso, ma con
voce tremula continui ad istruirli. E prima che ti chiudi nel cenacolo, guardi
il sole che tramonta, come sta per tramontare la tua vita, offri i tuoi passi per
quelli che si trovano al tramonto della vita, e dai loro la grazia che la
facciano tramontare in te, riparando per quelli che, ad onta dei dispiaceri e
disinganni della vita, si ostinano a non arrendersi a te.
Poscia
guardi di nuovo Gerusalemme, il centro dei tuoi prodigi e predilezioni del tuo
cuore che, per contraccambio, già ti sta preparando la croce, aguzzando i
chiodi per compiere il deicidio, e tu fremi, ti si schianta il cuore e piangi
la sua distruzione. Con ciò ripari per tante anime a te consacrate che, con
tanta cura, cercavi di formarne portenti del tuo amore, ed esse, ingrate ed
incorrispondenti, ti fanno patire più amarezze. Voglio riparare insieme con
te, per raddolcire lo schianto del tuo cuore.
Ma vedo che resti inorridito alla
vista di Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel cenacolo. Amor mio,
stringimi al tuo cuore, affinché faccia mie le sue amarezze, per offrirle
insieme con te, e tu guarda pietoso l’anima mia, e versando in essa il tuo
amore, benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, con prontezza, si separa
dalla sua Santissima Madre, sebbene il suo cuore tenerissimo ne subisca uno
schianto. Siamo noi così pronti a sacrificare, per adempiere i divini voleri,
anche gli affetti più legittimi e santi? (Esaminiamoci specialmente nei casi di
allontanamento della divina presenza sensibile, o della sensibile devozione).
Gesù, facendo gli ultimi passi,
non li faceva a vuoto; in questi glorificava il Padre e chiedeva la salvezza
delle anime. Nei nostri passi dobbiamo mettere le stesse intenzioni che metteva
Gesù, cioè, di sacrificarci per la gloria del Padre e per il bene delle anime.
Dobbiamo inoltre immaginarci di mettere i nostri passi in quelli di Gesù
Cristo. E come Gesù Cristo non li metteva a vuoto, ma racchiudeva nei suoi tutti
quelli delle creature, riparando tutti i passi cattivi, per dare al Padre la
gloria dovuta, e vita a tutti i passi cattivi delle creature perché potessero
camminare per la via del bene, così faremo ancora noi, mettendo i nostri passi
in quelli di Gesù Cristo, con le sue stesse intenzioni. Per la strada andiamo
modesti, raccolti, in modo da essere di esempio agli altri?
Mentre l’afflitto Gesù camminava,
rivolgeva di tanto in tanto qualche parola agli apostoli, parlando loro della
sua imminente passione. E nei nostri discorsi, che diciamo? Facciamo noi,
quando si offre l’occasione, argomento dei nostri discorsi la passione del
divino Redentore?
L’amante Gesù, vedendo gli
apostoli tristi e scoraggiati, cercava di confortarli. Nei nostri discorsi,
mettiamo noi l’intenzione di sollevare Gesù Cristo? Cerchiamo noi di farli
nella Volontà di Dio con l’infondere negli altri lo spirito di Gesù Cristo?
Gesù va al Cenacolo. I pensieri,
gli affetti, i palpiti, le preghiere, le azioni, il cibo, il lavoro, dobbiamo
racchiuderli nel cuore di Gesù Cristo nell’atto di operare, e così facendo, le
nostre azioni prenderanno l’attitudine divina. Ma essendo difficile poter tenere
sempre quest’attitudine divina, perché l’anima difficilmente può fondere continuamente
in lui i suoi atti, può supplire allora con l’attitudine della sua buona volontà,
e Gesù lo gradirà tanto che si farà vigile sentinella d’ogni suo pensiero,
d’ogni parola, d’ogni palpito; e se li metterà in corteggio dentro e fuori di
sé, guardandoli con grande amore come frutto del buon volere della creatura.
Quando poi l’anima, fondendosi in
lui, fa i suoi atti immediati con Gesù, il buon Gesù si sentirà tanto tirato
verso quest’anima, che farà insieme ciò che essa fa, e trasmuterà in divino
l’operato della creatura. Tutto questo è effetto della bontà di Dio, che fa
conto di tutto e premia tutto, anche un piccolo atto nella Volontà di Dio, per
fare che la creatura non resti defraudata in nulla.
*
O mia Vita e mio Tutto, i tuoi
passi dirigano i miei, e mentre calpesto la terra, fa che i miei pensieri siano
nel cielo.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O Gesù, già arrivi al Cenacolo
insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quanta dolcezza,
quanta affabilità non mostri in tutta la tua persona, nell’abbassarti a
prendere l’ultima volta il cibo materiale! Tutto è amore in te. Anche in questo
tu non ripari solo i peccati di gola, ma impetri anche la santificazione del
cibo, e come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità anche
nelle cose più basse e più comuni.
Gesù, mia Vita, il tuo sguardo
dolce e penetrante pare che scruti tutti gli apostoli, ed anche in quell’atto
di prendere il cibo, il tuo cuore rimane trafitto nel vedere i tuoi cari
apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che già ha messo
piede nell’inferno. E tu, dal fondo del cuore, amaramente dici: “Qual è
l’utilità del mio sangue? Ecco un’anima da me tanto beneficata, è perduta!”.
E con i tuoi occhi sfavillanti di
luce e di amore lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male che si
accinge a fare. Ma la tua suprema carità ti fa sopportare questo dolore e non
lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.
E mentre ti addolori per Giuda,
il tuo cuore si riempie di gioia nel vederti alla sinistra il tuo amato
discepolo Giovanni, tanto che, non potendo più contenere l’amore, dolcemente
attirandolo a te, fai a lui posare il capo sul tuo cuore, facendogli provare il
paradiso anticipato. Ed è in quest’ora solenne che nei due discepoli vengono
raffigurati i due popoli, il reprobo e l’eletto: il reprobo in Giuda, che sente
già l’inferno nel cuore; l’eletto in Giovanni, che in te riposa e gode.
O dolce mio Bene, anch’io mi
metto a te vicino, e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo
stanco sul tuo cuore adorabile, e ti prego di far sentire a me, anche su questa
terra, le delizie del cielo, onde la terra non sia per me più terra, ma cielo,
rapita dalle dolci armonie del tuo cuore. Ma in quelle armonie dolcissime e
divine, sento che ti sfuggono dolorosi palpiti; sono per le anime perdute! O
Gesù, deh, non permettere che nuove anime si perdano! Fa che il tuo palpito,
scorrendo nel loro, faccia sentire i palpiti della vita del cielo, come li
sentì il tuo amato discepolo Giovanni e, attratte esse dalla soavità e dolcezza
del tuo amore, possano tutte arrendersi a te.
O Gesù, mentre rimango nel tuo
cuore, dà anche a me il cibo, come lo desti agli apostoli: il cibo dell’amore,
il cibo della tua divina parola, il cibo della tua Divina Volontà. O mio Gesù,
non mi negare mai questo cibo che tanto tu stesso desideri darmi, perché si
formi in me la tua stessa vita.
Dolce mio Bene, mentre me ne sto a
te vicino, vedo che il cibo che tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli, non è
altro che un agnello. E’ questo l’agnello figurativo; e come in questo agnello
non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così tu, Agnello mistico, che
tutto devi consumarti per le creature per forza d’amore, neppure una goccia di
sangue serberai per te, versandolo tutto per amore nostro. Sicché, o Gesù,
niente tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima passione, che hai
sempre presente nella mente, nel cuore, in tutto; e ciò m’insegna che, se
anch’io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua passione,
mai mi negheresti il cibo dell’amor tuo. Quanto te ne ringrazio!
O mio Gesù, nessun atto ti sfugge
che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene speciale. Perciò ti
prego che la tua passione sia sempre nella mia mente, nel mio cuore, nei miei
sguardi, nei miei passi, nelle mie pene, affinché dovunque mi volga dentro e
fuori di me, trovi te sempre a me presente; e tu fammi la grazia che mai io dimentichi
ciò che hai fatto e patito per me. Questa sia la mia calamita, che attirando
tutto il mio essere in te, non mi faccia più allontanare da te.
Riflessioni
e Pratiche
Prima di prendere il cibo, uniamo
le nostre intenzioni a quelle del nostro amabile e buon Gesù, immaginandoci di
avere nella nostra bocca, la bocca di Gesù, e muoviamo la nostra lingua e le
nostre guance insieme con le sue. Così facendo, non solo attireremo in noi la
vita di Gesù Cristo, ma ci uniremo con lui, per dare al Padre la gloria, la
lode, l’amore, il ringraziamento, la riparazione completa dovuta dalle
creature, e che il buon Gesù faceva in quest’atto di prendere il cibo.
Immaginiamoci
anche di stare a tavola vicino a Gesù Cristo, ed ora di dargli uno sguardo, ora
di pregarlo a dividere con noi un boccone, ora di baciare un lembo del suo
manto, ora di contemplare il muoversi delle sue labbra, dei suoi celesti occhi,
ora di notare il subitaneo annuvolarsi del suo amabilissimo volto, quando prevede
tante umane ingratitudini.
Come l’amante Gesù durante la
cena parlava della sua passione, così noi, prendendo il cibo, faremo qualche
riflessione sul modo come abbiamo fatto Le
Ore della Passione. Gli angeli pendono dalle nostre labbra per raccogliere
le nostre preghiere, le nostre riparazioni, e portarle innanzi al Padre per
mitigare, in qualche modo, il suo giusto sdegno per le tante offese che riceve
dalle creature, come le portavano quando il nostro Gesù stava sulla terra. E
noi, quando preghiamo, possiamo dire che gli angeli sono stati contenti, che
siamo stati raccolti, riverenti, in modo da poter essi portare in cielo con
gioia, le nostre preghiere come portavano quelle del nostro Gesù, ovvero ne
sono stati contristati?
Mentre l’afflitto Gesù prendeva
il cibo, restava trafitto alla vista della perdita di Giuda, e in Giuda,
vedeva tutte le anime che dovevano andare perdute; ed essendo la perdita delle
anime il più grande dei suoi dolori, non potendo contenerlo, tirò a sé Giovanni
per averne ristoro. Così noi gli staremo come Giovanni, sempre d’appresso,
compatendolo nei suoi dolori, sollevandolo e dandogli riposo nel nostro cuore.
Faremo nostra la sua pena, c’immedesimeremo in lui, e così sentiremo i palpiti
di quel cuore divino, trafitto dalla perdita delle anime. E noi gli daremo i
nostri palpiti per togliere quelle trafitture, e al posto di quelle trafitture
gli metteremo le anime che vogliono andare perdute, perché si convertano e si
salvino.
Ogni
palpito del cuore di Gesù è un ti amo,
che si ripercuote in tutti i palpiti delle creature, che vorrebbe racchiudere
tutte nel suo cuore, per avere in ricambio il palpito di esse; ma l’amante
Gesù, da molti non lo ha, e perciò il suo palpito resta come soffocato ed
amareggiato. E noi, preghiamo Gesù che segni il nostro palpito col suo ti amo, affinché anche il nostro cuore
possa fare la vita del suo cuore che, ripercuotendosi nel palpito delle
creature, le costringa a dire Ti amo,
Gesù! Anzi ci fonderemo in lui, e l’amabile Gesù ci farà sentire il suo ti amo. È tanto immenso questo ti amo, che riempie cielo e terra,
circola nei santi, scende in purgatorio. Tutti i cuori delle creature sono
toccati da questo ti amo; gli stessi
elementi sentono nuova vita, in modo che tutti ne provano gli effetti.
Gesù, anche nel suo respiro, si
sente come soffocare per la perdita delle anime; e noi gli daremo il nostro respiro
d’amore a suo sollievo; e prendendo il suo respiro toccheremo le anime che si
distaccano dalle sue braccia per dar loro vita del respiro divino, affinché
invece di fuggire, possano ritornargli, e stringersi di più a lui.
E quando ci troviamo in pena e
sentiamo che quasi il nostro respiro non esce libero, pensiamo allora a Gesù
che nel suo respiro contiene il respiro delle creature. Anch’egli, come le
anime vanno perdute, si sente togliere un respiro; e noi mettiamo allora il
nostro respiro dolente e affannato nel respiro di Gesù per sollevarlo, e con la
nostra pena corriamo appresso al peccatore per costringerlo a rinchiudersi nel
cuore di Gesù.
*
Amato mio Bene, il mio respiro
sia grido continuo ad ogni respiro di creatura, che la costringa a rinchiudersi
nel tuo respiro.
La prima parola che l’amante Gesù
disse sulla croce, fu la parola del perdono, per scusare innanzi al Padre tutte
le anime e cambiar la giustizia in misericordia. E noi gli daremo i nostri atti
come scusare il peccatore, affinché intenerito dalle nostre scuse, nessun’anima
possa andare all’inferno. Ci uniremo con lui per fare la sentinella ai cuori
delle creature, affinché nessuna l’offenda. Lo faremo sfogare nell’amore, accettando
di buon animo tutto ciò che disporrà di noi: freddezze, durezze, oscurità,
oppressioni, tentazioni, distrazioni, calunnie, malattie ed altro, per
rinfrancarlo di ciò che riceve dalle creature. Non è col solo amore che Gesù si
sfoga con le anime, ma molte volte, quando sente il freddo delle creature, se
ne va dall’anima e le fa sentire il suo freddo per sfogare con lei; e se
l’anima l’accetta, Gesù si sentirà rinfrancato di tutte le freddezze delle
creature, e questo freddo sarà di sentinella al cuore altrui per fare amare
l’amante Gesù.
Altre volte, Gesù sente la
durezza dei cuori nel suo, e non potendola contenere, vuole sfogare e viene da
noi. Fa toccare il suo cuore al nostro, facendoci parte della sua pena; e noi
facendo nostra la sua pena, la metteremo intorno al cuore del peccatore per
sciogliere la sua durezza e ricondurlo a lui.
Amato
mio Bene, tu soffri tanto per la perdita delle anime, ed io per compassione,
metto a tua disposizione l’essere mio; prenderò su di me le tue pene e le pene
dei peccatori, e lascerò te sollevato, e il peccatore avvinto a te.
*
O mio Gesù, deh! Fa che tutto il
mio essere si sciolga in amore, affinché possa essere di continuo sollievo per
raddolcire tutte le tue amarezze.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù comunicò se stesso
Dal Volume 11 del 8 Settembre 1916 (126)
[Luisa dice:]
Questa mattina, dopo la comunione, sentivo che il mio amabile Gesù in
modo speciale mi assorbiva tutta nel suo Volere, ed io nuotavo dentro di esso.
Ma chi può dire ciò che provavo? Non ho parole per esprimermi. E Gesù mi ha
detto:
“Figlia mia, per quanto tempo l’anima sta nella mia Volontà, tanto di
vita divina può dire che fa sulla terra. Come mi piace quando vedo che l’anima
entra nella mia Volontà per farvi vita divina! Molto mi piace vedere le anime
che ripetono nella mia Volontà ciò che faceva la mia umanità in essa.
Quando io istituii il sacramento eucaristico e comunicai gli apostoli,
io comunicai me stesso nella Volontà del Padre; e con ciò non solo riparavo
tutto, ma trovando nella Divina Volontà l’immensità, l’onniveggenza di tutto e
di tutti, quindi abbracciavo tutti, comunicavo tutti. E vedendo che molti non
avrebbero preso parte al sacramento, ed il Padre offeso che non volevano
ricevere la vita, io davo al Padre la soddisfazione, la gloria, come se tutti
avessero fatto la santa comunione, dando al Padre per ciascuno la soddisfazione
e la gloria di una vita divina.
Anche tu, fa la comunione nella mia Volontà, ripeti ciò che feci io, e
così non solo riparerai tutto, ma darai me stesso a tutti com’io intendevo di
darmi a tutti, e mi darai gloria come se tutti si fossero comunicati.
Il mio Cuore si sente
intenerito nel vedere che la creatura, non potendo darmi nulla da sé che sia
degno di me, prende le cose mie, le fa sue, imita come l’ho fatto io, e, per
piacermi me le dà. Ed io, nel mio compiacimento, vo ripetendo: Brava alla
figlia mia, hai fatto proprio ciò che facevo io”.
(Preghiera di Preparazione,
pagina 19)
Dolce Amor mio, incontentabile
sempre nel tuo amore, vedo che, mentre finisci la cena legale insieme coi tuoi amati
discepoli, ti alzi da tavola e, unito a loro, innalzi l’inno di ringraziamento
al Padre, per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò le mancanze di
ringraziamento delle creature per i tanti mezzi che Dio ci dà per il
sostentamento della vita corporale. Perciò, o Gesù, in tutto ciò che tu fai,
che tocchi e vedi, hai sempre le parole sul labbro Grazie ti sian rese, o Padre.
Anch’io, Gesù, unita a te, prendo
le parole dalle tue labbra e sempre ed in tutto dirò: Grazie per me e per tutti, per continuare la riparazione per le
mancanze di ringraziamento.
O
mio Gesù, sembra che il tuo amore non ha posa. Vedo che fai sedere di nuovo i
tuoi amati discepoli; prendi un catino di acqua, ti cingi di bianca tovaglia e
ti prostri ai piedi degli apostoli in atto così umile, da attirare l’attenzione
di tutto il cielo e farlo rimanere estatico. Gli stessi apostoli rimangono
quasi senza moto nel vederti prostrato ai loro piedi. Ma dimmi, Amor mio, che
vuoi? Che intendi con quest’atto così umile? Umiltà non mai vista e che mai si
vedrà!
“Ah, figlia mia! Voglio tutte le
anime e, prostrato ai loro piedi come povero mendico, le chiedo, le importuno
e, piangendo, tramo insidie d’amore per averle.
Voglio, prostrato ai loro piedi,
con questo catino d’acqua mescolata con le mie lacrime, purificarle da
qualunque imperfezione e prepararle a ricevere me nel Sacramento. Mi sta tanto
a cuore quest’atto di ricevermi nell’Eucaristia, che non voglio affidare questo
ufficio agli angeli e neppure alla mia cara Mamma; io stesso voglio purificarne
anche le fibre più intime per disporle a ricevere il frutto del Sacramento; e
negli apostoli intendevo preparare tutte le anime.
Intendo riparare tutte le opere
sante e l’amministrazione dei sacramenti, soprattutto fatte dai sacerdoti con
spirito di superbia, vuote di spirito divino e di disinteresse. Ah, quante
opere buone mi giungono più per farmi disonore che per darmi onore! Più per
amareggiarmi che per compiacermi! Più per darmi morte che per darmi vita!
Queste sono le offese che più mi contristano. Ah, sì, figlia mia! Numera tutte
le offese più intime che mi si fanno, e riparami con le mie stesse riparazioni;
consola il mio cuore amareggiato”.
O mio afflitto Bene, faccio mia
la tua vita ed insieme a te intendo ripararti tutte queste offese. Voglio
entrare nei più intimi nascondigli del tuo cuore divino, e riparare col tuo
stesso cuore le offese più intime e segrete che ricevi dai tuoi più cari.
Voglio, o mio Gesù, seguirti in tutto, ed insieme con te voglio girare per
tutte le anime che ti devono ricevere nell’Eucaristia, ed entrare nei loro
cuori, ed insieme alle tue, metto le mie mani per purificarle. O Gesù, con
queste tue lacrime ed acqua con cui lavasti i piedi degli apostoli, laviamo le
anime che devono riceverti; purifichiamo i loro cuori, infiammiamoli,
scuotiamone la polvere di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, tu possa
trovare in loro le tue compiacenze anziché le tue amarezze.
Ma, affettuoso mio Bene, mentre
stai tutto intento a lavare i piedi degli apostoli, ti guardo e vedo che un
altro dolore trafigge il tuo Cuore Sacratissimo. Questi apostoli rappresentano
tutti i futuri figli della Chiesa, e ciascuno di loro la serie di tutti i mali
che nella Chiesa dovranno esistere, e quindi la serie di tutti i tuoi dolori.
In chi le debolezze, in chi gl’inganni, in questo le ipocrisie, in quello
l’amore smodato agl’interessi, in San Pietro le mancanze dei propositi e tutte
le offese dei capi della Chiesa, in San Giovanni le offese dei tuoi più fidi,
in Giuda gli apostati con tutta la serie dei gravi mali che da questi si
commettono. Il tuo cuore è soffocato dal dolore e dall’amore, tanto che, non potendo
reggere, ti soffermi ai piedi di ciascun apostolo e dai in pianto, e preghi e
ripari ciascuna di queste offese, ed impetri per tutti il rimedio opportuno.
Mio Gesù, anch’io mi unisco a te;
faccio mie le tue preghiere, le tue riparazioni e i tuoi rimedi opportuni per
ciascun’anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue, affinché tu mai sia
solo, ma sempre mi abbia con te per dividere insieme le tue pene.
Ma mentre t’inoltri, dolce Amor
mio, nel lavare i piedi degli apostoli, vedo che già sei ai piedi di Giuda. Ti
sento il respiro affannoso. Vedo che non solo piangi, ma singhiozzi; e mentre
lavi quei piedi, te li baci, te li stringi al cuore. E non potendo parlare con
la voce perché soffocata dal pianto, lo guardi con quegli occhi gonfi di
lacrime e gli dici col cuore:
“Figlio mio, deh, ti prego con le
voci delle lacrime, non andare all’inferno! Dammi la tua anima, che prostrato
ai tuoi piedi ti chiedo. Dì, che vuoi? Che pretendi? Tutto ti darò, purché non
ti perda. Deh, risparmia questo dolore a me, tuo Dio!”.
E ritorni a stringerti quei piedi
al tuo cuore; ma vedendo la durezza di Giuda, il tuo cuore è messo alle
strette, il tuo amore ti soffoca e stai in atto di venire meno. Cuor mio e Vita
mia, permettimi che ti sostenga fra le mie braccia. Capisco che questi sono i
tuoi stratagemmi amorosi che usi con ciascun peccatore ostinato.
Deh! Ti prego, Cuor mio, mentre
ti compatisco e ti riparo le offese che ricevi dalle anime che si ostinano a
non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove stanno peccatori
ostinati, diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi baci e le tue
strette d’amore per incatenarli a te, in modo da non poterti sfuggire, e così
rinfrancarti del dolore della perdita di Giuda.
Mio Gesù, gioia e delizia mia,
vedo che il tuo amore corre e rapidamente corre. Ti alzi, dolente come sei, e
quasi corri all’altare dov’è preparato il pane e il vino per la consacrazione.
Ti vedo, Cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto. La tua
divina persona prende un aspetto tenero, amoroso, affettuoso: i tuoi occhi
sfolgorano luce più che se fossero soli; il tuo volto roseo è splendente, le
tue labbra sorridenti e brucianti di amore; le tue mani creatrici si mettono in
atteggiamento di creare. Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato: la divinità pare
come se traboccasse fuori dell’umanità.
Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo
tuo aspetto non mai visto chiama l’attenzione di tutti gli apostoli: sono presi
da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in
spirito ai piedi dell’altare a mirare i portenti del tuo amore. Gli angeli
scendono dal cielo e si domandano tra loro: “Che c’è? Che c’è? Sono vere
follie, veri eccessi: un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma sé stesso. E
dove? Dentro la materia vilissima di poco pane e poco vino!”.
Ma mentre sono tutti intorno a
te, o Amore insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, l’offri al Padre
e sento la tua voce dolcissima che dice:
“Padre Santo, grazie ti sian
rese, ché sempre esaudisci il Figlio tuo. Padre Santo, concorri meco. Tu, un
giorno, mi mandasti dal cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia,
per venire a salvare i nostri figli; ora permettimi che m’incarni in ciascun’ostia
per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei miei figli.
Vedi, o Padre: poche ore restano della mia vita. Chi avrà cuore di lasciare i
miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le
debolezze cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh! Ti supplico che rimanga in
ciascun’ostia, per essere vita di ognuno, e quindi mettere in fuga i nemici, ed
essere loro luce, forza, aiuto in tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li
aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile; non posso,
né voglio lasciare i miei figli”.
Il Padre s’intenerisce alla voce
tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal cielo; è già sull’altare ed unito
con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio. E Gesù, con voce sonora e
commovente, pronunzia le parole della consacrazione, e senza lasciare sé stesso,
crea sé stesso in quel pane e vino.
Poi comunichi i tuoi apostoli; e
credo che la nostra celeste Mamma non restò priva dal riceverti. Ah, Gesù! I
cieli s’inchinano e tutti t’inviano un atto di adorazione nel tuo nuovo stato
di profondo annichilimento.
Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo
amore resta contentato e soddisfatto non avendo altro che fare, vedo, o mio
Bene, su questo altare, tutte le ostie consacrate che si perpetueranno sino
alla fine dei secoli, ed in ciascuna ostia, schierata tutta la tua dolorosa passione,
perché le creature, agli eccessi del tuo amore, ti preparano eccessi
d’ingratitudine e di enormi delitti. Ed io, Cuore del mio cuore, voglio
trovarmi sempre con te in ogni tabernacolo, in tutte le pissidi ed in
ciascun’ostia consacrata che si troverà sino alla fine del mondo, ad emettere i
miei atti di riparazione, a seconda delle offese che ricevi.
O
Gesù, ti contemplo nell’Ostia santa e, come se ti vedessi nella tua adorabile
persona, bacio la tua fronte maestosa ma, baciandoti, sento le punture delle
tue spine. O mio Gesù, in quest’Ostia santa quante creature non ti risparmiano
le spine! Esse si portano innanzi a te e, invece di mandarti l’omaggio dei loro
buoni pensieri, ti mandano i loro pensieri cattivi, e tu di nuovo abbassi la
testa come nella passione, e ricevi e tolleri le spine di questi pensieri
cattivi. O mio amore, insieme con te, abbasso la testa anch’io, per dividere le
tue pene. Metto tutti i miei pensieri nella tua mente per spingere fuori queste
spine che tanto ti addolorano, ed ogni mio pensiero scorra in ogni tuo pensiero
per farti l’atto di riparazione per ogni pensiero cattivo, e così consolare la
tua mesta mente.
Gesù, mio Bene, bacio i tuoi
begli occhi: ti vedo in questa Ostia santa con i tuoi occhi amorosi in atto di
aspettare tutti quelli che si portano alla tua presenza, per guardarli con i
tuoi sguardi d’amore e per avere il ricambio dei loro sguardi d’amore. Ma quanti
vengono innanzi a te e, invece di guardare e cercare te, guardano cose che li
distraggono e così privano te del gusto che provi nello scambio degli sguardi
d’amore! Tu piangi; ed io, baciandoti, sento le mie labbra bagnate dalle tue
lacrime. Mio Gesù, non piangere. Voglio mettere i miei occhi nei tuoi per dividere
insieme queste tue pene e piangere con te; e volendo riparare tutti gli sguardi
distratti delle creature, ti offro i miei sguardi sempre fissi in te.
Gesù,
mio Amore, bacio le tue santissime orecchie. Già ti vedo intento ad ascoltare
ciò che vogliono da te le creature, per consolarle. Ma queste invece, ti fanno
giungere alle orecchie preghiere malamente recitate, piene di diffidenze,
preghiere fatte per abito; ed il tuo udito in quest’Ostia santa è molestato più
che nella tua stessa passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie
del cielo e metterle nelle tue orecchie per ripararti, e voglio mettere le mie orecchie
nelle tue, non solo per dividere insieme queste pene, ma per stare sempre attenta
a ciò che tu vuoi e soffri, per fare subito il mio atto continuo di riparazione
e per consolarti.
Gesù, mia Vita, bacio il tuo
santissimo volto. Lo vedo insanguinato, livido e gonfio. Le creature, o Gesù,
vengono innanzi a quest’Ostia santa, e con le loro posizioni indecenti, e con i
discorsi cattivi che fanno innanzi a te, invece di darti onore, esse ti danno
schiaffi e sputi. E tu, come nella passione, in tutta pace e pazienza li ricevi
e tutto sopporti. O Gesù, voglio mettere il mio volto non solo vicino al tuo,
per carezzarti e baciarti mentre ricevi questi schiaffi e per toglierti gli
sputi, ma nel tuo stesso volto per condividere queste pene. Inoltre intendo del
mio essere, fare tanti minutissimi brani, per metterli innanzi a te come tante
statue inginocchiate, che, genuflesse continuamente, ti riparino tutti i
disonori che vengono fatti innanzi a te.
Gesù, mio Tutto, bacio la tua
dolcissima bocca. Vedo che nello scendere nei cuori delle creature, il primo
poggio che fai è sulla loro lingua. Oh, come ne resti amareggiato, trovando
molte lingue mordaci, impure, cattive! Ah, ti senti come attossicare da queste
lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori! O Gesù, se fosse possibile,
vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna creatura, per addolcirti e per
ripararti qualunque offesa che da esse ricevi.
Affaticato mio Bene, bacio il tuo
santissimo collo. Ti vedo stanco, sfinito e tutto occupato nel tuo lavorio
d’amore. Dimmi, che fai? E Gesù:
“Figlia mia, in quest’Ostia
lavoro da mane a sera, formando continue catene d’amore, cosicché come le anime
vengono da me, faccio loro trovare pronte le mie catene d’amore per
incatenarle al mio cuore. Ma sai tu che mi fanno esse? Molte hanno a male queste
mie catene e a via di sforzi si svincolano, mettendole in frantumi, e siccome
queste catene sono legate al mio cuore, io ne resto torturato e vado in
delirio. Esse poi, nello spezzare le mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio,
cercando le catene delle creature, e questo lo fanno anche alla mia presenza,
servendosi di me per raggiungere i loro intenti. Ciò mi addolora tanto, che mi
dà febbre violenta da farmi venir meno e delirare”.
Quanto ti compatisco, o Gesù! Il
tuo amore è messo alle strette. Deh, ti prego! Per rinfrancarti del tuo lavoro
e per ripararti quando le tue catene amorose vengono messe in frantumi, di
incatenare il mio cuore con tutte queste catene, per poterti dare per loro il
mio ricambio d’amore.
Mio
Gesù, Freccero divino, bacio il tuo petto. È tale e tanto il fuoco che in esso
contieni che, per dare un po’ di sfogo alle tue fiamme (che troppo in alto si
elevano), e volendo fare un po’ di sosta nel tuo lavoro, vuoi anche giocare in
questo sacramento. Il tuo gioco è formare frecce, dardi, saette; cosicché come
le creature vengono innanzi a te, ti metti a giocare con esse, tirando loro
frecce d’amore che escono dal tuo petto per ferirle. Quando queste le ricevono,
tu vai in festa e così il tuo gioco viene formato. Ma molti, o Gesù, te le
respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza, dardi di tiepidezza e
saette d’ingratitudine, e tu ne resti così afflitto, che piangi, perché le
creature fanno fallire il tuo gioco d’amore. O Gesù, ecco il mio petto pronto a
ricevere non solo le tue frecce destinate per me, ma anche quelle che ti
respingono gli altri; e così non falliranno più i tuoi giochi, e per
contraccambio voglio ripararti le freddezze, le tiepidezze e le ingratitudini
che ricevi.
O Gesù, bacio la tua mano
sinistra, e intendo riparare tutti i tocchi illeciti o non santi fatti alla tua
presenza; e ti prego, con questa mano, di tenermi sempre stretta al tuo cuore.
O Gesù, bacio la tua mano destra,
e intendo riparare tutti i sacrilegi, specie le Messe malamente celebrate.
Quante volte, Amor mio, tu sei costretto a scendere dal cielo nelle mani dei
sacerdoti che, in virtù della potestà data loro, ti chiamano, ma trovi quelle
mani piene di fango che scolano marciume. E sebbene senti la nausea di quelle
mani, tuttavia il tuo amore ti costringe a rimanervi. Anzi in certi tuoi
ministri c’è di peggio: in questi tu trovi i sacerdoti della tua passione che,
con i loro enormi delitti e sacrilegi, rinnovano il deicidio. Mio Gesù, mi fa
spavento solo a pensarlo: un’altra volta, come nella passione, tu te ne stai in
quelle mani indegne, quale agnellino mansueto, aspettando di nuovo la tua morte.
Oh, Gesù, quanto soffri, e quanto vorresti una mano amante per liberarti da
quelle mani sanguinarie! Deh, ti prego! Quando ti trovi in queste mani, di
farmi essere presente per ripararti. Voglio coprirti con la purità degli angeli
e profumarti con le tue virtù, per attutire la puzza di quelle mani e offrirti
il mio cuore per scampo e rifugio. Mentre starai in me, io ti pregherò per i
sacerdoti, acciocché siano degni tuoi ministri e non mettano più in pericolo la
tua vita sacramentale.
O Gesù, bacio il tuo piede
sinistro, ed intendo ripararti per quelli che ti ricevono per abitudine e senza
le dovute disposizioni.
O Gesù, bacio il tuo piede
destro, e intendo riparare per quelli che ti ricevono per oltraggiarti. Deh, ti
prego! Quando ardiranno di fare ciò, di rinnovare il miracolo che operasti
quando Longino ti trapassò il cuore con la lancia: al flusso di quel sangue
che, sgorgando, gli toccò gli occhi, tu lo convertisti e lo risanasti; così al
tuo tocco sacramentale converti le offese in amore.
O Gesù, bacio il tuo cuore,
centro dove si riversano tutte le offese; ed io intendo ripararti per tutto e
per tutti, darti un contraccambio d’amore, e sempre insieme con te dividere le
tue pene.
Deh, o celeste Freccero d’amore!
Se qualche offesa sfugge alla mia riparazione, ti prego di imprigionarmi nel
tuo cuore e nella tua Volontà, affinché nulla mi possa sfuggire. Pregherò la
dolce Mamma che mi tenga sempre all’erta, ed insieme con lei ti ripareremo per
tutto e per tutti; ti baceremo insieme, e facendoti riparo, ti allontaneremo le
onde delle amarezze che purtroppo ricevi dalle creature. O Gesù, ricordati che
anch’io sono una povera prigioniera.[1]
È vero che le tue prigioni, essendo il piccolo spazio d’un’ostia, sono più
strette della mia. Perciò rinchiudimi nel tuo cuore e, con le catene del tuo
amore, non solo imprigionami, ma lega uno per uno i miei pensieri, gli affetti,
i desideri, incatena le mie mani e i miei piedi al tuo cuore, perché io non
abbia altre mani e altri piedi che i tuoi.
Sicché,
Amor mio, il mio carcere sarà il tuo cuore; le mie catene, l’amore; i cancelli
che mi impediranno di uscire menomamente dal tuo cuore, la tua Santissima
Volontà; le tue fiamme saranno il mio cibo, il mio respiro, il mio tutto, e
così non vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che mi daranno vita e morte
come quelli che subisci tu nell’Ostia, e così ti darò la mia vita. E mentre io
resterò imprigionata in te, tu resterai sprigionato in me. Non è questo il tuo
intento nel carcerarti nell’Ostia, per essere scarcerato dalle anime che ti ricevono,
prendendo vita in loro?
Ed ora, in segno d’amore,
benedicimi e dammi un bacio, mentre io ti abbraccio e resto in te.
O
dolce Cuor mio, vedo che dopo che hai istituito il Santissimo Sacramento ed hai
visto l’enorme ingratitudine e le offese delle creature agli eccessi del tuo amore,
sebbene ne resti ferito ed amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi tutto
affogare nell’immensità del tuo amore.
Ti vedo, o Gesù, che amministri
te stesso ai tuoi apostoli, e dopo soggiungi che, ciò che hai fatto tu, devono
fare loro, dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti ed
istituisci altri sacramenti. Sicché, o Gesù, a tutto ci pensi, e tutto ripari:
le prediche fatte malamente; i sacramenti amministrati e ricevuti senza disposizione
e perciò senza effetti; le vocazioni sbagliate dei sacerdoti da parte loro e da
parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per conoscere le vere vocazioni.
Ah, niente ti sfugge, o Gesù! Ed io intendo seguirti e ripararti tutte queste offese.
Onde,
dopo che hai dato adempimento a tutto, prendi i tuoi apostoli e ti incammini
verso l’Orto di Getsemani, per dar principio alla tua dolorosa passione. Ti seguirò
in tutto per tenerti fedele compagnia.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù è nascosto nell’Ostia per
dare vita a tutti. Nel suo nascondimento abbraccia tutti i secoli e dà luce a
tutti. Così noi, nascondendoci in lui, con le nostre preghiere e riparazioni
daremo luce e vita a tutti, ed anche agli stessi eretici ed infedeli, perché
Gesù non esclude nessuno.
Che fare in questo nascondimento?
Per farci simili a Gesù Cristo dobbiamo nascondere tutto in lui, cioè pensieri,
sguardi, parole, palpiti, affetti, desideri, passi ed opere, e fin le stesse
preghiere nasconderle nelle preghiere di Gesù. E come l’amante Gesù
nell’Eucaristia abbraccia tutti i secoli, così li abbracceremo insieme, e
stretti a lui saremo pensiero di ogni mente, parola di ogni lingua, desiderio
d’ogni cuore, passo d’ogni piede, opera d’ogni braccio. Così facendo storneremo
dal cuor di Gesù il male che vorrebbero fargli tutte le creature, cercando di
sostituire a tutto questo male, tutto il bene che ci sarà possibile fare, e in
tal modo pressare Gesù a dare a tutte le anime salvezza, santità, amore.
La vita nostra, per corrispondere
a quella di Gesù, dev’essere tutta uniformata alla sua. L’anima deve, con
l’intenzione, trovarsi in tutti i tabernacoli del mondo, per fargli continua
compagnia e dargli sollievo e riparazione continua, e con questa intenzione
fare tutte le azioni della giornata. Il primo tabernacolo è in noi, nel nostro
cuore, bisogna quindi prestare grande attenzione a tutto ciò che il buon Gesù
vuole fare in noi. Molte volte Gesù, stando nel nostro cuore, ci fa sentire il
bisogno della preghiera. Ah! È Gesù che vuol pregare e ci vuole con lui, quasi
immedesimandosi con la nostra voce, coi nostri affetti, con tutto il nostro cuore,
per fare che la nostra preghiera sia una sola con la sua. E così, per fare
onore alla preghiera di Gesù, staremo attenti a prestargli tutto il nostro
essere, in modo che l’amante Gesù innalzi al cielo la sua preghiera, per
parlare al Padre e per rinnovare nel mondo gli effetti della sua stessa preghiera.
Bisogna stare attenti a tutti i
nostri moti interni, perché il buon Gesù ora ci fa soffrire, ora ci vuole alla
preghiera, ora ci mette in uno stato d’animo, ora in un altro, per poter ripetere
in noi la sua stessa vita.
Supponiamo che Gesù ci metta
nell’occasione di esercitare la pazienza. Egli riceve tali e tante offese
dalle creature, che si sente spinto a mettere mano ai flagelli per colpire le
creature, ed ecco che dà a noi l’occasione di esercitare la pazienza. E noi
dobbiamo fargli onore, sopportando tutto con pace come lo sopporta Gesù, e la
nostra pazienza gli strapperà di mano i flagelli che da lui attirano le altre
creature, perché in noi egli eserciterà la stessa sua divina pazienza. E come
della pazienza, così di tutte le altre virtù. L’amante Gesù, nel Sacramento,
esercita tutte le virtù, e noi da lui attingeremo la fortezza, la mansuetudine,
la pazienza, la tolleranza, l’umiltà, l’ubbidienza.
Il buon Gesù, dà a noi le sue
carni in cibo, e noi per alimento gli daremo l’amore, la volontà, i desideri, i
pensieri, gli affetti, così gareggeremo con l’amore di Gesù. Non faremo entrare
nulla in noi che non sia lui, sicché tutto ciò che faremo, tutto deve servire
per alimento al nostro amato Gesù. Il pensiero nostro deve alimentare il
pensiero divino, cioè pensare che Gesù è nascosto in noi e vuole l’alimento del
nostro pensiero, così pensando santamente alimentiamo il pensiero divino; la
parola, i palpiti, gli affetti, i desideri, i passi, le opere, tutto deve
servire per alimentare Gesù, e dobbiamo mettere l’intenzione di alimentare in
Gesù tutte le creature.
O
dolce Amor mio, tu in quest’ora transustanziasti te stesso nel pane e nel vino.
Deh! Fa, o Gesù, che tutto ciò che dico e faccio, sia una continua
consacrazione di te in me e nelle anime.
Dolce mia Vita, quando vieni in
me, fa che ogni mio palpito, ogni desiderio, ogni affetto, pensiero, parola,
possa sentire la potenza della consacrazione sacramentale, in modo che,
consacrato tutto il mio piccolo essere, divenga tante Ostie per poter dare te
alle anime.
*
O Gesù, dolce Amor mio, sia io la
tua piccola Ostia per poter racchiudere in me, come Ostia vivente, tutto te stesso.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Le sei ore di agonia di Gesù
Dal Volume 9 del 4
luglio 1913 (36)
[Luisa dice:]
Continuando il mio
solito stato pieno di privazioni e d’amarezza, stavo pensando all’agonia di
Nostro Signore, ed il Signore mi disse:
“Figlia mia, volli
soffrire in modo speciale l’agonia dell’Orto per dare aiuto a tutti i moribondi
a ben morire. Vedi bene come si combina la mia agonia con l’agonia dei cristiani:
tedi, tristezze, angosce, sudore di sangue. Sentivo le morti di tutti e di
ciascuno, come se realmente morissi per ciascuno in particolare; quindi sentivo
in me i tedi, le tristezze, le angosce di ciascuno, ed a tutti prestavo con i
miei aiuti, conforti, speranza, per fare che come io sentivo le loro morti in
me, così loro potessero aver grazia di morire tutti in me, come dentro d’un sol
fiato col mio fiato, e subito beatificarli con la mia divinità. Se l’agonia
dell’Orto fu in modo speciale per i moribondi, l’agonia della croce fu per
aiuto nell’ultimo punto, proprio per l’ultimo respiro; sono tutte e due agonie,
ma una diversa dall’altra. L’agonia dell’Orto piena di tristezze, di timori, di
affanni, di spaventi; l’agonia della croce piena di pace, di calma imperturbabile.
E se gridai: “Ho sete”, era sete insaziabile che tutti potessero spirare nel
mio ultimo respiro; e vedendo che molti se ne uscivano da dentro il mio ultimo
respiro, per il dolore gridai: “Sitio”.
E questo “Sitio” continua ancora a
gridare a tutti ed a ciascuno come campanello alla porta d’ogni cuore: “Ho sete
di te, o anima, deh! Non uscire da me, ma entra in me e spira con me”.
Sicché sono sei ore
della mia passione che diedi agli uomini per ben morire. Le tre dell’Orto
furono per aiuto dell’agonia, le tre della croce per aiuto all’ultimo anelito
della morte. Dopo questo chi non deve guardare la morte con sorriso? Molto più
per chi mi ama, per chi cerca di sacrificarsi sulla mia stessa croce.
Vedi come è bella la
morte? E come le cose si cambiano? In vita fui disprezzato, gli stessi miracoli
non fecero gli effetti della mia morte, fin sulla croce ci furono insulti. Ma
non appena spirato, la morte ebbe la forza di cambiare le cose: tutti si percuotevano
il petto confessandomi per vero Figlio di Dio. Gli stessi miei discepoli
presero coraggio, ed anche quelli occulti si fecero arditi e domandarono il mio
corpo, dandomi onorevole sepoltura; cielo e terra a piena voce mi confessarono
Figlio di Dio.
La morte è qualche cosa
di grande, di sublime. E questo succede anche per i miei stessi figli, in vita
disprezzati, conculcati. Quelle stesse virtù che come luce dovrebbero guizzare
in chi li circondano, restano mezze velate; i loro eroismi nel patire, le loro
abnegazioni, il loro zelo per le anime, gettano chiarezze e dubbi nei circostanti,
ed io stesso li permetto questi veli, per conservare con più sicurezza la virtù
dei miei cari figli. Ma non appena muoiono, questi veli, non essendo più necessari,
io li ritiro e i dubbi si fanno favorevoli certezze, la luce si fa chiara, e
questa luce fa apprezzare i loro eroismi; si fa allora stima di tutto ed anche
delle cose più piccole. Sicché ciò che non si può fare in vita, supplisce la
morte. E questo per quello che succede di qua, e per quello che succede di là è
proprio così sorprendente ed invidiabile a tutti i mortali”.
O mio divino Redentore Gesù, deh!
Conducimi con te, insieme ai tuoi tre cari apostoli, per assistere alla tua
agonia nell’Orto degli Ulivi. Ammonita dal dolce rimprovero che tu facesti a
Pietro e agli altri due dormienti discepoli, io voglio vegliare almeno un’ora
con te nel Getsemani; voglio sentire almeno una trafittura del tuo cuore
agonizzante, un alito del tuo affannoso respiro. Voglio fissare il mio sguardo
sul tuo divin volto e contemplare come s’impallidisce, come si turba, come
trambascia, come si curva fino alla polvere.
Già vedo, o penante mio Gesù,
come la tua persona vacilla e cade, or da un lato, or dall’altro, come le tue
amorose mani irrigidite s’intrecciano. Comincio a sentire i gemiti, le grida di
amore e d’incomprensibile dolore che levi al cielo. O mio Gesù, agonizzante nel
tetro Orto di Getsemani, fa scorrere su di me, in quest’ora che ti terrò
compagnia, un rivolo, uno spruzzo di quell’adorabilissimo sangue che scorre come
torrenti da tutte le tue adorabili membra. Oh, lavacro preziosissimo del mio
Sommo Bene che per me agonizza! Deh! Che io ti succhi, ti beva fino all’ultima
stilla, e con te succhi e beva un sorso almeno dell’amaro calice del Diletto, e
senta dentro di me le pene del suo divin cuore, anzi senta spezzarmi il cuore
per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me si riduce
all’agonia di morte.
Ah, mio Gesù! Dammi grazia, dammi
aiuto di penare, sospirare e piangere con te, almeno un’ora sola nell’Orto degli
Ulivi!
O Addolorata Madre Maria, fammi
sentire la compassione del tuo trafitto cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani.
Così sia.
?
Grazie ti rendo, o dolcissimo mio
Signore, che ti sei degnato di tenermi in tua compagnia per un’ora almeno,
nella tremenda tua agonia nell’Orto. Ahi, che troppo scarso conforto hai potuto
trovare in me, o mio buon Gesù! Ma il tuo infinito amore e la sovrabbondante
carità del pietoso tuo cuore, ti fanno trovare sollievo anche nel minimo atto
di compassione che la creatura ti dimostra. Ah! Non mi uscirà più dalla mente
la vista della tua adorabile persona tremante, abbattuta, affranta, umiliata
nella polvere e tutta sparsa di sudore di sangue nel cupo orrore del Getsemani.
Io ho provato, o Gesù, che lo stare con te penante, il sentire anche una stilla
dell’angosciosa amarezza del tuo divin cuore è la sorte più grande che può
aversi su questa terra.
O Gesù, generosamente rinunzio
alle terrene e fallaci cose; voglio te solo, oppresso, penante, afflitto mio
Signore. Dall’Orto al Calvario voglio farti sempre fedele e dolce compagnia.
O Gesù, fammi catturare con te,
trascinare con te ai tribunali; fammi parte degli oltraggi, degli insulti,
degli sputi, degli schiaffi con cui i tuoi nemici ti copriranno. Conducimi con
te da Pilato ad Erode, da Erode a Pilato. Legami con te alla colonna e fammi
sentire una parte dei tuoi flagelli; dammi alquanto delle tue spine, Gesù, che
mi trafiggano. Fa che con te io sia condannata a morire crocifissa: tu come
vittima di amore per me, ed io come tua vittima espiatrice per i miei peccati.
Dammi la sorte del Cireneo per
seguirti al Calvario, e lì fa che con te io sia inchiodata sulla croce e con te
agonizzi e muoia.
O Addolorata Madre, che mi hai
dato aiuto per compassionare Gesù agonizzante nell’Orto, dammi aiuto per stare
con te crocifissa sulla stessa croce di Gesù, e di sapergli offrire le più
degne riparazioni coi meriti stessi della sua passione e morte di croce. Così
sia.
?
(Preghiera di
Preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
Mio afflitto Gesù, come da
corrente elettrica mi sento attirata in quest’Orto. Comprendo che tu, calamita
potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io corro, pensando tra me: Che sono
queste attrattive d’amore che sento in me? Ah, forse il mio perseguitato Gesù
si trova in stato di tale amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia!
Ed io volo.
Macché! Mi sento raccapricciare
nell’entrare in quest’Orto: l’oscurità della notte, l’intensità del freddo, il
lento muoversi delle foglie, che, come flebili voci, annunziano pene, tristezze
e morte per il mio addolorato Gesù. Il dolce scintillio delle stelle che, come
occhi piangenti, sono tutte intente a guardare, e facendo eco alle lacrime di
Gesù, rimproverano me delle mie ingratitudini. Ed io tremo, ed a tentoni lo
vado cercando e lo chiamo: Gesù, dove sei? Mi attiri a te e non ti fai vedere?
Mi chiami e ti nascondi?
Tutto è terrore, tutto è spavento
e silenzio profondo. Ma faccio per tendere le orecchie, sento un respiro
affannoso ed è proprio Gesù che trovo, ma che cambiamento funesto! Non è più il
dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva nel volto una bellezza
smagliante e rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale da sfigurare la
sua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbare pensando che forse non
ascolterò più la sua voce perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi
piedi, mi faccio più ardita, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia
mano alla fronte per sostenerlo, e sottovoce lo chiamo: “Gesù, Gesù”.
E lui, scosso dalla mia voce, mi
guarda e mi dice:
“Figlia, sei qui? Ti stavo
aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva: il totale
abbandono di tutti. Aspettavo te per farti essere spettatrice delle mie pene, e
farti bere insieme con me il calice delle amarezze, che tra poco il mio Padre
celeste mi manderà per mezzo dell’angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non
sarà calice di conforto ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche
anima amante ne beva qualche goccia almeno. Perciò ti ho chiamata, perché tu
l’accetti e divida con me le mie pene, e mi assicuri di non lasciarmi solo in
tanto abbandono”.
Ah, sì, mio affannato Gesù,
berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi
sposterò giammai dal tuo fianco!
Intanto l’afflitto Gesù,
assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed
io, non potendo reggere, e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:
“Dimmi: Perché sei così mesto ed
afflitto e solo in quest’Orto e in questa notte? È l’ultima notte della tua
vita mortale: poche ore ti rimangono per dar principio alla tua passione. Qui
credevo di trovare almeno la celeste Mamma, l’amante Maddalena, i fidi apostoli.
Ed invece ti trovo solo ed in preda ad una mestizia che ti dà morte spietata
senza farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami!”.
Ma pare che ti manchi la parola,
tanta è la tristezza che ti opprime. Quel tuo sguardo, pieno di luce sì, ma
afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto, il tuo volto pallido, le tue
labbra riarse dall’amore, la tua divina persona, che da capo a piè trema tutta,
il tuo cuore che forte forte batte, e quei battiti cercano anime e ti danno un
affanno da sembrare che da un momento all’altro tu spiri, mi dicono che tu sei
solo e perciò vuoi la mia compagnia.
Eccomi, o Gesù, tutta a te,
insieme con te, anzi non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo
fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore. Voglio numerare uno per uno i tuoi
affanni, una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto
sollievo, per tutto riparazione, e per tutto darti almeno un compatimento.
Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo
fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere
nelle tue vene un fuoco, e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene
per uscire fuori. Dimmi, Amore mio, che hai? Non vedo flagelli, né spine, né
chiodi, né croce. Eppure, poggiando la testa sul tuo cuore, sento che spine
crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano alcuna
particella dentro e fuori della tua divina persona, e che le tue mani sono
paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha
tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti
per quanti tormenti ti dà?
Ah! Pare che Gesù benedetto
schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica:
“Figlia mia, vuoi sapere chi è
che mi tormenta più degli stessi carnefici, anzi, quelli sono nulla a paragone
di questo? È l’amore eterno che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo
soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò che i carnefici mi faranno
soffrire a poco a poco. Ah! Figlia mia, è l’amore che tutto prevale su di me ed
in me: l’amore mi è chiodo, l’amore mi è flagello, l’amore mi è corona di
spine, l’amore mi è tutto. L’amore è la mia passione perenne, mentre quella
degli uomini è del tempo. Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore, vieni a perderti
nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti
ho amato, e imparerai ad amarmi ed a soffrire solo per amore”.
Mio
Gesù, giacché tu mi chiami nel tuo cuore per farmi vedere ciò che l’amore ti
ha fatto soffrire, io vi entro. Ma mentre vi entro, vedo i portenti dell’amore,
che non di spine materiali ti corona la testa, ma di spine di fuoco, che ti
flagella non con flagelli di funi ma con flagelli di fuoco, che ti crocifigge
con chiodi non di ferro ma di fuoco. Tutto è fuoco che penetra fin nelle ossa e
nelle stesse midolla, e, distillando tutta la tua santissima umanità in fuoco,
ti dà pene mortali, certo più della stessa passione, e prepara un bagno d’amore
a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto
di figlie dell’amore.
O Amore senza termine, io mi
sento indietreggiare innanzi a tanta immensità d’amore, e vedo che, per poter
entrare nell’amore e comprenderlo, dovrei essere tutta amore. O mio Gesù, non
lo sono. Ma, giacché tu vuoi la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego
di farmi diventare tutta amore.
Perciò ti supplico di coronare la
mia testa ed ogni mio pensiero con la corona dell’amore. Ti scongiuro, o Gesù,
di flagellare col flagello dell’amore la mia anima, il mio corpo, le mie
potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli affetti, tutto, ed in tutto resti
flagellata e suggellata dall’amore. Fa, o Amore interminabile, che non ci sia
cosa in me che non prenda vita dall’amore.
O Gesù, centro di tutti gli
amori, ti supplico d’inchiodare le mie mani, i miei piedi coi chiodi
dell’amore, affinché tutta inchiodata dall’amore, amore diventi, l’amore
intenda, d’amore mi vesta, d’amore mi nutra. L’amore mi tenga tutta inchiodata
in te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi e
distogliermi dall’amore, o Gesù.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù Cristo, in quest’ora,
abbandonato dall’eterno suo Padre, soffrì tale incendio d’infuocato amore, da
poter distruggere tutti i peccati anche immaginabili e possibili, da poter infiammare
del suo amore tutte le creature anche di milioni e milioni di mondi, tutti i
reprobi dell’inferno se non fossero eternamente ostinati nella loro pravità.
Entriamo in Gesù, e dopo esserci
penetrati in tutto il suo interno, nelle sue più intime fibre, in quei palpiti
di fuoco, nella sua intelligenza, che era come incendiata, prendiamo questo
amore, e rivestiamoci dentro e fuori del fuoco che incendiava Gesù. Poi uscendo
fuori da lui e riversandoci nella sua Volontà, vi troveremo tutte le creature.
Diamo ad ognuna l’amore di Gesù, e, ritoccando i loro cuori, le loro menti con
questo amore, cerchiamo di trasformarle tutte in amore. E poi coi desideri,
coi palpiti, coi pensieri di Gesù, formiamo Gesù nel cuore di ogni creatura.
Indi gli porteremo tutte le
creature, che tengono Gesù nel proprio cuore, e le metteremo intorno a lui,
dicendogli: “O Gesù, ti portiamo tutte le creature con altrettanti Gesù nel
cuore per darti ristoro e conforto. Non abbiamo altri modi per poter dare
ristoro al tuo amore, che portarti ogni creatura nel cuore”.
Ciò facendo, daremo i veri
sollievi a Gesù, ché son tante le fiamme che lo bruciano che va ripetendo: “Son
bruciato e non v’è chi prenda il mio amore. Deh! Datemi ristoro, prendete il
mio amore e datemi amore”.
Per conformarci in tutto a Gesù,
dobbiamo rientrare in noi stessi, applicando a noi queste riflessioni: In tutto
ciò che facciamo, possiamo dire che è un continuo flusso di amore che corre tra
noi e Dio? La nostra vita è un continuo flusso d’amore che riceviamo da Dio: se
pensiamo è un flusso d’amore; se operiamo è un flusso d’amore; la parola è
amore, il palpito è amore: tutto riceviamo da Dio. Ma tutte queste nostre azioni
corrono verso Dio con amore? Gesù trova in noi il dolce incanto del suo amore
che corre a lui, affinché, rapito da questo incanto, sovrabbondi con noi di più
abbondante amore?
Se
in tutto ciò che abbiamo fatto, non abbiamo messo l’intenzione di correre
insieme nell’amore di Gesù, entreremo in noi stessi e gli chiederemo perdono di
avergli fatto perdere il dolce incanto del suo amore verso di noi.
Ci facciamo lavorare dalle mani
divine come si fece lavorare l’umanità di Gesù Cristo? Tutto ciò che succede in
noi, che non sia il peccato, dobbiamo prenderlo come lavorio divino. Facendo il
contrario, neghiamo la gloria al Padre, facciamo sfuggire la vita divina e
perdiamo la santità. Tutto ciò che sentiamo in noi: ispirazioni,
mortificazioni, grazie, non è altro che lavorio d’amore. E noi le prendiamo in
quel modo da Dio voluto? Diamo la libertà di far lavorare Gesù? Oppure col
prendere il tutto in senso umano e come cose indifferenti, respingiamo il
lavorio divino, e lo costringiamo a piegarsi le mani? Ci abbandoniamo nelle
sue braccia come morti per ricevere tutti quei colpi che il Signore disporrà
per la nostra santificazione?
*
Amor mio e mio tutto, il tuo
amore m’inondi dappertutto e mi bruci tutto ciò che non è tuo, e fa che il mio
corra sempre verso di te, per bruciare tutto ciò che possa contristare il tuo
cuore.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
O mio dolce Gesù, è già passata
un’ora che ti trovi in quest’Orto. L’amore ha preso il primato in tutto, facendoti
soffrire tutto insieme ciò che i carnefici ti faranno soffrire in tutto il
corso della tua amarissima passione, anzi supplisce e giunge a farti soffrire
ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua divina persona.
O mio Gesù, già ti vedo
vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi
andare? Ah, ho capito! A trovare i tuoi amati discepoli. Anch’io voglio
accompagnarti, affinché, se tu vacilli, io ti sostenga.
Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza
per il tuo cuore: già essi dormono, e tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli
e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la
preghiera. E torni nell’Orto. Ma ti porti un’altra trafittura nel cuore. In
quella trafittura vedo, o Amore mio, tutte le trafitture delle anime a te
consacrate che, o per tentazione, o per stato d’animo, o per mancanza di
mortificazione, invece di stringersi a te, di vegliare e pregare, si
abbandonano a sé stesse, e sonnacchiose, invece di progredire nell’amore e
nell’unione con te, indietreggiano. Quanto ti compatisco, o Amante appassionato!
E ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che
più contristano il tuo cuore adorabile, ed è tale e tanta l’amarezza che ti
fanno andare in delirio.
Ma, o Amore senza confini, il tuo
sangue che già bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo
prostrato per terra e preghi, ti offri, ripari e per tutti cerchi di
glorificare il Padre per le offese fatte a lui dalle creature. Anch’io, o mio
Gesù, mi prostro con te, ed insieme con te intendo fare ciò che fai tu.
Ma, o Gesù, delizia del mio
cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre
debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere ti si fanno
incontro, ti si gettano addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono. E
tu, che fai? Il sangue che ti bolle nelle vene fa fronte a tutte queste offese,
rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e
dai sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, in che stato ti vedo ridotto!
Già tu spiri! O mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da
questa terra che hai bagnata col tuo santissimo sangue. Vieni fra le mie braccia.
Fa che io muoia in vece tua.
Ma allora sento la voce tremola e
moribonda del mio dolce Gesù, che dice:
“Padre, se è possibile, passi da
me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”.
È
già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù! Ma che cosa mi fai
intendere con questo “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”? O
Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel Fiat Voluntas tua[2],
che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutti, ed
invece di trovare la vita trovano la morte. E tu, volendo dar la vita a tutti
e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per
ben tre volte ripeti:
“Padre, se è possibile passi da
me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi alla nostra Volontà, vadano
perdute. Questo calice per me è molto amaro, però, non la mia volontà, ma la
tua sia fatta”.
Ma mentre dici questo, è tale e
tanta la tua amarezza che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di
dare l’ultimo anelito.
O mio Gesù, mio Bene, giacché sei
nelle mie braccia, voglio anch’io unirmi a te; voglio ripararti e compatirti
tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo Santissimo Volere, ed
insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua Santissima Volontà. La
tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito,
il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte.
Ma, deh, non morire! Dove andrò
senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me.
Deh, non mi lasciare! Tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te,
sempre con te. Non sia mai che anche per un istante resti separata da te.
Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo
che tutti i peccati di qualunque specie siano, ti pesano sopra.
Perciò mio Amore, bacio la tua
santissima testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi. E tu senti ribrezzo
per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti
punge acerbamente. Ah, non ha a che farci la corona di spine che i giudei ti
metteranno! Quante corone di spine ti mettono sul capo adorabile i pensieri
cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto, dalla fronte
e dai capelli. Gesù, ti compatisco, e vorrei metterti altrettante corone di
gloria. E per addolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua
stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.
O Gesù, bacio i tuoi occhi
pietosi, e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno
scorrere sul tuo volto lacrime di sangue. Ti compatisco, e vorrei raddolcire la
tua vista col metterti davanti tutti i piaceri che si possono trovare in cielo
ed in terra.
Gesù, mio Bene, bacio le tue
santissime orecchie. Ma, che sento? Sento in esse l’eco delle bestemmie
orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni
nel tuo castissimo udito. Oh, Amore insaziabile, ti compatisco! E voglio
consolarti col fare risuonare in esso tutte le armonie del cielo, la voce
dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte
le anime amanti!
Gesù, Vita mia, un bacio più
fervido voglio stampare sul tuo volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo
è il volto innanzi al quale gli angeli non osano levare lo sguardo, poiché è
tale e tanta la bellezza che li rapisce! Eppure le creature lo insozzano con
sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che
ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga. Ti compatisco, e per riparare
questi insulti vado dalla Triade Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e
dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici. Vado
pure dalla celeste Mamma, acciocché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue
mani materne, le sue adorazioni profonde. Vado poi da tutte le anime a te consacrate,
e tutto ti offro per ripararti le offese che si fanno al tuo santissimo volto.
Dolce mio Bene, bacio la tua
dolcissima bocca amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze
e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti
cattivi, da tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua. Gesù, ti compatisco,
e voglio addolcire la tua bocca coll’offrirti tutte le lodi angeliche e il
buon uso che si fa con la lingua da tanti cristiani.
Oppresso
Amor mio, bacio il tuo collo, e lo vedo carico di funi e catene per gli
attaccamenti e i peccati delle creature. Ti compatisco, e per sollevarti ti
offro l’unione indissolubile delle Divine Persone. Ed io, fondendomi in questa
unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo collo,
voglio allontanarti le funi degli attaccamenti che quasi ti soffocano e, per
consolarti, ti stringo forte al mio cuore.
Fortezza Divina, bacio le tue
santissime spalle. Le vedo lacerate e quasi a brani strappate le carni dagli
scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti,
ti offro i tuoi santissimi esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di
tutti i santi. Ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di
queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti sono state
strappate dal tuo cuore, e così rinsaldare le carni della tua santissima
umanità.
Mio affannato Gesù, bacio il tuo
petto che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingratitudini
delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro l’amore vicendevole
del Padre e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Tre Divine
Persone. Ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per
respingere i nuovi colpi che le creature ti lanciano coi loro peccati e, prendendo
il tuo amore, voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più offenderti, e
voglio versarlo sul tuo petto per raddolcirti e risanarti.
Mio Gesù, bacio le tue mani
creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti
chiodi, trafiggono le tue santissime mani. Sicché non con tre chiodi, come
sulla croce, tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive
commettono le creature. Ti compatisco, e per darti sollievo ti offro tutte le
opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo.
Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti
chiodi delle opere cattive.
O Gesù, bacio i tuoi piedi
santissimi, sempre instancabili nel cercare anime. In essi racchiudi tutti i
passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e tu vorresti
afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo, e tu vuoi
servirti degli stessi loro chiodi per inchiodarle al tuo amore. Ed è tale e
tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che
tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, ti compatisco; e per consolarti ti offro i
passi dei buoni religiosi e di tutte le anime fedeli, che espongono la loro
vita per salvare le anime.
O Gesù, bacio il tuo cuore. Tu
continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno soffrire i giudei, ma per
il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature.
In queste ore tu vuoi dare il
primato all’amore, il secondo posto a tutti i peccati, per i quali tu espii,
ripari, glorifichi il Padre e plachi la divina giustizia, e il terzo ai giudei.
Così mostri che la passione che ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che
la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire
l’amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo cuore tutto
riconcentrato: la lancia dell’amore, la lancia del peccato, ed aspetti la
terza, la lancia dei giudei. Ed il tuo cuore, soffocato dall’amore, soffre moti
violenti, affetti impazienti di amore, desideri che ti consumano, palpiti
infocati che vorrebbero dar vita ad ogni cuore. Ed è proprio qui, nel cuore,
che senti tutto il dolore che ti arrecano le creature, le quali, con i loro
desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il
tuo amore cercano altri amori.
Gesù, quanto soffri! Ti vedo
venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. Ti compatisco, e voglio
raddolcire l’amarezza del tuo cuore triplicatamente trafitto, con l’offrirti le
dolcezze eternali e l’amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti
i tuoi veri amanti.
Ed ora, o mio Gesù, fa che da
questo tuo cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col
solo tuo cuore. Ed in ogni offesa che riceverai, fa che io sia sempre pronta ad
offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai
interrotto.
Riflessioni
e Pratiche
Nella seconda ora del Getsemani,
innanzi a Gesù si presentano tutti i peccati di tutti i tempi, passati,
presenti e futuri, ed egli addossa sopra di sé tutti questi peccati, per dare
al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espiò, pregò, e nel suo cuore
provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. E noi, in
qualunque stato d’animo ci troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre?
Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come
riparazione e come sollievo per poterlo tutto ricopiare in noi, pensando che
ogni stato d’animo è una pena di lui? Come pena di Gesù, dobbiamo metterla intorno
a lui per compatirlo e sollevarlo, e se fosse possibile dobbiamo dirgli: Tu hai
sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua.
Ci abbattiamo, oppure stiamo con
coraggio ai piedi di Gesù, dandogli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù
trovi in noi la sua stessa umanità? Cioè siamo noi di umanità a Gesù? L’umanità
di Gesù, che faceva? Glorificava il Padre suo, espiava, impetrava la salvezza
delle anime. E noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre
intenzioni di Gesù, in modo da poter dire che racchiudiamo in noi tutta
l’umanità di Gesù Cristo?
Nelle nostre oscurità, mettiamo
l’intenzione di far splendere negli altri la luce della verità? E quando
preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di sciogliere il ghiaccio di tanti
cuori induriti nella colpa?
Mio Gesù, per compatirti e
poterti sollevare dall’abbattimento totale in cui ti trovi, m’innalzo fino al
cielo e faccio mia la tua stessa divinità, e mettendola intorno a te, voglio
allontanarti tutte le offese delle creature. Voglio offrirti la tua bellezza
per allontanare da te la bruttezza del peccato; la tua santità per allontanare
l’orrore di tutte quelle anime che ti fanno provare tanto ribrezzo, perché
morte alla grazia; la tua pace per allontanare da te le discordie, le
ribellioni e i turbamenti di tutte le creature; le tue armonie per rinfrancare
l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirti tanti
atti divini riparatori per quante offese ti assaltano, come se volessero darti
morte, ed io coi tuoi stessi atti voglio darti vita. E poi, o mio Gesù, voglio
gettare un’onda della tua divinità su tutte le creature, affinché, al tuo
contatto divino, non più ardiscano offenderti. Così solo, o Gesù, potrò
compatirti per tutte le offese che ricevi dalle creature.
*
O Gesù, dolce mia Vita, le mie
preghiere e le mie pene s’innalzino sempre verso il cielo per far piovere su
tutti la luce della grazia, e assorbire in me la tua stessa vita.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
Dolce mio bene, il cuore più non
mi regge: ti guardo e vedo che continui ad agonizzare. Il sangue a rivi ti
scorre da tutto il corpo ed in tanta copia che, non reggendo più in piedi, ne
sei caduto in un lago. O mio Amore, mi si spezza il cuore nel vederti sì debole
e sfinito! Il tuo adorabile volto e le tue mani creatrici poggiano in terra e
s’imbrattano di sangue. Parmi che ai fiumi di iniquità che le creature ti
mandano, tu voglia dare fiumi di sangue per fare che queste colpe restino affogate
in esso, e così con esso dare a ciascuno il rescritto del tuo perdono. Ma, deh,
o mio Gesù, sollevati! È troppo ciò che soffri! Basti fin qui al tuo amore. E
mentre pare che il mio amabile Gesù muoia nel proprio sangue, l’amore gli dà
nuova vita. Lo vedo muoversi stentatamente, si alza e, così intriso di sangue e
di fango, par che voglia camminare, e, non avendo forza, a stento si trascina.
Dolce mia Vita, lascia che ti
porti fra le mie braccia. Vai forse dai cari discepoli? Ma quale non è il
dolore del tuo adorabile cuore nel trovarli di nuovo addormentati! E tu, con voce
tremula e fioca li chiami:
“Figli
miei, non dormite. L’ora è vicina. Non vedete come mi sono ridotto? Deh,
aiutatemi, non mi abbandonate in queste ore estreme!”.
E quasi vacillante, stai per
cadere vicino a loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreggerti. Sei
tanto irriconoscibile che, se non fosse stato per la soavità e dolcezza della
tua voce, non ti avrebbero riconosciuto. Poi, raccomandando loro la veglia e la
preghiera, ritorni nell’orto, ma con una seconda trafittura nel cuore. In
questa trafittura vedo, mio Bene, tutte le colpe di quelle anime che,
nonostante le manifestazioni dei tuoi favori in doni, baci e carezze, nelle
notti della prova, dimenticando il tuo amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite
ed assonnate, perdendo così lo spirito di continua preghiera e di veglia.
Mio Gesù, è pur vero che dopo
aver visto te, dopo aver gustato i tuoi doni, rimanerne privi e resistere, ci
vuol gran forza. Solo un miracolo può far che tali anime reggano alla prova.
Perciò, mentre ti compatisco per queste anime, le cui negligenze, leggerezze e
offese sono le più amare al tuo cuore, ti prego che, qualora esse giungessero a
dare un solo passo che possa menomamente dispiacerti, tu le circondi di tanta
grazia, da arrestarle, perché non perdano lo spirito di continua preghiera.
Mio dolce Gesù, mentre ritorni
nell’orto, pare che tu non ne possa più: alzi al cielo la faccia intrisa di
sangue e di terra, e ripeti la terza volta:
“Padre,
se è possibile, passi da me questo calice. Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di
conforto. È vero che per le colpe addossatemi sono nauseante, ributtante,
l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua maestà infinita. La tua giustizia è
sdegnata verso di me. Ma guardami, o Padre, son sempre tuo Figlio, che formo
una sola cosa con te. Deh, aiuto, pietà, o Padre! Non mi lasciare senza conforto!”.
Poi mi pare di sentire, o dolce
mio Bene, che chiami in aiuto la cara Mamma:
“Dolce Mamma, stringimi fra le
tue braccia come mi stringevi bambino. Dammi quel latte che succhiai da te, per
ristorarmi e raddolcire le amarezze della mia agonia. Dammi il tuo cuore, che
formava tutto il mio contento. Mamma mia, Maddalena, cari apostoli, voi tutti
che mi amate, aiutatemi, confortatemi, non mi lasciate solo in questi momenti
estremi. Fate tutti corona a me d’intorno, datemi per conforto la vostra
compagnia, il vostro amore!”.
Gesù, Amore mio, chi può
resistere nel vederti in questi estremi? Qual cuore sarà mai sì duro, che non
si spezzi nel vederti così affogato nel sangue? Chi non verserà a torrenti
lacrime amare nel sentire gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e
conforto? Mio Gesù, consolati: già vedo il Padre che ti spedisce un angelo per
conforto ed aiuto, onde uscire da questo stato di agonia e poterti dare in mano
ai giudei. E mentre starai con l’angelo, io girerò cielo e terra. Tu mi
permetterai di prendere questo sangue che hai versato, affinché possa darlo a
tutti gli uomini come pegno della salvezza di ciascuno, e portarti per conforto
ed in ricambio i loro affetti, palpiti, pensieri, passi ed opere.
Celeste Mamma mia, vengo da te
per andare insieme da tutte le anime, dando loro il sangue di Gesù. Dolce Mamma,
Gesù vuol conforto, e il maggior conforto che gli possiamo dare è portargli
anime. Maddalena, accompagnaci. Angeli tutti, venite a vedere come è ridotto
Gesù. Egli vuole da tutti conforto, ed è tale e tanto l’abbattimento in cui si
trova, che non rifiuta nessuno.
Mio Gesù, mentre bevi il calice
pieno d’intense amarezze che il celeste Padre ti ha mandato, sento che più
sospiri, gemi, deliri, e con voce soffocata dici:
“Anime, anime, venite,
sollevatemi. Prendete posto nella mia umanità: vi voglio, vi sospiro. Deh, non
siate sorde alle mie voci, non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio
sangue, il mio amore, le mie pene! Venite, anime, venite!”.
Delirante Gesù, ogni tuo gemito e
sospiro è una ferita al mio cuore che non mi dà pace, per cui faccio mio il tuo
sangue, il tuo Volere, l’ardente tuo zelo, il tuo amore e, girando cielo e
terra, voglio andare per tutte le anime per dar loro il tuo sangue come pegno
della loro salvezza, e portarle a te per calmare le tue smanie, i tuoi deliri e
raddolcire le amarezze della tua agonia. E mentre ciò farò, tu accompagnami col
tuo sguardo.
Mamma mia, vengo da te, perché
Gesù vuole anime, vuol conforto. Dunque, dammi la tua mano materna e giriamo
insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo sangue gli
affetti, i desideri, i pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, e
gettiamo nelle loro anime le fiamme del suo cuore, affinché si arrendano. E
così chiuse nel suo sangue e trasformate nelle sue fiamme, le condurremo
intorno a Gesù, per raddolcire le pene della sua amarissima agonia.
Angelo mio custode, precedici tu,
va’ disponendo le anime che devono ricevere questo sangue, affinché nessuna
goccia resti senza il suo copioso effetto.
Mamma mia, presto, giriamo! Vedo
lo sguardo di Gesù che ci segue, sento i suoi singhiozzi ripetuti che ci spingono
ad affrettare il nostro compito.
Ed ecco, o Mamma, ai primi passi
già siamo alle porte delle case dove giacciono gli infermi. Quante membra straziate!
Quanti, sotto l’atrocità degli spasimi, prorompono in bestemmie e tentano
togliersi la vita! Altri sono abbandonati da tutti e non hanno chi presti loro
una parola di conforto, i più necessari soccorsi, e perciò maggiormente imprecano
e si disperano.
Ah, Mamma! Sento i singhiozzi di
Gesù che si vede ricambiate in offese le sue più care predilezioni d’amore che
fan patire le anime per renderle simili a Sé. Deh! Diamo loro il suo sangue,
affinché somministri ad esse gli aiuti necessari e con la sua luce faccia
comprendere il bene che c’è nel patire e la somiglianza che acquistano di Gesù.
E tu, Mamma mia, mettiti vicino a
loro e, come madre affettuosa, tocca con le tue mani materne le loro membra
addolorate, lenisci i loro dolori, prendile fra le tue braccia, e dal tuo cuore
versa torrenti di grazie su tutte le loro pene. Fa compagnia agli abbandonati,
consola gli afflitti, a chi manca di mezzi necessari disponi tu anime generose
per soccorrerli; a chi si trova sotto l’atrocità degli spasimi impetra tregua e
riposo, onde, rinfrancati, possano con più pazienza sopportare quanto Gesù dispone
per loro.
Giriamo ancora ed entriamo nelle
stanze dei moribondi. Mamma mia, che terrore! Quante anime stanno per cadere
nell’inferno! Quanti, dopo una vita di peccato, vogliono dare l’ultimo dolore a
quel cuore ripetutamente trafitto, coronando l’ultimo anelito con un atto di
disperazione! Molti demoni stanno intorno ad essi, gettando nei loro cuori
terrore e spavento dei divini giudizi, e così dar l’ultimo assalto per condurli
all’inferno. Vorrebbero sprigionare le fiamme infernali per avvolgerli in esse
e così non dar luogo alla speranza. Altri, allacciati dai vincoli della terra,
non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo.
Deh, o Mamma, i momenti sono
estremi, essi hanno molto bisogno di aiuto! Non vedi come tremano, come si dibattono
tra gli spasimi dell’agonia, come chiedono aiuto e pietà? Già la terra è
sparita per loro. Mamma Santa, metti la tua mano materna sulla loro gelida
fronte, accogli tu gli ultimi loro aneliti, diamo a ciascun moribondo il sangue
di Gesù, e così mettendo in fuga i demoni, li disponga tutti a ricevere gli ultimi
sacramenti e ad una buona e santa morte. Per conforto diamo loro le agonie di
Gesù, i suoi baci, le sue lacrime, le sue piaghe; rompiamo i lacci che li tengono
avvinti, facciamo sentire a tutti la parola del perdono e gettiamo tale fiducia
nel cuore, da farli slanciare nelle braccia di Gesù. Gesù, quando li
giudicherà, li troverà coperti col suo sangue, abbandonati nelle sue braccia e
a tutti darà il suo perdono.
Giriamo ancora, o Mamma. Il tuo
sguardo materno guardi con amore la terra e si muova a compassione di tante
povere creature che hanno bisogno di questo sangue. Mamma mia, mi sento
spingere dallo sguardo indagatore di Gesù a correre perché vuole anime; sento
i suoi gemiti nel fondo del mio cuore che mi ripetono:
“Figlia mia, aiutami, dammi le
anime!”.
Ma vedi, o Mamma, come la terra è
piena di anime che stanno per cadere nel peccato, e Gesù erompe in pianto nel
vedere il suo sangue subire nuove profanazioni. Ci vorrebbe un miracolo che ne
impedisse la caduta. Perciò diamo loro il sangue di Gesù onde trovino in esso
la forza e la grazia per non cadere nel peccato.
Un altro passo ancora, o Mamma,
ed ecco anime già cadute nella colpa, le quali vorrebbero una mano per
rialzarsi. Gesù le ama, ma le guarda inorridito perché infangate, e la sua
agonia si fa più intensa. Diamo loro il sangue di Gesù, onde trovino la mano
che le rialzi. Vedi, o Mamma, sono anime che hanno bisogno di questo sangue,
anime morte alla grazia. Oh, com’è deplorevole il loro stato! Il cielo le
guarda e piange con dolore, la terra le mira con ribrezzo, tutti gli elementi
son contro di loro e le vorrebbero distruggere, perché nemiche del Creatore.
Deh, o Mamma, il sangue di Gesù contiene la vita! Diamolo adunque, affinché al
tocco di esso, queste anime risorgano e risorgano più belle da far sorridere
tutto il cielo e tutta la terra.
Giriamo ancora, o Mamma. Vedi, ci
sono anime che portano l’impronta della perdizione, anime che peccano e fuggono
da Gesù, che l’offendono e disperano del suo perdono. Sono queste i nuovi Giuda
sparsi sulla terra e che trafiggono quel cuore tanto amareggiato. Diamo loro il
sangue di Gesù, affinché questo sangue cancelli l’impronta della perdizione e
vi imprima quella della salvezza, vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore
dopo la colpa, da farle correre ai piedi di Gesù e stringersi a quei piedi
divini, per non distaccarsene mai più.
Vedi, o Mamma, vi sono anime che
corrono all’impazzata verso la perdizione e non vi è chi arresti la loro
corsa. Deh! Mettiamo questo sangue avanti ai loro piedi, affinché al tocco e
alla luce di esso, alle sue voci supplichevoli che le vuol salve, possano
indietreggiare e mettersi sulla via della salvezza.
Continuiamo, o Mamma, a girare.
Vedi, vi sono anime buone, anime innocenti in cui Gesù trova le sue compiacenze
ed il riposo nella creazione, ma le creature stanno intorno a loro con tante
insidie e scandali, per strappare questa innocenza e cambiare le compiacenze ed
il riposo di Gesù in pianto e amarezze, come se non avessero altra mira se non
quella di dare continui dolori a quel cuore divino. Suggelliamo e circondiamo
dunque la loro innocenza col sangue di Gesù come un muro di difesa, affinché
non entri in esse la colpa. Con esso metti in fuga chi vorrebbe contaminarle e
conservale illibate e pure, affinché Gesù trovi il suo riposo nella creazione e
tutte le sue compiacenze, e per amor loro si muova a pietà di tante altre
povere creature. Mamma mia, mettiamo queste anime nel sangue di Gesù,
leghiamole e rileghiamole col santo Voler di Dio, portiamole nelle sue braccia
e, con le dolci catene del suo amore, leghiamole al suo cuore per raddolcire le
amarezze della sua mortale agonia.
Ma senti, o Mamma, questo sangue
grida e vuole altre anime ancora. Corriamo insieme, e portiamoci nelle regioni
degli eretici e degli infedeli. Quanto dolore non sente Gesù in queste regioni!
Egli, che è vita di tutti, non ha in contraccambio neppure un piccolo atto
d’amore, non è conosciuto dalle sue stesse creature. Deh! O Mamma, diamo loro
questo sangue, affinché fughi le tenebre dell’ignoranza e dell’eresia, faccia
comprendere che hanno un’anima ed apra ad esse il cielo. Poi mettiamole tutte
nel sangue di Gesù, conduciamole intorno a lui come tanti figli orfani ed
esiliati che trovano il loro Padre, e così Gesù si sentirà confortato nella sua
amarissima agonia.
Ma Gesù sembra che non sia ancora
contento, perché vuole altre anime ancora. Le anime moribonde di queste regioni
se le sente strappare dalle sue braccia per andare a cadere nell’inferno. Già
queste anime stanno per spirare e precipitare nell’abisso; nessuno è vicino a
loro per salvarle; il tempo manca, i momenti sono estremi, si perderanno certo!
No, Mamma, questo sangue non sarà sparso inutilmente per esse! Perciò voliamo
subito da loro, versiamo il sangue di Gesù sul loro capo onde serva loro da
battesimo ed infonda in esse fede, speranza ed amore. Mettiti, o Mamma, vicino
a loro, supplisci a tutto quello che loro manca. Anzi fatti vedere: sul tuo
volto splende la bellezza di Gesù, i tuoi modi sono tutti simili ai suoi, e
così, vedendo te, con certezza potranno conoscere Gesù. Poi stringile al tuo
cuore materno, infondi in esse la vita di Gesù che tu possiedi, dì che come
loro madre le vuoi felici per sempre con te in cielo e così, mentre spirano,
ricevile nelle tue braccia e fa che dalle tue passino in quelle di Gesù. E se
Gesù, secondo i diritti di giustizia, mostrerà di non volerle ricevere,
ricordagli l’amore con cui te le affidò sotto la croce, reclama i tuoi diritti
di madre, così che al tuo amore ed alle tue preghiere, egli non saprà
resistere, e, mentre contenterà il tuo cuore, contenterà anche i suoi ardenti
desideri.
Ed ora, o Mamma, prendiamo questo
sangue e diamolo a tutti: agli afflitti, perché ne ricevano conforto; ai poveri,
perché soffrano rassegnati la loro povertà; ai tentati, perché ottengano la
vittoria; agli increduli, perché trionfi in loro la virtù della fede; ai bestemmiatori,
perché cambino le bestemmie in benedizioni; ai sacerdoti, acciocché comprendano
la loro missione e siano degni ministri di Gesù. Con questo sangue tocca le loro
labbra, affinché non dicano parole che non siano di gloria a Dio, tocca i loro
piedi, affinché li mettano in volo per andare in cerca di anime da condurre a
Gesù.
Diamo questo sangue ai reggitori
dei popoli, perché siano uniti fra loro e sentano mitezza ed amore verso i
propri sudditi.
Voliamo ora nel purgatorio e
diamolo anche alle anime purganti, perché esse tanto piangono, e reclamano
questo sangue per la loro liberazione. Non senti, o Mamma, i loro gemiti, le
smanie d’amore, le torture, come continuamente si sentono attratte verso il
Sommo Bene? Vedi come Gesù stesso vuole purgarle più subito per averle a sé: le
attira col suo amore, ed esse ne contraccambiano con continui slanci verso di
lui. E mentre si trovano alla sua presenza, non potendo ancora sostenere la
purità dello sguardo divino, sono costrette ad indietreggiare ed a piombare di
nuovo nelle fiamme.
Mamma mia, scendiamo in questo
carcere profondo e, versando su di esse questo sangue, portiamo loro la luce,
quietiamo le loro smanie d’amore, smorziamo il fuoco che le brucia,
purifichiamo le loro macchie, e così, libere da ogni pena, voleranno tra le
braccia del Sommo Bene. Diamo questo sangue alle anime più abbandonate,
affinché trovino in esso tutti i suffragi che le creature negano loro. A tutte,
o Mamma, diamo questo sangue, né priviamone nessuna, affinché tutte in virtù di
esso trovino sollievo e liberazione. Fa da regina in queste regioni di pianto e
di lamenti, stendi le tue mani materne, e ad una ad una mettile fuori da
queste fiamme ardenti, e fa che tutte prendano il volo verso il cielo.
Ed ora facciamo anche noi un volo
verso il cielo. Mettiamoci alle porte eternali e permetti, o Mamma, che dia anche
a te questo sangue per tua gloria maggiore. Questo sangue ti inondi di nuova
luce e di nuovi contenti, e fa che questa luce scenda a prò di tutte le
creature, per dare a tutti grazie di salvezza.
Mamma mia, dà anche a me questo
sangue. Tu conosci quanto ne ho bisogno. Con le tue stesse mani materne ritoccami
tutta con questo sangue e, ritoccandomi, purifica le mie macchie, sana le mie
piaghe, arricchisci la mia povertà. Fa che questo sangue circoli nelle mie vene
e mi ridoni tutta la vita di Gesù, scenda nel mio cuore e me lo trasformi nel
cuore stesso di lui, mi abbellisca tanto che Gesù possa trovare tutti i suoi
contenti in me.
Infine, o Mamma, entriamo nelle
regioni celesti e diamo questo sangue a tutti i santi, a tutti gli angeli,
affinché possano ricevere gloria maggiore, prorompere in ringraziamenti a Gesù
e pregare per noi, onde in virtù di questo sangue li possiamo raggiungere.
E dopo aver dato a tutti questo
sangue, portiamoci di nuovo da Gesù. Angeli, santi, venite con noi. Ah, lui
sospira le anime! Vuol farle rientrare tutte nella sua umanità per dare a tutte
i frutti del suo sangue. Mettiamole intorno a lui e si sentirà ritornare la
vita e ricompensare dell’amarissima agonia che ha patito.
Ed ora, Mamma Santa, chiamiamo
tutti gli elementi a fargli compagnia, affinché anche loro diano onore a Gesù.
O luce del sole, vieni a diradare
le tenebre di questa notte per dare conforto a Gesù. O stelle, coi vostri
tremuli raggi, scendete giù dal cielo, venite a dar conforto a Gesù. Fiori
della terra, venite con i vostri profumi; uccelli, venite coi vostri gorgheggi;
elementi tutti della terra, venite a confortare Gesù. Vieni, o mare, a rinfrescare
e a lavare Gesù. Egli è il nostro Creatore, la nostra vita, il nostro tutto.
Venite tutti a confortarlo, a prestargli omaggio come a nostro sovrano Signore.
Ma, ahi, ché Gesù non cerca luce, stelle, fiori, uccelli. Egli vuole anime,
anime!
Ecco, o dolce mio Bene, tutti
insieme con me: ti è vicina la cara Mamma, riposati pure fra le sue braccia, ne
avrà conforto anch’essa, stringendoti al seno, perché molta parte ha preso alla
tua dolorosa agonia. È qui anche Maddalena, è qui Maria e tutte le anime amanti
di tutti i secoli. Deh! O Gesù, accettale, e dì a tutte una parola di perdono e
di amore, nel tuo amore legale tutte, affinché nessun’anima più ti sfugga.
Ma, ahi! A me sembra che tu dica:
“O figlia, quante anime a forza
mi sfuggono e piombano nell’eterna rovina! Come potrà dunque calmarsi il mio dolore
se un’anima sola io amo tanto, quanto amo tutte le anime insieme?”.
Agonizzante Gesù, pare che stia
per spegnersi la tua vita: già sento il rantolo dell’agonia, i tuoi begli occhi
sono eclissati dalla vicina morte, tutte le tue membra sono abbandonate e
spesso parmi che non più respiri. Mi sento scoppiare il cuore dal dolore. Ti
abbraccio e ti sento gelido, ti scuoto e non dai segno di vita. Gesù, sei
morto? Afflitta Mamma, angeli del cielo, venite a piangere Gesù e non
permettete che io continui a vivere senza di lui, che già non posso. Me lo
stringo più forte e sento che dà un altro respiro, e poi di nuovo non dà segni
di vita. Lo chiamo: “Gesù, Gesù, Vita mia, non morire!”.
Ma
già sento lo strepito dei tuoi nemici che vengono a prenderti. Chi ti difenderà
nello stato in cui ti trovi?
E lui, scosso, pare che risorge
da morte a vita, mi guarda e mi dice:
“Figlia, sei qui? Sei stata
dunque spettatrice delle mie pene e delle tante morti che ho subito. Or sappi,
o figlia, che in queste tre ore d’amarissima agonia nell’orto, ho racchiuso in
me tutte le vite delle creature, ed ho sofferto tutte le loro pene e la stessa
loro morte, dando a ciascuna la mia stessa vita. Le mie agonie sosterranno le loro,
le mie amarezze e la mia morte si cambieranno per loro in fonte di dolcezza e
di vita. Quanto mi costano le anime! Ne fossi almeno contraccambiato! Tu hai
visto che mentre morivo, ritornavo a respirare: erano le morti delle creature
che sentivo in me”.
Mio affannato Gesù, giacché hai
voluto racchiudere in te anche la mia vita e quindi anche la mia morte, ti
prego, per questa tua amarissima agonia, di venirmi ad assistere nel punto
della mia morte. Io ti ho dato il mio cuore per rifugio e riposo, le mie
braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione, ed, oh, quanto
volentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici per poter morire io in vece
tua!
Vieni, o Vita del mio cuore, in
quel punto a ridarmi ciò che ti ho dato: la tua compagnia, il tuo cuore per letto
e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo respiro affannoso per alleviare i
miei affanni, in modo che io, respirando, respirerò per mezzo del tuo respiro
che, come aria purificatrice, mi purificherà da qualunque macchia e mi disporrà
all’ingresso della eterna beatitudine.
Anzi, mio dolce Gesù, applicherai
all’anima mia la tua stessa santissima umanità, in modo che tu, guardandomi, mi
guardi attraverso te stesso e, guardando te stesso, non trovi nulla di che
giudicarmi. Poi mi bagnerai nel tuo sangue, mi vestirai con la candida veste
della tua Santissima Volontà, mi fregerai col tuo amore e, dandomi l’ultimo
bacio, mi farai spiccare il volo dalla terra al cielo.
E ciò che voglio per me, fallo a
tutti gli agonizzanti; stringili tutti nel tuo amplesso d’amore e, dando loro
il bacio dell’unione con te, salvali tutti e non permettere che alcuno si
perda.
Afflitto mio Bene, ti offro
quest’ora in memoria della tua passione e morte, per disarmare la giusta
collera di Dio per i tanti peccati, per la conversione di tutti i peccatori,
per la pace dei popoli, per la nostra santificazione ed in suffragio delle
anime purganti.
Ma vedo che i tuoi nemici sono
vicini e tu vuoi lasciarmi per andare loro incontro. Gesù, permettimi di darti
un bacio sulle labbra, che Giuda ardirà baciare col suo bacio infernale, e di
asciugarti il volto bagnato di sangue su cui ora pioveranno schiaffi e sputi.
Stringimi forte al tuo cuore e non permettere che io mi separi mai da te. Ti
seguo e tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù,
in questa terz’ora del Getsemani, chiese dal cielo aiuto, ed erano tante le sue
pene, che chiese conforto anche dai suoi discepoli. E noi, in qualunque circostanza,
dolore, sventura, chiediamo sempre aiuto dal cielo? E se anche ci rivolgiamo
alle creature, facciamo ciò ordinatamente, presso chi può santamente confortarci?
Siamo rassegnati almeno, se non abbiamo quei conforti che speravamo, servendoci
della noncuranza delle creature per abbandonarci di più nelle braccia di Gesù?
Gesù fu confortato da un angelo.
E noi, possiamo dire che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a lui per
confortarlo e prendere parte alle sue amarezze? Ma, per poter fare da vero
angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da lui, perciò come
pene divine; solo allora possiamo osare di confortare un Dio tanto amareggiato.
Altrimenti, se le pene le prendiamo in senso umano, non possiamo servircene per
confortare quest’Uomo-Dio, e quindi non possiamo fare da angeli.
Nelle pene che Gesù ci invia,
pare ci mandi il calice dove noi dobbiamo mettere il frutto delle medesime; e
queste pene, sofferte con amore e rassegnazione, si convertiranno in dolcissimo
nettare per Gesù. In ogni pena diremo: “Gesù ci chiama a fare l’angelo intorno
a lui; vuole i nostri conforti, e perciò ci fa parte delle sue pene”.
*
Amor mio, Gesù, nelle mie pene
cerco il tuo cuore per riposo, e nelle tue intendo darti riparo con le mie pene,
per scambiarcele insieme, ed io sia [così] il tuo angelo consolatore.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
Ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Gesù, già siamo a
mezzanotte. Senti che i nemici si avvicinano, e tu, rassettandoti e
rasciugandoti il sangue, rafforzato dai conforti ricevuti, vai di nuovo dai
tuoi discepoli, li chiami, li ammonisci, te li porti insieme con te e vai
incontro ai nemici, volendo riparare con la tua prontezza, la mia lentezza,
svogliatezza e pigrizia nell’operare e patire per amore tuo.
Ma, o dolce Gesù, mio Bene, che
scena commovente io vedo! Incontri per primo il perfido Giuda, il quale, avvicinandosi
a te e gettandoti le braccia al collo, ti saluta e ti bacia. E tu, Amore
svisceratissimo, non disdegni di baciare quelle labbra infernali, lo abbracci e
te lo stringi al cuore, volendolo strappare dall’inferno, dandogli segni di
nuovo amore.
Mio Gesù, com’è possibile non
amarti? È tanta la tenerezza del tuo amore, che dovrebbe strappare ogni cuore
ad amarti. Eppure non ti amano. Mio Gesù, in questo bacio di Giuda, ripari i tradimenti,
le finzioni, gli inganni sotto aspetto di amicizia e di santità, specialmente
dei sacerdoti. Il tuo bacio poi, manifesta che a nessun peccatore, purché venga
a te umiliato, rifiuteresti il tuo perdono.
Tenerissimo mio Gesù, già ti dai
in mano ai nemici, dando loro potere di farti soffrire ciò che loro vogliono.
Anch’io, o mio Gesù, mi do nelle tue mani, affinché liberamente tu possa fare
di me ciò che più ti piaccia, ed insieme con te voglio seguire la tua Volontà,
le tue riparazioni e soffrire le tue pene. Voglio stare sempre a te d’intorno,
per fare che non ci sia offesa che io non ripari, amarezza che io non
raddolcisca, sputi e schiaffi che tu ricevi che non siano seguiti da un mio
bacio e carezza. Nelle cadute che farai, le mie mani saranno sempre pronte ad
aiutarti per alzarti.
Sicché sempre con te voglio
stare, o mio Gesù, nemmeno un minuto voglio lasciarti solo. E per essere più
sicura, mettimi dentro di te ed io starò nella tua mente, nei tuoi sguardi, nel
tuo cuore ed in tutto te stesso, per fare che ciò che fai tu possa farlo
anch’io. Così potrò tenerti fedele compagnia e nulla potrà sfuggirmi delle tue
pene, per darti per tutto, il mio ricambio d’amore. Dolce mio Bene, starò al
tuo fianco per difenderti, per imparare i tuoi insegnamenti, per numerare una
ad una tutte le tue parole.
Ah! Come mi scende dolce al cuore
la parola che rivolgesti a Giuda:
“Amice, ad quid venisti?”. [3]
E sento che anche a me rivolgi la
stessa parola, non chiamandomi amica, ma col dolce nome di figlia, [dicendomi:]
Filia, ad quid venisti?[4]
per sentirti rispondere: “Gesù, vengo ad amarti”. Ad quid venisti?, mi ripeti, se mi sveglio al mattino. Ad quid venisti?, se prego. Ad quid venisti?, mi ripeti dall’Ostia
santa, quando lavoro, quando prendo cibo, quando soffro, quando dormo. Che bel
richiamo per me e per tutti!
Ma quanti, al tuo Ad quid venisti?, rispondono: “Vengo
per offenderti!”. Altri, fingendo di non sentirti, si danno ad ogni sorta di
peccati e rispondono al tuo Ad quid
venisti? coll’andare all’inferno. Quanto ti compatisco, o mio Gesù! Vorrei
prendere le stesse funi con cui stanno per legarti i tuoi nemici, per legare
queste anime e risparmiarti questo dolore.
Ma di nuovo sento la tua voce
tenerissima che dice, mentre vai incontro ai tuoi nemici:
“Chi cercate?”.
E quelli rispondono:
“Gesù Nazareno”.
E tu a loro:
“Ego sum”. [5]
Con questa sola parola tu dici
tutto e ti dai a conoscere per quello che sei, tanto che i nemici tremano e cadono
come morti per terra. E tu, o Amore che non ha pari, con un altro Ego sum, li richiami a vita e da te
stesso ti dai in potere dei nemici.
Oh, che perfidia e ingratitudine!
Invece di cadere umili e palpitanti ai tuoi piedi a chiederti perdono, abusando
della tua bontà e disprezzando grazie e prodigi, ti mettono le mani addosso, e
con funi e catene ti legano, ti stringono, ti gettano per terra, ti mettono
sotto i piedi, ti strappano i capelli. E tu, con pazienza inaudita, taci,
soffri e ripari le offese di coloro che, malgrado i miracoli, non si arrendono
alla tua grazia e si ostinano di più. Con le funi e le catene impetri dal Padre
la grazia di spezzare le catene delle nostre colpe e ci leghi con la dolce
catena dell’amore.
E correggi amorosamente Pietro
che vuole difenderti, persino tagliando l’orecchio a Malco. Intendi riparare
con ciò le opere buone non fatte con santa prudenza, o che, per troppo zelo, cadono
nella colpa.
Mio pazientissimo Gesù, queste
funi e queste catene pare che mettano qualche cosa di più bello alla tua divina
persona: la tua fronte si fa più maestosa, tanto da attirare l’attenzione dei
tuoi stessi nemici; i tuoi occhi sfolgorano più luce; il tuo volto divino si
atteggia ad una pace e dolcezza suprema, da innamorare i tuoi stessi
carnefici. Coi tuoi accenti soavi e penetranti, sebbene pochi, li fai tremare,
tanto che, se ardiscono offenderti, è perché tu stesso lo permetti.
O Amore incatenato e legato,
potrai mai permettere che tu sia legato per me, facendo più sfoggio d’amore
verso di me, ed io, la piccola figlia tua, sia senza catene? No, no. Anzi
legami con le tue stesse funi e catene, con le tue mani santissime. Perciò ti
prego di legare, mentre bacio la tua fronte divina, tutti i miei pensieri, gli
occhi, le orecchie, la lingua, il cuore, i miei affetti e tutta me stessa, ed
insieme lega tutte le creature, affinché, sentendo le dolcezze delle tue
amorose catene, non più ardiscano offenderti.
Dolce mio Bene, siamo già
all’una. La mente incomincia ad assopirsi. Farò il possibile per mantenermi
sveglia. Ma se il sonno mi sorprende, mi lascio in te per seguirti in ciò che
fai tu, anzi lo farai tu stesso per me. In te lascio i miei pensieri a
difenderti dai tuoi nemici, il mio respiro per corteggio e compagnia, il mio
palpito a dirti sempre Ti amo e a
rifarti dell’amore che gli altri non ti danno, le gocce del mio sangue a ripararti
e a restituirti gli onori e la stima che ti toglieranno con gli insulti, sputi
e schiaffi.
Mio Gesù, dammi un bacio,
abbracciami e benedicimi; e, se vuoi che prenda sonno, fammi dormire nel tuo
adorabile cuore, affinché dai tuoi palpiti accelerati dall’amore, o
sofferenti, possa venir svegliata spesso, per non interrompere mai la nostra
compagnia. Così restiamo intesi, o Gesù.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù prontamente si diede nelle
mani dei nemici, guardando nei suoi nemici la Volontà del Padre.
Negli inganni delle creature, nei
tradimenti, siamo noi pronti a perdonare come ha perdonato Gesù? Tutto il male
che riceviamo dalle creature, lo prendiamo tutto dalle mani di Dio? Siamo noi
pronti a fare tutto ciò che Gesù vuole da noi? Nelle croci, negli strapazzi,
possiamo dire che la nostra pazienza imiti quella di Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, le tue
catene leghino il mio cuore e me lo tengano fermo per farlo pronto a soffrire
ciò che vuoi tu.
(Preghiera di Ringraziamento,
pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Amato mio Bene, la mia povera
mente tra la veglia ed il sonno ti segue. Come posso darmi in preda del sonno,
se vedo che tutti ti lasciano e fuggono da te? Gli stessi apostoli, il fervente
Pietro, che poco fa ha detto di voler dare la vita per te, il prediletto
discepolo che con tanto amore hai fatto riposare sul tuo cuore, ah, tutti ti
abbandonano e ti lasciano in balia dei tuoi crudeli nemici!
Mio Gesù, sei solo. I tuoi
purissimi occhi guardano d’intorno per vedere se almeno uno dei tuoi beneficati
ti segua per attestarti il suo amore e per difenderti. E mentre scorgi che
nessuno, nessuno ti è rimasto fedele, il cuore ti si stringe e dai in dirotto
pianto, sentendo più dolore per l’abbandono dei tuoi più fidi, che per quello
che ti stanno facendo gli stessi nemici. Mio Gesù, non piangere, o piuttosto fa
che pianga io insieme con te. E l’amabile Gesù par che [mi] dica:
“Ah, figlia! Piangiamo insieme la
sorte di tante anime a me consacrate che, per piccole prove, per incidenti
della vita, non più si prendono cura di me e mi lasciano solo; per tante altre,
timide e vili, che, per mancanza di coraggio e di fiducia, mi abbandonano; per
tanti e tanti, che, non trovando il loro tornaconto nelle cose sante, non si
curano di me; per tanti sacerdoti che predicano, che celebrano, che confessano
per amore d’interesse e di propria gloria. Costoro fan vedere che sono intorno
a me, ma Io rimango sempre solo. Ah, figlia, quanto m’è duro quest’abbandono!
Non solo mi piangono gli occhi, ma mi sanguina il cuore. Deh! Ti prego di
riparare il mio acerbo dolore col promettermi di non lasciarmi mai solo”.
Sì, o mio Gesù, lo prometto,
aiutata dalla tua grazia e nella fermezza della tua Divina Volontà.
Ma, mentre, o Gesù, tu piangi
l’abbandono dei tuoi cari, i nemici non ti risparmiano nessun oltraggio che ti
possano fare. Stretto e legato come stai, o mio Bene, tanto che da te stesso
neppure puoi dare un passo, ti calpestano, ti trascinano per quelle vie piene
di pietre e di spine, sicché non c’è movimento che non ti faccia urtare nelle
pietre e pungere dalle spine.
Ah, mio Gesù! Vedo che mentre ti
trascinano, tu lasci dietro di te il sangue tuo prezioso, i dorati capelli che
dal capo ti strappano. Mia Vita e mio Tutto, permettimi che li raccolga,
affinché possa legare tutti i passi delle creature, le quali anche di notte non
ti risparmiano, anzi si servono della notte per offenderti maggiormente: chi
per ritrovi, chi per piaceri, chi per teatri, chi per compiere furti
sacrileghi. Mio Gesù, mi unisco a te per riparare tutte queste offese.
Ma, o mio Gesù, siamo già al
torrente Cedron, ed i perfidi giudei ti gettano dentro, ti fanno urtare contro
un sasso che ivi è, con tanto impeto, da farti versare dalla bocca sangue
preziosissimo di cui lasciasti segnato quel sasso. Poi, tirandoti, ti menano[6]
giù in fondo a quelle acque putride, in modo che esse ti entrano nelle orecchie,
nella bocca, nelle narici. Oh, Amore inarrivabile! Tu resti inondato e come
ammantato da quelle acque putride, nauseanti e fredde, e in questo stato mi
rappresenti al vivo lo stato lacrimevole delle creature quando commettono il
peccato. Oh, come restano coperte e dentro e fuori di un manto di luridezze, da
fare schifo al cielo e a chiunque potesse vederle, attirandosi così i fulmini
della divina giustizia!
Oh, Vita della mia vita! Può
darsi mai amore più grande? Per toglierci questo manto di luridezze, tu permetti
che i nemici ti menino giù in questo torrente, e tutto soffri per riparare i
sacrilegi e le freddezze delle anime che ti ricevono sacrilegamente e che ti costringono
di più che il torrente, a farti entrare nei loro cuori, e a farti sentire tutta
la nausea di esse. Tu permetti ancora che queste acque ti penetrino fin nelle viscere,
tanto che i nemici, temendo che rimanessi affogato, per riserbarti a maggiori
tormenti, ti tirano su. Ma fai tanto schifo, che essi stessi sentono nausea a
toccarti.
Mio
tenero Gesù, sei già fuori dal torrente. Il cuore non mi regge a vederti così
bagnato da queste acque nauseanti. Vedo che tu tremi da capo a piè per il
freddo. Guardi intorno, cercando cogli occhi ciò che non fai con la voce: uno
almeno che ti rasciughi, ti pulisca e ti riscaldi, ma indarno. Nessuno si muove
a pietà di te: i nemici ti beffano e ti deridono, i tuoi ti hanno abbandonato,
la dolce Mamma è lontana perché così il Padre dispone.
Eccomi, o Gesù: vieni nelle mie
braccia. Voglio tanto piangere da formarti un bagno per lavarti, pulirti, ed
aggiustarti con le mie mani i tuoi capelli tutti scarmigliati. Mio Amore,
voglio chiuderti nel mio cuore per riscaldarti col calore dei miei affetti,
voglio profumarti coi miei desideri santi, voglio riparare tutte queste offese
e mettere la mia vita insieme alla tua per salvare tutte le anime. Il mio
cuore, voglio offrirtelo come luogo di riposo, per poterti rinfrancare in
qualche modo delle pene sofferte fin qui, e poi riprenderemo insieme la via
della tua passione.
Riflessioni
e Pratiche
In quest’ora Gesù si diede in
balia dei suoi nemici, i quali giunsero fino a gettarlo nel torrente Cedron; ma
l’amante Gesù li guardava tutti con amore, sopportando tutto per amor loro. E
noi, ci diamo in balia della Volontà di Dio? Nelle nostre debolezze e cadute
siamo noi pronti a rialzarci per gettarci nelle braccia di Gesù?
Il tormentato Gesù fu gettato nel
torrente Cedron, provando soffocazione, nausea e ribrezzo. E noi, abborriamo
qualunque macchia ed ombra di peccato? Siamo noi pronti a dare un ricetto a
Gesù nel nostro cuore, per non fargli sentire la nausea che le altre anime gli
danno col peccato, e per compensarlo di quella che gli abbiamo dato tante volte
noi stessi?
*
Mio tormentato Gesù, non mi
risparmiare in nulla, e fa che possa essere oggetto delle tue mire divine ed amorose.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Gesù, sii sempre insieme con me.
Dolce Mamma, seguiamo insieme Gesù.
Mio Gesù, Sentinella divina,
vegliandomi tu nel cuore e non volendo restare solo senza di me, mi desti e mi
fai trovare insieme con te nella casa di Anna.
Già ti trovi a quel punto in cui
Anna ti interroga sulla tua dottrina e sui tuoi discepoli. E tu, o Gesù, per
difendere la gloria del Padre, apri la tua sacratissima bocca, e con voce
sonora e dignitosa rispondi:
“Io ho parlato in pubblico, e
tutti quelli che qui stanno mi hanno ascoltato”.
Ai tuoi cenni dignitosi tutti
tremano, ma la perfidia è tanta che un servo, volendo far onore ad Anna, si avvicina
a te e con mano ferrata ti dà uno schiaffo, ma tanto forte da farti barcollare
ed illividire il tuo santissimo volto.
Ora capisco, dolce Vita mia,
perché mi hai destato: tu avevi ragione! Chi doveva sostenerti in questo
momento in cui stai per cadere? I tuoi nemici rompono in risa sataniche, in
fischi ed in battimani, applaudendo ad un atto così ingiusto, e tu,
barcollando, non hai a chi appoggiarti. Mio Gesù, ti abbraccio, anzi voglio
farti muro col mio essere, e ti offro la mia guancia con coraggio, pronta a
sopportare qualsiasi pena per amor tuo. Ti compatisco per questo oltraggio, ed
insieme con te riparo per le timidezze di tante anime che facilmente si
scoraggiano, per quelle che per timore non dicono la verità, per le mancanze di
rispetto dovuto ai sacerdoti e per le mormorazioni.
Ma vedo, afflitto mio Gesù, che
Anna ti manda a Caifa. I tuoi nemici ti precipitano per le scale, e tu, Amor
mio, in questa dolorosa caduta, ripari per quelli che di notte tempo
precipitano nella colpa col favore delle tenebre, e chiami alla luce della fede
gli eretici e gli infedeli.
Anch’io voglio seguirti in queste
riparazioni e, finché giungi a Caifa, ti mando i miei sospiri per difenderti
dai tuoi nemici. E mentre io dormirò, continua a farmi da sentinella,
destandomi quando ne avrai bisogno. Perciò dammi un bacio e benedicimi, ed io
ti bacio il cuore ed in esso continuo il mio sonno.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, presentato innanzi ad Anna,
è da questi interrogato sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; per
glorificare il Padre, risponde circa la sua dottrina, ma non tocca i discepoli
per non mancare alla carità.
E noi, quando si tratta di
glorificare il Signore, siamo intrepidi e coraggiosi, oppure ci facciamo
vincere dal rispetto umano? Dobbiamo sempre dire la verità, fosse pure innanzi
a persone di riguardo.
Nel nostro dire cerchiamo sempre
la gloria di Dio? Per esaltare la gloria di Dio, sopportiamo tutto con pazienza
come Gesù? Evitiamo sempre di parlare male del prossimo, e lo scusiamo se
sentiamo che altri ne sparlano?
Gesù vigila il nostro cuore. E
noi, vigiliamo il cuore di Gesù, affinché nessuna offesa riceva che non sia da
noi riparata? Vigiliamo noi stessi in tutto, affinché ogni nostro pensiero,
sguardo, parola, affetto, palpito, desiderio siano tante sentinelle intorno a
Gesù, per vigilare il suo cuore e ripararlo da tutte le offese? E per poter far
ciò, preghiamo Gesù che vigili ogni nostro atto e ci aiuti egli stesso a
vigilare il nostro cuore?
Ogni atto che facciamo in Dio è
una vita divina che prendiamo in noi, e, siccome noi siamo molto ristretti e
Dio è immenso, non possiamo rinchiudere un Dio nel nostro semplice atto; quindi
moltiplichiamoli quanto più è possibile, per potere così almeno allargare la
nostra capacità di intendere e di amare.
E quando il nostro Gesù ci
chiama, siamo pronti a rispondere? La chiamata di Dio si può far sentire in
tanti modi: con le ispirazioni, con la lettura dei libri buoni, con l’esempio;
si può far sentire sensibilmente con le attrattive della grazia, ed anche con
le stesse intemperie dell’aria.
*
Mio dolce Gesù, la tua voce
risuoni sempre nel mio cuore; e tutto ciò che mi circonda, dentro e fuori, sia
la voce continua che mi chiami sempre ad amarti, e l’armonia della tua voce
divina mi impedisca di sentire qualunque altra voce umana dissipatrice.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Afflitto ed abbandonato mio Bene,
mentre dorme la mia debole natura nel tuo addolorato cuore, il mio sonno viene
spesso interrotto dalle strette d’amore e di dolore nel tuo cuore divino. Tra
la veglia e il sonno sento gli urti che ti danno, e mi sveglio e dico:
“Povero mio Gesù, abbandonato da
tutti, non c’è chi di te prenda difesa. Ma da dentro il tuo cuore io ti offro
la mia vita per farti d’appoggio nell’atto che ti fanno urtare”.
E mi assopisco di nuovo, ma
un’altra stretta d’amore del tuo cuore divino mi sveglia, e mi sento assordare
le orecchie dagli insulti che ti fanno, dai bisbigli, dalle grida e dal correre
di gente.
Amor mio, perché sono tutti
contro di te? Perché come tanti lupi arrabbiati ti vogliono sbranare? Mi sento
gelare il sangue nel sentire i preparativi dei tuoi nemici, ed io tremo e sono
angosciata, pensando come fare per difenderti.
Ma il mio afflitto Gesù,
tenendomi nel suo cuore, mi stringe più forte e mi dice:
“Figlia mia, non ho fatto nulla
di male, e ho fatto tutto: ho il ‘delitto’ dell’amore, che contiene tutti i
sacrifici; l’amore, di costo immensurabile. Siamo ancora al principio; tu sta’
nel mio cuore, osserva tutto, amami, taci ed impara. Fa che il tuo sangue
gelato scorra nelle mie vene per dare ristoro al mio sangue che va tutto in
fiamme; fa che il tuo tremito scorra nelle mie membra, affinché immedesimata in
me, possa raffermarti e riscaldarti, per sentire parte delle mie pene, ed
insieme possa acquistare forza nel vedermi tanto soffrire: questa sarà la più
bella difesa che mi farai; siimi fedele ed attenta”.
Dolce Amor mio, è tale e tanto lo
strepito dei tuoi nemici, che non mi lasciano prendere più sonno. Gli urti si
fanno più violenti; sento i rumori delle catene con cui ti hanno legato, e
tanto stretto, che ti fanno uscire dai polsi vivo sangue, con cui tu segni
quelle vie. Ricordati che il mio sangue è nel tuo, e tu, come lo versi, il mio
lo bacia, lo adora e ripara. Il tuo sangue sia luce a tutti quelli che di notte
ti offendono, e calamita per attirare tutti i cuori intorno a te.
Amor mio e mio Tutto, mentre ti
trascinano, l’aria pare assordare di grida e fischi. Già arrivi davanti a
Caifa. Tu sei tutto mansueto, modesto, umile; la tua dolcezza e pazienza è
tanta da terrorizzare gli stessi nemici; e Caifa, tutto furore, vorrebbe
divorarti. Ah, come si distinguono bene l’innocenza ed il peccato!
Amor mio, tu sei dinanzi a Caifa
come il più colpevole, in atto di essere condannato. Già Caifa domanda ai testimoni
quali sono i tuoi delitti. Ah, avrebbe fatto meglio a domandare qual è il tuo
amore! E chi ti accusa di una cosa e chi di un’altra, spropositando e
contraddicendosi tra loro. E, come ti accusano, i soldati che ti stanno
accanto ti tirano i capelli, ti scaricano sul volto santissimo orribili
schiaffi, da far rimbombare tutta la sala. Ti torcono le labbra, ti battono, e
tu taci, soffri; e se li guardi, la luce dei tuoi occhi scende nei loro cuori,
e non potendo sopportarla, si allontanano da te, ma altri subentrano per fare
di te maggiore scempio.
Ma in tante accuse ed oltraggi,
ti vedo tendere l’orecchio, e il tuo cuore batte forte, in atto di scoppiare
per il dolore. Dimmi, afflitto mio Bene, che c’è di nuovo? Perché, di quello
che ti stanno facendo i nemici, vedo che è tanto il tuo amore, che ansioso lo aspetti
e lo offri per la nostra salvezza. Ed il tuo cuore ripara con tutta calma le
calunnie, gli odi, le false testimonianze, il male che si fa agli innocenti con
premeditazione; e ripara per quelli che ti offendono per istigazione dei capi e
le offese degli ecclesiastici.
E mentre unita a te, seguo le tue
stesse riparazioni, sento in te un cambiamento di un nuovo dolore non mai
inteso finora. Dimmi, dimmi, che c’è? Fammi parte di tutto, o Gesù.
“Figlia, vuoi saperlo? Sento la
voce di Pietro che dice di non conoscermi, poi ha giurato e poi ancora ha
spergiurato e anatematizzato di non conoscermi.
O Pietro, come! Non mi conosci?
Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri mi fanno morire
di pene, tu mi fai morire di dolore! Ah, quanto male hai fatto col seguirmi da
lontano, esponendoti poi alle occasioni!”.
Negato mio Bene, come subito si
conoscono le offese dei tuoi più cari! O Gesù, voglio far scorrere il mio palpito
nel tuo, per raddolcire lo spasimo atroce che soffri, e questo mio palpito ti
giura fedeltà, amore, e ripete e giura le mille e mille volte di conoscerti. Ma
il tuo cuore non si calma ancora, e cerchi di vedere Pietro. Ai tuoi sguardi amorosi,
grondanti lacrime per la sua negazione, Pietro s’intenerisce, piange e si allontana,
e tu, avendolo messo in salvo, ti calmi e ripari le offese dei papi e dei capi
della Chiesa, specialmente di quelli che si espongono alle occasioni.
Intanto i tuoi nemici seguono ad
accusarti; e vedendo Caifa che niente rispondi alle loro accuse, ti dice:
“Ti scongiuro per il Dio vivente,
dimmi: Veramente sei tu il vero Figlio di Dio?”.
E tu, Amor mio, avendo sempre sul
tuo labbro la parola della verità, atteggiandoti a maestà suprema, con voce sonora
e soave (tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano
nell’abisso), rispondi:
“Tu lo dici. Sì, Io sono il vero
Figlio di Dio, e un giorno scenderò sulle nubi del cielo a giudicare tutte le nazioni”.
Alle tue parole creatrici tutti
fanno silenzio; si sentono rabbrividire e spaventare. Ma Caifa, dopo pochi attimi
di spavento, riavendosi e tutto furibondo più che belva feroce, dice a tutti:
“Che bisogno abbiamo più di
testimoni? Ha detto già una grande bestemmia! Che più aspettiamo per condannarlo?
Già è reo di morte!”.
E per dare più forza alle sue
parole, si straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come se
fossero uno solo, si avventano contro di te, mio Bene; e chi ti dà pugni sulla
testa, chi ti tira i capelli, chi ti dà schiaffi, chi ti sputa sul volto, chi
ti calpesta sotto i piedi. Sono tali e tanti i tormenti che ti danno, che la
terra trema e i cieli ne restano scossi.
Amor mio e Vita mia, come questi
ti tormentano, così il mio povero cuore è lacerato dal dolore. Deh! Permettimi
che esca dal tuo addolorato cuore e che in vece tua affronti tutti questi
oltraggi. Ah! Se mi fosse possibile, vorrei fugarti dalle mani dei tuoi nemici,
ma tu non vuoi poiché lo richiede la salvezza di tutti, ed io sono costretta a
rassegnarmi.
Ma dolce Amor mio, lasciami che
ti rassetti, che ti aggiusti i capelli, che ti tolga gli sputi, che ti
rasciughi il sangue e mi chiuda nel tuo cuore, perché vedo che Caifa, stanco,
vuol ritirarsi, consegnandoti in mano ai soldati.
Perciò ti benedico, e tu
benedicimi e dammi il bacio del tuo amore; ed io mi chiudo nella fornace del
tuo cuore divino per prendere sonno. Metto sul tuo cuore la mia bocca,
affinché, respirando, ti baci, e dalla diversità dei tuoi palpiti più o meno
sofferenti possa avvertire se tu soffri o riposi. Perciò, facendoti ale con le
mie braccia per tenerti difeso, ti abbraccio, mi stringo forte al tuo cuore e
prendo sonno.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, presentato a Caifa, è
accusato ingiustamente e sottoposto a torture inaudite. Interrogato, egli dice
sempre la verità. E noi, quando il Signore permette che ci calunnino o ci
accusino ingiustamente, cerchiamo solo Iddio che conosce la nostra innocenza,
oppure mendichiamo la stima e l’onore delle creature? Sul nostro labbro spunta
sempre la verità? Siamo noi nemici di qualunque artifizio e bugia? Sopportiamo
con pazienza i dileggi e le confusioni che ci danno le creature? Siamo pronti
a dare la vita per la loro salvezza?
*
O mio dolce Gesù, quanto diversa
da te io sono! Deh! Fa che il mio labbro dica sempre la verità in modo da ferire
il cuore di chi mi ascolta, per condurre tutti a te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Vita mia dolcissima, Gesù, mentre
dormivo stretta al tuo cuore, spesso spesso mi sentivo pungere dalle spine che
pungono il tuo santissimo cuore. E volendo svegliarmi perché tu abbia una
almeno che noti tutte le tue pene e ti compatisca, mi stringo più forte al tuo
cuore, e, sentendo più al vivo le tue punture, mi sveglio. Ma che vedo? Che
sento? Vorrei nasconderti nel mio cuore per espormi in vece tua e ricevere su
di me pene così dolorose, insulti ed umiliazioni così indicibili. Ma solo il
tuo amore poteva sostenere tanti oltraggi. Mio pazientissimo Gesù, che cosa
potevi sperare da gente così inumana?
Già vedo che si prendono gioco di
te. Ti coprono il volto di densi sputi, la luce dei tuoi begli occhi resta coperta
di sputi; e tu, mandando fiumi di lacrime per la nostra salvezza, spingi dai tuoi
occhi quegli sputi. E i tuoi nemici, non essendo il loro cuore capace di vedere
la luce dei tuoi occhi, tornano di nuovo a coprirli di sputi.
Altri, facendosi più bravi nel
male, ti aprono la dolcissima bocca e te la riempiono di sputi fetenti, tanto che
loro stessi ne sentono la nausea. E siccome quegli sputi scendono e mostrano in
parte la maestà del tuo volto e la tua sovrumana dolcezza, si sentono rabbrividire
e si vergognano di sé stessi; e per essere più liberi ti bendano gli occhi con
uno straccio vilissimo, in modo da potersi del tutto sfrenare sulla tua adorabile
persona. Sicché ti battono senza pietà, ti trascinano, ti pestano sotto i piedi
e ripetono i pugni, gli schiaffi sul tuo volto e sulla testa, graffiandoti e
tirandoti per i capelli, e ti sbalzano da un punto all’altro.
Gesù, Amor mio, il cuore non
regge vedendoti in tante pene. Tu vuoi che noti tutto, ma io mi sento che vorrei
coprirmi gli occhi per non vedere scene così dolorose che fanno strappare il
cuore da ogni petto, ma l’amore per te mi costringe a guardare che ne è di te.
E vedo che non fiati, che non dici una parola per difenderti, che stai in mano
a questi soldati come uno straccio e possono fare di te quello che vogliono, e,
vedendoli saltare sopra di te, temo che tu muoia sotto i loro piedi.
Mio Bene e mio Tutto, è tanto il
dolore che sento per le tue pene, che vorrei dare grida così forti da farmi sentire
su nel cielo, e chiamare il Padre, lo Spirito Santo e gli angeli tutti, e qui
in terra, da un punto all’altro, chiamare per prima la dolce Mamma e tutte le
anime che ti amano, in modo che, formando cerchio attorno a te, impediamo a
questi insolenti soldati di avvicinarsi a te per insultarti e tormentarti ancora.
Ed insieme con te ripariamo tutte le specie di peccati notturni, soprattutto
quelli commessi dai settari sulla tua sacramentale persona durante la notte, e
tutte le offese delle anime che non si mantengono fedeli nella notte della
prova.
Ma
vedo, insultato mio Bene, che i soldati, stanchi e ubriachi, vorrebbero riposarsi;
ed il povero mio cuore, oppresso e lacerato da tante tue pene, non vuol restare
solo insieme con te, sente il bisogno di un’altra compagnia.
Deh! Dolce Mamma mia, sii tu la
mia inseparabile compagnia, abbracciamo insieme Gesù per consolarlo. O Gesù,
insieme con la Mamma ti bacio e benedico, e con lei prenderò il sonno
dell’amore sul tuo adorabile cuore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù in quest’ora è in mezzo ai
soldati con animo imperturbabile, con costanza ferrea. Da quel Dio che è,
soffre tutti gli strapazzi che i soldati gli fanno, e li guarda con tanto
amore, da sembrare che li inviti a dargli più pene.
E noi, nelle ripetute sofferenze,
siamo costanti, oppure ci lamentiamo, c’infastidiamo, perdiamo la pace, quella
pace del cuore necessaria per fare che Gesù possa trovare in noi una felice
dimora?
La fermezza è quella virtù che fa
conoscere se Dio regna veramente in noi. Se è vera virtù la nostra, saremo
fermi nella prova con una fermezza, non a periodi, ma sempre eguale a sé
stessa, ed è questa sola fermezza che ci dà la pace. Come più ci rendiamo fermi
nel bene, nel patire e nell’operare, così veniamo ad allargare il campo intorno
a noi, dove Gesù allargherà le sue grazie. Sicché, se noi saremo incostanti,
piccolo sarà il nostro campo, e Gesù poco o nulla potrà spaziarsi. Se invece
noi saremo fermi e costanti, trovando Gesù il campo molto esteso, troverà in
noi il suo appoggio e sostegno, e dove distendere le sue grazie.
Se vogliamo che il nostro amato
Gesù riposi in noi, circondiamolo della stessa fermezza con cui operava per la
salvezza delle anime nostre. Egli così difeso starà nel nostro cuore in dolce
riposo.
Gesù guardava con amore quelli
che lo maltrattavano. E noi, guardiamo con lo stesso amore quelli che ci offendono?
E l’amore che mostriamo loro è tanto, da far che sia voce così potente per i
loro cuori da convertirli a Gesù?
*
Mio Gesù, Amore senza confine,
dammi questo amore e fa che ogni pena chiami anime a te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù in Prigione
Dal Volume 12 del 4 dicembre 1918 (71)
[Luisa dice:]
Questa notte l’ho passata insieme con Gesù in prigione, lo compativo,
mi stringevo alle sue ginocchia per sostenerlo, e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nella mia passione volli soffrire anche la prigione per
liberare la creatura della prigione della colpa. Oh, che prigione orrida è per
l’uomo il peccato! Le sue passioni lo incatenano da vile schiavo e la mia
prigionia e le mie catene lo sprigionavano e lo scioglievano.
Per le anime amanti, la mia prigionia formava loro la prigionia d’amore
dove starsi al sicuro e difese da tutti e da tutto, e le sceglievo per tenerle
come prigioni e tabernacoli viventi che mi dovevano riscaldare dalle freddezze
dei tabernacoli di pietra, molto più dalle freddezze delle creature che, imprigionandomi
in loro, mi fanno morire di freddo e di fame.
Ecco perciò molte volte
lascio le prigioni dei tabernacoli e vengo nel tuo cuore per riscaldarmi dal
freddo, per ristorarmi col tuo amore, e quando ti veggo andare in cerca di me,
nei tabernacoli delle chiese io ti dico: “Non sei tu la mia vera prigione
d’amore per me? Cercami nel tuo cuore ed amami”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio prigioniero Gesù, mi son
destata e non ti trovo. Il cuore mi batte forte forte, smania d’amore. Dimmi,
dove sei? Angelo mio, portami alla casa di Caifa. Ma, giro e rigiro, frugo
dappertutto e non ti trovo. Amor mio, presto, con le tue mani muovi le catene
con cui tieni legato il mio cuore al tuo e tirami a te, affinché possa prendere
il volo per venirmi a gettare nelle tue braccia. E tu, Amor mio, ferito dalla
mia voce e volendo la mia compagnia già mi attiri e vedo che ti hanno messo in
prigione. Il mio cuore, mentre esulta di gioia nel trovarti, sento che è
ferito dal dolore, vedendo lo stato in cui ti hanno ridotto. Ti vedo con le
mani legate all’indietro ad una colonna, stretti e legati i piedi; il volto
santissimo contuso, gonfio e sanguinante per gli orribili schiaffi ricevuti. I
tuoi santissimi occhi sono lividi, la tua pupilla è stanca e mesta per la
veglia, i tuoi capelli sono tutti in disordine, la tua santissima persona è
tutta pesta e, per giunta, tu non puoi aiutarti e pulirti perché sei legato. Ed
io, o mio Gesù, in un singhiozzo di pianto, abbracciandomi ai tuoi piedi, ti
dico: “Ahimè, come sei ridotto, o Gesù!”.
E Gesù, guardandomi, mi risponde:
“Vieni, o figlia mia, e stai
attenta a tutto ciò che vedi fare da me, per farlo insieme con me, onde poter
continuare la mia vita in te”.
Ed ecco, con mio stupore vedo che
invece d’occuparti delle tue pene, con un amore indescrivibile pensi a glorificare
il Padre, per rifarlo di ciò che siamo obbligati, e chiami tutte le anime
intorno a te, per prendere tutti i loro mali su di te e dare a loro tutti i
beni. E siccome siamo già all’albeggiare del giorno, sento la tua voce dolcissima
che dice:
“Padre santo, grazie ti rendo di
tutto ciò che ho sofferto e di quello che mi resta da soffrire. E come quest’alba
chiama il giorno ed il giorno fa sorgere il sole, così l’alba della grazia
spunti in tutti i cuori, e facendosi giorno, io, sole divino, possa sorgere in
tutti i cuori e regnare su tutti. Vedi, o Padre, queste anime? Ed Io voglio
risponderti per tutti, per i loro pensieri, parole, opere e passi, a costo di
sangue e di morte”.
Mio Gesù, Amore senza confini, a
te mi unisco e anch’io ti ringrazio di quanto mi hai fatto soffrire e per
quello che mi rimane da soffrire, e ti prego di far spuntare in tutti i cuori
l’alba della grazia, perché tu, sole divino, possa risorgere in tutti i cuori e
regnare su tutti.
Mio dolce Gesù, vedo ancora che
tu ripari tutte le primizie dei pensieri, degli affetti e delle parole che al
principio del giorno non sono offerti a te per darti onore, e richiami in te,
come in rassegna, i pensieri, gli affetti e le parole delle creature, per
riparare e dare al Padre la gloria che gli devono.
Mio Gesù, Maestro divino, giacché
in questa prigione abbiamo un’ora libera, ed essendo soli, voglio fare non solo
ciò che fai tu, ma ripulirti, aggiustarti i capelli e fondermi tutta in te.
Perciò mi avvicino alla tua santissima testa, e, riordinandoti i capelli,
voglio ripararti per tante menti stravolte e piene di terra, che non hanno un
pensiero per te, e, fondendomi nella tua mente, voglio riunire in te tutti i
pensieri delle creature e fonderli nei tuoi pensieri, per trovare sufficiente
riparazione per tutti i pensieri cattivi, per tanti lumi e ispirazioni
soffocate. Vorrei fare di tutti i pensieri uno solo coi tuoi, per darti vera riparazione
e perfetta gloria.
Mio afflitto Gesù, bacio i tuoi
occhi mesti e pregni di lacrime, che avendo le mani legate alla colonna non
puoi asciugarli né toglierti gli sputi con cui ti hanno imbrattato; e siccome
la posizione in cui ti hanno legato è straziante, non puoi chiudere i tuoi
occhi stanchi per prendere riposo. Amor mio, quanto volentieri vorrei farti da
letto con le mie braccia per darti riposo, e voglio asciugarti gli occhi, e
chiederti perdono e ripararti le quante volte non abbiamo avuto la mira di
piacerti e di guardarti per vedere che volevi da noi, che cosa dovevamo fare e
dove volevi che andassimo. E voglio fondere i miei occhi e quelli di tutte le
creature nei tuoi, per poter riparare coi tuoi stessi occhi tutto il male che
abbiamo fatto con la vista.
Mio pietoso Gesù, bacio le tue
santissime orecchie stanche dagli insulti di tutta la notte e, molto più dall’eco
di tutte le offese delle creature, che si ripercuote nel tuo udito. Ti chiedo
perdono e riparo per quante volte ci hai chiamato e siamo stati sordi o abbiamo
fatto finta di non ascoltarti, e tu, stanco mio Bene, hai ripetute le chiamate,
ma invano. Voglio fondere le mie orecchie e quelle di tutte le creature nelle
tue, per fare una continua e completa riparazione.
Innamorato mio Gesù, bacio il tuo
volto santissimo, tutto illividito dagli schiaffi. Ti domando perdono, e riparo
per quante volte tu ci hai chiamato per tue vittime di riparazione, e noi,
unendoci coi tuoi nemici, ti abbiamo dato schiaffi e sputi. Mio Gesù, voglio fondere
il mio volto nel tuo, per restituirti la tua natia bellezza e darti intera
riparazione per tutti i disprezzi che si fanno alla tua santissima maestà.
Amareggiato mio Bene, bacio la
tua dolcissima bocca, addolorata dai pugni e riarsa dall’amore. Voglio fondere
la mia lingua e quelle di tutte le creature nella tua, per riparare con la tua
stessa lingua tutti i peccati e discorsi cattivi che si fanno. E voglio, assetato
mio Gesù, unire tutte le voci in una con la tua, per fare che, quando stanno
per offenderti, scorrendo la tua voce in quelle delle creature, possa soffocare
le voci del peccato e cambiarle in voci di lode e di amore.
Incatenato Gesù, bacio il tuo
collo, oppresso da pesanti catene e da funi, che, scorrendo dal petto fin
dietro le spalle e passando dalle braccia, ti tengono stretto stretto legato
alla colonna. Già le tue mani sono gonfie ed annerite dalla strettezza delle
legature, e da più parti sprizzano sangue. Permettimi, legato mio Gesù, che ti
sciolga e, se ami di essere legato, che ti leghi con le catene dell’amore, che
essendo dolci, invece di farti soffrire, ti raddolciranno. E, mentre ti
sciolgo, voglio fondermi nel tuo collo, per poter riparare insieme con te tutti
gli attaccamenti e dare a tutti le catene del tuo amore.
Voglio fondermi nel tuo petto,
per poter riparare tutte le freddezze e così riempire il petto di tutte le
creature del tuo fuoco, che vedo che ne contieni tanto che non puoi contenerlo.
Voglio fondermi nelle tue spalle, per poter riparare tutti i piaceri illeciti e
l’amore alle comodità, per dare a tutti lo spirito di sacrificio e l’amore al
patire. Voglio fondermi nelle tue mani, per riparare tutte le opere cattive e
il bene fatto malamente e con presunzione, per dare a tutti il profumo delle
tue opere. Fondendomi nei tuoi piedi, chiudo tutti i passi delle creature per
ripararli e dare a tutti i tuoi passi per farli camminare santamente.
Ed ora, dolce Vita mia,
permettimi che, fondendomi nel tuo cuore, racchiuda tutti gli affetti, i
palpiti e i desideri, per ripararli insieme con te, e a tutti dia i tuoi affetti,
palpiti e desideri, affinché nessuno più ti offenda.
Ma ora sento nelle mie orecchie
lo scricchiolio della chiave: sono i tuoi nemici che vengono a scarcerarti.
Gesù, io tremo, mi sento agghiacciare. Tu sarai di nuovo nelle mani dei tuoi
nemici. Che ne sarà di te?
Mi pare di sentire anche lo
scricchiolio delle chiavi dei tabernacoli: quante mani profanatrici vengono ad
aprirli, e forse per farti scendere in cuori sacrileghi! In quante mani indegne
sei costretto a trovarti! Mio prigioniero Gesù, voglio trovarmi in tutte le tue
prigioni d’amore, per essere spettatrice quando i tuoi ministri ti sprigionano
e per farti compagnia e ripararti le offese che puoi ricevere.
Vedo che i tuoi nemici son
vicini, e tu stai salutando il sole nascente, l’ultimo dei tuoi giorni; ed
essi, sciogliendoti e vedendoti tutto maestà e che li guardi con tanto amore,
per ricambio ti scaricano sul volto schiaffi sì forti da farlo arrossare col
tuo preziosissimo sangue.
Amor mio, prima di uscire dalla
prigione, nel mio dolore ti prego di benedirmi, per ricevere forza per
seguirti nel resto della tua passione.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù in prigione, legato ad una
colonna ed immobilizzato, è imbrattato di sputi e di fango. Egli cerca l’anima
nostra perché gli faccia compagnia. E noi, siamo contenti di starci soli con
Gesù, oppure cerchiamo la compagnia delle creature? L’unico nostro respiro,
l’unico nostro palpito non è Gesù solo?
L’amante Gesù, per averci
somiglianti a lui, lega le anime nostre con le aridità, con le oppressioni, con
i dolori e con qualunque altra specie di mortificazione. E noi, siamo contenti
di farci legare da Gesù in quella prigione in cui il suo amore ci mette, cioè
oscurità, oppressioni ed altro? Gesù è in prigione. Sentiamo in noi la forza e
la prontezza d’imprigionarci in Gesù per amor suo?
L’afflitto Gesù sospirava l’anima
nostra per essere slegato e sostenuto nella dolorosa posizione in cui si trovava.
E noi, sospiriamo che solo Gesù venga a farci compagnia, a scioglierci dalle
catene di ogni passione e farci legare con catene più forti nel suo cuore? E le
nostre pene le mettiamo in corteggio intorno al penante Gesù, per allontanargli
gli sputi e il fango che i peccatori gli mandano? Gesù, in prigione, prega. E la
nostra preghiera è costante con Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, tu ti sei
fatto prigioniero per amor mio, ed io ti prego d’imprigionare in te la mente,
la lingua, il cuore, tutta me stessa, perché io non abbia libertà alcuna e tu
abbia assoluta padronanza su di me.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio addolorato Gesù, già sei
fuori dalla prigione, sei tanto sfinito che vacilli ad ogni passo. Voglio
mettermi al tuo fianco per sorreggerti quando vedrò che stai per cadere.
Vedo che i soldati ti portano
innanzi a Caifa, e tu, o mio Gesù, come sole ricomparisci in mezzo a loro, e,
sebbene sfigurato, spandi luce dappertutto. Già vedo che Caifa gongola di gioia
nel vederti sì malamente ridotto. Ai riflessi della tua luce si acceca
maggiormente e, nel suo furore, torna ad interrogarti:
“Sicché, sei tu veramente il vero
Figlio di Dio?”.
E tu, Amor mio, con maestà
suprema, con la grazia del tuo dire e col tuo solito accento dolce e commovente
da rapire i cuori, rispondi:
“Sì, io sono il vero Figlio di
Dio”.
E i tuoi nemici, sebbene sentano
in loro tutta la forza della tua parola, soffocando tutto, senza voler sapere
altro, ad unanime voce gridano:
“È reo di morte, è reo di
morte!”.
Caifa conferma la sentenza di
morte e t’invia a Pilato. E tu, mio condannato Gesù, accetti questa sentenza
con tanto amore e rassegnazione, quasi da strapparla all’iniquo pontefice, e
ripari tutti i peccati fatti deliberatamente e con tutta malizia, e per quelli
che, invece di affliggersi del male, ne gongolano ed esultano dello stesso
peccato, e ciò li porta alla cecità ed a soffocare ogni lume e grazia. Vita
mia, le tue riparazioni e preghiere fanno eco nel mio cuore, e riparo e prego
insieme con te.
Dolce mio Amore, vedo che i
soldati, avendo perduto quel poco di stima di te, nel vederti condannato a
morte, ti prendono, aggiungono funi e catene, ti stringono tanto forte da
togliere quasi il moto alla tua divina persona e, spingendoti e trascinandoti,
ti mettono fuori dal palazzo di Caifa.
Turbe di popolo ti attendono, ma
nessuno per difenderti. E tu, mio Sole divino, esci in mezzo a loro, volendo
con la tua luce ravvolgere tutti.
E come muovi i primi passi,
volendo racchiudere tutti i passi delle creature nei tuoi, preghi e ripari per
quelli che muovono i primi passi per operare con fini cattivi: chi per
vendicarsi, chi per uccidere, chi per tradire, chi per rubare o per altro. Oh,
come ti feriscono il cuore tutte queste colpe! E, per impedire tanto male,
preghi, ripari ed offri tutto te stesso.
Ma, mentre ti seguo, vedo che tu,
mio Sole Gesù, t’incontri al primo scendere dal palazzo di Caifa con la bella Maria,
la nostra dolce Mamma. I vostri sguardi s’incontrano, si feriscono e, sebbene
ne restiate sollevati nel vedervi, nascono pure nuovi dolori: per te, nel vedere
la bella Madre trafitta, pallida ed ammantata di lutto; per la cara Mamma, nel
vedere te, Sole divino, eclissato e coperto di tanti obbrobri, piangente ed ammantato
di sangue. Ma non potete godere a lungo lo scambio degli sguardi, e, col dolore
di non potervi dire neppure una parola, i vostri cuori si dicono tutto, e, fusi
l’uno nell’altro, cessate di guardarvi perché i soldati ti spingono; e, così
calpestato e trascinato, giungi a Pilato.
Mio Gesù, mi unisco con la
trafitta Mamma nel seguirti, per fondermi in te insieme con lei; e tu, dandomi
un tuo sguardo d’amore, benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù esce alla luce del giorno ed
è portato innanzi a Caifa, e con animo fermo conferma che egli è Figlio di Dio.
E noi, quando usciamo, ci facciamo dirigere da Gesù? Il nostro contegno è di
esempio agli altri, e i nostri passi, come calamita, chiamano le anime intorno
a Gesù? Tutta la vita di Gesù è un richiamo continuo di anime. Se noi ci uniformeremo
alla sua Volontà, cioè se i nostri piedi come camminano chiamano le anime; se i
nostri palpiti, facendo eco ai palpiti divini, si armonizzano insieme e
chiedono anime; e così di tutto il resto, noi, a seconda che operiamo così,
formeremo in noi la stessa umanità di Gesù. Sicché, ogni richiamo di anime in
più che facciamo, è un’impronta di più che dal nostro Gesù riceviamo. La nostra
vita è sempre uguale, oppure la cambiamo in peggio a seconda degl’incontri che
ci vengono?
*
Mio Gesù, santità che non ha
pari, guidami tu, e fa che anche il mio portamento esterno manifesti tutta la
tua vita divina.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù nel palazzo d’Erode, vestito da pazzo e burlato
Dal Volume 13 del 16
settembre 1921 (18)
[Luisa dice:]
Stavo facendo l’ora della passione quando il mio dolce Gesù si trovava
nel palazzo d’Erode, vestito da pazzo e burlato. Il mio sempre amabile Gesù,
facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, non fui solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato,
ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi, sono in continue burle da
tutte le specie di persone. Se una persona si confessa e non mantiene i suoi
propositi di non offendermi, è una burla che mi fa. Se un sacerdote confessa,
predica, amministra sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che
dice e alla dignità dei sacramenti che amministra, tante burle mi fa per quante
parole dice, per quanti sacramenti amministra. E mentre io nei sacramenti
ridavo loro la vita novella, loro mi danno scherni, burle, e col profanarli mi
preparano la veste per vestirmi da pazzo. Se i superiori comandano il
sacrifizio ai sudditi, le virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano
la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che mi fanno. Se i capi
civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle leggi, e loro sono i primi
trasgressori, sono burle che mi fanno.
Oh, quante burle mi fanno! Sono tante che ne sono stanco, specie quando
sotto il bene vi mettono il veleno del male. Oh! Come si prendono giuoco di me,
come se io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo, ma la mia giustizia
presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente. Tu prega e riparami
queste burle che tanto mi addolorano, che sono causa di non farmi conoscere chi
io sia”.
Dopo, essendo ritornato di nuovo [Gesù], siccome io stavo tutta fondendomi
nel Divino Volere, mi ha detto:
“Figlia carissima del
mio Volere, io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia Volontà.
Tu devi sapere che come io pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i
tuoi pensieri nella mia Volontà, preparandone il posto; come operavo, [venivo]
informando le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto. Ora, ciò che
facevo non lo facevo per me, che non avevo bisogno, ma per te; perciò ti
aspetto nella mia Volontà, che venga a prendere i posti che ti preparò la mia umanità, e sopra
le mie informazioni venga a fare le tue; allora sono contento e ne ricevo completa
gloria, quando ti veggo fare ciò che feci io”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Legato mio Bene, i tuoi nemici
uniti ai sacerdoti ti presentano a Pilato e, affettando santità e scrupolosità,
dovendo festeggiare la Pasqua, restano fuori nell’atrio. E tu, mio Amore,
vedendo il fondo della loro malizia, ripari tutte le ipocrisie del corpo
religioso. Anch’io riparo insieme con te.
Ma mentre tu ti occupi per il
loro bene, essi invece incominciano ad accusarti presso Pilato, vomitando tutto
il veleno che hanno contro di te. Pilato, mostrandosi non soddisfatto delle
accuse che ti fanno, per poterti con ragione condannare, ti chiama in disparte
e, da solo, ti esamina e ti domanda:
“Sei tu il Re dei giudei?”.
E tu, vero mio Re Gesù, rispondi:
“Il mio regno non è di questo
mondo, altrimenti, migliaia di legioni di angeli mi difenderebbero”.
E Pilato, commosso dalla soavità
e dignità del tuo dire, sorpreso, ti dice:
“Come, re sei tu?”.
E tu:
“Tu lo dici. Io lo sono, e son
venuto nel mondo ad insegnare la verità”.
Pilato, senza voler sapere altro,
convinto della tua innocenza, esce alla terrazza e dice:
“Io non trovo colpa alcuna in
quest’uomo”.
I giudei, arrabbiati, ti accusano
di tante altre cose, e tu taci e non ti difendi, e ripari le debolezze dei
giudici, quando si trovano di fronte ai prepotenti e le loro ingiustizie, e
preghi per gli innocenti, oppressi ed abbandonati. Onde Pilato, vedendo il
furore dei tuoi nemici e per sbarazzarsi di te, t’invia da Erode.
Mio Re divino, voglio ripetere le
tue preghiere e riparazioni, e accompagnarti fino ad Erode. Vedo che i nemici,
infuriati, vorrebbero divorarti, e ti conducono tra insulti, scherni e
derisioni, e così ti fanno giungere innanzi ad Erode, il quale, gonfiandosi, ti
fa molte domande. Tu non rispondi e nemmeno lo guardi. Ed Erode, irritato
perché non si vede soddisfatto nelle sue curiosità, e sentendosi umiliato dal
tuo lungo silenzio, proclama a tutti che sei pazzo e senza senno, e come tale
ordina che sia trattato. E, per burlarti, ti fa vestire di bianca veste e ti
consegna in mano ai soldati, affinché ti facciano il peggio che possano.
Mio innocente Gesù, nessuno trova
colpa in te, solo i giudei, perché la loro affettata religiosità non merita che
splenda nelle loro menti la luce della verità.
Mio Gesù, Sapienza infinita,
quanto ti costa l’essere stato dichiarato pazzo! I soldati, abusando di te, ti
gettano per terra, ti calpestano, t’imbrattano di sputi, ti vilipendono, ti
battono con bastoni, e sono tanti i colpi, che ti senti morire. Sono tali e
tante le pene, gli obbrobri, le umiliazioni che ti fanno, che gli angeli
piangono e si coprono il volto con le loro ali per non vederle.
Mio pazzo Gesù, anch’io voglio
chiamarti pazzo, ma pazzo d’amore. Ed è tanta la tua pazzia d’amore, che,
invece di adontarti, tu preghi e ripari per le ambizioni dei re, che ambiscono
regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che fanno, per tanto sangue
che fanno spargere per loro capriccio, per tutti i peccati di curiosità e per
le colpe commesse nelle corti e nelle milizie.
Mio Gesù, com’è tenero vederti in
mezzo a tanti oltraggi pregare e riparare. Le tue voci si ripercuotono nel mio
cuore, e seguo ciò che fai tu. Ed ora lascia che mi metta a te vicino, prenda
parte alle tue pene e ti consoli col mio amore, ed allontanandoti i nemici, ti
prenda fra le mie braccia per ristorarti e baciarti la fronte.
Dolce mio amore, vedo che non ti
danno pace, ed Erode t’invia a Pilato. Se doloroso è stato il venire, più
tragico sarà il ritorno, perché vedo che i giudei sono più arrabbiati di prima,
ed a qualunque costo sono risoluti a farti morire.
Perciò, prima che tu esca dal
palazzo di Erode, voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante
pene. E tu, fortificami col tuo bacio e con la tua benedizione, ed io ti seguirò
dinanzi a Pilato.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù presentato a Pilato, in
mezzo a tanti insulti e disprezzi, è sempre dolce, non disdegna nessuno, e in
tutti cerca di far splendere la luce della verità. E noi, ci sentiamo uguali
con tutti? Cerchiamo di vincere il nostro cattivo naturale se qualche persona
non ci simpatizza? Trattando con le creature, cerchiamo sempre di far conoscere
Gesù e far risplendere in loro la luce della verità?
*
O Gesù, dolce mia Vita, metti
sulle mie labbra la tua parola e fa che parli sempre con la tua lingua.
Gesù innanzi ad Erode tace
vestito da pazzo e soffre pene inaudite. E noi, quando siamo calunniati,
scherniti, insultati, derisi, pensiamo che il Signore vuol darci una
somiglianza divina? Nelle nostre pene, nei disprezzi e in tutto ciò che il
nostro povero cuore potrà sentire, pensiamo che è Gesù che col suo tocco ci dà
dolore, che col suo tocco ci trasforma in sé e ci dà la sua somiglianza? E
tornando a noi il patire, pensiamo che Gesù, rimirandoci, non è contento di
noi, e quindi ci dà un’altra stretta per poterci del tutto rassomigliare a lui?
Ad esempio di Gesù, possiamo dire che abbiamo il dominio di noi stessi, che
invece di rispondere nelle contrarietà, preferiamo tacere? Ci facciamo mai vincere
dalle curiosità?
In ogni pena che si può soffrire,
bisogna mettere l’intenzione che essa è una vita che si dà a Gesù, per impetrare
anime; e mettendo le anime nella Volontà di Dio, il nostro dolore fa cerchio, e
racchiudiamo in esso Dio e le anime per congiungerle a Gesù.
*
Amor mio e mio Tutto, prendi tu
solo il dominio di questo mio cuore e tienilo nelle tue mani, affinché negl’incontri
possa ricopiare in me la tua grande pazienza.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio tormentato Gesù, il mio povero
cuore tra ansie e pene ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi
sei tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico:
Come! Gesù pazzo? Gesù malfattore? E ora sarai posposto al più grande malfattore,
a Barabba.
Mio Gesù, santità che non ha
pari, già sei di nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel vederti così malamente
ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode ti ha condannato, resta più
indignato contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza, e non
vorrebbe condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei,
quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi
hanno del tuo sangue, ti presenta insieme con Barabba. Ma i giudei gridano:
“Non vogliamo libero Gesù, ma
Barabba!”.
E allora Pilato, non sapendo che
fare per calmarli, ti condanna alla flagellazione.
Mio posposto Gesù, mi si spezza
il cuore nel vedere che, mentre i giudei si occupano di te per farti morire,
tu, racchiuso in te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo
l’orecchio, ti sento dire:
“Padre Santo, guarda il Figlio
tuo vestito da pazzo; questo ti ripara la pazzia di tante creature cadute nel
peccato. Questa veste bianca sia dinanzi a te come discolpa per tante anime che
si vestono della lugubre veste della colpa. Vedi, o Padre, l’odio, il furore,
la rabbia che hanno contro di me, che quasi fa loro perdere la luce della
ragione per la sete del mio sangue. Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le
vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione.
Guardami ancora, Padre mio: si
può dare insulto maggiore? Mi hanno posposto al più grande malfattore. Ed Io voglio
ripararti tutte le posposizioni che si fanno. Ah, tutto il mondo è pieno di
posposizioni! Chi ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle
vanità, chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino
allo stesso peccato. All’unanimità tutte le creature ci pospongono, anche ad
ogni piccola sciocchezza; ed Io sono pronto ad accettare la mia posposizione a
Barabba per riparare le posposizioni delle creature”.
Mio Gesù, mi sento morire di
dolore e di confusione nel vedere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e
l’eroismo delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e le
riparazioni, come tante ferite, si ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio
dolore ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni. Neppure un istante voglio
distaccarmi da te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai tu.
Ed ecco, che vedo? I soldati ti
conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, ti seguo, e tu, col tuo
sguardo d’amore, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carneficina.
Mio purissimo Gesù, già sei
vicino alla colonna. I soldati, inferociti, ti sciolgono per legarti ad essa.
Ma non basta: ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo
santissimo corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore nel
vederti nudo. Tu tremi da capo a piè, ed il tuo santissimo volto si tinge di
verginal rossore. Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non
reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati,
sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non ti fanno cadere.
Già prendono le funi e ti legano
le braccia, tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita
sprizza sangue. Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno
alla tua santissima persona, fino ai piedi, e ti legano alla colonna tanto stretto
da non poter fare nemmeno un movimento, per poter così liberamente sfrenarsi su
di te.
Mio spogliato Gesù, permettimi
che mi sfoghi, altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire.
Come? Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle,
le piante di foglie, gli uccelli di piume, tu spogliato? Che ardire! Ma il mio amante
Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice:
“Taci, o figlia. Era necessario
che fossi spogliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di
candore e di innocenza, che si spogliano di ogni bene e virtù e della mia
grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo di bruti. Nel mio
verginal rossore volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali.
Perciò fa attenzione a ciò che faccio, e prega e ripara con me, e quietati”.
Flagellato Gesù, il tuo amore
passa di eccesso in eccesso. Vedo che i carnefici prendono le funi e ti battono
senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo santissimo corpo, ed è tanta la
ferocia, il furore nel batterti, che sono già stanchi. Ma altri due
sottentrano. Prendono verghe spinose e ti battono tanto che subito dal tuo corpo
santissimo incomincia a scorrere a rivi il sangue. Poi lo pestano tutto,
formano dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma non basta: altri due
sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa
carneficina. Ai primi colpi quelle carni peste e piagate si squarciano di più e
cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il sangue diluvia
tanto, da formare un lago intorno alla colonna.
Mio Gesù, denudato Amor mio,
mentre tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi,
affinché possa prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo
preziosissimo sangue. Ogni colpo che ricevi è una ferita al mio cuore, molto
più che, tendendo l’orecchio, sento i tuoi gemiti che non sono uditi, perché la
tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a te. Ed in quei gemiti tu dici:
“Voi tutti che mi amate, venite
ad imparare l’eroismo del vero amore. Venite a smorzare nel mio sangue la sete
delle vostre passioni, la sete di tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di
tante sensualità. In questo mio sangue troverete il rimedio a tutti i vostri
mali”.
I tuoi gemiti continuano a dire:
“Guardami, o Padre, tutto piagato
sotto questa tempesta di colpi. Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel
mio corpo, da dare sufficienti stanze nel cielo della mia umanità a tutte le
anime, in modo da formare in me stesso la loro salvezza, e poi farle passare
nel cielo della divinità. Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari
innanzi a te ogni specie di peccato, a uno a uno, e, come colpiscono me, così
scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle creature
e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a me”.
E mentre ciò dici, è tanto grande
il tuo amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti
di più. Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi schiaccia, mi sento impazzire.
Il tuo amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non
possono più continuare la dolorosa carneficina. Già ti tagliano le funi e tu
cadi quasi morto nel tuo stesso sangue. E nel vedere i brandelli delle tue
carni, ti senti morire di dolore, vedendo in quelle carni separate da te le
anime riprovate. Ed è tanto il dolore che stai boccheggiando nel tuo proprio
sangue.
Mio Gesù, lasciami che ti prenda
fra le mie braccia per ristorarti un po’ col mio amore. Ti bacio, e col mio
bacio chiudo tutte le anime in te, così nessuna più si perderà. E tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Dalle 8 alle 9 Gesù è spogliato
nudo e sottoposto a crudeli battiture. E noi, siamo spogliati di tutto? Gesù è
legato alla colonna, e noi, ci facciamo legare dall’amore? Gesù è legato alla
colonna mentre noi, coi nostri peccati ed attaccamenti, alle volte anche a cose
indifferenti o buone in sé stesse, aggiungiamo le nostre funi, non contenti
delle funi con cui lo hanno legato i giudei. Intanto Gesù, col suo sguardo pietoso,
ci chiama per farsi slegare. Non vediamo in quello sguardo che c’è anche un
rimprovero per noi, avendo contribuito anche noi a legarlo? Per sollevare
l’afflitto Gesù, dobbiamo togliere prima le nostre catene, per poter giungere
poi a togliere le catene delle altre creature. Queste nostre piccole catene
molte volte non sono altro che piccoli attaccamenti alla nostra volontà, al
nostro amor proprio un po’ risentito, alle nostre piccole vanità che, formando
intreccio, legano dolorosamente l’amabile Gesù.
Talvolta poi, Gesù, preso d’amore
per la nostra povera anima, vuol toglierci lui queste catene per non farsi
ripetere da noi il doloroso legamento. Ah! Quando ci lamentiamo, perché non
vogliamo stare legati soli con Gesù, lo costringiamo, quasi contristato, a
ritirarsi da noi.
Il
nostro straziato Gesù, mentre soffre, ripara tutti i peccati contro la
modestia. E noi, siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli
affetti, in modo da non aggiungere altri colpi su quel corpo innocente? Siamo
sempre legati a Gesù, in modo da trovarci pronti a difenderlo quando le
creature lo colpiscono con le loro offese?
*
Mio
incatenato Gesù, le tue catene siano le mie in modo che io senta sempre te in
me, e tu sempre me in te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù è coronato di spine.
Gesù è presentato come Ecce Homo.[7]
Gesù è condannato a morte
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio Gesù, Amore infinito, più ti
guardo e più comprendo quanto soffri. Già sei tutto lacerato, non c’è parte
sana in te. I carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con
tanto amore e, nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce
incanto, quasi come tante voci prega e supplica più pene e nuove pene, non solo
perché inumani, ma pur forzati dal tuo amore, ti mettono in piedi. Tu, non
reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio sangue, e questi, irritati, con calci
e con spinte ti fanno giungere al posto dove ti coroneranno di spine.
Amor mio, se tu non mi sorreggi
col tuo sguardo di amore, io non posso continuare vedendoti soffrire. Già sento
il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento morire. Gesù, Gesù, aiutami!
Il mio amabile Gesù mi dice:
“Figlia mia, coraggio! Non
perdere nulla di quanto ho sofferto, sii attenta ai miei insegnamenti. Io devo
rifare l’uomo in tutto. La colpa gli ha tolto la corona e lo ha coronato di
obbrobri e di confusione, sicché innanzi alla mia maestà non può comparire. La
colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualunque diritto agli onori ed alla
gloria. Perciò voglio essere coronato di spine, per rimettere sulla fronte
dell’uomo la corona e restituirgli tutti i diritti a qualunque onore e gloria.
Le mie spine saranno, innanzi al mio Padre, riparazioni e voci di discolpa per
i tanti peccati di pensieri, specie di superbia; e ad ogni mente creata saranno
voci e luce, e di supplica perché non mi offendano. Perciò tu unisciti a me, e
prega e ripara insieme con me”.
Coronato Gesù, i tuoi nemici
incrudeliti ti fanno sedere, ti mettono uno straccio di porpora, prendono la
corona di spine, e con furia infernale la mettono sul capo adorabile. Poi a
colpi di bastone ti fanno penetrare le spine nella fronte, e parte ti giungono
negli occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dietro la nuca.
Amor mio, che strazio, che pene
inenarrabili! Quante morti crudeli subisci! Già il sangue ti scorre sul volto
in modo che non si vede che sangue, ma sotto quelle spine e quel sangue si vede
il tuo santissimo volto raggiante di dolcezza, di pace e di amore. Ed i
carnefici, volendo finire la tragedia, ti mettono una canna in mano per scettro
ed incominciano le loro burle. Ti salutano “Re dei giudei!”, ti battono la
corona, ti danno schiaffi e ti dicono: “Indovina, chi ti ha percosso!”.
E tu taci e rispondi col riparare
l’ambizione di chi aspira ai regni, alle dignità, agli onori, e di coloro che,
trovandosi in tali posti di autorità e non comportandosi bene, formano la
rovina dei popoli e delle anime a loro affidate; ed i loro cattivi esempi sono
causa di spinta al male e di perdita di anime.
Con questa canna che stringi in
mano, tu ripari tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte anche
con intenzioni cattive. Negli insulti e nelle bende, tu ripari per quelli che
mettono in ridicolo le cose più sante, screditandole e profanandole, e ripari
per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per non vedere la luce
della verità. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende
delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri.
Mio Re Gesù, i tuoi nemici
continuano i loro insulti; il sangue che scorre dal tuo santissimo capo è tanto
che, giungendoti fino alla bocca, t’impedisce di farmi sentire chiaramente la
tua dolcissima voce, e quindi non posso fare ciò che fai tu. Perciò vengo nelle
tue braccia, voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato, voglio mettere
la testa sotto queste spine per sentire le loro punture.
Ma mentre dico ciò, il mio Gesù
mi chiama col suo sguardo di amore ed io corro, abbraccio il suo cuore e cerco
di sostenere la sua testa. Oh, come è bello stare con Gesù anche in mezzo a
mille tormenti!
E lui mi dice:
“Figlia mia, queste spine dicono
che voglio essere costituito re di ogni cuore; a me spetta ogni dominio. Tu
prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire tutto ciò che a me non
appartiene e lascia una spina dentro il tuo cuore come suggello che Io sono il
tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i
cuori e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che
contengono, e costituiscimi Re di tutti”.
Amor mio, mi si stringe il cuore
nel lasciarti. Perciò ti prego di assordare le mie orecchie con le tue spine,
perché senta solo la tua voce; copri i miei occhi con le tue spine, per poter
guardare te solo; riempi la mia bocca con le tue spine, perché la mia lingua resti
muta a tutto ciò che possa offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in
tutti. O mio Re Gesù, circondami di spine, e queste spine mi custodiscano, mi
difendano e mi tengano tutta intenta in te.
Ed ora voglio asciugarti il
sangue e baciarti, perché vedo che i tuoi nemici ti conducono da Pilato, il
quale ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua via dolorosa,
e benedicimi.
Mio coronato Gesù, il povero mio
cuore, ferito dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di
te, perciò ti cerco e ti trovo di nuovo innanzi a Pilato.
Ma quale spettacolo commovente! I
cieli inorridiscono e l’inferno trema di paura e di rabbia. Vita del mio cuore,
il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma la
forza rapitrice del tuo amore mi costringe a guardarti per farmi ben comprendere
le tue pene. Ed io, fra lacrime e sospiri, ti contemplo: mio Gesù, sei nudo, ed
invece di vesti ti vedo vestito di sangue, le carni squarciate, le ossa
denudate, il tuo volto santissimo irriconoscibile; le spine infisse nella tua
santissima testa ti giungono negli occhi, nel volto, ed io non vedo che sangue,
che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello dietro i tuoi piedi.
Mio Gesù, non ti riconosco più.
Come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni
e degli spasimi. Ah! Io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa, mi
sento morire; vorrei strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio
cuore e darti riposo. Vorrei sanare le tue piaghe col mio amore, e col tuo
sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte le anime e condurle a
te come conquista delle tue pene.
E tu, o paziente Gesù, a stento
par che mi guardi attraverso le spine, e mi dici:
“Figlia mia, vieni fra queste mie
braccia legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed
acerbi, perché quello che vedi al di fuori della mia umanità non è altro che lo
sbocco delle mie pene interne. Fa attenzione ai palpiti del mio cuore, e
sentirai che riparo le ingiustizie di chi comanda; le oppressioni dei poveri,
degli innocenti posposti ai rei; la superbia di quelli che, per sostenere le
dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e
di far male al prossimo, chiudendo gli occhi alla luce della verità.
Con queste spine voglio
frantumare lo spirito di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano
nella mia testa, voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse
tutte le cose secondo la luce della verità. Con lo starmi così umiliato innanzi
a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che la sola virtù è
quella che costituisce l’uomo re di sé stesso, e insegno a chi comanda che la
sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di governare e di
reggere gli altri, mentre tutte le altre dignità, senza la virtù, sono cose
pericolose e da deplorarsi. Figlia mia, fa eco alle mie riparazioni, e segui a
far attenzione alle mie pene”.
Amor mio, vedo che Pilato, nel
vederti sì malamente ridotto, si sente rabbrividire, e tutto impressionato
esclama:
“Possibile tanta crudeltà in
petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo alle
battiture!”.
E volendo liberarti dalle mani
dei tuoi nemici, per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso,
distogliendo il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo
dolorosa, torna ad interrogarti:
“Ma dimmi, che hai fatto? La tua
gente mi ti ha dato nelle mani. Dimmi, sei tu re? Qual è il tuo regno?”.
Alle domande tempestose di
Pilato, tu, o mio Gesù, non rispondi e, racchiuso in te stesso, pensi a salvare
la povera anima mia a costo di tante pene.
E Pilato, non vedendosi
rispondere, soggiunge:
“Non sai tu che sta in mio potere
il liberarti o il condannarti?”.
Ma tu, o Amor mio, volendo fare
splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi:
“Non avresti nessun potere su di
me se non ti venisse dall’alto; però quelli che mi hanno dato nelle tue mani hanno
commesso un peccato più grave del tuo”.
Allora Pilato, mosso dalla
dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo
che i cuori dei giudei fossero più pietosi, si decide di mostrarti dalla
loggia, sperando che [essi] si muovessero a compassione nel vederti sì
straziato, e così poterti liberare.
Addolorato Gesù, il cuor mi vien
meno nel vederti seguir Pilato; a stento cammini e curvo sotto quella orribile
corona di spine. Il sangue segna i tuoi passi e, come esci fuori, senti la
folla tumultuante che ansiosa aspetta la tua condanna. Pilato, imponendo
silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti e farsi da tutti ascoltare, prende
con ribrezzo i due lembi della porpora che ti copre il petto e le spalle, la
solleva per farti da tutti vedere come sei ridotto, e ad alta voce dice:
“Ecce homo! Guardatelo, non ha più figura di uomo; osservate le sue
piaghe, non più si riconosce. Se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza,
anzi troppo; io son già pentito d’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo
perciò libero”.
Gesù, Amor mio, lascia che ti
sostenga, perché vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene,
vacilli. Ah! In questo momento solenne si decide la tua sorte. Alle parole di
Pilato si fa silenzio profondo in cielo, in terra e nell’inferno. E poi, come
in una sola voce sento il grido di tutti:
“Crocifiggilo, crocifiggilo, a
qualunque costo lo vogliamo morto!”.
Vita mia, Gesù, vedo che tremi.
Il grido di morte scende nel tuo cuore, ed in queste voci scorgi la voce del
tuo caro Padre che dice:
“Figlio mio, ti voglio morto, e
morto crocifisso!”.
Ah! Senti pure la tua Mamma che,
sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo caro Padre:
“Figlio, ti voglio morto!”.
Gli angeli, i santi, l’inferno,
tutti ad unanime voce gridano:
“Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Sicché non c’è anima che ti
voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io
mi sento costretta da una forza suprema a gridare:
“Crocifiggilo!”.
Mio Gesù, perdonami se io pure,
misera anima peccatrice, ti voglio morto! Però ti prego di far morire me insieme
con te.
E tu intanto, o mio straziato
Gesù, mosso dal mio dolore par che mi dica:
“Figlia mia, stringiti al mio
cuore, e prendi parte alle mie pene ed alle mie riparazioni. Il momento è
solenne: si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In
questo momento due correnti si riversano nel mio cuore. In una vi sono le anime
che, se mi vogliono morto, è perché vogliono trovare in me la vita; e così
coll’accettare Io per loro la morte, vengono sciolte dalla condanna eterna, e
le porte del cielo si schiudono per riceverle. Nell’altra corrente vi sono quelle
che mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il mio
cuore è lacerato, e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno!
Ah!, il mio cuore non regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni
palpito, ad ogni respiro, e vò ripetendo: Perché tanto sangue sarà sparso
invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti?
Ah, figlia! Sorreggimi che più
non ne posso, prendi parte alle mie pene: la tua vita sia una continua offerta
per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti”.
Cuor mio, Gesù, le tue pene sono
le mie, e faccio eco alle tue riparazioni.
Ma vedo che Pilato rimane
sbalordito, e si affretta a dire:
“Come, debbo crocifiggere il
vostro re? Io non trovo colpa in lui per condannarlo!”.
E i giudei gridano, assordando
l’aria:
“Non abbiamo altro re che Cesare,
e, se tu non lo condanni, non sei amico di Cesare! Tolle, tolle![8]
Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Pilato, non sapendo più che fare,
per timore di essere spodestato, si fa portare un catino d’acqua e, lavandosi
le mani, dice:
“Io sono innocente del sangue di
questo giusto”.
E ti condanna a morte.
Ma i Giudei gridano:
“Il suo sangue cada su di noi e
sui figli nostri!”.
E nel vederti condannato vanno in
festa, battono le mani, fischiano, urlano, mentre tu, o Gesù, ripari per quelli
che, trovandosi in alto, per vano timore e per non perdere i posti, rompono le
leggi più sacre, non curando la ruina di popoli interi, favorendo gli empi e
condannando gli innocenti. Ripari anche per quelli che, dopo la colpa, istigano
l’ira divina a punirli.
Ma mentre ciò ripari, il cuore ti
sanguina per il dolore nel vedere il popolo da te eletto fulminato dalla
maledizione del cielo, che loro stessi con piena volontà hanno voluto,
suggellandola col tuo sangue che hanno imprecato. Ah, il cuore ti vien meno!
Lasciami che lo sostenga fra le mie mani, facendo mie le tue riparazioni e le
tue pene. Ma il tuo amore ti spinge più in alto, ed impaziente, già cerchi la
croce.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù coronato di spine è trattato
da re da burla e, sottoposto ad insulti e pene inaudite, ripara in modo speciale
i peccati di superbia. E noi, evitiamo i sentimenti di orgoglio? Attribuiamo a
Dio il bene che facciamo? Ci stimiamo inferiori agli altri? La nostra mente è
sempre vuota d’altri pensieri per poter dar luogo alla grazia? Molte volte non
diamo luogo alla grazia col tenere la mente ripiena d’altri pensieri. Allora
non essendo la nostra mente tutta piena di Dio, siamo noi stessi causa che il
demonio ci molesti, e quasi quasi noi stessi fomentiamo le tentazioni. Sicché,
quando la nostra mente è piena di Dio, il demonio, avvicinandosi a noi, non
trovando il posto dove dirigere le sue tentazioni, confuso si allontana, perché
i pensieri santi hanno tanta forza contro il demonio, che, mentre questi si fa
per avvicinare, quelli come tante spade lo feriscono e lo allontanano.
A torto quindi ci lamentiamo
quando la nostra mente è molestata e tentata dal nemico; è la nostra poca vigilanza
che spinge il nemico ad assalirci, il quale sta quasi spiando nella nostra
mente per poter trovare i piccoli vuoti e darci l’assalto. Allora invece di
sollevare Gesù coi nostri santi pensieri, e togliergli le spine, ingrati gliele
calchiamo sulla testa, e gliene facciamo sentire più acerbamente le punture. La
grazia così resta frustrata e non può svolgere nella nostra mente il lavorio
delle sante ispirazioni.
Molte volte facciamo peggio
ancora: mentre sentiamo il peso delle tentazioni, invece di portarle a Gesù, facendone
un fascio per farle bruciare dal fuoco del suo amore, c’impensieriamo, ci
rattristiamo, facciamo calcoli sulle stesse tentazioni; sicché non solo la
nostra povera mente resta occupata dai cattivi pensieri, ma anche tutto il
nostro povero essere ne resta come inzuppato, per cui ci vorrebbe quasi un
miracolo di Gesù per svincolarci. E Gesù, attraverso quelle spine, ci guarda e,
chiamandoci, par che dica:
“Ah, figlio mio, sei tu stesso
che non vuoi stare stretto con me! Se tu fossi venuto subito a me, ti avrei
aiutato a liberarti dalle molestie che il nemico ha portato nella tua mente,
e non mi avresti fatto sospirare tanto il tuo ritorno. Ho cercato un aiuto da
te per liberarmi da spine così pungenti; invano aspettai perché tu te ne stavi
occupato nel lavorio che il tuo nemico ti aveva dato. Oh, quanto saresti meno
tentato se subito venissi nelle mie braccia! Allora il nemico, temendo non te
ma me, subito ti lascerebbe”.
*
Mio Gesù, le tue spine suggellino
i miei pensieri nella tua mente ed impediscano al nemico ogni sorta di tentazione.
Quando Gesù si fa sentire nella
nostra mente e nel nostro cuore, corrispondiamo alle sue ispirazioni o le
mettiamo in oblio? Gesù è trattato da re da burla, e noi rispettiamo tutte le
cose sante? Usiamo tutta quella riverenza che si conviene come se toccassimo
Gesù Cristo stesso?
*
Coronato mio Gesù, fa ch’io senta
le tue spine, affinché dalle loro punture possa comprendere quanto tu soffri, e
ti costituisca Re di tutta me stessa.
Gesù, esposto dalla loggia, è
condannato a morte da quel popolo da lui tanto amato e beneficato. L’amante
Gesù, per darci la vita, accetta per noi la morte. E noi, siamo pronti ad
accettare qualunque pena perché Gesù non sia offeso e non soffra? La nostra
pena dev’essere accettata per non far soffrire Gesù, e, perché Gesù nella sua
umanità soffrì infinitamente, noi, dovendo continuare la sua vita sulla terra,
dobbiamo contraccambiare con le nostre pene le pene dell’umanità di Gesù
Cristo.
Come compatiamo le pene che Gesù
soffre nel vedere le tante anime strappate dal suo cuore? Facciamo nostre le
sue pene per rinfrancarlo di tutto ciò che soffre? I giudei lo vogliono
crocifisso per far che egli muoia come un infame ed il suo nome venga
cancellato dalla faccia della terra. E noi, cerchiamo che Gesù viva sulla terra?
Coi nostri atti, coi nostri esempi, coi nostri passi dobbiamo mettere
un’impronta divina nel mondo per far che Gesù venga da tutti conosciuto e, col
nostro operare, la sua vita abbia un’eco divina da sentirsi da un estremo
all’altro del mondo. Siamo pronti a dar la nostra vita per far che l’amato Gesù
sia rinfrancato di tutte le offese, oppure imitiamo i giudei, popolo tanto favorito
(quasi a somiglianza della povera anima nostra tanto amata da Gesù), e gridiamo
come loro “Crucifigatur![9]
”?
*
Mio condannato Gesù, la tua
condanna sia la mia che accetto per amor tuo, e per consolarti mi riverserò
continuamente in te, per portarti nei cuori di tutte le creature, farti conoscere
da tutti e dare la tua vita a tutti.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio Gesù, amore insaziabile, vedo
che non ti dai pace, sento le tue smanie d’amore, i tuoi dolori; il cuore ti
batte forte, ed in ogni palpito sento scoppi, torture, violenze d’amore. E tu,
non potendo contenere il fuoco che ti divora, ti affanni, gemi, sospiri, ed in
ogni gemito ti sento dire: Croce!
Ogni goccia del tuo sangue ripete: Croce!
Tutte le tue pene, nelle quali come in un mare interminabile tu nuoti dentro,
ripetono fra loro: Croce! E tu
esclami:
“O croce diletta e sospirata, tu
sola salverai i miei figli, ed Io in te concentro tutto il mio amore”.
Intanto i tuoi nemici ti fanno
rientrare nel pretorio, ti tolgono la porpora, volendoti rivestire delle tue
vesti. Ma, ahi, quanto dolore! Mi sarebbe più dolce il morire che vederti tanto
soffrire! La veste si attacca alla corona e non possono tirarla su; quindi, con
crudeltà non mai vista, ti strappano tutto insieme e vesti e corona. Allo
strappo crudele molte spine si spezzano e restano infisse nella tua santissima
testa; il sangue a ruscelli ti piove, ed è tanto il tuo dolore che tu gemi. Ma
i nemici, non curando le tue torture, ti mettono la veste di nuovo, ritornano a
metterti la corona, e, premendola fortemente sul tuo capo, le spine giungono
negli occhi, nelle orecchie; sicché non c’è parte della tua santissima testa
che non senta le trafitture di esse. È tanto il tuo dolore, che vacilli sotto
quelle mani crudeli, tremi da capo a piè, tra spasimi atroci stai per morire; e
con i tuoi occhi languidi e ripieni di sangue a stento mi guardi, per chiedermi
aiuto in tanto dolore.
Mio Gesù, re di dolori, lascia
che ti sostenga e ti stringa al mio cuore. Vorrei prendere il fuoco che ti
divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in salvo, ma tu non vuoi perché
le ansie della croce si fanno più ardenti e vuoi su di essa subito immolarti,
anche per i tuoi stessi nemici. Ma mentre ti stringo al mio cuore, tu, stringendomi
al tuo, mi dici:
“Figlia mia, fammi sfogare il mio
amore, ed insieme con me ripara per quelli che fanno il bene e mi disonorano.
Questi giudei mi vestono delle mie vesti per screditarmi maggiormente innanzi
al popolo, per convincerlo che Io sia un malfattore. Apparentemente l’azione di
vestirmi era buona, ma in sé stessa era cattiva. Ah! Quanti fanno opere buone,
amministrano sacramenti, li frequentano, con fini umani ed anche cattivi. Ma il
bene, fatto malamente, porta alla durezza. Ed Io voglio essere coronato una
seconda volta, con dolori più acerbi della prima, per frangere questa durezza e
così, con le mie spine, attirarli a me. Ah, figlia mia! Questa seconda coronazione
mi è ben più dolorosa. Mi sento la testa come nuotare dentro le spine e, ad
ogni movimento che faccio, o urto che mi danno, tante morti crudeli Io subisco.
Riparo così la malizia delle offese; riparo per quelli che in qualunque stato
di animo si trovano, invece di pensare alla propria santificazione, si
dissipano e rigettano la mia grazia, ritornando a darmi spine più pungenti, mentre
Io sono costretto a gemere, a piangere con lacrime di sangue e a sospirare la
loro salvezza.
Ah, Io faccio di tutto per
amarle, e le creature fanno di tutto per offendermi! Almeno tu non lasciarmi
solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni”.
Straziato mio Bene, con te
riparo, con te soffro. Ma vedo che i tuoi nemici ti precipitano dalle scale, il
popolo con furore ed ansie ti aspetta; già ti fanno trovare pronta la croce che
con tanti sospiri tu cerchi, e tu con amore la guardi e con passo franco ti
avvicini ad abbracciarla. Ma prima la baci, e correndoti un brivido di gioia
per la tua santissima umanità, con sommo tuo contento ritorni a guardarla e ne
misuri la lunghezza e la larghezza. In essa già stabilisci la porzione per
tutte le creature; le doti sufficientemente per vincolarle alla Divinità con
nodo di sposalizio e renderle eredi del regno dei cieli. Poi non potendo contenere
l’amore con cui le ami, ritorni a baciare la croce e le dici:
“Croce adorata, finalmente ti
abbraccio! Eri tu il sospiro del mio cuore, il martirio del mio amore; ma tu, o
croce, tardasti finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano.
Croce santa, eri tu meta dei miei desideri, lo scopo della mia esistenza
quaggiù. In te concentro tutto l’essere mio, in te metto tutti i miei figli, e
tu sarai la loro vita e la loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li
sovverrai in tutto, e gloriosi me li condurrai nel cielo. Oh, croce, cattedra
di sapienza! Tu sola insegnerai la vera santità; tu sola formerai gli eroi, gli
atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio trono, e dovendo Io
partire dalla terra, tu rimarrai in vece mia; a te do in dote tutte le anime:
custodiscimele, salvamele, a te le affido”.
Così dicendo, ansioso, ti fai
mettere la croce sulle tue santissime spalle. Ah, mio Gesù! La croce per il tuo
amore è troppo leggera, ma al peso della croce si unisce quello delle nostre
colpe, enormi ed immense quanto la distesa dei cieli. E tu, affranto mio Bene,
ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe; la tua anima inorridisce
alla vista di esse e sente la pena di ogni colpa, la tua santità resta scossa
di fronte a tanta bruttezza e perciò, addossando la croce sulle tue spalle,
vacilli, affanni, e dalla tua santissima umanità trafila un sudore mortale.
Deh, Amor mio! Non mi regge
l’animo di lasciarti solo, voglio dividere insieme con te il peso della croce,
e per sollevarti il peso delle colpe mi stringo ai tuoi piedi. Voglio darti, a
nome di tutte le creature, amore per chi non ti ama, lodi per chi ti disprezza,
benedizioni, ringraziamenti, ubbidienza per tutti. Protesto che in qualunque
offesa che riceverai, io intendo offrirti tutta me stessa per ripararti, fare
l’atto opposto alle offese che le creature ti fanno e consolarti coi miei baci
e continui atti di amore.
Ma vedo che sono troppo misera,
ho bisogno di te per poterti riparare davvero. Perciò mi unisco alla tua santissima
umanità, ed insieme con te unisco i miei pensieri ai tuoi, per riparare i
pensieri cattivi miei e di tutti; i miei occhi ai tuoi, per riparare gli
sguardi cattivi; la mia bocca alla tua, per riparare le bestemmie e i discorsi
cattivi; il mio cuore al tuo, per riparare le tendenze, i desideri e gli
affetti cattivi. In una parola, voglio riparare tutto ciò che ripara la tua santissima
umanità, unendomi all’immensità del tuo amore per tutti, ed al bene immenso che
fai a tutti.
Ma non son contenta ancora;
voglio unirmi alla tua Divinità, e questo mio nulla lo sperdo in essa, e così
ti do il Tutto. Ti do il tuo amore per ristorare le tue amarezze; ti do il tuo
cuore per ristorarti delle nostre freddezze, incorrispondenze, ingratitudini e
poco amore delle creature. Ti do le tue armonie per rinfrancarti l’udito dagli
assordamenti che ricevi con le bestemmie. Ti do la tua bellezza per
rinfrancarti delle bruttezze delle anime nostre quando ci infanghiamo nella
colpa. Ti do la tua purità per rinfrancarti delle mancanze di rettitudine d’intenzione
e del fango e del marciume che vedi in tante anime. Ti do la tua immensità per
rinfrancarti delle volontarie strettezze in cui si mettono le anime. Ti do il
tuo ardore per bruciare tutti i peccati e tutti i cuori, affinché tutti ti amino
e nessuno più ti offenda. Insomma ti do tutto ciò che sei tu per darti soddisfazione
infinita, amore eterno, immenso ed infinito.
Mio pazientissimo Gesù, vedo che
fai i primi passi sotto il peso enorme della croce, ed io unisco i miei passi
ai tuoi; e quando tu, debole, svenato e vacillante starai per cadere, io sarò
al tuo fianco per sorreggerti, presterò le mie spalle sotto di essa per dividerne
insieme con te il peso. Tu non disdegnarmi, ma accettami per tua fedele
compagna.
O Gesù, tu mi guardi, e vedo che
ripari per quelli che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano,
s’irritano, si suicidano e fanno omicidi; e tu impetri a tutti amore e
rassegnazione alla propria croce.
Ma è tanto il tuo dolore, che ti
senti come stritolare sotto la croce. Sono appena i primi passi che muovi, e
già tu cadi sotto di essa, e mentre cadi, urti nelle pietre: le spine si
conficcano di più nel tuo capo, mentre tutte le piaghe s’inaspriscono e danno
nuovo sangue; e siccome non hai forza per alzarti, i tuoi nemici, irritati, con
calci e con spinte cercano di metterti in piedi.
Caduto Amor mio, lascia che ti
aiuti a metterti in piedi, ti baci, ti rasciughi il sangue, ed insieme con te
ripari per quelli che peccano per ignoranza, per fragilità e debolezza; e ti prego
di dare aiuto a queste anime.
Vita mia, Gesù, i tuoi nemici,
facendoti soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi, e mentre
barcollando tu cammini, sento il tuo respiro affannoso. Il tuo cuore batte più
forte, e nuove pene te lo trafiggono intensamente; già scuoti la testa per
sgombrare i tuoi occhi dal sangue che li riempie e ansioso guardi. Ah, mio
Gesù! Ho capito tutto: la tua Mamma che, come gemebonda colomba va in cerca di
te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo sguardo; e tu senti le
sue pene, il suo cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal
tuo amore. Già la scorgi che, spingendosi attraverso la folla, a qualunque costo
vuol vederti, abbracciarti e darti l’ultimo addio. Ma tu resti più trafitto nel
vedere la sua pallidezza mortale, tutte le tue pene per forza di amore
riprodotte in lei; se essa vive, è solo miracolo della tua onnipotenza. Già tu
muovi i passi incontro ai suoi, ma a stento vi potete scambiare gli sguardi.
Oh, schianto di cuori d’ambo le parti! I soldati avvertono e, con urti e
spinte, impediscono che Mamma e Figlio vi diate l’ultimo addio.
È tanta l’ambascia d’entrambi,
che la tua Mamma resta impietrita dal dolore e quasi sta per soccombere. Il
fedele Giovanni e le pie donne la sorreggono, mentre tu di nuovo cadi sotto la
croce. Allora la tua dolente Mamma, ciò che non fa col corpo, perché impedita,
lo fa con l’anima: entra in te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi in
tutte le tue pene, ti fa l’ufficio di mamma, ti bacia, ti ripara, ti lenisce ed
in tutte le tue piaghe versa il balsamo del suo doloroso amore.
Mio penante Gesù, anch’io mi
unisco con la trafitta Mamma. Faccio mie tutte le tue pene ed in ogni goccia
del tuo sangue, in ogni piaga voglio farti da mamma; ed insieme con lei e con
te, riparo per tutti gli incontri pericolosi, e per quelli che si espongono
alle occasioni di peccare, o, costretti dalla necessità ad esporsi, restano
allacciati nel peccato.
Tu intanto gemi, caduto sotto la
croce. I soldati temono che tu muoia sotto il peso di tanti martìri e per lo
spargimento di tanto sangue. Ciò non pertanto a via di frustate e calci,
stentatamente giungono a metterti di nuovo in piedi. Così ripari le ripetute
cadute nel peccato, i peccati gravi commessi da ogni classe di persone, e
preghi per i peccatori ostinati e piangi con lacrime di sangue per la loro conversione.
Affranto Amor mio, mentre ti
seguo nelle riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme della croce.
Già tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre più
dentro la tua santissima testa; la croce per il suo grave peso si addentra
nella spalla, tanto da formare una piaga così profonda da scoprire le ossa, e
ad ogni passo mi sembra che muori e quindi impossibilitato di andare più
avanti. Ma il tuo amore che tutto può, ti dà forza; e come ti senti penetrare
la croce nella spalla, ripari per i peccati nascosti che, non essendo riparati,
accrescono l’acerbità dei tuoi spasimi. Mio Gesù, lascia che metta la mia
spalla sotto la croce per sollevarti, e con te ripari tutti i peccati occulti.
Ma i tuoi nemici, per timore che
tu muoia sotto di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a portare la croce,
il quale, mal volentieri e brontolando, non per amore ti aiuta, ma per forza. E
nel tuo cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre, le mancanze di
rassegnazione, le ribellioni, le ire e i disprezzi nel soffrire. Ma molto più
resti trafitto nel vedere che le anime a te consacrate, che chiami a compagne
ed aiuto nel tuo dolore, ti sfuggono; e se tu le stringi a te col dolore, ah!,
esse si svincolano dalle tue braccia per andare in cerca di godimenti, e così lasciano
te solo a dolorare.
Mio Gesù, mentre riparo con te,
ti prego di stringermi fra le tue braccia, e tanto forte, che non ci sia pena
che tu soffra di cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e per
rifarti dell’abbandono di tutte le creature.
Affranto mio Gesù, a stento
cammini e tutto incurvato. Ma vedo che ti soffermi, e cerchi di guardare. Cuor
mio, che c’è, che vuoi? Ah! È la Veronica che nulla temendo, coraggiosamente
con un panno ti rasciuga il volto tutto coperto di sangue, e tu ve lo lasci
impresso in segno di gradimento. Mio generoso Gesù, anch’io voglio asciugarti,
e non con un panno, ma voglio esibire tutta me stessa per sollevarti. Voglio
entrare nel tuo interno e darti, o Gesù, palpiti per palpiti, respiri per
respiri, affetti per affetti, desideri per desideri. Intendo tuffarmi nella
tua santissima intelligenza e, facendo scorrere tutti questi palpiti, respiri,
affetti e desideri nell’immensità della tua Volontà, intendo moltiplicarli
all’infinito. Voglio, o mio Gesù, formare onde di palpiti per fare che nessun
palpito cattivo si ripercuota nel tuo cuore, e così lenire tutte le sue interne
amarezze. Intendo formare onde di affetti e di desideri, per allontanare tutti
gli affetti e i desideri cattivi che potrebbero menomamente contristare il tuo
cuore. Intendo ancora, o mio Gesù, formare onde di respiri e di pensieri, per
allontanare qualunque respiro e pensiero che potrebbe menomamente dispiacerti.
Starò bene in guardia, o Gesù, affinché nulla più [ti] affligga e aggiunga alle
tue pene interne altre amarezze. O mio Gesù, deh! Fa che tutto il mio interno
nuoti nell’immensità del tuo; così potrò ritrovare amore sufficiente e Volontà
sufficiente per far che non entri nel tuo interno amore cattivo, né volontà che
potrebbe dispiacerti. Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica,
ti frustano, ti spingono e ti mettono in via.
Altri pochi passi e ti fermi
ancora. Il tuo amore, sotto il peso di tante pene non si arresta e, vedendo le
pie donne che piangono per causa delle tue pene, tu dimentichi te stesso e le
consoli col dir loro:
“Figlie, non piangete sulle mie
pene, ma sopra i peccati vostri e sopra i figli vostri”.
Che insegnamento sublime! Come
dolce è la tua parola! O Gesù, con te riparo le mancanze di carità, e ti chiedo
grazia di farmi dimenticare me stessa, perché non ricordi altro che te solo.
Ma i tuoi nemici, sentendoti
parlare, vanno in furia: ti tirano per le funi, ti spingono con tanta rabbia
che ti fanno cadere e, mentre cadi, urti nelle pietre. Il peso della croce ti
crucia[10],
e tu ti senti morire. Lascia che ti sostenga e faccia riparo con le mie mani
al tuo santissimo volto. Vedo che tocchi la terra e boccheggi nel sangue. Ma i
tuoi nemici ti vogliono mettere in piedi: ti tirano con le funi, ti alzano per
i capelli, ti danno calci, ma tutto invano. Tu muori, mio Gesù! Che pena! Mi si
spezza il cuore per il dolore! E quasi trascinandoti, ti conducono al monte
Calvario. Mentre ti trascinano, sento che ripari tutte le offese delle anime a
te consacrate, che ti danno tanto peso che, per quanto tu ti sforzi per
alzarti, ti riesce inutile. E così trascinato e calpestato, giungi al Calvario,
lasciando da dove passi, rossa traccia del tuo sangue prezioso.
Ma qui nuovi dolori ti aspettano:
ti spogliano di nuovo e ti strappano vesti e corona di spine. Ah! Tu gemi nel
sentire strappare da dentro la tua testa le spine. E mentre ti strappano la
veste, ti strappano pure le carni lacere attaccate ad essa. Le piaghe si
squarciano, il sangue a rivi scorre fino a terra, ed è tanto il dolore, che,
quasi morto, tu cadi.
Ma nessuno si muove a compassione
di te, mio Bene. Anzi con bestiale furore di nuovo ti mettono la corona di
spine, te la battono ben bene, ed è tanto lo strazio per i laceramenti e per lo
strappo che fanno ai tuoi capelli ammassati nel sangue coagulato, che solo gli
angeli potrebbero dire ciò che tu soffri, mentre, inorriditi, ritorcono i loro
sguardi celesti e piangono.
Spogliato mio Gesù, permettimi
che ti stringa al mio cuore per riscaldarti, perché vedo che tremi, ed un
sudore gelido di morte invade la tua santissima umanità. Quanto vorrei darti la
mia vita, il mio sangue per sostituire il tuo, che hai perduto per darmi vita.
Gesù intanto, quasi guardandomi
con i suoi occhi languidi e moribondi, par che mi dica:
“Figlia mia, quanto mi costano le
anime! Qui è il luogo dove tutti aspetto per salvarli, dove voglio riparare i
peccati di quelli che giungono a degradarsi al di sotto delle bestie, e si
ostinano tanto nell’offendermi, che giungono a non saper vivere senza fare
peccati. La loro ragione resta cieca e peccano all’impazzata; ecco perché una
terza volta mi coronano di spine. E con lo spogliarmi, riparo per quelli che
indossano vesti di lusso e indecenti, per i peccati contro la modestia, e per
quelli che sono tanto legati alle ricchezze, agli onori, ai piaceri, che ne
formano un dio per i loro cuori.
Ah, sì!, ognuna di queste offese
è una morte che sento e, se non muoio, è perché il Volere dell’Eterno mio
Padre non ha decretato ancora il momento della mia morte”.
Denudato mio Bene, mentre con te
riparo, ti prego di spogliarmi di tutto con le tue santissime mani, e non permettere
che nessun affetto cattivo entri nel mio cuore; tu vigilamelo, circondamelo con
le tue pene, riempimelo del tuo amore. La mia vita non sia altro che la
ripetizione della tua, e rafferma con la tua benedizione il mio spogliamento.
Benedicimi di cuore e dammi la forza d’assistere alla tua dolorosa crocifissione,
per rimanere crocifissa insieme a te.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù porta la croce. L’amore di
Gesù alla croce, il suo ansioso ardore di morire sulla stessa per salvare le
anime, sono immensi. E noi, amiamo come Gesù il patire? Possiamo dire che i
nostri palpiti fanno eco ai suoi palpiti divini, e che anche noi chiediamo la
nostra croce?
Quando soffriamo, abbiamo noi
l’intenzione di farci compagni a Gesù, per alleggerirgli il peso della sua croce?
Come lo accompagniamo? E negli insulti che riceve, siamo sempre pronti a dargli
il nostro piccolo patire per sollievo delle sue pene?
Nell’operare, nel pregare, e
quando sotto il peso di pene interne sentiamo lo stento nel nostro patire,
facciamo volare la nostra pena a Gesù, che come velo, asciugandogli i sudori,
lo rinfranchi, facendo nostro il suo stento?
*
O mio Gesù, chiamami sempre a te
vicino, e fa che tu sia sempre presso di me, perché ti conforti sempre con le
mie pene.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Il riposo di Gesù sulla croce
Dal Volume 6 del 20 maggio 1905 (108)
[Luisa dice:]
Questa mattina stavo pensando quando il benedetto Gesù restò tutto
slogato sulla croce, e dicevo tra me: “Ah, Signore, quanto fosti compenetrato
da questa sì atroce sofferenza, e come l’anima vostra dovette restarne
afflitta!”. In questo mentre, quasi ombra, Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, io non mi occupavo delle mie sofferenze, ma mi occupavo
dello scopo delle mie pene; e siccome nelle mie pene vedevo compiuta la Volontà
del Padre, soffrivo e nel mio stesso soffrire trovavo il più dolce riposo, perché
il fare la Volontà Divina ha questo bene, che mentre si soffre, vi si trova il
più bel riposo. Se si gode, e questo godere non è voluto da Dio, nello stesso
godere vi si trova il più atroce tormento. Anzi quanto più mi avvicinavo al
termine delle mie pene, sognavo di compire in tutto la Volontà del Padre, così
mi sentivo più alleggerito, ed il mio riposo si faceva più bello.
Oh, quanto è diverso il
modo che tengono le anime! Se soffrono od operano non hanno né la mira del
frutto che possono ricavare, né l’adempimento della Volontà Divina; si
concentrano tutte nella cosa che fanno e, non vedendo i beni che possono
guadagnare né il dolce riposo che porta la Volontà di Dio, vivono infastidite e
tormentate, e fuggono quanto più possono il patire e l’operare, credendo di
trovare riposo, e vi restano più tormentate di prima”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Gesù, Amor mio, già sei stato
spogliato delle tue vesti, ed hai il tuo santissimo corpo tanto lacero che mi
sembri un agnello scorticato. Ti vedo tremare tutto, mentre i nemici ti
preparano la croce e, non reggendoti in piedi, cadi a terra su questo monte.
Mio Bene e mio Tutto, il cuore mi si stringe per il dolore nel guardarti,
vedendo che il sangue diluvia da tutte le parti del tuo santissimo corpo, tutto
piagato da capo a piè.
I tuoi nemici, stanchi ma non
sazi, nello spogliarti hanno strappato con indicibile dolore dal tuo capo la
corona di spine, e poi di nuovo te l’hanno conficcata con spasimi inauditi,
forando la tua sacratissima testa con nuove ferite. Ah! Tu ripari la perfidia
dell’uomo e l’ostinazione del peccato, specialmente di superbia.
Gesù, vedo che se l’amore non ti
spingesse più in alto, saresti morto per l’acerbità del dolore che hai sofferto
in questa terza coronazione di spine. Ma vedo che non puoi più reggere al
dolore e, con gli occhi velati di sangue, guardi se uno almeno si avvicini a te
per sorreggerti in tanto dolore e confusione.
Dolce mio Bene, cara mia Vita,
qui non sei solo come nella notte della passione: c’è la dolente Mamma che,
lacerata nel cuore, tante morti subisce per quante pene tu soffri; c’è l’amante
Maddalena, che pare impazzita per le tue pene; c’è il fido Giovanni, ammutolito
per la forza del dolore della tua passione. Questo è il monte di chi ama. Non
puoi essere solo. Dimmi, Amor mio, chi vorresti per sorreggerti in tanto dolore?
Deh! Permettimi che venga io a sorreggerti, sono io che ho più bisogno di
tutti.
La cara Mamma e gli altri mi
cedono il posto. Ed ecco, o Gesù, mi avvicino a te, ti abbraccio e ti prego di
poggiare la tua testa sulla mia spalla e di farmi sentire le tue spine nella
mia. Voglio mettere la mia testa vicina alla tua, non solo per sentire le tue
spine, ma anche per lavare col tuo preziosissimo sangue, che dal capo ti
scorre, tutti i miei pensieri, perché possano stare in atto di ripararti ogni
offesa che le creature commettono col pensiero. Deh! Amor mio, stringiti a me.
Voglio baciare una ad una le gocce di sangue che scorrono sul tuo santissimo
volto, e ti prego, mentre le adoro, che ogni goccia sia luce ad ogni mente di
creatura, affinché nessuna ti offenda con pensieri cattivi.
Ma mentre ti tengo stretto e
poggiato a me, ti guardo, o Gesù, e vedo che tu guardi la croce che i nemici ti
preparano; senti i colpi che danno, per fare i fori dove t’inchioderanno. O
mio Gesù, sento che il tuo cuore batte forte forte e dà in sussulto, agognando
questo letto, da te il più desiderato, sebbene con dolore indescrivibile, in
cui suggelli la salvezza delle anime nostre in te. Già ti sento dire:
“Amor mio, cara croce, letto mio
prezioso, tu sei stata il mio martirio in vita, ed ora sei il mio riposo. Deh,
o croce! Ricevimi presto nelle tue braccia, Io sono impaziente di aspettare.
Croce santa, in te darò compimento a tutto. Presto, croce! Adempi i desideri
ardenti che mi consumano di dare vita alle anime, e queste vite saranno
suggellate da te, o croce. Oh, non più indugiare! Con ansia aspetto di
stendermi su di te per aprire il cielo a tutti i miei figli e chiudere
l’inferno.
O croce, è vero che tu sei la mia
battaglia, ma sei pure la mia vittoria ed il mio trionfo completo, ed in te darò
grandi eredità, vittorie, trionfi e corone ai figli miei”.
Ma, chi può dire tutto ciò che il
mio dolce Gesù dice alla croce?
Ma, mentre Gesù si sfoga con la
croce, i nemici gli comandano di stendersi su di essa, e lui subito ubbidisce
al loro volere per riparare le nostre disubbidienze. Amor mio, prima che ti distenda
sulla croce, permettimi che ti stringa più forte al mio cuore e di baciarti; e
tu, dammi un bacio. Senti, o Gesù, non voglio lasciarti: voglio venire a
distendermi insieme con te sulla croce e restare insieme con te inchiodato. Il
vero amore non soffre nessuna separazione. Perdonami l’arditezza del mio amore
e concedimi di rimanere con te crocifissa.
Vedi, tenero Amor mio, non solo
io ti chiedo questo, ma pure la dolente Mamma, l’inseparabile Maddalena, il prediletto
Giovanni; tutti ti dicono che sarebbe più sopportabile rimanere crocifissi con
te, che assistere e vedere te solo crocifisso. Perciò insieme con te mi offro
all’Eterno Padre, immedesimata con la tua Volontà, col tuo amore, con le tue
riparazioni, col tuo stesso cuore e con tutte le tue pene.
Ah! Pare come se il mio
addolorato Gesù mi dicesse:
“Figlia mia, hai prevenuto il mio
amore, questa è la mia Volontà: che tutti quelli che mi amano restino con me crocifissi.
Ah, sì! Vieni pure a distenderti con me sulla croce: ti farò vita della mia vita
e ti terrò come la prediletta del mio cuore”.
Ed ecco, dolce mio Bene, che ti
distendi sulla croce e guardi i carnefici con tanto amore e con tanta dolcezza,
che già tengono nelle mani chiodi e martelli per inchiodarti, da far loro dolce
invito a che presto ti crocifiggano. E quelli, sebbene ne sentano ribrezzo, con
ferocia inumana prendono la tua mano destra, fermano il chiodo e a colpi di
martello lo fanno uscire dalla parte opposta della croce. È tale e tanto il
dolore che soffri, o mio Gesù, che tremi; la luce dei tuoi begli occhi si
eclissa, ed il tuo volto santissimo impallidisce e diventa livido.
Destra benedetta del mio Gesù, ti
bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. [Per] quanti
colpi ricevesti, tante anime ti chiedo di liberare in questo momento dalla
condanna all’inferno; per quante gocce di sangue hai versato, tante anime ti
prego di lavare in questo tuo sangue preziosissimo. E per il dolore acerbo che
soffristi specialmente quando inchiodarono la mano alla croce e nello
stiramento dei nervi delle braccia, ti prego di aprire a tutti il cielo e di
benedire tutti. Possa la tua benedizione chiamare i peccatori alla conversione,
e gli eretici e gli infedeli alla luce della fede.
O Gesù, dolce Vita mia, appena
finiscono d’inchiodare la destra, i nemici prendono con crudeltà la sinistra
e, per farla giungere al foro segnato, te la tirano tanto che ti senti slogare
le giunture delle braccia e delle spalle, e per la forza del dolore, le gambe,
convulse, si contraggono. Poi con ferocia instancabile, come la destra, la inchiodano
sulla croce.
Sinistra mano del mio Gesù, ti
bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio. Per i colpi e i dolori che
soffristi quando te la inchiodarono, tante anime ti prego di concedermi in
questo momento, di far volare dal purgatorio in cielo. E per il sangue che
spargesti, ti prego di smorzare le fiamme che le bruciano, e di fare che a
tutte sia refrigerio e bagno salutare che le purifichi da ogni macchia e le
disponga alla visione beatifica.
Amor mio e mio Tutto, per l’acuto
dolore sofferto quando t’inchiodarono la mano sinistra, ti prego di chiudere
l’inferno a tutte le anime e di non lasciar cadere i fulmini della divina
giustizia, purtroppo irritata dalle nostre colpe. Fa, o Gesù, che questo chiodo
nella tua sinistra benedetta sia chiave che serri la divina giustizia, perché
non faccia piovere i flagelli sulla terra e che apra i tesori della divina
misericordia a pro di tutti.
Già pare che [tu] sia rimasto
immobile a tutto e che noi siamo liberi di poterti far tutto. Quindi, nelle tue
braccia metto il mondo e tutte le generazioni; e ti prego, Amore mio, con le
voci dello stesso tuo sangue, di non negare il perdono a nessuno, e per i
meriti di questo tuo preziosissimo sangue, ti chiedo la salvezza e la grazia
per tutti. Non escludere nessuno, o mio Gesù.
Amor mio, Gesù, i tuoi nemici non
sono contenti ancora. Con ferocia diabolica ti prendono i tuoi santissimi piedi
(sempre instancabili in cerca di anime), e, contratti come stavano per la forza
del dolore delle mani, li tirano tanto che restano slogate le ginocchia, le
costole e tutte le ossa del petto. Il cuore non mi regge, mio Bene. Per la
forza del dolore, vedo che i tuoi begli occhi, ecclissati e velati di sangue,
stralunano; le tue labbra livide e gonfie dai pugni si contorcono, le tue
guance si affossano, i denti sbattono, il petto si affanna ed il cuore resta
tutto sconquassato per la forza delle stirature delle mani e dei piedi. Amor
mio, quanto volentieri prenderei il tuo posto per risparmiarti tanto dolore! Voglio
distendermi su tutte le tue membra per lenirti, baciarti, confortarti e ripararti
per tutti.
Mio Gesù, vedo che mettono un
piede sull’altro e te li trapassano con un chiodo, per giunta spuntato. Deh, o
mio Gesù! Mentre il chiodo te li trapassa, permettimi che nel piede destro ti
metta tutti i sacerdoti, affinché siano luce alle genti, specialmente quelli
che non vivono una vita buona e santa; e che nel sinistro metta tutte le genti,
affinché ricevano luce dai sacerdoti, li rispettino e siano loro ubbidienti. E
come il chiodo trapassa i tuoi piedi, così trapassi i sacerdoti e le genti,
affinché gli uni e gli altri non possano spostarsi da te.
Piedi benedetti del mio Gesù, vi
bacio, vi compatisco, vi adoro e vi ringrazio. Per gli acerbissimi dolori che
soffristi, per le stirature con cui ti slogarono tutte le ossa e per il sangue
che spargesti, ti chiedo di rinchiudere tutte le anime nelle tue piaghe, non
disdegnare nessuno, o Gesù.
I tuoi chiodi inchiodino le nostre
potenze, affinché non si spostino da te; inchiodino il nostro cuore, affinché
si fissi sempre e solamente in te; e tutti i nostri sentimenti restino
inchiodati dai tuoi chiodi, affinché non prendano nessun gusto che non venga da
te.
O mio Gesù crocifisso, ti vedo
tutto insanguinato, nuotare in un bagno di sangue. Queste gocce di sangue altro
non dicono che anime. In ogni goccia vedo brulicare anime di tutti i secoli,
sicché tutti in te ci contenevi, o Gesù. Ebbene, per la potenza di questo
sangue, ti chiedo che nessuna più sfugga da te.
O mio Gesù, i carnefici finiscono
d’inchiodarti i piedi ed io mi avvicino al tuo cuore. Vedo che non ne puoi più,
ma l’amore grida più forte:
“Più pene ancora!”.
Mio Gesù, mi abbraccio al tuo
cuore, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. O
Gesù, voglio poggiare la testa sul tuo cuore, per sentire ciò che soffri in
questa dolorosa crocifissione. Ah! Sento che ogni colpo di martello rimbomba
nel tuo cuore. Il tuo cuore è il centro di tutto: da esso incominciano i dolori
ed in esso finiscono. E se non fosse che aspetti una lancia per essere
trafitto, le fiamme del tuo amore ed il sangue che rigurgita all’interno, si
sarebbero fatti via e ti avrebbero squarciato il cuore. Questo sangue e queste
fiamme chiamano le anime che ti amano a far felice soggiorno nel tuo cuore. Ed
io, per amore del tuo cuore e del tuo preziosissimo sangue, ti chiedo, o Gesù,
la santità delle anime che ti amano. O Gesù, non farle uscire giammai dal tuo
cuore, e con la tua grazia moltiplica le vocazioni delle anime vittime, che
continuino la tua vita sulla terra. Tu hai voluto dare un posto distinto nel
tuo cuore alle anime che ti amano, fa che questo posto non lo perdano mai. O
Gesù, le fiamme del tuo cuore mi brucino e mi consumino, il tuo sangue mi
abbellisca, il tuo amore mi tenga sempre inchiodata all’amore col dolore e con
la riparazione.
O mio Gesù, già i carnefici hanno
inchiodato le tue mani e i tuoi piedi alla croce, e voltando questa per
ribattere i chiodi, costringono il tuo volto adorabile a toccare la terra
insanguinata dallo stesso tuo sangue. E tu, con la tua bocca divina, la baci.
Con questo bacio, o dolce Amor mio, tu intendi baciare tutte le anime e
vincolarle al tuo amore, suggellandone la loro salvezza. O Gesù, lascia che
prenda io il tuo posto, e mentre i carnefici ribattono i chiodi, fa che questi
colpi feriscano me pure e m’inchiodino tutta al tuo amore.
Mio Gesù, metto la mia testa
nella tua. Mentre le spine si addentrano sempre più nella tua testa, voglio
offrirti, o dolce mio Bene, tutti i miei pensieri che come baci affettuosi ti
consolino e leniscano l’amarezza delle tue spine.
O Gesù, metto i miei occhi nei
tuoi, e vedo che i tuoi nemici non sono ancora sazi d’insultarti e deriderti,
ed io voglio confortare i tuoi sguardi divini coi miei sguardi di amore.
Metto la mia bocca nella tua, o
Gesù. La tua lingua è quasi attaccata al palato per l’amarezza del fiele e per
la sete ardente. Per ristoro alla tua sete, o mio Gesù, tu vorresti tutti i
cuori delle creature traboccanti d’amore, e non avendoli, bruci sempre più per
loro. Dolce Amor mio, intendo mandarti fiumi d’amore, per mitigarti in qualche
modo l’amarezza del fiele e la tua sete ardente.
O Gesù, metto le mie mani nelle
tue. Ad ogni movimento che fai, le piaghe delle tue mani più si squarciano, e
il dolore si fa più intenso e acerbo. Caro mio Bene, per ristorarti e
raddolcire questo dolore, ti offro le opere sante di tutte le creature.
O Gesù, metto i miei piedi nei
tuoi. Quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del
sacratissimo tuo corpo pare che si ripercuotono in essi, e nessuno è a te
vicino per sorreggerti e lenire un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia
dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni,
passate, presenti e future, ed indirizzarli tutti a te, per venirti a consolare
nelle tue dure pene.
Mio Gesù, metto il mio cuore nel
tuo povero cuore. Com’è straziato! Se muovi i piedi, i nervi della punta del cuore
li senti strapparsi; se muovi le mani, i nervi d’ambo le parti del cuore
restano tirati più che da chiodi; se muovi la testa, la bocca del cuore dà
sangue e soffre la completa crocifissione. O mio Gesù, come confortare tanto
dolore? Mi diffonderò in te, metterò il mio cuore nel tuo, i miei ardenti
desideri nei tuoi, perché sia distrutto qualunque desiderio cattivo. Diffonderò
il mio amore nel tuo, perché col tuo fuoco siano bruciati i cuori di tutte le
creature e distrutti gli amori profani. Il tuo cuore sacratissimo rimarrà
confortato ed io, fin d’ora, prometto, o Gesù, di tenermi sempre inchiodata a
questo cuore amorosissimo con i chiodi dei tuoi desideri, del tuo amore e della
tua Volontà.
O mio Gesù, crocifisso tu,
crocifissa io in te. Tu non permettere che mi schiodi menomamente da te, ma vi
resti sempre inchiodata per poterti amare e riparare per tutti, e lenire il
dolore che ti arrecano le creature con le loro colpe.
Mio buon Gesù, vedo che i tuoi
nemici innalzano il pesante legno della croce e lo lasciano cadere nella fossa
da essi preparata; e tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra cielo e terra. In
questo solenne momento ti volgi al Padre, e con voce debole e fioca, gli dici:
“Padre santo, eccomi qui, carico
di tutti i peccati del mondo. Non vi è colpa che non si riversi su di me,
perciò non più scaricare sugli uomini i flagelli della tua divina giustizia, ma
su di me, tuo Figlio. O Padre, permettimi di legare tutte le anime a questa croce,
e che per loro implori perdono con le voci del mio sangue e delle mie piaghe. O
Padre, non vedi come mi son ridotto? Per questa croce, in virtù di questi
dolori, concedi a tutti vera conversione, pace, perdono e santità”.
Gesù, mentre sei sulla croce
trafitto, la tua anima non è più in terra, ma nei cieli con il tuo divino
Padre, per difendere e perorare la causa delle anime nostre.
Crocifisso Amor mio, anch’io
voglio seguirti innanzi al trono dell’Eterno e disarmare insieme a te la divina
giustizia. La tua santissima umanità la faccio mia: unita con la tua Volontà,
ed insieme con te, voglio fare ciò che fai tu. Permetti, Vita mia, che scorrano
i miei pensieri nei tuoi; il mio amore, la mia volontà ed i miei desideri nei
tuoi, che scorra il mio palpito nel tuo cuore e tutto il mio essere in te,
affinché nulla mi possa sfuggire, e possa ripetere, atto per atto, parola per
parola, tutto ciò che fai tu.[13]
Vedo, crocifisso mio Bene, che
tu, vedendo grandemente sdegnato il divino tuo Padre contro le creature, ti
prostri innanzi a lui e nascondi tutte le creature dentro la tua santissima
umanità, mettendoci al sicuro, affinché il Padre, guardandoci in te, per amore
tuo, non scacci la creatura da sé. E se egli la guarda sdegnato, è perché tante
anime hanno contraffatto la bella immagine da lui creata, hanno pensieri
soltanto per offenderlo. E della loro intelligenza che doveva occuparsi di comprenderlo,
ne fanno ricettacolo dove annidano tutte le colpe. E tu, o mio Gesù, per
placarlo, chiami l’attenzione del divino Padre a guardare la tua santissima
testa, trafitta di spine tra spasimi atroci. Così tieni come inchiodate nella
tua mente tutte le intelligenze delle creature, per ognuna delle quali offri
una espiazione per soddisfare la divina giustizia. Oh, come queste spine
scusano tutti i pensieri cattivi delle creature, come voci pietose innanzi alla
Maestà Divina!
Mio Gesù, i miei pensieri sono
una sola cosa con i tuoi; perciò insieme con te prego, imploro, scuso e riparo
innanzi alla Maestà Divina tutto il male commesso dalle creature con la loro
intelligenza. Permettimi che prenda le tue spine e la tua stessa intelligenza e
che vada con te da tutte le creature, ad attaccare la tua intelligenza alla
loro. Voglio restituire loro l’intelligenza, come tu la creasti all’origine,
con la santità della tua. [Voglio] riordinare con la santità dei tuoi pensieri
tutti i pensieri delle creature in te, e trafiggere con le tue spine tutte le
menti delle creature, per restituirti il dominio ed il regime di tutti. O Gesù,
tu solo sii il dominatore di ogni pensiero, di ogni affetto e di tutti i popoli.
Reggi tu solo ogni cosa; solo così la faccia della terra, che fa orrore e
spavento, si cambierà.
Crocifisso Gesù, continui a
vedere che il divino Padre, sdegnato, guarda le povere creature e le trova tutte
insozzate di colpe e coperte delle più brutte luridezze, da far schifo a tutto
il Cielo. Oh, come resta colpita la purità dello sguardo divino, quasi non più
riconoscendo la povera creatura come opera delle sue mani santissime! Anzi, le
creature pare che siano tanti mostri che occupano la terra, che attirano lo sdegno
dello sguardo paterno.
Ma tu, o mio Gesù, per placarlo
cerchi di addolcirlo, scambiando i suoi occhi con i tuoi, e facendoglieli vedere
coperti di sangue e gonfi di lacrime. Dinnanzi alla Maestà Divina piangi, per
muoverla a compassione per la sventura di tante povere creature. E sento la tua
voce che dice:
“Padre mio, è vero che la
creatura ingrata si va sempre più lordando di colpe da non meritare più il tuo
guardo paterno. Ma guardami, o Padre, innanzi a te voglio tanto piangere, da
formare un bagno di lacrime e di sangue, per lavare queste luridezze di cui si
sono coperte le creature. Padre mio, vuoi tu forse rigettarmi? No, non puoi,
sono tuo Figlio; e mentre sono tuo Figlio, sono anche il capo di tutte le
creature ed esse sono mie membra. Salviamole, o Padre, salviamole”.
Mio Gesù, Amore sconfinato,
vorrei avere i tuoi occhi per piangere innanzi alla Maestà Suprema per la
perdita di tante povere creature e per questi tempi così tristi. Permettimi che
prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che sono una sola cosa con i
miei, e vada da tutte le creature. Per muovere a compassione le loro anime del
tuo amore, farò loro vedere che tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno
lordando, tu hai pronte le tue lacrime ed il tuo sangue per lavarle; e vedendoti
piangere, si arrenderanno. Sì, permettimi di lavare con queste lacrime tutte le
sozzure delle creature: scendano nei loro cuori, rammolliscano tante anime indurite
nella colpa e vincano l’ostinatezza di tutti i cuori.
Con i tuoi sguardi, permettimi
che penetri le creature in modo da fare innalzare tutti i loro sguardi al cielo
per amarti, invece che smarrirsi sulla terra per offenderti; così il divino
Padre non avrà più sdegno nel guardare la povera umanità.
Crocifisso Gesù, vedo che il
divino Padre non si placa ancora nel suo sdegno, perché mentre la sua paterna
bontà, presa da tanto amore per la povera creatura, ha riempito il cielo e la
terra di attestati di amore e di benefici per essa che, quasi ad ogni passo e
ad ogni atto, sente scorrere l’amore e le grazie di quel cuore paterno, la
creatura, sempre ingrata, disprezzando questo amore, non lo vuole riconoscere.
Anzi contrasta tanto amore, riempiendo il cielo e la terra di insulti, disprezzi
ed oltraggi, fino a metterlo sotto i suoi immondi piedi, volendo quasi
distruggerlo, idolatrando se stessa. Ah, tutte queste offese penetrano fin nei
cieli e giungono innanzi alla Maestà Divina! Oh, come si sdegna nel vedere che
la vile creatura giunge ad insultarla e ad offenderla in tutti i modi!
Ma tu, o mio Gesù, sempre intento
a difenderci, con la forza rapitrice del tuo amore, costringi il Padre a
guardare il tuo santissimo volto, coperto di tutti questi insulti e disprezzi,
e dici:
“Padre mio, non disdegnare le
povere creature: se disdegni loro disdegni me. Deh, placati! Tutte queste offese
le porto sul mio volto, che ti risponde per tutti. Padre mio, arresta il tuo
furore contro la povera umanità: sono ciechi e non sanno quello che fanno.
Perciò guardami bene come sono ridotto per causa loro. Se non ti muovi a
compassione per la misera umanità, ti intenerisca questo mio volto insozzato di
sputi, coperto di sangue, illividito e gonfio per i tanti schiaffi e colpi
ricevuti. Pietà, Padre mio! Ero Io il più bello di tutti, ed ora sono tutto
sfigurato, tanto che non mi riconosco più; son diventato l’abiezione di tutti.
Perciò, a qualunque costo voglio salva la povera creatura”.
Mio Gesù, possibile che ci ami
tanto? Il tuo amore stritola questo mio povero cuore. Volendo seguirti in
tutto, permettimi che prenda il tuo santissimo volto per averlo in mio potere,
per mostrarlo così sfigurato continuamente al Padre per muoverlo a compassione
della povera umanità, che è tanto oppressa sotto la sferza della divina
giustizia che giace quasi morente.
Permettimi che vada in mezzo alle
creature, e faccia loro vedere questo tuo volto così sfigurato per causa loro,
per muoverle a compassione delle loro anime e del tuo amore. E con la luce che
tramanda il tuo volto e con la forza rapitrice del tuo amore, faccia loro
comprendere chi sei tu e chi sono esse che ardiscono offenderti, e faccia
risorgere le loro anime da tante colpe in cui vivono morte alla grazia, perché
tutte si prostrino innanzi a te in atto di adorarti e glorificarti.
Mio Gesù, Crocifisso adorabile,
la creatura va sempre irritando la divina giustizia, e dalla sua lingua risuona
l’eco di bestemmie orrende, voci di imprecazioni e di maledizioni, discorsi
cattivi, intese di come meglio uccidere e fare carneficine. Ah! Tutte queste
voci assordano la terra e penetrano fin nei cieli, assordando l’udito divino,
il quale, stanco di questa eco velenosa che gli manda la creatura, vorrebbe
disfarsi di essa, cacciandola da sé lontana, perché tutte queste voci velenose
imprecano e chiedono vendetta e giustizia contro di essa stessa. Oh, come la
divina giustizia si sente spingere a scagliare flagelli! Oh, come accendono il
suo furore contro la creatura tante bestemmie orrende!
Ma tu, o mio Gesù, amandoci di
amore sommo, fai fronte a queste voci micidiali con la tua voce onnipotente e
creatrice, in cui raccogli tutte queste voci, e fai sentire all’udito del Padre
la tua voce dolcissima per rinfrancarlo delle molestie che le creature gli
danno, con altrettante voci di benedizioni e lodi, e gridi misericordia,
grazie, amore per la povera creatura.
E per placarlo di più, gli mostri
la tua santissima bocca, e dici:
“Padre mio, tornami a guardare;
non sentire le voci delle creature, ma senti la mia. Sono Io che soddisfo per
tutti. Perciò ti prego di guardare la creatura e di guardarla in me. Se la
guardi fuori di me, che sarà di essa? È debole, ignorante, capace solo di far
male, piena di tutte le miserie. Pietà, pietà della povera creatura. Rispondo
Io per essa con questa mia lingua amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete,
arsa e riarsa dall’amore”.
Mio amareggiato Gesù, la mia voce
nella tua vuole far fronte a tutte queste offese. Permettimi che prenda la tua
lingua, le tue labbra, e giri per tutte le creature, toccando le loro lingue
con la tua, affinché sentendo l’amarezza della tua nell’atto di offenderti, se
non per amore, almeno per l’amarezza che sentono, non bestemmino più; che
tocchi le loro labbra con le tue, affinché facendo sentire il fuoco della colpa
sulle labbra di tutti e facendo risuonare la tua voce onnipotente in ogni
petto, possa arrestare la corrente di tutte le voci cattive e cambiare tutte le
voci umane in voci di benedizioni e lodi.
Mio Crocifisso Gesù, la creatura,
a tanto tuo amore e dolore, non si arrende ancora, anzi disprezzandoti, va
aggiungendo colpe a colpe, commettendo sacrilegi enormi, omicidi, suicidi,
duelli, frodi, inganni, crudeltà e tradimenti. Ah, tutte queste opere cattive
appesantiscono le braccia paterne! E il Padre, non potendo sostenere il peso,
sta per abbassarle, per riversare sulla terra furore e distruzione. E tu, o mio
Gesù, per strappare la creatura dal furore divino, temendo di vederla
distrutta, stendi le tue braccia al Padre, affinché non le abbassi per
distruggere la creatura. E aiutando con le tue braccia a sostenere il peso, lo
disarmi e impedisci che la giustizia faccia il suo corso. E per muoverlo a
compassione della misera umanità ed intenerirlo, gli dici con la voce più insinuante:
“Padre mio, guarda queste mani
squarciate e questi chiodi che me le trafiggono, che mi inchiodano insieme a
tutte queste opere cattive. Ah, è in queste mani che sento tutti gli spasimi
che mi danno queste opere cattive! Non sei contento, o Padre mio, dei miei
dolori? Non sono forse capaci di soddisfarti? Sì, queste mie braccia slogate
saranno sempre catene che terranno strette le povere creature, affinché non mi
sfuggano, tranne quelle che volessero strapparsi a viva forza. E queste mie braccia
saranno catene amorose che ti legheranno, Padre mio, per impedirti di
distruggere la povera creatura. Anzi ti attirerò sempre vicino ad essa, perché
versi su di lei le tue grazie e misericordie”.
Mio Gesù, il tuo amore è un dolce
incanto per me, e mi spinge a fare ciò che fai tu. Perciò dammi le tue braccia,
ché insieme con te voglio impedire, a costo di qualunque pena, che la divina
giustizia faccia il suo corso contro la povera umanità. E per muovere il Padre
a pietà delle creature, permettimi che metta nelle tue braccia le tante membra
straziate, i gemiti di tanti poveri feriti, i tanti cuori addolorati ed
oppressi. Permettimi che vada da tutte le creature e le stringa tutte nelle tue
braccia, affinché tutte ritornino al tuo cuore. Permettimi che con la potenza
delle tue mani creatrici arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga
tutti dall’operare il male.
Mio amabile crocifisso Gesù, la
creatura non è ancora contenta di offenderti. Vuol bere fino in fondo tutta la
feccia della colpa, e corre quasi all’impazzata nella via del male. Si
precipita di colpa in colpa, disobbedisce alle tue leggi e, disconoscendoti,
si ribella a te e, quasi per farti dispetto, vuole andare all’inferno. Oh, come
si sdegna la Maestà Suprema! E tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, anche
dell’ostinatezza delle creature, per placare il divin Padre, gli fai vedere
tutta la tua santissima umanità lacerata, slogata, straziata in modo orribile.
Mostri i tuoi santissimi piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle
creature, che ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità
degli spasimi.
E sento la tua voce più che mai
commovente, come in atto di spirare, che vuol vincere per forza d’amore e di
dolore la creatura, e trionfare sul cuore paterno:
“Padre mio, guardami dalla testa
ai piedi: non c’è parte sana in me, non ho dove farmi aprire altre piaghe e
procurarmi altri dolori. Se non ti plachi a questo spettacolo di amore e di
dolore, chi mai potrà placarti?
O creature, se non vi arrenderete
a tanto amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo
sangue saranno sempre voci che chiameranno dal cielo alla terra grazie di
pentimento, perdono, compassione per la povera umanità”.
Mio Gesù, ti vedo in uno stato di
violenza per placare il Padre e per vincere la povera creatura. Permettimi che
prenda i tuoi santissimi piedi e giri per tutte le creature, per legare i loro
passi ai tuoi piedi, e così, se volessero camminare nella via del male, sentendo
le catene che hai messo tra te e loro, non possano [farlo]. Deh! Con questi
tuoi piedi fa che indietreggino dalla via del male, mettile sulla via del bene,
rendendole più docili alle tue leggi. E con i tuoi chiodi serra l’inferno affinché
più nessuno vi cada dentro.
Mio Gesù, Amante crocifisso, vedo
che non ne puoi più: la tensione terribile che subisci sulla croce; lo
scricchiolio continuo delle tue ossa, che sempre più si slogano ad ogni piccolo
movimento; le carni che più si squarciano; le ripetute offese che ti giungono,
ripetendo passioni e morti più dolorose; la sete ardente che ti consuma; le
pene interne che ti soffocano di amarezza, di dolore e di amore; e
l’ingratitudine umana che in tanti tuoi martìri ti affronta e ti penetra come
onda impetuosa, fin dentro il trafitto tuo cuore, ti schiacciano tanto che la
tua santissima umanità, non reggendo sotto il peso di tanti martìri, sta per
finire e, delirando di amore e di patire, chiede aiuto e pietà.
Crocifisso Gesù, possibile? Tu
che reggi tutto e dai vita a tutti, chiedi aiuto? Ah! Come vorrei penetrare in
ogni goccia del tuo sangue e versare il mio per raddolcirti ogni piaga, per
attutire il dolore di ogni spina, per rendere meno dolorose le loro punture e
per raddolcirti in ogni pena interna del tuo cuore, per sollevare le intensità
delle tue amarezze. Vorrei darti vita per vita, e se mi fosse possibile vorrei
schiodarti dalla croce per sostituirmi in vece tua. Ma vedo che sono nulla e
nulla posso, sono troppo insignificante. Perciò dammi te stesso. Prenderò vita
in te e in te darò te a te stesso. Così contenterai le mie brame.
Straziato Gesù, vedo che la tua
santissima umanità finisce non per te, ma per compiere in tutto la nostra redenzione.
Hai bisogno di aiuto divino e perciò ti getti nelle braccia paterne, chiedendo
aiuto e soccorso. Oh! Come il divin Padre s’intenerisce nel guardare l’orrendo
strazio della tua santissima umanità, il lavorio terribile che la colpa ha
fatto sulle tue santissime membra. E per contentare le tue brame d’amore, ti
stringe al suo cuore paterno e ti dà gli aiuti necessari per compiere la nostra
redenzione. E mentre ti stringe, senti nel tuo cuore più forte ripetere i colpi
dei chiodi, le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle
spine. Oh, come il Padre ne resta colpito! Come si sdegna nel vedere che tutte
queste pene te le recano fin nel tuo cuore anche anime a te consacrate! E nel
suo dolore ti dice:
“Possibile, Figlio mio, che
neppure la parte da te eletta è tutta con te? Anzi pare che queste anime
chiedano rifugio e nascondimento in questo tuo cuore per amareggiarti e darti
morte più dolorosa; e quel che è più, tutti questi dolori che ti danno sono
nascosti e coperti da ipocrisie. Ah, Figlio! Non posso più contenere lo sdegno
per l’ingratitudine di queste anime, le quali mi addolorano più che le altre
creature tutte insieme”.
Ma tu, o mio Gesù, trionfando di
tutto, difendi queste anime, e fai riparo con l’amore immenso del tuo cuore
alle onde delle amarezze e trafitture che queste anime ti danno. E per placare
il Padre, gli dici:
“Padre mio, guarda questo mio
cuore: tutti questi dolori ti soddisfino, e quanto più acerbi essi sono,
altrettanto più potenti siano sul tuo cuore di Padre, per impetrare grazie,
luce e perdono per queste anime. Padre mio, non li rigettare: saranno essi i
miei difensori che continueranno la mia vita sulla terra.
O Padre amorosissimo, considera
che, se la mia umanità è giunta ora al colmo dei suoi patimenti, questo mio
cuore pure scoppia per le amarezze, le intime pene e gli inauditi strazi che ho
sofferto per lo spazio di trentaquattro anni, a cominciare dal primo istante
della mia incarnazione. Tu conosci, o Padre, l’intensità di queste interne
amarezze, che sarebbero state capaci di farmi morire ad ogni momento di puro
spasimo, se la nostra onnipotenza non mi avesse sostenuto, per prolungare il
mio patire fino a questa estrema agonia. Ah! Se finora ti ho offerto tutte le pene
della mia santissima umanità per placare la tua giustizia che pende su tutti, e
per attirare su tutti la tua misericordia trionfatrice, ora ti presento questo
mio cuore sconquassato, premuto e infranto sotto il torchio di tutti i momenti
della mia vita mortale, in modo particolare per i traviamenti delle anime a noi
consacrate.
Osserva, o Padre mio: questo è il
cuore che ti ha amato di infinito amore, che sempre è stato arso di amore per
i miei fratelli, figli tuoi in me; questo è il cuore generoso con il quale ho
anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i peccati degli
uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, dei suoi continui accoramenti, delle
sue angosce, dei suoi tedi, delle sue tristezze innanzi alla morte!
O Padre mio, vi è stato forse un
solo palpito del mio cuore che non abbia cercato la tua gloria, a costo di pene
e di sangue, e la salvezza dei miei fratelli? Non sono usciti da questo mio cuore
sempre oppresso, le ardenti suppliche, i gemiti, i sospiri, i clamori con cui
per trentaquattro anni ho pianto e gridato misericordia al tuo cospetto?
Tu mi hai esaudito, o Padre mio,
per una infinità di volte e di anime, e te ne rendo grazie infinite. Ma, guarda,
o Padre mio, come non può calmarsi il mio cuore nelle sue pene se dovesse
sfuggire al suo amore anche un’anima sola, perché noi amiamo tanto un’anima
sola quanto tutte le anime insieme. E si dirà che dovrò dare l’ultimo sospiro
su questo doloroso patibolo, vedendo miseramente perire anche anime a noi consacrate?
Io muoio in un mare di affanni e di pene per l’iniquità e la perdita eterna del
perfido Giuda, tanto duro ed ingrato, che respinse tutti i miei tratti amorosi
e delicati, e che tanto beneficai, fino a farlo sacerdote, vescovo, come gli
altri miei apostoli. Ah, Padre mio, basta questo abisso di pene! Quante anime
vedo, scelte da noi per il duplice sacro seguito, che vogliono imitare Giuda,
chi più, chi meno!
Aiutami, Padre mio, aiutami! Non
posso sopportare tutte queste pene. Vedi se c’è una fibra nel mio cuore che non
sia tormentata più di tutti gli strazi del mio corpo divino. Vedi se tutto il
sangue che sto versando non sgorghi, più che dalle mie piaghe, dal mio cuore,
che si disfa di amore e di dolore. Pietà, Padre mio, pietà! Non per me, che
voglio patire sino all’infinito per le povere anime, ma pietà di tutte le
anime, specialmente per quelle, di uomini e donne, chiamate al mio santo
servizio e al mio sposalizio di amore. Ascolta, o Padre, il mio cuore che,
vicino a venire meno alla vita, accelera i suoi palpiti infocati e grida: Per tante mie pene, grazie efficaci di
pentimento e di vera conversione ti chiedo per tutte queste infelici anime!
Nessuna di esse ci sfugga!
Ho sete, Padre mio, ho sete di
tutte le anime, specialmente di queste. Ho sete di patire di più per ciascuna
di queste anime. Ho sempre fatto la tua Volontà, Padre mio. Ora questa mia
Volontà, che è pure la tua, deh! Fa che sia compiuta perfettamente per amore di
me, tuo Figlio dilettissimo, nel quale hai trovato tutte le tue compiacenze”.
O mio Gesù, non resisto più. Mi
unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo amore penante. Dammi il
tuo cuore, affinché io senta la tua stessa sete per le anime consacrate a te e,
con i miei palpiti, ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti. Permettimi
di andare da tutte e di deporre il tuo cuore in loro. Al suo contatto si riscaldino
le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate, ed in
loro ritornino le tante grazie respinte.
Il tuo cuore è soffocato dal
dolore e dall’amarezza, nel vedere resi vani tanti disegni che avevi su di
loro, per la loro incorrispondenza, e nel vedere che tante altre anime, che
dovevano avere vita e salvezza per mezzo di quelle, ne risentono le tristi
consequenze. Io mostrerò loro il tuo cuore tanto amareggiato per causa loro,
lancerò in esse dardi di fuoco dal tuo cuore, presenterò tutte le tue suppliche
e tutti i tuoi patimenti per loro: non è possibile che non si arrendano a te.
Così ritorneranno pentite ai tuoi piedi, ed i tuoi amorosi disegni su di loro
saranno ripristinati; staranno in te ed intorno a te, non più per offenderti,
ma per ripararti, consolarti e difenderti.
Vita mia, Crocifisso Gesù, vedo
che ancora agonizzi sulla croce, non essendo ancora pago il tuo amore per dare
compimento a tutto. Anch’io, sì, agonizzo insieme con te, e chiamo tutti:
angeli, santi, venite sul monte Calvario a mirare gli eccessi e le follie di
amore di un Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti, adoriamole, sosteniamo
quelle membra lacerate, ringraziamo Gesù dell’operata redenzione. Diamo uno
sguardo alla trafitta Madre, che tante pene e morti sente nell’Immacolato suo
Cuore per quante pene vede nel suo Figlio Dio. Le sue stesse vesti sono intrise
di sangue, il monte Calvario n’è cosparso tutto.
Perciò tutti insieme prendiamo
questo sangue, preghiamo la dolente Madre che si unisca a noi, dividiamoci in
tutto il mondo e andiamo in aiuto di tutti. Aiutiamo i pericolanti affinché non
periscano, i caduti affinché si rialzino, quelli che stanno per cadere affinché
non cadano. Diamo questo sangue a tanti poveri ciechi, affinché splenda in essi
la luce della verità. E in modo speciale portiamoci in mezzo ai poveri combattenti:
facciamo loro da vigili sentinelle, e se stanno per cadere colpiti dal piombo
nemico, riceviamoli nelle nostre braccia per confortarli; e, se vengono abbandonati
da tutti, se sono disperati della loro triste sorte, diamo loro questo sangue,
perché si rassegnino e venga lenita l’atrocità dei dolori. E se vediamo che vi
sono anime che stanno per cadere nell’inferno, diamo loro questo sangue divino,
che contiene il prezzo della redenzione, e strappiamole a satana.
E mentre mi terrò Gesù stretto al
mio cuore per difenderlo e ripararlo da tutto, stringerò tutti a questo cuore,
affinché tutti ottengano grazia efficace di conversione, forza e salvezza.
O Gesù, vedo che il sangue a rivi
scorre dalle tue mani e dai tuoi piedi. Gli angeli, piangenti, facendoti
corona, ammirano i portenti dell’immenso tuo amore. Vedo la tua dolce Mamma ai
piè della croce, trafitta dal dolore, la tua cara Maddalena, il prediletto
Giovanni, tutti presi da estasi di stupore, di amore e di dolore.
O Gesù, mi unisco con te e mi
stringo alla tua croce; prendo tutte le gocce del tuo sangue e le verso nel mio
cuore. Quando vedrò la tua giustizia irritata contro i peccatori, io, per
placarti, ti mostrerò questo sangue; quando vorrò la conversione di anime
ostinate nella colpa, ti mostrerò questo sangue e per virtù di esso non rigetterai
la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani.
Ed ora, crocifisso mio Bene, a
nome di tutte le generazioni, passate, presenti e future, insieme con la tua
Mamma e con tutti gli angeli mi prostro innanzi a te e ti dico: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo,
perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù crocifisso ubbidisce ai
carnefici, accetta con amore tutti gl’insulti e pene che gli danno. Per il
grande amore che Gesù sentiva per la povera anima nostra, trovò nella croce il
suo letto di riposo. E noi, in tutte le pene, ci riposiamo in lui? Con la
nostra pazienza e col nostro amore possiamo dire che prepariamo un letto nel
nostro cuore a Gesù?
Mentre Gesù è crocifisso, non c’è
parte interna ed esterna che non senta uno speciale patire. E noi, ci teniamo
tutti crocifissi a lui, almeno coi nostri sensi principali? Quando in una vana
conversazione od altro simile divertimento troviamo il nostro gusto, allora è
Gesù che resta inchiodato alla croce. Ma se questo medesimo gusto lo sacrifichiamo
per amor suo, allora schiodiamo Gesù e c’inchiodiamo noi.
Teniamo sempre inchiodati coi
chiodi della sua santissima Volontà, la nostra mente, il nostro cuore, tutto
l’essere nostro? Gesù, mentre è crocifisso, guarda con amore i carnefici. E noi
per amor suo guardiamo con amore chi ci offende?
*
Mio crocifisso Gesù, i tuoi
chiodi siano fitti nel mio cuore, affinché non ci sia palpito, affetto,
desiderio che non senta le punture di essi, ed il sangue che verserà questo mio
cuore sia il balsamo che lenisca tutte le tue piaghe.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
La croce di Gesù furono le anime
Dal Volume 15 del 16 febbraio 1923
(12)
[Luisa dice:]
Stavo facendo la mia solita adorazione al Crocifisso ed abbandonandomi
tutta nel suo amabile Volere, ma mentre ciò facevo ho sentito che il mio amabile
Gesù si muoveva nel mio interno e mi diceva:
“...Figlia mia, quante cose farà conoscere la mia Volontà di ciò che
operò la mia umanità in questa Volontà Divina! La mia umanità, per operare la
redenzione perfetta e completa, doveva farla nell’ambito dell’eternità: ecco la
necessità d’una Volontà eterna. Se la mia volontà umana non avesse con sé una Volontà
eterna, tutti i miei atti sarebbero atti limitati e finiti; invece con questa
sono interminabili ed infiniti. Perciò le mie pene, la mia croce, dovevano
essere interminabili ed infinite, e la mia Volontà Divina faceva trovare alla
mia umanità tutte queste pene e croci, tanto che essa mi distendeva su tutta l’umana
famiglia, dal primo fino all’ultimo uomo, ed io assorbivo tutte le specie di
pene in me, ed ogni creatura formava la mia croce.
Sicché la mia croce fu tanto lunga quanto è e sarà la lunghezza di
tutti i secoli, e larga quanto sono le umane generazioni. Non fu la sola piccola
croce del Calvario dove mi crocifissero gli ebrei; questa non era altro che una
immagine della lunga croce in cui mi teneva crocifisso la Suprema Volontà.
Sicché ogni creatura formava la lunghezza e la larghezza della croce, e come la
formavano restavano innestate nella stessa croce; ed il Volere Divino,
distendendomi su di essa e crocifiggendomi, non solo Lui formava la mia croce,
ma tutti quelli che formavano detta croce. Ecco, perciò avevo bisogno
dell’ambito dell’eternità, dove dovevo tenere questa croce; lo spazio terrestre
non basterebbe per contenerla.
Oh, quanto mi ameranno le creature, quando conosceranno ciò che fece la
mia umanità nella Divina Volontà, e ciò che mi fece soffrire per amor loro! La
mia croce non fu di legno, no: furono le anime. Erano loro che me le sentivo
palpitanti nella croce su cui mi distendeva la Divina Volontà, e nessuna mi
facevo sfuggire; a tutti davo il posto, e per dare posto a tutti mi distendeva
in modo sì straziante e con pene sì atroci, che le pene della passione potrei
chiamarle piccoli sollievi.
Perciò affrettati,
affinché il mio Volere faccia conoscere tutto ciò che questo Volere eterno
operò nella mia umanità. Questa conoscenza riscuoterà tanto amore, che le
creature si piegheranno a farlo regnare in mezzo a loro”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Crocifisso mio Bene, ti vedo
sulla croce come sul tuo trono di trionfo, in atto di conquistare tutto e tutti
i cuori e di attirarli tanto a te, che tutti sentano il tuo sovrumano potere.
La natura, inorridita di tanto misfatto, si prostra innanzi a te ed in silenzio
aspetta un tuo detto, per renderti onore e far riconoscere il tuo dominio; il
sole piangente ritira la sua luce, non potendo sostenere la vista di te, troppo
dolorosa; l’inferno sente terrore e, silenzioso, aspetta. Sicché tutto è
silenzio. La tua trafitta Mamma, i tuoi fidi, sono tutti muti e pietrificati
alla vista, ahi! troppo dolorosa della tua squarciata e slogata umanità e,
silenziosi, aspettano una tua parola. La tua stessa umanità che giace in un
mare di dolori tra gli spasimi atroci dell’agonia, è silenziosa, tanto che si
teme che da un respiro all’altro tu muoia. Che più? Gli stessi perfidi giudei,
gli stessi spietati carnefici che sino a poco fa ti oltraggiavano, ti
schernivano, ti chiamavano impostore, malfattore, gli stessi ladroni che ti bestemmiavano,
tutti tacciono, ammutoliscono; il rimorso li invade e, se qualche insulto si
sforzano di lanciarti, questo muore sulle loro labbra.
Ma penetrando nel tuo interno,
vedo che l’amore rigurgita, ti soffoca e non puoi contenerlo e, costretto dal
tuo amore, che ti tormenta più delle stesse pene, con voce forte e commovente
tu parli. Da quel Dio che sei, levi i morenti tuoi occhi al cielo ed esclami:
“Padre, perdona loro, ché non
sanno quel che fanno!”.
E di nuovo ti chiudi nel
silenzio, immerso in pene inaudite.
Crocifisso Gesù, possibile tanto
amore? Ah! Dopo tante pene ed insulti, la prima parola è il perdono e ci scusi
innanzi al Padre di tanti peccati. Ah! Questa parola la fai scendere in ogni
cuore dopo la colpa, e sei tu il primo ad offrire il perdono. Ma quanti la
respingono, e non l’accettano! Il tuo amore allora va in follie, perché tu,
smaniando, vuoi dare a tutti il perdono ed il bacio di pace.
A questa tua parola l’inferno
trema e ti riconosce Dio, la natura e tutti restano attoniti e riconoscono la
tua Divinità, il tuo inestinguibile amore e, silenziosi, aspettano per vedere
dove esso giunge.
E non è solo la tua voce, ma
anche il tuo sangue, le tue piaghe, che gridano ad ogni cuore dopo il peccato:
“Vieni nelle mie braccia, ché ti perdono e il suggello del perdono è il prezzo
del mio sangue”.
O mio amabile Gesù, ripeti ancora
questa parola a quanti peccatori stanno nel mondo. Per tutti implora misericordia,
per tutti applica i meriti infiniti del tuo preziosissimo sangue, per tutti, o
buon Gesù, continua a placare la divina giustizia e dà grazia a chi, trovandosi
in atto di dover perdonare, non ne sente la forza.
Mio Gesù, Crocifisso adorato, in
queste tre ore di amarissima agonia tu vuoi dare compimento a tutto. E mentre,
silenzioso, te ne stai su questa croce, vedo che nel tuo interno vuoi
soddisfare in tutto il Padre. Lo ringrazi per tutti, soddisfi tu per tutti, per
tutti chiedi perdono e a tutti impetri grazia che mai più ti offendano; e per
impetrare ciò dal Padre, riepiloghi tutta la tua vita, dal primo istante del
tuo concepimento fino all’ultimo respiro. Mio Gesù, amore interminabile, lascia
che anch’io riepiloghi tutta la tua vita con te, con l’inconsolabile Mamma,
con San Giovanni e con le pie donne.
Mio dolce Gesù, ti ringrazio
delle tante spine che hanno trafitto la tua adorabile testa, delle gocce di
sangue da questa versate, dei colpi che su di essa hai ricevuti e dei capelli
che ti hanno strappato. Ti ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato a
tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai date e di quante volte hai
perdonato tutti i nostri peccati di pensieri, di superbia, di orgoglio e di
propria stima.
Ti chiedo perdono a nome di
tutti, o mio Gesù, di quante volte ti abbiamo coronato di spine, di quante
gocce di sangue ti abbiamo fatto versare dal sacratissimo tuo capo, di quante
volte non abbiamo corrisposto alle tue ispirazioni. Per tutti questi dolori da
te sofferti ti prego, o buon Gesù, d’impetrarci la grazia di non commettere mai
più peccati di pensieri. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nella
tua santissima testa, per darti tutta quella gloria che le creature ti
avrebbero dato se avessero fatto buon uso della loro intelligenza.
Adoro, o Gesù mio, i tuoi
santissimi occhi e ti ringrazio di quante lacrime e sangue han versato, per le
punture crudeli delle spine, per gli insulti, le derisioni e i vilipendi
sostenuti in tutta la tua passione. Ti chiedo perdono per tutti quelli che si
servono della vista per offenderti e oltraggiarti, pregandoti, per i dolori
sofferti nei tuoi sacratissimi occhi, a compartirci la grazia che nessuno più
ti offenda con gli sguardi cattivi. Intendo ancora offrirti tutto quello che tu
stesso soffristi nei tuoi santissimi occhi, per darti tutta quella gloria che
le creature ti avrebbero dato, se i loro sguardi fossero fissi solo al cielo,
alla Divinità e a te, o mio Gesù.
Adoro le tue santissime orecchie.
Ti ringrazio di quanto soffristi mentre i manigoldi sul Calvario te le
assordavano con grida e scherni. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quanti
discorsi cattivi si ascoltano, e ti prego che si aprano le orecchie di tutti
gli uomini alle verità eterne, alle voci della grazia e che nessuno più ti offenda
col senso dell’udito. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo
santissimo udito, per darti tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato,
se di quest’organo avessero fatto santo uso.
Adoro e bacio, o Gesù mio, il tuo
santissimo volto e ti ringrazio di quanto soffristi, per gli sputi, schiaffi e
scherni ricevuti e per quante volte ti lasciasti calpestare dai tuoi nemici. Ti
domando perdono a nome di tutti, per quante volte si è avuto l’ardire
d’offenderti, pregandoti per questi schiaffi e per questi sputi di far sì che
da tutti venga riconosciuta, lodata, glorificata la tua Divinità. Anzi, o mio
Gesù, intendo io stessa andare per tutto il mondo, dall’oriente all’occidente,
da mezzogiorno a settentrione, unire tutte le voci delle creature e cambiarle
in altrettanti atti di lode, d’amore e di adorazione. Intendo ancora, o mio
Gesù, portare a te tutti i cuori delle creature, affinché in tutti tu possa
gettare luce, verità, amore, compatimento alla tua divina Persona. E mentre
perdonerai tutti, io ti prego di non permettere che nessuno più ti offenda, se
fosse possibile anche a costo del mio sangue. Intendo infine offrirti tutto ciò
che soffristi nel tuo santissimo volto, per darti tutta la gloria che le
creature ti avrebbero dato, se nessuno avesse ardito offenderti.
Adoro la tua santissima bocca e
ti ringrazio dei tuoi primi vagiti, di quanto latte succhiasti, di quante
parole dicesti, dei baci infocati che desti alla tua santissima Madre, del cibo
che prendesti, dell’amarezza del fiele e della sete ardente che soffristi sulla
croce, delle preghiere che innalzasti al Padre, e ti chiedo perdono per quante
mormorazioni e discorsi cattivi e mondani si fanno e per quante bestemmie
pronunziano le creature. Intendo offrire i tuoi santi discorsi in riparazione
dei loro discorsi non buoni, la mortificazione del tuo gusto per riparare le
loro golosità e tutte le offese che ti hanno arrecato col cattivo uso della
lingua. Intendo offrirti tutto ciò che soffristi nella tua santissima bocca,
per darti io tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato, se nessuna avesse
ardito offenderti col senso del gusto e con l’abuso della lingua.
O Gesù, di tutto ti ringrazio e,
a nome di tutti, t’innalzo l’inno di un ringraziamento eterno, infinito.
Intendo, o mio Gesù, offrirti tutto ciò che hai sofferto nella tua santissima
persona, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato tutte le creature, se
avessero uniformata la loro vita alla tua.
Ti ringrazio, o Gesù, per quanto
hai sofferto nelle tue santissime spalle, per quanti colpi hai ricevuti, per
quante piaghe ti sei lasciato aprire sul tuo sacratissimo corpo e per quante
gocce di sangue hai versato. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quante
volte per amore delle comodità ti hanno offeso con piaceri illeciti e non
buoni. Ti offro la tua dolorosa flagellazione per riparare tutti i peccati
commessi con tutti i sensi, l’amore ai propri gusti, ai piaceri sensibili, al
proprio io, a tutte le soddisfazioni naturali, e intendo pure offrirti tutto
ciò che hai sofferto nelle tue spalle, per darti tutta la gloria che le
creature ti avrebbero dato, se in tutto avessero cercato di piacere a te solo e
di rifugiarsi all’ombra della tua divina protezione.
Gesù mio, bacio il tuo piede
sinistro. Ti ringrazio di quanti passi facesti nella tua vita mortale e di
quante volte stancasti le tue povere membra per andare in cerca di anime da
condurre al tuo cuore. Ti offro perciò, o mio Gesù, tutte le mie azioni, passi
e movimenti, con l’intenzione di darti riparazione per tutto e per tutti. Ti
chiedo perdono per quelli che non operano con retta intenzione. Unisco le mie
azioni alle tue per divinizzarle, e le offro unite a tutte le opere che facesti
con la tua santissima umanità, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato
le creature, se avessero operato santamente e con fini retti.
Ti bacio, o Gesù mio, il piede
destro e ti ringrazio di quanto hai sofferto e soffri per me, specialmente in
quest’ora che sei pendente dalla croce. Ti ringrazio per lo straziante lavorio
che fanno i chiodi nelle tue piaghe, le quali si squarciano sempre più al peso
del tuo sacratissimo corpo. Ti chiedo perdono di tutte le ribellioni e
disobbedienze che commettono le creature, offrendoti i dolori dei tuoi
santissimi piedi in riparazione di queste offese, per darti tutta la gloria che
le creature ti avrebbero dato, se in tutto fossero state soggette a te.
O mio Gesù, bacio la tua
santissima mano sinistra. Ti ringrazio di quanto hai sofferto per me, di quante
volte hai placata la divina giustizia, soddisfacendo per tutti. Bacio la tua
mano destra e ti ringrazio di quanto bene hai operato e operi per tutti; in
modo speciale ti ringrazio delle opere della creazione, della redenzione e
della santificazione. Ti chiedo perdono a nome di tutti di quante volte siamo
stati ingrati ai tuoi benefici, delle tante nostre opere fatte senza retta
intenzione. In riparazione di tutte queste offese, intendo offrirti tutta la
perfezione e santità delle tue opere, per darti tutta quella gloria che le
creature ti avrebbero dato, se avessero corrisposto a tutti questi benefizi.
O Gesù mio, bacio il tuo
sacratissimo cuore e ti ringrazio di quanto hai sofferto, desiderato e zelato
per amor di tutti e per ognuno in particolare. Ti chiedo perdono di tanti
desideri cattivi, affetti e tendenze non buone. Perdono, o Gesù, per tanti che
pospongono il tuo amore all’amore delle creature, e per darti tutta la gloria
che queste ti hanno negato, ti offro tutto ciò che ha fatto e continua a fare
il tuo adorabilissimo cuore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù innalzato in croce, resta
sospeso senza toccare la terra. E noi, cerchiamo di vivere distaccati dal
mondo, dalle creature e da quanto sa di terra? Tutto deve concorrere a formare
la croce sulla quale dobbiamo distenderci e rimanere sospesi come Gesù, lontani
da tutto ciò che è terra, affinché le creature non si attacchino a noi.
Il penante Gesù non ha altro
letto che la croce, altro refrigerio che le piaghe e gli insulti. Ed il nostro
amore giunge a tanto per Gesù, da trovare riposo nel patire? Tutto ciò che
facciamo, preghiere, sofferenze ed altro, rinchiudiamolo in quelle piaghe, intingiamolo
nel sangue di Gesù, e non troveremo conforto che nelle sue pene. Sicché le
piaghe di Gesù saranno le nostre, il suo sangue lavorerà continuamente in noi
per lavarci ed abbellirci, e così attingeremo qualunque grazia per noi e per la
salvezza delle anime. Col deposito del sangue di Gesù nel nostro cuore, se
commetteremo qualche mancanza, pregheremo Gesù che non ci tenga imbrattati alla
sua presenza ma col suo sangue ci lavi e ci tenga insieme con lui. Se ci
sentiremo deboli, pregheremo Gesù che dia un sorso del suo sangue all’anima
nostra, affinché ci dia la forza.
Il dolce Gesù prega per i suoi
carnefici, anzi li scusa. E noi, facciamo nostra la preghiera di Gesù, per
scusare continuamente i peccatori innanzi al Padre e per impetrare loro
misericordia, anche per quelli che ci offendessero?
Mentre preghiamo, operiamo,
camminiamo, non dimentichiamo pure le povere anime che stanno per dare l’ultimo
anelito. Portiamo loro in aiuto e conforto le preghiere e i baci di Gesù,
perché il suo preziosissimo sangue le purifichi e faccia loro prendere il volo
verso il cielo.
*
Mio Gesù, dalle tue piaghe, dal
tuo sangue, voglio attingere la forza di poter ripetere in me la tua stessa
vita, e così potrò impetrare a tutti il bene che facesti tu stesso.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Confitto Amor mio, mentre con te
prego, la forza rapitrice del tuo amore e delle tue pene mantiene fisso il mio
sguardo su di te, ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu
spasimi d’amore e di dolore e le fiamme che bruciano il tuo cuore si elevano tanto
in alto, che stanno in atto d’incenerirti. Il tuo amore contenuto è più forte
della stessa morte, e tu, volendolo sfogare, guardando il ladrone alla tua
destra, lo rubi all’inferno. Con la tua grazia gli tocchi il cuore e quel ladro
è tutto mutato, ti riconosce, ti confessa per Dio, e tutto contrito dice:
“Signore, ricordati di me quando
sarai nel tuo regno”.
E tu non esiti a rispondergli:
“Oggi sarai con me in paradiso”.
E così ne fai il primo trionfo
del tuo amore. Ma nel tuo amore vedo che non è al solo ladrone che rubi il
cuore, ma anche a tanti morenti. Ah! Tu metti a loro disposizione il tuo
sangue, il tuo amore, i tuoi meriti ed usi tutti gli artifizi e stratagemmi
divini per toccare i loro cuori e rubarli tutti a te. Ma anche qui il tuo amore
è contrastato. Quante ripulse, quante sconfidenze, quante disperazioni! È tanto
il dolore, che di nuovo ti riduce al silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare per
quelli che disperano della divina misericordia in punto di morte. Dolce Amor
mio, ispira a tutti fiducia e confidenza illimitata in te, specialmente a quelli
che si trovano fra le strette dell’agonia, e in virtù di questa tua parola,
concedi loro luce, forza e aiuto per poter morire santamente e volare da questa
terra al cielo. Nel tuo santissimo corpo, nel tuo sangue, nelle tue piaghe,
tutte, tutte contieni le anime, o Gesù. Per i meriti dunque di questo tuo
preziosissimo sangue, non permettere che anche un’anima sola vada perduta. Il
tuo sangue gridi ancora per tutte, insieme con la tua voce: “Oggi sarete con me
in paradiso”.
Mio Gesù, Crocifisso straziato,
le tue pene aumentano sempre di più. Ah, su questa croce tu sei il vero re dei
dolori! Fra tante pene, nessun’anima ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua
propria vita. Ma il tuo amore si vede contrastato dalle creature, disprezzato,
non curato, e, non potendo sfogare, si fa più intenso, ti dà torture
indicibili. In queste torture va investigando che altro può dare all’uomo per
vincerlo, e ti fa dire:
“Vedi, o anima, quanto ti ho
amato! Se non vuoi aver pietà di te stessa, abbi pietà almeno del mio amore!”.
Intanto, vedendo che non hai più
che dargli, avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla tua Mamma.
Anch’essa è più che morente per le tue pene, ed è tanto l’amore che la tortura,
che la rende crocifissa al par di te. Madre e Figlio vi intendete, e tu sospiri
con soddisfazione e ti conforti nel vedere che puoi dare alla creatura la tua
Mamma. E, considerando in Giovanni tutto il genere umano, con voce così tenera
da intenerire tutti i cuori, dici:
“Donna, ecco il tuo figlio”,
ed a Giovanni:
“Ecco la Madre tua”.
La tua voce scende nel suo cuore
materno, ed unita alle voci del tuo sangue continua a dire:
“Madre mia, ti affido tutti i
miei figli; tutto l’amore che senti per me, sentilo per loro. Tutte le tue
premure e tenerezze materne siano per i miei figli, tu me li salverai tutti”.
La tua Mamma accetta. Intanto le
pene sono così forti che ti riducono di nuovo al silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare le offese
che si fanno alla Santissima Vergine, le bestemmie e le ingratitudini di tanti
che non vogliono riconoscere i benefizi che tu hai fatto a tutti, dandocela per
Madre.
Come possiamo noi ringraziarti di
tanto benefizio? Ricorriamo, o Gesù, alla tua stessa fonte e ti offriamo il tuo
sangue, le tue piaghe, l’amore infinito del tuo cuore. O Vergine Santissima,
quale non è la tua commozione nell’udire la voce del buon Gesù che ti lascia a
noi tutti per Madre.
Te ne ringraziamo, o Vergine
benedetta, e, per ringraziarti come meriti, ti offriamo gli stessi
ringraziamenti del tuo Gesù. O dolce Mamma, sii tu la nostra Madre, prendi cura
di noi e non permettere mai che ti offendiamo anche menomamente. Tienici sempre
stretti a Gesù, con le tue mani legaci tutti, tutti a lui, in modo da non
potergli sfuggire più mai. Con le tue stesse intenzioni, intendo per tutti
riparare le offese che si fanno al tuo Gesù ed a te, dolce Mamma mia.
O mio Gesù, mentre te ne stai
immerso in tante pene, tu perori maggiormente la causa della salvezza delle
anime. Io però non me ne starò indifferente, ma come colomba voglio spiccare il
mio volo sulle tue piaghe, baciarle, lenirle e tuffarmi nel tuo sangue, per
poter dire con te: Anime! Anime!
Voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato per ripararti e chiederti
misericordia, amore e perdono per tutti.
Regna nella mia mente, o mio
Gesù, e risanala in virtù delle spine che trafiggono la tua testa, e non
permettere che turbazione alcuna entri in me. Fronte maestosa del mio Gesù, ti
bacio: attira tutti i miei pensieri a contemplarti, a comprenderti.
Occhi dolcissimi del mio Bene,
quantunque coperti di sangue, guardatemi: guardate la mia miseria, guardate la
mia debolezza, guardate il povero mio cuore e fate che possa provare gli
effetti mirabili del vostro sguardo divino.
Orecchi del mio Gesù, sebbene
assordati dagli insulti e dalle bestemmie degli empi, ma pure intenti ad ascoltarci,
deh! ascoltate le mie preghiere e non disdegnate le mie riparazioni. Sì,
ascolta, o Gesù, il grido del mio cuore: allora si calmerà quando me lo avrai
riempito del tuo amore.
Volto bellissimo del mio Gesù,
mostrati, fa che io ti veda, affinché da tutti e da tutto possa staccare il mio
povero cuore. La tua bellezza m’innamori continuamente e mi tenga sempre rapita
in te.
Bocca soavissima del mio Gesù,
parlami. Risuoni sempre la tua voce in me e la potenza della tua parola
distrugga tutto ciò che non è Volontà di Dio, che non è amore.
O Gesù, stendo le mie braccia al
tuo collo per abbracciarti, e tu, stendimi le tue per abbracciarmi. Deh! fa, o
mio Bene, che sia tanto stretto questo amplesso d’amore, che nessuna forza
umana possa svincolarci. E così abbracciati, io poggerò il mio volto sul tuo
cuore, e poi con fiducia bacerò le tue labbra, e tu mi darai il tuo bacio di
amore. Così mi farai respirare il tuo alito dolcissimo, il tuo amore, il tuo
Volere, le tue pene e tutta la tua vita divina.
Spalle santissime del mio Gesù,
sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza
ed eroismo nel patire per amor suo. O Gesù, non permettere che io sia
incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità.
Petto infiammato del mio Gesù,
dammi le tue fiamme; tu non puoi più contenerle, ed il mio cuore con ansia le
cerca attraverso quel sangue e quelle piaghe. Sono le fiamme del tuo amore, o
Gesù, che più ti tormentano. O mio Bene, fammene parte. Non ti muove a compassione
un’anima così fredda e povera del tuo amore?
Mani santissime del mio Gesù, voi
che avete creato il cielo e la terra, già siete ridotte a non potervi più
muovere. O mio Gesù, continua la tua creazione, la creazione dell’amore. Crea
in tutto il mio essere vita nuova, vita divina. Pronunzia le tue parole sul
povero mio cuore e trasformalo tutto nel tuo.
Piedi santissimi del mio Gesù,
non mi lasciate mai sola, fate che io corra sempre con voi e che io non faccia
un sol passo da voi lontano. Gesù, col mio amore e con le mie riparazioni,
intendo ristorarti delle pene che tu soffri nei tuoi santissimi piedi.
O mio Gesù crocifisso, adoro il
sangue tuo preziosissimo. Bacio una per una le tue piaghe, intendendo
profondere in esse tutto il mio amore, le mie adorazioni, le riparazioni più
sentite. Sia il tuo sangue per tutte le anime, luce nelle tenebre, conforto
nelle pene, forza nella debolezza, perdono nella colpa, aiuto nelle tentazioni,
difesa nei pericoli, sostegno in morte e ali per trasportarle da questa terra
al cielo.
O Gesù, a te vengo, e nel tuo
cuore faccio il mio nido e la mia dimora. Da dentro il tuo cuore, o mio dolce Amore,
chiamerò tutti a te; e se qualcuno vorrà avvicinarsi per offenderti, io esporrò
il mio petto e non permetterò che ti ferisca, anzi lo chiuderò nel tuo cuore, parlerò del tuo amore e farò convertire le offese
in amore.
O Gesù, non permettere ch’io esca
giammai dal tuo cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita,
per poterti amare come tu stesso brami essere amato.
Penante Gesù, mentre stretta al
tuo cuore io mi sto abbandonata, numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso
invade la tua santissima umanità; le tue membra si dibattono come se uno si
volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti per gli atroci spasimi, tu
gridi forte:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”.
A questo grido tutti tremano, le
tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene. Mia
Vita, mio Tutto, mio Gesù, che vedo? Ah!, tu sei vicino a morire. Le stesse
pene tanto a te fedeli, stanno per lasciarti. Ed intanto, dopo tanto patire,
con immenso dolore, vedi le anime non tutte incorporate in te, anzi scorgi che
molte andranno perdute, e senti la dolorosa separazione di esse che si
distaccano dalle tue membra. E tu, dovendo soddisfare la divina giustizia anche
per loro, senti la morte di ciascuna e le stesse pene che soffriranno
nell’inferno, e gridi forte a tutti i cuori:
“Non mi abbandonate; se volete
più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia umanità. Questo è il dolore
dei dolori, è la morte delle morti. Tutto il resto mi sarebbe nulla, se non
subissi la vostra separazione da me. Deh! Pietà del mio sangue, delle mie
piaghe, della mia morte. Questo grido sarà continuo ai vostri cuori: deh! Non
mi abbandonate!”.
Amor mio, quanto mi dolgo insieme
con te! Tu affanni, la tua santissima testa cade già sul tuo petto, la vita ti
abbandona.
Mio Amore, mi sento morire.
Anch’io voglio gridare con te, Anime!
Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti
anime, e se tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle
tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere
sulla porta dell’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e
condurle al tuo cuore.
Ma tu agonizzi e taci, ed io piango
la tua vicina morte. O mio Gesù, ti compatisco, stringo il tuo cuore forte al
mio, lo bacio e lo guardo con tutta la tenerezza di cui son capace. E per darti
un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina, e con questa intendo
compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel tuo, per
raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È doloroso
purtroppo questo tuo grido, o mio Gesù; più che l’abbandono del Padre, è la
perdita delle anime che si allontanano da te, che fa sfuggire dal tuo cuore
questo doloroso lamento. O mio Gesù, aumenta in tutti la grazia, affinché
nessuno si perda, e sia la mia riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero
perdere, perché non vadano perdute.
Ti prego ancora, o mio Gesù, per
questo estremo abbandono, di dare aiuto a tante anime amanti, che per averle
compagne nel tuo abbandono, par che le privi di te, lasciandole nelle tenebre.
Siano o Gesù, le pene di queste come preci che chiamino le anime a te vicino e
ti sollevino nel tuo dolore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù perdona il buon ladrone, e
con tanto amore, che subito se lo porta con sé in paradiso. E noi, preghiamo sempre
per le anime dei tanti morenti che hanno bisogno di una prece, perché si chiuda
loro l’inferno e si aprano le porte del cielo?
Le pene di Gesù sulla croce
crescono, ma, dimentico di sé stesso, prega sempre per noi. Non lascia nulla
per sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendone dono, il più
caro che avesse il suo cuore. E noi, diamo tutto a Gesù?
In tutto ciò che facciamo,
preghiere, azioni ed altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo
amore in noi, per poter poi ridare tutto a lui? Dobbiamo assorbirlo per darlo,
affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta dell’operato di Gesù.
Quando il Signore ci dona
fervore, luce, amore, ce ne serviamo a bene degli altri? Cerchiamo di
rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per premurare il cuore
di Gesù a convertirle? Oppure, egoisti, ci teniamo per noi soli le sue grazie?
*
O mio Gesù, ogni piccola
scintilla d’amore che sento nel mio cuore diventi un incendio che consumi tutti
i cuori delle creature e le rinchiuda nel tuo cuore.
Che uso facciamo del gran dono
che ci fece della sua Mamma? Facciamo nostro l’amore di Gesù, le tenerezze di
Gesù e tutto ciò che faceva Gesù, per rendere contenta la Mamma sua? Possiamo
dire che la nostra divina Madre trova in noi il contento che trovava in Gesù?
Stiamo sempre a Lei vicini come figli fedeli, l’ubbidiamo, imitiamo le sue
virtù? Cerchiamo tutti i modi per non sfuggire al suo sguardo materno, affinché
ci tenga sempre stretti a Gesù? In tutto ciò che facciamo, chiamiamo gli
sguardi della Madre celeste a guidarci, per poter agire santamente, da veri
figli, sotto il suo pietoso sguardo? E per poterle dare il contento come glielo
dava il Figlio suo, chiediamo a Gesù tutto l’amore che portava alla sua
santissima Madre, la gloria che le dava continuamente, la tenerezza e tutte le
sue finezze d’amore. Tutto ciò, facciamolo nostro e diciamo alla celeste Mamma:
“Abbiamo in noi Gesù, e per
renderti contenta e per poter trovare in noi ciò che trovavi in Gesù, diamo
tutto a te. Inoltre Mamma bella, vogliamo ancor noi dare a Gesù tutti i
contenti che trovava in te; perciò vogliamo entrare nel tuo cuore e prendere il
tuo amore, tutti i tuoi contenti, tutte le tue tenerezze e premure materne, per
darli tutti a lui”.
*
Mamma nostra, le tue mani materne
siano le dolci catene che ci tengano legati a te e a Gesù.
Gesù non si risparmia in nulla.
Amandoci con amore sommo, vorrebbe salvarci tutti e, se fosse possibile,
vorrebbe strappare dall’inferno tutte le anime, anche a subirne tutte le pene.
Ciò non pertanto vede che a via di sforzi le anime vogliono svincolarsi dalle
sue braccia e, non potendo contenere il suo dolore, esclama:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”.
E noi, possiamo dire che il
nostro amore verso le anime è simile a quello di Gesù? Le nostre preghiere, le
nostre pene, tutti i nostri più piccoli atti sono uniti agli atti, alle
preghiere di Gesù, per strappare anime dall’inferno? Come compatiamo Gesù in
questo suo immenso dolore? Se la nostra vita si potesse consumare in olocausto
continuo, non sarebbe bastante a compatire questo dolore. Ogni piccolo atto,
pena, pensiero che facciamo uniti a Gesù, può servire a strappare anime perché
non cadano nell’inferno. Uniti con Gesù avremo nelle nostre mani il suo stesso
potere. Se invece non faremo i nostri atti uniti con lui, essi non serviranno a
impedire che neppure un’anima sola vada all’inferno.
*
Amor mio e mio tutto, tienimi
stretta al tuo cuore, affinché senta subito quanto il peccatore ti addolora nel
distaccarsi da te, e così poter far subito la mia parte.
O mio Gesù, il tuo amore leghi il
mio cuore, affinché, bruciato dal tuo fuoco, possa sentire l’amore che tu stesso
avesti per le anime.
Quando soffro dolori, pene,
amarezze, allora, o Gesù, sfoga la tua giustizia su di me, e prendi la
soddisfazione che vuoi, ma il peccatore, o Gesù, sia salvo, e le mie pene
siano vincolo che leghino te e il peccatore, e la mia anima abbia la
consolazione di vedere la tua giustizia soddisfatta.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Crocifisso moribondo,
abbracciata alla croce, sento il fuoco che brucia tutta la tua santissima
persona; il cuore ti batte sì forte che, sollevandoti le costole, ti tormenta
in modo sì straziante e orribile, che tutta la tua santissima umanità subisce
una trasformazione da renderti irriconoscibile. L’amore da cui è avvampato il
tuo cuore tutto ti dissecca e brucia; e tu, non potendo contenerlo, senti forte
il tormento, non solo della sete corporale, per lo spargimento di tutto il tuo
sangue, ma molto più della sete ardente della salute delle anime nostre. Tu,
come acqua vorresti beverci per metterci tutti in salvo dentro di te. Perciò
raccogliendo le tue affievolite forze, gridi:
“Ho sete!”.
Ah! Questa voce la ripeti ad ogni
cuore:
“Ho sete della tua volontà, dei
tuoi affetti, dei tuoi desideri, del tuo amore; acqua più fresca e dolce non
puoi darmi che la tua anima. Deh, non farmi bruciare! Ho sete ardente, per cui
non solo mi sento bruciare la lingua e la gola, tanto che non posso più
articolare parola, ma mi sento anche disseccare il cuore e le viscere. Pietà
della mia sete, pietà!”. E come delirante per la gran sete, ti abbandoni alla
Volontà del Padre.
Ah! Il mio cuore non può più
vivere nel vedere l’empietà dei tuoi nemici che, invece di acqua, ti danno
fiele e aceto, e tu non li rifiuti. Ah! Comprendo: è il fiele di tante colpe, è
l’aceto delle nostre passioni non domate che vogliono darti e che, invece di ristorarti,
ti bruciano di più.
O mio Gesù, ecco il mio cuore, i
miei pensieri, i miei affetti, ecco tutto il mio essere, affinché ti disseti e
dia un ristoro alla tua bocca arsa ed amareggiata. Tutto quello che ho, tutto
quello che sono, tutto è per te, o mio Gesù. Se fossero necessarie le mie pene
per poter salvare anche una sola anima, eccomi, io son pronta a tutto soffrire:
a te io mi offro interamente, fa di me ciò che a te meglio piacerà.
Intendo riparare il dolore che tu
soffri per tutte le anime che si perdono e la pena che ti danno quelle, alle
quali, mentre tu permetti le tristezze, gli abbandoni, esse invece di offrirli
a te, come ristoro alla cocente sete che ti divora, si abbandonano a se stesse
e così ti fanno penare di più.
Morente mio Bene, il mare
interminabile delle tue pene, il fuoco che ti consuma e più che tutto il
Volere Supremo del Padre, che vuole che tu muoia, non ci fanno più sperare che
tu possa continuare a vivere. Ed io, come potrò vivere senza di te? Già le
forze ti mancano, gli occhi si velano, il volto si trasforma e si copre di pallore
mortale, la bocca è semiaperta, il respiro affannoso ed interrotto, tanto che
non vi è più speranza che ti possa rianimare. Al fuoco che ti brucia, sottentra
un gelo ed un sudore freddo che ti bagna la fronte. I muscoli e i nervi si
contraggono sempre di più per l’acerbità dei dolori e per le trafitture dei
chiodi, le piaghe si squarciano ancora; ed io tremo, mi sento morire. Ti
guardo, o mio Bene, e vedo scendere dai tuoi occhi le ultime lacrime, foriere
della vicina morte, mentre a stento fai sentire ancora una parola:
“Tutto è consumato!”.
O mio Gesù, già tutto hai
esaurito, altro non ti resta, l’amore è giunto al suo termine. Ed io, mi son
consumata tutta del tuo amore? Qual ringraziamento non dovrò io renderti, qual
non dovrà essere la mia gratitudine per te?
O mio Gesù, intendo riparare per
tutti, riparare le incorrispondenze al tuo amore, e consolarti degli affronti
che ricevi dalle creature mentre ti stai consumando d’amore sulla croce.
Mio Crocifisso spirante Gesù, già
stai per dare gli ultimi aneliti della vita mortale, la tua santissima umanità
è già irrigidita, il cuore sembra che più non ti batte.
Con la Maddalena mi abbraccio ai
tuoi piedi, e vorrei, se fosse possibile, dare la mia vita per animare la tua.
Intanto, o Gesù, vedo che riapri
i tuoi occhi moribondi e guardi intorno alla croce, come se volessi dare l’ultimo
addio a tutti. Guardi la tua morente Mamma che non ha più moto e voce, tante
sono le pene che sente, e dici:
“Addio, Mamma, Io parto, ma ti
terrò nel mio cuore; tu abbi cura dei miei e dei tuoi figli”.
Guardi la piangente Maddalena, il
fido Giovanni, e con i tuoi sguardi dici loro:
“Addio”.
Con amore guardi gli stessi tuoi
nemici, e con i tuoi sguardi dici loro:
“Io vi perdono, vi do il bacio di
pace”.
Al tuo sguardo niente sfugge, da
tutti ti licenzi e perdoni a tutti. Poi raccogli tutte le tue forze e con voce
forte e tonante gridi:
“Padre, nelle tue mani raccomando
lo spirito mio!”.
E chinato il capo, spiri...
Mio Gesù, a questo grido la
natura tutta si sconvolge e piange la tua morte, la morte del suo Creatore. La
terra trema forte e, col suo tremito, par che pianga e voglia scuotere gli
animi a riconoscerti per vero Dio. Il velo del tempio si squarcia, i morti
risorgono, il sole, che fin ora ha pianto le tue pene, ha ritirata con orrore
la sua luce. I tuoi nemici a questo grido s’inginocchiano, si percuotono il
petto e dicono:
“Veramente costui è il Figlio di
Dio!”.
E la tua Madre, impietrita e
morente, soffre pene più dure della morte.
Morto mio Gesù, con questo grido
tu metti anche noi tutti nelle mani del Padre, perché non ci rigetti. Perciò
gridi forte non solo con la voce, ma con tutte le tue pene e con le voci del
tuo sangue:
“Padre, nelle tue mani metto il
mio spirito e tutte le anime!”.
Mio Gesù, anch’io mi abbandono in
te; dammi grazia di morire tutta nel tuo amore, nel tuo Volere, e ti prego di
non permettere mai, né in vita né in morte, ch’io esca dalla tua Santissima
Volontà.
Intendo intanto riparare per
tutti quelli che non si abbandonano perfettamente alla tua Santissima Volontà,
perdendo così o menomando il prezioso frutto della tua redenzione. Qual non è
il dolore del tuo cuore, o mio Gesù, nel vedere tante creature che sfuggono
dalle tue braccia e si abbandonano a se stesse! Pietà per tutti, o mio Gesù,
pietà per me!
Bacio la tua testa coronata di
spine e ti chiedo perdono di tanti miei pensieri di superbia, di ambizione e di
propria stima. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà un pensiero che non sia
tutto per te, o Gesù, e mi troverò nelle occasioni di offenderti, griderò
subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù, bacio i tuoi begli occhi,
bagnati ancora di lacrime e coperti di sangue aggrumito, e ti chiedo perdono di
quante volte ti offesi con gli sguardi cattivi e immodesti. Ti prometto che
ogni qual volta i miei occhi saranno portati a guardare cose di terra, griderò
subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio le tue
sacratissime orecchie, assordate fin negli ultimi momenti da insulti e orribili
bestemmie, e ti chiedo perdono di quante volte ho ascoltato o ho fatto
ascoltare discorsi che ci allontanano da te, di tanti discorsi cattivi che si
fanno dalle creature. Ti prometto che ogni qual volta mi troverò nell’occasione
di udire discorsi che non convengono, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo
santissimo volto, pallido, livido e sanguinante, e ti domando perdono dei tanti
disprezzi, affronti e insulti che ricevi da noi, vilissime creature, coi nostri
peccati. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà la tentazione di non dare a
te tutta la gloria, l’amore e l’adorazione a te dovuta, griderò subito: “Gesù e
Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio la tua
sacratissima bocca, arsa e amareggiata. Ti chiedo perdono di quante volte ti ho
offeso coi miei discorsi cattivi, di quante volte ho concorso ad amareggiarti e
ad accrescere la tua sete. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero
di far discorsi che potrebbero offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo
santissimo collo, e vedo ancora i segni delle catene e delle funi che ti hanno
oppresso. Ti domando perdono di tanti legami e di tanti attaccamenti delle
creature che hanno accresciuto funi e catene al tuo sacratissimo collo. E ti prometto
che ogni qual volta mi sentirò turbata da attaccamenti, desideri e affetti che
non saranno per te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
Gesù mio, bacio le tue santissime
spalle e ti chiedo perdono di tante illecite soddisfazioni, perdono di tanti
peccati commessi con tutti i cinque sensi del nostro corpo. Ti prometto che
ogni qual volta mi verrà il pensiero di prendermi qualche piacere o soddisfazione
che non sia per la tua gloria, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
Gesù mio, bacio il santissimo
petto e ti chiedo perdono di tante freddezze, indifferenze, tiepidezze e ingratitudini
orrende che ricevi dalle creature. Ti prometto che ogni qual volta mi sentirò
raffreddare nel tuo amore, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
Gesù mio, bacio le tue
sacratissime mani. Ti chiedo perdono di tutte le opere cattive e indifferenti,
di tanti atti malignati dall’amor proprio e dalla propria stima. Ti prometto
che ogni qual volta mi verrà il pensiero di non operare per il solo tuo amore,
griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O mio Gesù, bacio i tuoi
santissimi piedi e ti domando perdono di tanti passi, di tante vie battute
senza la retta intenzione, per tanti che si allontanano da te per andare in
cerca dei piaceri della terra. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il
pensiero di scostarmi da te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
O Gesù, bacio il tuo sacratissimo
cuore, ed in esso con l’anima mia intendo chiudervi tutte le anime da te
redente, perché tutte siano salve, nessuna esclusa. O Gesù, serrami nel tuo
cuore e chiudimi in modo le porte, che io non abbia a vedere altro che te. Ti
prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di voler uscire da questo
cuore, io griderò subito: “Gesù e Maria, a voi dono il cuore e l’anima mia”.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù brucia dalla sete. E noi,
bruciamo d’amore per Gesù? I nostri pensieri, i nostri affetti hanno sempre il
fine di ristorare la sua sete ardente?
L’assetato Gesù, non potendo
sostenere la sete che lo brucia, soggiunge: “Tutto è consumato!”. Gesù dunque
si è consumato tutto per noi. E noi, in ogni cosa, ci sforziamo di essere una
continua consumazione d’amore per Gesù? Ogni atto, parola e pensiero portavano
Gesù verso la consumazione; ed ogni nostro atto, parola, pensiero ci spingono a
consumarci per amore di Gesù?
*
O Gesù, dolce mia vita, il tuo
alito consumato soffi sempre nel mio povero cuore per poter ricevere l’impronta
della tua consumazione.
Gesù sulla croce compie in tutto
la Volontà del Padre e spira con un atto perfetto d’abbandono nella sua Santissima
Volontà. E noi, compiamo in tutto la Volontà di Dio? Ci abbandoniamo
perfettamente nel suo Volere, senza guardare se ci viene bene o male, contenti
solo di trovarci abbandonati nelle sue braccia santissime? Il morire a noi stessi
è continuo per amore di Gesù? Possiamo dire che pur vivendo non viviamo, che
siamo morti a tutto per vivere solo non della nostra vita ma della vita di
Gesù? Cioè tutto ciò che facciamo, che pensiamo, che desideriamo, che amiamo,
richiama in noi il vivere di Gesù, per far morire la nostra parola, il nostro
passo, il nostro desiderio, il nostro pensiero, tutto, in Gesù?
*
O mio Gesù, la mia morte sia una
morte continua per amor tuo, ed ogni morte che subisco sia una vita che intendo
dare a tutte le anime.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Gesù, già sei morto. Ed io,
stando nel tuo cuore, comincio già a godere i copiosi frutti della tua redenzione.
I più increduli si piegano riverenti innanzi a te, percuotendosi il petto, e
ciò che non fecero innanzi al tuo corpo vivente, lo fanno adesso innanzi al tuo
corpo esanime. La natura si scuote, il sole si oscura, la terra freme, gli
elementi si risentono e pare che prendono parte alla tua morte dolorosissima.
Gli angeli, presi da ammirazione e da amore, a mille a mille scendono dal cielo,
ti adorano, ti rendono il tributo della riconoscenza e ti confermano vero
nostro Dio. O mio Gesù, anch’io unisco le mie adorazioni alle loro, ti offro la
mia gratitudine e tutto l’amore del mio povero cuore.
Vedo che il tuo amore non è
ancora pago, e per darci un segno ancora più certo, permetti che un soldato si
avvicini a te e con una lanciata ti squarci il cuore, facendoti versare le
ultime stille di sangue ed acqua ivi ancora racchiuse. O mio Gesù, non
permetterai che questa lancia ferisca anche il cuore mio? Ah, sì! Questa sia la
lancia che ferisca i miei desideri, i miei pensieri, i miei palpiti, la mia
volontà e che mi dia il tuo Volere, i tuoi pensieri e tutta la tua vita di
amore e di immolazione.
Cuore del mio Gesù, squarciato da
questa lancia, sii tu un lavacro per tutte le anime, un rifugio per tutti i
cuori, un riposo per tutti gli affranti. È da questa ferita che tu fai uscire
la Chiesa, tua diletta sposa, da qui i sacramenti, da qui la vita delle anime.
Ed io, insieme alla tua Santissima Madre, crudelmente ferita nel cuore, intendo
riparare le offese, gli abusi e le profanazioni che vengono fatte contro la tua
Chiesa. In virtù di questa ferita e di Maria Santissima, nostra dolcissima
Madre, ti prego di chiudere tutti nel tuo amabilissimo cuore, e di proteggere,
difendere ed illuminare i reggitori della tua Chiesa.
O mio Gesù, dopo la tua morte
straziante e dolorosissima, pare che io non dovrei più avere vita propria, ma
la mia vita la devo ritrovare in questo cuore ferito. Sicché qualunque cosa
starò per fare, l’attingerò sempre da questo cuore divino. Non darò più vita ai
miei pensieri, ma se vita vorranno prenderò i tuoi. Non più avrà vita il mio
volere, ma se vita vorrà prenderò la tua Santissima Volontà. Non più avrà vita
il mio amore, ma se vita vorrà prenderò per vita il tuo amore. O mio Gesù, tutta
la tua Volontà è mia; questa è Volontà tua, questo è il mio volere.
Mio Gesù, l’ultima prova del tuo
amore ce l’hai data: il tuo cuore è squarciato. Altro non ti resta da fare per
noi. Ed ecco che già si dispongono a deporti dalla croce. Ed io, dopo aver
deposto tutto in te, esco fuori e, insieme ai tuoi cari discepoli, voglio
togliere i chiodi dai tuoi santissimi piedi e [dalle tue santissime] mani, e
mentre io schiodo te, tu inchiodami tutta in te.
Mio Gesù, la prima a riceverti
nel suo grembo, dopo che sei stato deposto dalla croce, è la Madre tua addolorata,
e fra le sue braccia il tuo capo trafitto dolcemente riposa. O dolce Mamma, non
disdegnare di avermi in tua compagnia, affinché insieme a te anch’io possa prestare
gli ultimi uffici al mio amato Gesù.
Madre mia dolcissima, è vero che
tu mi superi nell’amore e nella delicatezza nel toccare il mio Gesù, ma io
cercherò di imitarti nel miglior modo possibile, per compiacere in tutto
l’adorabile Gesù.
Perciò metto insieme alle tue
santissime mani le mie, ed estraggo tutte le spine che gli circondano la sua
testa adorata, con l’intenzione di unire alle tue profonde adorazioni le mie.
Celeste Mamma, già avvicini le
mani agli occhi del mio Gesù, che un giorno davano luce a tutto il mondo ed ora
sono oscurati e spenti, per toglierne il sangue aggrumito. O Mamma, a te mi
unisco; baciamoli insieme e profondamente adoriamoli.
Vedo le orecchie del mio Gesù
intrise di sangue, peste dagli schiaffi e lacerate dalle spine. O Mamma, profondiamo
le nostre adorazioni su quelle orecchie che più non odono e che pure hanno
tanto sofferto per richiamare tante anime sorde ed ostinate alle voci della
grazia.
O dolce Mamma, vedo il tuo volto
doloroso e lacrimoso nel mirare il volto dell’adorato Gesù. Unisco il mio dolore
al tuo. Togliamogli insieme il fango e gli sputi che l’hanno così deformato e
adoriamo quel volto di maestà divina che innamorava cielo e terra e che ora non
dà più segno di vita.
O dolce Mamma, baciamo insieme la
sua bocca, quella bocca divina, che con la soavità della sua parola tante anime
ha attirato al suo cuore. O Mamma, con la tua stessa bocca intendo baciare
quelle labbra livide ed insanguinate, e profondamente le adoro.
O dolce Mamma mia, insieme a te
voglio baciare e ribaciare il corpo adorabile del mio Gesù, ridotto tutto una
piaga. Metto le mie mani nelle tue per rinsaldare quei pezzi di carne pendenti
da esso, e profondamente adoriamolo.
O Madre, baciamo quelle mani
creatrici, che tanti prodigi hanno fatto per noi, quelle mani traforate,
contorte, già irrigidite dalla morte. Racchiudiamo in queste sacrosante ferite
la sorte di tutte le anime. Gesù, risorgendo, le troverà qui messe da te e
nessuna andrà perduta. O Mamma, adoriamo insieme queste profonde ferite, a nome
di tutti ed insieme con tutti.
O celeste Mamma, vedo che ti
avvicini a baciare i piedi del povero Gesù. Quanto sono strazianti queste ferite!
I chiodi hanno portato via parte della carne e della pelle, ed il peso del
santissimo corpo li ha orribilmente squarciati. Baciamoli insieme, adoriamoli
profondamente; rinchiudiamo in queste ferite tutti i passi dei peccatori,
affinché camminando, sentano i passi di Gesù che li segue da vicino, e non
ardiscano di offenderlo.
Vedo, o dolce Mamma, che volgi lo
sguardo al cuore dell’adorato Gesù. Che faremo in questo cuore? Tu me lo insegnerai,
Mamma; mi seppellirai in esso, mi chiuderai e mi suggellerai con la lapide e,
depositando qui dentro, il mio cuore e la mia vita, rimarrò nascosta sino
all’eternità. Dammi il tuo amore, o Mamma, per amare Gesù, dammi il tuo dolore
per supplicare per tutti e per riparare qualsiasi offesa che si farà a questo
cuore.
Ricordati, o Mamma, che, come
seppellirai Gesù, con le tue stesse mani voglio essere seppellita anch’io con
lui, per poter risorgere con lui e con tutto ciò che è suo.
E ora, una parola per te, dolce
Mamma mia. Ti compatisco assai e con tutta l’effusione del mio povero cuore. Vorrei
riunire tutti i palpiti, tutti i desideri, tutte le vite delle creature e
prostrarle innanzi a te nell’atto più fervente di compassione e di amore. Ti
compatisco nell’estremo dolore che hai sofferto nel vedere Gesù morto,
coronato di spine, straziato dai flagelli e dai chiodi; nel vedere quegli occhi
che più non ti guardano, quelle orecchie che non ascoltano più la tua voce,
quella bocca che più non ti parla, quelle mani che più non ti abbracciano, quei
piedi che mai ti lasciavano e che anche da lontano seguivano sempre i tuoi
passi. Voglio offrirti il cuore dello stesso Gesù, traboccante d’amore, per
compatirti come meriti e per dare un sollievo ai tuoi acerbissimi dolori.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, dopo la sua morte, volle
che per nostro amore fosse ferito da una lancia. E noi, ci facciamo ferire in
tutto dall’amore di Gesù? Oppure ci facciamo ferire dall’amore delle creature,
dai piaceri e dall’attaccamento a noi stessi? Anche le freddezze, le oscurità,
le mortificazioni interne ed esterne sono ferite che il Signore fa all’anima.
Se non le prendiamo dalle mani di Dio, ci feriamo da noi stessi, e le nostre
ferite accrescono le passioni, le debolezze, la propria stima e, in una parola,
ogni male. Invece se le prendiamo come ferite fatte da Gesù, in queste ferite
egli ci metterà il suo amore, le sue virtù, la sua somiglianza, che ci faranno
meritare i suoi baci, le sue carezze e tutti gli stratagemmi d’un amore divino.
Queste ferite saranno voci continue che lo chiameranno e lo costringeranno a
dimorare con noi continuamente.
*
O mio Gesù, la tua lancia sia la
mia guardia che mi difenda da qualunque ferita delle creature.
Gesù si fa deporre dalla croce
nelle braccia della Mamma. E noi, deponiamo nelle mani della nostra Mamma tutti
i nostri timori, i nostri dubbi, le nostre ansie? Gesù riposò nel grembo della
divina Madre. E noi, facciamo riposare Gesù, allontanando i nostri timori, le nostre
agitazioni?
*
Mamma mia, con le tue mani
materne togli dal mio cuore tutto ciò che possa impedire che Gesù riposi in me.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Dolente Mamma mia, vedo che ti
disponi all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto Figlio Gesù.
Rassegnatissima al Volere del cielo, lo accompagni e, con le tue stesse mani,
lo deponi nel sepolcro. Ma, mentre componi quelle membra e fai per dargli
l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il dolore ti senti strappare il cuore dal
petto. L’amore t’inchioda su quelle membra, e per forza d’amore e di dolore la
tua vita sta per spegnersi insieme col tuo estinto Figlio.
Povera Mamma, come farai senza
Gesù? È la tua Vita, il tuo Tutto. Eppure è il Volere dell’Eterno che così
vuole. Dovrai combattere con due potenze insormontabili: l’amore e il Volere
Divino. L’amore ti inchioda, in modo da non poter separarti; il Volere Divino
si impone e vuole il sacrificio. Povera Mamma, come farai? Quanto ti
compatisco! Deh! Angeli del cielo, venite a sollevarla dalle membra irrigidite
di Gesù, altrimenti morirà.
Oh, portento! Mentre pareva
estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante ed interrotta dai singhiozzi,
che dice:
“Figlio, amato Figlio, era questo
l’unico sollievo che mi restava e che dimezzava le mie pene: la tua santissima
umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle, baciarle. Ora, anche questo mi
viene tolto, perché il Voler Divino così vuole, ed io mi rassegno. Ma sappi, o
Figlio, che lo voglio e non posso. Al solo pensiero di farlo mi mancano le
forze e la vita mi sfugge. Deh! Permettimi, o Figlio, per poter avere vita e
forza di separarmi, che rimanga sepolta tutta in te e che prenda per me la tua
vita, le tue pene, le tue riparazioni e tutto ciò che sei tu. Ah! Solo uno scambio
di vita tra te e me può darmi forza per compiere il sacrificio di separarmi da
te”.
Così decisa, afflitta Mamma mia,
vedo che di nuovo passi su quelle membra e deponi nella testa di Gesù la tua. Baciandola
racchiudi in essa i tuoi pensieri e prendi per te le sue spine, i suoi afflitti
ed offesi pensieri e tutto ciò che ha sofferto nella sua santissima testa. Oh,
come vorresti animare l’intelligenza di Gesù con la tua, per poter dare vita
per vita! Già ti senti incominciare a rivivere coll’aver preso nella tua mente
i pensieri e le spine di Gesù.
Addolorata Mamma, ti vedo baciare
gli occhi spenti di Gesù e mi sento trafitta nel vedere che Gesù più non ti guarda.
Quante volte quegli sguardi divini, guardandoti, ti imparadisavano e ti
facevano risorgere da morte a vita! Ed ora, non vedendoti guardata, ti senti
morire. Perciò negli occhi di Gesù deponi i tuoi e prendi per te i suoi, le sue
lacrime ed amarezze nel vedere le offese delle creature, i tanti insulti e
disprezzi.
Ma vedo, trafitta Mamma mia, che
baci le sue santissime orecchie, e lo chiami e richiami, dicendo:
“Figlio mio, possibile che più
non mi ascolti, tu che ad ogni mio piccolo cenno mi sentivi? Ed ora piango, ti
chiamo e non mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudele tiranno! Tu eri per me
più che la mia stessa vita, ed ora dovrò sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o
Figlio, lascio il mio udito nel tuo e prendo per me ciò che ha sofferto il tuo
udito santissimo, l’eco di tutte le offese che in esso risuonavano. Solo questo
mi può dare vita: le tue pene, i tuoi dolori”.
E mentre dici così, è tanto il
dolore e le strette al cuore, che perdi la voce e resti senza moto. Povera
Mamma mia, povera Mamma mia, quanto ti compatisco! Quante morti crudeli non
subisci!
Dolente Mamma, il Volere Divino
si impone e ti mette in moto. Tu guardi il suo santissimo volto, lo baci ed esclami:
“Adorato Figlio, come sei
sfigurato! Ah, se l’amore non mi dicesse che sei il Figlio mio, la mia Vita, il
mio Tutto, non più ti riconoscerei, tanto sei irriconoscibile! La tua natia
bellezza si è trasformata in deformità, le [tue] purpuree gote sono cambiate in
lividure; la luce e la grazia che emanava il tuo bel volto, che vederti e rimanere
beatificata era lo stesso, si è convertita in pallore di morte, o Figlio amato.
Figlio, come sei ridotto! Che brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue
santissime membra! Ah, come la tua indivisibile Mamma vorrebbe restituirti la
tua primiera bellezza! Voglio fondere il mio volto nel tuo e prendere per me il
tuo, e gli schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai sofferto nel
tuo volto santissimo. Ah, Figlio, se mi vuoi viva, dammi le tue pene, altrimenti
io muoio!”.
Ed è tanto il tuo dolore, che ti
soffoca, ti tronca la parola e resti come estinta sul volto di Gesù. Povera Mamma,
quanto ti compatisco! Angeli miei, venite a sollevare la Mamma mia; il suo dolore
è immenso, la inonda, la soffoca e non le resta più vita né forza. Ma il Volere
Divino, infrangendo queste onde, le ridà la vita.
Già sei sulla sua bocca e,
baciandola, ti senti amareggiare le labbra per l’amarezza del fiele, che tanto
ha amareggiato la bocca di Gesù. Singhiozzando, continui:
“Figlio mio, dì un’ultima parola
alla tua Mamma. Possibile che non dovrò più ascoltare la tua voce? Tutte le parole
che mi hai detto in vita, come tante frecce, mi feriscono il cuore di dolore e
di amore. Ed ora, vedendoti muto, si rimettono in moto nel mio lacerato cuore,
dandomi innumerevoli morti. Ed a viva forza vorrebbero strappare un’ultima tua
parola, ma non avendola, mi straziano e mi dicono:
“Sicché non più lo ascolterai,
non sentirai più il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice,
che tanti paradisi creava in te per quante parole diceva”. Ah! Il mio paradiso
è finito e non avrò altro che amarezze. Ah, Figlio! Voglio darti la mia lingua
per animare la tua. Dammi ciò che tu hai sofferto nella tua santissima bocca:
l’amarezza del fiele, la tua sete ardente, le tue riparazioni e preghiere.
Così, sentendo la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più
sopportabile e la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene”.
Mamma straziata, vedo che ti
affretti, perché quelli che ti stanno intorno vogliono chiudere il sepolcro e,
quasi di volata, prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, te le stringi al
cuore e, deponendo le tue mani nelle sue, prendi per te i dolori e le
trafitture di quelle mani santissime. Poi sorvoli sui piedi di Gesù, guardando
lo strazio crudele che i chiodi hanno fatto in essi; e mentre vi deponi i tuoi,
prendi per te quelle piaghe e ti offri a correre al posto di Gesù presso i
peccatori, per strapparli all’inferno.
Angosciata Mamma, ti vedo dare
l’ultimo addio al cuore trafitto di Gesù. Qui fai sosta; è l’ultimo assalto al
tuo cuore materno. Te lo senti strappare dal petto per la veemenza dell’amore e
del dolore e, da solo, fugge a deporsi nel cuore sacratissimo di Gesù. E tu,
vedendoti senza cuore, ti affretti a prendere nel tuo il suo cuore
sacratissimo, il suo amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri
ardenti non compiuti per le loro ingratitudini e i dolori e le trafitture di
quel cuore sacratissimo, che ti terranno crocifissa per tutta la vita. E
guardando la larga ferita, la baci, ne lambisci il sangue e, sentendoti la vita
di Gesù, senti la forza di fare l’amara separazione. Quindi lo abbracci e permetti
che la pietra sepolcrale lo rinserri.
Dolente Mamma mia, piangendo, ti
prego di non permettere per adesso che Gesù sia tolto al nostro sguardo;
aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per prendere in me la sua vita. Se tu, che
sei la Senza Macchia, la Tutta Santa, la Piena di Grazia, non puoi vivere senza
Gesù, molto meno io, che sono la debolezza, la miseria, la piena di peccati.
Come posso vivere senza Gesù? Mamma dolente, non mi lasciare sola, portami con
te, ma prima deponimi tutta in Gesù, svuotami di tutto per poter mettere tutto
Gesù in me, come lo hai messo in te. Incomincia da me l’ufficio materno che
Gesù ti ha dato sulla croce e, facendo breccia sul tuo cuore materno la mia
povertà estrema, con le tue stesse mani chiudimi tutta, tutta in Gesù.
Chiudi nella mia mente i pensieri
di Gesù, affinché nessun altro pensiero entri in me. Chiudi gli occhi di Gesù
nei miei, affinché mai possa sfuggire dal mio sguardo; il suo udito nel mio,
onde sempre lo ascolti ed in tutto compia il suo Santissimo Volere. Deponi il
suo volto nel mio, affinché mirandolo così sfigurato per amor mio, lo ami, lo
compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi ed insegni con
la lingua di Gesù; le sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccio ed
ogni opera che compio abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù. Metti i
suoi piedi nei miei, affinché ogni mio passo sia per le altre creature una vita
di salvezza, di forza, di zelo.
Ed ora, afflitta Mamma mia,
permettimi di baciare il suo cuore e di lambire il suo preziosissimo sangue e,
chiudendo tu il suo cuore nel mio, [fa che io] possa vivere del suo amore, dei
suoi desideri, delle sue pene. Ed ora, prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché
mi dia l’ultima benedizione.
Ora permetti che la pietra lo
rinserri. E tu, straziata, baci il sepolcro e, piangendo, gli dai l’ultimo
addio e parti dal sepolcro.
Ma è tanto il tuo dolore che ora
resti impietrita e ora agghiacciata. Trafitta Mamma mia, insieme con te dico
addio a Gesù e, piangendo, voglio compatirti ed accompagnarti nella tua amara
desolazione. Voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro,
affanno e dolore, una parola di conforto, uno sguardo di compassione.
Raccoglierò le tue lacrime e ti sosterrò nelle mie braccia, se ti vedrò venir
meno.
Ma vedo che sei costretta a
ritornare a Gerusalemme dalla via donde venisti. Appena pochi passi, e già ti
si fa innanzi la croce, sulla quale Gesù tanto ha sofferto ed è poi morto. Tu
corri, l’abbracci e, vedendola tinta di sangue, uno per uno, si rinnovano nel
tuo cuore i dolori che Gesù ha sofferto su di essa. Ma non potendo contenere il
dolore, singhiozzando, esclami:
“O croce, come?! Così crudele con
mio Figlio? Ah, in nulla lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto? Non hai
permesso a me, dolente mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua mentre lo
chiedeva, e alla bocca riarsa hai dato fiele ed aceto. Il mio cuore trafitto me
lo son sentito liquefare ed avrei voluto apprestare a quelle labbra il mio
cuore liquefatto per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta. O
croce, crudele sì, ma santa, perché divinizzata e santificata dal contatto del
mio Figlio! Quella crudeltà che usasti con lui, ricambiala in compassione per i
miseri mortali; e per le pene che ha sofferto su di te, impetra grazia e forza
alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda per causa di tribolazioni e
croci. Troppo mi costano le anime, mi costano la vita d’un Figlio‑Dio; ed io,
come Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce”.
E baciandola e ribaciandola,
parti. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Ad ogni passo ed incontro sorgono
nuovi dolori che, crescendo nella loro immensità e rendendosi più amari,
t’inondano, ti affogano e ad ogni istante ti senti morire. Altri passi ancora e
già sei a quel punto dove stamattina lo incontrasti sotto il peso enorme della
croce, sfinito, grondante sangue, con un fascio di spine sulla testa, le quali,
urtando con la croce, penetravano dentro dentro, dandogli ad ogni urto dolori
di morte. Gli sguardi di Gesù, incrociandosi coi tuoi, cercavano pietà, ma i
soldati, per impedirvi questo sollievo, lo spinsero e lo fecero cadere, facendogli
versare nuovo sangue. Ora tu ne vedi il terreno inzuppato, ti getti a terra e,
mentre baci quel sangue, ti sento dire: “Angeli miei, venite a mettervi a
guardia di questo sangue, affinché non sia calpestata e profanata nessuna
goccia”.
Dolente Mamma, lascia che ti dia
la mano per alzarti e sollevarti, perché vedo che agonizzi sul sangue di Gesù.
Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di sangue, ricordi i
dolori di Gesù, quindi affretti il passo e ti chiudi nel cenacolo. Anch’io mi
chiudo nel cenacolo, ma il mio cenacolo è il Cuore Santissimo di Gesù, e da lì
voglio venire da te per tenerti compagnia in quest’ora di amara desolazione.
Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.
Desolata Mamma, guarda questa
piccola figlia tua; sono troppo piccina, da sola né posso, né voglio vivere.
Perciò prendimi sulle tue ginocchia, stringimi fra le tue braccia e fammi da
mamma, perché ho bisogno di guida, di aiuto, di sostegno. Guarda la mia
miseria, versa una lacrima sulle mie piaghe e, quando mi vedrai distratta,
stringimi al tuo cuore materno e richiama in me la vita di Gesù.
Ma mentre ti prego, sono
costretta a fermarmi, per fare attenzione ai tuoi acerbi dolori. Mi sento
trafiggere nel vedere che, come muovi la testa, ti senti penetrare le spine che
hai preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati di pensiero che,
penetrandoti fin negli occhi, ti fanno piangere lacrime miste a sangue. Mentre piangi,
avendo nei tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano tutte le
offese delle creature. Oh, come ne resti amareggiata! Come comprendi ciò che ha
sofferto Gesù, avendo in te le sue stesse pene!
Ma un dolore non aspetta l’altro.
Come tendi l’orecchio, ti senti assordare dall’eco delle voci delle creature;
ciascuna varietà di voce di creatura ti penetra dalle orecchie al cuore,
trafiggendolo, e tu ripeti il tuo ritornello: “Figlio, come hai sofferto!”.
Desolata Mamma, quanto ti
compatisco! Permettimi che ti rasciughi il volto bagnato di lacrime e di
sangue. Ma mi sento indietreggiare nel vederlo tutto coperto di lividure,
irriconoscibile e pallido, d’un pallore mortale. Comprendo: sono i
maltrattamenti di Gesù che hai preso su di te, che ti fanno soffrire tanto che,
come muovi le labbra per pregare o per emettere sospiri dal tuo infuocato
petto, ti senti l’alito amaro e le labbra bruciate dalla sete di Gesù.
Povera Mamma mia, quanto ti
compatisco! I tuoi dolori crescono sempre di più, e pare che si diano la mano
fra di loro. Prendendo le tue mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. È in
queste stesse mani che senti il dolore e vedi gli omicidi, i tradimenti, i sacrilegi
e tutte le opere cattive che ripetono i colpi, allargando le piaghe ed
inasprendole sempre più.
Quanto ti compatisco! Tu sei la
vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi restano senza chiodi, anzi,
non solo te li senti inchiodare, ma come strappare da tanti passi iniqui e
dalle anime che vanno all’inferno, e tu corri appresso a loro, affinché non
cadano nelle fiamme infernali.
Ma non è ancora tutto, trafitta
Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno eco nel tuo cuore e te lo
trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille spade, molto più che,
avendo in te il cuore divino di Gesù, che contiene tutti i cuori e nel cui palpito
ravvolge i palpiti di tutti, come palpita dice: Anime! Amore! E tu, dal palpito Anime!,
nel tuo palpito ti senti scorrere tutti i peccati e ti senti dare morte, e nel
palpito Amore!, ti senti dare vita;
sicché stai in continuo atto di morte e di vita.
Mamma crocifissa, guardandoti,
compatisco i tuoi dolori, sono inenarrabili. Vorrei trasformare il mio essere
in lingua e voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento
è nulla. Perciò chiamo gli angeli e la Trinità Sacrosanta, e prego loro che
mettano intorno a te le loro armonie, i loro contenti e la loro bellezza, per
raddolcire e compatire i tuoi intensi dolori; che ti sostengano fra le loro
braccia e ti ricambino in amore tutte le tue pene.
Ed ora, desolata Mamma, grazie a
nome di tutti, per tutto ciò che hai sofferto; e ti prego, per questa tua amara
desolazione, di venirmi ad assistere nel momento della mia morte: quando la
mia povera anima si troverà sola ed abbandonata da tutti, in mezzo a mille
ansie e timori, vieni tu allora a ridarmi la compagnia che tante volte ti ho
fatto in vita. Vieni ad assistermi, mettiti al mio fianco e mettimi in fuga il
nemico. Lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col sangue di Gesù,
vestimi coi suoi meriti, abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte
le pene e le opere di Gesù, ed in virtù di esse, fa scomparire tutti i miei peccati,
dandomi il totale perdono. E nello spirare, ricevimi fra le tue braccia, mettimi
sotto il tuo manto, nascondimi allo sguardo del nemico, portami di volata al
cielo e mettimi nelle braccia di Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma mia!
Ed ora ti prego di ridare la
compagnia che ti ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti. Fa a tutti da mamma.
Sono momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti, perciò non negare a nessuno il
tuo ufficio materno.
Un’ultima parola mentre ti
lascio: ti prego di chiudermi nel Cuore Sacratissimo di Gesù; e tu, dolente
Mamma mia, fammi da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori dal suo cuore
ed io, anche a volerlo, non ne possa uscire. Ti bacio la mano materna e tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù viene sepolto, una pietra lo
rinserra ed impedisce alla Mamma che più rimiri il Figlio. E noi, ci nascondiamo
agli sguardi delle creature? Siamo indifferenti se tutti ci dimenticano? Nelle
cose sante, rimaniamo indifferenti, con quella santa indifferenza che non ci fa
trasgredire nulla? Nell’abbandono totale di Gesù, vinciamo tutto con una santa
indifferenza che ci porta continuamente a lui? E con la nostra costanza, gli formiamo
dolce catena per attirarlo a noi? Il nostro sguardo è sepolto nello sguardo di
Gesù, in modo che non guardiamo altro, se non ciò che vuole Gesù? La nostra
voce è sepolta nella voce di Gesù, in modo che, se vogliamo parlare, non
parliamo che con la lingua di Gesù? I nostri passi sono sepolti nei suoi, in
modo che, come camminiamo, resti l’impronta non dei nostri, ma dei passi di Gesù?
E il nostro cuore è sepolto nel suo, per poter amare e desiderare come ama e
desidera il suo cuore?
*
Mamma mia, quando Gesù, per il
bene della mia anima, a me si nasconde, dammi la grazia che avesti tu nella
privazione di lui, affinché io gli possa dare tutta la gloria che tu gli desti
quando egli fu deposto nel sepolcro.
O Gesù, ti voglio pregare con la
tua voce; e come la tua voce penetrava i cieli e si ripercuoteva nelle voci di
tutti, così la mia, facendo onore alla tua stessa voce, penetri fin nei cieli
per darti la gloria e l’amore della tua stessa parola.
Mio Gesù, il mio cuore palpita,
ma non son contenta se non mi fai palpitare col tuo, e così, col tuo palpito
amerò come ami tu. Ti darò l’amore di tutte le creature, ed uno sarà il grido: Amore! Amore!
O mio Gesù, fa onore a te stesso,
e in tutto ciò che faccio, metti l’impronta del tuo stesso potere, del tuo
amore e della tua gloria.
Nos cum Prole pia, benedicat
Virgo Maria.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
La vera risurrezione
Dal Volume 36 del 20 aprile 1938
(3)
[Luisa dice:]
Dopo ciò, continuavo il
mio giro in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra e mi son fermata
nell’atto della resurrezione. Che trionfo! Che gloria! Il cielo si riversò
sulla terra per essere spettatore di una gloria sì grande, ed il mio amato Gesù
ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, nella mia
resurrezione, veniva costituito il diritto di risorgere in me a novella vita
tutte le creature. Era la conferma, il suggello di tutta la mia vita, delle mie
opere, delle mie parole; e se venni in terra fu per darmi a tutti ed a ciascuno
come vita che loro appartenesse. La mia resurrezione era il trionfo di tutti e
la nuova conquista che tutti facevano da colui che era morto per tutti, per dar
loro vita e farli risorgere nella mia stessa resurrezione.
Ma vuoi sapere dove
consiste la vera resurrezione della creatura? Non alla fine dei giorni, ma
mentre vive ancora sulla terra. Chi vive nella mia volontà, essa risorge alla
luce e può dire: “La mia notte è finita”. Risorge nell’amore del suo Creatore
in modo che non esiste per lei più il freddo, le nevi, ma sente il sorriso della primavera celeste. Risorge alla
santità, la quale mette a precipitosa fuga le debolezze, le miserie, le passioni.
Risorge a tutto ciò che è cielo; e se guarda la terra, il cielo, il sole, li
guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere occasione di narrargli
la sua gloria e la sua lunga storia d’amore.
Perciò chi vive nel mio
Volere, può dire come disse l’angelo alle pie donne quando andavano al
sepolcro: “È risorto, non è più qui”. Chi vive nel mio Volere può dire lo
stesso: “La mia volontà non è più con me, è risorta nel Fiat”; e se le circostanze della vita, le occasioni, le pene circondano
la creatura, come cercando la sua volontà, può rispondere: “La mia volontà è
risorta, non l’ho più in mio potere, ho in cambio la Divina Volontà, e con la
sua luce voglio investire tutto ciò che mi circonda: circostanze, pene, per
formarne tante conquiste divine”.
Chi vive nel nostro
Volere trova la vita negli atti del suo Gesù, e corre sempre in essa la nostra
Volontà operante, conquistante e trionfante, e ci dà tale gloria che il cielo
non può contenerla. Quindi vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai,
se vuoi essere il nostro trionfo e la nostra gloria”.
[1]
Qui Luisa si riferisce a se stessa, ad una intera esistenza di sessantaquattro
anni, passata in un letto circondato da una tendina, come in una prigione,
soffrendo nel suo ufficio di vittima insieme con Gesù, e come Gesù nel tabernacolo.
[2]
Sia fatta la tua Volontà
[3]
Amico, perché sei venuto?
[4]
Figlia, perché sei venuta?
[5]
Io Sono
[6]
minare (tardo latino): spingere
[7]
Ecco l’Uomo
[8]
Toglilo, toglilo!
[9]
Sia crocifisso!
[10]
Ti tormenta
[11]
Luisa premette a quest’Ora la seguente preghiera: “Gesù, Mamma mia, venite
insieme con me a scrivere, prestatemi le vostre santissime mani, affinché possa
scrivere ciò che piace a voi e solo ciò che voi volete”.
[12]
Dopo aver pubblicato la prima edizione di
queste Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Luisa scrisse
all’ormai Beato Annibale Maria Di Francia (essendo lui il responsabile degli
scritti), avvisandolo che si sentiva spinta ad aggiungere qualche altra cosa in
mezzo alla detta Ora. Ed ecco come si esprime in una sua lettera:
“Nell’Ora della Crocifissione, quasi alla fine...dove
si dice che Gesù, mentre stava sulla croce, la sua anima era nei cieli col suo
divin Padre, io lo seguo col pensiero fin nel cielo e cerco insieme con lui di
disarmare la divina giustizia in questi tempi tanto irritata; e in questo
esercizio v’impiego una mezz’ora circa. Parmi che Gesù Signor mio mi spinga a
scrivere un tale esercizio...”.
Ed ecco che essa spiega
l’aggiunta in questi termini:
“In quest’Ora, Gesù sulla croce, riepiloga tutta la
sua vita, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo suo anelito,
dà compimento a tutto, ringraziando il divin Padre per tutto il bene che ha
fatto a tutte le creature e anche delle stesse sue sofferenze. Lo glorifica,
implora, ripara, in una parola compie tutto insieme ciò che aveva fatto nella
sua vita.
Ora l’anima, facendo eco a tutto ciò che fa Gesù,
incomincia anch’essa, dal primo istante in cui Gesù fu concepito fino
all’ultimo istante di vita, a ringraziarlo di ciò che ha fatto. E siccome
l’ingratitudine della creatura generalmente è tanta, e più che mai si mostra
ingrata nel ricever i benefici, e mai ringrazia il Signore, l’anima cerca
anch’essa di fare un tutto completo. Ecco la ragione per cui si ripete in
quest’Ora tutta la vita di Gesù Cristo e si cerca di riunire tutte le specie di
riparazioni.
Fra tante anime, non vi potrà essere qualcuna che
vorrà mostrare questo eroismo di amore a Gesù?”
[13]In un’altra lettera, del 7 ottobre 1915, seguita a
dire:
“Lo scopo di tale Ora è quello di disarmare la divina
giustizia. Se nelle altre Ore si ripara, si benedice e si chiede perdono ecc.,
con questa la si disarma e la si placa, e l’anima, elevandosi tra il cielo e la
terra, proprio come fece Gesù Cristo, guarda cioè la divina giustizia e cerca
di placarla, guarda la creatura e cerca di ricondurla al suo seno, mettendo
proprio in atto ciò che fa Gesù. Ed è tanto il compiacimento divino che egli
l’aspetta quasi con ansia, perché si sente come rinfrancato che una creatura,
elevandosi dalla terra, ha tutto l’interesse di salvare i propri fratelli; e,
mentre la sua giustizia si accende, cerca un rifugio, un riparo in quest’anima
che, volendo far sue le sue pene e le stesse anime, lo invita e lo costringe a
non distruggere la povera umanità”.
Il presente libro, Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù
Cristo
, fu scritto da Luisa Piccarreta, “La Piccola Figlia della Divina
Volontà”, intorno all’anno 1914, in obbedienza all’autorità ecclesiastica di allora,
l’ormai Beato Annibale Maria di Francia. Questa breve presentazione è stata
presa in gran parte dalla prefazione della quarta edizione scritta dallo stesso
Beato.
Luisa aveva diciassette anni (lei
stessa racconta questi fatti nel primo dei trentasei volumi che scrisse in obbedienza
al suo confessore). Nell’ultimo giorno d’una novena di Natale, che Gesù stesso
le aveva ispirato di fare, egli la sorprese con un’esperienza
straordinariamente viva dei misteri meravigliosi del suo amore. Ecco le parole
che le disse Gesù:
“Figlia, rinata per il mio amore,
su, levati alla vita della mia grazia e del mio amore; corrispondimi in tutto,
e come mi hai fatto compagnia con le nove considerazioni sull’eccesso del mio
amore lungo la novena della mia Natività, così continua a fare altre ventiquattro
considerazioni circa la mia passione e morte di croce, distribuendole nelle 24
ore della giornata, nelle quali scorgerai altri eccessi più sublimi del mio
amore e mi sarai di continuo sollievo nelle dolorosissime pene che mi vengono
dalle ingrate creature; ed in vita sarai del tutto amante della mia sepoltura
ed in morte avrai l’ottima parte della mia gloria”.
Circa trentadue anni più tardi,
dopo che Luisa giorno per giorno aveva vissuto le Ore della Passione intensamente tutti questi anni, il Beato
Annibale Maria di Francia, che era il delegato ecclesiastico per quanto
riguardava gli scritti di Luisa e che era venuto a conoscenza di questa sua pia
pratica, le diede l’obbedienza di scrivere queste Ore. Ed è così che si diede inizio all’opera, Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Fu allora che il Beato Annibale
di Francia la pubblicò per la prima volta, e a questa edizione ne seguirono
altre sette: cinque in italiano e due in tedesco, e sempre con i dovuti
permessi ecclesiastici. Di recente è stata pubblicata anche in inglese e in spagnolo.
Quando Luisa ebbe finito di
scrivere Le Ore della Passione,
scrisse una lettera che consegnò, insieme con il libro, al Beato Annibale, il
quale la incluse nella prefazione quando ne fece la pubblicazione. Ed è per questa
lettera che conosciamo quanto Gesù si compiace, e quanti benefici vengono
elargiti all’anima, quando questa fa il quotidiano esercizio delle Ore della Passione, come uno che consuma
un pane indispensabile alla vita. Ed ecco la lettera inviata da Luisa al
Reverendo Canonico Di Francia:
“Ecco finalmente, le rimetto le Ore scritte della Passione, e tutto a
gloria di Nostro Signore. Le accludo pure un altro foglietto in cui si contengono
gli effetti e le belle promesse di Gesù per chi fa queste Ore della Passione.
Io credo che, se colui che le
mediterà è peccatore, si convertirà, se è imperfetto diverrà perfetto, se è
santo si farà più santo, se è tentato troverà la vittoria, se è sofferente
troverà in queste Ore la forza, la medicina,
il conforto; e se l’anima sua è debole e povera, troverà un cibo spirituale ed
uno specchio dove si rimirerà di continuo per abbellirsi e farsi simile a Gesù
nostro modello.
È tanto il compiacimento che ne
prova Gesù benedetto dalla meditazione di queste Ore, che vorrebbe che di queste meditazioni vi fosse almeno una
copia per ogni città o paese, e si praticassero. Allora avverrebbe che in
quelle riparazioni Gesù sentirebbe riprodursi la sua stessa voce e le sue
preghiere, quali le elevava al Padre suo nelle ventiquattro ore della sua
dolorosa passione; e se ciò si facesse almeno in ogni paese o città da
altrettante anime, Gesù pare che mi faccia intendere che la divina giustizia
rimarrebbe in parte placata, e verrebbero in parte arrestati e come smorzati i
suoi flagelli in questi tristi tempi di strazi e di spargimento di sangue.
Faccia lei, Reverendo Padre,
appello a tutti: compia così l’operetta che il mio amabile Gesù mi ha fatto
fare.
Onde le dico pure che lo scopo di
queste Ore della Passione, non tanto
è di raccontare la storia della passione, perché molti libri ci sono che
trattano questo pietoso argomento, e non sarebbe stato necessario farne un
altro; ma lo scopo è la riparazione, unendo insieme i diversi punti della
passione di Nostro Signore con la diversità di tante offese, e insieme a Gesù
farne degna riparazione, rifacendolo quasi di tutto ciò che le creature tutte
gli debbono.
E
da ciò i diversi modi di riparare, in queste Ore. Cioè, in alcuni punti si benedice, in altri si compatisce, in
altri si loda, in altri si conforta il penante Gesù, in altri si compensa, in
altri si supplica, si prega, si domanda.
Perciò
lascio a lei, Reverendo Padre, di far conoscere con una prefazione, lo scopo di
questi scritti”.
Perciò in ogni paese, città e
nazione formiamo tanti cenacoli di preghiera, in cui queste ventiquattro Ore della Passione vengano meditate e
vissute. Come tanti orologi viventi, segnino fedelmente le ore di ogni giornata,
e così faremo compagnia a Gesù con il nostro amore, la nostra riparazione e la
nostra gratitudine, poiché egli non è amato come merita, anzi i suoi stessi
figli l’offendono e lo crocifiggono di nuovo nel loro cuore col chiudere le
porte di esso alla grazia, alla Divina Volontà.
Giacché questo libro
diventerà senz’altro una sorgente principale delle vostre meditazioni
quotidiane, vorremmo suggerire alcuni modi di meditare Le Ore della Passione.
Il metodo migliore e la meta
a cui dovremmo tendere, è di fare individualmente una o due delle Ore ogni giorno, nell’ora corrispondente
a quella della giornata, variando le Ore
ogni giorno. In questo modo, in breve familiarizzeremo con tutte le Ore della Passione, così da poter
meditare mentalmente ogni Ora nello
scorrere delle ore della giornata. Allora con quest’assidua meditazione della
passione di Nostro Signore, ora per ora, giorno dopo giorno, in noi viene
formata, come vita nostra, la stessa vita di Gesù.
Un’altra maniera sarebbe di
meditare un’Ora differente ogni
giorno, facendone la lettura in famiglia o in gruppo. Con ciò, col trascorrere
di ventiquattro giorni, vengono a completate tutte le ventiquattro Ore, per poi ricominciarle da capo.
Questo si può fare per esempio, dopo la recita quotidiana del santo rosario,
come si suole fare in molte famiglie e associazioni pie. Ricordiamo che un buon
orologio non si ferma mai; la vita stessa non conosce sosta. Le offese che Gesù
riceve sono continue, quindi anche le riparazioni devono essere senza sosta,
continue.
Un altro metodo da adoperare
sarebbe di formare un gruppo di ventiquattro persone (che potrebbe includere
anche più componenti della stessa famiglia) che si impegnano seriamente alla
meditazione giornaliera di una delle ventiquattro Ore assegnate loro. Con ciò l’Orologio
della Passione segna ogni giorno tutte e ventiquattro le ore della
giornata. Poi di comune accordo, dopo un periodo di tempo, diciamo due settimane
o un mese, l’Ora che ciascuno stava
meditando scatta in avanti di un’ora. Per esempio, colui che faceva l’Ora dalle 8 alle 9 (Gesù innanzi a Pilato)
passa avanti e medita l’Ora seguente:
dalle 9 alle 10 (Gesù coronato di spine).
Inoltre, i partecipanti alle Ore potrebbero concordare di riunirsi di
tanto in tanto, per esempio ogni mese o due, per scambiarsi impressioni, per
aiutarsi mutuamente e per meditare insieme una delle Ore per una intenzione particolare. Questa intenzione però deve
essere di genere universale come quelle dello stesso Gesù, e mai di genere
individualistico. Per esempio, per le intenzioni del Santo Padre, per i sacerdoti,
in riparazione delle offese commesse conto l’Eucaristia, in riparazione dei
peccati commessi conto la purezza ecc.
Senz’altro questi gruppi
possono essere integrati dai Cenacoli
della Divina Volontà, ove ogni suo membro s’impegna già a meditare una o
due delle Ore. Siamo convinti infatti
che una delle occupazioni principali dei
Figli del Divin Volere deve essere il meditare e il vivere la passione di
Nostro Signore Gesù Cristo.
Da tenere presente che coloro
che, per motivi di lavoro e necessità di dormire, trovano difficoltà nel fare
la loro Ora all’ora corrispondente
del giorno o della notte, possono spostarla a un altro momento che favorisce il
buon esercizio di essa. Per esempio, se a qualcuno tocca una delle Ore notturne, come quella dalle tre alle
quattro, egli può meditarla prima di coricarsi. Comunque di tanto in tanto
questi potrà sacrificare un’ora di riposo per offrire a Gesù anche questo
sacrificio. Ricordate il dolce rimprovero che fece Gesù ai suoi amati discepoli
nell’Orto del Getsemani, dopo aver dato inizio alla sua agonia: “Non potevate vegliare
un’ora con me?”.
Fare un’Ora della Passione significa leggerla con attenzione, meditarla,
contemplarla, viverla intensamente. Sì, perché non si tratta di leggere nel
modo come pare ad ognuno, ma di fondersi nella Divina Volontà in questo modo
particolare e speciale, ispirato da Gesù stesso nel suo infinito amore per noi.
Facendo così, succede che la sua vita interiore, tutto quanto egli faceva
durante la sua dolorosa passione, viene duplicato continuamente in noi.
Però è molto importante, per
chi si impegna a meditare queste Ore,
rimanere fedele ogni giorno alla parola data. Il fatto che si ripeta la stessa Ora per più giorni non deve destare
noia, giacché quando la si medita con attenzione e con tutto l’amore che merita,
sempre si trova qualcosa di nuovo. Oltre a ciò è bene essere costanti
nell’esercizio fedele delle Ore, non
badando se piace a noi o no, ma se piace a Gesù. Di conseguenza succederà che
anziché essere di peso, sarà una sorgente perenne di grazia e d’amore.
Coll’andare del tempo, toccheremo con mano che gli effetti e le promesse di
Gesù si stanno realizzando in noi, e così diventerà l’agognato pane nostro
quotidiano.
Meditare Le Ore della Passione significa ricevere una nuova formazione che
ci porta a vivere una vita nuova, la vita di Gesù, anzi la sua vita interiore.
In breve tempo costateremo che questo atto non corrisponde ad una semplice lettura
che stiamo facendo delle Ore, ma che
a poco a poco di esse ci si sta riempiendo la mente e il cuore durante la
giornata, sia quando siamo occupati con qualche faccenda, sia quando ci troviamo
in compagnia di altre persone. Insomma, sentiremo con chiarezza che di giorno
in giorno, di ora in ora, è Gesù che sta vivendo la sua stessa vita divina in
noi e che egli ci sta trasformando in sé.
Infine vogliamo raccontare un
aneddoto molto interessante, che è accaduto al tempo della prima pubblicazione
delle Ore della Passione, intorno
all’anno 1914. Erano quelli i tempi in cui molte delle signorine che spesso
andavano a visitare Luisa, mentre insieme con lei confezionavano lini per
l’altare ed arredamenti per la chiesa, meditavano Le Ore della Passione. Molte di loro le sapevano addirittura a memoria.
Ebbene una volta quando il
Beato Annibale Di Francia andò alla casa di Luisa, le raccontò cosa gli era successo
durante una delle sue frequenti visite al Papa San Pio X. Mentre conversavano
insieme, Padre Annibale volle fargli conoscere il libro Le Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, che egli stava
diffondendo. Allora lesse alcune pagine dal libro al pontefice, per l’appunto
dall’Ora della crocifissione. Arrivato
che fu ad un certo punto della lettura, il papa lo interruppe, dicendogli:
“Padre, questo libro si dovrebbe leggere in ginocchio: è Gesù Cristo che sta parlando!”.
I Figli del Divin Volere
O Signor mio Gesù Cristo,
prostrata alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo cuore che
voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ore, in cui per nostro amore tanto volesti patire nel corpo
adorabile e nell’anima tua santissima fino alla morte di croce. Deh! dammi
aiuto, grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti,
mentre ora medito l’Ora... (si dica
quale).
E per quelle che non posso
meditare, ti offro la volontà che avrei di farle, e intendo intenzionalmente
meditarle in tutte le ore che sono costretta o ad applicarmi ai miei doveri o a
dormire.
Accetta, o misericordioso
Signore, la mia amorosa intenzione, e fa che sia di profitto per me e per
molti come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei
praticare. Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera
mi chiami all’unione con te, e per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la
tua lingua, il tuo cuore, e con questo intendo pregare, fondendomi tutta nella
tua Volontà e nel tuo amore; e stendendo le braccia per abbracciarti, poggio la
mia testa sul tuo cuore ed incomincio.
?
Mio amabile Gesù, tu mi hai
chiamata in quest’Ora della tua
passione a tenerti compagnia, ed io son venuta. Mi parve di vederti angosciato
e dolente, pregare, riparare e patire, e con le voci le più tenere ed eloquenti
perorare la salvezza delle anime. Ho cercato di seguirti in tutto e ora,
dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il dovere di dirti un Grazie e un Ti benedico.
Sì, o Gesù, Grazie ti ripeto le mille e mille volte, e ti lodo e benedico per
tutto ciò che hai fatto e patito per me e per tutti. Grazie e Ti benedico per
ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni tuo respiro, palpito, passo,
parola, sguardo, e per ogni amarezza e offesa che hai sopportato. Per tutto, o
mio Gesù, intendo segnarti con un Grazie
e un Ti benedico.
Deh, o Gesù, fa che tutto il mio
essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e benedizioni, in modo da
attirare su di me e su tutti il flusso delle tue grazie e benedizioni!
Deh, o Gesù, stringimi al tuo
cuore colle tue santissime mani e segna tutte le particelle del mio essere col
tuo Ti benedico, per fare che da me
altro non possa uscire che un inno continuo verso di te! Perciò mi lascio in
te, per seguirti in ciò che farai; anzi opererai tu stesso per me. Ed io, fin
d’ora, lascio i miei pensieri in te per difenderti dai tuoi nemici, il respiro
per corteggio e compagnia, il palpito per dirti sempre Ti amo e a rifarti dell’amore che non ti danno gli altri; le gocce
del mio sangue a ripararti e a restituirti gli onori e la stima che ti tolgono
i tuoi nemici con gl’insulti, sputi e schiaffi, e tutto il mio essere per guardia.
Dolce mio Amore, sebbene debbo
attendere alle mie occupazioni, resto nel tuo cuore; ho paura d’uscirne. Tu mi
terrai in te, non è vero? I nostri palpiti si intenderanno a vicenda e si
confonderanno insieme in modo da darmi vita, amore, stretta unione inseparabile
con te. Mio Gesù, se vedi che sto per sfuggirti, il tuo palpito si acceleri nel
mio, le tue mani mi stringano più forte al tuo cuore, i tuoi occhi mi guardino
e mi gettino saette di fuoco, affinché io, sentendoti, mi lasci subito tirare
all’unione con te.
Deh, mio Gesù! Dammi il bacio del
divino amore, abbracciami e benedicimi; io ti bacio nel dolcissimo tuo cuore, e
mi resto in te.
?
Dal Volume 12 del 28
novembre 1920 (141)
[Luisa dice:]
Stavo pensando quando
il mio dolce Gesù, per dar principio alla sua dolorosa passione, volle andare
dalla sua Mamma a chiederle la sua benedizione, ed il benedetto Gesù mi ha
detto:
“Figlia mia, quante
cose dice questo mistero! Io volli andare a chiedere la benedizione alla mia
cara Mamma per darle occasione che anche essa mi chiedesse la benedizione;
erano troppi i dolori che doveva sopportare ed era giusto che la mia
benedizione la rafforzasse; è mio solito che quando voglio dare chiedo. E la
mia Mamma mi comprese subito, tanto vero che non mi benedisse se non quando mi
chiese la mia benedizione, e dopo benedetta da me mi benedisse lei.
Ma questo non è tutto:
per creare l’universo dissi un Fiat e
col solo Fiat riordinai ed abbellii
cielo e terra; nel creare l’uomo il mio alito onnipotente gl’infuse la vita.
Nel dar principio alla mia passione volli, con la mia parola onnipotente e
creatrice, benedire la mia Mamma, ma non era solo lei che benedicevo. Nella mia
Mamma benedicevo tutte le creature, era lei che teneva il primato su tutto, ed
in lei benedivo tutti e ciascun pensiero, atto, parola ecc. Benedivo ciascuna
cosa che doveva servire alla creatura, come quando il mio Fiat onnipotente creò il sole e questo sole che, senza diminuire né
di luce né di calore, sta per tutti e per ciascun mortale facendo il suo corso;
così la mia parola creatrice benedicendo, restava in atto di benedire sempre,
sempre, senza mai cessare di benedire, come mai cesserà di dare la sua luce il
sole a tutte le creature.
Ma non è tutto ancora:
con la mia benedizione volli rinnovare i pregi della creazione, volli chiamare
il mio celeste Padre a benedire per comunicare alla creatura la potenza, volli
benedire a nome mio e dello Spirito Santo per comunicare la sapienza e l’amore,
e così rinnovare la memoria, l’intelletto e la volontà della creatura
restituendola sovrana di tutto. Sappi però che nel dare voglio, e la mia cara
Mamma comprese, e subito mi benedisse, non solo per sé, ma a nome di tutti.
Oh! Se tutti potessero
vedere questa mia benedizione, la sentirebbero nell’acqua che bevono, nel
fuoco che li riscalda, nel cibo che prendono, nel dolore che li affligge, nei
gemiti della preghiera, nei rimorsi della colpa, nell’abbandono delle creature,
in tutto sentirebbero la mia parola creatrice che loro dice (ma sventuratamente
non sentito): “Ti benedico nel nome del Padre, di me Figlio e dello Spirito
Santo; ti benedico per aiutarti, per difenderti, per perdonarti, per
consolarti; ti benedico per farti santo”. E la creatura farebbe eco alle mie
benedizioni col benedirmi anche essa in tutto; questi sono gli effetti della
mia benedizione, in cui la mia Chiesa ammaestrata da me mi fa eco, e quasi in
tutte le circostanze, nelle amministrazioni dei sacramenti ed altro, dà la sua
benedizione”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O celeste Mamma, l’ora del
distacco già s’appressa, ed io da te vengo. O Madre, dammi il tuo amore e le
tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con te voglio seguire
passo passo l’adorato Gesù.
Ed ecco che Gesù viene e tu,
coll’animo traboccante d’amore, gli corri incontro, e nel vederlo sì pallido e
triste, il cuore ti si stringe per il dolore, le forze ti vengono meno e sei
già per cadergli ai piedi.
O dolce Mamma mia, sai tu perché
è venuto da te l’adorabile Gesù? Ah, egli è venuto per darti l’ultimo addio,
per dirti l’ultima parola, per ricevere l’ultimo abbraccio! O Madre, a te mi
stringo con tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinché
stretta e avvinta a te, anch’io possa ricevere gli abbracci dell’adorato Gesù.
Mi disdegnerai tu forse, o piuttosto non è un conforto per il tuo cuore avere un’anima
a te vicina che ne divida le pene, gli affetti, le riparazioni?
O Gesù, in quest’ora sì
straziante per il tuo tenerissimo cuore, quale ammaestramento non ci dai tu di
filiale ed amorosa obbedienza verso la Mamma tua! Qual dolce armonia non passa
fra te e Maria! Che incanto soave di amore che sale fino al trono dell’Eterno,
e si dilata a salvezza di tutte le creature della terra!
O
celeste Mamma mia, sai tu che vuole da te l’adorato Gesù? Non altro che
l’ultima benedizione. È vero che da tutte le particelle del tuo essere altro
non escono che benedizioni e lodi al tuo Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da
te, vuol sentire la dolce parola: Ti
benedico, o Figlio; e quel Ti
benedico storna tutte le bestemmie dal suo udito, e dolce e soave scende al
suo cuore; e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature, Gesù
vuole il tuo Ti benedico.
Anch’io mi unisco con te, o dolce
Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il cielo per chiedere al Padre, allo
Spirito Santo, agli angeli tutti, un Ti
benedico a Gesù, affinché, andando a lui, gli possa portare le loro benedizioni.
E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni labbro, da
ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da ogni
pensiero, benedizioni e lodi a Gesù; e se nessuno me le vorrà dare, intendo io
darle per loro.
O dolce Mamma, dopo aver girato e
rigirato per chiedere alla Triade Sacrosanta, agli angeli, alle creature tutte,
alla luce del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di
vento, ad ogni favilla di fuoco, ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle
stelle, ad ogni movimento della natura, un Ti
benedico, vengo da te, e insieme alle tue metto le mie benedizioni.
Dolce Mamma mia, vedo che tu ne
ricevi conforto e sollievo, e tutte le offri a Gesù le mie benedizioni, a
riparazione delle bestemmie e maledizioni che egli riceve dalle creature. Ma
mentre io tutto a te offro, sento la tua voce tremante che dice: “Figlio, benedici
me pure!”.
O
dolce mio Amore, benedici anche me insieme alla Mamma tua: benedici i miei
pensieri, il mio cuore, le mie mani, i miei passi, le mie opere, e con la Madre
tua tutte le creature.
O Madre mia, nel mirare il volto
dell’addolorato Gesù, pallido e triste, straziante, si risveglia in te il ricordo
dei dolori che tra poco dovrà egli soffrire. Prevedi il volto di lui coperto
di sputi, e lo benedici; il capo trapassato dalle spine, gli occhi bendati, il
corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai chiodi, e dovunque
egli sta per andare tu lo segui con le tue benedizioni; ed insieme a te lo
seguo anch’io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, trapassato dai chiodi,
schiaffeggiato, coronato di spine, dovunque troverà insieme al tuo il mio Ti benedico.
O Gesù, o Madre, vi compatisco;
immenso è il vostro dolore in questi ultimi momenti; il cuore dell’uno pare che
strappi il cuore dell’altra.
O Madre, strappa il mio cuore
dalla terra e legalo forte a Gesù, affinché stretto a lui, possa prendere
parte ai tuoi dolori. E mentre vi stringete, vi abbracciate, vi gettate gli
ultimi sguardi, gli ultimi baci, stando io in mezzo ai vostri due cuori, possa
ricevere i vostri ultimi baci, gli ultimi vostri abbracci. Non vedete che io
non posso stare senza di voi, malgrado la mia miseria e la mia freddezza?
Gesù, Mamma, tenetemi stretta a
voi; datemi il vostro amore, il vostro Volere; saettate il povero mio cuore,
stringetemi fra le vostre braccia. E insieme con te, o dolce Madre, voglio
seguire passo passo l’adorato Gesù, con l’intenzione di dargli conforto,
sollievo, amore e riparazione per tutti.
O
Gesù, insieme alla Mamma tua ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler
perdonare a me e a tutte le creature le quante volte non abbiamo camminato
verso Dio.
Bacio il tuo piede destro:
perdona a me e a tutti le quante volte non abbiamo seguito la perfezione che tu
volevi da noi.
Ti bacio la mano sinistra:
comunicaci la tua purità.
Bacio la tua mano destra:
benedicimi tutti i miei palpiti, pensieri, affetti, affinché avvalorati dalla
tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici anche tutte le
creature e suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione.
O Gesù, insieme alla Mamma tua ti
abbraccio e, baciandoti il cuore, ti prego di mettere in mezzo ai vostri due
cuori il mio, affinché si alimenti continuamente dei vostri amori, dei vostri
dolori, dei vostri stessi affetti e desideri, della vostra stessa vita.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, prima di dar principio alla
sua passione, va da sua Madre per chiederle la benedizione. In quest’atto Gesù
c’insegna l’ubbidienza, non solo esterna, ma anche interna, che dobbiamo avere
per corrispondere alle ispirazioni della grazia. Alle volte noi non siamo
pronti ad eseguire una buona ispirazione, o perché trattenuti dall’amor proprio
a cui si unisce la tentazione, o per rispetto umano, o per non fare santa violenza
a noi stessi.
Ma il respingere la buona
ispirazione di esercitare una virtù, di compiere un atto virtuoso, di fare una
buona opera, di praticare una devozione, fa ritirare il Signore, che ci priva
di nuove ispirazioni. Invece la pronta corrispondenza pia e prudente alle sante
ispirazioni ci attira maggiori lumi e grazie.
Nei casi dubbi si ricorre
prontamente e con retta intenzione, al gran mezzo della preghiera e al retto e
probo consiglio. Così il buon Dio non lascia d’illuminare l’anima ad eseguire
la salutare ispirazione e ad accrescergliele con sempre maggior profitto della
medesima.
Le nostre azioni, i nostri atti,
le nostre preghiere, le Ore della
Passione, dobbiamo farle con le stesse intenzioni di Gesù, nella sua
Volontà, e sacrificando noi stessi come lui, per la gloria del Padre e per il
bene delle anime.
Dobbiamo metterci nella
disposizione di sacrificarci in tutto per amore del nostro amabile Gesù,
uniformandoci al suo spirito, operando con gli stessi suoi sentimenti e
abbandonandoci in lui, non solo in tutti i dolori e contrarietà esterni, ma
molto più in tutto ciò che potrà disporre nel nostro interno; e così,
all’occasione, ci troveremo pronti ad accettare qualunque pena. Così facendo
noi daremo al nostro Gesù piccoli sorsi dolci; se poi tutto ciò lo faremo nella
Volontà di Dio, che contiene tutte le dolcezze, tutti i contenti ed in modo
immenso, noi daremo a Gesù dei larghi sorsi dolci, in modo da mitigare
l’attossicamento che gli arrecano le creature, e consolare il suo divin cuore.
Prima di cominciare qualunque
azione invochiamo sempre la benedizione di Dio, per fare che le nostre azioni abbiano
il tocco della divinità e attirino su di noi, non solo, ma su tutte le creature,
le sue benedizioni.
*
Mio Gesù, la tua benedizione mi
preceda, mi accompagni e mi segua, affinché tutto ciò che faccio porti
l’impronta del tuo Ti benedico.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio adorabile Gesù, mentre
insieme con te ho preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell’afflitta Mamma,
vedo che ti decidi a partire per andare dove il Voler del Padre ti chiama. È
tanto l’amore tra Figlio e Madre che vi rende inseparabili, per cui tu ti lasci
nel cuore della Mamma, e la Regina e dolce Mamma si depone nel tuo, altrimenti
vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi, benedicendovi a vicenda, tu
le dai l’ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per sostenere,
le dai l’ultimo addio, e te ne parti.
Ma la pallidezza del tuo volto,
le tue labbra tremanti, la tua voce soffocata come se volesse dare in pianto
nel dirle addio, ah, tutto mi dice quanto l’ami e soffri nel lasciarla! Ma per
adempiere la Volontà del Padre, coi vostri cuori fusi uno nell’altro, a tutto
vi sottoponete, volendo riparare per quelli che, per non vincere le tenerezze
dei parenti ed amici, ed i vincoli e gli attaccamenti anche leciti e santi, non
si curano di adempiere il Voler santo di Dio e di corrispondere allo stato di
santità a cui Dio li chiama. Qual dolore non ti danno queste anime nel
respingere dal loro cuore l’amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell’amore
delle creature!
Amabile
Amor mio, mentre con te riparo, permettimi che rimanga con la tua Mamma per
consolarla e sostenerla mentre tu parti; poi accelererò i passi per venirti a
raggiungere. Ma con sommo mio dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed
è tanto il dolore che, mentre fa per dire al Figlio addio, la voce le muore
sulle labbra e non può articolar parola, quasi viene meno, e nel suo deliquio
d’amore dice:
“Figlio mio, Figlio mio, ti
benedico! Che amara separazione, crudele più d’ogni morte!”.
Ma il dolore le impedisce ancora
di parlare e la rende muta.
Sconsolata Regina, lasciami che
ti sostenga, ti asciughi le lacrime e ti compatisca nel tuo amaro dolore. Mamma
mia, io non ti lascerò sola, e tu prendimi con te; insegnami in questo periodo
sì doloroso per te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo, come
ripararlo e consolarlo, e se devo mettere la mia vita per difendere la sua. No,
non mi sposterò da sotto il tuo manto; ai tuoi cenni volerò da Gesù e gli porgerò
il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li metterò in ogni
piaga, in ogni goccia del suo sangue, in ogni pena ed insulto, affinché,
sentendosi in ogni pena i baci e l’amore della Mamma, le sue pene restino raddolcite.
Poi ritornerò sotto il tuo manto, portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo
cuore trafitto.
Mamma mia, il cuore mi batte,
voglio andare da Gesù; e mentre io bacio le tue mani materne, tu benedicimi
come hai benedetto Gesù e permettimi che vada da lui.
Mio
dolce Gesù, l’amore mi addita i tuoi passi, e ti raggiungo mentre percorri le
vie di Gerusalemme insieme ai tuoi amati discepoli. Ti guardo e ti vedo ancora
pallido, sento la tua voce dolce sì, ma mesta, tanto da spezzare il cuore dei
tuoi discepoli che ne sono conturbati.
“È l’ultima volta”, tu dici, “che
percorro queste vie da me solo; domani le percorrerò legato, trascinato, tra
mille insulti”.
E additando i punti dove sarai
più vituperato e straziato, segui a dire:
“La mia vita sta per tramontare
quaggiù, come sta per tramontare il sole, e domani a quest’ora non ci sarò più.
Ma come sole risorgerò il terzo giorno”.
Al tuo dire, gli apostoli
divengono mesti e taciturni e non sanno che rispondere. Ma tu soggiungi:
“Coraggio, non vi abbattete, Io
non vi lascio, sarò sempre con voi; però è necessario che Io muoia per il bene
di voi tutti”.
Sì dicendo, sei commosso, ma con
voce tremula continui ad istruirli. E prima che ti chiudi nel cenacolo, guardi
il sole che tramonta, come sta per tramontare la tua vita, offri i tuoi passi per
quelli che si trovano al tramonto della vita, e dai loro la grazia che la
facciano tramontare in te, riparando per quelli che, ad onta dei dispiaceri e
disinganni della vita, si ostinano a non arrendersi a te.
Poscia
guardi di nuovo Gerusalemme, il centro dei tuoi prodigi e predilezioni del tuo
cuore che, per contraccambio, già ti sta preparando la croce, aguzzando i
chiodi per compiere il deicidio, e tu fremi, ti si schianta il cuore e piangi
la sua distruzione. Con ciò ripari per tante anime a te consacrate che, con
tanta cura, cercavi di formarne portenti del tuo amore, ed esse, ingrate ed
incorrispondenti, ti fanno patire più amarezze. Voglio riparare insieme con
te, per raddolcire lo schianto del tuo cuore.
Ma vedo che resti inorridito alla
vista di Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel cenacolo. Amor mio,
stringimi al tuo cuore, affinché faccia mie le sue amarezze, per offrirle
insieme con te, e tu guarda pietoso l’anima mia, e versando in essa il tuo
amore, benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, con prontezza, si separa
dalla sua Santissima Madre, sebbene il suo cuore tenerissimo ne subisca uno
schianto. Siamo noi così pronti a sacrificare, per adempiere i divini voleri,
anche gli affetti più legittimi e santi? (Esaminiamoci specialmente nei casi di
allontanamento della divina presenza sensibile, o della sensibile devozione).
Gesù, facendo gli ultimi passi,
non li faceva a vuoto; in questi glorificava il Padre e chiedeva la salvezza
delle anime. Nei nostri passi dobbiamo mettere le stesse intenzioni che metteva
Gesù, cioè, di sacrificarci per la gloria del Padre e per il bene delle anime.
Dobbiamo inoltre immaginarci di mettere i nostri passi in quelli di Gesù
Cristo. E come Gesù Cristo non li metteva a vuoto, ma racchiudeva nei suoi tutti
quelli delle creature, riparando tutti i passi cattivi, per dare al Padre la
gloria dovuta, e vita a tutti i passi cattivi delle creature perché potessero
camminare per la via del bene, così faremo ancora noi, mettendo i nostri passi
in quelli di Gesù Cristo, con le sue stesse intenzioni. Per la strada andiamo
modesti, raccolti, in modo da essere di esempio agli altri?
Mentre l’afflitto Gesù camminava,
rivolgeva di tanto in tanto qualche parola agli apostoli, parlando loro della
sua imminente passione. E nei nostri discorsi, che diciamo? Facciamo noi,
quando si offre l’occasione, argomento dei nostri discorsi la passione del
divino Redentore?
L’amante Gesù, vedendo gli
apostoli tristi e scoraggiati, cercava di confortarli. Nei nostri discorsi,
mettiamo noi l’intenzione di sollevare Gesù Cristo? Cerchiamo noi di farli
nella Volontà di Dio con l’infondere negli altri lo spirito di Gesù Cristo?
Gesù va al Cenacolo. I pensieri,
gli affetti, i palpiti, le preghiere, le azioni, il cibo, il lavoro, dobbiamo
racchiuderli nel cuore di Gesù Cristo nell’atto di operare, e così facendo, le
nostre azioni prenderanno l’attitudine divina. Ma essendo difficile poter tenere
sempre quest’attitudine divina, perché l’anima difficilmente può fondere continuamente
in lui i suoi atti, può supplire allora con l’attitudine della sua buona volontà,
e Gesù lo gradirà tanto che si farà vigile sentinella d’ogni suo pensiero,
d’ogni parola, d’ogni palpito; e se li metterà in corteggio dentro e fuori di
sé, guardandoli con grande amore come frutto del buon volere della creatura.
Quando poi l’anima, fondendosi in
lui, fa i suoi atti immediati con Gesù, il buon Gesù si sentirà tanto tirato
verso quest’anima, che farà insieme ciò che essa fa, e trasmuterà in divino
l’operato della creatura. Tutto questo è effetto della bontà di Dio, che fa
conto di tutto e premia tutto, anche un piccolo atto nella Volontà di Dio, per
fare che la creatura non resti defraudata in nulla.
*
O mia Vita e mio Tutto, i tuoi
passi dirigano i miei, e mentre calpesto la terra, fa che i miei pensieri siano
nel cielo.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O Gesù, già arrivi al Cenacolo
insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quanta dolcezza,
quanta affabilità non mostri in tutta la tua persona, nell’abbassarti a
prendere l’ultima volta il cibo materiale! Tutto è amore in te. Anche in questo
tu non ripari solo i peccati di gola, ma impetri anche la santificazione del
cibo, e come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità anche
nelle cose più basse e più comuni.
Gesù, mia Vita, il tuo sguardo
dolce e penetrante pare che scruti tutti gli apostoli, ed anche in quell’atto
di prendere il cibo, il tuo cuore rimane trafitto nel vedere i tuoi cari
apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che già ha messo
piede nell’inferno. E tu, dal fondo del cuore, amaramente dici: “Qual è
l’utilità del mio sangue? Ecco un’anima da me tanto beneficata, è perduta!”.
E con i tuoi occhi sfavillanti di
luce e di amore lo guardi, come a volergli far comprendere il gran male che si
accinge a fare. Ma la tua suprema carità ti fa sopportare questo dolore e non
lo fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli.
E mentre ti addolori per Giuda,
il tuo cuore si riempie di gioia nel vederti alla sinistra il tuo amato
discepolo Giovanni, tanto che, non potendo più contenere l’amore, dolcemente
attirandolo a te, fai a lui posare il capo sul tuo cuore, facendogli provare il
paradiso anticipato. Ed è in quest’ora solenne che nei due discepoli vengono
raffigurati i due popoli, il reprobo e l’eletto: il reprobo in Giuda, che sente
già l’inferno nel cuore; l’eletto in Giovanni, che in te riposa e gode.
O dolce mio Bene, anch’io mi
metto a te vicino, e insieme al tuo amato discepolo voglio poggiare il mio capo
stanco sul tuo cuore adorabile, e ti prego di far sentire a me, anche su questa
terra, le delizie del cielo, onde la terra non sia per me più terra, ma cielo,
rapita dalle dolci armonie del tuo cuore. Ma in quelle armonie dolcissime e
divine, sento che ti sfuggono dolorosi palpiti; sono per le anime perdute! O
Gesù, deh, non permettere che nuove anime si perdano! Fa che il tuo palpito,
scorrendo nel loro, faccia sentire i palpiti della vita del cielo, come li
sentì il tuo amato discepolo Giovanni e, attratte esse dalla soavità e dolcezza
del tuo amore, possano tutte arrendersi a te.
O Gesù, mentre rimango nel tuo
cuore, dà anche a me il cibo, come lo desti agli apostoli: il cibo dell’amore,
il cibo della tua divina parola, il cibo della tua Divina Volontà. O mio Gesù,
non mi negare mai questo cibo che tanto tu stesso desideri darmi, perché si
formi in me la tua stessa vita.
Dolce mio Bene, mentre me ne sto a
te vicino, vedo che il cibo che tu prendi insieme ai tuoi cari discepoli, non è
altro che un agnello. E’ questo l’agnello figurativo; e come in questo agnello
non rimane umore vitale per la forza del fuoco, così tu, Agnello mistico, che
tutto devi consumarti per le creature per forza d’amore, neppure una goccia di
sangue serberai per te, versandolo tutto per amore nostro. Sicché, o Gesù,
niente tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima passione, che hai
sempre presente nella mente, nel cuore, in tutto; e ciò m’insegna che, se
anch’io avessi innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua passione,
mai mi negheresti il cibo dell’amor tuo. Quanto te ne ringrazio!
O mio Gesù, nessun atto ti sfugge
che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene speciale. Perciò ti
prego che la tua passione sia sempre nella mia mente, nel mio cuore, nei miei
sguardi, nei miei passi, nelle mie pene, affinché dovunque mi volga dentro e
fuori di me, trovi te sempre a me presente; e tu fammi la grazia che mai io dimentichi
ciò che hai fatto e patito per me. Questa sia la mia calamita, che attirando
tutto il mio essere in te, non mi faccia più allontanare da te.
Riflessioni
e Pratiche
Prima di prendere il cibo, uniamo
le nostre intenzioni a quelle del nostro amabile e buon Gesù, immaginandoci di
avere nella nostra bocca, la bocca di Gesù, e muoviamo la nostra lingua e le
nostre guance insieme con le sue. Così facendo, non solo attireremo in noi la
vita di Gesù Cristo, ma ci uniremo con lui, per dare al Padre la gloria, la
lode, l’amore, il ringraziamento, la riparazione completa dovuta dalle
creature, e che il buon Gesù faceva in quest’atto di prendere il cibo.
Immaginiamoci
anche di stare a tavola vicino a Gesù Cristo, ed ora di dargli uno sguardo, ora
di pregarlo a dividere con noi un boccone, ora di baciare un lembo del suo
manto, ora di contemplare il muoversi delle sue labbra, dei suoi celesti occhi,
ora di notare il subitaneo annuvolarsi del suo amabilissimo volto, quando prevede
tante umane ingratitudini.
Come l’amante Gesù durante la
cena parlava della sua passione, così noi, prendendo il cibo, faremo qualche
riflessione sul modo come abbiamo fatto Le
Ore della Passione. Gli angeli pendono dalle nostre labbra per raccogliere
le nostre preghiere, le nostre riparazioni, e portarle innanzi al Padre per
mitigare, in qualche modo, il suo giusto sdegno per le tante offese che riceve
dalle creature, come le portavano quando il nostro Gesù stava sulla terra. E
noi, quando preghiamo, possiamo dire che gli angeli sono stati contenti, che
siamo stati raccolti, riverenti, in modo da poter essi portare in cielo con
gioia, le nostre preghiere come portavano quelle del nostro Gesù, ovvero ne
sono stati contristati?
Mentre l’afflitto Gesù prendeva
il cibo, restava trafitto alla vista della perdita di Giuda, e in Giuda,
vedeva tutte le anime che dovevano andare perdute; ed essendo la perdita delle
anime il più grande dei suoi dolori, non potendo contenerlo, tirò a sé Giovanni
per averne ristoro. Così noi gli staremo come Giovanni, sempre d’appresso,
compatendolo nei suoi dolori, sollevandolo e dandogli riposo nel nostro cuore.
Faremo nostra la sua pena, c’immedesimeremo in lui, e così sentiremo i palpiti
di quel cuore divino, trafitto dalla perdita delle anime. E noi gli daremo i
nostri palpiti per togliere quelle trafitture, e al posto di quelle trafitture
gli metteremo le anime che vogliono andare perdute, perché si convertano e si
salvino.
Ogni
palpito del cuore di Gesù è un ti amo,
che si ripercuote in tutti i palpiti delle creature, che vorrebbe racchiudere
tutte nel suo cuore, per avere in ricambio il palpito di esse; ma l’amante
Gesù, da molti non lo ha, e perciò il suo palpito resta come soffocato ed
amareggiato. E noi, preghiamo Gesù che segni il nostro palpito col suo ti amo, affinché anche il nostro cuore
possa fare la vita del suo cuore che, ripercuotendosi nel palpito delle
creature, le costringa a dire Ti amo,
Gesù! Anzi ci fonderemo in lui, e l’amabile Gesù ci farà sentire il suo ti amo. È tanto immenso questo ti amo, che riempie cielo e terra,
circola nei santi, scende in purgatorio. Tutti i cuori delle creature sono
toccati da questo ti amo; gli stessi
elementi sentono nuova vita, in modo che tutti ne provano gli effetti.
Gesù, anche nel suo respiro, si
sente come soffocare per la perdita delle anime; e noi gli daremo il nostro respiro
d’amore a suo sollievo; e prendendo il suo respiro toccheremo le anime che si
distaccano dalle sue braccia per dar loro vita del respiro divino, affinché
invece di fuggire, possano ritornargli, e stringersi di più a lui.
E quando ci troviamo in pena e
sentiamo che quasi il nostro respiro non esce libero, pensiamo allora a Gesù
che nel suo respiro contiene il respiro delle creature. Anch’egli, come le
anime vanno perdute, si sente togliere un respiro; e noi mettiamo allora il
nostro respiro dolente e affannato nel respiro di Gesù per sollevarlo, e con la
nostra pena corriamo appresso al peccatore per costringerlo a rinchiudersi nel
cuore di Gesù.
*
Amato mio Bene, il mio respiro
sia grido continuo ad ogni respiro di creatura, che la costringa a rinchiudersi
nel tuo respiro.
La prima parola che l’amante Gesù
disse sulla croce, fu la parola del perdono, per scusare innanzi al Padre tutte
le anime e cambiar la giustizia in misericordia. E noi gli daremo i nostri atti
come scusare il peccatore, affinché intenerito dalle nostre scuse, nessun’anima
possa andare all’inferno. Ci uniremo con lui per fare la sentinella ai cuori
delle creature, affinché nessuna l’offenda. Lo faremo sfogare nell’amore, accettando
di buon animo tutto ciò che disporrà di noi: freddezze, durezze, oscurità,
oppressioni, tentazioni, distrazioni, calunnie, malattie ed altro, per
rinfrancarlo di ciò che riceve dalle creature. Non è col solo amore che Gesù si
sfoga con le anime, ma molte volte, quando sente il freddo delle creature, se
ne va dall’anima e le fa sentire il suo freddo per sfogare con lei; e se
l’anima l’accetta, Gesù si sentirà rinfrancato di tutte le freddezze delle
creature, e questo freddo sarà di sentinella al cuore altrui per fare amare
l’amante Gesù.
Altre volte, Gesù sente la
durezza dei cuori nel suo, e non potendola contenere, vuole sfogare e viene da
noi. Fa toccare il suo cuore al nostro, facendoci parte della sua pena; e noi
facendo nostra la sua pena, la metteremo intorno al cuore del peccatore per
sciogliere la sua durezza e ricondurlo a lui.
Amato
mio Bene, tu soffri tanto per la perdita delle anime, ed io per compassione,
metto a tua disposizione l’essere mio; prenderò su di me le tue pene e le pene
dei peccatori, e lascerò te sollevato, e il peccatore avvinto a te.
*
O mio Gesù, deh! Fa che tutto il
mio essere si sciolga in amore, affinché possa essere di continuo sollievo per
raddolcire tutte le tue amarezze.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù comunicò se stesso
Dal Volume 11 del 8 Settembre 1916 (126)
[Luisa dice:]
Questa mattina, dopo la comunione, sentivo che il mio amabile Gesù in
modo speciale mi assorbiva tutta nel suo Volere, ed io nuotavo dentro di esso.
Ma chi può dire ciò che provavo? Non ho parole per esprimermi. E Gesù mi ha
detto:
“Figlia mia, per quanto tempo l’anima sta nella mia Volontà, tanto di
vita divina può dire che fa sulla terra. Come mi piace quando vedo che l’anima
entra nella mia Volontà per farvi vita divina! Molto mi piace vedere le anime
che ripetono nella mia Volontà ciò che faceva la mia umanità in essa.
Quando io istituii il sacramento eucaristico e comunicai gli apostoli,
io comunicai me stesso nella Volontà del Padre; e con ciò non solo riparavo
tutto, ma trovando nella Divina Volontà l’immensità, l’onniveggenza di tutto e
di tutti, quindi abbracciavo tutti, comunicavo tutti. E vedendo che molti non
avrebbero preso parte al sacramento, ed il Padre offeso che non volevano
ricevere la vita, io davo al Padre la soddisfazione, la gloria, come se tutti
avessero fatto la santa comunione, dando al Padre per ciascuno la soddisfazione
e la gloria di una vita divina.
Anche tu, fa la comunione nella mia Volontà, ripeti ciò che feci io, e
così non solo riparerai tutto, ma darai me stesso a tutti com’io intendevo di
darmi a tutti, e mi darai gloria come se tutti si fossero comunicati.
Il mio Cuore si sente
intenerito nel vedere che la creatura, non potendo darmi nulla da sé che sia
degno di me, prende le cose mie, le fa sue, imita come l’ho fatto io, e, per
piacermi me le dà. Ed io, nel mio compiacimento, vo ripetendo: Brava alla
figlia mia, hai fatto proprio ciò che facevo io”.
(Preghiera di Preparazione,
pagina 19)
Dolce Amor mio, incontentabile
sempre nel tuo amore, vedo che, mentre finisci la cena legale insieme coi tuoi amati
discepoli, ti alzi da tavola e, unito a loro, innalzi l’inno di ringraziamento
al Padre, per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò le mancanze di
ringraziamento delle creature per i tanti mezzi che Dio ci dà per il
sostentamento della vita corporale. Perciò, o Gesù, in tutto ciò che tu fai,
che tocchi e vedi, hai sempre le parole sul labbro Grazie ti sian rese, o Padre.
Anch’io, Gesù, unita a te, prendo
le parole dalle tue labbra e sempre ed in tutto dirò: Grazie per me e per tutti, per continuare la riparazione per le
mancanze di ringraziamento.
O
mio Gesù, sembra che il tuo amore non ha posa. Vedo che fai sedere di nuovo i
tuoi amati discepoli; prendi un catino di acqua, ti cingi di bianca tovaglia e
ti prostri ai piedi degli apostoli in atto così umile, da attirare l’attenzione
di tutto il cielo e farlo rimanere estatico. Gli stessi apostoli rimangono
quasi senza moto nel vederti prostrato ai loro piedi. Ma dimmi, Amor mio, che
vuoi? Che intendi con quest’atto così umile? Umiltà non mai vista e che mai si
vedrà!
“Ah, figlia mia! Voglio tutte le
anime e, prostrato ai loro piedi come povero mendico, le chiedo, le importuno
e, piangendo, tramo insidie d’amore per averle.
Voglio, prostrato ai loro piedi,
con questo catino d’acqua mescolata con le mie lacrime, purificarle da
qualunque imperfezione e prepararle a ricevere me nel Sacramento. Mi sta tanto
a cuore quest’atto di ricevermi nell’Eucaristia, che non voglio affidare questo
ufficio agli angeli e neppure alla mia cara Mamma; io stesso voglio purificarne
anche le fibre più intime per disporle a ricevere il frutto del Sacramento; e
negli apostoli intendevo preparare tutte le anime.
Intendo riparare tutte le opere
sante e l’amministrazione dei sacramenti, soprattutto fatte dai sacerdoti con
spirito di superbia, vuote di spirito divino e di disinteresse. Ah, quante
opere buone mi giungono più per farmi disonore che per darmi onore! Più per
amareggiarmi che per compiacermi! Più per darmi morte che per darmi vita!
Queste sono le offese che più mi contristano. Ah, sì, figlia mia! Numera tutte
le offese più intime che mi si fanno, e riparami con le mie stesse riparazioni;
consola il mio cuore amareggiato”.
O mio afflitto Bene, faccio mia
la tua vita ed insieme a te intendo ripararti tutte queste offese. Voglio
entrare nei più intimi nascondigli del tuo cuore divino, e riparare col tuo
stesso cuore le offese più intime e segrete che ricevi dai tuoi più cari.
Voglio, o mio Gesù, seguirti in tutto, ed insieme con te voglio girare per
tutte le anime che ti devono ricevere nell’Eucaristia, ed entrare nei loro
cuori, ed insieme alle tue, metto le mie mani per purificarle. O Gesù, con
queste tue lacrime ed acqua con cui lavasti i piedi degli apostoli, laviamo le
anime che devono riceverti; purifichiamo i loro cuori, infiammiamoli,
scuotiamone la polvere di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, tu possa
trovare in loro le tue compiacenze anziché le tue amarezze.
Ma, affettuoso mio Bene, mentre
stai tutto intento a lavare i piedi degli apostoli, ti guardo e vedo che un
altro dolore trafigge il tuo Cuore Sacratissimo. Questi apostoli rappresentano
tutti i futuri figli della Chiesa, e ciascuno di loro la serie di tutti i mali
che nella Chiesa dovranno esistere, e quindi la serie di tutti i tuoi dolori.
In chi le debolezze, in chi gl’inganni, in questo le ipocrisie, in quello
l’amore smodato agl’interessi, in San Pietro le mancanze dei propositi e tutte
le offese dei capi della Chiesa, in San Giovanni le offese dei tuoi più fidi,
in Giuda gli apostati con tutta la serie dei gravi mali che da questi si
commettono. Il tuo cuore è soffocato dal dolore e dall’amore, tanto che, non potendo
reggere, ti soffermi ai piedi di ciascun apostolo e dai in pianto, e preghi e
ripari ciascuna di queste offese, ed impetri per tutti il rimedio opportuno.
Mio Gesù, anch’io mi unisco a te;
faccio mie le tue preghiere, le tue riparazioni e i tuoi rimedi opportuni per
ciascun’anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue, affinché tu mai sia
solo, ma sempre mi abbia con te per dividere insieme le tue pene.
Ma mentre t’inoltri, dolce Amor
mio, nel lavare i piedi degli apostoli, vedo che già sei ai piedi di Giuda. Ti
sento il respiro affannoso. Vedo che non solo piangi, ma singhiozzi; e mentre
lavi quei piedi, te li baci, te li stringi al cuore. E non potendo parlare con
la voce perché soffocata dal pianto, lo guardi con quegli occhi gonfi di
lacrime e gli dici col cuore:
“Figlio mio, deh, ti prego con le
voci delle lacrime, non andare all’inferno! Dammi la tua anima, che prostrato
ai tuoi piedi ti chiedo. Dì, che vuoi? Che pretendi? Tutto ti darò, purché non
ti perda. Deh, risparmia questo dolore a me, tuo Dio!”.
E ritorni a stringerti quei piedi
al tuo cuore; ma vedendo la durezza di Giuda, il tuo cuore è messo alle
strette, il tuo amore ti soffoca e stai in atto di venire meno. Cuor mio e Vita
mia, permettimi che ti sostenga fra le mie braccia. Capisco che questi sono i
tuoi stratagemmi amorosi che usi con ciascun peccatore ostinato.
Deh! Ti prego, Cuor mio, mentre
ti compatisco e ti riparo le offese che ricevi dalle anime che si ostinano a
non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove stanno peccatori
ostinati, diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi baci e le tue
strette d’amore per incatenarli a te, in modo da non poterti sfuggire, e così
rinfrancarti del dolore della perdita di Giuda.
Mio Gesù, gioia e delizia mia,
vedo che il tuo amore corre e rapidamente corre. Ti alzi, dolente come sei, e
quasi corri all’altare dov’è preparato il pane e il vino per la consacrazione.
Ti vedo, Cuor mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto. La tua
divina persona prende un aspetto tenero, amoroso, affettuoso: i tuoi occhi
sfolgorano luce più che se fossero soli; il tuo volto roseo è splendente, le
tue labbra sorridenti e brucianti di amore; le tue mani creatrici si mettono in
atteggiamento di creare. Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato: la divinità pare
come se traboccasse fuori dell’umanità.
Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo
tuo aspetto non mai visto chiama l’attenzione di tutti gli apostoli: sono presi
da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in
spirito ai piedi dell’altare a mirare i portenti del tuo amore. Gli angeli
scendono dal cielo e si domandano tra loro: “Che c’è? Che c’è? Sono vere
follie, veri eccessi: un Dio che crea, non il cielo o la terra, ma sé stesso. E
dove? Dentro la materia vilissima di poco pane e poco vino!”.
Ma mentre sono tutti intorno a
te, o Amore insaziabile, vedo che prendi il pane fra le mani, l’offri al Padre
e sento la tua voce dolcissima che dice:
“Padre Santo, grazie ti sian
rese, ché sempre esaudisci il Figlio tuo. Padre Santo, concorri meco. Tu, un
giorno, mi mandasti dal cielo in terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia,
per venire a salvare i nostri figli; ora permettimi che m’incarni in ciascun’ostia
per continuare la loro salvezza ed essere vita di ciascuno dei miei figli.
Vedi, o Padre: poche ore restano della mia vita. Chi avrà cuore di lasciare i
miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le
debolezze cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh! Ti supplico che rimanga in
ciascun’ostia, per essere vita di ognuno, e quindi mettere in fuga i nemici, ed
essere loro luce, forza, aiuto in tutto. Altrimenti, dove andranno? Chi li
aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è irresistibile; non posso,
né voglio lasciare i miei figli”.
Il Padre s’intenerisce alla voce
tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal cielo; è già sull’altare ed unito
con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio. E Gesù, con voce sonora e
commovente, pronunzia le parole della consacrazione, e senza lasciare sé stesso,
crea sé stesso in quel pane e vino.
Poi comunichi i tuoi apostoli; e
credo che la nostra celeste Mamma non restò priva dal riceverti. Ah, Gesù! I
cieli s’inchinano e tutti t’inviano un atto di adorazione nel tuo nuovo stato
di profondo annichilimento.
Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo
amore resta contentato e soddisfatto non avendo altro che fare, vedo, o mio
Bene, su questo altare, tutte le ostie consacrate che si perpetueranno sino
alla fine dei secoli, ed in ciascuna ostia, schierata tutta la tua dolorosa passione,
perché le creature, agli eccessi del tuo amore, ti preparano eccessi
d’ingratitudine e di enormi delitti. Ed io, Cuore del mio cuore, voglio
trovarmi sempre con te in ogni tabernacolo, in tutte le pissidi ed in
ciascun’ostia consacrata che si troverà sino alla fine del mondo, ad emettere i
miei atti di riparazione, a seconda delle offese che ricevi.
O
Gesù, ti contemplo nell’Ostia santa e, come se ti vedessi nella tua adorabile
persona, bacio la tua fronte maestosa ma, baciandoti, sento le punture delle
tue spine. O mio Gesù, in quest’Ostia santa quante creature non ti risparmiano
le spine! Esse si portano innanzi a te e, invece di mandarti l’omaggio dei loro
buoni pensieri, ti mandano i loro pensieri cattivi, e tu di nuovo abbassi la
testa come nella passione, e ricevi e tolleri le spine di questi pensieri
cattivi. O mio amore, insieme con te, abbasso la testa anch’io, per dividere le
tue pene. Metto tutti i miei pensieri nella tua mente per spingere fuori queste
spine che tanto ti addolorano, ed ogni mio pensiero scorra in ogni tuo pensiero
per farti l’atto di riparazione per ogni pensiero cattivo, e così consolare la
tua mesta mente.
Gesù, mio Bene, bacio i tuoi
begli occhi: ti vedo in questa Ostia santa con i tuoi occhi amorosi in atto di
aspettare tutti quelli che si portano alla tua presenza, per guardarli con i
tuoi sguardi d’amore e per avere il ricambio dei loro sguardi d’amore. Ma quanti
vengono innanzi a te e, invece di guardare e cercare te, guardano cose che li
distraggono e così privano te del gusto che provi nello scambio degli sguardi
d’amore! Tu piangi; ed io, baciandoti, sento le mie labbra bagnate dalle tue
lacrime. Mio Gesù, non piangere. Voglio mettere i miei occhi nei tuoi per dividere
insieme queste tue pene e piangere con te; e volendo riparare tutti gli sguardi
distratti delle creature, ti offro i miei sguardi sempre fissi in te.
Gesù,
mio Amore, bacio le tue santissime orecchie. Già ti vedo intento ad ascoltare
ciò che vogliono da te le creature, per consolarle. Ma queste invece, ti fanno
giungere alle orecchie preghiere malamente recitate, piene di diffidenze,
preghiere fatte per abito; ed il tuo udito in quest’Ostia santa è molestato più
che nella tua stessa passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie
del cielo e metterle nelle tue orecchie per ripararti, e voglio mettere le mie orecchie
nelle tue, non solo per dividere insieme queste pene, ma per stare sempre attenta
a ciò che tu vuoi e soffri, per fare subito il mio atto continuo di riparazione
e per consolarti.
Gesù, mia Vita, bacio il tuo
santissimo volto. Lo vedo insanguinato, livido e gonfio. Le creature, o Gesù,
vengono innanzi a quest’Ostia santa, e con le loro posizioni indecenti, e con i
discorsi cattivi che fanno innanzi a te, invece di darti onore, esse ti danno
schiaffi e sputi. E tu, come nella passione, in tutta pace e pazienza li ricevi
e tutto sopporti. O Gesù, voglio mettere il mio volto non solo vicino al tuo,
per carezzarti e baciarti mentre ricevi questi schiaffi e per toglierti gli
sputi, ma nel tuo stesso volto per condividere queste pene. Inoltre intendo del
mio essere, fare tanti minutissimi brani, per metterli innanzi a te come tante
statue inginocchiate, che, genuflesse continuamente, ti riparino tutti i
disonori che vengono fatti innanzi a te.
Gesù, mio Tutto, bacio la tua
dolcissima bocca. Vedo che nello scendere nei cuori delle creature, il primo
poggio che fai è sulla loro lingua. Oh, come ne resti amareggiato, trovando
molte lingue mordaci, impure, cattive! Ah, ti senti come attossicare da queste
lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori! O Gesù, se fosse possibile,
vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna creatura, per addolcirti e per
ripararti qualunque offesa che da esse ricevi.
Affaticato mio Bene, bacio il tuo
santissimo collo. Ti vedo stanco, sfinito e tutto occupato nel tuo lavorio
d’amore. Dimmi, che fai? E Gesù:
“Figlia mia, in quest’Ostia
lavoro da mane a sera, formando continue catene d’amore, cosicché come le anime
vengono da me, faccio loro trovare pronte le mie catene d’amore per
incatenarle al mio cuore. Ma sai tu che mi fanno esse? Molte hanno a male queste
mie catene e a via di sforzi si svincolano, mettendole in frantumi, e siccome
queste catene sono legate al mio cuore, io ne resto torturato e vado in
delirio. Esse poi, nello spezzare le mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio,
cercando le catene delle creature, e questo lo fanno anche alla mia presenza,
servendosi di me per raggiungere i loro intenti. Ciò mi addolora tanto, che mi
dà febbre violenta da farmi venir meno e delirare”.
Quanto ti compatisco, o Gesù! Il
tuo amore è messo alle strette. Deh, ti prego! Per rinfrancarti del tuo lavoro
e per ripararti quando le tue catene amorose vengono messe in frantumi, di
incatenare il mio cuore con tutte queste catene, per poterti dare per loro il
mio ricambio d’amore.
Mio
Gesù, Freccero divino, bacio il tuo petto. È tale e tanto il fuoco che in esso
contieni che, per dare un po’ di sfogo alle tue fiamme (che troppo in alto si
elevano), e volendo fare un po’ di sosta nel tuo lavoro, vuoi anche giocare in
questo sacramento. Il tuo gioco è formare frecce, dardi, saette; cosicché come
le creature vengono innanzi a te, ti metti a giocare con esse, tirando loro
frecce d’amore che escono dal tuo petto per ferirle. Quando queste le ricevono,
tu vai in festa e così il tuo gioco viene formato. Ma molti, o Gesù, te le
respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza, dardi di tiepidezza e
saette d’ingratitudine, e tu ne resti così afflitto, che piangi, perché le
creature fanno fallire il tuo gioco d’amore. O Gesù, ecco il mio petto pronto a
ricevere non solo le tue frecce destinate per me, ma anche quelle che ti
respingono gli altri; e così non falliranno più i tuoi giochi, e per
contraccambio voglio ripararti le freddezze, le tiepidezze e le ingratitudini
che ricevi.
O Gesù, bacio la tua mano
sinistra, e intendo riparare tutti i tocchi illeciti o non santi fatti alla tua
presenza; e ti prego, con questa mano, di tenermi sempre stretta al tuo cuore.
O Gesù, bacio la tua mano destra,
e intendo riparare tutti i sacrilegi, specie le Messe malamente celebrate.
Quante volte, Amor mio, tu sei costretto a scendere dal cielo nelle mani dei
sacerdoti che, in virtù della potestà data loro, ti chiamano, ma trovi quelle
mani piene di fango che scolano marciume. E sebbene senti la nausea di quelle
mani, tuttavia il tuo amore ti costringe a rimanervi. Anzi in certi tuoi
ministri c’è di peggio: in questi tu trovi i sacerdoti della tua passione che,
con i loro enormi delitti e sacrilegi, rinnovano il deicidio. Mio Gesù, mi fa
spavento solo a pensarlo: un’altra volta, come nella passione, tu te ne stai in
quelle mani indegne, quale agnellino mansueto, aspettando di nuovo la tua morte.
Oh, Gesù, quanto soffri, e quanto vorresti una mano amante per liberarti da
quelle mani sanguinarie! Deh, ti prego! Quando ti trovi in queste mani, di
farmi essere presente per ripararti. Voglio coprirti con la purità degli angeli
e profumarti con le tue virtù, per attutire la puzza di quelle mani e offrirti
il mio cuore per scampo e rifugio. Mentre starai in me, io ti pregherò per i
sacerdoti, acciocché siano degni tuoi ministri e non mettano più in pericolo la
tua vita sacramentale.
O Gesù, bacio il tuo piede
sinistro, ed intendo ripararti per quelli che ti ricevono per abitudine e senza
le dovute disposizioni.
O Gesù, bacio il tuo piede
destro, e intendo riparare per quelli che ti ricevono per oltraggiarti. Deh, ti
prego! Quando ardiranno di fare ciò, di rinnovare il miracolo che operasti
quando Longino ti trapassò il cuore con la lancia: al flusso di quel sangue
che, sgorgando, gli toccò gli occhi, tu lo convertisti e lo risanasti; così al
tuo tocco sacramentale converti le offese in amore.
O Gesù, bacio il tuo cuore,
centro dove si riversano tutte le offese; ed io intendo ripararti per tutto e
per tutti, darti un contraccambio d’amore, e sempre insieme con te dividere le
tue pene.
Deh, o celeste Freccero d’amore!
Se qualche offesa sfugge alla mia riparazione, ti prego di imprigionarmi nel
tuo cuore e nella tua Volontà, affinché nulla mi possa sfuggire. Pregherò la
dolce Mamma che mi tenga sempre all’erta, ed insieme con lei ti ripareremo per
tutto e per tutti; ti baceremo insieme, e facendoti riparo, ti allontaneremo le
onde delle amarezze che purtroppo ricevi dalle creature. O Gesù, ricordati che
anch’io sono una povera prigioniera.[1]
È vero che le tue prigioni, essendo il piccolo spazio d’un’ostia, sono più
strette della mia. Perciò rinchiudimi nel tuo cuore e, con le catene del tuo
amore, non solo imprigionami, ma lega uno per uno i miei pensieri, gli affetti,
i desideri, incatena le mie mani e i miei piedi al tuo cuore, perché io non
abbia altre mani e altri piedi che i tuoi.
Sicché,
Amor mio, il mio carcere sarà il tuo cuore; le mie catene, l’amore; i cancelli
che mi impediranno di uscire menomamente dal tuo cuore, la tua Santissima
Volontà; le tue fiamme saranno il mio cibo, il mio respiro, il mio tutto, e
così non vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che mi daranno vita e morte
come quelli che subisci tu nell’Ostia, e così ti darò la mia vita. E mentre io
resterò imprigionata in te, tu resterai sprigionato in me. Non è questo il tuo
intento nel carcerarti nell’Ostia, per essere scarcerato dalle anime che ti ricevono,
prendendo vita in loro?
Ed ora, in segno d’amore,
benedicimi e dammi un bacio, mentre io ti abbraccio e resto in te.
O
dolce Cuor mio, vedo che dopo che hai istituito il Santissimo Sacramento ed hai
visto l’enorme ingratitudine e le offese delle creature agli eccessi del tuo amore,
sebbene ne resti ferito ed amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi tutto
affogare nell’immensità del tuo amore.
Ti vedo, o Gesù, che amministri
te stesso ai tuoi apostoli, e dopo soggiungi che, ciò che hai fatto tu, devono
fare loro, dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti ed
istituisci altri sacramenti. Sicché, o Gesù, a tutto ci pensi, e tutto ripari:
le prediche fatte malamente; i sacramenti amministrati e ricevuti senza disposizione
e perciò senza effetti; le vocazioni sbagliate dei sacerdoti da parte loro e da
parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per conoscere le vere vocazioni.
Ah, niente ti sfugge, o Gesù! Ed io intendo seguirti e ripararti tutte queste offese.
Onde,
dopo che hai dato adempimento a tutto, prendi i tuoi apostoli e ti incammini
verso l’Orto di Getsemani, per dar principio alla tua dolorosa passione. Ti seguirò
in tutto per tenerti fedele compagnia.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù è nascosto nell’Ostia per
dare vita a tutti. Nel suo nascondimento abbraccia tutti i secoli e dà luce a
tutti. Così noi, nascondendoci in lui, con le nostre preghiere e riparazioni
daremo luce e vita a tutti, ed anche agli stessi eretici ed infedeli, perché
Gesù non esclude nessuno.
Che fare in questo nascondimento?
Per farci simili a Gesù Cristo dobbiamo nascondere tutto in lui, cioè pensieri,
sguardi, parole, palpiti, affetti, desideri, passi ed opere, e fin le stesse
preghiere nasconderle nelle preghiere di Gesù. E come l’amante Gesù
nell’Eucaristia abbraccia tutti i secoli, così li abbracceremo insieme, e
stretti a lui saremo pensiero di ogni mente, parola di ogni lingua, desiderio
d’ogni cuore, passo d’ogni piede, opera d’ogni braccio. Così facendo storneremo
dal cuor di Gesù il male che vorrebbero fargli tutte le creature, cercando di
sostituire a tutto questo male, tutto il bene che ci sarà possibile fare, e in
tal modo pressare Gesù a dare a tutte le anime salvezza, santità, amore.
La vita nostra, per corrispondere
a quella di Gesù, dev’essere tutta uniformata alla sua. L’anima deve, con
l’intenzione, trovarsi in tutti i tabernacoli del mondo, per fargli continua
compagnia e dargli sollievo e riparazione continua, e con questa intenzione
fare tutte le azioni della giornata. Il primo tabernacolo è in noi, nel nostro
cuore, bisogna quindi prestare grande attenzione a tutto ciò che il buon Gesù
vuole fare in noi. Molte volte Gesù, stando nel nostro cuore, ci fa sentire il
bisogno della preghiera. Ah! È Gesù che vuol pregare e ci vuole con lui, quasi
immedesimandosi con la nostra voce, coi nostri affetti, con tutto il nostro cuore,
per fare che la nostra preghiera sia una sola con la sua. E così, per fare
onore alla preghiera di Gesù, staremo attenti a prestargli tutto il nostro
essere, in modo che l’amante Gesù innalzi al cielo la sua preghiera, per
parlare al Padre e per rinnovare nel mondo gli effetti della sua stessa preghiera.
Bisogna stare attenti a tutti i
nostri moti interni, perché il buon Gesù ora ci fa soffrire, ora ci vuole alla
preghiera, ora ci mette in uno stato d’animo, ora in un altro, per poter ripetere
in noi la sua stessa vita.
Supponiamo che Gesù ci metta
nell’occasione di esercitare la pazienza. Egli riceve tali e tante offese
dalle creature, che si sente spinto a mettere mano ai flagelli per colpire le
creature, ed ecco che dà a noi l’occasione di esercitare la pazienza. E noi
dobbiamo fargli onore, sopportando tutto con pace come lo sopporta Gesù, e la
nostra pazienza gli strapperà di mano i flagelli che da lui attirano le altre
creature, perché in noi egli eserciterà la stessa sua divina pazienza. E come
della pazienza, così di tutte le altre virtù. L’amante Gesù, nel Sacramento,
esercita tutte le virtù, e noi da lui attingeremo la fortezza, la mansuetudine,
la pazienza, la tolleranza, l’umiltà, l’ubbidienza.
Il buon Gesù, dà a noi le sue
carni in cibo, e noi per alimento gli daremo l’amore, la volontà, i desideri, i
pensieri, gli affetti, così gareggeremo con l’amore di Gesù. Non faremo entrare
nulla in noi che non sia lui, sicché tutto ciò che faremo, tutto deve servire
per alimento al nostro amato Gesù. Il pensiero nostro deve alimentare il
pensiero divino, cioè pensare che Gesù è nascosto in noi e vuole l’alimento del
nostro pensiero, così pensando santamente alimentiamo il pensiero divino; la
parola, i palpiti, gli affetti, i desideri, i passi, le opere, tutto deve
servire per alimentare Gesù, e dobbiamo mettere l’intenzione di alimentare in
Gesù tutte le creature.
O
dolce Amor mio, tu in quest’ora transustanziasti te stesso nel pane e nel vino.
Deh! Fa, o Gesù, che tutto ciò che dico e faccio, sia una continua
consacrazione di te in me e nelle anime.
Dolce mia Vita, quando vieni in
me, fa che ogni mio palpito, ogni desiderio, ogni affetto, pensiero, parola,
possa sentire la potenza della consacrazione sacramentale, in modo che,
consacrato tutto il mio piccolo essere, divenga tante Ostie per poter dare te
alle anime.
*
O Gesù, dolce Amor mio, sia io la
tua piccola Ostia per poter racchiudere in me, come Ostia vivente, tutto te stesso.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Le sei ore di agonia di Gesù
Dal Volume 9 del 4
luglio 1913 (36)
[Luisa dice:]
Continuando il mio
solito stato pieno di privazioni e d’amarezza, stavo pensando all’agonia di
Nostro Signore, ed il Signore mi disse:
“Figlia mia, volli
soffrire in modo speciale l’agonia dell’Orto per dare aiuto a tutti i moribondi
a ben morire. Vedi bene come si combina la mia agonia con l’agonia dei cristiani:
tedi, tristezze, angosce, sudore di sangue. Sentivo le morti di tutti e di
ciascuno, come se realmente morissi per ciascuno in particolare; quindi sentivo
in me i tedi, le tristezze, le angosce di ciascuno, ed a tutti prestavo con i
miei aiuti, conforti, speranza, per fare che come io sentivo le loro morti in
me, così loro potessero aver grazia di morire tutti in me, come dentro d’un sol
fiato col mio fiato, e subito beatificarli con la mia divinità. Se l’agonia
dell’Orto fu in modo speciale per i moribondi, l’agonia della croce fu per
aiuto nell’ultimo punto, proprio per l’ultimo respiro; sono tutte e due agonie,
ma una diversa dall’altra. L’agonia dell’Orto piena di tristezze, di timori, di
affanni, di spaventi; l’agonia della croce piena di pace, di calma imperturbabile.
E se gridai: “Ho sete”, era sete insaziabile che tutti potessero spirare nel
mio ultimo respiro; e vedendo che molti se ne uscivano da dentro il mio ultimo
respiro, per il dolore gridai: “Sitio”.
E questo “Sitio” continua ancora a
gridare a tutti ed a ciascuno come campanello alla porta d’ogni cuore: “Ho sete
di te, o anima, deh! Non uscire da me, ma entra in me e spira con me”.
Sicché sono sei ore
della mia passione che diedi agli uomini per ben morire. Le tre dell’Orto
furono per aiuto dell’agonia, le tre della croce per aiuto all’ultimo anelito
della morte. Dopo questo chi non deve guardare la morte con sorriso? Molto più
per chi mi ama, per chi cerca di sacrificarsi sulla mia stessa croce.
Vedi come è bella la
morte? E come le cose si cambiano? In vita fui disprezzato, gli stessi miracoli
non fecero gli effetti della mia morte, fin sulla croce ci furono insulti. Ma
non appena spirato, la morte ebbe la forza di cambiare le cose: tutti si percuotevano
il petto confessandomi per vero Figlio di Dio. Gli stessi miei discepoli
presero coraggio, ed anche quelli occulti si fecero arditi e domandarono il mio
corpo, dandomi onorevole sepoltura; cielo e terra a piena voce mi confessarono
Figlio di Dio.
La morte è qualche cosa
di grande, di sublime. E questo succede anche per i miei stessi figli, in vita
disprezzati, conculcati. Quelle stesse virtù che come luce dovrebbero guizzare
in chi li circondano, restano mezze velate; i loro eroismi nel patire, le loro
abnegazioni, il loro zelo per le anime, gettano chiarezze e dubbi nei circostanti,
ed io stesso li permetto questi veli, per conservare con più sicurezza la virtù
dei miei cari figli. Ma non appena muoiono, questi veli, non essendo più necessari,
io li ritiro e i dubbi si fanno favorevoli certezze, la luce si fa chiara, e
questa luce fa apprezzare i loro eroismi; si fa allora stima di tutto ed anche
delle cose più piccole. Sicché ciò che non si può fare in vita, supplisce la
morte. E questo per quello che succede di qua, e per quello che succede di là è
proprio così sorprendente ed invidiabile a tutti i mortali”.
O mio divino Redentore Gesù, deh!
Conducimi con te, insieme ai tuoi tre cari apostoli, per assistere alla tua
agonia nell’Orto degli Ulivi. Ammonita dal dolce rimprovero che tu facesti a
Pietro e agli altri due dormienti discepoli, io voglio vegliare almeno un’ora
con te nel Getsemani; voglio sentire almeno una trafittura del tuo cuore
agonizzante, un alito del tuo affannoso respiro. Voglio fissare il mio sguardo
sul tuo divin volto e contemplare come s’impallidisce, come si turba, come
trambascia, come si curva fino alla polvere.
Già vedo, o penante mio Gesù,
come la tua persona vacilla e cade, or da un lato, or dall’altro, come le tue
amorose mani irrigidite s’intrecciano. Comincio a sentire i gemiti, le grida di
amore e d’incomprensibile dolore che levi al cielo. O mio Gesù, agonizzante nel
tetro Orto di Getsemani, fa scorrere su di me, in quest’ora che ti terrò
compagnia, un rivolo, uno spruzzo di quell’adorabilissimo sangue che scorre come
torrenti da tutte le tue adorabili membra. Oh, lavacro preziosissimo del mio
Sommo Bene che per me agonizza! Deh! Che io ti succhi, ti beva fino all’ultima
stilla, e con te succhi e beva un sorso almeno dell’amaro calice del Diletto, e
senta dentro di me le pene del suo divin cuore, anzi senta spezzarmi il cuore
per il pentimento di aver offeso il mio Signore, che per me si riduce
all’agonia di morte.
Ah, mio Gesù! Dammi grazia, dammi
aiuto di penare, sospirare e piangere con te, almeno un’ora sola nell’Orto degli
Ulivi!
O Addolorata Madre Maria, fammi
sentire la compassione del tuo trafitto cuore per Gesù agonizzante nel Getsemani.
Così sia.
?
Grazie ti rendo, o dolcissimo mio
Signore, che ti sei degnato di tenermi in tua compagnia per un’ora almeno,
nella tremenda tua agonia nell’Orto. Ahi, che troppo scarso conforto hai potuto
trovare in me, o mio buon Gesù! Ma il tuo infinito amore e la sovrabbondante
carità del pietoso tuo cuore, ti fanno trovare sollievo anche nel minimo atto
di compassione che la creatura ti dimostra. Ah! Non mi uscirà più dalla mente
la vista della tua adorabile persona tremante, abbattuta, affranta, umiliata
nella polvere e tutta sparsa di sudore di sangue nel cupo orrore del Getsemani.
Io ho provato, o Gesù, che lo stare con te penante, il sentire anche una stilla
dell’angosciosa amarezza del tuo divin cuore è la sorte più grande che può
aversi su questa terra.
O Gesù, generosamente rinunzio
alle terrene e fallaci cose; voglio te solo, oppresso, penante, afflitto mio
Signore. Dall’Orto al Calvario voglio farti sempre fedele e dolce compagnia.
O Gesù, fammi catturare con te,
trascinare con te ai tribunali; fammi parte degli oltraggi, degli insulti,
degli sputi, degli schiaffi con cui i tuoi nemici ti copriranno. Conducimi con
te da Pilato ad Erode, da Erode a Pilato. Legami con te alla colonna e fammi
sentire una parte dei tuoi flagelli; dammi alquanto delle tue spine, Gesù, che
mi trafiggano. Fa che con te io sia condannata a morire crocifissa: tu come
vittima di amore per me, ed io come tua vittima espiatrice per i miei peccati.
Dammi la sorte del Cireneo per
seguirti al Calvario, e lì fa che con te io sia inchiodata sulla croce e con te
agonizzi e muoia.
O Addolorata Madre, che mi hai
dato aiuto per compassionare Gesù agonizzante nell’Orto, dammi aiuto per stare
con te crocifissa sulla stessa croce di Gesù, e di sapergli offrire le più
degne riparazioni coi meriti stessi della sua passione e morte di croce. Così
sia.
?
(Preghiera di
Preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
Mio afflitto Gesù, come da
corrente elettrica mi sento attirata in quest’Orto. Comprendo che tu, calamita
potente del mio ferito cuore, mi chiami; ed io corro, pensando tra me: Che sono
queste attrattive d’amore che sento in me? Ah, forse il mio perseguitato Gesù
si trova in stato di tale amarezza, che sente il bisogno della mia compagnia!
Ed io volo.
Macché! Mi sento raccapricciare
nell’entrare in quest’Orto: l’oscurità della notte, l’intensità del freddo, il
lento muoversi delle foglie, che, come flebili voci, annunziano pene, tristezze
e morte per il mio addolorato Gesù. Il dolce scintillio delle stelle che, come
occhi piangenti, sono tutte intente a guardare, e facendo eco alle lacrime di
Gesù, rimproverano me delle mie ingratitudini. Ed io tremo, ed a tentoni lo
vado cercando e lo chiamo: Gesù, dove sei? Mi attiri a te e non ti fai vedere?
Mi chiami e ti nascondi?
Tutto è terrore, tutto è spavento
e silenzio profondo. Ma faccio per tendere le orecchie, sento un respiro
affannoso ed è proprio Gesù che trovo, ma che cambiamento funesto! Non è più il
dolce Gesù della Cena Eucaristica, cui splendeva nel volto una bellezza
smagliante e rapitrice, ma è triste, di una tristezza mortale da sfigurare la
sua natia beltà. Già agonizza, e mi sento turbare pensando che forse non
ascolterò più la sua voce perché pare che muoia. Perciò mi abbraccio ai suoi
piedi, mi faccio più ardita, mi avvicino alle sue braccia, gli metto la mia
mano alla fronte per sostenerlo, e sottovoce lo chiamo: “Gesù, Gesù”.
E lui, scosso dalla mia voce, mi
guarda e mi dice:
“Figlia, sei qui? Ti stavo
aspettando, ed era questa la tristezza che più mi opprimeva: il totale
abbandono di tutti. Aspettavo te per farti essere spettatrice delle mie pene, e
farti bere insieme con me il calice delle amarezze, che tra poco il mio Padre
celeste mi manderà per mezzo dell’angelo. Lo sorseggeremo insieme, perché non
sarà calice di conforto ma di amarezze intense, e sento il bisogno che qualche
anima amante ne beva qualche goccia almeno. Perciò ti ho chiamata, perché tu
l’accetti e divida con me le mie pene, e mi assicuri di non lasciarmi solo in
tanto abbandono”.
Ah, sì, mio affannato Gesù,
berremo insieme il calice delle tue amarezze, soffriremo le tue pene e non mi
sposterò giammai dal tuo fianco!
Intanto l’afflitto Gesù,
assicurato da me, entra in agonia mortale, soffre pene mai viste né intese. Ed
io, non potendo reggere, e volendo compatirlo e sollevarlo, gli dico:
“Dimmi: Perché sei così mesto ed
afflitto e solo in quest’Orto e in questa notte? È l’ultima notte della tua
vita mortale: poche ore ti rimangono per dar principio alla tua passione. Qui
credevo di trovare almeno la celeste Mamma, l’amante Maddalena, i fidi apostoli.
Ed invece ti trovo solo ed in preda ad una mestizia che ti dà morte spietata
senza farti morire. Oh! Mio Bene e mio Tutto, non mi rispondi? Parlami!”.
Ma pare che ti manchi la parola,
tanta è la tristezza che ti opprime. Quel tuo sguardo, pieno di luce sì, ma
afflitto ed indagatore, che pare che cerchi aiuto, il tuo volto pallido, le tue
labbra riarse dall’amore, la tua divina persona, che da capo a piè trema tutta,
il tuo cuore che forte forte batte, e quei battiti cercano anime e ti danno un
affanno da sembrare che da un momento all’altro tu spiri, mi dicono che tu sei
solo e perciò vuoi la mia compagnia.
Eccomi, o Gesù, tutta a te,
insieme con te, anzi non mi dà il cuore di vederti gettato per terra. Ti prendo
fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore. Voglio numerare uno per uno i tuoi
affanni, una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto
sollievo, per tutto riparazione, e per tutto darti almeno un compatimento.
Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo
fra le mie braccia, le tue sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere
nelle tue vene un fuoco, e sento che il sangue ti bolle e vuole rompere le vene
per uscire fuori. Dimmi, Amore mio, che hai? Non vedo flagelli, né spine, né
chiodi, né croce. Eppure, poggiando la testa sul tuo cuore, sento che spine
crudeli ti trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano alcuna
particella dentro e fuori della tua divina persona, e che le tue mani sono
paralizzate e contorte più che dai chiodi. Dimmi, dolce mio Bene, chi è che ha
tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti
per quanti tormenti ti dà?
Ah! Pare che Gesù benedetto
schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica:
“Figlia mia, vuoi sapere chi è
che mi tormenta più degli stessi carnefici, anzi, quelli sono nulla a paragone
di questo? È l’amore eterno che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo
soffrire tutto insieme e nelle parti più intime, ciò che i carnefici mi faranno
soffrire a poco a poco. Ah! Figlia mia, è l’amore che tutto prevale su di me ed
in me: l’amore mi è chiodo, l’amore mi è flagello, l’amore mi è corona di
spine, l’amore mi è tutto. L’amore è la mia passione perenne, mentre quella
degli uomini è del tempo. Ah! Figlia mia, entra nel mio cuore, vieni a perderti
nel mio amore, e solo nel mio amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti
ho amato, e imparerai ad amarmi ed a soffrire solo per amore”.
Mio
Gesù, giacché tu mi chiami nel tuo cuore per farmi vedere ciò che l’amore ti
ha fatto soffrire, io vi entro. Ma mentre vi entro, vedo i portenti dell’amore,
che non di spine materiali ti corona la testa, ma di spine di fuoco, che ti
flagella non con flagelli di funi ma con flagelli di fuoco, che ti crocifigge
con chiodi non di ferro ma di fuoco. Tutto è fuoco che penetra fin nelle ossa e
nelle stesse midolla, e, distillando tutta la tua santissima umanità in fuoco,
ti dà pene mortali, certo più della stessa passione, e prepara un bagno d’amore
a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia ed acquistare il diritto
di figlie dell’amore.
O Amore senza termine, io mi
sento indietreggiare innanzi a tanta immensità d’amore, e vedo che, per poter
entrare nell’amore e comprenderlo, dovrei essere tutta amore. O mio Gesù, non
lo sono. Ma, giacché tu vuoi la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego
di farmi diventare tutta amore.
Perciò ti supplico di coronare la
mia testa ed ogni mio pensiero con la corona dell’amore. Ti scongiuro, o Gesù,
di flagellare col flagello dell’amore la mia anima, il mio corpo, le mie
potenze, i miei sentimenti, i desideri, gli affetti, tutto, ed in tutto resti
flagellata e suggellata dall’amore. Fa, o Amore interminabile, che non ci sia
cosa in me che non prenda vita dall’amore.
O Gesù, centro di tutti gli
amori, ti supplico d’inchiodare le mie mani, i miei piedi coi chiodi
dell’amore, affinché tutta inchiodata dall’amore, amore diventi, l’amore
intenda, d’amore mi vesta, d’amore mi nutra. L’amore mi tenga tutta inchiodata
in te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me abbia ardire di torcermi e
distogliermi dall’amore, o Gesù.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù Cristo, in quest’ora,
abbandonato dall’eterno suo Padre, soffrì tale incendio d’infuocato amore, da
poter distruggere tutti i peccati anche immaginabili e possibili, da poter infiammare
del suo amore tutte le creature anche di milioni e milioni di mondi, tutti i
reprobi dell’inferno se non fossero eternamente ostinati nella loro pravità.
Entriamo in Gesù, e dopo esserci
penetrati in tutto il suo interno, nelle sue più intime fibre, in quei palpiti
di fuoco, nella sua intelligenza, che era come incendiata, prendiamo questo
amore, e rivestiamoci dentro e fuori del fuoco che incendiava Gesù. Poi uscendo
fuori da lui e riversandoci nella sua Volontà, vi troveremo tutte le creature.
Diamo ad ognuna l’amore di Gesù, e, ritoccando i loro cuori, le loro menti con
questo amore, cerchiamo di trasformarle tutte in amore. E poi coi desideri,
coi palpiti, coi pensieri di Gesù, formiamo Gesù nel cuore di ogni creatura.
Indi gli porteremo tutte le
creature, che tengono Gesù nel proprio cuore, e le metteremo intorno a lui,
dicendogli: “O Gesù, ti portiamo tutte le creature con altrettanti Gesù nel
cuore per darti ristoro e conforto. Non abbiamo altri modi per poter dare
ristoro al tuo amore, che portarti ogni creatura nel cuore”.
Ciò facendo, daremo i veri
sollievi a Gesù, ché son tante le fiamme che lo bruciano che va ripetendo: “Son
bruciato e non v’è chi prenda il mio amore. Deh! Datemi ristoro, prendete il
mio amore e datemi amore”.
Per conformarci in tutto a Gesù,
dobbiamo rientrare in noi stessi, applicando a noi queste riflessioni: In tutto
ciò che facciamo, possiamo dire che è un continuo flusso di amore che corre tra
noi e Dio? La nostra vita è un continuo flusso d’amore che riceviamo da Dio: se
pensiamo è un flusso d’amore; se operiamo è un flusso d’amore; la parola è
amore, il palpito è amore: tutto riceviamo da Dio. Ma tutte queste nostre azioni
corrono verso Dio con amore? Gesù trova in noi il dolce incanto del suo amore
che corre a lui, affinché, rapito da questo incanto, sovrabbondi con noi di più
abbondante amore?
Se
in tutto ciò che abbiamo fatto, non abbiamo messo l’intenzione di correre
insieme nell’amore di Gesù, entreremo in noi stessi e gli chiederemo perdono di
avergli fatto perdere il dolce incanto del suo amore verso di noi.
Ci facciamo lavorare dalle mani
divine come si fece lavorare l’umanità di Gesù Cristo? Tutto ciò che succede in
noi, che non sia il peccato, dobbiamo prenderlo come lavorio divino. Facendo il
contrario, neghiamo la gloria al Padre, facciamo sfuggire la vita divina e
perdiamo la santità. Tutto ciò che sentiamo in noi: ispirazioni,
mortificazioni, grazie, non è altro che lavorio d’amore. E noi le prendiamo in
quel modo da Dio voluto? Diamo la libertà di far lavorare Gesù? Oppure col
prendere il tutto in senso umano e come cose indifferenti, respingiamo il
lavorio divino, e lo costringiamo a piegarsi le mani? Ci abbandoniamo nelle
sue braccia come morti per ricevere tutti quei colpi che il Signore disporrà
per la nostra santificazione?
*
Amor mio e mio tutto, il tuo
amore m’inondi dappertutto e mi bruci tutto ciò che non è tuo, e fa che il mio
corra sempre verso di te, per bruciare tutto ciò che possa contristare il tuo
cuore.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
O mio dolce Gesù, è già passata
un’ora che ti trovi in quest’Orto. L’amore ha preso il primato in tutto, facendoti
soffrire tutto insieme ciò che i carnefici ti faranno soffrire in tutto il
corso della tua amarissima passione, anzi supplisce e giunge a farti soffrire
ciò che loro non possono farti, nelle parti più interne della tua divina persona.
O mio Gesù, già ti vedo
vacillante nei passi, eppure vuoi camminare. Dimmi, o mio Bene, dove vuoi
andare? Ah, ho capito! A trovare i tuoi amati discepoli. Anch’io voglio
accompagnarti, affinché, se tu vacilli, io ti sostenga.
Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza
per il tuo cuore: già essi dormono, e tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli
e con amore tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la
preghiera. E torni nell’Orto. Ma ti porti un’altra trafittura nel cuore. In
quella trafittura vedo, o Amore mio, tutte le trafitture delle anime a te
consacrate che, o per tentazione, o per stato d’animo, o per mancanza di
mortificazione, invece di stringersi a te, di vegliare e pregare, si
abbandonano a sé stesse, e sonnacchiose, invece di progredire nell’amore e
nell’unione con te, indietreggiano. Quanto ti compatisco, o Amante appassionato!
E ti riparo tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che
più contristano il tuo cuore adorabile, ed è tale e tanta l’amarezza che ti
fanno andare in delirio.
Ma, o Amore senza confini, il tuo
sangue che già bolle nelle vene, vince tutto e tutto dimentica. Ti vedo
prostrato per terra e preghi, ti offri, ripari e per tutti cerchi di
glorificare il Padre per le offese fatte a lui dalle creature. Anch’io, o mio
Gesù, mi prostro con te, ed insieme con te intendo fare ciò che fai tu.
Ma, o Gesù, delizia del mio
cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le nostre
debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere ti si fanno
incontro, ti si gettano addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono. E
tu, che fai? Il sangue che ti bolle nelle vene fa fronte a tutte queste offese,
rompe le vene ed a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e
dai sangue per offese, vita per morte. Ah, Amore, in che stato ti vedo ridotto!
Già tu spiri! O mio Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da
questa terra che hai bagnata col tuo santissimo sangue. Vieni fra le mie braccia.
Fa che io muoia in vece tua.
Ma allora sento la voce tremola e
moribonda del mio dolce Gesù, che dice:
“Padre, se è possibile, passi da
me questo calice, però non la mia, ma la tua Volontà sia fatta”.
È
già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù! Ma che cosa mi fai
intendere con questo “Padre, se è possibile, passi da me questo calice”? O
Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni delle creature; quel Fiat Voluntas tua[2],
che doveva essere la vita di ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutti, ed
invece di trovare la vita trovano la morte. E tu, volendo dar la vita a tutti
e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per
ben tre volte ripeti:
“Padre, se è possibile passi da
me questo calice, cioè, che le anime, sottraendosi alla nostra Volontà, vadano
perdute. Questo calice per me è molto amaro, però, non la mia volontà, ma la
tua sia fatta”.
Ma mentre dici questo, è tale e
tanta la tua amarezza che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in atto di
dare l’ultimo anelito.
O mio Gesù, mio Bene, giacché sei
nelle mie braccia, voglio anch’io unirmi a te; voglio ripararti e compatirti
tutte le mancanze e i peccati che si fanno contro il tuo Santissimo Volere, ed
insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua Santissima Volontà. La
tua Volontà sia il mio respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito,
il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia morte.
Ma, deh, non morire! Dove andrò
senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto finirà per me.
Deh, non mi lasciare! Tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te,
sempre con te. Non sia mai che anche per un istante resti separata da te.
Lasciami piuttosto raddolcirti, ripararti e compatirti per tutti, perché vedo
che tutti i peccati di qualunque specie siano, ti pesano sopra.
Perciò mio Amore, bacio la tua
santissima testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi. E tu senti ribrezzo
per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti
punge acerbamente. Ah, non ha a che farci la corona di spine che i giudei ti
metteranno! Quante corone di spine ti mettono sul capo adorabile i pensieri
cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto, dalla fronte
e dai capelli. Gesù, ti compatisco, e vorrei metterti altrettante corone di
gloria. E per addolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua
stessa intelligenza, per darti un compatimento e una riparazione per tutti.
O Gesù, bacio i tuoi occhi
pietosi, e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno
scorrere sul tuo volto lacrime di sangue. Ti compatisco, e vorrei raddolcire la
tua vista col metterti davanti tutti i piaceri che si possono trovare in cielo
ed in terra.
Gesù, mio Bene, bacio le tue
santissime orecchie. Ma, che sento? Sento in esse l’eco delle bestemmie
orrende, le grida di vendetta e di maldicenza. Non vi è voce che non risuoni
nel tuo castissimo udito. Oh, Amore insaziabile, ti compatisco! E voglio
consolarti col fare risuonare in esso tutte le armonie del cielo, la voce
dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della Maddalena e di tutte
le anime amanti!
Gesù, Vita mia, un bacio più
fervido voglio stampare sul tuo volto, la cui bellezza non ha pari. Ah, questo
è il volto innanzi al quale gli angeli non osano levare lo sguardo, poiché è
tale e tanta la bellezza che li rapisce! Eppure le creature lo insozzano con
sputi, lo percuotono con schiaffi e lo calpestano sotto i piedi. Amor mio, che
ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga. Ti compatisco, e per riparare
questi insulti vado dalla Triade Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e
dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici. Vado
pure dalla celeste Mamma, acciocché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue
mani materne, le sue adorazioni profonde. Vado poi da tutte le anime a te consacrate,
e tutto ti offro per ripararti le offese che si fanno al tuo santissimo volto.
Dolce mio Bene, bacio la tua
dolcissima bocca amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea delle ubriachezze
e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti
cattivi, da tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua. Gesù, ti compatisco,
e voglio addolcire la tua bocca coll’offrirti tutte le lodi angeliche e il
buon uso che si fa con la lingua da tanti cristiani.
Oppresso
Amor mio, bacio il tuo collo, e lo vedo carico di funi e catene per gli
attaccamenti e i peccati delle creature. Ti compatisco, e per sollevarti ti
offro l’unione indissolubile delle Divine Persone. Ed io, fondendomi in questa
unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo collo,
voglio allontanarti le funi degli attaccamenti che quasi ti soffocano e, per
consolarti, ti stringo forte al mio cuore.
Fortezza Divina, bacio le tue
santissime spalle. Le vedo lacerate e quasi a brani strappate le carni dagli
scandali e dai cattivi esempi delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti,
ti offro i tuoi santissimi esempi, gli esempi della Regina Mamma e quelli di
tutti i santi. Ed io, o mio Gesù, facendo scorrere i miei baci su ciascuna di
queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti sono state
strappate dal tuo cuore, e così rinsaldare le carni della tua santissima
umanità.
Mio affannato Gesù, bacio il tuo
petto che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispondenze ed ingratitudini
delle creature. Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro l’amore vicendevole
del Padre e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Tre Divine
Persone. Ed io, o mio Gesù, immergendomi nel tuo amore, voglio farti riparo per
respingere i nuovi colpi che le creature ti lanciano coi loro peccati e, prendendo
il tuo amore, voglio ferirle con questo, perché non ardiscano più offenderti, e
voglio versarlo sul tuo petto per raddolcirti e risanarti.
Mio Gesù, bacio le tue mani
creatrici. Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come altrettanti
chiodi, trafiggono le tue santissime mani. Sicché non con tre chiodi, come
sulla croce, tu resti trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive
commettono le creature. Ti compatisco, e per darti sollievo ti offro tutte le
opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo.
Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti
chiodi delle opere cattive.
O Gesù, bacio i tuoi piedi
santissimi, sempre instancabili nel cercare anime. In essi racchiudi tutti i
passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e tu vorresti
afferrarle. Ad ogni loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo, e tu vuoi
servirti degli stessi loro chiodi per inchiodarle al tuo amore. Ed è tale e
tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo amore, che
tremi tutto. Mio Dio e mio Bene, ti compatisco; e per consolarti ti offro i
passi dei buoni religiosi e di tutte le anime fedeli, che espongono la loro
vita per salvare le anime.
O Gesù, bacio il tuo cuore. Tu
continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno soffrire i giudei, ma per
il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature.
In queste ore tu vuoi dare il
primato all’amore, il secondo posto a tutti i peccati, per i quali tu espii,
ripari, glorifichi il Padre e plachi la divina giustizia, e il terzo ai giudei.
Così mostri che la passione che ti faranno soffrire i giudei non sarà altro che
la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire
l’amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo cuore tutto
riconcentrato: la lancia dell’amore, la lancia del peccato, ed aspetti la
terza, la lancia dei giudei. Ed il tuo cuore, soffocato dall’amore, soffre moti
violenti, affetti impazienti di amore, desideri che ti consumano, palpiti
infocati che vorrebbero dar vita ad ogni cuore. Ed è proprio qui, nel cuore,
che senti tutto il dolore che ti arrecano le creature, le quali, con i loro
desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di volere il
tuo amore cercano altri amori.
Gesù, quanto soffri! Ti vedo
venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità. Ti compatisco, e voglio
raddolcire l’amarezza del tuo cuore triplicatamente trafitto, con l’offrirti le
dolcezze eternali e l’amore dolcissimo della cara Mamma Maria e quello di tutti
i tuoi veri amanti.
Ed ora, o mio Gesù, fa che da
questo tuo cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva più che col
solo tuo cuore. Ed in ogni offesa che riceverai, fa che io sia sempre pronta ad
offrirti un sollievo, un conforto, una riparazione, un atto di amore non mai
interrotto.
Riflessioni
e Pratiche
Nella seconda ora del Getsemani,
innanzi a Gesù si presentano tutti i peccati di tutti i tempi, passati,
presenti e futuri, ed egli addossa sopra di sé tutti questi peccati, per dare
al Padre la gloria completa. Gesù Cristo quindi espiò, pregò, e nel suo cuore
provò tutti i nostri stati d’animo senza mai smettere la preghiera. E noi, in
qualunque stato d’animo ci troviamo, freddi, duri, tentati, preghiamo sempre?
Siamo noi costanti nella preghiera? Diamo a Gesù le pene dell’anima nostra come
riparazione e come sollievo per poterlo tutto ricopiare in noi, pensando che
ogni stato d’animo è una pena di lui? Come pena di Gesù, dobbiamo metterla intorno
a lui per compatirlo e sollevarlo, e se fosse possibile dobbiamo dirgli: Tu hai
sofferto troppo, prendi riposo, soffriremo noi in vece tua.
Ci abbattiamo, oppure stiamo con
coraggio ai piedi di Gesù, dandogli tutto ciò che soffriamo per fare che Gesù
trovi in noi la sua stessa umanità? Cioè siamo noi di umanità a Gesù? L’umanità
di Gesù, che faceva? Glorificava il Padre suo, espiava, impetrava la salvezza
delle anime. E noi, in tutto ciò che facciamo, racchiudiamo in noi queste tre
intenzioni di Gesù, in modo da poter dire che racchiudiamo in noi tutta
l’umanità di Gesù Cristo?
Nelle nostre oscurità, mettiamo
l’intenzione di far splendere negli altri la luce della verità? E quando
preghiamo con fervore, mettiamo l’intenzione di sciogliere il ghiaccio di tanti
cuori induriti nella colpa?
Mio Gesù, per compatirti e
poterti sollevare dall’abbattimento totale in cui ti trovi, m’innalzo fino al
cielo e faccio mia la tua stessa divinità, e mettendola intorno a te, voglio
allontanarti tutte le offese delle creature. Voglio offrirti la tua bellezza
per allontanare da te la bruttezza del peccato; la tua santità per allontanare
l’orrore di tutte quelle anime che ti fanno provare tanto ribrezzo, perché
morte alla grazia; la tua pace per allontanare da te le discordie, le
ribellioni e i turbamenti di tutte le creature; le tue armonie per rinfrancare
l’udito tuo dalle onde di tante voci cattive. Mio Gesù, intendo offrirti tanti
atti divini riparatori per quante offese ti assaltano, come se volessero darti
morte, ed io coi tuoi stessi atti voglio darti vita. E poi, o mio Gesù, voglio
gettare un’onda della tua divinità su tutte le creature, affinché, al tuo
contatto divino, non più ardiscano offenderti. Così solo, o Gesù, potrò
compatirti per tutte le offese che ricevi dalle creature.
*
O Gesù, dolce mia Vita, le mie
preghiere e le mie pene s’innalzino sempre verso il cielo per far piovere su
tutti la luce della grazia, e assorbire in me la tua stessa vita.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione prima di ogni ora, pagina 19)
(Orazione preparatoria
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
prima di ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 60)
Dolce mio bene, il cuore più non
mi regge: ti guardo e vedo che continui ad agonizzare. Il sangue a rivi ti
scorre da tutto il corpo ed in tanta copia che, non reggendo più in piedi, ne
sei caduto in un lago. O mio Amore, mi si spezza il cuore nel vederti sì debole
e sfinito! Il tuo adorabile volto e le tue mani creatrici poggiano in terra e
s’imbrattano di sangue. Parmi che ai fiumi di iniquità che le creature ti
mandano, tu voglia dare fiumi di sangue per fare che queste colpe restino affogate
in esso, e così con esso dare a ciascuno il rescritto del tuo perdono. Ma, deh,
o mio Gesù, sollevati! È troppo ciò che soffri! Basti fin qui al tuo amore. E
mentre pare che il mio amabile Gesù muoia nel proprio sangue, l’amore gli dà
nuova vita. Lo vedo muoversi stentatamente, si alza e, così intriso di sangue e
di fango, par che voglia camminare, e, non avendo forza, a stento si trascina.
Dolce mia Vita, lascia che ti
porti fra le mie braccia. Vai forse dai cari discepoli? Ma quale non è il
dolore del tuo adorabile cuore nel trovarli di nuovo addormentati! E tu, con voce
tremula e fioca li chiami:
“Figli
miei, non dormite. L’ora è vicina. Non vedete come mi sono ridotto? Deh,
aiutatemi, non mi abbandonate in queste ore estreme!”.
E quasi vacillante, stai per
cadere vicino a loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreggerti. Sei
tanto irriconoscibile che, se non fosse stato per la soavità e dolcezza della
tua voce, non ti avrebbero riconosciuto. Poi, raccomandando loro la veglia e la
preghiera, ritorni nell’orto, ma con una seconda trafittura nel cuore. In
questa trafittura vedo, mio Bene, tutte le colpe di quelle anime che,
nonostante le manifestazioni dei tuoi favori in doni, baci e carezze, nelle
notti della prova, dimenticando il tuo amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite
ed assonnate, perdendo così lo spirito di continua preghiera e di veglia.
Mio Gesù, è pur vero che dopo
aver visto te, dopo aver gustato i tuoi doni, rimanerne privi e resistere, ci
vuol gran forza. Solo un miracolo può far che tali anime reggano alla prova.
Perciò, mentre ti compatisco per queste anime, le cui negligenze, leggerezze e
offese sono le più amare al tuo cuore, ti prego che, qualora esse giungessero a
dare un solo passo che possa menomamente dispiacerti, tu le circondi di tanta
grazia, da arrestarle, perché non perdano lo spirito di continua preghiera.
Mio dolce Gesù, mentre ritorni
nell’orto, pare che tu non ne possa più: alzi al cielo la faccia intrisa di
sangue e di terra, e ripeti la terza volta:
“Padre,
se è possibile, passi da me questo calice. Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di
conforto. È vero che per le colpe addossatemi sono nauseante, ributtante,
l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua maestà infinita. La tua giustizia è
sdegnata verso di me. Ma guardami, o Padre, son sempre tuo Figlio, che formo
una sola cosa con te. Deh, aiuto, pietà, o Padre! Non mi lasciare senza conforto!”.
Poi mi pare di sentire, o dolce
mio Bene, che chiami in aiuto la cara Mamma:
“Dolce Mamma, stringimi fra le
tue braccia come mi stringevi bambino. Dammi quel latte che succhiai da te, per
ristorarmi e raddolcire le amarezze della mia agonia. Dammi il tuo cuore, che
formava tutto il mio contento. Mamma mia, Maddalena, cari apostoli, voi tutti
che mi amate, aiutatemi, confortatemi, non mi lasciate solo in questi momenti
estremi. Fate tutti corona a me d’intorno, datemi per conforto la vostra
compagnia, il vostro amore!”.
Gesù, Amore mio, chi può
resistere nel vederti in questi estremi? Qual cuore sarà mai sì duro, che non
si spezzi nel vederti così affogato nel sangue? Chi non verserà a torrenti
lacrime amare nel sentire gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e
conforto? Mio Gesù, consolati: già vedo il Padre che ti spedisce un angelo per
conforto ed aiuto, onde uscire da questo stato di agonia e poterti dare in mano
ai giudei. E mentre starai con l’angelo, io girerò cielo e terra. Tu mi
permetterai di prendere questo sangue che hai versato, affinché possa darlo a
tutti gli uomini come pegno della salvezza di ciascuno, e portarti per conforto
ed in ricambio i loro affetti, palpiti, pensieri, passi ed opere.
Celeste Mamma mia, vengo da te
per andare insieme da tutte le anime, dando loro il sangue di Gesù. Dolce Mamma,
Gesù vuol conforto, e il maggior conforto che gli possiamo dare è portargli
anime. Maddalena, accompagnaci. Angeli tutti, venite a vedere come è ridotto
Gesù. Egli vuole da tutti conforto, ed è tale e tanto l’abbattimento in cui si
trova, che non rifiuta nessuno.
Mio Gesù, mentre bevi il calice
pieno d’intense amarezze che il celeste Padre ti ha mandato, sento che più
sospiri, gemi, deliri, e con voce soffocata dici:
“Anime, anime, venite,
sollevatemi. Prendete posto nella mia umanità: vi voglio, vi sospiro. Deh, non
siate sorde alle mie voci, non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio
sangue, il mio amore, le mie pene! Venite, anime, venite!”.
Delirante Gesù, ogni tuo gemito e
sospiro è una ferita al mio cuore che non mi dà pace, per cui faccio mio il tuo
sangue, il tuo Volere, l’ardente tuo zelo, il tuo amore e, girando cielo e
terra, voglio andare per tutte le anime per dar loro il tuo sangue come pegno
della loro salvezza, e portarle a te per calmare le tue smanie, i tuoi deliri e
raddolcire le amarezze della tua agonia. E mentre ciò farò, tu accompagnami col
tuo sguardo.
Mamma mia, vengo da te, perché
Gesù vuole anime, vuol conforto. Dunque, dammi la tua mano materna e giriamo
insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo sangue gli
affetti, i desideri, i pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, e
gettiamo nelle loro anime le fiamme del suo cuore, affinché si arrendano. E
così chiuse nel suo sangue e trasformate nelle sue fiamme, le condurremo
intorno a Gesù, per raddolcire le pene della sua amarissima agonia.
Angelo mio custode, precedici tu,
va’ disponendo le anime che devono ricevere questo sangue, affinché nessuna
goccia resti senza il suo copioso effetto.
Mamma mia, presto, giriamo! Vedo
lo sguardo di Gesù che ci segue, sento i suoi singhiozzi ripetuti che ci spingono
ad affrettare il nostro compito.
Ed ecco, o Mamma, ai primi passi
già siamo alle porte delle case dove giacciono gli infermi. Quante membra straziate!
Quanti, sotto l’atrocità degli spasimi, prorompono in bestemmie e tentano
togliersi la vita! Altri sono abbandonati da tutti e non hanno chi presti loro
una parola di conforto, i più necessari soccorsi, e perciò maggiormente imprecano
e si disperano.
Ah, Mamma! Sento i singhiozzi di
Gesù che si vede ricambiate in offese le sue più care predilezioni d’amore che
fan patire le anime per renderle simili a Sé. Deh! Diamo loro il suo sangue,
affinché somministri ad esse gli aiuti necessari e con la sua luce faccia
comprendere il bene che c’è nel patire e la somiglianza che acquistano di Gesù.
E tu, Mamma mia, mettiti vicino a
loro e, come madre affettuosa, tocca con le tue mani materne le loro membra
addolorate, lenisci i loro dolori, prendile fra le tue braccia, e dal tuo cuore
versa torrenti di grazie su tutte le loro pene. Fa compagnia agli abbandonati,
consola gli afflitti, a chi manca di mezzi necessari disponi tu anime generose
per soccorrerli; a chi si trova sotto l’atrocità degli spasimi impetra tregua e
riposo, onde, rinfrancati, possano con più pazienza sopportare quanto Gesù dispone
per loro.
Giriamo ancora ed entriamo nelle
stanze dei moribondi. Mamma mia, che terrore! Quante anime stanno per cadere
nell’inferno! Quanti, dopo una vita di peccato, vogliono dare l’ultimo dolore a
quel cuore ripetutamente trafitto, coronando l’ultimo anelito con un atto di
disperazione! Molti demoni stanno intorno ad essi, gettando nei loro cuori
terrore e spavento dei divini giudizi, e così dar l’ultimo assalto per condurli
all’inferno. Vorrebbero sprigionare le fiamme infernali per avvolgerli in esse
e così non dar luogo alla speranza. Altri, allacciati dai vincoli della terra,
non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo.
Deh, o Mamma, i momenti sono
estremi, essi hanno molto bisogno di aiuto! Non vedi come tremano, come si dibattono
tra gli spasimi dell’agonia, come chiedono aiuto e pietà? Già la terra è
sparita per loro. Mamma Santa, metti la tua mano materna sulla loro gelida
fronte, accogli tu gli ultimi loro aneliti, diamo a ciascun moribondo il sangue
di Gesù, e così mettendo in fuga i demoni, li disponga tutti a ricevere gli ultimi
sacramenti e ad una buona e santa morte. Per conforto diamo loro le agonie di
Gesù, i suoi baci, le sue lacrime, le sue piaghe; rompiamo i lacci che li tengono
avvinti, facciamo sentire a tutti la parola del perdono e gettiamo tale fiducia
nel cuore, da farli slanciare nelle braccia di Gesù. Gesù, quando li
giudicherà, li troverà coperti col suo sangue, abbandonati nelle sue braccia e
a tutti darà il suo perdono.
Giriamo ancora, o Mamma. Il tuo
sguardo materno guardi con amore la terra e si muova a compassione di tante
povere creature che hanno bisogno di questo sangue. Mamma mia, mi sento
spingere dallo sguardo indagatore di Gesù a correre perché vuole anime; sento
i suoi gemiti nel fondo del mio cuore che mi ripetono:
“Figlia mia, aiutami, dammi le
anime!”.
Ma vedi, o Mamma, come la terra è
piena di anime che stanno per cadere nel peccato, e Gesù erompe in pianto nel
vedere il suo sangue subire nuove profanazioni. Ci vorrebbe un miracolo che ne
impedisse la caduta. Perciò diamo loro il sangue di Gesù onde trovino in esso
la forza e la grazia per non cadere nel peccato.
Un altro passo ancora, o Mamma,
ed ecco anime già cadute nella colpa, le quali vorrebbero una mano per
rialzarsi. Gesù le ama, ma le guarda inorridito perché infangate, e la sua
agonia si fa più intensa. Diamo loro il sangue di Gesù, onde trovino la mano
che le rialzi. Vedi, o Mamma, sono anime che hanno bisogno di questo sangue,
anime morte alla grazia. Oh, com’è deplorevole il loro stato! Il cielo le
guarda e piange con dolore, la terra le mira con ribrezzo, tutti gli elementi
son contro di loro e le vorrebbero distruggere, perché nemiche del Creatore.
Deh, o Mamma, il sangue di Gesù contiene la vita! Diamolo adunque, affinché al
tocco di esso, queste anime risorgano e risorgano più belle da far sorridere
tutto il cielo e tutta la terra.
Giriamo ancora, o Mamma. Vedi, ci
sono anime che portano l’impronta della perdizione, anime che peccano e fuggono
da Gesù, che l’offendono e disperano del suo perdono. Sono queste i nuovi Giuda
sparsi sulla terra e che trafiggono quel cuore tanto amareggiato. Diamo loro il
sangue di Gesù, affinché questo sangue cancelli l’impronta della perdizione e
vi imprima quella della salvezza, vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore
dopo la colpa, da farle correre ai piedi di Gesù e stringersi a quei piedi
divini, per non distaccarsene mai più.
Vedi, o Mamma, vi sono anime che
corrono all’impazzata verso la perdizione e non vi è chi arresti la loro
corsa. Deh! Mettiamo questo sangue avanti ai loro piedi, affinché al tocco e
alla luce di esso, alle sue voci supplichevoli che le vuol salve, possano
indietreggiare e mettersi sulla via della salvezza.
Continuiamo, o Mamma, a girare.
Vedi, vi sono anime buone, anime innocenti in cui Gesù trova le sue compiacenze
ed il riposo nella creazione, ma le creature stanno intorno a loro con tante
insidie e scandali, per strappare questa innocenza e cambiare le compiacenze ed
il riposo di Gesù in pianto e amarezze, come se non avessero altra mira se non
quella di dare continui dolori a quel cuore divino. Suggelliamo e circondiamo
dunque la loro innocenza col sangue di Gesù come un muro di difesa, affinché
non entri in esse la colpa. Con esso metti in fuga chi vorrebbe contaminarle e
conservale illibate e pure, affinché Gesù trovi il suo riposo nella creazione e
tutte le sue compiacenze, e per amor loro si muova a pietà di tante altre
povere creature. Mamma mia, mettiamo queste anime nel sangue di Gesù,
leghiamole e rileghiamole col santo Voler di Dio, portiamole nelle sue braccia
e, con le dolci catene del suo amore, leghiamole al suo cuore per raddolcire le
amarezze della sua mortale agonia.
Ma senti, o Mamma, questo sangue
grida e vuole altre anime ancora. Corriamo insieme, e portiamoci nelle regioni
degli eretici e degli infedeli. Quanto dolore non sente Gesù in queste regioni!
Egli, che è vita di tutti, non ha in contraccambio neppure un piccolo atto
d’amore, non è conosciuto dalle sue stesse creature. Deh! O Mamma, diamo loro
questo sangue, affinché fughi le tenebre dell’ignoranza e dell’eresia, faccia
comprendere che hanno un’anima ed apra ad esse il cielo. Poi mettiamole tutte
nel sangue di Gesù, conduciamole intorno a lui come tanti figli orfani ed
esiliati che trovano il loro Padre, e così Gesù si sentirà confortato nella sua
amarissima agonia.
Ma Gesù sembra che non sia ancora
contento, perché vuole altre anime ancora. Le anime moribonde di queste regioni
se le sente strappare dalle sue braccia per andare a cadere nell’inferno. Già
queste anime stanno per spirare e precipitare nell’abisso; nessuno è vicino a
loro per salvarle; il tempo manca, i momenti sono estremi, si perderanno certo!
No, Mamma, questo sangue non sarà sparso inutilmente per esse! Perciò voliamo
subito da loro, versiamo il sangue di Gesù sul loro capo onde serva loro da
battesimo ed infonda in esse fede, speranza ed amore. Mettiti, o Mamma, vicino
a loro, supplisci a tutto quello che loro manca. Anzi fatti vedere: sul tuo
volto splende la bellezza di Gesù, i tuoi modi sono tutti simili ai suoi, e
così, vedendo te, con certezza potranno conoscere Gesù. Poi stringile al tuo
cuore materno, infondi in esse la vita di Gesù che tu possiedi, dì che come
loro madre le vuoi felici per sempre con te in cielo e così, mentre spirano,
ricevile nelle tue braccia e fa che dalle tue passino in quelle di Gesù. E se
Gesù, secondo i diritti di giustizia, mostrerà di non volerle ricevere,
ricordagli l’amore con cui te le affidò sotto la croce, reclama i tuoi diritti
di madre, così che al tuo amore ed alle tue preghiere, egli non saprà
resistere, e, mentre contenterà il tuo cuore, contenterà anche i suoi ardenti
desideri.
Ed ora, o Mamma, prendiamo questo
sangue e diamolo a tutti: agli afflitti, perché ne ricevano conforto; ai poveri,
perché soffrano rassegnati la loro povertà; ai tentati, perché ottengano la
vittoria; agli increduli, perché trionfi in loro la virtù della fede; ai bestemmiatori,
perché cambino le bestemmie in benedizioni; ai sacerdoti, acciocché comprendano
la loro missione e siano degni ministri di Gesù. Con questo sangue tocca le loro
labbra, affinché non dicano parole che non siano di gloria a Dio, tocca i loro
piedi, affinché li mettano in volo per andare in cerca di anime da condurre a
Gesù.
Diamo questo sangue ai reggitori
dei popoli, perché siano uniti fra loro e sentano mitezza ed amore verso i
propri sudditi.
Voliamo ora nel purgatorio e
diamolo anche alle anime purganti, perché esse tanto piangono, e reclamano
questo sangue per la loro liberazione. Non senti, o Mamma, i loro gemiti, le
smanie d’amore, le torture, come continuamente si sentono attratte verso il
Sommo Bene? Vedi come Gesù stesso vuole purgarle più subito per averle a sé: le
attira col suo amore, ed esse ne contraccambiano con continui slanci verso di
lui. E mentre si trovano alla sua presenza, non potendo ancora sostenere la
purità dello sguardo divino, sono costrette ad indietreggiare ed a piombare di
nuovo nelle fiamme.
Mamma mia, scendiamo in questo
carcere profondo e, versando su di esse questo sangue, portiamo loro la luce,
quietiamo le loro smanie d’amore, smorziamo il fuoco che le brucia,
purifichiamo le loro macchie, e così, libere da ogni pena, voleranno tra le
braccia del Sommo Bene. Diamo questo sangue alle anime più abbandonate,
affinché trovino in esso tutti i suffragi che le creature negano loro. A tutte,
o Mamma, diamo questo sangue, né priviamone nessuna, affinché tutte in virtù di
esso trovino sollievo e liberazione. Fa da regina in queste regioni di pianto e
di lamenti, stendi le tue mani materne, e ad una ad una mettile fuori da
queste fiamme ardenti, e fa che tutte prendano il volo verso il cielo.
Ed ora facciamo anche noi un volo
verso il cielo. Mettiamoci alle porte eternali e permetti, o Mamma, che dia anche
a te questo sangue per tua gloria maggiore. Questo sangue ti inondi di nuova
luce e di nuovi contenti, e fa che questa luce scenda a prò di tutte le
creature, per dare a tutti grazie di salvezza.
Mamma mia, dà anche a me questo
sangue. Tu conosci quanto ne ho bisogno. Con le tue stesse mani materne ritoccami
tutta con questo sangue e, ritoccandomi, purifica le mie macchie, sana le mie
piaghe, arricchisci la mia povertà. Fa che questo sangue circoli nelle mie vene
e mi ridoni tutta la vita di Gesù, scenda nel mio cuore e me lo trasformi nel
cuore stesso di lui, mi abbellisca tanto che Gesù possa trovare tutti i suoi
contenti in me.
Infine, o Mamma, entriamo nelle
regioni celesti e diamo questo sangue a tutti i santi, a tutti gli angeli,
affinché possano ricevere gloria maggiore, prorompere in ringraziamenti a Gesù
e pregare per noi, onde in virtù di questo sangue li possiamo raggiungere.
E dopo aver dato a tutti questo
sangue, portiamoci di nuovo da Gesù. Angeli, santi, venite con noi. Ah, lui
sospira le anime! Vuol farle rientrare tutte nella sua umanità per dare a tutte
i frutti del suo sangue. Mettiamole intorno a lui e si sentirà ritornare la
vita e ricompensare dell’amarissima agonia che ha patito.
Ed ora, Mamma Santa, chiamiamo
tutti gli elementi a fargli compagnia, affinché anche loro diano onore a Gesù.
O luce del sole, vieni a diradare
le tenebre di questa notte per dare conforto a Gesù. O stelle, coi vostri
tremuli raggi, scendete giù dal cielo, venite a dar conforto a Gesù. Fiori
della terra, venite con i vostri profumi; uccelli, venite coi vostri gorgheggi;
elementi tutti della terra, venite a confortare Gesù. Vieni, o mare, a rinfrescare
e a lavare Gesù. Egli è il nostro Creatore, la nostra vita, il nostro tutto.
Venite tutti a confortarlo, a prestargli omaggio come a nostro sovrano Signore.
Ma, ahi, ché Gesù non cerca luce, stelle, fiori, uccelli. Egli vuole anime,
anime!
Ecco, o dolce mio Bene, tutti
insieme con me: ti è vicina la cara Mamma, riposati pure fra le sue braccia, ne
avrà conforto anch’essa, stringendoti al seno, perché molta parte ha preso alla
tua dolorosa agonia. È qui anche Maddalena, è qui Maria e tutte le anime amanti
di tutti i secoli. Deh! O Gesù, accettale, e dì a tutte una parola di perdono e
di amore, nel tuo amore legale tutte, affinché nessun’anima più ti sfugga.
Ma, ahi! A me sembra che tu dica:
“O figlia, quante anime a forza
mi sfuggono e piombano nell’eterna rovina! Come potrà dunque calmarsi il mio dolore
se un’anima sola io amo tanto, quanto amo tutte le anime insieme?”.
Agonizzante Gesù, pare che stia
per spegnersi la tua vita: già sento il rantolo dell’agonia, i tuoi begli occhi
sono eclissati dalla vicina morte, tutte le tue membra sono abbandonate e
spesso parmi che non più respiri. Mi sento scoppiare il cuore dal dolore. Ti
abbraccio e ti sento gelido, ti scuoto e non dai segno di vita. Gesù, sei
morto? Afflitta Mamma, angeli del cielo, venite a piangere Gesù e non
permettete che io continui a vivere senza di lui, che già non posso. Me lo
stringo più forte e sento che dà un altro respiro, e poi di nuovo non dà segni
di vita. Lo chiamo: “Gesù, Gesù, Vita mia, non morire!”.
Ma
già sento lo strepito dei tuoi nemici che vengono a prenderti. Chi ti difenderà
nello stato in cui ti trovi?
E lui, scosso, pare che risorge
da morte a vita, mi guarda e mi dice:
“Figlia, sei qui? Sei stata
dunque spettatrice delle mie pene e delle tante morti che ho subito. Or sappi,
o figlia, che in queste tre ore d’amarissima agonia nell’orto, ho racchiuso in
me tutte le vite delle creature, ed ho sofferto tutte le loro pene e la stessa
loro morte, dando a ciascuna la mia stessa vita. Le mie agonie sosterranno le loro,
le mie amarezze e la mia morte si cambieranno per loro in fonte di dolcezza e
di vita. Quanto mi costano le anime! Ne fossi almeno contraccambiato! Tu hai
visto che mentre morivo, ritornavo a respirare: erano le morti delle creature
che sentivo in me”.
Mio affannato Gesù, giacché hai
voluto racchiudere in te anche la mia vita e quindi anche la mia morte, ti
prego, per questa tua amarissima agonia, di venirmi ad assistere nel punto
della mia morte. Io ti ho dato il mio cuore per rifugio e riposo, le mie
braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione, ed, oh, quanto
volentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici per poter morire io in vece
tua!
Vieni, o Vita del mio cuore, in
quel punto a ridarmi ciò che ti ho dato: la tua compagnia, il tuo cuore per letto
e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo respiro affannoso per alleviare i
miei affanni, in modo che io, respirando, respirerò per mezzo del tuo respiro
che, come aria purificatrice, mi purificherà da qualunque macchia e mi disporrà
all’ingresso della eterna beatitudine.
Anzi, mio dolce Gesù, applicherai
all’anima mia la tua stessa santissima umanità, in modo che tu, guardandomi, mi
guardi attraverso te stesso e, guardando te stesso, non trovi nulla di che
giudicarmi. Poi mi bagnerai nel tuo sangue, mi vestirai con la candida veste
della tua Santissima Volontà, mi fregerai col tuo amore e, dandomi l’ultimo
bacio, mi farai spiccare il volo dalla terra al cielo.
E ciò che voglio per me, fallo a
tutti gli agonizzanti; stringili tutti nel tuo amplesso d’amore e, dando loro
il bacio dell’unione con te, salvali tutti e non permettere che alcuno si
perda.
Afflitto mio Bene, ti offro
quest’ora in memoria della tua passione e morte, per disarmare la giusta
collera di Dio per i tanti peccati, per la conversione di tutti i peccatori,
per la pace dei popoli, per la nostra santificazione ed in suffragio delle
anime purganti.
Ma vedo che i tuoi nemici sono
vicini e tu vuoi lasciarmi per andare loro incontro. Gesù, permettimi di darti
un bacio sulle labbra, che Giuda ardirà baciare col suo bacio infernale, e di
asciugarti il volto bagnato di sangue su cui ora pioveranno schiaffi e sputi.
Stringimi forte al tuo cuore e non permettere che io mi separi mai da te. Ti
seguo e tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù,
in questa terz’ora del Getsemani, chiese dal cielo aiuto, ed erano tante le sue
pene, che chiese conforto anche dai suoi discepoli. E noi, in qualunque circostanza,
dolore, sventura, chiediamo sempre aiuto dal cielo? E se anche ci rivolgiamo
alle creature, facciamo ciò ordinatamente, presso chi può santamente confortarci?
Siamo rassegnati almeno, se non abbiamo quei conforti che speravamo, servendoci
della noncuranza delle creature per abbandonarci di più nelle braccia di Gesù?
Gesù fu confortato da un angelo.
E noi, possiamo dire che siamo l’angelo di Gesù con lo starci intorno a lui per
confortarlo e prendere parte alle sue amarezze? Ma, per poter fare da vero
angelo a Gesù, è necessario prendere le pene come mandateci da lui, perciò come
pene divine; solo allora possiamo osare di confortare un Dio tanto amareggiato.
Altrimenti, se le pene le prendiamo in senso umano, non possiamo servircene per
confortare quest’Uomo-Dio, e quindi non possiamo fare da angeli.
Nelle pene che Gesù ci invia,
pare ci mandi il calice dove noi dobbiamo mettere il frutto delle medesime; e
queste pene, sofferte con amore e rassegnazione, si convertiranno in dolcissimo
nettare per Gesù. In ogni pena diremo: “Gesù ci chiama a fare l’angelo intorno
a lui; vuole i nostri conforti, e perciò ci fa parte delle sue pene”.
*
Amor mio, Gesù, nelle mie pene
cerco il tuo cuore per riposo, e nelle tue intendo darti riparo con le mie pene,
per scambiarcele insieme, ed io sia [così] il tuo angelo consolatore.
(Orazione di
ringraziamento
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
dopo ogni ora di agonia nell’Orto, pagina 62)
(Preghiera di
Ringraziamento dopo ogni ora, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Gesù, già siamo a
mezzanotte. Senti che i nemici si avvicinano, e tu, rassettandoti e
rasciugandoti il sangue, rafforzato dai conforti ricevuti, vai di nuovo dai
tuoi discepoli, li chiami, li ammonisci, te li porti insieme con te e vai
incontro ai nemici, volendo riparare con la tua prontezza, la mia lentezza,
svogliatezza e pigrizia nell’operare e patire per amore tuo.
Ma, o dolce Gesù, mio Bene, che
scena commovente io vedo! Incontri per primo il perfido Giuda, il quale, avvicinandosi
a te e gettandoti le braccia al collo, ti saluta e ti bacia. E tu, Amore
svisceratissimo, non disdegni di baciare quelle labbra infernali, lo abbracci e
te lo stringi al cuore, volendolo strappare dall’inferno, dandogli segni di
nuovo amore.
Mio Gesù, com’è possibile non
amarti? È tanta la tenerezza del tuo amore, che dovrebbe strappare ogni cuore
ad amarti. Eppure non ti amano. Mio Gesù, in questo bacio di Giuda, ripari i tradimenti,
le finzioni, gli inganni sotto aspetto di amicizia e di santità, specialmente
dei sacerdoti. Il tuo bacio poi, manifesta che a nessun peccatore, purché venga
a te umiliato, rifiuteresti il tuo perdono.
Tenerissimo mio Gesù, già ti dai
in mano ai nemici, dando loro potere di farti soffrire ciò che loro vogliono.
Anch’io, o mio Gesù, mi do nelle tue mani, affinché liberamente tu possa fare
di me ciò che più ti piaccia, ed insieme con te voglio seguire la tua Volontà,
le tue riparazioni e soffrire le tue pene. Voglio stare sempre a te d’intorno,
per fare che non ci sia offesa che io non ripari, amarezza che io non
raddolcisca, sputi e schiaffi che tu ricevi che non siano seguiti da un mio
bacio e carezza. Nelle cadute che farai, le mie mani saranno sempre pronte ad
aiutarti per alzarti.
Sicché sempre con te voglio
stare, o mio Gesù, nemmeno un minuto voglio lasciarti solo. E per essere più
sicura, mettimi dentro di te ed io starò nella tua mente, nei tuoi sguardi, nel
tuo cuore ed in tutto te stesso, per fare che ciò che fai tu possa farlo
anch’io. Così potrò tenerti fedele compagnia e nulla potrà sfuggirmi delle tue
pene, per darti per tutto, il mio ricambio d’amore. Dolce mio Bene, starò al
tuo fianco per difenderti, per imparare i tuoi insegnamenti, per numerare una
ad una tutte le tue parole.
Ah! Come mi scende dolce al cuore
la parola che rivolgesti a Giuda:
“Amice, ad quid venisti?”. [3]
E sento che anche a me rivolgi la
stessa parola, non chiamandomi amica, ma col dolce nome di figlia, [dicendomi:]
Filia, ad quid venisti?[4]
per sentirti rispondere: “Gesù, vengo ad amarti”. Ad quid venisti?, mi ripeti, se mi sveglio al mattino. Ad quid venisti?, se prego. Ad quid venisti?, mi ripeti dall’Ostia
santa, quando lavoro, quando prendo cibo, quando soffro, quando dormo. Che bel
richiamo per me e per tutti!
Ma quanti, al tuo Ad quid venisti?, rispondono: “Vengo
per offenderti!”. Altri, fingendo di non sentirti, si danno ad ogni sorta di
peccati e rispondono al tuo Ad quid
venisti? coll’andare all’inferno. Quanto ti compatisco, o mio Gesù! Vorrei
prendere le stesse funi con cui stanno per legarti i tuoi nemici, per legare
queste anime e risparmiarti questo dolore.
Ma di nuovo sento la tua voce
tenerissima che dice, mentre vai incontro ai tuoi nemici:
“Chi cercate?”.
E quelli rispondono:
“Gesù Nazareno”.
E tu a loro:
“Ego sum”. [5]
Con questa sola parola tu dici
tutto e ti dai a conoscere per quello che sei, tanto che i nemici tremano e cadono
come morti per terra. E tu, o Amore che non ha pari, con un altro Ego sum, li richiami a vita e da te
stesso ti dai in potere dei nemici.
Oh, che perfidia e ingratitudine!
Invece di cadere umili e palpitanti ai tuoi piedi a chiederti perdono, abusando
della tua bontà e disprezzando grazie e prodigi, ti mettono le mani addosso, e
con funi e catene ti legano, ti stringono, ti gettano per terra, ti mettono
sotto i piedi, ti strappano i capelli. E tu, con pazienza inaudita, taci,
soffri e ripari le offese di coloro che, malgrado i miracoli, non si arrendono
alla tua grazia e si ostinano di più. Con le funi e le catene impetri dal Padre
la grazia di spezzare le catene delle nostre colpe e ci leghi con la dolce
catena dell’amore.
E correggi amorosamente Pietro
che vuole difenderti, persino tagliando l’orecchio a Malco. Intendi riparare
con ciò le opere buone non fatte con santa prudenza, o che, per troppo zelo, cadono
nella colpa.
Mio pazientissimo Gesù, queste
funi e queste catene pare che mettano qualche cosa di più bello alla tua divina
persona: la tua fronte si fa più maestosa, tanto da attirare l’attenzione dei
tuoi stessi nemici; i tuoi occhi sfolgorano più luce; il tuo volto divino si
atteggia ad una pace e dolcezza suprema, da innamorare i tuoi stessi
carnefici. Coi tuoi accenti soavi e penetranti, sebbene pochi, li fai tremare,
tanto che, se ardiscono offenderti, è perché tu stesso lo permetti.
O Amore incatenato e legato,
potrai mai permettere che tu sia legato per me, facendo più sfoggio d’amore
verso di me, ed io, la piccola figlia tua, sia senza catene? No, no. Anzi
legami con le tue stesse funi e catene, con le tue mani santissime. Perciò ti
prego di legare, mentre bacio la tua fronte divina, tutti i miei pensieri, gli
occhi, le orecchie, la lingua, il cuore, i miei affetti e tutta me stessa, ed
insieme lega tutte le creature, affinché, sentendo le dolcezze delle tue
amorose catene, non più ardiscano offenderti.
Dolce mio Bene, siamo già
all’una. La mente incomincia ad assopirsi. Farò il possibile per mantenermi
sveglia. Ma se il sonno mi sorprende, mi lascio in te per seguirti in ciò che
fai tu, anzi lo farai tu stesso per me. In te lascio i miei pensieri a
difenderti dai tuoi nemici, il mio respiro per corteggio e compagnia, il mio
palpito a dirti sempre Ti amo e a
rifarti dell’amore che gli altri non ti danno, le gocce del mio sangue a ripararti
e a restituirti gli onori e la stima che ti toglieranno con gli insulti, sputi
e schiaffi.
Mio Gesù, dammi un bacio,
abbracciami e benedicimi; e, se vuoi che prenda sonno, fammi dormire nel tuo
adorabile cuore, affinché dai tuoi palpiti accelerati dall’amore, o
sofferenti, possa venir svegliata spesso, per non interrompere mai la nostra
compagnia. Così restiamo intesi, o Gesù.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù prontamente si diede nelle
mani dei nemici, guardando nei suoi nemici la Volontà del Padre.
Negli inganni delle creature, nei
tradimenti, siamo noi pronti a perdonare come ha perdonato Gesù? Tutto il male
che riceviamo dalle creature, lo prendiamo tutto dalle mani di Dio? Siamo noi
pronti a fare tutto ciò che Gesù vuole da noi? Nelle croci, negli strapazzi,
possiamo dire che la nostra pazienza imiti quella di Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, le tue
catene leghino il mio cuore e me lo tengano fermo per farlo pronto a soffrire
ciò che vuoi tu.
(Preghiera di Ringraziamento,
pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Amato mio Bene, la mia povera
mente tra la veglia ed il sonno ti segue. Come posso darmi in preda del sonno,
se vedo che tutti ti lasciano e fuggono da te? Gli stessi apostoli, il fervente
Pietro, che poco fa ha detto di voler dare la vita per te, il prediletto
discepolo che con tanto amore hai fatto riposare sul tuo cuore, ah, tutti ti
abbandonano e ti lasciano in balia dei tuoi crudeli nemici!
Mio Gesù, sei solo. I tuoi
purissimi occhi guardano d’intorno per vedere se almeno uno dei tuoi beneficati
ti segua per attestarti il suo amore e per difenderti. E mentre scorgi che
nessuno, nessuno ti è rimasto fedele, il cuore ti si stringe e dai in dirotto
pianto, sentendo più dolore per l’abbandono dei tuoi più fidi, che per quello
che ti stanno facendo gli stessi nemici. Mio Gesù, non piangere, o piuttosto fa
che pianga io insieme con te. E l’amabile Gesù par che [mi] dica:
“Ah, figlia! Piangiamo insieme la
sorte di tante anime a me consacrate che, per piccole prove, per incidenti
della vita, non più si prendono cura di me e mi lasciano solo; per tante altre,
timide e vili, che, per mancanza di coraggio e di fiducia, mi abbandonano; per
tanti e tanti, che, non trovando il loro tornaconto nelle cose sante, non si
curano di me; per tanti sacerdoti che predicano, che celebrano, che confessano
per amore d’interesse e di propria gloria. Costoro fan vedere che sono intorno
a me, ma Io rimango sempre solo. Ah, figlia, quanto m’è duro quest’abbandono!
Non solo mi piangono gli occhi, ma mi sanguina il cuore. Deh! Ti prego di
riparare il mio acerbo dolore col promettermi di non lasciarmi mai solo”.
Sì, o mio Gesù, lo prometto,
aiutata dalla tua grazia e nella fermezza della tua Divina Volontà.
Ma, mentre, o Gesù, tu piangi
l’abbandono dei tuoi cari, i nemici non ti risparmiano nessun oltraggio che ti
possano fare. Stretto e legato come stai, o mio Bene, tanto che da te stesso
neppure puoi dare un passo, ti calpestano, ti trascinano per quelle vie piene
di pietre e di spine, sicché non c’è movimento che non ti faccia urtare nelle
pietre e pungere dalle spine.
Ah, mio Gesù! Vedo che mentre ti
trascinano, tu lasci dietro di te il sangue tuo prezioso, i dorati capelli che
dal capo ti strappano. Mia Vita e mio Tutto, permettimi che li raccolga,
affinché possa legare tutti i passi delle creature, le quali anche di notte non
ti risparmiano, anzi si servono della notte per offenderti maggiormente: chi
per ritrovi, chi per piaceri, chi per teatri, chi per compiere furti
sacrileghi. Mio Gesù, mi unisco a te per riparare tutte queste offese.
Ma, o mio Gesù, siamo già al
torrente Cedron, ed i perfidi giudei ti gettano dentro, ti fanno urtare contro
un sasso che ivi è, con tanto impeto, da farti versare dalla bocca sangue
preziosissimo di cui lasciasti segnato quel sasso. Poi, tirandoti, ti menano[6]
giù in fondo a quelle acque putride, in modo che esse ti entrano nelle orecchie,
nella bocca, nelle narici. Oh, Amore inarrivabile! Tu resti inondato e come
ammantato da quelle acque putride, nauseanti e fredde, e in questo stato mi
rappresenti al vivo lo stato lacrimevole delle creature quando commettono il
peccato. Oh, come restano coperte e dentro e fuori di un manto di luridezze, da
fare schifo al cielo e a chiunque potesse vederle, attirandosi così i fulmini
della divina giustizia!
Oh, Vita della mia vita! Può
darsi mai amore più grande? Per toglierci questo manto di luridezze, tu permetti
che i nemici ti menino giù in questo torrente, e tutto soffri per riparare i
sacrilegi e le freddezze delle anime che ti ricevono sacrilegamente e che ti costringono
di più che il torrente, a farti entrare nei loro cuori, e a farti sentire tutta
la nausea di esse. Tu permetti ancora che queste acque ti penetrino fin nelle viscere,
tanto che i nemici, temendo che rimanessi affogato, per riserbarti a maggiori
tormenti, ti tirano su. Ma fai tanto schifo, che essi stessi sentono nausea a
toccarti.
Mio
tenero Gesù, sei già fuori dal torrente. Il cuore non mi regge a vederti così
bagnato da queste acque nauseanti. Vedo che tu tremi da capo a piè per il
freddo. Guardi intorno, cercando cogli occhi ciò che non fai con la voce: uno
almeno che ti rasciughi, ti pulisca e ti riscaldi, ma indarno. Nessuno si muove
a pietà di te: i nemici ti beffano e ti deridono, i tuoi ti hanno abbandonato,
la dolce Mamma è lontana perché così il Padre dispone.
Eccomi, o Gesù: vieni nelle mie
braccia. Voglio tanto piangere da formarti un bagno per lavarti, pulirti, ed
aggiustarti con le mie mani i tuoi capelli tutti scarmigliati. Mio Amore,
voglio chiuderti nel mio cuore per riscaldarti col calore dei miei affetti,
voglio profumarti coi miei desideri santi, voglio riparare tutte queste offese
e mettere la mia vita insieme alla tua per salvare tutte le anime. Il mio
cuore, voglio offrirtelo come luogo di riposo, per poterti rinfrancare in
qualche modo delle pene sofferte fin qui, e poi riprenderemo insieme la via
della tua passione.
Riflessioni
e Pratiche
In quest’ora Gesù si diede in
balia dei suoi nemici, i quali giunsero fino a gettarlo nel torrente Cedron; ma
l’amante Gesù li guardava tutti con amore, sopportando tutto per amor loro. E
noi, ci diamo in balia della Volontà di Dio? Nelle nostre debolezze e cadute
siamo noi pronti a rialzarci per gettarci nelle braccia di Gesù?
Il tormentato Gesù fu gettato nel
torrente Cedron, provando soffocazione, nausea e ribrezzo. E noi, abborriamo
qualunque macchia ed ombra di peccato? Siamo noi pronti a dare un ricetto a
Gesù nel nostro cuore, per non fargli sentire la nausea che le altre anime gli
danno col peccato, e per compensarlo di quella che gli abbiamo dato tante volte
noi stessi?
*
Mio tormentato Gesù, non mi
risparmiare in nulla, e fa che possa essere oggetto delle tue mire divine ed amorose.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Gesù, sii sempre insieme con me.
Dolce Mamma, seguiamo insieme Gesù.
Mio Gesù, Sentinella divina,
vegliandomi tu nel cuore e non volendo restare solo senza di me, mi desti e mi
fai trovare insieme con te nella casa di Anna.
Già ti trovi a quel punto in cui
Anna ti interroga sulla tua dottrina e sui tuoi discepoli. E tu, o Gesù, per
difendere la gloria del Padre, apri la tua sacratissima bocca, e con voce
sonora e dignitosa rispondi:
“Io ho parlato in pubblico, e
tutti quelli che qui stanno mi hanno ascoltato”.
Ai tuoi cenni dignitosi tutti
tremano, ma la perfidia è tanta che un servo, volendo far onore ad Anna, si avvicina
a te e con mano ferrata ti dà uno schiaffo, ma tanto forte da farti barcollare
ed illividire il tuo santissimo volto.
Ora capisco, dolce Vita mia,
perché mi hai destato: tu avevi ragione! Chi doveva sostenerti in questo
momento in cui stai per cadere? I tuoi nemici rompono in risa sataniche, in
fischi ed in battimani, applaudendo ad un atto così ingiusto, e tu,
barcollando, non hai a chi appoggiarti. Mio Gesù, ti abbraccio, anzi voglio
farti muro col mio essere, e ti offro la mia guancia con coraggio, pronta a
sopportare qualsiasi pena per amor tuo. Ti compatisco per questo oltraggio, ed
insieme con te riparo per le timidezze di tante anime che facilmente si
scoraggiano, per quelle che per timore non dicono la verità, per le mancanze di
rispetto dovuto ai sacerdoti e per le mormorazioni.
Ma vedo, afflitto mio Gesù, che
Anna ti manda a Caifa. I tuoi nemici ti precipitano per le scale, e tu, Amor
mio, in questa dolorosa caduta, ripari per quelli che di notte tempo
precipitano nella colpa col favore delle tenebre, e chiami alla luce della fede
gli eretici e gli infedeli.
Anch’io voglio seguirti in queste
riparazioni e, finché giungi a Caifa, ti mando i miei sospiri per difenderti
dai tuoi nemici. E mentre io dormirò, continua a farmi da sentinella,
destandomi quando ne avrai bisogno. Perciò dammi un bacio e benedicimi, ed io
ti bacio il cuore ed in esso continuo il mio sonno.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, presentato innanzi ad Anna,
è da questi interrogato sulla sua dottrina e sui suoi discepoli; per
glorificare il Padre, risponde circa la sua dottrina, ma non tocca i discepoli
per non mancare alla carità.
E noi, quando si tratta di
glorificare il Signore, siamo intrepidi e coraggiosi, oppure ci facciamo
vincere dal rispetto umano? Dobbiamo sempre dire la verità, fosse pure innanzi
a persone di riguardo.
Nel nostro dire cerchiamo sempre
la gloria di Dio? Per esaltare la gloria di Dio, sopportiamo tutto con pazienza
come Gesù? Evitiamo sempre di parlare male del prossimo, e lo scusiamo se
sentiamo che altri ne sparlano?
Gesù vigila il nostro cuore. E
noi, vigiliamo il cuore di Gesù, affinché nessuna offesa riceva che non sia da
noi riparata? Vigiliamo noi stessi in tutto, affinché ogni nostro pensiero,
sguardo, parola, affetto, palpito, desiderio siano tante sentinelle intorno a
Gesù, per vigilare il suo cuore e ripararlo da tutte le offese? E per poter far
ciò, preghiamo Gesù che vigili ogni nostro atto e ci aiuti egli stesso a
vigilare il nostro cuore?
Ogni atto che facciamo in Dio è
una vita divina che prendiamo in noi, e, siccome noi siamo molto ristretti e
Dio è immenso, non possiamo rinchiudere un Dio nel nostro semplice atto; quindi
moltiplichiamoli quanto più è possibile, per potere così almeno allargare la
nostra capacità di intendere e di amare.
E quando il nostro Gesù ci
chiama, siamo pronti a rispondere? La chiamata di Dio si può far sentire in
tanti modi: con le ispirazioni, con la lettura dei libri buoni, con l’esempio;
si può far sentire sensibilmente con le attrattive della grazia, ed anche con
le stesse intemperie dell’aria.
*
Mio dolce Gesù, la tua voce
risuoni sempre nel mio cuore; e tutto ciò che mi circonda, dentro e fuori, sia
la voce continua che mi chiami sempre ad amarti, e l’armonia della tua voce
divina mi impedisca di sentire qualunque altra voce umana dissipatrice.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Afflitto ed abbandonato mio Bene,
mentre dorme la mia debole natura nel tuo addolorato cuore, il mio sonno viene
spesso interrotto dalle strette d’amore e di dolore nel tuo cuore divino. Tra
la veglia e il sonno sento gli urti che ti danno, e mi sveglio e dico:
“Povero mio Gesù, abbandonato da
tutti, non c’è chi di te prenda difesa. Ma da dentro il tuo cuore io ti offro
la mia vita per farti d’appoggio nell’atto che ti fanno urtare”.
E mi assopisco di nuovo, ma
un’altra stretta d’amore del tuo cuore divino mi sveglia, e mi sento assordare
le orecchie dagli insulti che ti fanno, dai bisbigli, dalle grida e dal correre
di gente.
Amor mio, perché sono tutti
contro di te? Perché come tanti lupi arrabbiati ti vogliono sbranare? Mi sento
gelare il sangue nel sentire i preparativi dei tuoi nemici, ed io tremo e sono
angosciata, pensando come fare per difenderti.
Ma il mio afflitto Gesù,
tenendomi nel suo cuore, mi stringe più forte e mi dice:
“Figlia mia, non ho fatto nulla
di male, e ho fatto tutto: ho il ‘delitto’ dell’amore, che contiene tutti i
sacrifici; l’amore, di costo immensurabile. Siamo ancora al principio; tu sta’
nel mio cuore, osserva tutto, amami, taci ed impara. Fa che il tuo sangue
gelato scorra nelle mie vene per dare ristoro al mio sangue che va tutto in
fiamme; fa che il tuo tremito scorra nelle mie membra, affinché immedesimata in
me, possa raffermarti e riscaldarti, per sentire parte delle mie pene, ed
insieme possa acquistare forza nel vedermi tanto soffrire: questa sarà la più
bella difesa che mi farai; siimi fedele ed attenta”.
Dolce Amor mio, è tale e tanto lo
strepito dei tuoi nemici, che non mi lasciano prendere più sonno. Gli urti si
fanno più violenti; sento i rumori delle catene con cui ti hanno legato, e
tanto stretto, che ti fanno uscire dai polsi vivo sangue, con cui tu segni
quelle vie. Ricordati che il mio sangue è nel tuo, e tu, come lo versi, il mio
lo bacia, lo adora e ripara. Il tuo sangue sia luce a tutti quelli che di notte
ti offendono, e calamita per attirare tutti i cuori intorno a te.
Amor mio e mio Tutto, mentre ti
trascinano, l’aria pare assordare di grida e fischi. Già arrivi davanti a
Caifa. Tu sei tutto mansueto, modesto, umile; la tua dolcezza e pazienza è
tanta da terrorizzare gli stessi nemici; e Caifa, tutto furore, vorrebbe
divorarti. Ah, come si distinguono bene l’innocenza ed il peccato!
Amor mio, tu sei dinanzi a Caifa
come il più colpevole, in atto di essere condannato. Già Caifa domanda ai testimoni
quali sono i tuoi delitti. Ah, avrebbe fatto meglio a domandare qual è il tuo
amore! E chi ti accusa di una cosa e chi di un’altra, spropositando e
contraddicendosi tra loro. E, come ti accusano, i soldati che ti stanno
accanto ti tirano i capelli, ti scaricano sul volto santissimo orribili
schiaffi, da far rimbombare tutta la sala. Ti torcono le labbra, ti battono, e
tu taci, soffri; e se li guardi, la luce dei tuoi occhi scende nei loro cuori,
e non potendo sopportarla, si allontanano da te, ma altri subentrano per fare
di te maggiore scempio.
Ma in tante accuse ed oltraggi,
ti vedo tendere l’orecchio, e il tuo cuore batte forte, in atto di scoppiare
per il dolore. Dimmi, afflitto mio Bene, che c’è di nuovo? Perché, di quello
che ti stanno facendo i nemici, vedo che è tanto il tuo amore, che ansioso lo aspetti
e lo offri per la nostra salvezza. Ed il tuo cuore ripara con tutta calma le
calunnie, gli odi, le false testimonianze, il male che si fa agli innocenti con
premeditazione; e ripara per quelli che ti offendono per istigazione dei capi e
le offese degli ecclesiastici.
E mentre unita a te, seguo le tue
stesse riparazioni, sento in te un cambiamento di un nuovo dolore non mai
inteso finora. Dimmi, dimmi, che c’è? Fammi parte di tutto, o Gesù.
“Figlia, vuoi saperlo? Sento la
voce di Pietro che dice di non conoscermi, poi ha giurato e poi ancora ha
spergiurato e anatematizzato di non conoscermi.
O Pietro, come! Non mi conosci?
Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri mi fanno morire
di pene, tu mi fai morire di dolore! Ah, quanto male hai fatto col seguirmi da
lontano, esponendoti poi alle occasioni!”.
Negato mio Bene, come subito si
conoscono le offese dei tuoi più cari! O Gesù, voglio far scorrere il mio palpito
nel tuo, per raddolcire lo spasimo atroce che soffri, e questo mio palpito ti
giura fedeltà, amore, e ripete e giura le mille e mille volte di conoscerti. Ma
il tuo cuore non si calma ancora, e cerchi di vedere Pietro. Ai tuoi sguardi amorosi,
grondanti lacrime per la sua negazione, Pietro s’intenerisce, piange e si allontana,
e tu, avendolo messo in salvo, ti calmi e ripari le offese dei papi e dei capi
della Chiesa, specialmente di quelli che si espongono alle occasioni.
Intanto i tuoi nemici seguono ad
accusarti; e vedendo Caifa che niente rispondi alle loro accuse, ti dice:
“Ti scongiuro per il Dio vivente,
dimmi: Veramente sei tu il vero Figlio di Dio?”.
E tu, Amor mio, avendo sempre sul
tuo labbro la parola della verità, atteggiandoti a maestà suprema, con voce sonora
e soave (tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano
nell’abisso), rispondi:
“Tu lo dici. Sì, Io sono il vero
Figlio di Dio, e un giorno scenderò sulle nubi del cielo a giudicare tutte le nazioni”.
Alle tue parole creatrici tutti
fanno silenzio; si sentono rabbrividire e spaventare. Ma Caifa, dopo pochi attimi
di spavento, riavendosi e tutto furibondo più che belva feroce, dice a tutti:
“Che bisogno abbiamo più di
testimoni? Ha detto già una grande bestemmia! Che più aspettiamo per condannarlo?
Già è reo di morte!”.
E per dare più forza alle sue
parole, si straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come se
fossero uno solo, si avventano contro di te, mio Bene; e chi ti dà pugni sulla
testa, chi ti tira i capelli, chi ti dà schiaffi, chi ti sputa sul volto, chi
ti calpesta sotto i piedi. Sono tali e tanti i tormenti che ti danno, che la
terra trema e i cieli ne restano scossi.
Amor mio e Vita mia, come questi
ti tormentano, così il mio povero cuore è lacerato dal dolore. Deh! Permettimi
che esca dal tuo addolorato cuore e che in vece tua affronti tutti questi
oltraggi. Ah! Se mi fosse possibile, vorrei fugarti dalle mani dei tuoi nemici,
ma tu non vuoi poiché lo richiede la salvezza di tutti, ed io sono costretta a
rassegnarmi.
Ma dolce Amor mio, lasciami che
ti rassetti, che ti aggiusti i capelli, che ti tolga gli sputi, che ti
rasciughi il sangue e mi chiuda nel tuo cuore, perché vedo che Caifa, stanco,
vuol ritirarsi, consegnandoti in mano ai soldati.
Perciò ti benedico, e tu
benedicimi e dammi il bacio del tuo amore; ed io mi chiudo nella fornace del
tuo cuore divino per prendere sonno. Metto sul tuo cuore la mia bocca,
affinché, respirando, ti baci, e dalla diversità dei tuoi palpiti più o meno
sofferenti possa avvertire se tu soffri o riposi. Perciò, facendoti ale con le
mie braccia per tenerti difeso, ti abbraccio, mi stringo forte al tuo cuore e
prendo sonno.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, presentato a Caifa, è
accusato ingiustamente e sottoposto a torture inaudite. Interrogato, egli dice
sempre la verità. E noi, quando il Signore permette che ci calunnino o ci
accusino ingiustamente, cerchiamo solo Iddio che conosce la nostra innocenza,
oppure mendichiamo la stima e l’onore delle creature? Sul nostro labbro spunta
sempre la verità? Siamo noi nemici di qualunque artifizio e bugia? Sopportiamo
con pazienza i dileggi e le confusioni che ci danno le creature? Siamo pronti
a dare la vita per la loro salvezza?
*
O mio dolce Gesù, quanto diversa
da te io sono! Deh! Fa che il mio labbro dica sempre la verità in modo da ferire
il cuore di chi mi ascolta, per condurre tutti a te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Vita mia dolcissima, Gesù, mentre
dormivo stretta al tuo cuore, spesso spesso mi sentivo pungere dalle spine che
pungono il tuo santissimo cuore. E volendo svegliarmi perché tu abbia una
almeno che noti tutte le tue pene e ti compatisca, mi stringo più forte al tuo
cuore, e, sentendo più al vivo le tue punture, mi sveglio. Ma che vedo? Che
sento? Vorrei nasconderti nel mio cuore per espormi in vece tua e ricevere su
di me pene così dolorose, insulti ed umiliazioni così indicibili. Ma solo il
tuo amore poteva sostenere tanti oltraggi. Mio pazientissimo Gesù, che cosa
potevi sperare da gente così inumana?
Già vedo che si prendono gioco di
te. Ti coprono il volto di densi sputi, la luce dei tuoi begli occhi resta coperta
di sputi; e tu, mandando fiumi di lacrime per la nostra salvezza, spingi dai tuoi
occhi quegli sputi. E i tuoi nemici, non essendo il loro cuore capace di vedere
la luce dei tuoi occhi, tornano di nuovo a coprirli di sputi.
Altri, facendosi più bravi nel
male, ti aprono la dolcissima bocca e te la riempiono di sputi fetenti, tanto che
loro stessi ne sentono la nausea. E siccome quegli sputi scendono e mostrano in
parte la maestà del tuo volto e la tua sovrumana dolcezza, si sentono rabbrividire
e si vergognano di sé stessi; e per essere più liberi ti bendano gli occhi con
uno straccio vilissimo, in modo da potersi del tutto sfrenare sulla tua adorabile
persona. Sicché ti battono senza pietà, ti trascinano, ti pestano sotto i piedi
e ripetono i pugni, gli schiaffi sul tuo volto e sulla testa, graffiandoti e
tirandoti per i capelli, e ti sbalzano da un punto all’altro.
Gesù, Amor mio, il cuore non
regge vedendoti in tante pene. Tu vuoi che noti tutto, ma io mi sento che vorrei
coprirmi gli occhi per non vedere scene così dolorose che fanno strappare il
cuore da ogni petto, ma l’amore per te mi costringe a guardare che ne è di te.
E vedo che non fiati, che non dici una parola per difenderti, che stai in mano
a questi soldati come uno straccio e possono fare di te quello che vogliono, e,
vedendoli saltare sopra di te, temo che tu muoia sotto i loro piedi.
Mio Bene e mio Tutto, è tanto il
dolore che sento per le tue pene, che vorrei dare grida così forti da farmi sentire
su nel cielo, e chiamare il Padre, lo Spirito Santo e gli angeli tutti, e qui
in terra, da un punto all’altro, chiamare per prima la dolce Mamma e tutte le
anime che ti amano, in modo che, formando cerchio attorno a te, impediamo a
questi insolenti soldati di avvicinarsi a te per insultarti e tormentarti ancora.
Ed insieme con te ripariamo tutte le specie di peccati notturni, soprattutto
quelli commessi dai settari sulla tua sacramentale persona durante la notte, e
tutte le offese delle anime che non si mantengono fedeli nella notte della
prova.
Ma
vedo, insultato mio Bene, che i soldati, stanchi e ubriachi, vorrebbero riposarsi;
ed il povero mio cuore, oppresso e lacerato da tante tue pene, non vuol restare
solo insieme con te, sente il bisogno di un’altra compagnia.
Deh! Dolce Mamma mia, sii tu la
mia inseparabile compagnia, abbracciamo insieme Gesù per consolarlo. O Gesù,
insieme con la Mamma ti bacio e benedico, e con lei prenderò il sonno
dell’amore sul tuo adorabile cuore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù in quest’ora è in mezzo ai
soldati con animo imperturbabile, con costanza ferrea. Da quel Dio che è,
soffre tutti gli strapazzi che i soldati gli fanno, e li guarda con tanto
amore, da sembrare che li inviti a dargli più pene.
E noi, nelle ripetute sofferenze,
siamo costanti, oppure ci lamentiamo, c’infastidiamo, perdiamo la pace, quella
pace del cuore necessaria per fare che Gesù possa trovare in noi una felice
dimora?
La fermezza è quella virtù che fa
conoscere se Dio regna veramente in noi. Se è vera virtù la nostra, saremo
fermi nella prova con una fermezza, non a periodi, ma sempre eguale a sé
stessa, ed è questa sola fermezza che ci dà la pace. Come più ci rendiamo fermi
nel bene, nel patire e nell’operare, così veniamo ad allargare il campo intorno
a noi, dove Gesù allargherà le sue grazie. Sicché, se noi saremo incostanti,
piccolo sarà il nostro campo, e Gesù poco o nulla potrà spaziarsi. Se invece
noi saremo fermi e costanti, trovando Gesù il campo molto esteso, troverà in
noi il suo appoggio e sostegno, e dove distendere le sue grazie.
Se vogliamo che il nostro amato
Gesù riposi in noi, circondiamolo della stessa fermezza con cui operava per la
salvezza delle anime nostre. Egli così difeso starà nel nostro cuore in dolce
riposo.
Gesù guardava con amore quelli
che lo maltrattavano. E noi, guardiamo con lo stesso amore quelli che ci offendono?
E l’amore che mostriamo loro è tanto, da far che sia voce così potente per i
loro cuori da convertirli a Gesù?
*
Mio Gesù, Amore senza confine,
dammi questo amore e fa che ogni pena chiami anime a te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù in Prigione
Dal Volume 12 del 4 dicembre 1918 (71)
[Luisa dice:]
Questa notte l’ho passata insieme con Gesù in prigione, lo compativo,
mi stringevo alle sue ginocchia per sostenerlo, e Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, nella mia passione volli soffrire anche la prigione per
liberare la creatura della prigione della colpa. Oh, che prigione orrida è per
l’uomo il peccato! Le sue passioni lo incatenano da vile schiavo e la mia
prigionia e le mie catene lo sprigionavano e lo scioglievano.
Per le anime amanti, la mia prigionia formava loro la prigionia d’amore
dove starsi al sicuro e difese da tutti e da tutto, e le sceglievo per tenerle
come prigioni e tabernacoli viventi che mi dovevano riscaldare dalle freddezze
dei tabernacoli di pietra, molto più dalle freddezze delle creature che, imprigionandomi
in loro, mi fanno morire di freddo e di fame.
Ecco perciò molte volte
lascio le prigioni dei tabernacoli e vengo nel tuo cuore per riscaldarmi dal
freddo, per ristorarmi col tuo amore, e quando ti veggo andare in cerca di me,
nei tabernacoli delle chiese io ti dico: “Non sei tu la mia vera prigione
d’amore per me? Cercami nel tuo cuore ed amami”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio prigioniero Gesù, mi son
destata e non ti trovo. Il cuore mi batte forte forte, smania d’amore. Dimmi,
dove sei? Angelo mio, portami alla casa di Caifa. Ma, giro e rigiro, frugo
dappertutto e non ti trovo. Amor mio, presto, con le tue mani muovi le catene
con cui tieni legato il mio cuore al tuo e tirami a te, affinché possa prendere
il volo per venirmi a gettare nelle tue braccia. E tu, Amor mio, ferito dalla
mia voce e volendo la mia compagnia già mi attiri e vedo che ti hanno messo in
prigione. Il mio cuore, mentre esulta di gioia nel trovarti, sento che è
ferito dal dolore, vedendo lo stato in cui ti hanno ridotto. Ti vedo con le
mani legate all’indietro ad una colonna, stretti e legati i piedi; il volto
santissimo contuso, gonfio e sanguinante per gli orribili schiaffi ricevuti. I
tuoi santissimi occhi sono lividi, la tua pupilla è stanca e mesta per la
veglia, i tuoi capelli sono tutti in disordine, la tua santissima persona è
tutta pesta e, per giunta, tu non puoi aiutarti e pulirti perché sei legato. Ed
io, o mio Gesù, in un singhiozzo di pianto, abbracciandomi ai tuoi piedi, ti
dico: “Ahimè, come sei ridotto, o Gesù!”.
E Gesù, guardandomi, mi risponde:
“Vieni, o figlia mia, e stai
attenta a tutto ciò che vedi fare da me, per farlo insieme con me, onde poter
continuare la mia vita in te”.
Ed ecco, con mio stupore vedo che
invece d’occuparti delle tue pene, con un amore indescrivibile pensi a glorificare
il Padre, per rifarlo di ciò che siamo obbligati, e chiami tutte le anime
intorno a te, per prendere tutti i loro mali su di te e dare a loro tutti i
beni. E siccome siamo già all’albeggiare del giorno, sento la tua voce dolcissima
che dice:
“Padre santo, grazie ti rendo di
tutto ciò che ho sofferto e di quello che mi resta da soffrire. E come quest’alba
chiama il giorno ed il giorno fa sorgere il sole, così l’alba della grazia
spunti in tutti i cuori, e facendosi giorno, io, sole divino, possa sorgere in
tutti i cuori e regnare su tutti. Vedi, o Padre, queste anime? Ed Io voglio
risponderti per tutti, per i loro pensieri, parole, opere e passi, a costo di
sangue e di morte”.
Mio Gesù, Amore senza confini, a
te mi unisco e anch’io ti ringrazio di quanto mi hai fatto soffrire e per
quello che mi rimane da soffrire, e ti prego di far spuntare in tutti i cuori
l’alba della grazia, perché tu, sole divino, possa risorgere in tutti i cuori e
regnare su tutti.
Mio dolce Gesù, vedo ancora che
tu ripari tutte le primizie dei pensieri, degli affetti e delle parole che al
principio del giorno non sono offerti a te per darti onore, e richiami in te,
come in rassegna, i pensieri, gli affetti e le parole delle creature, per
riparare e dare al Padre la gloria che gli devono.
Mio Gesù, Maestro divino, giacché
in questa prigione abbiamo un’ora libera, ed essendo soli, voglio fare non solo
ciò che fai tu, ma ripulirti, aggiustarti i capelli e fondermi tutta in te.
Perciò mi avvicino alla tua santissima testa, e, riordinandoti i capelli,
voglio ripararti per tante menti stravolte e piene di terra, che non hanno un
pensiero per te, e, fondendomi nella tua mente, voglio riunire in te tutti i
pensieri delle creature e fonderli nei tuoi pensieri, per trovare sufficiente
riparazione per tutti i pensieri cattivi, per tanti lumi e ispirazioni
soffocate. Vorrei fare di tutti i pensieri uno solo coi tuoi, per darti vera riparazione
e perfetta gloria.
Mio afflitto Gesù, bacio i tuoi
occhi mesti e pregni di lacrime, che avendo le mani legate alla colonna non
puoi asciugarli né toglierti gli sputi con cui ti hanno imbrattato; e siccome
la posizione in cui ti hanno legato è straziante, non puoi chiudere i tuoi
occhi stanchi per prendere riposo. Amor mio, quanto volentieri vorrei farti da
letto con le mie braccia per darti riposo, e voglio asciugarti gli occhi, e
chiederti perdono e ripararti le quante volte non abbiamo avuto la mira di
piacerti e di guardarti per vedere che volevi da noi, che cosa dovevamo fare e
dove volevi che andassimo. E voglio fondere i miei occhi e quelli di tutte le
creature nei tuoi, per poter riparare coi tuoi stessi occhi tutto il male che
abbiamo fatto con la vista.
Mio pietoso Gesù, bacio le tue
santissime orecchie stanche dagli insulti di tutta la notte e, molto più dall’eco
di tutte le offese delle creature, che si ripercuote nel tuo udito. Ti chiedo
perdono e riparo per quante volte ci hai chiamato e siamo stati sordi o abbiamo
fatto finta di non ascoltarti, e tu, stanco mio Bene, hai ripetute le chiamate,
ma invano. Voglio fondere le mie orecchie e quelle di tutte le creature nelle
tue, per fare una continua e completa riparazione.
Innamorato mio Gesù, bacio il tuo
volto santissimo, tutto illividito dagli schiaffi. Ti domando perdono, e riparo
per quante volte tu ci hai chiamato per tue vittime di riparazione, e noi,
unendoci coi tuoi nemici, ti abbiamo dato schiaffi e sputi. Mio Gesù, voglio fondere
il mio volto nel tuo, per restituirti la tua natia bellezza e darti intera
riparazione per tutti i disprezzi che si fanno alla tua santissima maestà.
Amareggiato mio Bene, bacio la
tua dolcissima bocca, addolorata dai pugni e riarsa dall’amore. Voglio fondere
la mia lingua e quelle di tutte le creature nella tua, per riparare con la tua
stessa lingua tutti i peccati e discorsi cattivi che si fanno. E voglio, assetato
mio Gesù, unire tutte le voci in una con la tua, per fare che, quando stanno
per offenderti, scorrendo la tua voce in quelle delle creature, possa soffocare
le voci del peccato e cambiarle in voci di lode e di amore.
Incatenato Gesù, bacio il tuo
collo, oppresso da pesanti catene e da funi, che, scorrendo dal petto fin
dietro le spalle e passando dalle braccia, ti tengono stretto stretto legato
alla colonna. Già le tue mani sono gonfie ed annerite dalla strettezza delle
legature, e da più parti sprizzano sangue. Permettimi, legato mio Gesù, che ti
sciolga e, se ami di essere legato, che ti leghi con le catene dell’amore, che
essendo dolci, invece di farti soffrire, ti raddolciranno. E, mentre ti
sciolgo, voglio fondermi nel tuo collo, per poter riparare insieme con te tutti
gli attaccamenti e dare a tutti le catene del tuo amore.
Voglio fondermi nel tuo petto,
per poter riparare tutte le freddezze e così riempire il petto di tutte le
creature del tuo fuoco, che vedo che ne contieni tanto che non puoi contenerlo.
Voglio fondermi nelle tue spalle, per poter riparare tutti i piaceri illeciti e
l’amore alle comodità, per dare a tutti lo spirito di sacrificio e l’amore al
patire. Voglio fondermi nelle tue mani, per riparare tutte le opere cattive e
il bene fatto malamente e con presunzione, per dare a tutti il profumo delle
tue opere. Fondendomi nei tuoi piedi, chiudo tutti i passi delle creature per
ripararli e dare a tutti i tuoi passi per farli camminare santamente.
Ed ora, dolce Vita mia,
permettimi che, fondendomi nel tuo cuore, racchiuda tutti gli affetti, i
palpiti e i desideri, per ripararli insieme con te, e a tutti dia i tuoi affetti,
palpiti e desideri, affinché nessuno più ti offenda.
Ma ora sento nelle mie orecchie
lo scricchiolio della chiave: sono i tuoi nemici che vengono a scarcerarti.
Gesù, io tremo, mi sento agghiacciare. Tu sarai di nuovo nelle mani dei tuoi
nemici. Che ne sarà di te?
Mi pare di sentire anche lo
scricchiolio delle chiavi dei tabernacoli: quante mani profanatrici vengono ad
aprirli, e forse per farti scendere in cuori sacrileghi! In quante mani indegne
sei costretto a trovarti! Mio prigioniero Gesù, voglio trovarmi in tutte le tue
prigioni d’amore, per essere spettatrice quando i tuoi ministri ti sprigionano
e per farti compagnia e ripararti le offese che puoi ricevere.
Vedo che i tuoi nemici son
vicini, e tu stai salutando il sole nascente, l’ultimo dei tuoi giorni; ed
essi, sciogliendoti e vedendoti tutto maestà e che li guardi con tanto amore,
per ricambio ti scaricano sul volto schiaffi sì forti da farlo arrossare col
tuo preziosissimo sangue.
Amor mio, prima di uscire dalla
prigione, nel mio dolore ti prego di benedirmi, per ricevere forza per
seguirti nel resto della tua passione.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù in prigione, legato ad una
colonna ed immobilizzato, è imbrattato di sputi e di fango. Egli cerca l’anima
nostra perché gli faccia compagnia. E noi, siamo contenti di starci soli con
Gesù, oppure cerchiamo la compagnia delle creature? L’unico nostro respiro,
l’unico nostro palpito non è Gesù solo?
L’amante Gesù, per averci
somiglianti a lui, lega le anime nostre con le aridità, con le oppressioni, con
i dolori e con qualunque altra specie di mortificazione. E noi, siamo contenti
di farci legare da Gesù in quella prigione in cui il suo amore ci mette, cioè
oscurità, oppressioni ed altro? Gesù è in prigione. Sentiamo in noi la forza e
la prontezza d’imprigionarci in Gesù per amor suo?
L’afflitto Gesù sospirava l’anima
nostra per essere slegato e sostenuto nella dolorosa posizione in cui si trovava.
E noi, sospiriamo che solo Gesù venga a farci compagnia, a scioglierci dalle
catene di ogni passione e farci legare con catene più forti nel suo cuore? E le
nostre pene le mettiamo in corteggio intorno al penante Gesù, per allontanargli
gli sputi e il fango che i peccatori gli mandano? Gesù, in prigione, prega. E la
nostra preghiera è costante con Gesù?
*
Incatenato mio Gesù, tu ti sei
fatto prigioniero per amor mio, ed io ti prego d’imprigionare in te la mente,
la lingua, il cuore, tutta me stessa, perché io non abbia libertà alcuna e tu
abbia assoluta padronanza su di me.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio addolorato Gesù, già sei
fuori dalla prigione, sei tanto sfinito che vacilli ad ogni passo. Voglio
mettermi al tuo fianco per sorreggerti quando vedrò che stai per cadere.
Vedo che i soldati ti portano
innanzi a Caifa, e tu, o mio Gesù, come sole ricomparisci in mezzo a loro, e,
sebbene sfigurato, spandi luce dappertutto. Già vedo che Caifa gongola di gioia
nel vederti sì malamente ridotto. Ai riflessi della tua luce si acceca
maggiormente e, nel suo furore, torna ad interrogarti:
“Sicché, sei tu veramente il vero
Figlio di Dio?”.
E tu, Amor mio, con maestà
suprema, con la grazia del tuo dire e col tuo solito accento dolce e commovente
da rapire i cuori, rispondi:
“Sì, io sono il vero Figlio di
Dio”.
E i tuoi nemici, sebbene sentano
in loro tutta la forza della tua parola, soffocando tutto, senza voler sapere
altro, ad unanime voce gridano:
“È reo di morte, è reo di
morte!”.
Caifa conferma la sentenza di
morte e t’invia a Pilato. E tu, mio condannato Gesù, accetti questa sentenza
con tanto amore e rassegnazione, quasi da strapparla all’iniquo pontefice, e
ripari tutti i peccati fatti deliberatamente e con tutta malizia, e per quelli
che, invece di affliggersi del male, ne gongolano ed esultano dello stesso
peccato, e ciò li porta alla cecità ed a soffocare ogni lume e grazia. Vita
mia, le tue riparazioni e preghiere fanno eco nel mio cuore, e riparo e prego
insieme con te.
Dolce mio Amore, vedo che i
soldati, avendo perduto quel poco di stima di te, nel vederti condannato a
morte, ti prendono, aggiungono funi e catene, ti stringono tanto forte da
togliere quasi il moto alla tua divina persona e, spingendoti e trascinandoti,
ti mettono fuori dal palazzo di Caifa.
Turbe di popolo ti attendono, ma
nessuno per difenderti. E tu, mio Sole divino, esci in mezzo a loro, volendo
con la tua luce ravvolgere tutti.
E come muovi i primi passi,
volendo racchiudere tutti i passi delle creature nei tuoi, preghi e ripari per
quelli che muovono i primi passi per operare con fini cattivi: chi per
vendicarsi, chi per uccidere, chi per tradire, chi per rubare o per altro. Oh,
come ti feriscono il cuore tutte queste colpe! E, per impedire tanto male,
preghi, ripari ed offri tutto te stesso.
Ma, mentre ti seguo, vedo che tu,
mio Sole Gesù, t’incontri al primo scendere dal palazzo di Caifa con la bella Maria,
la nostra dolce Mamma. I vostri sguardi s’incontrano, si feriscono e, sebbene
ne restiate sollevati nel vedervi, nascono pure nuovi dolori: per te, nel vedere
la bella Madre trafitta, pallida ed ammantata di lutto; per la cara Mamma, nel
vedere te, Sole divino, eclissato e coperto di tanti obbrobri, piangente ed ammantato
di sangue. Ma non potete godere a lungo lo scambio degli sguardi, e, col dolore
di non potervi dire neppure una parola, i vostri cuori si dicono tutto, e, fusi
l’uno nell’altro, cessate di guardarvi perché i soldati ti spingono; e, così
calpestato e trascinato, giungi a Pilato.
Mio Gesù, mi unisco con la
trafitta Mamma nel seguirti, per fondermi in te insieme con lei; e tu, dandomi
un tuo sguardo d’amore, benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù esce alla luce del giorno ed
è portato innanzi a Caifa, e con animo fermo conferma che egli è Figlio di Dio.
E noi, quando usciamo, ci facciamo dirigere da Gesù? Il nostro contegno è di
esempio agli altri, e i nostri passi, come calamita, chiamano le anime intorno
a Gesù? Tutta la vita di Gesù è un richiamo continuo di anime. Se noi ci uniformeremo
alla sua Volontà, cioè se i nostri piedi come camminano chiamano le anime; se i
nostri palpiti, facendo eco ai palpiti divini, si armonizzano insieme e
chiedono anime; e così di tutto il resto, noi, a seconda che operiamo così,
formeremo in noi la stessa umanità di Gesù. Sicché, ogni richiamo di anime in
più che facciamo, è un’impronta di più che dal nostro Gesù riceviamo. La nostra
vita è sempre uguale, oppure la cambiamo in peggio a seconda degl’incontri che
ci vengono?
*
Mio Gesù, santità che non ha
pari, guidami tu, e fa che anche il mio portamento esterno manifesti tutta la
tua vita divina.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù nel palazzo d’Erode, vestito da pazzo e burlato
Dal Volume 13 del 16
settembre 1921 (18)
[Luisa dice:]
Stavo facendo l’ora della passione quando il mio dolce Gesù si trovava
nel palazzo d’Erode, vestito da pazzo e burlato. Il mio sempre amabile Gesù,
facendosi vedere, mi ha detto:
“Figlia mia, non fui solo allora vestito da pazzo, schernito e burlato,
ma le creature continuano a darmi queste pene, anzi, sono in continue burle da
tutte le specie di persone. Se una persona si confessa e non mantiene i suoi
propositi di non offendermi, è una burla che mi fa. Se un sacerdote confessa,
predica, amministra sacramenti, e la sua vita non corrisponde alle parole che
dice e alla dignità dei sacramenti che amministra, tante burle mi fa per quante
parole dice, per quanti sacramenti amministra. E mentre io nei sacramenti
ridavo loro la vita novella, loro mi danno scherni, burle, e col profanarli mi
preparano la veste per vestirmi da pazzo. Se i superiori comandano il
sacrifizio ai sudditi, le virtù, la preghiera, il disinteresse, e loro menano
la vita comoda, viziosa, interessata, sono tante burle che mi fanno. Se i capi
civili ed ecclesiastici vogliono l’osservanza delle leggi, e loro sono i primi
trasgressori, sono burle che mi fanno.
Oh, quante burle mi fanno! Sono tante che ne sono stanco, specie quando
sotto il bene vi mettono il veleno del male. Oh! Come si prendono giuoco di me,
come se io fossi il loro trastullo ed il loro passatempo, ma la mia giustizia
presto o tardi si burlerà di loro col punirli severamente. Tu prega e riparami
queste burle che tanto mi addolorano, che sono causa di non farmi conoscere chi
io sia”.
Dopo, essendo ritornato di nuovo [Gesù], siccome io stavo tutta fondendomi
nel Divino Volere, mi ha detto:
“Figlia carissima del
mio Volere, io sto con ansia aspettando queste tue fusioni nella mia Volontà.
Tu devi sapere che come io pensavo nella mia Volontà, così venivo informando i
tuoi pensieri nella mia Volontà, preparandone il posto; come operavo, [venivo]
informando le tue opere nel mio Volere, e così di tutto il resto. Ora, ciò che
facevo non lo facevo per me, che non avevo bisogno, ma per te; perciò ti
aspetto nella mia Volontà, che venga a prendere i posti che ti preparò la mia umanità, e sopra
le mie informazioni venga a fare le tue; allora sono contento e ne ricevo completa
gloria, quando ti veggo fare ciò che feci io”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Legato mio Bene, i tuoi nemici
uniti ai sacerdoti ti presentano a Pilato e, affettando santità e scrupolosità,
dovendo festeggiare la Pasqua, restano fuori nell’atrio. E tu, mio Amore,
vedendo il fondo della loro malizia, ripari tutte le ipocrisie del corpo
religioso. Anch’io riparo insieme con te.
Ma mentre tu ti occupi per il
loro bene, essi invece incominciano ad accusarti presso Pilato, vomitando tutto
il veleno che hanno contro di te. Pilato, mostrandosi non soddisfatto delle
accuse che ti fanno, per poterti con ragione condannare, ti chiama in disparte
e, da solo, ti esamina e ti domanda:
“Sei tu il Re dei giudei?”.
E tu, vero mio Re Gesù, rispondi:
“Il mio regno non è di questo
mondo, altrimenti, migliaia di legioni di angeli mi difenderebbero”.
E Pilato, commosso dalla soavità
e dignità del tuo dire, sorpreso, ti dice:
“Come, re sei tu?”.
E tu:
“Tu lo dici. Io lo sono, e son
venuto nel mondo ad insegnare la verità”.
Pilato, senza voler sapere altro,
convinto della tua innocenza, esce alla terrazza e dice:
“Io non trovo colpa alcuna in
quest’uomo”.
I giudei, arrabbiati, ti accusano
di tante altre cose, e tu taci e non ti difendi, e ripari le debolezze dei
giudici, quando si trovano di fronte ai prepotenti e le loro ingiustizie, e
preghi per gli innocenti, oppressi ed abbandonati. Onde Pilato, vedendo il
furore dei tuoi nemici e per sbarazzarsi di te, t’invia da Erode.
Mio Re divino, voglio ripetere le
tue preghiere e riparazioni, e accompagnarti fino ad Erode. Vedo che i nemici,
infuriati, vorrebbero divorarti, e ti conducono tra insulti, scherni e
derisioni, e così ti fanno giungere innanzi ad Erode, il quale, gonfiandosi, ti
fa molte domande. Tu non rispondi e nemmeno lo guardi. Ed Erode, irritato
perché non si vede soddisfatto nelle sue curiosità, e sentendosi umiliato dal
tuo lungo silenzio, proclama a tutti che sei pazzo e senza senno, e come tale
ordina che sia trattato. E, per burlarti, ti fa vestire di bianca veste e ti
consegna in mano ai soldati, affinché ti facciano il peggio che possano.
Mio innocente Gesù, nessuno trova
colpa in te, solo i giudei, perché la loro affettata religiosità non merita che
splenda nelle loro menti la luce della verità.
Mio Gesù, Sapienza infinita,
quanto ti costa l’essere stato dichiarato pazzo! I soldati, abusando di te, ti
gettano per terra, ti calpestano, t’imbrattano di sputi, ti vilipendono, ti
battono con bastoni, e sono tanti i colpi, che ti senti morire. Sono tali e
tante le pene, gli obbrobri, le umiliazioni che ti fanno, che gli angeli
piangono e si coprono il volto con le loro ali per non vederle.
Mio pazzo Gesù, anch’io voglio
chiamarti pazzo, ma pazzo d’amore. Ed è tanta la tua pazzia d’amore, che,
invece di adontarti, tu preghi e ripari per le ambizioni dei re, che ambiscono
regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che fanno, per tanto sangue
che fanno spargere per loro capriccio, per tutti i peccati di curiosità e per
le colpe commesse nelle corti e nelle milizie.
Mio Gesù, com’è tenero vederti in
mezzo a tanti oltraggi pregare e riparare. Le tue voci si ripercuotono nel mio
cuore, e seguo ciò che fai tu. Ed ora lascia che mi metta a te vicino, prenda
parte alle tue pene e ti consoli col mio amore, ed allontanandoti i nemici, ti
prenda fra le mie braccia per ristorarti e baciarti la fronte.
Dolce mio amore, vedo che non ti
danno pace, ed Erode t’invia a Pilato. Se doloroso è stato il venire, più
tragico sarà il ritorno, perché vedo che i giudei sono più arrabbiati di prima,
ed a qualunque costo sono risoluti a farti morire.
Perciò, prima che tu esca dal
palazzo di Erode, voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante
pene. E tu, fortificami col tuo bacio e con la tua benedizione, ed io ti seguirò
dinanzi a Pilato.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù presentato a Pilato, in
mezzo a tanti insulti e disprezzi, è sempre dolce, non disdegna nessuno, e in
tutti cerca di far splendere la luce della verità. E noi, ci sentiamo uguali
con tutti? Cerchiamo di vincere il nostro cattivo naturale se qualche persona
non ci simpatizza? Trattando con le creature, cerchiamo sempre di far conoscere
Gesù e far risplendere in loro la luce della verità?
*
O Gesù, dolce mia Vita, metti
sulle mie labbra la tua parola e fa che parli sempre con la tua lingua.
Gesù innanzi ad Erode tace
vestito da pazzo e soffre pene inaudite. E noi, quando siamo calunniati,
scherniti, insultati, derisi, pensiamo che il Signore vuol darci una
somiglianza divina? Nelle nostre pene, nei disprezzi e in tutto ciò che il
nostro povero cuore potrà sentire, pensiamo che è Gesù che col suo tocco ci dà
dolore, che col suo tocco ci trasforma in sé e ci dà la sua somiglianza? E
tornando a noi il patire, pensiamo che Gesù, rimirandoci, non è contento di
noi, e quindi ci dà un’altra stretta per poterci del tutto rassomigliare a lui?
Ad esempio di Gesù, possiamo dire che abbiamo il dominio di noi stessi, che
invece di rispondere nelle contrarietà, preferiamo tacere? Ci facciamo mai vincere
dalle curiosità?
In ogni pena che si può soffrire,
bisogna mettere l’intenzione che essa è una vita che si dà a Gesù, per impetrare
anime; e mettendo le anime nella Volontà di Dio, il nostro dolore fa cerchio, e
racchiudiamo in esso Dio e le anime per congiungerle a Gesù.
*
Amor mio e mio Tutto, prendi tu
solo il dominio di questo mio cuore e tienilo nelle tue mani, affinché negl’incontri
possa ricopiare in me la tua grande pazienza.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio tormentato Gesù, il mio povero
cuore tra ansie e pene ti segue e, nel vederti vestito da pazzo, conoscendo chi
sei tu, Sapienza infinita che dai il senno a tutti, vado in delirio e dico:
Come! Gesù pazzo? Gesù malfattore? E ora sarai posposto al più grande malfattore,
a Barabba.
Mio Gesù, santità che non ha
pari, già sei di nuovo innanzi a Pilato. Egli, nel vederti così malamente
ridotto e vestito da pazzo e che neppure Erode ti ha condannato, resta più
indignato contro i giudei e si convince maggiormente della tua innocenza, e non
vorrebbe condannarti. Ma volendo pure dare qualche soddisfazione ai giudei,
quasi per smorzare l’odio, il furore, la rabbia e la sete ardente che essi
hanno del tuo sangue, ti presenta insieme con Barabba. Ma i giudei gridano:
“Non vogliamo libero Gesù, ma
Barabba!”.
E allora Pilato, non sapendo che
fare per calmarli, ti condanna alla flagellazione.
Mio posposto Gesù, mi si spezza
il cuore nel vedere che, mentre i giudei si occupano di te per farti morire,
tu, racchiuso in te stesso, pensi a dare a tutti la vita, e tendendo
l’orecchio, ti sento dire:
“Padre Santo, guarda il Figlio
tuo vestito da pazzo; questo ti ripara la pazzia di tante creature cadute nel
peccato. Questa veste bianca sia dinanzi a te come discolpa per tante anime che
si vestono della lugubre veste della colpa. Vedi, o Padre, l’odio, il furore,
la rabbia che hanno contro di me, che quasi fa loro perdere la luce della
ragione per la sete del mio sangue. Ed Io voglio ripararti tutti gli odi, le
vendette, le ire, gli omicidi, ed impetrare a tutti la luce della ragione.
Guardami ancora, Padre mio: si
può dare insulto maggiore? Mi hanno posposto al più grande malfattore. Ed Io voglio
ripararti tutte le posposizioni che si fanno. Ah, tutto il mondo è pieno di
posposizioni! Chi ci pospone ad un vile interesse, chi agli onori, chi alle
vanità, chi ai piaceri, agli attaccamenti, alle dignità, alle crapule e perfino
allo stesso peccato. All’unanimità tutte le creature ci pospongono, anche ad
ogni piccola sciocchezza; ed Io sono pronto ad accettare la mia posposizione a
Barabba per riparare le posposizioni delle creature”.
Mio Gesù, mi sento morire di
dolore e di confusione nel vedere il tuo grande amore in mezzo a tante pene, e
l’eroismo delle tue virtù in mezzo a tante pene ed insulti. Le tue parole e le
riparazioni, come tante ferite, si ripercuotono nel mio povero cuore, e nel mio
dolore ripeto le tue preghiere e le tue riparazioni. Neppure un istante voglio
distaccarmi da te, altrimenti molte cose mi sfuggiranno di ciò che fai tu.
Ed ecco, che vedo? I soldati ti
conducono ad una colonna per flagellarti. Amor mio, ti seguo, e tu, col tuo
sguardo d’amore, guardami e dammi la forza di assistere alla tua dolorosa carneficina.
Mio purissimo Gesù, già sei
vicino alla colonna. I soldati, inferociti, ti sciolgono per legarti ad essa.
Ma non basta: ti spogliano delle tue vesti per fare crudele carneficina del tuo
santissimo corpo. Amor mio, Vita mia, mi sento venir meno per il dolore nel
vederti nudo. Tu tremi da capo a piè, ed il tuo santissimo volto si tinge di
verginal rossore. Ed è tanta la confusione e il tuo sfinimento che, non
reggendoti in piedi, stai per cadere ai piedi della colonna, ma i soldati,
sostenendoti, non per aiutarti, ma per poterti legare, non ti fanno cadere.
Già prendono le funi e ti legano
le braccia, tanto strette, che subito si gonfiano e dalla punta delle dita
sprizza sangue. Poi, dall’anello della colonna passano le funi e catene intorno
alla tua santissima persona, fino ai piedi, e ti legano alla colonna tanto stretto
da non poter fare nemmeno un movimento, per poter così liberamente sfrenarsi su
di te.
Mio spogliato Gesù, permettimi
che mi sfoghi, altrimenti non posso più continuare a vederti tanto soffrire.
Come? Tu che vesti tutte le cose create, il sole di luce, il cielo di stelle,
le piante di foglie, gli uccelli di piume, tu spogliato? Che ardire! Ma il mio amante
Gesù, con la luce che tramanda dagli occhi, mi dice:
“Taci, o figlia. Era necessario
che fossi spogliato, per riparare per tanti che si spogliano di ogni pudore, di
candore e di innocenza, che si spogliano di ogni bene e virtù e della mia
grazia, e si vestono di ogni brutalità, vivendo a modo di bruti. Nel mio
verginal rossore volli riparare le tante disonestà, mollezze e piaceri brutali.
Perciò fa attenzione a ciò che faccio, e prega e ripara con me, e quietati”.
Flagellato Gesù, il tuo amore
passa di eccesso in eccesso. Vedo che i carnefici prendono le funi e ti battono
senza pietà, tanto da illividire tutto il tuo santissimo corpo, ed è tanta la
ferocia, il furore nel batterti, che sono già stanchi. Ma altri due
sottentrano. Prendono verghe spinose e ti battono tanto che subito dal tuo corpo
santissimo incomincia a scorrere a rivi il sangue. Poi lo pestano tutto,
formano dei solchi e lo riempiono di piaghe. Ma non basta: altri due
sottentrano ancora, e con catene di ferro uncinate continuano la dolorosa
carneficina. Ai primi colpi quelle carni peste e piagate si squarciano di più e
cadono a brandelli per terra; restano scoperte le ossa, il sangue diluvia
tanto, da formare un lago intorno alla colonna.
Mio Gesù, denudato Amor mio,
mentre tu sei sotto questa tempesta di colpi, io mi abbraccio ai tuoi piedi,
affinché possa prendere parte alle tue pene e resti tutta coperta del tuo
preziosissimo sangue. Ogni colpo che ricevi è una ferita al mio cuore, molto
più che, tendendo l’orecchio, sento i tuoi gemiti che non sono uditi, perché la
tempesta dei colpi assorda l’aria intorno a te. Ed in quei gemiti tu dici:
“Voi tutti che mi amate, venite
ad imparare l’eroismo del vero amore. Venite a smorzare nel mio sangue la sete
delle vostre passioni, la sete di tante ambizioni, di tanti fumi e piaceri, di
tante sensualità. In questo mio sangue troverete il rimedio a tutti i vostri
mali”.
I tuoi gemiti continuano a dire:
“Guardami, o Padre, tutto piagato
sotto questa tempesta di colpi. Ma non basta: voglio formare tante piaghe nel
mio corpo, da dare sufficienti stanze nel cielo della mia umanità a tutte le
anime, in modo da formare in me stesso la loro salvezza, e poi farle passare
nel cielo della divinità. Padre mio, ogni colpo di questi flagelli ripari
innanzi a te ogni specie di peccato, a uno a uno, e, come colpiscono me, così
scusino quelli che li commettono. Questi colpi colpiscano i cuori delle creature
e parlino loro del mio amore, tanto da forzarle ad arrendersi a me”.
E mentre ciò dici, è tanto grande
il tuo amore, anche se con sommo dolore, che quasi aizzi i carnefici a batterti
di più. Mio scarnificato Gesù, il tuo amore mi schiaccia, mi sento impazzire.
Il tuo amore non è stanco, mentre i carnefici sono sfiniti di forze e non
possono più continuare la dolorosa carneficina. Già ti tagliano le funi e tu
cadi quasi morto nel tuo stesso sangue. E nel vedere i brandelli delle tue
carni, ti senti morire di dolore, vedendo in quelle carni separate da te le
anime riprovate. Ed è tanto il dolore che stai boccheggiando nel tuo proprio
sangue.
Mio Gesù, lasciami che ti prenda
fra le mie braccia per ristorarti un po’ col mio amore. Ti bacio, e col mio
bacio chiudo tutte le anime in te, così nessuna più si perderà. E tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Dalle 8 alle 9 Gesù è spogliato
nudo e sottoposto a crudeli battiture. E noi, siamo spogliati di tutto? Gesù è
legato alla colonna, e noi, ci facciamo legare dall’amore? Gesù è legato alla
colonna mentre noi, coi nostri peccati ed attaccamenti, alle volte anche a cose
indifferenti o buone in sé stesse, aggiungiamo le nostre funi, non contenti
delle funi con cui lo hanno legato i giudei. Intanto Gesù, col suo sguardo pietoso,
ci chiama per farsi slegare. Non vediamo in quello sguardo che c’è anche un
rimprovero per noi, avendo contribuito anche noi a legarlo? Per sollevare
l’afflitto Gesù, dobbiamo togliere prima le nostre catene, per poter giungere
poi a togliere le catene delle altre creature. Queste nostre piccole catene
molte volte non sono altro che piccoli attaccamenti alla nostra volontà, al
nostro amor proprio un po’ risentito, alle nostre piccole vanità che, formando
intreccio, legano dolorosamente l’amabile Gesù.
Talvolta poi, Gesù, preso d’amore
per la nostra povera anima, vuol toglierci lui queste catene per non farsi
ripetere da noi il doloroso legamento. Ah! Quando ci lamentiamo, perché non
vogliamo stare legati soli con Gesù, lo costringiamo, quasi contristato, a
ritirarsi da noi.
Il
nostro straziato Gesù, mentre soffre, ripara tutti i peccati contro la
modestia. E noi, siamo puri nella mente, nello sguardo, nelle parole, negli
affetti, in modo da non aggiungere altri colpi su quel corpo innocente? Siamo
sempre legati a Gesù, in modo da trovarci pronti a difenderlo quando le
creature lo colpiscono con le loro offese?
*
Mio
incatenato Gesù, le tue catene siano le mie in modo che io senta sempre te in
me, e tu sempre me in te.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Gesù è coronato di spine.
Gesù è presentato come Ecce Homo.[7]
Gesù è condannato a morte
Gesù è presentato come Ecce Homo.[7]
Gesù è condannato a morte
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio Gesù, Amore infinito, più ti
guardo e più comprendo quanto soffri. Già sei tutto lacerato, non c’è parte
sana in te. I carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con
tanto amore e, nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce
incanto, quasi come tante voci prega e supplica più pene e nuove pene, non solo
perché inumani, ma pur forzati dal tuo amore, ti mettono in piedi. Tu, non
reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio sangue, e questi, irritati, con calci
e con spinte ti fanno giungere al posto dove ti coroneranno di spine.
Amor mio, se tu non mi sorreggi
col tuo sguardo di amore, io non posso continuare vedendoti soffrire. Già sento
il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento morire. Gesù, Gesù, aiutami!
Il mio amabile Gesù mi dice:
“Figlia mia, coraggio! Non
perdere nulla di quanto ho sofferto, sii attenta ai miei insegnamenti. Io devo
rifare l’uomo in tutto. La colpa gli ha tolto la corona e lo ha coronato di
obbrobri e di confusione, sicché innanzi alla mia maestà non può comparire. La
colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualunque diritto agli onori ed alla
gloria. Perciò voglio essere coronato di spine, per rimettere sulla fronte
dell’uomo la corona e restituirgli tutti i diritti a qualunque onore e gloria.
Le mie spine saranno, innanzi al mio Padre, riparazioni e voci di discolpa per
i tanti peccati di pensieri, specie di superbia; e ad ogni mente creata saranno
voci e luce, e di supplica perché non mi offendano. Perciò tu unisciti a me, e
prega e ripara insieme con me”.
Coronato Gesù, i tuoi nemici
incrudeliti ti fanno sedere, ti mettono uno straccio di porpora, prendono la
corona di spine, e con furia infernale la mettono sul capo adorabile. Poi a
colpi di bastone ti fanno penetrare le spine nella fronte, e parte ti giungono
negli occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dietro la nuca.
Amor mio, che strazio, che pene
inenarrabili! Quante morti crudeli subisci! Già il sangue ti scorre sul volto
in modo che non si vede che sangue, ma sotto quelle spine e quel sangue si vede
il tuo santissimo volto raggiante di dolcezza, di pace e di amore. Ed i
carnefici, volendo finire la tragedia, ti mettono una canna in mano per scettro
ed incominciano le loro burle. Ti salutano “Re dei giudei!”, ti battono la
corona, ti danno schiaffi e ti dicono: “Indovina, chi ti ha percosso!”.
E tu taci e rispondi col riparare
l’ambizione di chi aspira ai regni, alle dignità, agli onori, e di coloro che,
trovandosi in tali posti di autorità e non comportandosi bene, formano la
rovina dei popoli e delle anime a loro affidate; ed i loro cattivi esempi sono
causa di spinta al male e di perdita di anime.
Con questa canna che stringi in
mano, tu ripari tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte anche
con intenzioni cattive. Negli insulti e nelle bende, tu ripari per quelli che
mettono in ridicolo le cose più sante, screditandole e profanandole, e ripari
per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per non vedere la luce
della verità. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende
delle passioni, delle ricchezze e dei piaceri.
Mio Re Gesù, i tuoi nemici
continuano i loro insulti; il sangue che scorre dal tuo santissimo capo è tanto
che, giungendoti fino alla bocca, t’impedisce di farmi sentire chiaramente la
tua dolcissima voce, e quindi non posso fare ciò che fai tu. Perciò vengo nelle
tue braccia, voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato, voglio mettere
la testa sotto queste spine per sentire le loro punture.
Ma mentre dico ciò, il mio Gesù
mi chiama col suo sguardo di amore ed io corro, abbraccio il suo cuore e cerco
di sostenere la sua testa. Oh, come è bello stare con Gesù anche in mezzo a
mille tormenti!
E lui mi dice:
“Figlia mia, queste spine dicono
che voglio essere costituito re di ogni cuore; a me spetta ogni dominio. Tu
prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire tutto ciò che a me non
appartiene e lascia una spina dentro il tuo cuore come suggello che Io sono il
tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i
cuori e, pungendoli, fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che
contengono, e costituiscimi Re di tutti”.
Amor mio, mi si stringe il cuore
nel lasciarti. Perciò ti prego di assordare le mie orecchie con le tue spine,
perché senta solo la tua voce; copri i miei occhi con le tue spine, per poter
guardare te solo; riempi la mia bocca con le tue spine, perché la mia lingua resti
muta a tutto ciò che possa offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in
tutti. O mio Re Gesù, circondami di spine, e queste spine mi custodiscano, mi
difendano e mi tengano tutta intenta in te.
Ed ora voglio asciugarti il
sangue e baciarti, perché vedo che i tuoi nemici ti conducono da Pilato, il
quale ti condannerà a morte. Amor mio, aiutami a continuare la tua via dolorosa,
e benedicimi.
Mio coronato Gesù, il povero mio
cuore, ferito dal tuo amore e trafitto dalle tue pene, non può vivere senza di
te, perciò ti cerco e ti trovo di nuovo innanzi a Pilato.
Ma quale spettacolo commovente! I
cieli inorridiscono e l’inferno trema di paura e di rabbia. Vita del mio cuore,
il mio sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire; ma la
forza rapitrice del tuo amore mi costringe a guardarti per farmi ben comprendere
le tue pene. Ed io, fra lacrime e sospiri, ti contemplo: mio Gesù, sei nudo, ed
invece di vesti ti vedo vestito di sangue, le carni squarciate, le ossa
denudate, il tuo volto santissimo irriconoscibile; le spine infisse nella tua
santissima testa ti giungono negli occhi, nel volto, ed io non vedo che sangue,
che scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello dietro i tuoi piedi.
Mio Gesù, non ti riconosco più.
Come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi più profondi delle umiliazioni
e degli spasimi. Ah! Io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa, mi
sento morire; vorrei strapparti dalla presenza di Pilato per chiuderti nel mio
cuore e darti riposo. Vorrei sanare le tue piaghe col mio amore, e col tuo
sangue vorrei allagare tutto il mondo per chiudervi tutte le anime e condurle a
te come conquista delle tue pene.
E tu, o paziente Gesù, a stento
par che mi guardi attraverso le spine, e mi dici:
“Figlia mia, vieni fra queste mie
braccia legate, poggia il tuo capo sul mio seno e vedrai dolori più intensi ed
acerbi, perché quello che vedi al di fuori della mia umanità non è altro che lo
sbocco delle mie pene interne. Fa attenzione ai palpiti del mio cuore, e
sentirai che riparo le ingiustizie di chi comanda; le oppressioni dei poveri,
degli innocenti posposti ai rei; la superbia di quelli che, per sostenere le
dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di rompere qualunque legge e
di far male al prossimo, chiudendo gli occhi alla luce della verità.
Con queste spine voglio
frantumare lo spirito di superbia delle loro signorie, e coi fori che formano
nella mia testa, voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse
tutte le cose secondo la luce della verità. Con lo starmi così umiliato innanzi
a questo ingiusto giudice, voglio fare a tutti comprendere che la sola virtù è
quella che costituisce l’uomo re di sé stesso, e insegno a chi comanda che la
sola virtù, unita al retto sapere, è sola degna e capace di governare e di
reggere gli altri, mentre tutte le altre dignità, senza la virtù, sono cose
pericolose e da deplorarsi. Figlia mia, fa eco alle mie riparazioni, e segui a
far attenzione alle mie pene”.
Amor mio, vedo che Pilato, nel
vederti sì malamente ridotto, si sente rabbrividire, e tutto impressionato
esclama:
“Possibile tanta crudeltà in
petti umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo alle
battiture!”.
E volendo liberarti dalle mani
dei tuoi nemici, per poter trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso,
distogliendo il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo
dolorosa, torna ad interrogarti:
“Ma dimmi, che hai fatto? La tua
gente mi ti ha dato nelle mani. Dimmi, sei tu re? Qual è il tuo regno?”.
Alle domande tempestose di
Pilato, tu, o mio Gesù, non rispondi e, racchiuso in te stesso, pensi a salvare
la povera anima mia a costo di tante pene.
E Pilato, non vedendosi
rispondere, soggiunge:
“Non sai tu che sta in mio potere
il liberarti o il condannarti?”.
Ma tu, o Amor mio, volendo fare
splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi:
“Non avresti nessun potere su di
me se non ti venisse dall’alto; però quelli che mi hanno dato nelle tue mani hanno
commesso un peccato più grave del tuo”.
Allora Pilato, mosso dalla
dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta, col cuore in tempesta, credendo
che i cuori dei giudei fossero più pietosi, si decide di mostrarti dalla
loggia, sperando che [essi] si muovessero a compassione nel vederti sì
straziato, e così poterti liberare.
Addolorato Gesù, il cuor mi vien
meno nel vederti seguir Pilato; a stento cammini e curvo sotto quella orribile
corona di spine. Il sangue segna i tuoi passi e, come esci fuori, senti la
folla tumultuante che ansiosa aspetta la tua condanna. Pilato, imponendo
silenzio, per richiamare l’attenzione di tutti e farsi da tutti ascoltare, prende
con ribrezzo i due lembi della porpora che ti copre il petto e le spalle, la
solleva per farti da tutti vedere come sei ridotto, e ad alta voce dice:
“Ecce homo! Guardatelo, non ha più figura di uomo; osservate le sue
piaghe, non più si riconosce. Se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza,
anzi troppo; io son già pentito d’averlo fatto tanto soffrire, lasciamolo
perciò libero”.
Gesù, Amor mio, lascia che ti
sostenga, perché vedo che non reggendoti in piedi sotto il peso di tante pene,
vacilli. Ah! In questo momento solenne si decide la tua sorte. Alle parole di
Pilato si fa silenzio profondo in cielo, in terra e nell’inferno. E poi, come
in una sola voce sento il grido di tutti:
“Crocifiggilo, crocifiggilo, a
qualunque costo lo vogliamo morto!”.
Vita mia, Gesù, vedo che tremi.
Il grido di morte scende nel tuo cuore, ed in queste voci scorgi la voce del
tuo caro Padre che dice:
“Figlio mio, ti voglio morto, e
morto crocifisso!”.
Ah! Senti pure la tua Mamma che,
sebbene trafitta, desolata, fa eco al tuo caro Padre:
“Figlio, ti voglio morto!”.
Gli angeli, i santi, l’inferno,
tutti ad unanime voce gridano:
“Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Sicché non c’è anima che ti
voglia vivo. Ed ahi, ahi! Con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io
mi sento costretta da una forza suprema a gridare:
“Crocifiggilo!”.
Mio Gesù, perdonami se io pure,
misera anima peccatrice, ti voglio morto! Però ti prego di far morire me insieme
con te.
E tu intanto, o mio straziato
Gesù, mosso dal mio dolore par che mi dica:
“Figlia mia, stringiti al mio
cuore, e prendi parte alle mie pene ed alle mie riparazioni. Il momento è
solenne: si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature. In
questo momento due correnti si riversano nel mio cuore. In una vi sono le anime
che, se mi vogliono morto, è perché vogliono trovare in me la vita; e così
coll’accettare Io per loro la morte, vengono sciolte dalla condanna eterna, e
le porte del cielo si schiudono per riceverle. Nell’altra corrente vi sono quelle
che mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, ed il mio
cuore è lacerato, e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno!
Ah!, il mio cuore non regge a questi dolori acerbi; sento la morte ad ogni
palpito, ad ogni respiro, e vò ripetendo: Perché tanto sangue sarà sparso
invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti?
Ah, figlia! Sorreggimi che più
non ne posso, prendi parte alle mie pene: la tua vita sia una continua offerta
per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti”.
Cuor mio, Gesù, le tue pene sono
le mie, e faccio eco alle tue riparazioni.
Ma vedo che Pilato rimane
sbalordito, e si affretta a dire:
“Come, debbo crocifiggere il
vostro re? Io non trovo colpa in lui per condannarlo!”.
E i giudei gridano, assordando
l’aria:
“Non abbiamo altro re che Cesare,
e, se tu non lo condanni, non sei amico di Cesare! Tolle, tolle![8]
Crocifiggilo, crocifiggilo!”.
Pilato, non sapendo più che fare,
per timore di essere spodestato, si fa portare un catino d’acqua e, lavandosi
le mani, dice:
“Io sono innocente del sangue di
questo giusto”.
E ti condanna a morte.
Ma i Giudei gridano:
“Il suo sangue cada su di noi e
sui figli nostri!”.
E nel vederti condannato vanno in
festa, battono le mani, fischiano, urlano, mentre tu, o Gesù, ripari per quelli
che, trovandosi in alto, per vano timore e per non perdere i posti, rompono le
leggi più sacre, non curando la ruina di popoli interi, favorendo gli empi e
condannando gli innocenti. Ripari anche per quelli che, dopo la colpa, istigano
l’ira divina a punirli.
Ma mentre ciò ripari, il cuore ti
sanguina per il dolore nel vedere il popolo da te eletto fulminato dalla
maledizione del cielo, che loro stessi con piena volontà hanno voluto,
suggellandola col tuo sangue che hanno imprecato. Ah, il cuore ti vien meno!
Lasciami che lo sostenga fra le mie mani, facendo mie le tue riparazioni e le
tue pene. Ma il tuo amore ti spinge più in alto, ed impaziente, già cerchi la
croce.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù coronato di spine è trattato
da re da burla e, sottoposto ad insulti e pene inaudite, ripara in modo speciale
i peccati di superbia. E noi, evitiamo i sentimenti di orgoglio? Attribuiamo a
Dio il bene che facciamo? Ci stimiamo inferiori agli altri? La nostra mente è
sempre vuota d’altri pensieri per poter dar luogo alla grazia? Molte volte non
diamo luogo alla grazia col tenere la mente ripiena d’altri pensieri. Allora
non essendo la nostra mente tutta piena di Dio, siamo noi stessi causa che il
demonio ci molesti, e quasi quasi noi stessi fomentiamo le tentazioni. Sicché,
quando la nostra mente è piena di Dio, il demonio, avvicinandosi a noi, non
trovando il posto dove dirigere le sue tentazioni, confuso si allontana, perché
i pensieri santi hanno tanta forza contro il demonio, che, mentre questi si fa
per avvicinare, quelli come tante spade lo feriscono e lo allontanano.
A torto quindi ci lamentiamo
quando la nostra mente è molestata e tentata dal nemico; è la nostra poca vigilanza
che spinge il nemico ad assalirci, il quale sta quasi spiando nella nostra
mente per poter trovare i piccoli vuoti e darci l’assalto. Allora invece di
sollevare Gesù coi nostri santi pensieri, e togliergli le spine, ingrati gliele
calchiamo sulla testa, e gliene facciamo sentire più acerbamente le punture. La
grazia così resta frustrata e non può svolgere nella nostra mente il lavorio
delle sante ispirazioni.
Molte volte facciamo peggio
ancora: mentre sentiamo il peso delle tentazioni, invece di portarle a Gesù, facendone
un fascio per farle bruciare dal fuoco del suo amore, c’impensieriamo, ci
rattristiamo, facciamo calcoli sulle stesse tentazioni; sicché non solo la
nostra povera mente resta occupata dai cattivi pensieri, ma anche tutto il
nostro povero essere ne resta come inzuppato, per cui ci vorrebbe quasi un
miracolo di Gesù per svincolarci. E Gesù, attraverso quelle spine, ci guarda e,
chiamandoci, par che dica:
“Ah, figlio mio, sei tu stesso
che non vuoi stare stretto con me! Se tu fossi venuto subito a me, ti avrei
aiutato a liberarti dalle molestie che il nemico ha portato nella tua mente,
e non mi avresti fatto sospirare tanto il tuo ritorno. Ho cercato un aiuto da
te per liberarmi da spine così pungenti; invano aspettai perché tu te ne stavi
occupato nel lavorio che il tuo nemico ti aveva dato. Oh, quanto saresti meno
tentato se subito venissi nelle mie braccia! Allora il nemico, temendo non te
ma me, subito ti lascerebbe”.
*
Mio Gesù, le tue spine suggellino
i miei pensieri nella tua mente ed impediscano al nemico ogni sorta di tentazione.
Quando Gesù si fa sentire nella
nostra mente e nel nostro cuore, corrispondiamo alle sue ispirazioni o le
mettiamo in oblio? Gesù è trattato da re da burla, e noi rispettiamo tutte le
cose sante? Usiamo tutta quella riverenza che si conviene come se toccassimo
Gesù Cristo stesso?
*
Coronato mio Gesù, fa ch’io senta
le tue spine, affinché dalle loro punture possa comprendere quanto tu soffri, e
ti costituisca Re di tutta me stessa.
Gesù, esposto dalla loggia, è
condannato a morte da quel popolo da lui tanto amato e beneficato. L’amante
Gesù, per darci la vita, accetta per noi la morte. E noi, siamo pronti ad
accettare qualunque pena perché Gesù non sia offeso e non soffra? La nostra
pena dev’essere accettata per non far soffrire Gesù, e, perché Gesù nella sua
umanità soffrì infinitamente, noi, dovendo continuare la sua vita sulla terra,
dobbiamo contraccambiare con le nostre pene le pene dell’umanità di Gesù
Cristo.
Come compatiamo le pene che Gesù
soffre nel vedere le tante anime strappate dal suo cuore? Facciamo nostre le
sue pene per rinfrancarlo di tutto ciò che soffre? I giudei lo vogliono
crocifisso per far che egli muoia come un infame ed il suo nome venga
cancellato dalla faccia della terra. E noi, cerchiamo che Gesù viva sulla terra?
Coi nostri atti, coi nostri esempi, coi nostri passi dobbiamo mettere
un’impronta divina nel mondo per far che Gesù venga da tutti conosciuto e, col
nostro operare, la sua vita abbia un’eco divina da sentirsi da un estremo
all’altro del mondo. Siamo pronti a dar la nostra vita per far che l’amato Gesù
sia rinfrancato di tutte le offese, oppure imitiamo i giudei, popolo tanto favorito
(quasi a somiglianza della povera anima nostra tanto amata da Gesù), e gridiamo
come loro “Crucifigatur![9]
”?
*
Mio condannato Gesù, la tua
condanna sia la mia che accetto per amor tuo, e per consolarti mi riverserò
continuamente in te, per portarti nei cuori di tutte le creature, farti conoscere
da tutti e dare la tua vita a tutti.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Mio Gesù, amore insaziabile, vedo
che non ti dai pace, sento le tue smanie d’amore, i tuoi dolori; il cuore ti
batte forte, ed in ogni palpito sento scoppi, torture, violenze d’amore. E tu,
non potendo contenere il fuoco che ti divora, ti affanni, gemi, sospiri, ed in
ogni gemito ti sento dire: Croce!
Ogni goccia del tuo sangue ripete: Croce!
Tutte le tue pene, nelle quali come in un mare interminabile tu nuoti dentro,
ripetono fra loro: Croce! E tu
esclami:
“O croce diletta e sospirata, tu
sola salverai i miei figli, ed Io in te concentro tutto il mio amore”.
Intanto i tuoi nemici ti fanno
rientrare nel pretorio, ti tolgono la porpora, volendoti rivestire delle tue
vesti. Ma, ahi, quanto dolore! Mi sarebbe più dolce il morire che vederti tanto
soffrire! La veste si attacca alla corona e non possono tirarla su; quindi, con
crudeltà non mai vista, ti strappano tutto insieme e vesti e corona. Allo
strappo crudele molte spine si spezzano e restano infisse nella tua santissima
testa; il sangue a ruscelli ti piove, ed è tanto il tuo dolore che tu gemi. Ma
i nemici, non curando le tue torture, ti mettono la veste di nuovo, ritornano a
metterti la corona, e, premendola fortemente sul tuo capo, le spine giungono
negli occhi, nelle orecchie; sicché non c’è parte della tua santissima testa
che non senta le trafitture di esse. È tanto il tuo dolore, che vacilli sotto
quelle mani crudeli, tremi da capo a piè, tra spasimi atroci stai per morire; e
con i tuoi occhi languidi e ripieni di sangue a stento mi guardi, per chiedermi
aiuto in tanto dolore.
Mio Gesù, re di dolori, lascia
che ti sostenga e ti stringa al mio cuore. Vorrei prendere il fuoco che ti
divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in salvo, ma tu non vuoi perché
le ansie della croce si fanno più ardenti e vuoi su di essa subito immolarti,
anche per i tuoi stessi nemici. Ma mentre ti stringo al mio cuore, tu, stringendomi
al tuo, mi dici:
“Figlia mia, fammi sfogare il mio
amore, ed insieme con me ripara per quelli che fanno il bene e mi disonorano.
Questi giudei mi vestono delle mie vesti per screditarmi maggiormente innanzi
al popolo, per convincerlo che Io sia un malfattore. Apparentemente l’azione di
vestirmi era buona, ma in sé stessa era cattiva. Ah! Quanti fanno opere buone,
amministrano sacramenti, li frequentano, con fini umani ed anche cattivi. Ma il
bene, fatto malamente, porta alla durezza. Ed Io voglio essere coronato una
seconda volta, con dolori più acerbi della prima, per frangere questa durezza e
così, con le mie spine, attirarli a me. Ah, figlia mia! Questa seconda coronazione
mi è ben più dolorosa. Mi sento la testa come nuotare dentro le spine e, ad
ogni movimento che faccio, o urto che mi danno, tante morti crudeli Io subisco.
Riparo così la malizia delle offese; riparo per quelli che in qualunque stato
di animo si trovano, invece di pensare alla propria santificazione, si
dissipano e rigettano la mia grazia, ritornando a darmi spine più pungenti, mentre
Io sono costretto a gemere, a piangere con lacrime di sangue e a sospirare la
loro salvezza.
Ah, Io faccio di tutto per
amarle, e le creature fanno di tutto per offendermi! Almeno tu non lasciarmi
solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni”.
Straziato mio Bene, con te
riparo, con te soffro. Ma vedo che i tuoi nemici ti precipitano dalle scale, il
popolo con furore ed ansie ti aspetta; già ti fanno trovare pronta la croce che
con tanti sospiri tu cerchi, e tu con amore la guardi e con passo franco ti
avvicini ad abbracciarla. Ma prima la baci, e correndoti un brivido di gioia
per la tua santissima umanità, con sommo tuo contento ritorni a guardarla e ne
misuri la lunghezza e la larghezza. In essa già stabilisci la porzione per
tutte le creature; le doti sufficientemente per vincolarle alla Divinità con
nodo di sposalizio e renderle eredi del regno dei cieli. Poi non potendo contenere
l’amore con cui le ami, ritorni a baciare la croce e le dici:
“Croce adorata, finalmente ti
abbraccio! Eri tu il sospiro del mio cuore, il martirio del mio amore; ma tu, o
croce, tardasti finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano.
Croce santa, eri tu meta dei miei desideri, lo scopo della mia esistenza
quaggiù. In te concentro tutto l’essere mio, in te metto tutti i miei figli, e
tu sarai la loro vita e la loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li
sovverrai in tutto, e gloriosi me li condurrai nel cielo. Oh, croce, cattedra
di sapienza! Tu sola insegnerai la vera santità; tu sola formerai gli eroi, gli
atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio trono, e dovendo Io
partire dalla terra, tu rimarrai in vece mia; a te do in dote tutte le anime:
custodiscimele, salvamele, a te le affido”.
Così dicendo, ansioso, ti fai
mettere la croce sulle tue santissime spalle. Ah, mio Gesù! La croce per il tuo
amore è troppo leggera, ma al peso della croce si unisce quello delle nostre
colpe, enormi ed immense quanto la distesa dei cieli. E tu, affranto mio Bene,
ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe; la tua anima inorridisce
alla vista di esse e sente la pena di ogni colpa, la tua santità resta scossa
di fronte a tanta bruttezza e perciò, addossando la croce sulle tue spalle,
vacilli, affanni, e dalla tua santissima umanità trafila un sudore mortale.
Deh, Amor mio! Non mi regge
l’animo di lasciarti solo, voglio dividere insieme con te il peso della croce,
e per sollevarti il peso delle colpe mi stringo ai tuoi piedi. Voglio darti, a
nome di tutte le creature, amore per chi non ti ama, lodi per chi ti disprezza,
benedizioni, ringraziamenti, ubbidienza per tutti. Protesto che in qualunque
offesa che riceverai, io intendo offrirti tutta me stessa per ripararti, fare
l’atto opposto alle offese che le creature ti fanno e consolarti coi miei baci
e continui atti di amore.
Ma vedo che sono troppo misera,
ho bisogno di te per poterti riparare davvero. Perciò mi unisco alla tua santissima
umanità, ed insieme con te unisco i miei pensieri ai tuoi, per riparare i
pensieri cattivi miei e di tutti; i miei occhi ai tuoi, per riparare gli
sguardi cattivi; la mia bocca alla tua, per riparare le bestemmie e i discorsi
cattivi; il mio cuore al tuo, per riparare le tendenze, i desideri e gli
affetti cattivi. In una parola, voglio riparare tutto ciò che ripara la tua santissima
umanità, unendomi all’immensità del tuo amore per tutti, ed al bene immenso che
fai a tutti.
Ma non son contenta ancora;
voglio unirmi alla tua Divinità, e questo mio nulla lo sperdo in essa, e così
ti do il Tutto. Ti do il tuo amore per ristorare le tue amarezze; ti do il tuo
cuore per ristorarti delle nostre freddezze, incorrispondenze, ingratitudini e
poco amore delle creature. Ti do le tue armonie per rinfrancarti l’udito dagli
assordamenti che ricevi con le bestemmie. Ti do la tua bellezza per
rinfrancarti delle bruttezze delle anime nostre quando ci infanghiamo nella
colpa. Ti do la tua purità per rinfrancarti delle mancanze di rettitudine d’intenzione
e del fango e del marciume che vedi in tante anime. Ti do la tua immensità per
rinfrancarti delle volontarie strettezze in cui si mettono le anime. Ti do il
tuo ardore per bruciare tutti i peccati e tutti i cuori, affinché tutti ti amino
e nessuno più ti offenda. Insomma ti do tutto ciò che sei tu per darti soddisfazione
infinita, amore eterno, immenso ed infinito.
Mio pazientissimo Gesù, vedo che
fai i primi passi sotto il peso enorme della croce, ed io unisco i miei passi
ai tuoi; e quando tu, debole, svenato e vacillante starai per cadere, io sarò
al tuo fianco per sorreggerti, presterò le mie spalle sotto di essa per dividerne
insieme con te il peso. Tu non disdegnarmi, ma accettami per tua fedele
compagna.
O Gesù, tu mi guardi, e vedo che
ripari per quelli che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano,
s’irritano, si suicidano e fanno omicidi; e tu impetri a tutti amore e
rassegnazione alla propria croce.
Ma è tanto il tuo dolore, che ti
senti come stritolare sotto la croce. Sono appena i primi passi che muovi, e
già tu cadi sotto di essa, e mentre cadi, urti nelle pietre: le spine si
conficcano di più nel tuo capo, mentre tutte le piaghe s’inaspriscono e danno
nuovo sangue; e siccome non hai forza per alzarti, i tuoi nemici, irritati, con
calci e con spinte cercano di metterti in piedi.
Caduto Amor mio, lascia che ti
aiuti a metterti in piedi, ti baci, ti rasciughi il sangue, ed insieme con te
ripari per quelli che peccano per ignoranza, per fragilità e debolezza; e ti prego
di dare aiuto a queste anime.
Vita mia, Gesù, i tuoi nemici,
facendoti soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi, e mentre
barcollando tu cammini, sento il tuo respiro affannoso. Il tuo cuore batte più
forte, e nuove pene te lo trafiggono intensamente; già scuoti la testa per
sgombrare i tuoi occhi dal sangue che li riempie e ansioso guardi. Ah, mio
Gesù! Ho capito tutto: la tua Mamma che, come gemebonda colomba va in cerca di
te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo sguardo; e tu senti le
sue pene, il suo cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal
tuo amore. Già la scorgi che, spingendosi attraverso la folla, a qualunque costo
vuol vederti, abbracciarti e darti l’ultimo addio. Ma tu resti più trafitto nel
vedere la sua pallidezza mortale, tutte le tue pene per forza di amore
riprodotte in lei; se essa vive, è solo miracolo della tua onnipotenza. Già tu
muovi i passi incontro ai suoi, ma a stento vi potete scambiare gli sguardi.
Oh, schianto di cuori d’ambo le parti! I soldati avvertono e, con urti e
spinte, impediscono che Mamma e Figlio vi diate l’ultimo addio.
È tanta l’ambascia d’entrambi,
che la tua Mamma resta impietrita dal dolore e quasi sta per soccombere. Il
fedele Giovanni e le pie donne la sorreggono, mentre tu di nuovo cadi sotto la
croce. Allora la tua dolente Mamma, ciò che non fa col corpo, perché impedita,
lo fa con l’anima: entra in te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi in
tutte le tue pene, ti fa l’ufficio di mamma, ti bacia, ti ripara, ti lenisce ed
in tutte le tue piaghe versa il balsamo del suo doloroso amore.
Mio penante Gesù, anch’io mi
unisco con la trafitta Mamma. Faccio mie tutte le tue pene ed in ogni goccia
del tuo sangue, in ogni piaga voglio farti da mamma; ed insieme con lei e con
te, riparo per tutti gli incontri pericolosi, e per quelli che si espongono
alle occasioni di peccare, o, costretti dalla necessità ad esporsi, restano
allacciati nel peccato.
Tu intanto gemi, caduto sotto la
croce. I soldati temono che tu muoia sotto il peso di tanti martìri e per lo
spargimento di tanto sangue. Ciò non pertanto a via di frustate e calci,
stentatamente giungono a metterti di nuovo in piedi. Così ripari le ripetute
cadute nel peccato, i peccati gravi commessi da ogni classe di persone, e
preghi per i peccatori ostinati e piangi con lacrime di sangue per la loro conversione.
Affranto Amor mio, mentre ti
seguo nelle riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme della croce.
Già tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre più
dentro la tua santissima testa; la croce per il suo grave peso si addentra
nella spalla, tanto da formare una piaga così profonda da scoprire le ossa, e
ad ogni passo mi sembra che muori e quindi impossibilitato di andare più
avanti. Ma il tuo amore che tutto può, ti dà forza; e come ti senti penetrare
la croce nella spalla, ripari per i peccati nascosti che, non essendo riparati,
accrescono l’acerbità dei tuoi spasimi. Mio Gesù, lascia che metta la mia
spalla sotto la croce per sollevarti, e con te ripari tutti i peccati occulti.
Ma i tuoi nemici, per timore che
tu muoia sotto di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a portare la croce,
il quale, mal volentieri e brontolando, non per amore ti aiuta, ma per forza. E
nel tuo cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre, le mancanze di
rassegnazione, le ribellioni, le ire e i disprezzi nel soffrire. Ma molto più
resti trafitto nel vedere che le anime a te consacrate, che chiami a compagne
ed aiuto nel tuo dolore, ti sfuggono; e se tu le stringi a te col dolore, ah!,
esse si svincolano dalle tue braccia per andare in cerca di godimenti, e così lasciano
te solo a dolorare.
Mio Gesù, mentre riparo con te,
ti prego di stringermi fra le tue braccia, e tanto forte, che non ci sia pena
che tu soffra di cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e per
rifarti dell’abbandono di tutte le creature.
Affranto mio Gesù, a stento
cammini e tutto incurvato. Ma vedo che ti soffermi, e cerchi di guardare. Cuor
mio, che c’è, che vuoi? Ah! È la Veronica che nulla temendo, coraggiosamente
con un panno ti rasciuga il volto tutto coperto di sangue, e tu ve lo lasci
impresso in segno di gradimento. Mio generoso Gesù, anch’io voglio asciugarti,
e non con un panno, ma voglio esibire tutta me stessa per sollevarti. Voglio
entrare nel tuo interno e darti, o Gesù, palpiti per palpiti, respiri per
respiri, affetti per affetti, desideri per desideri. Intendo tuffarmi nella
tua santissima intelligenza e, facendo scorrere tutti questi palpiti, respiri,
affetti e desideri nell’immensità della tua Volontà, intendo moltiplicarli
all’infinito. Voglio, o mio Gesù, formare onde di palpiti per fare che nessun
palpito cattivo si ripercuota nel tuo cuore, e così lenire tutte le sue interne
amarezze. Intendo formare onde di affetti e di desideri, per allontanare tutti
gli affetti e i desideri cattivi che potrebbero menomamente contristare il tuo
cuore. Intendo ancora, o mio Gesù, formare onde di respiri e di pensieri, per
allontanare qualunque respiro e pensiero che potrebbe menomamente dispiacerti.
Starò bene in guardia, o Gesù, affinché nulla più [ti] affligga e aggiunga alle
tue pene interne altre amarezze. O mio Gesù, deh! Fa che tutto il mio interno
nuoti nell’immensità del tuo; così potrò ritrovare amore sufficiente e Volontà
sufficiente per far che non entri nel tuo interno amore cattivo, né volontà che
potrebbe dispiacerti. Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica,
ti frustano, ti spingono e ti mettono in via.
Altri pochi passi e ti fermi
ancora. Il tuo amore, sotto il peso di tante pene non si arresta e, vedendo le
pie donne che piangono per causa delle tue pene, tu dimentichi te stesso e le
consoli col dir loro:
“Figlie, non piangete sulle mie
pene, ma sopra i peccati vostri e sopra i figli vostri”.
Che insegnamento sublime! Come
dolce è la tua parola! O Gesù, con te riparo le mancanze di carità, e ti chiedo
grazia di farmi dimenticare me stessa, perché non ricordi altro che te solo.
Ma i tuoi nemici, sentendoti
parlare, vanno in furia: ti tirano per le funi, ti spingono con tanta rabbia
che ti fanno cadere e, mentre cadi, urti nelle pietre. Il peso della croce ti
crucia[10],
e tu ti senti morire. Lascia che ti sostenga e faccia riparo con le mie mani
al tuo santissimo volto. Vedo che tocchi la terra e boccheggi nel sangue. Ma i
tuoi nemici ti vogliono mettere in piedi: ti tirano con le funi, ti alzano per
i capelli, ti danno calci, ma tutto invano. Tu muori, mio Gesù! Che pena! Mi si
spezza il cuore per il dolore! E quasi trascinandoti, ti conducono al monte
Calvario. Mentre ti trascinano, sento che ripari tutte le offese delle anime a
te consacrate, che ti danno tanto peso che, per quanto tu ti sforzi per
alzarti, ti riesce inutile. E così trascinato e calpestato, giungi al Calvario,
lasciando da dove passi, rossa traccia del tuo sangue prezioso.
Ma qui nuovi dolori ti aspettano:
ti spogliano di nuovo e ti strappano vesti e corona di spine. Ah! Tu gemi nel
sentire strappare da dentro la tua testa le spine. E mentre ti strappano la
veste, ti strappano pure le carni lacere attaccate ad essa. Le piaghe si
squarciano, il sangue a rivi scorre fino a terra, ed è tanto il dolore, che,
quasi morto, tu cadi.
Ma nessuno si muove a compassione
di te, mio Bene. Anzi con bestiale furore di nuovo ti mettono la corona di
spine, te la battono ben bene, ed è tanto lo strazio per i laceramenti e per lo
strappo che fanno ai tuoi capelli ammassati nel sangue coagulato, che solo gli
angeli potrebbero dire ciò che tu soffri, mentre, inorriditi, ritorcono i loro
sguardi celesti e piangono.
Spogliato mio Gesù, permettimi
che ti stringa al mio cuore per riscaldarti, perché vedo che tremi, ed un
sudore gelido di morte invade la tua santissima umanità. Quanto vorrei darti la
mia vita, il mio sangue per sostituire il tuo, che hai perduto per darmi vita.
Gesù intanto, quasi guardandomi
con i suoi occhi languidi e moribondi, par che mi dica:
“Figlia mia, quanto mi costano le
anime! Qui è il luogo dove tutti aspetto per salvarli, dove voglio riparare i
peccati di quelli che giungono a degradarsi al di sotto delle bestie, e si
ostinano tanto nell’offendermi, che giungono a non saper vivere senza fare
peccati. La loro ragione resta cieca e peccano all’impazzata; ecco perché una
terza volta mi coronano di spine. E con lo spogliarmi, riparo per quelli che
indossano vesti di lusso e indecenti, per i peccati contro la modestia, e per
quelli che sono tanto legati alle ricchezze, agli onori, ai piaceri, che ne
formano un dio per i loro cuori.
Ah, sì!, ognuna di queste offese
è una morte che sento e, se non muoio, è perché il Volere dell’Eterno mio
Padre non ha decretato ancora il momento della mia morte”.
Denudato mio Bene, mentre con te
riparo, ti prego di spogliarmi di tutto con le tue santissime mani, e non permettere
che nessun affetto cattivo entri nel mio cuore; tu vigilamelo, circondamelo con
le tue pene, riempimelo del tuo amore. La mia vita non sia altro che la
ripetizione della tua, e rafferma con la tua benedizione il mio spogliamento.
Benedicimi di cuore e dammi la forza d’assistere alla tua dolorosa crocifissione,
per rimanere crocifissa insieme a te.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù porta la croce. L’amore di
Gesù alla croce, il suo ansioso ardore di morire sulla stessa per salvare le
anime, sono immensi. E noi, amiamo come Gesù il patire? Possiamo dire che i
nostri palpiti fanno eco ai suoi palpiti divini, e che anche noi chiediamo la
nostra croce?
Quando soffriamo, abbiamo noi
l’intenzione di farci compagni a Gesù, per alleggerirgli il peso della sua croce?
Come lo accompagniamo? E negli insulti che riceve, siamo sempre pronti a dargli
il nostro piccolo patire per sollievo delle sue pene?
Nell’operare, nel pregare, e
quando sotto il peso di pene interne sentiamo lo stento nel nostro patire,
facciamo volare la nostra pena a Gesù, che come velo, asciugandogli i sudori,
lo rinfranchi, facendo nostro il suo stento?
*
O mio Gesù, chiamami sempre a te
vicino, e fa che tu sia sempre presso di me, perché ti conforti sempre con le
mie pene.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
Il riposo di Gesù sulla croce
Dal Volume 6 del 20 maggio 1905 (108)
[Luisa dice:]
Questa mattina stavo pensando quando il benedetto Gesù restò tutto
slogato sulla croce, e dicevo tra me: “Ah, Signore, quanto fosti compenetrato
da questa sì atroce sofferenza, e come l’anima vostra dovette restarne
afflitta!”. In questo mentre, quasi ombra, Gesù è venuto e mi ha detto:
“Figlia mia, io non mi occupavo delle mie sofferenze, ma mi occupavo
dello scopo delle mie pene; e siccome nelle mie pene vedevo compiuta la Volontà
del Padre, soffrivo e nel mio stesso soffrire trovavo il più dolce riposo, perché
il fare la Volontà Divina ha questo bene, che mentre si soffre, vi si trova il
più bel riposo. Se si gode, e questo godere non è voluto da Dio, nello stesso
godere vi si trova il più atroce tormento. Anzi quanto più mi avvicinavo al
termine delle mie pene, sognavo di compire in tutto la Volontà del Padre, così
mi sentivo più alleggerito, ed il mio riposo si faceva più bello.
Oh, quanto è diverso il
modo che tengono le anime! Se soffrono od operano non hanno né la mira del
frutto che possono ricavare, né l’adempimento della Volontà Divina; si
concentrano tutte nella cosa che fanno e, non vedendo i beni che possono
guadagnare né il dolce riposo che porta la Volontà di Dio, vivono infastidite e
tormentate, e fuggono quanto più possono il patire e l’operare, credendo di
trovare riposo, e vi restano più tormentate di prima”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Gesù, Amor mio, già sei stato
spogliato delle tue vesti, ed hai il tuo santissimo corpo tanto lacero che mi
sembri un agnello scorticato. Ti vedo tremare tutto, mentre i nemici ti
preparano la croce e, non reggendoti in piedi, cadi a terra su questo monte.
Mio Bene e mio Tutto, il cuore mi si stringe per il dolore nel guardarti,
vedendo che il sangue diluvia da tutte le parti del tuo santissimo corpo, tutto
piagato da capo a piè.
I tuoi nemici, stanchi ma non
sazi, nello spogliarti hanno strappato con indicibile dolore dal tuo capo la
corona di spine, e poi di nuovo te l’hanno conficcata con spasimi inauditi,
forando la tua sacratissima testa con nuove ferite. Ah! Tu ripari la perfidia
dell’uomo e l’ostinazione del peccato, specialmente di superbia.
Gesù, vedo che se l’amore non ti
spingesse più in alto, saresti morto per l’acerbità del dolore che hai sofferto
in questa terza coronazione di spine. Ma vedo che non puoi più reggere al
dolore e, con gli occhi velati di sangue, guardi se uno almeno si avvicini a te
per sorreggerti in tanto dolore e confusione.
Dolce mio Bene, cara mia Vita,
qui non sei solo come nella notte della passione: c’è la dolente Mamma che,
lacerata nel cuore, tante morti subisce per quante pene tu soffri; c’è l’amante
Maddalena, che pare impazzita per le tue pene; c’è il fido Giovanni, ammutolito
per la forza del dolore della tua passione. Questo è il monte di chi ama. Non
puoi essere solo. Dimmi, Amor mio, chi vorresti per sorreggerti in tanto dolore?
Deh! Permettimi che venga io a sorreggerti, sono io che ho più bisogno di
tutti.
La cara Mamma e gli altri mi
cedono il posto. Ed ecco, o Gesù, mi avvicino a te, ti abbraccio e ti prego di
poggiare la tua testa sulla mia spalla e di farmi sentire le tue spine nella
mia. Voglio mettere la mia testa vicina alla tua, non solo per sentire le tue
spine, ma anche per lavare col tuo preziosissimo sangue, che dal capo ti
scorre, tutti i miei pensieri, perché possano stare in atto di ripararti ogni
offesa che le creature commettono col pensiero. Deh! Amor mio, stringiti a me.
Voglio baciare una ad una le gocce di sangue che scorrono sul tuo santissimo
volto, e ti prego, mentre le adoro, che ogni goccia sia luce ad ogni mente di
creatura, affinché nessuna ti offenda con pensieri cattivi.
Ma mentre ti tengo stretto e
poggiato a me, ti guardo, o Gesù, e vedo che tu guardi la croce che i nemici ti
preparano; senti i colpi che danno, per fare i fori dove t’inchioderanno. O
mio Gesù, sento che il tuo cuore batte forte forte e dà in sussulto, agognando
questo letto, da te il più desiderato, sebbene con dolore indescrivibile, in
cui suggelli la salvezza delle anime nostre in te. Già ti sento dire:
“Amor mio, cara croce, letto mio
prezioso, tu sei stata il mio martirio in vita, ed ora sei il mio riposo. Deh,
o croce! Ricevimi presto nelle tue braccia, Io sono impaziente di aspettare.
Croce santa, in te darò compimento a tutto. Presto, croce! Adempi i desideri
ardenti che mi consumano di dare vita alle anime, e queste vite saranno
suggellate da te, o croce. Oh, non più indugiare! Con ansia aspetto di
stendermi su di te per aprire il cielo a tutti i miei figli e chiudere
l’inferno.
O croce, è vero che tu sei la mia
battaglia, ma sei pure la mia vittoria ed il mio trionfo completo, ed in te darò
grandi eredità, vittorie, trionfi e corone ai figli miei”.
Ma, chi può dire tutto ciò che il
mio dolce Gesù dice alla croce?
Ma, mentre Gesù si sfoga con la
croce, i nemici gli comandano di stendersi su di essa, e lui subito ubbidisce
al loro volere per riparare le nostre disubbidienze. Amor mio, prima che ti distenda
sulla croce, permettimi che ti stringa più forte al mio cuore e di baciarti; e
tu, dammi un bacio. Senti, o Gesù, non voglio lasciarti: voglio venire a
distendermi insieme con te sulla croce e restare insieme con te inchiodato. Il
vero amore non soffre nessuna separazione. Perdonami l’arditezza del mio amore
e concedimi di rimanere con te crocifissa.
Vedi, tenero Amor mio, non solo
io ti chiedo questo, ma pure la dolente Mamma, l’inseparabile Maddalena, il prediletto
Giovanni; tutti ti dicono che sarebbe più sopportabile rimanere crocifissi con
te, che assistere e vedere te solo crocifisso. Perciò insieme con te mi offro
all’Eterno Padre, immedesimata con la tua Volontà, col tuo amore, con le tue
riparazioni, col tuo stesso cuore e con tutte le tue pene.
Ah! Pare come se il mio
addolorato Gesù mi dicesse:
“Figlia mia, hai prevenuto il mio
amore, questa è la mia Volontà: che tutti quelli che mi amano restino con me crocifissi.
Ah, sì! Vieni pure a distenderti con me sulla croce: ti farò vita della mia vita
e ti terrò come la prediletta del mio cuore”.
Ed ecco, dolce mio Bene, che ti
distendi sulla croce e guardi i carnefici con tanto amore e con tanta dolcezza,
che già tengono nelle mani chiodi e martelli per inchiodarti, da far loro dolce
invito a che presto ti crocifiggano. E quelli, sebbene ne sentano ribrezzo, con
ferocia inumana prendono la tua mano destra, fermano il chiodo e a colpi di
martello lo fanno uscire dalla parte opposta della croce. È tale e tanto il
dolore che soffri, o mio Gesù, che tremi; la luce dei tuoi begli occhi si
eclissa, ed il tuo volto santissimo impallidisce e diventa livido.
Destra benedetta del mio Gesù, ti
bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. [Per] quanti
colpi ricevesti, tante anime ti chiedo di liberare in questo momento dalla
condanna all’inferno; per quante gocce di sangue hai versato, tante anime ti
prego di lavare in questo tuo sangue preziosissimo. E per il dolore acerbo che
soffristi specialmente quando inchiodarono la mano alla croce e nello
stiramento dei nervi delle braccia, ti prego di aprire a tutti il cielo e di
benedire tutti. Possa la tua benedizione chiamare i peccatori alla conversione,
e gli eretici e gli infedeli alla luce della fede.
O Gesù, dolce Vita mia, appena
finiscono d’inchiodare la destra, i nemici prendono con crudeltà la sinistra
e, per farla giungere al foro segnato, te la tirano tanto che ti senti slogare
le giunture delle braccia e delle spalle, e per la forza del dolore, le gambe,
convulse, si contraggono. Poi con ferocia instancabile, come la destra, la inchiodano
sulla croce.
Sinistra mano del mio Gesù, ti
bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio. Per i colpi e i dolori che
soffristi quando te la inchiodarono, tante anime ti prego di concedermi in
questo momento, di far volare dal purgatorio in cielo. E per il sangue che
spargesti, ti prego di smorzare le fiamme che le bruciano, e di fare che a
tutte sia refrigerio e bagno salutare che le purifichi da ogni macchia e le
disponga alla visione beatifica.
Amor mio e mio Tutto, per l’acuto
dolore sofferto quando t’inchiodarono la mano sinistra, ti prego di chiudere
l’inferno a tutte le anime e di non lasciar cadere i fulmini della divina
giustizia, purtroppo irritata dalle nostre colpe. Fa, o Gesù, che questo chiodo
nella tua sinistra benedetta sia chiave che serri la divina giustizia, perché
non faccia piovere i flagelli sulla terra e che apra i tesori della divina
misericordia a pro di tutti.
Già pare che [tu] sia rimasto
immobile a tutto e che noi siamo liberi di poterti far tutto. Quindi, nelle tue
braccia metto il mondo e tutte le generazioni; e ti prego, Amore mio, con le
voci dello stesso tuo sangue, di non negare il perdono a nessuno, e per i
meriti di questo tuo preziosissimo sangue, ti chiedo la salvezza e la grazia
per tutti. Non escludere nessuno, o mio Gesù.
Amor mio, Gesù, i tuoi nemici non
sono contenti ancora. Con ferocia diabolica ti prendono i tuoi santissimi piedi
(sempre instancabili in cerca di anime), e, contratti come stavano per la forza
del dolore delle mani, li tirano tanto che restano slogate le ginocchia, le
costole e tutte le ossa del petto. Il cuore non mi regge, mio Bene. Per la
forza del dolore, vedo che i tuoi begli occhi, ecclissati e velati di sangue,
stralunano; le tue labbra livide e gonfie dai pugni si contorcono, le tue
guance si affossano, i denti sbattono, il petto si affanna ed il cuore resta
tutto sconquassato per la forza delle stirature delle mani e dei piedi. Amor
mio, quanto volentieri prenderei il tuo posto per risparmiarti tanto dolore! Voglio
distendermi su tutte le tue membra per lenirti, baciarti, confortarti e ripararti
per tutti.
Mio Gesù, vedo che mettono un
piede sull’altro e te li trapassano con un chiodo, per giunta spuntato. Deh, o
mio Gesù! Mentre il chiodo te li trapassa, permettimi che nel piede destro ti
metta tutti i sacerdoti, affinché siano luce alle genti, specialmente quelli
che non vivono una vita buona e santa; e che nel sinistro metta tutte le genti,
affinché ricevano luce dai sacerdoti, li rispettino e siano loro ubbidienti. E
come il chiodo trapassa i tuoi piedi, così trapassi i sacerdoti e le genti,
affinché gli uni e gli altri non possano spostarsi da te.
Piedi benedetti del mio Gesù, vi
bacio, vi compatisco, vi adoro e vi ringrazio. Per gli acerbissimi dolori che
soffristi, per le stirature con cui ti slogarono tutte le ossa e per il sangue
che spargesti, ti chiedo di rinchiudere tutte le anime nelle tue piaghe, non
disdegnare nessuno, o Gesù.
I tuoi chiodi inchiodino le nostre
potenze, affinché non si spostino da te; inchiodino il nostro cuore, affinché
si fissi sempre e solamente in te; e tutti i nostri sentimenti restino
inchiodati dai tuoi chiodi, affinché non prendano nessun gusto che non venga da
te.
O mio Gesù crocifisso, ti vedo
tutto insanguinato, nuotare in un bagno di sangue. Queste gocce di sangue altro
non dicono che anime. In ogni goccia vedo brulicare anime di tutti i secoli,
sicché tutti in te ci contenevi, o Gesù. Ebbene, per la potenza di questo
sangue, ti chiedo che nessuna più sfugga da te.
O mio Gesù, i carnefici finiscono
d’inchiodarti i piedi ed io mi avvicino al tuo cuore. Vedo che non ne puoi più,
ma l’amore grida più forte:
“Più pene ancora!”.
Mio Gesù, mi abbraccio al tuo
cuore, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. O
Gesù, voglio poggiare la testa sul tuo cuore, per sentire ciò che soffri in
questa dolorosa crocifissione. Ah! Sento che ogni colpo di martello rimbomba
nel tuo cuore. Il tuo cuore è il centro di tutto: da esso incominciano i dolori
ed in esso finiscono. E se non fosse che aspetti una lancia per essere
trafitto, le fiamme del tuo amore ed il sangue che rigurgita all’interno, si
sarebbero fatti via e ti avrebbero squarciato il cuore. Questo sangue e queste
fiamme chiamano le anime che ti amano a far felice soggiorno nel tuo cuore. Ed
io, per amore del tuo cuore e del tuo preziosissimo sangue, ti chiedo, o Gesù,
la santità delle anime che ti amano. O Gesù, non farle uscire giammai dal tuo
cuore, e con la tua grazia moltiplica le vocazioni delle anime vittime, che
continuino la tua vita sulla terra. Tu hai voluto dare un posto distinto nel
tuo cuore alle anime che ti amano, fa che questo posto non lo perdano mai. O
Gesù, le fiamme del tuo cuore mi brucino e mi consumino, il tuo sangue mi
abbellisca, il tuo amore mi tenga sempre inchiodata all’amore col dolore e con
la riparazione.
O mio Gesù, già i carnefici hanno
inchiodato le tue mani e i tuoi piedi alla croce, e voltando questa per
ribattere i chiodi, costringono il tuo volto adorabile a toccare la terra
insanguinata dallo stesso tuo sangue. E tu, con la tua bocca divina, la baci.
Con questo bacio, o dolce Amor mio, tu intendi baciare tutte le anime e
vincolarle al tuo amore, suggellandone la loro salvezza. O Gesù, lascia che
prenda io il tuo posto, e mentre i carnefici ribattono i chiodi, fa che questi
colpi feriscano me pure e m’inchiodino tutta al tuo amore.
Mio Gesù, metto la mia testa
nella tua. Mentre le spine si addentrano sempre più nella tua testa, voglio
offrirti, o dolce mio Bene, tutti i miei pensieri che come baci affettuosi ti
consolino e leniscano l’amarezza delle tue spine.
O Gesù, metto i miei occhi nei
tuoi, e vedo che i tuoi nemici non sono ancora sazi d’insultarti e deriderti,
ed io voglio confortare i tuoi sguardi divini coi miei sguardi di amore.
Metto la mia bocca nella tua, o
Gesù. La tua lingua è quasi attaccata al palato per l’amarezza del fiele e per
la sete ardente. Per ristoro alla tua sete, o mio Gesù, tu vorresti tutti i
cuori delle creature traboccanti d’amore, e non avendoli, bruci sempre più per
loro. Dolce Amor mio, intendo mandarti fiumi d’amore, per mitigarti in qualche
modo l’amarezza del fiele e la tua sete ardente.
O Gesù, metto le mie mani nelle
tue. Ad ogni movimento che fai, le piaghe delle tue mani più si squarciano, e
il dolore si fa più intenso e acerbo. Caro mio Bene, per ristorarti e
raddolcire questo dolore, ti offro le opere sante di tutte le creature.
O Gesù, metto i miei piedi nei
tuoi. Quanto soffri nei tuoi santissimi piedi! Tutti i movimenti del
sacratissimo tuo corpo pare che si ripercuotono in essi, e nessuno è a te
vicino per sorreggerti e lenire un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia
dolcissima, vorrei riunire i passi delle creature di tutte le generazioni,
passate, presenti e future, ed indirizzarli tutti a te, per venirti a consolare
nelle tue dure pene.
Mio Gesù, metto il mio cuore nel
tuo povero cuore. Com’è straziato! Se muovi i piedi, i nervi della punta del cuore
li senti strapparsi; se muovi le mani, i nervi d’ambo le parti del cuore
restano tirati più che da chiodi; se muovi la testa, la bocca del cuore dà
sangue e soffre la completa crocifissione. O mio Gesù, come confortare tanto
dolore? Mi diffonderò in te, metterò il mio cuore nel tuo, i miei ardenti
desideri nei tuoi, perché sia distrutto qualunque desiderio cattivo. Diffonderò
il mio amore nel tuo, perché col tuo fuoco siano bruciati i cuori di tutte le
creature e distrutti gli amori profani. Il tuo cuore sacratissimo rimarrà
confortato ed io, fin d’ora, prometto, o Gesù, di tenermi sempre inchiodata a
questo cuore amorosissimo con i chiodi dei tuoi desideri, del tuo amore e della
tua Volontà.
O mio Gesù, crocifisso tu,
crocifissa io in te. Tu non permettere che mi schiodi menomamente da te, ma vi
resti sempre inchiodata per poterti amare e riparare per tutti, e lenire il
dolore che ti arrecano le creature con le loro colpe.
Mio buon Gesù, vedo che i tuoi
nemici innalzano il pesante legno della croce e lo lasciano cadere nella fossa
da essi preparata; e tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra cielo e terra. In
questo solenne momento ti volgi al Padre, e con voce debole e fioca, gli dici:
“Padre santo, eccomi qui, carico
di tutti i peccati del mondo. Non vi è colpa che non si riversi su di me,
perciò non più scaricare sugli uomini i flagelli della tua divina giustizia, ma
su di me, tuo Figlio. O Padre, permettimi di legare tutte le anime a questa croce,
e che per loro implori perdono con le voci del mio sangue e delle mie piaghe. O
Padre, non vedi come mi son ridotto? Per questa croce, in virtù di questi
dolori, concedi a tutti vera conversione, pace, perdono e santità”.
Gesù, mentre sei sulla croce
trafitto, la tua anima non è più in terra, ma nei cieli con il tuo divino
Padre, per difendere e perorare la causa delle anime nostre.
Crocifisso Amor mio, anch’io
voglio seguirti innanzi al trono dell’Eterno e disarmare insieme a te la divina
giustizia. La tua santissima umanità la faccio mia: unita con la tua Volontà,
ed insieme con te, voglio fare ciò che fai tu. Permetti, Vita mia, che scorrano
i miei pensieri nei tuoi; il mio amore, la mia volontà ed i miei desideri nei
tuoi, che scorra il mio palpito nel tuo cuore e tutto il mio essere in te,
affinché nulla mi possa sfuggire, e possa ripetere, atto per atto, parola per
parola, tutto ciò che fai tu.[13]
Vedo, crocifisso mio Bene, che
tu, vedendo grandemente sdegnato il divino tuo Padre contro le creature, ti
prostri innanzi a lui e nascondi tutte le creature dentro la tua santissima
umanità, mettendoci al sicuro, affinché il Padre, guardandoci in te, per amore
tuo, non scacci la creatura da sé. E se egli la guarda sdegnato, è perché tante
anime hanno contraffatto la bella immagine da lui creata, hanno pensieri
soltanto per offenderlo. E della loro intelligenza che doveva occuparsi di comprenderlo,
ne fanno ricettacolo dove annidano tutte le colpe. E tu, o mio Gesù, per
placarlo, chiami l’attenzione del divino Padre a guardare la tua santissima
testa, trafitta di spine tra spasimi atroci. Così tieni come inchiodate nella
tua mente tutte le intelligenze delle creature, per ognuna delle quali offri
una espiazione per soddisfare la divina giustizia. Oh, come queste spine
scusano tutti i pensieri cattivi delle creature, come voci pietose innanzi alla
Maestà Divina!
Mio Gesù, i miei pensieri sono
una sola cosa con i tuoi; perciò insieme con te prego, imploro, scuso e riparo
innanzi alla Maestà Divina tutto il male commesso dalle creature con la loro
intelligenza. Permettimi che prenda le tue spine e la tua stessa intelligenza e
che vada con te da tutte le creature, ad attaccare la tua intelligenza alla
loro. Voglio restituire loro l’intelligenza, come tu la creasti all’origine,
con la santità della tua. [Voglio] riordinare con la santità dei tuoi pensieri
tutti i pensieri delle creature in te, e trafiggere con le tue spine tutte le
menti delle creature, per restituirti il dominio ed il regime di tutti. O Gesù,
tu solo sii il dominatore di ogni pensiero, di ogni affetto e di tutti i popoli.
Reggi tu solo ogni cosa; solo così la faccia della terra, che fa orrore e
spavento, si cambierà.
Crocifisso Gesù, continui a
vedere che il divino Padre, sdegnato, guarda le povere creature e le trova tutte
insozzate di colpe e coperte delle più brutte luridezze, da far schifo a tutto
il Cielo. Oh, come resta colpita la purità dello sguardo divino, quasi non più
riconoscendo la povera creatura come opera delle sue mani santissime! Anzi, le
creature pare che siano tanti mostri che occupano la terra, che attirano lo sdegno
dello sguardo paterno.
Ma tu, o mio Gesù, per placarlo
cerchi di addolcirlo, scambiando i suoi occhi con i tuoi, e facendoglieli vedere
coperti di sangue e gonfi di lacrime. Dinnanzi alla Maestà Divina piangi, per
muoverla a compassione per la sventura di tante povere creature. E sento la tua
voce che dice:
“Padre mio, è vero che la
creatura ingrata si va sempre più lordando di colpe da non meritare più il tuo
guardo paterno. Ma guardami, o Padre, innanzi a te voglio tanto piangere, da
formare un bagno di lacrime e di sangue, per lavare queste luridezze di cui si
sono coperte le creature. Padre mio, vuoi tu forse rigettarmi? No, non puoi,
sono tuo Figlio; e mentre sono tuo Figlio, sono anche il capo di tutte le
creature ed esse sono mie membra. Salviamole, o Padre, salviamole”.
Mio Gesù, Amore sconfinato,
vorrei avere i tuoi occhi per piangere innanzi alla Maestà Suprema per la
perdita di tante povere creature e per questi tempi così tristi. Permettimi che
prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che sono una sola cosa con i
miei, e vada da tutte le creature. Per muovere a compassione le loro anime del
tuo amore, farò loro vedere che tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno
lordando, tu hai pronte le tue lacrime ed il tuo sangue per lavarle; e vedendoti
piangere, si arrenderanno. Sì, permettimi di lavare con queste lacrime tutte le
sozzure delle creature: scendano nei loro cuori, rammolliscano tante anime indurite
nella colpa e vincano l’ostinatezza di tutti i cuori.
Con i tuoi sguardi, permettimi
che penetri le creature in modo da fare innalzare tutti i loro sguardi al cielo
per amarti, invece che smarrirsi sulla terra per offenderti; così il divino
Padre non avrà più sdegno nel guardare la povera umanità.
Crocifisso Gesù, vedo che il
divino Padre non si placa ancora nel suo sdegno, perché mentre la sua paterna
bontà, presa da tanto amore per la povera creatura, ha riempito il cielo e la
terra di attestati di amore e di benefici per essa che, quasi ad ogni passo e
ad ogni atto, sente scorrere l’amore e le grazie di quel cuore paterno, la
creatura, sempre ingrata, disprezzando questo amore, non lo vuole riconoscere.
Anzi contrasta tanto amore, riempiendo il cielo e la terra di insulti, disprezzi
ed oltraggi, fino a metterlo sotto i suoi immondi piedi, volendo quasi
distruggerlo, idolatrando se stessa. Ah, tutte queste offese penetrano fin nei
cieli e giungono innanzi alla Maestà Divina! Oh, come si sdegna nel vedere che
la vile creatura giunge ad insultarla e ad offenderla in tutti i modi!
Ma tu, o mio Gesù, sempre intento
a difenderci, con la forza rapitrice del tuo amore, costringi il Padre a
guardare il tuo santissimo volto, coperto di tutti questi insulti e disprezzi,
e dici:
“Padre mio, non disdegnare le
povere creature: se disdegni loro disdegni me. Deh, placati! Tutte queste offese
le porto sul mio volto, che ti risponde per tutti. Padre mio, arresta il tuo
furore contro la povera umanità: sono ciechi e non sanno quello che fanno.
Perciò guardami bene come sono ridotto per causa loro. Se non ti muovi a
compassione per la misera umanità, ti intenerisca questo mio volto insozzato di
sputi, coperto di sangue, illividito e gonfio per i tanti schiaffi e colpi
ricevuti. Pietà, Padre mio! Ero Io il più bello di tutti, ed ora sono tutto
sfigurato, tanto che non mi riconosco più; son diventato l’abiezione di tutti.
Perciò, a qualunque costo voglio salva la povera creatura”.
Mio Gesù, possibile che ci ami
tanto? Il tuo amore stritola questo mio povero cuore. Volendo seguirti in
tutto, permettimi che prenda il tuo santissimo volto per averlo in mio potere,
per mostrarlo così sfigurato continuamente al Padre per muoverlo a compassione
della povera umanità, che è tanto oppressa sotto la sferza della divina
giustizia che giace quasi morente.
Permettimi che vada in mezzo alle
creature, e faccia loro vedere questo tuo volto così sfigurato per causa loro,
per muoverle a compassione delle loro anime e del tuo amore. E con la luce che
tramanda il tuo volto e con la forza rapitrice del tuo amore, faccia loro
comprendere chi sei tu e chi sono esse che ardiscono offenderti, e faccia
risorgere le loro anime da tante colpe in cui vivono morte alla grazia, perché
tutte si prostrino innanzi a te in atto di adorarti e glorificarti.
Mio Gesù, Crocifisso adorabile,
la creatura va sempre irritando la divina giustizia, e dalla sua lingua risuona
l’eco di bestemmie orrende, voci di imprecazioni e di maledizioni, discorsi
cattivi, intese di come meglio uccidere e fare carneficine. Ah! Tutte queste
voci assordano la terra e penetrano fin nei cieli, assordando l’udito divino,
il quale, stanco di questa eco velenosa che gli manda la creatura, vorrebbe
disfarsi di essa, cacciandola da sé lontana, perché tutte queste voci velenose
imprecano e chiedono vendetta e giustizia contro di essa stessa. Oh, come la
divina giustizia si sente spingere a scagliare flagelli! Oh, come accendono il
suo furore contro la creatura tante bestemmie orrende!
Ma tu, o mio Gesù, amandoci di
amore sommo, fai fronte a queste voci micidiali con la tua voce onnipotente e
creatrice, in cui raccogli tutte queste voci, e fai sentire all’udito del Padre
la tua voce dolcissima per rinfrancarlo delle molestie che le creature gli
danno, con altrettante voci di benedizioni e lodi, e gridi misericordia,
grazie, amore per la povera creatura.
E per placarlo di più, gli mostri
la tua santissima bocca, e dici:
“Padre mio, tornami a guardare;
non sentire le voci delle creature, ma senti la mia. Sono Io che soddisfo per
tutti. Perciò ti prego di guardare la creatura e di guardarla in me. Se la
guardi fuori di me, che sarà di essa? È debole, ignorante, capace solo di far
male, piena di tutte le miserie. Pietà, pietà della povera creatura. Rispondo
Io per essa con questa mia lingua amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete,
arsa e riarsa dall’amore”.
Mio amareggiato Gesù, la mia voce
nella tua vuole far fronte a tutte queste offese. Permettimi che prenda la tua
lingua, le tue labbra, e giri per tutte le creature, toccando le loro lingue
con la tua, affinché sentendo l’amarezza della tua nell’atto di offenderti, se
non per amore, almeno per l’amarezza che sentono, non bestemmino più; che
tocchi le loro labbra con le tue, affinché facendo sentire il fuoco della colpa
sulle labbra di tutti e facendo risuonare la tua voce onnipotente in ogni
petto, possa arrestare la corrente di tutte le voci cattive e cambiare tutte le
voci umane in voci di benedizioni e lodi.
Mio Crocifisso Gesù, la creatura,
a tanto tuo amore e dolore, non si arrende ancora, anzi disprezzandoti, va
aggiungendo colpe a colpe, commettendo sacrilegi enormi, omicidi, suicidi,
duelli, frodi, inganni, crudeltà e tradimenti. Ah, tutte queste opere cattive
appesantiscono le braccia paterne! E il Padre, non potendo sostenere il peso,
sta per abbassarle, per riversare sulla terra furore e distruzione. E tu, o mio
Gesù, per strappare la creatura dal furore divino, temendo di vederla
distrutta, stendi le tue braccia al Padre, affinché non le abbassi per
distruggere la creatura. E aiutando con le tue braccia a sostenere il peso, lo
disarmi e impedisci che la giustizia faccia il suo corso. E per muoverlo a
compassione della misera umanità ed intenerirlo, gli dici con la voce più insinuante:
“Padre mio, guarda queste mani
squarciate e questi chiodi che me le trafiggono, che mi inchiodano insieme a
tutte queste opere cattive. Ah, è in queste mani che sento tutti gli spasimi
che mi danno queste opere cattive! Non sei contento, o Padre mio, dei miei
dolori? Non sono forse capaci di soddisfarti? Sì, queste mie braccia slogate
saranno sempre catene che terranno strette le povere creature, affinché non mi
sfuggano, tranne quelle che volessero strapparsi a viva forza. E queste mie braccia
saranno catene amorose che ti legheranno, Padre mio, per impedirti di
distruggere la povera creatura. Anzi ti attirerò sempre vicino ad essa, perché
versi su di lei le tue grazie e misericordie”.
Mio Gesù, il tuo amore è un dolce
incanto per me, e mi spinge a fare ciò che fai tu. Perciò dammi le tue braccia,
ché insieme con te voglio impedire, a costo di qualunque pena, che la divina
giustizia faccia il suo corso contro la povera umanità. E per muovere il Padre
a pietà delle creature, permettimi che metta nelle tue braccia le tante membra
straziate, i gemiti di tanti poveri feriti, i tanti cuori addolorati ed
oppressi. Permettimi che vada da tutte le creature e le stringa tutte nelle tue
braccia, affinché tutte ritornino al tuo cuore. Permettimi che con la potenza
delle tue mani creatrici arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga
tutti dall’operare il male.
Mio amabile crocifisso Gesù, la
creatura non è ancora contenta di offenderti. Vuol bere fino in fondo tutta la
feccia della colpa, e corre quasi all’impazzata nella via del male. Si
precipita di colpa in colpa, disobbedisce alle tue leggi e, disconoscendoti,
si ribella a te e, quasi per farti dispetto, vuole andare all’inferno. Oh, come
si sdegna la Maestà Suprema! E tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, anche
dell’ostinatezza delle creature, per placare il divin Padre, gli fai vedere
tutta la tua santissima umanità lacerata, slogata, straziata in modo orribile.
Mostri i tuoi santissimi piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle
creature, che ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità
degli spasimi.
E sento la tua voce più che mai
commovente, come in atto di spirare, che vuol vincere per forza d’amore e di
dolore la creatura, e trionfare sul cuore paterno:
“Padre mio, guardami dalla testa
ai piedi: non c’è parte sana in me, non ho dove farmi aprire altre piaghe e
procurarmi altri dolori. Se non ti plachi a questo spettacolo di amore e di
dolore, chi mai potrà placarti?
O creature, se non vi arrenderete
a tanto amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo
sangue saranno sempre voci che chiameranno dal cielo alla terra grazie di
pentimento, perdono, compassione per la povera umanità”.
Mio Gesù, ti vedo in uno stato di
violenza per placare il Padre e per vincere la povera creatura. Permettimi che
prenda i tuoi santissimi piedi e giri per tutte le creature, per legare i loro
passi ai tuoi piedi, e così, se volessero camminare nella via del male, sentendo
le catene che hai messo tra te e loro, non possano [farlo]. Deh! Con questi
tuoi piedi fa che indietreggino dalla via del male, mettile sulla via del bene,
rendendole più docili alle tue leggi. E con i tuoi chiodi serra l’inferno affinché
più nessuno vi cada dentro.
Mio Gesù, Amante crocifisso, vedo
che non ne puoi più: la tensione terribile che subisci sulla croce; lo
scricchiolio continuo delle tue ossa, che sempre più si slogano ad ogni piccolo
movimento; le carni che più si squarciano; le ripetute offese che ti giungono,
ripetendo passioni e morti più dolorose; la sete ardente che ti consuma; le
pene interne che ti soffocano di amarezza, di dolore e di amore; e
l’ingratitudine umana che in tanti tuoi martìri ti affronta e ti penetra come
onda impetuosa, fin dentro il trafitto tuo cuore, ti schiacciano tanto che la
tua santissima umanità, non reggendo sotto il peso di tanti martìri, sta per
finire e, delirando di amore e di patire, chiede aiuto e pietà.
Crocifisso Gesù, possibile? Tu
che reggi tutto e dai vita a tutti, chiedi aiuto? Ah! Come vorrei penetrare in
ogni goccia del tuo sangue e versare il mio per raddolcirti ogni piaga, per
attutire il dolore di ogni spina, per rendere meno dolorose le loro punture e
per raddolcirti in ogni pena interna del tuo cuore, per sollevare le intensità
delle tue amarezze. Vorrei darti vita per vita, e se mi fosse possibile vorrei
schiodarti dalla croce per sostituirmi in vece tua. Ma vedo che sono nulla e
nulla posso, sono troppo insignificante. Perciò dammi te stesso. Prenderò vita
in te e in te darò te a te stesso. Così contenterai le mie brame.
Straziato Gesù, vedo che la tua
santissima umanità finisce non per te, ma per compiere in tutto la nostra redenzione.
Hai bisogno di aiuto divino e perciò ti getti nelle braccia paterne, chiedendo
aiuto e soccorso. Oh! Come il divin Padre s’intenerisce nel guardare l’orrendo
strazio della tua santissima umanità, il lavorio terribile che la colpa ha
fatto sulle tue santissime membra. E per contentare le tue brame d’amore, ti
stringe al suo cuore paterno e ti dà gli aiuti necessari per compiere la nostra
redenzione. E mentre ti stringe, senti nel tuo cuore più forte ripetere i colpi
dei chiodi, le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle
spine. Oh, come il Padre ne resta colpito! Come si sdegna nel vedere che tutte
queste pene te le recano fin nel tuo cuore anche anime a te consacrate! E nel
suo dolore ti dice:
“Possibile, Figlio mio, che
neppure la parte da te eletta è tutta con te? Anzi pare che queste anime
chiedano rifugio e nascondimento in questo tuo cuore per amareggiarti e darti
morte più dolorosa; e quel che è più, tutti questi dolori che ti danno sono
nascosti e coperti da ipocrisie. Ah, Figlio! Non posso più contenere lo sdegno
per l’ingratitudine di queste anime, le quali mi addolorano più che le altre
creature tutte insieme”.
Ma tu, o mio Gesù, trionfando di
tutto, difendi queste anime, e fai riparo con l’amore immenso del tuo cuore
alle onde delle amarezze e trafitture che queste anime ti danno. E per placare
il Padre, gli dici:
“Padre mio, guarda questo mio
cuore: tutti questi dolori ti soddisfino, e quanto più acerbi essi sono,
altrettanto più potenti siano sul tuo cuore di Padre, per impetrare grazie,
luce e perdono per queste anime. Padre mio, non li rigettare: saranno essi i
miei difensori che continueranno la mia vita sulla terra.
O Padre amorosissimo, considera
che, se la mia umanità è giunta ora al colmo dei suoi patimenti, questo mio
cuore pure scoppia per le amarezze, le intime pene e gli inauditi strazi che ho
sofferto per lo spazio di trentaquattro anni, a cominciare dal primo istante
della mia incarnazione. Tu conosci, o Padre, l’intensità di queste interne
amarezze, che sarebbero state capaci di farmi morire ad ogni momento di puro
spasimo, se la nostra onnipotenza non mi avesse sostenuto, per prolungare il
mio patire fino a questa estrema agonia. Ah! Se finora ti ho offerto tutte le pene
della mia santissima umanità per placare la tua giustizia che pende su tutti, e
per attirare su tutti la tua misericordia trionfatrice, ora ti presento questo
mio cuore sconquassato, premuto e infranto sotto il torchio di tutti i momenti
della mia vita mortale, in modo particolare per i traviamenti delle anime a noi
consacrate.
Osserva, o Padre mio: questo è il
cuore che ti ha amato di infinito amore, che sempre è stato arso di amore per
i miei fratelli, figli tuoi in me; questo è il cuore generoso con il quale ho
anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i peccati degli
uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, dei suoi continui accoramenti, delle
sue angosce, dei suoi tedi, delle sue tristezze innanzi alla morte!
O Padre mio, vi è stato forse un
solo palpito del mio cuore che non abbia cercato la tua gloria, a costo di pene
e di sangue, e la salvezza dei miei fratelli? Non sono usciti da questo mio cuore
sempre oppresso, le ardenti suppliche, i gemiti, i sospiri, i clamori con cui
per trentaquattro anni ho pianto e gridato misericordia al tuo cospetto?
Tu mi hai esaudito, o Padre mio,
per una infinità di volte e di anime, e te ne rendo grazie infinite. Ma, guarda,
o Padre mio, come non può calmarsi il mio cuore nelle sue pene se dovesse
sfuggire al suo amore anche un’anima sola, perché noi amiamo tanto un’anima
sola quanto tutte le anime insieme. E si dirà che dovrò dare l’ultimo sospiro
su questo doloroso patibolo, vedendo miseramente perire anche anime a noi consacrate?
Io muoio in un mare di affanni e di pene per l’iniquità e la perdita eterna del
perfido Giuda, tanto duro ed ingrato, che respinse tutti i miei tratti amorosi
e delicati, e che tanto beneficai, fino a farlo sacerdote, vescovo, come gli
altri miei apostoli. Ah, Padre mio, basta questo abisso di pene! Quante anime
vedo, scelte da noi per il duplice sacro seguito, che vogliono imitare Giuda,
chi più, chi meno!
Aiutami, Padre mio, aiutami! Non
posso sopportare tutte queste pene. Vedi se c’è una fibra nel mio cuore che non
sia tormentata più di tutti gli strazi del mio corpo divino. Vedi se tutto il
sangue che sto versando non sgorghi, più che dalle mie piaghe, dal mio cuore,
che si disfa di amore e di dolore. Pietà, Padre mio, pietà! Non per me, che
voglio patire sino all’infinito per le povere anime, ma pietà di tutte le
anime, specialmente per quelle, di uomini e donne, chiamate al mio santo
servizio e al mio sposalizio di amore. Ascolta, o Padre, il mio cuore che,
vicino a venire meno alla vita, accelera i suoi palpiti infocati e grida: Per tante mie pene, grazie efficaci di
pentimento e di vera conversione ti chiedo per tutte queste infelici anime!
Nessuna di esse ci sfugga!
Ho sete, Padre mio, ho sete di
tutte le anime, specialmente di queste. Ho sete di patire di più per ciascuna
di queste anime. Ho sempre fatto la tua Volontà, Padre mio. Ora questa mia
Volontà, che è pure la tua, deh! Fa che sia compiuta perfettamente per amore di
me, tuo Figlio dilettissimo, nel quale hai trovato tutte le tue compiacenze”.
O mio Gesù, non resisto più. Mi
unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo amore penante. Dammi il
tuo cuore, affinché io senta la tua stessa sete per le anime consacrate a te e,
con i miei palpiti, ti restituisca l’amore e gli affetti di tutti. Permettimi
di andare da tutte e di deporre il tuo cuore in loro. Al suo contatto si riscaldino
le fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate, ed in
loro ritornino le tante grazie respinte.
Il tuo cuore è soffocato dal
dolore e dall’amarezza, nel vedere resi vani tanti disegni che avevi su di
loro, per la loro incorrispondenza, e nel vedere che tante altre anime, che
dovevano avere vita e salvezza per mezzo di quelle, ne risentono le tristi
consequenze. Io mostrerò loro il tuo cuore tanto amareggiato per causa loro,
lancerò in esse dardi di fuoco dal tuo cuore, presenterò tutte le tue suppliche
e tutti i tuoi patimenti per loro: non è possibile che non si arrendano a te.
Così ritorneranno pentite ai tuoi piedi, ed i tuoi amorosi disegni su di loro
saranno ripristinati; staranno in te ed intorno a te, non più per offenderti,
ma per ripararti, consolarti e difenderti.
Vita mia, Crocifisso Gesù, vedo
che ancora agonizzi sulla croce, non essendo ancora pago il tuo amore per dare
compimento a tutto. Anch’io, sì, agonizzo insieme con te, e chiamo tutti:
angeli, santi, venite sul monte Calvario a mirare gli eccessi e le follie di
amore di un Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti, adoriamole, sosteniamo
quelle membra lacerate, ringraziamo Gesù dell’operata redenzione. Diamo uno
sguardo alla trafitta Madre, che tante pene e morti sente nell’Immacolato suo
Cuore per quante pene vede nel suo Figlio Dio. Le sue stesse vesti sono intrise
di sangue, il monte Calvario n’è cosparso tutto.
Perciò tutti insieme prendiamo
questo sangue, preghiamo la dolente Madre che si unisca a noi, dividiamoci in
tutto il mondo e andiamo in aiuto di tutti. Aiutiamo i pericolanti affinché non
periscano, i caduti affinché si rialzino, quelli che stanno per cadere affinché
non cadano. Diamo questo sangue a tanti poveri ciechi, affinché splenda in essi
la luce della verità. E in modo speciale portiamoci in mezzo ai poveri combattenti:
facciamo loro da vigili sentinelle, e se stanno per cadere colpiti dal piombo
nemico, riceviamoli nelle nostre braccia per confortarli; e, se vengono abbandonati
da tutti, se sono disperati della loro triste sorte, diamo loro questo sangue,
perché si rassegnino e venga lenita l’atrocità dei dolori. E se vediamo che vi
sono anime che stanno per cadere nell’inferno, diamo loro questo sangue divino,
che contiene il prezzo della redenzione, e strappiamole a satana.
E mentre mi terrò Gesù stretto al
mio cuore per difenderlo e ripararlo da tutto, stringerò tutti a questo cuore,
affinché tutti ottengano grazia efficace di conversione, forza e salvezza.
O Gesù, vedo che il sangue a rivi
scorre dalle tue mani e dai tuoi piedi. Gli angeli, piangenti, facendoti
corona, ammirano i portenti dell’immenso tuo amore. Vedo la tua dolce Mamma ai
piè della croce, trafitta dal dolore, la tua cara Maddalena, il prediletto
Giovanni, tutti presi da estasi di stupore, di amore e di dolore.
O Gesù, mi unisco con te e mi
stringo alla tua croce; prendo tutte le gocce del tuo sangue e le verso nel mio
cuore. Quando vedrò la tua giustizia irritata contro i peccatori, io, per
placarti, ti mostrerò questo sangue; quando vorrò la conversione di anime
ostinate nella colpa, ti mostrerò questo sangue e per virtù di esso non rigetterai
la mia preghiera, perché ne ho il pegno nelle mani.
Ed ora, crocifisso mio Bene, a
nome di tutte le generazioni, passate, presenti e future, insieme con la tua
Mamma e con tutti gli angeli mi prostro innanzi a te e ti dico: Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo,
perché con la tua santa croce hai redento il mondo.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù crocifisso ubbidisce ai
carnefici, accetta con amore tutti gl’insulti e pene che gli danno. Per il
grande amore che Gesù sentiva per la povera anima nostra, trovò nella croce il
suo letto di riposo. E noi, in tutte le pene, ci riposiamo in lui? Con la
nostra pazienza e col nostro amore possiamo dire che prepariamo un letto nel
nostro cuore a Gesù?
Mentre Gesù è crocifisso, non c’è
parte interna ed esterna che non senta uno speciale patire. E noi, ci teniamo
tutti crocifissi a lui, almeno coi nostri sensi principali? Quando in una vana
conversazione od altro simile divertimento troviamo il nostro gusto, allora è
Gesù che resta inchiodato alla croce. Ma se questo medesimo gusto lo sacrifichiamo
per amor suo, allora schiodiamo Gesù e c’inchiodiamo noi.
Teniamo sempre inchiodati coi
chiodi della sua santissima Volontà, la nostra mente, il nostro cuore, tutto
l’essere nostro? Gesù, mentre è crocifisso, guarda con amore i carnefici. E noi
per amor suo guardiamo con amore chi ci offende?
*
Mio crocifisso Gesù, i tuoi
chiodi siano fitti nel mio cuore, affinché non ci sia palpito, affetto,
desiderio che non senta le punture di essi, ed il sangue che verserà questo mio
cuore sia il balsamo che lenisca tutte le tue piaghe.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
La croce di Gesù furono le anime
Dal Volume 15 del 16 febbraio 1923
(12)
[Luisa dice:]
Stavo facendo la mia solita adorazione al Crocifisso ed abbandonandomi
tutta nel suo amabile Volere, ma mentre ciò facevo ho sentito che il mio amabile
Gesù si muoveva nel mio interno e mi diceva:
“...Figlia mia, quante cose farà conoscere la mia Volontà di ciò che
operò la mia umanità in questa Volontà Divina! La mia umanità, per operare la
redenzione perfetta e completa, doveva farla nell’ambito dell’eternità: ecco la
necessità d’una Volontà eterna. Se la mia volontà umana non avesse con sé una Volontà
eterna, tutti i miei atti sarebbero atti limitati e finiti; invece con questa
sono interminabili ed infiniti. Perciò le mie pene, la mia croce, dovevano
essere interminabili ed infinite, e la mia Volontà Divina faceva trovare alla
mia umanità tutte queste pene e croci, tanto che essa mi distendeva su tutta l’umana
famiglia, dal primo fino all’ultimo uomo, ed io assorbivo tutte le specie di
pene in me, ed ogni creatura formava la mia croce.
Sicché la mia croce fu tanto lunga quanto è e sarà la lunghezza di
tutti i secoli, e larga quanto sono le umane generazioni. Non fu la sola piccola
croce del Calvario dove mi crocifissero gli ebrei; questa non era altro che una
immagine della lunga croce in cui mi teneva crocifisso la Suprema Volontà.
Sicché ogni creatura formava la lunghezza e la larghezza della croce, e come la
formavano restavano innestate nella stessa croce; ed il Volere Divino,
distendendomi su di essa e crocifiggendomi, non solo Lui formava la mia croce,
ma tutti quelli che formavano detta croce. Ecco, perciò avevo bisogno
dell’ambito dell’eternità, dove dovevo tenere questa croce; lo spazio terrestre
non basterebbe per contenerla.
Oh, quanto mi ameranno le creature, quando conosceranno ciò che fece la
mia umanità nella Divina Volontà, e ciò che mi fece soffrire per amor loro! La
mia croce non fu di legno, no: furono le anime. Erano loro che me le sentivo
palpitanti nella croce su cui mi distendeva la Divina Volontà, e nessuna mi
facevo sfuggire; a tutti davo il posto, e per dare posto a tutti mi distendeva
in modo sì straziante e con pene sì atroci, che le pene della passione potrei
chiamarle piccoli sollievi.
Perciò affrettati,
affinché il mio Volere faccia conoscere tutto ciò che questo Volere eterno
operò nella mia umanità. Questa conoscenza riscuoterà tanto amore, che le
creature si piegheranno a farlo regnare in mezzo a loro”.
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Crocifisso mio Bene, ti vedo
sulla croce come sul tuo trono di trionfo, in atto di conquistare tutto e tutti
i cuori e di attirarli tanto a te, che tutti sentano il tuo sovrumano potere.
La natura, inorridita di tanto misfatto, si prostra innanzi a te ed in silenzio
aspetta un tuo detto, per renderti onore e far riconoscere il tuo dominio; il
sole piangente ritira la sua luce, non potendo sostenere la vista di te, troppo
dolorosa; l’inferno sente terrore e, silenzioso, aspetta. Sicché tutto è
silenzio. La tua trafitta Mamma, i tuoi fidi, sono tutti muti e pietrificati
alla vista, ahi! troppo dolorosa della tua squarciata e slogata umanità e,
silenziosi, aspettano una tua parola. La tua stessa umanità che giace in un
mare di dolori tra gli spasimi atroci dell’agonia, è silenziosa, tanto che si
teme che da un respiro all’altro tu muoia. Che più? Gli stessi perfidi giudei,
gli stessi spietati carnefici che sino a poco fa ti oltraggiavano, ti
schernivano, ti chiamavano impostore, malfattore, gli stessi ladroni che ti bestemmiavano,
tutti tacciono, ammutoliscono; il rimorso li invade e, se qualche insulto si
sforzano di lanciarti, questo muore sulle loro labbra.
Ma penetrando nel tuo interno,
vedo che l’amore rigurgita, ti soffoca e non puoi contenerlo e, costretto dal
tuo amore, che ti tormenta più delle stesse pene, con voce forte e commovente
tu parli. Da quel Dio che sei, levi i morenti tuoi occhi al cielo ed esclami:
“Padre, perdona loro, ché non
sanno quel che fanno!”.
E di nuovo ti chiudi nel
silenzio, immerso in pene inaudite.
Crocifisso Gesù, possibile tanto
amore? Ah! Dopo tante pene ed insulti, la prima parola è il perdono e ci scusi
innanzi al Padre di tanti peccati. Ah! Questa parola la fai scendere in ogni
cuore dopo la colpa, e sei tu il primo ad offrire il perdono. Ma quanti la
respingono, e non l’accettano! Il tuo amore allora va in follie, perché tu,
smaniando, vuoi dare a tutti il perdono ed il bacio di pace.
A questa tua parola l’inferno
trema e ti riconosce Dio, la natura e tutti restano attoniti e riconoscono la
tua Divinità, il tuo inestinguibile amore e, silenziosi, aspettano per vedere
dove esso giunge.
E non è solo la tua voce, ma
anche il tuo sangue, le tue piaghe, che gridano ad ogni cuore dopo il peccato:
“Vieni nelle mie braccia, ché ti perdono e il suggello del perdono è il prezzo
del mio sangue”.
O mio amabile Gesù, ripeti ancora
questa parola a quanti peccatori stanno nel mondo. Per tutti implora misericordia,
per tutti applica i meriti infiniti del tuo preziosissimo sangue, per tutti, o
buon Gesù, continua a placare la divina giustizia e dà grazia a chi, trovandosi
in atto di dover perdonare, non ne sente la forza.
Mio Gesù, Crocifisso adorato, in
queste tre ore di amarissima agonia tu vuoi dare compimento a tutto. E mentre,
silenzioso, te ne stai su questa croce, vedo che nel tuo interno vuoi
soddisfare in tutto il Padre. Lo ringrazi per tutti, soddisfi tu per tutti, per
tutti chiedi perdono e a tutti impetri grazia che mai più ti offendano; e per
impetrare ciò dal Padre, riepiloghi tutta la tua vita, dal primo istante del
tuo concepimento fino all’ultimo respiro. Mio Gesù, amore interminabile, lascia
che anch’io riepiloghi tutta la tua vita con te, con l’inconsolabile Mamma,
con San Giovanni e con le pie donne.
Mio dolce Gesù, ti ringrazio
delle tante spine che hanno trafitto la tua adorabile testa, delle gocce di
sangue da questa versate, dei colpi che su di essa hai ricevuti e dei capelli
che ti hanno strappato. Ti ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato a
tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai date e di quante volte hai
perdonato tutti i nostri peccati di pensieri, di superbia, di orgoglio e di
propria stima.
Ti chiedo perdono a nome di
tutti, o mio Gesù, di quante volte ti abbiamo coronato di spine, di quante
gocce di sangue ti abbiamo fatto versare dal sacratissimo tuo capo, di quante
volte non abbiamo corrisposto alle tue ispirazioni. Per tutti questi dolori da
te sofferti ti prego, o buon Gesù, d’impetrarci la grazia di non commettere mai
più peccati di pensieri. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nella
tua santissima testa, per darti tutta quella gloria che le creature ti
avrebbero dato se avessero fatto buon uso della loro intelligenza.
Adoro, o Gesù mio, i tuoi
santissimi occhi e ti ringrazio di quante lacrime e sangue han versato, per le
punture crudeli delle spine, per gli insulti, le derisioni e i vilipendi
sostenuti in tutta la tua passione. Ti chiedo perdono per tutti quelli che si
servono della vista per offenderti e oltraggiarti, pregandoti, per i dolori
sofferti nei tuoi sacratissimi occhi, a compartirci la grazia che nessuno più
ti offenda con gli sguardi cattivi. Intendo ancora offrirti tutto quello che tu
stesso soffristi nei tuoi santissimi occhi, per darti tutta quella gloria che
le creature ti avrebbero dato, se i loro sguardi fossero fissi solo al cielo,
alla Divinità e a te, o mio Gesù.
Adoro le tue santissime orecchie.
Ti ringrazio di quanto soffristi mentre i manigoldi sul Calvario te le
assordavano con grida e scherni. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quanti
discorsi cattivi si ascoltano, e ti prego che si aprano le orecchie di tutti
gli uomini alle verità eterne, alle voci della grazia e che nessuno più ti offenda
col senso dell’udito. Intendo ancora offrirti tutto ciò che soffristi nel tuo
santissimo udito, per darti tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato,
se di quest’organo avessero fatto santo uso.
Adoro e bacio, o Gesù mio, il tuo
santissimo volto e ti ringrazio di quanto soffristi, per gli sputi, schiaffi e
scherni ricevuti e per quante volte ti lasciasti calpestare dai tuoi nemici. Ti
domando perdono a nome di tutti, per quante volte si è avuto l’ardire
d’offenderti, pregandoti per questi schiaffi e per questi sputi di far sì che
da tutti venga riconosciuta, lodata, glorificata la tua Divinità. Anzi, o mio
Gesù, intendo io stessa andare per tutto il mondo, dall’oriente all’occidente,
da mezzogiorno a settentrione, unire tutte le voci delle creature e cambiarle
in altrettanti atti di lode, d’amore e di adorazione. Intendo ancora, o mio
Gesù, portare a te tutti i cuori delle creature, affinché in tutti tu possa
gettare luce, verità, amore, compatimento alla tua divina Persona. E mentre
perdonerai tutti, io ti prego di non permettere che nessuno più ti offenda, se
fosse possibile anche a costo del mio sangue. Intendo infine offrirti tutto ciò
che soffristi nel tuo santissimo volto, per darti tutta la gloria che le
creature ti avrebbero dato, se nessuno avesse ardito offenderti.
Adoro la tua santissima bocca e
ti ringrazio dei tuoi primi vagiti, di quanto latte succhiasti, di quante
parole dicesti, dei baci infocati che desti alla tua santissima Madre, del cibo
che prendesti, dell’amarezza del fiele e della sete ardente che soffristi sulla
croce, delle preghiere che innalzasti al Padre, e ti chiedo perdono per quante
mormorazioni e discorsi cattivi e mondani si fanno e per quante bestemmie
pronunziano le creature. Intendo offrire i tuoi santi discorsi in riparazione
dei loro discorsi non buoni, la mortificazione del tuo gusto per riparare le
loro golosità e tutte le offese che ti hanno arrecato col cattivo uso della
lingua. Intendo offrirti tutto ciò che soffristi nella tua santissima bocca,
per darti io tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato, se nessuna avesse
ardito offenderti col senso del gusto e con l’abuso della lingua.
O Gesù, di tutto ti ringrazio e,
a nome di tutti, t’innalzo l’inno di un ringraziamento eterno, infinito.
Intendo, o mio Gesù, offrirti tutto ciò che hai sofferto nella tua santissima
persona, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato tutte le creature, se
avessero uniformata la loro vita alla tua.
Ti ringrazio, o Gesù, per quanto
hai sofferto nelle tue santissime spalle, per quanti colpi hai ricevuti, per
quante piaghe ti sei lasciato aprire sul tuo sacratissimo corpo e per quante
gocce di sangue hai versato. Ti chiedo perdono a nome di tutti, per quante
volte per amore delle comodità ti hanno offeso con piaceri illeciti e non
buoni. Ti offro la tua dolorosa flagellazione per riparare tutti i peccati
commessi con tutti i sensi, l’amore ai propri gusti, ai piaceri sensibili, al
proprio io, a tutte le soddisfazioni naturali, e intendo pure offrirti tutto
ciò che hai sofferto nelle tue spalle, per darti tutta la gloria che le
creature ti avrebbero dato, se in tutto avessero cercato di piacere a te solo e
di rifugiarsi all’ombra della tua divina protezione.
Gesù mio, bacio il tuo piede
sinistro. Ti ringrazio di quanti passi facesti nella tua vita mortale e di
quante volte stancasti le tue povere membra per andare in cerca di anime da
condurre al tuo cuore. Ti offro perciò, o mio Gesù, tutte le mie azioni, passi
e movimenti, con l’intenzione di darti riparazione per tutto e per tutti. Ti
chiedo perdono per quelli che non operano con retta intenzione. Unisco le mie
azioni alle tue per divinizzarle, e le offro unite a tutte le opere che facesti
con la tua santissima umanità, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato
le creature, se avessero operato santamente e con fini retti.
Ti bacio, o Gesù mio, il piede
destro e ti ringrazio di quanto hai sofferto e soffri per me, specialmente in
quest’ora che sei pendente dalla croce. Ti ringrazio per lo straziante lavorio
che fanno i chiodi nelle tue piaghe, le quali si squarciano sempre più al peso
del tuo sacratissimo corpo. Ti chiedo perdono di tutte le ribellioni e
disobbedienze che commettono le creature, offrendoti i dolori dei tuoi
santissimi piedi in riparazione di queste offese, per darti tutta la gloria che
le creature ti avrebbero dato, se in tutto fossero state soggette a te.
O mio Gesù, bacio la tua
santissima mano sinistra. Ti ringrazio di quanto hai sofferto per me, di quante
volte hai placata la divina giustizia, soddisfacendo per tutti. Bacio la tua
mano destra e ti ringrazio di quanto bene hai operato e operi per tutti; in
modo speciale ti ringrazio delle opere della creazione, della redenzione e
della santificazione. Ti chiedo perdono a nome di tutti di quante volte siamo
stati ingrati ai tuoi benefici, delle tante nostre opere fatte senza retta
intenzione. In riparazione di tutte queste offese, intendo offrirti tutta la
perfezione e santità delle tue opere, per darti tutta quella gloria che le
creature ti avrebbero dato, se avessero corrisposto a tutti questi benefizi.
O Gesù mio, bacio il tuo
sacratissimo cuore e ti ringrazio di quanto hai sofferto, desiderato e zelato
per amor di tutti e per ognuno in particolare. Ti chiedo perdono di tanti
desideri cattivi, affetti e tendenze non buone. Perdono, o Gesù, per tanti che
pospongono il tuo amore all’amore delle creature, e per darti tutta la gloria
che queste ti hanno negato, ti offro tutto ciò che ha fatto e continua a fare
il tuo adorabilissimo cuore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù innalzato in croce, resta
sospeso senza toccare la terra. E noi, cerchiamo di vivere distaccati dal
mondo, dalle creature e da quanto sa di terra? Tutto deve concorrere a formare
la croce sulla quale dobbiamo distenderci e rimanere sospesi come Gesù, lontani
da tutto ciò che è terra, affinché le creature non si attacchino a noi.
Il penante Gesù non ha altro
letto che la croce, altro refrigerio che le piaghe e gli insulti. Ed il nostro
amore giunge a tanto per Gesù, da trovare riposo nel patire? Tutto ciò che
facciamo, preghiere, sofferenze ed altro, rinchiudiamolo in quelle piaghe, intingiamolo
nel sangue di Gesù, e non troveremo conforto che nelle sue pene. Sicché le
piaghe di Gesù saranno le nostre, il suo sangue lavorerà continuamente in noi
per lavarci ed abbellirci, e così attingeremo qualunque grazia per noi e per la
salvezza delle anime. Col deposito del sangue di Gesù nel nostro cuore, se
commetteremo qualche mancanza, pregheremo Gesù che non ci tenga imbrattati alla
sua presenza ma col suo sangue ci lavi e ci tenga insieme con lui. Se ci
sentiremo deboli, pregheremo Gesù che dia un sorso del suo sangue all’anima
nostra, affinché ci dia la forza.
Il dolce Gesù prega per i suoi
carnefici, anzi li scusa. E noi, facciamo nostra la preghiera di Gesù, per
scusare continuamente i peccatori innanzi al Padre e per impetrare loro
misericordia, anche per quelli che ci offendessero?
Mentre preghiamo, operiamo,
camminiamo, non dimentichiamo pure le povere anime che stanno per dare l’ultimo
anelito. Portiamo loro in aiuto e conforto le preghiere e i baci di Gesù,
perché il suo preziosissimo sangue le purifichi e faccia loro prendere il volo
verso il cielo.
*
Mio Gesù, dalle tue piaghe, dal
tuo sangue, voglio attingere la forza di poter ripetere in me la tua stessa
vita, e così potrò impetrare a tutti il bene che facesti tu stesso.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Confitto Amor mio, mentre con te
prego, la forza rapitrice del tuo amore e delle tue pene mantiene fisso il mio
sguardo su di te, ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu
spasimi d’amore e di dolore e le fiamme che bruciano il tuo cuore si elevano tanto
in alto, che stanno in atto d’incenerirti. Il tuo amore contenuto è più forte
della stessa morte, e tu, volendolo sfogare, guardando il ladrone alla tua
destra, lo rubi all’inferno. Con la tua grazia gli tocchi il cuore e quel ladro
è tutto mutato, ti riconosce, ti confessa per Dio, e tutto contrito dice:
“Signore, ricordati di me quando
sarai nel tuo regno”.
E tu non esiti a rispondergli:
“Oggi sarai con me in paradiso”.
E così ne fai il primo trionfo
del tuo amore. Ma nel tuo amore vedo che non è al solo ladrone che rubi il
cuore, ma anche a tanti morenti. Ah! Tu metti a loro disposizione il tuo
sangue, il tuo amore, i tuoi meriti ed usi tutti gli artifizi e stratagemmi
divini per toccare i loro cuori e rubarli tutti a te. Ma anche qui il tuo amore
è contrastato. Quante ripulse, quante sconfidenze, quante disperazioni! È tanto
il dolore, che di nuovo ti riduce al silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare per
quelli che disperano della divina misericordia in punto di morte. Dolce Amor
mio, ispira a tutti fiducia e confidenza illimitata in te, specialmente a quelli
che si trovano fra le strette dell’agonia, e in virtù di questa tua parola,
concedi loro luce, forza e aiuto per poter morire santamente e volare da questa
terra al cielo. Nel tuo santissimo corpo, nel tuo sangue, nelle tue piaghe,
tutte, tutte contieni le anime, o Gesù. Per i meriti dunque di questo tuo
preziosissimo sangue, non permettere che anche un’anima sola vada perduta. Il
tuo sangue gridi ancora per tutte, insieme con la tua voce: “Oggi sarete con me
in paradiso”.
Mio Gesù, Crocifisso straziato,
le tue pene aumentano sempre di più. Ah, su questa croce tu sei il vero re dei
dolori! Fra tante pene, nessun’anima ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua
propria vita. Ma il tuo amore si vede contrastato dalle creature, disprezzato,
non curato, e, non potendo sfogare, si fa più intenso, ti dà torture
indicibili. In queste torture va investigando che altro può dare all’uomo per
vincerlo, e ti fa dire:
“Vedi, o anima, quanto ti ho
amato! Se non vuoi aver pietà di te stessa, abbi pietà almeno del mio amore!”.
Intanto, vedendo che non hai più
che dargli, avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla tua Mamma.
Anch’essa è più che morente per le tue pene, ed è tanto l’amore che la tortura,
che la rende crocifissa al par di te. Madre e Figlio vi intendete, e tu sospiri
con soddisfazione e ti conforti nel vedere che puoi dare alla creatura la tua
Mamma. E, considerando in Giovanni tutto il genere umano, con voce così tenera
da intenerire tutti i cuori, dici:
“Donna, ecco il tuo figlio”,
ed a Giovanni:
“Ecco la Madre tua”.
La tua voce scende nel suo cuore
materno, ed unita alle voci del tuo sangue continua a dire:
“Madre mia, ti affido tutti i
miei figli; tutto l’amore che senti per me, sentilo per loro. Tutte le tue
premure e tenerezze materne siano per i miei figli, tu me li salverai tutti”.
La tua Mamma accetta. Intanto le
pene sono così forti che ti riducono di nuovo al silenzio.
Intendo, o mio Gesù, riparare le offese
che si fanno alla Santissima Vergine, le bestemmie e le ingratitudini di tanti
che non vogliono riconoscere i benefizi che tu hai fatto a tutti, dandocela per
Madre.
Come possiamo noi ringraziarti di
tanto benefizio? Ricorriamo, o Gesù, alla tua stessa fonte e ti offriamo il tuo
sangue, le tue piaghe, l’amore infinito del tuo cuore. O Vergine Santissima,
quale non è la tua commozione nell’udire la voce del buon Gesù che ti lascia a
noi tutti per Madre.
Te ne ringraziamo, o Vergine
benedetta, e, per ringraziarti come meriti, ti offriamo gli stessi
ringraziamenti del tuo Gesù. O dolce Mamma, sii tu la nostra Madre, prendi cura
di noi e non permettere mai che ti offendiamo anche menomamente. Tienici sempre
stretti a Gesù, con le tue mani legaci tutti, tutti a lui, in modo da non
potergli sfuggire più mai. Con le tue stesse intenzioni, intendo per tutti
riparare le offese che si fanno al tuo Gesù ed a te, dolce Mamma mia.
O mio Gesù, mentre te ne stai
immerso in tante pene, tu perori maggiormente la causa della salvezza delle
anime. Io però non me ne starò indifferente, ma come colomba voglio spiccare il
mio volo sulle tue piaghe, baciarle, lenirle e tuffarmi nel tuo sangue, per
poter dire con te: Anime! Anime!
Voglio sostenere il tuo capo trafitto e addolorato per ripararti e chiederti
misericordia, amore e perdono per tutti.
Regna nella mia mente, o mio
Gesù, e risanala in virtù delle spine che trafiggono la tua testa, e non
permettere che turbazione alcuna entri in me. Fronte maestosa del mio Gesù, ti
bacio: attira tutti i miei pensieri a contemplarti, a comprenderti.
Occhi dolcissimi del mio Bene,
quantunque coperti di sangue, guardatemi: guardate la mia miseria, guardate la
mia debolezza, guardate il povero mio cuore e fate che possa provare gli
effetti mirabili del vostro sguardo divino.
Orecchi del mio Gesù, sebbene
assordati dagli insulti e dalle bestemmie degli empi, ma pure intenti ad ascoltarci,
deh! ascoltate le mie preghiere e non disdegnate le mie riparazioni. Sì,
ascolta, o Gesù, il grido del mio cuore: allora si calmerà quando me lo avrai
riempito del tuo amore.
Volto bellissimo del mio Gesù,
mostrati, fa che io ti veda, affinché da tutti e da tutto possa staccare il mio
povero cuore. La tua bellezza m’innamori continuamente e mi tenga sempre rapita
in te.
Bocca soavissima del mio Gesù,
parlami. Risuoni sempre la tua voce in me e la potenza della tua parola
distrugga tutto ciò che non è Volontà di Dio, che non è amore.
O Gesù, stendo le mie braccia al
tuo collo per abbracciarti, e tu, stendimi le tue per abbracciarmi. Deh! fa, o
mio Bene, che sia tanto stretto questo amplesso d’amore, che nessuna forza
umana possa svincolarci. E così abbracciati, io poggerò il mio volto sul tuo
cuore, e poi con fiducia bacerò le tue labbra, e tu mi darai il tuo bacio di
amore. Così mi farai respirare il tuo alito dolcissimo, il tuo amore, il tuo
Volere, le tue pene e tutta la tua vita divina.
Spalle santissime del mio Gesù,
sempre forti e costanti nel patire per amor mio, date a me fortezza, costanza
ed eroismo nel patire per amor suo. O Gesù, non permettere che io sia
incostante nell’amore, anzi fammi parte della tua immutabilità.
Petto infiammato del mio Gesù,
dammi le tue fiamme; tu non puoi più contenerle, ed il mio cuore con ansia le
cerca attraverso quel sangue e quelle piaghe. Sono le fiamme del tuo amore, o
Gesù, che più ti tormentano. O mio Bene, fammene parte. Non ti muove a compassione
un’anima così fredda e povera del tuo amore?
Mani santissime del mio Gesù, voi
che avete creato il cielo e la terra, già siete ridotte a non potervi più
muovere. O mio Gesù, continua la tua creazione, la creazione dell’amore. Crea
in tutto il mio essere vita nuova, vita divina. Pronunzia le tue parole sul
povero mio cuore e trasformalo tutto nel tuo.
Piedi santissimi del mio Gesù,
non mi lasciate mai sola, fate che io corra sempre con voi e che io non faccia
un sol passo da voi lontano. Gesù, col mio amore e con le mie riparazioni,
intendo ristorarti delle pene che tu soffri nei tuoi santissimi piedi.
O mio Gesù crocifisso, adoro il
sangue tuo preziosissimo. Bacio una per una le tue piaghe, intendendo
profondere in esse tutto il mio amore, le mie adorazioni, le riparazioni più
sentite. Sia il tuo sangue per tutte le anime, luce nelle tenebre, conforto
nelle pene, forza nella debolezza, perdono nella colpa, aiuto nelle tentazioni,
difesa nei pericoli, sostegno in morte e ali per trasportarle da questa terra
al cielo.
O Gesù, a te vengo, e nel tuo
cuore faccio il mio nido e la mia dimora. Da dentro il tuo cuore, o mio dolce Amore,
chiamerò tutti a te; e se qualcuno vorrà avvicinarsi per offenderti, io esporrò
il mio petto e non permetterò che ti ferisca, anzi lo chiuderò nel tuo cuore, parlerò del tuo amore e farò convertire le offese
in amore.
O Gesù, non permettere ch’io esca
giammai dal tuo cuore, alimentami con le tue fiamme, dammi vita con la tua vita,
per poterti amare come tu stesso brami essere amato.
Penante Gesù, mentre stretta al
tuo cuore io mi sto abbandonata, numerando le tue pene, vedo che un tremito convulso
invade la tua santissima umanità; le tue membra si dibattono come se uno si
volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti per gli atroci spasimi, tu
gridi forte:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”.
A questo grido tutti tremano, le
tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e sviene. Mia
Vita, mio Tutto, mio Gesù, che vedo? Ah!, tu sei vicino a morire. Le stesse
pene tanto a te fedeli, stanno per lasciarti. Ed intanto, dopo tanto patire,
con immenso dolore, vedi le anime non tutte incorporate in te, anzi scorgi che
molte andranno perdute, e senti la dolorosa separazione di esse che si
distaccano dalle tue membra. E tu, dovendo soddisfare la divina giustizia anche
per loro, senti la morte di ciascuna e le stesse pene che soffriranno
nell’inferno, e gridi forte a tutti i cuori:
“Non mi abbandonate; se volete
più pene sono pronto, ma non vi separate dalla mia umanità. Questo è il dolore
dei dolori, è la morte delle morti. Tutto il resto mi sarebbe nulla, se non
subissi la vostra separazione da me. Deh! Pietà del mio sangue, delle mie
piaghe, della mia morte. Questo grido sarà continuo ai vostri cuori: deh! Non
mi abbandonate!”.
Amor mio, quanto mi dolgo insieme
con te! Tu affanni, la tua santissima testa cade già sul tuo petto, la vita ti
abbandona.
Mio Amore, mi sento morire.
Anch’io voglio gridare con te, Anime!
Anime! Non mi distaccherò da questa croce, da queste piaghe, per chiederti
anime, e se tu vuoi, scenderò nei cuori delle creature, li circonderò delle
tue pene affinché non mi sfuggano. E se mi fosse possibile, mi vorrei mettere
sulla porta dell’inferno, per fare indietreggiare le anime ivi destinate e
condurle al tuo cuore.
Ma tu agonizzi e taci, ed io piango
la tua vicina morte. O mio Gesù, ti compatisco, stringo il tuo cuore forte al
mio, lo bacio e lo guardo con tutta la tenerezza di cui son capace. E per darti
un sollievo maggiore, faccio mia la tenerezza divina, e con questa intendo
compatirti, cambiare il mio cuore in fiume di dolcezza e versarlo nel tuo, per
raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È doloroso
purtroppo questo tuo grido, o mio Gesù; più che l’abbandono del Padre, è la
perdita delle anime che si allontanano da te, che fa sfuggire dal tuo cuore
questo doloroso lamento. O mio Gesù, aumenta in tutti la grazia, affinché
nessuno si perda, e sia la mia riparazione a pro di quelle anime che si dovrebbero
perdere, perché non vadano perdute.
Ti prego ancora, o mio Gesù, per
questo estremo abbandono, di dare aiuto a tante anime amanti, che per averle
compagne nel tuo abbandono, par che le privi di te, lasciandole nelle tenebre.
Siano o Gesù, le pene di queste come preci che chiamino le anime a te vicino e
ti sollevino nel tuo dolore.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù perdona il buon ladrone, e
con tanto amore, che subito se lo porta con sé in paradiso. E noi, preghiamo sempre
per le anime dei tanti morenti che hanno bisogno di una prece, perché si chiuda
loro l’inferno e si aprano le porte del cielo?
Le pene di Gesù sulla croce
crescono, ma, dimentico di sé stesso, prega sempre per noi. Non lascia nulla
per sé e dà tutto a noi, fin la sua Santissima Madre, facendone dono, il più
caro che avesse il suo cuore. E noi, diamo tutto a Gesù?
In tutto ciò che facciamo,
preghiere, azioni ed altro, mettiamo sempre l’intenzione di assorbire nuovo
amore in noi, per poter poi ridare tutto a lui? Dobbiamo assorbirlo per darlo,
affinché tutto ciò che facciamo porti l’impronta dell’operato di Gesù.
Quando il Signore ci dona
fervore, luce, amore, ce ne serviamo a bene degli altri? Cerchiamo di
rinchiudere le anime in questa luce e in questo fervore per premurare il cuore
di Gesù a convertirle? Oppure, egoisti, ci teniamo per noi soli le sue grazie?
*
O mio Gesù, ogni piccola
scintilla d’amore che sento nel mio cuore diventi un incendio che consumi tutti
i cuori delle creature e le rinchiuda nel tuo cuore.
Che uso facciamo del gran dono
che ci fece della sua Mamma? Facciamo nostro l’amore di Gesù, le tenerezze di
Gesù e tutto ciò che faceva Gesù, per rendere contenta la Mamma sua? Possiamo
dire che la nostra divina Madre trova in noi il contento che trovava in Gesù?
Stiamo sempre a Lei vicini come figli fedeli, l’ubbidiamo, imitiamo le sue
virtù? Cerchiamo tutti i modi per non sfuggire al suo sguardo materno, affinché
ci tenga sempre stretti a Gesù? In tutto ciò che facciamo, chiamiamo gli
sguardi della Madre celeste a guidarci, per poter agire santamente, da veri
figli, sotto il suo pietoso sguardo? E per poterle dare il contento come glielo
dava il Figlio suo, chiediamo a Gesù tutto l’amore che portava alla sua
santissima Madre, la gloria che le dava continuamente, la tenerezza e tutte le
sue finezze d’amore. Tutto ciò, facciamolo nostro e diciamo alla celeste Mamma:
“Abbiamo in noi Gesù, e per
renderti contenta e per poter trovare in noi ciò che trovavi in Gesù, diamo
tutto a te. Inoltre Mamma bella, vogliamo ancor noi dare a Gesù tutti i
contenti che trovava in te; perciò vogliamo entrare nel tuo cuore e prendere il
tuo amore, tutti i tuoi contenti, tutte le tue tenerezze e premure materne, per
darli tutti a lui”.
*
Mamma nostra, le tue mani materne
siano le dolci catene che ci tengano legati a te e a Gesù.
Gesù non si risparmia in nulla.
Amandoci con amore sommo, vorrebbe salvarci tutti e, se fosse possibile,
vorrebbe strappare dall’inferno tutte le anime, anche a subirne tutte le pene.
Ciò non pertanto vede che a via di sforzi le anime vogliono svincolarsi dalle
sue braccia e, non potendo contenere il suo dolore, esclama:
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”.
E noi, possiamo dire che il
nostro amore verso le anime è simile a quello di Gesù? Le nostre preghiere, le
nostre pene, tutti i nostri più piccoli atti sono uniti agli atti, alle
preghiere di Gesù, per strappare anime dall’inferno? Come compatiamo Gesù in
questo suo immenso dolore? Se la nostra vita si potesse consumare in olocausto
continuo, non sarebbe bastante a compatire questo dolore. Ogni piccolo atto,
pena, pensiero che facciamo uniti a Gesù, può servire a strappare anime perché
non cadano nell’inferno. Uniti con Gesù avremo nelle nostre mani il suo stesso
potere. Se invece non faremo i nostri atti uniti con lui, essi non serviranno a
impedire che neppure un’anima sola vada all’inferno.
*
Amor mio e mio tutto, tienimi
stretta al tuo cuore, affinché senta subito quanto il peccatore ti addolora nel
distaccarsi da te, e così poter far subito la mia parte.
O mio Gesù, il tuo amore leghi il
mio cuore, affinché, bruciato dal tuo fuoco, possa sentire l’amore che tu stesso
avesti per le anime.
Quando soffro dolori, pene,
amarezze, allora, o Gesù, sfoga la tua giustizia su di me, e prendi la
soddisfazione che vuoi, ma il peccatore, o Gesù, sia salvo, e le mie pene
siano vincolo che leghino te e il peccatore, e la mia anima abbia la
consolazione di vedere la tua giustizia soddisfatta.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Crocifisso moribondo,
abbracciata alla croce, sento il fuoco che brucia tutta la tua santissima
persona; il cuore ti batte sì forte che, sollevandoti le costole, ti tormenta
in modo sì straziante e orribile, che tutta la tua santissima umanità subisce
una trasformazione da renderti irriconoscibile. L’amore da cui è avvampato il
tuo cuore tutto ti dissecca e brucia; e tu, non potendo contenerlo, senti forte
il tormento, non solo della sete corporale, per lo spargimento di tutto il tuo
sangue, ma molto più della sete ardente della salute delle anime nostre. Tu,
come acqua vorresti beverci per metterci tutti in salvo dentro di te. Perciò
raccogliendo le tue affievolite forze, gridi:
“Ho sete!”.
Ah! Questa voce la ripeti ad ogni
cuore:
“Ho sete della tua volontà, dei
tuoi affetti, dei tuoi desideri, del tuo amore; acqua più fresca e dolce non
puoi darmi che la tua anima. Deh, non farmi bruciare! Ho sete ardente, per cui
non solo mi sento bruciare la lingua e la gola, tanto che non posso più
articolare parola, ma mi sento anche disseccare il cuore e le viscere. Pietà
della mia sete, pietà!”. E come delirante per la gran sete, ti abbandoni alla
Volontà del Padre.
Ah! Il mio cuore non può più
vivere nel vedere l’empietà dei tuoi nemici che, invece di acqua, ti danno
fiele e aceto, e tu non li rifiuti. Ah! Comprendo: è il fiele di tante colpe, è
l’aceto delle nostre passioni non domate che vogliono darti e che, invece di ristorarti,
ti bruciano di più.
O mio Gesù, ecco il mio cuore, i
miei pensieri, i miei affetti, ecco tutto il mio essere, affinché ti disseti e
dia un ristoro alla tua bocca arsa ed amareggiata. Tutto quello che ho, tutto
quello che sono, tutto è per te, o mio Gesù. Se fossero necessarie le mie pene
per poter salvare anche una sola anima, eccomi, io son pronta a tutto soffrire:
a te io mi offro interamente, fa di me ciò che a te meglio piacerà.
Intendo riparare il dolore che tu
soffri per tutte le anime che si perdono e la pena che ti danno quelle, alle
quali, mentre tu permetti le tristezze, gli abbandoni, esse invece di offrirli
a te, come ristoro alla cocente sete che ti divora, si abbandonano a se stesse
e così ti fanno penare di più.
Morente mio Bene, il mare
interminabile delle tue pene, il fuoco che ti consuma e più che tutto il
Volere Supremo del Padre, che vuole che tu muoia, non ci fanno più sperare che
tu possa continuare a vivere. Ed io, come potrò vivere senza di te? Già le
forze ti mancano, gli occhi si velano, il volto si trasforma e si copre di pallore
mortale, la bocca è semiaperta, il respiro affannoso ed interrotto, tanto che
non vi è più speranza che ti possa rianimare. Al fuoco che ti brucia, sottentra
un gelo ed un sudore freddo che ti bagna la fronte. I muscoli e i nervi si
contraggono sempre di più per l’acerbità dei dolori e per le trafitture dei
chiodi, le piaghe si squarciano ancora; ed io tremo, mi sento morire. Ti
guardo, o mio Bene, e vedo scendere dai tuoi occhi le ultime lacrime, foriere
della vicina morte, mentre a stento fai sentire ancora una parola:
“Tutto è consumato!”.
O mio Gesù, già tutto hai
esaurito, altro non ti resta, l’amore è giunto al suo termine. Ed io, mi son
consumata tutta del tuo amore? Qual ringraziamento non dovrò io renderti, qual
non dovrà essere la mia gratitudine per te?
O mio Gesù, intendo riparare per
tutti, riparare le incorrispondenze al tuo amore, e consolarti degli affronti
che ricevi dalle creature mentre ti stai consumando d’amore sulla croce.
Mio Crocifisso spirante Gesù, già
stai per dare gli ultimi aneliti della vita mortale, la tua santissima umanità
è già irrigidita, il cuore sembra che più non ti batte.
Con la Maddalena mi abbraccio ai
tuoi piedi, e vorrei, se fosse possibile, dare la mia vita per animare la tua.
Intanto, o Gesù, vedo che riapri
i tuoi occhi moribondi e guardi intorno alla croce, come se volessi dare l’ultimo
addio a tutti. Guardi la tua morente Mamma che non ha più moto e voce, tante
sono le pene che sente, e dici:
“Addio, Mamma, Io parto, ma ti
terrò nel mio cuore; tu abbi cura dei miei e dei tuoi figli”.
Guardi la piangente Maddalena, il
fido Giovanni, e con i tuoi sguardi dici loro:
“Addio”.
Con amore guardi gli stessi tuoi
nemici, e con i tuoi sguardi dici loro:
“Io vi perdono, vi do il bacio di
pace”.
Al tuo sguardo niente sfugge, da
tutti ti licenzi e perdoni a tutti. Poi raccogli tutte le tue forze e con voce
forte e tonante gridi:
“Padre, nelle tue mani raccomando
lo spirito mio!”.
E chinato il capo, spiri...
Mio Gesù, a questo grido la
natura tutta si sconvolge e piange la tua morte, la morte del suo Creatore. La
terra trema forte e, col suo tremito, par che pianga e voglia scuotere gli
animi a riconoscerti per vero Dio. Il velo del tempio si squarcia, i morti
risorgono, il sole, che fin ora ha pianto le tue pene, ha ritirata con orrore
la sua luce. I tuoi nemici a questo grido s’inginocchiano, si percuotono il
petto e dicono:
“Veramente costui è il Figlio di
Dio!”.
E la tua Madre, impietrita e
morente, soffre pene più dure della morte.
Morto mio Gesù, con questo grido
tu metti anche noi tutti nelle mani del Padre, perché non ci rigetti. Perciò
gridi forte non solo con la voce, ma con tutte le tue pene e con le voci del
tuo sangue:
“Padre, nelle tue mani metto il
mio spirito e tutte le anime!”.
Mio Gesù, anch’io mi abbandono in
te; dammi grazia di morire tutta nel tuo amore, nel tuo Volere, e ti prego di
non permettere mai, né in vita né in morte, ch’io esca dalla tua Santissima
Volontà.
Intendo intanto riparare per
tutti quelli che non si abbandonano perfettamente alla tua Santissima Volontà,
perdendo così o menomando il prezioso frutto della tua redenzione. Qual non è
il dolore del tuo cuore, o mio Gesù, nel vedere tante creature che sfuggono
dalle tue braccia e si abbandonano a se stesse! Pietà per tutti, o mio Gesù,
pietà per me!
Bacio la tua testa coronata di
spine e ti chiedo perdono di tanti miei pensieri di superbia, di ambizione e di
propria stima. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà un pensiero che non sia
tutto per te, o Gesù, e mi troverò nelle occasioni di offenderti, griderò
subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù, bacio i tuoi begli occhi,
bagnati ancora di lacrime e coperti di sangue aggrumito, e ti chiedo perdono di
quante volte ti offesi con gli sguardi cattivi e immodesti. Ti prometto che
ogni qual volta i miei occhi saranno portati a guardare cose di terra, griderò
subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio le tue
sacratissime orecchie, assordate fin negli ultimi momenti da insulti e orribili
bestemmie, e ti chiedo perdono di quante volte ho ascoltato o ho fatto
ascoltare discorsi che ci allontanano da te, di tanti discorsi cattivi che si
fanno dalle creature. Ti prometto che ogni qual volta mi troverò nell’occasione
di udire discorsi che non convengono, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo
santissimo volto, pallido, livido e sanguinante, e ti domando perdono dei tanti
disprezzi, affronti e insulti che ricevi da noi, vilissime creature, coi nostri
peccati. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà la tentazione di non dare a
te tutta la gloria, l’amore e l’adorazione a te dovuta, griderò subito: “Gesù e
Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio la tua
sacratissima bocca, arsa e amareggiata. Ti chiedo perdono di quante volte ti ho
offeso coi miei discorsi cattivi, di quante volte ho concorso ad amareggiarti e
ad accrescere la tua sete. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero
di far discorsi che potrebbero offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia”.
O Gesù mio, bacio il tuo
santissimo collo, e vedo ancora i segni delle catene e delle funi che ti hanno
oppresso. Ti domando perdono di tanti legami e di tanti attaccamenti delle
creature che hanno accresciuto funi e catene al tuo sacratissimo collo. E ti prometto
che ogni qual volta mi sentirò turbata da attaccamenti, desideri e affetti che
non saranno per te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
Gesù mio, bacio le tue santissime
spalle e ti chiedo perdono di tante illecite soddisfazioni, perdono di tanti
peccati commessi con tutti i cinque sensi del nostro corpo. Ti prometto che
ogni qual volta mi verrà il pensiero di prendermi qualche piacere o soddisfazione
che non sia per la tua gloria, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
Gesù mio, bacio il santissimo
petto e ti chiedo perdono di tante freddezze, indifferenze, tiepidezze e ingratitudini
orrende che ricevi dalle creature. Ti prometto che ogni qual volta mi sentirò
raffreddare nel tuo amore, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
Gesù mio, bacio le tue
sacratissime mani. Ti chiedo perdono di tutte le opere cattive e indifferenti,
di tanti atti malignati dall’amor proprio e dalla propria stima. Ti prometto
che ogni qual volta mi verrà il pensiero di non operare per il solo tuo amore,
griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia”.
O mio Gesù, bacio i tuoi
santissimi piedi e ti domando perdono di tanti passi, di tante vie battute
senza la retta intenzione, per tanti che si allontanano da te per andare in
cerca dei piaceri della terra. Ti prometto che ogni qual volta mi verrà il
pensiero di scostarmi da te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia”.
O Gesù, bacio il tuo sacratissimo
cuore, ed in esso con l’anima mia intendo chiudervi tutte le anime da te
redente, perché tutte siano salve, nessuna esclusa. O Gesù, serrami nel tuo
cuore e chiudimi in modo le porte, che io non abbia a vedere altro che te. Ti
prometto che ogni qual volta mi verrà il pensiero di voler uscire da questo
cuore, io griderò subito: “Gesù e Maria, a voi dono il cuore e l’anima mia”.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù brucia dalla sete. E noi,
bruciamo d’amore per Gesù? I nostri pensieri, i nostri affetti hanno sempre il
fine di ristorare la sua sete ardente?
L’assetato Gesù, non potendo
sostenere la sete che lo brucia, soggiunge: “Tutto è consumato!”. Gesù dunque
si è consumato tutto per noi. E noi, in ogni cosa, ci sforziamo di essere una
continua consumazione d’amore per Gesù? Ogni atto, parola e pensiero portavano
Gesù verso la consumazione; ed ogni nostro atto, parola, pensiero ci spingono a
consumarci per amore di Gesù?
*
O Gesù, dolce mia vita, il tuo
alito consumato soffi sempre nel mio povero cuore per poter ricevere l’impronta
della tua consumazione.
Gesù sulla croce compie in tutto
la Volontà del Padre e spira con un atto perfetto d’abbandono nella sua Santissima
Volontà. E noi, compiamo in tutto la Volontà di Dio? Ci abbandoniamo
perfettamente nel suo Volere, senza guardare se ci viene bene o male, contenti
solo di trovarci abbandonati nelle sue braccia santissime? Il morire a noi stessi
è continuo per amore di Gesù? Possiamo dire che pur vivendo non viviamo, che
siamo morti a tutto per vivere solo non della nostra vita ma della vita di
Gesù? Cioè tutto ciò che facciamo, che pensiamo, che desideriamo, che amiamo,
richiama in noi il vivere di Gesù, per far morire la nostra parola, il nostro
passo, il nostro desiderio, il nostro pensiero, tutto, in Gesù?
*
O mio Gesù, la mia morte sia una
morte continua per amor tuo, ed ogni morte che subisco sia una vita che intendo
dare a tutte le anime.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
O mio Gesù, già sei morto. Ed io,
stando nel tuo cuore, comincio già a godere i copiosi frutti della tua redenzione.
I più increduli si piegano riverenti innanzi a te, percuotendosi il petto, e
ciò che non fecero innanzi al tuo corpo vivente, lo fanno adesso innanzi al tuo
corpo esanime. La natura si scuote, il sole si oscura, la terra freme, gli
elementi si risentono e pare che prendono parte alla tua morte dolorosissima.
Gli angeli, presi da ammirazione e da amore, a mille a mille scendono dal cielo,
ti adorano, ti rendono il tributo della riconoscenza e ti confermano vero
nostro Dio. O mio Gesù, anch’io unisco le mie adorazioni alle loro, ti offro la
mia gratitudine e tutto l’amore del mio povero cuore.
Vedo che il tuo amore non è
ancora pago, e per darci un segno ancora più certo, permetti che un soldato si
avvicini a te e con una lanciata ti squarci il cuore, facendoti versare le
ultime stille di sangue ed acqua ivi ancora racchiuse. O mio Gesù, non
permetterai che questa lancia ferisca anche il cuore mio? Ah, sì! Questa sia la
lancia che ferisca i miei desideri, i miei pensieri, i miei palpiti, la mia
volontà e che mi dia il tuo Volere, i tuoi pensieri e tutta la tua vita di
amore e di immolazione.
Cuore del mio Gesù, squarciato da
questa lancia, sii tu un lavacro per tutte le anime, un rifugio per tutti i
cuori, un riposo per tutti gli affranti. È da questa ferita che tu fai uscire
la Chiesa, tua diletta sposa, da qui i sacramenti, da qui la vita delle anime.
Ed io, insieme alla tua Santissima Madre, crudelmente ferita nel cuore, intendo
riparare le offese, gli abusi e le profanazioni che vengono fatte contro la tua
Chiesa. In virtù di questa ferita e di Maria Santissima, nostra dolcissima
Madre, ti prego di chiudere tutti nel tuo amabilissimo cuore, e di proteggere,
difendere ed illuminare i reggitori della tua Chiesa.
O mio Gesù, dopo la tua morte
straziante e dolorosissima, pare che io non dovrei più avere vita propria, ma
la mia vita la devo ritrovare in questo cuore ferito. Sicché qualunque cosa
starò per fare, l’attingerò sempre da questo cuore divino. Non darò più vita ai
miei pensieri, ma se vita vorranno prenderò i tuoi. Non più avrà vita il mio
volere, ma se vita vorrà prenderò la tua Santissima Volontà. Non più avrà vita
il mio amore, ma se vita vorrà prenderò per vita il tuo amore. O mio Gesù, tutta
la tua Volontà è mia; questa è Volontà tua, questo è il mio volere.
Mio Gesù, l’ultima prova del tuo
amore ce l’hai data: il tuo cuore è squarciato. Altro non ti resta da fare per
noi. Ed ecco che già si dispongono a deporti dalla croce. Ed io, dopo aver
deposto tutto in te, esco fuori e, insieme ai tuoi cari discepoli, voglio
togliere i chiodi dai tuoi santissimi piedi e [dalle tue santissime] mani, e
mentre io schiodo te, tu inchiodami tutta in te.
Mio Gesù, la prima a riceverti
nel suo grembo, dopo che sei stato deposto dalla croce, è la Madre tua addolorata,
e fra le sue braccia il tuo capo trafitto dolcemente riposa. O dolce Mamma, non
disdegnare di avermi in tua compagnia, affinché insieme a te anch’io possa prestare
gli ultimi uffici al mio amato Gesù.
Madre mia dolcissima, è vero che
tu mi superi nell’amore e nella delicatezza nel toccare il mio Gesù, ma io
cercherò di imitarti nel miglior modo possibile, per compiacere in tutto
l’adorabile Gesù.
Perciò metto insieme alle tue
santissime mani le mie, ed estraggo tutte le spine che gli circondano la sua
testa adorata, con l’intenzione di unire alle tue profonde adorazioni le mie.
Celeste Mamma, già avvicini le
mani agli occhi del mio Gesù, che un giorno davano luce a tutto il mondo ed ora
sono oscurati e spenti, per toglierne il sangue aggrumito. O Mamma, a te mi
unisco; baciamoli insieme e profondamente adoriamoli.
Vedo le orecchie del mio Gesù
intrise di sangue, peste dagli schiaffi e lacerate dalle spine. O Mamma, profondiamo
le nostre adorazioni su quelle orecchie che più non odono e che pure hanno
tanto sofferto per richiamare tante anime sorde ed ostinate alle voci della
grazia.
O dolce Mamma, vedo il tuo volto
doloroso e lacrimoso nel mirare il volto dell’adorato Gesù. Unisco il mio dolore
al tuo. Togliamogli insieme il fango e gli sputi che l’hanno così deformato e
adoriamo quel volto di maestà divina che innamorava cielo e terra e che ora non
dà più segno di vita.
O dolce Mamma, baciamo insieme la
sua bocca, quella bocca divina, che con la soavità della sua parola tante anime
ha attirato al suo cuore. O Mamma, con la tua stessa bocca intendo baciare
quelle labbra livide ed insanguinate, e profondamente le adoro.
O dolce Mamma mia, insieme a te
voglio baciare e ribaciare il corpo adorabile del mio Gesù, ridotto tutto una
piaga. Metto le mie mani nelle tue per rinsaldare quei pezzi di carne pendenti
da esso, e profondamente adoriamolo.
O Madre, baciamo quelle mani
creatrici, che tanti prodigi hanno fatto per noi, quelle mani traforate,
contorte, già irrigidite dalla morte. Racchiudiamo in queste sacrosante ferite
la sorte di tutte le anime. Gesù, risorgendo, le troverà qui messe da te e
nessuna andrà perduta. O Mamma, adoriamo insieme queste profonde ferite, a nome
di tutti ed insieme con tutti.
O celeste Mamma, vedo che ti
avvicini a baciare i piedi del povero Gesù. Quanto sono strazianti queste ferite!
I chiodi hanno portato via parte della carne e della pelle, ed il peso del
santissimo corpo li ha orribilmente squarciati. Baciamoli insieme, adoriamoli
profondamente; rinchiudiamo in queste ferite tutti i passi dei peccatori,
affinché camminando, sentano i passi di Gesù che li segue da vicino, e non
ardiscano di offenderlo.
Vedo, o dolce Mamma, che volgi lo
sguardo al cuore dell’adorato Gesù. Che faremo in questo cuore? Tu me lo insegnerai,
Mamma; mi seppellirai in esso, mi chiuderai e mi suggellerai con la lapide e,
depositando qui dentro, il mio cuore e la mia vita, rimarrò nascosta sino
all’eternità. Dammi il tuo amore, o Mamma, per amare Gesù, dammi il tuo dolore
per supplicare per tutti e per riparare qualsiasi offesa che si farà a questo
cuore.
Ricordati, o Mamma, che, come
seppellirai Gesù, con le tue stesse mani voglio essere seppellita anch’io con
lui, per poter risorgere con lui e con tutto ciò che è suo.
E ora, una parola per te, dolce
Mamma mia. Ti compatisco assai e con tutta l’effusione del mio povero cuore. Vorrei
riunire tutti i palpiti, tutti i desideri, tutte le vite delle creature e
prostrarle innanzi a te nell’atto più fervente di compassione e di amore. Ti
compatisco nell’estremo dolore che hai sofferto nel vedere Gesù morto,
coronato di spine, straziato dai flagelli e dai chiodi; nel vedere quegli occhi
che più non ti guardano, quelle orecchie che non ascoltano più la tua voce,
quella bocca che più non ti parla, quelle mani che più non ti abbracciano, quei
piedi che mai ti lasciavano e che anche da lontano seguivano sempre i tuoi
passi. Voglio offrirti il cuore dello stesso Gesù, traboccante d’amore, per
compatirti come meriti e per dare un sollievo ai tuoi acerbissimi dolori.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù, dopo la sua morte, volle
che per nostro amore fosse ferito da una lancia. E noi, ci facciamo ferire in
tutto dall’amore di Gesù? Oppure ci facciamo ferire dall’amore delle creature,
dai piaceri e dall’attaccamento a noi stessi? Anche le freddezze, le oscurità,
le mortificazioni interne ed esterne sono ferite che il Signore fa all’anima.
Se non le prendiamo dalle mani di Dio, ci feriamo da noi stessi, e le nostre
ferite accrescono le passioni, le debolezze, la propria stima e, in una parola,
ogni male. Invece se le prendiamo come ferite fatte da Gesù, in queste ferite
egli ci metterà il suo amore, le sue virtù, la sua somiglianza, che ci faranno
meritare i suoi baci, le sue carezze e tutti gli stratagemmi d’un amore divino.
Queste ferite saranno voci continue che lo chiameranno e lo costringeranno a
dimorare con noi continuamente.
*
O mio Gesù, la tua lancia sia la
mia guardia che mi difenda da qualunque ferita delle creature.
Gesù si fa deporre dalla croce
nelle braccia della Mamma. E noi, deponiamo nelle mani della nostra Mamma tutti
i nostri timori, i nostri dubbi, le nostre ansie? Gesù riposò nel grembo della
divina Madre. E noi, facciamo riposare Gesù, allontanando i nostri timori, le nostre
agitazioni?
*
Mamma mia, con le tue mani
materne togli dal mio cuore tutto ciò che possa impedire che Gesù riposi in me.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
(Preghiera di
Preparazione, pagina 19)
Dolente Mamma mia, vedo che ti
disponi all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto Figlio Gesù.
Rassegnatissima al Volere del cielo, lo accompagni e, con le tue stesse mani,
lo deponi nel sepolcro. Ma, mentre componi quelle membra e fai per dargli
l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il dolore ti senti strappare il cuore dal
petto. L’amore t’inchioda su quelle membra, e per forza d’amore e di dolore la
tua vita sta per spegnersi insieme col tuo estinto Figlio.
Povera Mamma, come farai senza
Gesù? È la tua Vita, il tuo Tutto. Eppure è il Volere dell’Eterno che così
vuole. Dovrai combattere con due potenze insormontabili: l’amore e il Volere
Divino. L’amore ti inchioda, in modo da non poter separarti; il Volere Divino
si impone e vuole il sacrificio. Povera Mamma, come farai? Quanto ti
compatisco! Deh! Angeli del cielo, venite a sollevarla dalle membra irrigidite
di Gesù, altrimenti morirà.
Oh, portento! Mentre pareva
estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante ed interrotta dai singhiozzi,
che dice:
“Figlio, amato Figlio, era questo
l’unico sollievo che mi restava e che dimezzava le mie pene: la tua santissima
umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle, baciarle. Ora, anche questo mi
viene tolto, perché il Voler Divino così vuole, ed io mi rassegno. Ma sappi, o
Figlio, che lo voglio e non posso. Al solo pensiero di farlo mi mancano le
forze e la vita mi sfugge. Deh! Permettimi, o Figlio, per poter avere vita e
forza di separarmi, che rimanga sepolta tutta in te e che prenda per me la tua
vita, le tue pene, le tue riparazioni e tutto ciò che sei tu. Ah! Solo uno scambio
di vita tra te e me può darmi forza per compiere il sacrificio di separarmi da
te”.
Così decisa, afflitta Mamma mia,
vedo che di nuovo passi su quelle membra e deponi nella testa di Gesù la tua. Baciandola
racchiudi in essa i tuoi pensieri e prendi per te le sue spine, i suoi afflitti
ed offesi pensieri e tutto ciò che ha sofferto nella sua santissima testa. Oh,
come vorresti animare l’intelligenza di Gesù con la tua, per poter dare vita
per vita! Già ti senti incominciare a rivivere coll’aver preso nella tua mente
i pensieri e le spine di Gesù.
Addolorata Mamma, ti vedo baciare
gli occhi spenti di Gesù e mi sento trafitta nel vedere che Gesù più non ti guarda.
Quante volte quegli sguardi divini, guardandoti, ti imparadisavano e ti
facevano risorgere da morte a vita! Ed ora, non vedendoti guardata, ti senti
morire. Perciò negli occhi di Gesù deponi i tuoi e prendi per te i suoi, le sue
lacrime ed amarezze nel vedere le offese delle creature, i tanti insulti e
disprezzi.
Ma vedo, trafitta Mamma mia, che
baci le sue santissime orecchie, e lo chiami e richiami, dicendo:
“Figlio mio, possibile che più
non mi ascolti, tu che ad ogni mio piccolo cenno mi sentivi? Ed ora piango, ti
chiamo e non mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudele tiranno! Tu eri per me
più che la mia stessa vita, ed ora dovrò sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o
Figlio, lascio il mio udito nel tuo e prendo per me ciò che ha sofferto il tuo
udito santissimo, l’eco di tutte le offese che in esso risuonavano. Solo questo
mi può dare vita: le tue pene, i tuoi dolori”.
E mentre dici così, è tanto il
dolore e le strette al cuore, che perdi la voce e resti senza moto. Povera
Mamma mia, povera Mamma mia, quanto ti compatisco! Quante morti crudeli non
subisci!
Dolente Mamma, il Volere Divino
si impone e ti mette in moto. Tu guardi il suo santissimo volto, lo baci ed esclami:
“Adorato Figlio, come sei
sfigurato! Ah, se l’amore non mi dicesse che sei il Figlio mio, la mia Vita, il
mio Tutto, non più ti riconoscerei, tanto sei irriconoscibile! La tua natia
bellezza si è trasformata in deformità, le [tue] purpuree gote sono cambiate in
lividure; la luce e la grazia che emanava il tuo bel volto, che vederti e rimanere
beatificata era lo stesso, si è convertita in pallore di morte, o Figlio amato.
Figlio, come sei ridotto! Che brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue
santissime membra! Ah, come la tua indivisibile Mamma vorrebbe restituirti la
tua primiera bellezza! Voglio fondere il mio volto nel tuo e prendere per me il
tuo, e gli schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai sofferto nel
tuo volto santissimo. Ah, Figlio, se mi vuoi viva, dammi le tue pene, altrimenti
io muoio!”.
Ed è tanto il tuo dolore, che ti
soffoca, ti tronca la parola e resti come estinta sul volto di Gesù. Povera Mamma,
quanto ti compatisco! Angeli miei, venite a sollevare la Mamma mia; il suo dolore
è immenso, la inonda, la soffoca e non le resta più vita né forza. Ma il Volere
Divino, infrangendo queste onde, le ridà la vita.
Già sei sulla sua bocca e,
baciandola, ti senti amareggiare le labbra per l’amarezza del fiele, che tanto
ha amareggiato la bocca di Gesù. Singhiozzando, continui:
“Figlio mio, dì un’ultima parola
alla tua Mamma. Possibile che non dovrò più ascoltare la tua voce? Tutte le parole
che mi hai detto in vita, come tante frecce, mi feriscono il cuore di dolore e
di amore. Ed ora, vedendoti muto, si rimettono in moto nel mio lacerato cuore,
dandomi innumerevoli morti. Ed a viva forza vorrebbero strappare un’ultima tua
parola, ma non avendola, mi straziano e mi dicono:
“Sicché non più lo ascolterai,
non sentirai più il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice,
che tanti paradisi creava in te per quante parole diceva”. Ah! Il mio paradiso
è finito e non avrò altro che amarezze. Ah, Figlio! Voglio darti la mia lingua
per animare la tua. Dammi ciò che tu hai sofferto nella tua santissima bocca:
l’amarezza del fiele, la tua sete ardente, le tue riparazioni e preghiere.
Così, sentendo la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più
sopportabile e la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene”.
Mamma straziata, vedo che ti
affretti, perché quelli che ti stanno intorno vogliono chiudere il sepolcro e,
quasi di volata, prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, te le stringi al
cuore e, deponendo le tue mani nelle sue, prendi per te i dolori e le
trafitture di quelle mani santissime. Poi sorvoli sui piedi di Gesù, guardando
lo strazio crudele che i chiodi hanno fatto in essi; e mentre vi deponi i tuoi,
prendi per te quelle piaghe e ti offri a correre al posto di Gesù presso i
peccatori, per strapparli all’inferno.
Angosciata Mamma, ti vedo dare
l’ultimo addio al cuore trafitto di Gesù. Qui fai sosta; è l’ultimo assalto al
tuo cuore materno. Te lo senti strappare dal petto per la veemenza dell’amore e
del dolore e, da solo, fugge a deporsi nel cuore sacratissimo di Gesù. E tu,
vedendoti senza cuore, ti affretti a prendere nel tuo il suo cuore
sacratissimo, il suo amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri
ardenti non compiuti per le loro ingratitudini e i dolori e le trafitture di
quel cuore sacratissimo, che ti terranno crocifissa per tutta la vita. E
guardando la larga ferita, la baci, ne lambisci il sangue e, sentendoti la vita
di Gesù, senti la forza di fare l’amara separazione. Quindi lo abbracci e permetti
che la pietra sepolcrale lo rinserri.
Dolente Mamma mia, piangendo, ti
prego di non permettere per adesso che Gesù sia tolto al nostro sguardo;
aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per prendere in me la sua vita. Se tu, che
sei la Senza Macchia, la Tutta Santa, la Piena di Grazia, non puoi vivere senza
Gesù, molto meno io, che sono la debolezza, la miseria, la piena di peccati.
Come posso vivere senza Gesù? Mamma dolente, non mi lasciare sola, portami con
te, ma prima deponimi tutta in Gesù, svuotami di tutto per poter mettere tutto
Gesù in me, come lo hai messo in te. Incomincia da me l’ufficio materno che
Gesù ti ha dato sulla croce e, facendo breccia sul tuo cuore materno la mia
povertà estrema, con le tue stesse mani chiudimi tutta, tutta in Gesù.
Chiudi nella mia mente i pensieri
di Gesù, affinché nessun altro pensiero entri in me. Chiudi gli occhi di Gesù
nei miei, affinché mai possa sfuggire dal mio sguardo; il suo udito nel mio,
onde sempre lo ascolti ed in tutto compia il suo Santissimo Volere. Deponi il
suo volto nel mio, affinché mirandolo così sfigurato per amor mio, lo ami, lo
compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi ed insegni con
la lingua di Gesù; le sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccio ed
ogni opera che compio abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù. Metti i
suoi piedi nei miei, affinché ogni mio passo sia per le altre creature una vita
di salvezza, di forza, di zelo.
Ed ora, afflitta Mamma mia,
permettimi di baciare il suo cuore e di lambire il suo preziosissimo sangue e,
chiudendo tu il suo cuore nel mio, [fa che io] possa vivere del suo amore, dei
suoi desideri, delle sue pene. Ed ora, prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché
mi dia l’ultima benedizione.
Ora permetti che la pietra lo
rinserri. E tu, straziata, baci il sepolcro e, piangendo, gli dai l’ultimo
addio e parti dal sepolcro.
Ma è tanto il tuo dolore che ora
resti impietrita e ora agghiacciata. Trafitta Mamma mia, insieme con te dico
addio a Gesù e, piangendo, voglio compatirti ed accompagnarti nella tua amara
desolazione. Voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro,
affanno e dolore, una parola di conforto, uno sguardo di compassione.
Raccoglierò le tue lacrime e ti sosterrò nelle mie braccia, se ti vedrò venir
meno.
Ma vedo che sei costretta a
ritornare a Gerusalemme dalla via donde venisti. Appena pochi passi, e già ti
si fa innanzi la croce, sulla quale Gesù tanto ha sofferto ed è poi morto. Tu
corri, l’abbracci e, vedendola tinta di sangue, uno per uno, si rinnovano nel
tuo cuore i dolori che Gesù ha sofferto su di essa. Ma non potendo contenere il
dolore, singhiozzando, esclami:
“O croce, come?! Così crudele con
mio Figlio? Ah, in nulla lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto? Non hai
permesso a me, dolente mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua mentre lo
chiedeva, e alla bocca riarsa hai dato fiele ed aceto. Il mio cuore trafitto me
lo son sentito liquefare ed avrei voluto apprestare a quelle labbra il mio
cuore liquefatto per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta. O
croce, crudele sì, ma santa, perché divinizzata e santificata dal contatto del
mio Figlio! Quella crudeltà che usasti con lui, ricambiala in compassione per i
miseri mortali; e per le pene che ha sofferto su di te, impetra grazia e forza
alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda per causa di tribolazioni e
croci. Troppo mi costano le anime, mi costano la vita d’un Figlio‑Dio; ed io,
come Corredentrice e Madre, le lego a te, o croce”.
E baciandola e ribaciandola,
parti. Povera Mamma, quanto ti compatisco! Ad ogni passo ed incontro sorgono
nuovi dolori che, crescendo nella loro immensità e rendendosi più amari,
t’inondano, ti affogano e ad ogni istante ti senti morire. Altri passi ancora e
già sei a quel punto dove stamattina lo incontrasti sotto il peso enorme della
croce, sfinito, grondante sangue, con un fascio di spine sulla testa, le quali,
urtando con la croce, penetravano dentro dentro, dandogli ad ogni urto dolori
di morte. Gli sguardi di Gesù, incrociandosi coi tuoi, cercavano pietà, ma i
soldati, per impedirvi questo sollievo, lo spinsero e lo fecero cadere, facendogli
versare nuovo sangue. Ora tu ne vedi il terreno inzuppato, ti getti a terra e,
mentre baci quel sangue, ti sento dire: “Angeli miei, venite a mettervi a
guardia di questo sangue, affinché non sia calpestata e profanata nessuna
goccia”.
Dolente Mamma, lascia che ti dia
la mano per alzarti e sollevarti, perché vedo che agonizzi sul sangue di Gesù.
Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di sangue, ricordi i
dolori di Gesù, quindi affretti il passo e ti chiudi nel cenacolo. Anch’io mi
chiudo nel cenacolo, ma il mio cenacolo è il Cuore Santissimo di Gesù, e da lì
voglio venire da te per tenerti compagnia in quest’ora di amara desolazione.
Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.
Desolata Mamma, guarda questa
piccola figlia tua; sono troppo piccina, da sola né posso, né voglio vivere.
Perciò prendimi sulle tue ginocchia, stringimi fra le tue braccia e fammi da
mamma, perché ho bisogno di guida, di aiuto, di sostegno. Guarda la mia
miseria, versa una lacrima sulle mie piaghe e, quando mi vedrai distratta,
stringimi al tuo cuore materno e richiama in me la vita di Gesù.
Ma mentre ti prego, sono
costretta a fermarmi, per fare attenzione ai tuoi acerbi dolori. Mi sento
trafiggere nel vedere che, come muovi la testa, ti senti penetrare le spine che
hai preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati di pensiero che,
penetrandoti fin negli occhi, ti fanno piangere lacrime miste a sangue. Mentre piangi,
avendo nei tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano tutte le
offese delle creature. Oh, come ne resti amareggiata! Come comprendi ciò che ha
sofferto Gesù, avendo in te le sue stesse pene!
Ma un dolore non aspetta l’altro.
Come tendi l’orecchio, ti senti assordare dall’eco delle voci delle creature;
ciascuna varietà di voce di creatura ti penetra dalle orecchie al cuore,
trafiggendolo, e tu ripeti il tuo ritornello: “Figlio, come hai sofferto!”.
Desolata Mamma, quanto ti
compatisco! Permettimi che ti rasciughi il volto bagnato di lacrime e di
sangue. Ma mi sento indietreggiare nel vederlo tutto coperto di lividure,
irriconoscibile e pallido, d’un pallore mortale. Comprendo: sono i
maltrattamenti di Gesù che hai preso su di te, che ti fanno soffrire tanto che,
come muovi le labbra per pregare o per emettere sospiri dal tuo infuocato
petto, ti senti l’alito amaro e le labbra bruciate dalla sete di Gesù.
Povera Mamma mia, quanto ti
compatisco! I tuoi dolori crescono sempre di più, e pare che si diano la mano
fra di loro. Prendendo le tue mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. È in
queste stesse mani che senti il dolore e vedi gli omicidi, i tradimenti, i sacrilegi
e tutte le opere cattive che ripetono i colpi, allargando le piaghe ed
inasprendole sempre più.
Quanto ti compatisco! Tu sei la
vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi restano senza chiodi, anzi,
non solo te li senti inchiodare, ma come strappare da tanti passi iniqui e
dalle anime che vanno all’inferno, e tu corri appresso a loro, affinché non
cadano nelle fiamme infernali.
Ma non è ancora tutto, trafitta
Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno eco nel tuo cuore e te lo
trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille spade, molto più che,
avendo in te il cuore divino di Gesù, che contiene tutti i cuori e nel cui palpito
ravvolge i palpiti di tutti, come palpita dice: Anime! Amore! E tu, dal palpito Anime!,
nel tuo palpito ti senti scorrere tutti i peccati e ti senti dare morte, e nel
palpito Amore!, ti senti dare vita;
sicché stai in continuo atto di morte e di vita.
Mamma crocifissa, guardandoti,
compatisco i tuoi dolori, sono inenarrabili. Vorrei trasformare il mio essere
in lingua e voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento
è nulla. Perciò chiamo gli angeli e la Trinità Sacrosanta, e prego loro che
mettano intorno a te le loro armonie, i loro contenti e la loro bellezza, per
raddolcire e compatire i tuoi intensi dolori; che ti sostengano fra le loro
braccia e ti ricambino in amore tutte le tue pene.
Ed ora, desolata Mamma, grazie a
nome di tutti, per tutto ciò che hai sofferto; e ti prego, per questa tua amara
desolazione, di venirmi ad assistere nel momento della mia morte: quando la
mia povera anima si troverà sola ed abbandonata da tutti, in mezzo a mille
ansie e timori, vieni tu allora a ridarmi la compagnia che tante volte ti ho
fatto in vita. Vieni ad assistermi, mettiti al mio fianco e mettimi in fuga il
nemico. Lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col sangue di Gesù,
vestimi coi suoi meriti, abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte
le pene e le opere di Gesù, ed in virtù di esse, fa scomparire tutti i miei peccati,
dandomi il totale perdono. E nello spirare, ricevimi fra le tue braccia, mettimi
sotto il tuo manto, nascondimi allo sguardo del nemico, portami di volata al
cielo e mettimi nelle braccia di Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma mia!
Ed ora ti prego di ridare la
compagnia che ti ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti. Fa a tutti da mamma.
Sono momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti, perciò non negare a nessuno il
tuo ufficio materno.
Un’ultima parola mentre ti
lascio: ti prego di chiudermi nel Cuore Sacratissimo di Gesù; e tu, dolente
Mamma mia, fammi da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori dal suo cuore
ed io, anche a volerlo, non ne possa uscire. Ti bacio la mano materna e tu benedicimi.
Riflessioni
e Pratiche
Gesù viene sepolto, una pietra lo
rinserra ed impedisce alla Mamma che più rimiri il Figlio. E noi, ci nascondiamo
agli sguardi delle creature? Siamo indifferenti se tutti ci dimenticano? Nelle
cose sante, rimaniamo indifferenti, con quella santa indifferenza che non ci fa
trasgredire nulla? Nell’abbandono totale di Gesù, vinciamo tutto con una santa
indifferenza che ci porta continuamente a lui? E con la nostra costanza, gli formiamo
dolce catena per attirarlo a noi? Il nostro sguardo è sepolto nello sguardo di
Gesù, in modo che non guardiamo altro, se non ciò che vuole Gesù? La nostra
voce è sepolta nella voce di Gesù, in modo che, se vogliamo parlare, non
parliamo che con la lingua di Gesù? I nostri passi sono sepolti nei suoi, in
modo che, come camminiamo, resti l’impronta non dei nostri, ma dei passi di Gesù?
E il nostro cuore è sepolto nel suo, per poter amare e desiderare come ama e
desidera il suo cuore?
*
Mamma mia, quando Gesù, per il
bene della mia anima, a me si nasconde, dammi la grazia che avesti tu nella
privazione di lui, affinché io gli possa dare tutta la gloria che tu gli desti
quando egli fu deposto nel sepolcro.
O Gesù, ti voglio pregare con la
tua voce; e come la tua voce penetrava i cieli e si ripercuoteva nelle voci di
tutti, così la mia, facendo onore alla tua stessa voce, penetri fin nei cieli
per darti la gloria e l’amore della tua stessa parola.
Mio Gesù, il mio cuore palpita,
ma non son contenta se non mi fai palpitare col tuo, e così, col tuo palpito
amerò come ami tu. Ti darò l’amore di tutte le creature, ed uno sarà il grido: Amore! Amore!
O mio Gesù, fa onore a te stesso,
e in tutto ciò che faccio, metti l’impronta del tuo stesso potere, del tuo
amore e della tua gloria.
Nos cum Prole pia, benedicat
Virgo Maria.
(Preghiera di
Ringraziamento, pagina 20)
?
La vera risurrezione
Dal Volume 36 del 20 aprile 1938
(3)
[Luisa dice:]
Dopo ciò, continuavo il
mio giro in tutto ciò che fece Nostro Signore sulla terra e mi son fermata
nell’atto della resurrezione. Che trionfo! Che gloria! Il cielo si riversò
sulla terra per essere spettatore di una gloria sì grande, ed il mio amato Gesù
ha ripreso il suo dire:
“Figlia mia, nella mia
resurrezione, veniva costituito il diritto di risorgere in me a novella vita
tutte le creature. Era la conferma, il suggello di tutta la mia vita, delle mie
opere, delle mie parole; e se venni in terra fu per darmi a tutti ed a ciascuno
come vita che loro appartenesse. La mia resurrezione era il trionfo di tutti e
la nuova conquista che tutti facevano da colui che era morto per tutti, per dar
loro vita e farli risorgere nella mia stessa resurrezione.
Ma vuoi sapere dove
consiste la vera resurrezione della creatura? Non alla fine dei giorni, ma
mentre vive ancora sulla terra. Chi vive nella mia volontà, essa risorge alla
luce e può dire: “La mia notte è finita”. Risorge nell’amore del suo Creatore
in modo che non esiste per lei più il freddo, le nevi, ma sente il sorriso della primavera celeste. Risorge alla
santità, la quale mette a precipitosa fuga le debolezze, le miserie, le passioni.
Risorge a tutto ciò che è cielo; e se guarda la terra, il cielo, il sole, li
guarda per trovare le opere del suo Creatore, per avere occasione di narrargli
la sua gloria e la sua lunga storia d’amore.
Perciò chi vive nel mio
Volere, può dire come disse l’angelo alle pie donne quando andavano al
sepolcro: “È risorto, non è più qui”. Chi vive nel mio Volere può dire lo
stesso: “La mia volontà non è più con me, è risorta nel Fiat”; e se le circostanze della vita, le occasioni, le pene circondano
la creatura, come cercando la sua volontà, può rispondere: “La mia volontà è
risorta, non l’ho più in mio potere, ho in cambio la Divina Volontà, e con la
sua luce voglio investire tutto ciò che mi circonda: circostanze, pene, per
formarne tante conquiste divine”.
Chi vive nel nostro
Volere trova la vita negli atti del suo Gesù, e corre sempre in essa la nostra
Volontà operante, conquistante e trionfante, e ci dà tale gloria che il cielo
non può contenerla. Quindi vivi sempre nel nostro Volere, non uscirne giammai,
se vuoi essere il nostro trionfo e la nostra gloria”.
[1]
Qui Luisa si riferisce a se stessa, ad una intera esistenza di sessantaquattro
anni, passata in un letto circondato da una tendina, come in una prigione,
soffrendo nel suo ufficio di vittima insieme con Gesù, e come Gesù nel tabernacolo.
[2]
Sia fatta la tua Volontà
[3]
Amico, perché sei venuto?
[4]
Figlia, perché sei venuta?
[5]
Io Sono
[6]
minare (tardo latino): spingere
[7]
Ecco l’Uomo
[8]
Toglilo, toglilo!
[9]
Sia crocifisso!
[10]
Ti tormenta
[11]
Luisa premette a quest’Ora la seguente preghiera: “Gesù, Mamma mia, venite
insieme con me a scrivere, prestatemi le vostre santissime mani, affinché possa
scrivere ciò che piace a voi e solo ciò che voi volete”.
[12]
Dopo aver pubblicato la prima edizione di
queste Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, Luisa scrisse
all’ormai Beato Annibale Maria Di Francia (essendo lui il responsabile degli
scritti), avvisandolo che si sentiva spinta ad aggiungere qualche altra cosa in
mezzo alla detta Ora. Ed ecco come si esprime in una sua lettera:
“Nell’Ora della Crocifissione, quasi alla fine...dove
si dice che Gesù, mentre stava sulla croce, la sua anima era nei cieli col suo
divin Padre, io lo seguo col pensiero fin nel cielo e cerco insieme con lui di
disarmare la divina giustizia in questi tempi tanto irritata; e in questo
esercizio v’impiego una mezz’ora circa. Parmi che Gesù Signor mio mi spinga a
scrivere un tale esercizio...”.
Ed ecco che essa spiega
l’aggiunta in questi termini:
“In quest’Ora, Gesù sulla croce, riepiloga tutta la
sua vita, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo suo anelito,
dà compimento a tutto, ringraziando il divin Padre per tutto il bene che ha
fatto a tutte le creature e anche delle stesse sue sofferenze. Lo glorifica,
implora, ripara, in una parola compie tutto insieme ciò che aveva fatto nella
sua vita.
Ora l’anima, facendo eco a tutto ciò che fa Gesù,
incomincia anch’essa, dal primo istante in cui Gesù fu concepito fino
all’ultimo istante di vita, a ringraziarlo di ciò che ha fatto. E siccome
l’ingratitudine della creatura generalmente è tanta, e più che mai si mostra
ingrata nel ricever i benefici, e mai ringrazia il Signore, l’anima cerca
anch’essa di fare un tutto completo. Ecco la ragione per cui si ripete in
quest’Ora tutta la vita di Gesù Cristo e si cerca di riunire tutte le specie di
riparazioni.
Fra tante anime, non vi potrà essere qualcuna che
vorrà mostrare questo eroismo di amore a Gesù?”
[13]In un’altra lettera, del 7 ottobre 1915, seguita a
dire:
“Lo scopo di tale Ora è quello di disarmare la divina
giustizia. Se nelle altre Ore si ripara, si benedice e si chiede perdono ecc.,
con questa la si disarma e la si placa, e l’anima, elevandosi tra il cielo e la
terra, proprio come fece Gesù Cristo, guarda cioè la divina giustizia e cerca
di placarla, guarda la creatura e cerca di ricondurla al suo seno, mettendo
proprio in atto ciò che fa Gesù. Ed è tanto il compiacimento divino che egli
l’aspetta quasi con ansia, perché si sente come rinfrancato che una creatura,
elevandosi dalla terra, ha tutto l’interesse di salvare i propri fratelli; e,
mentre la sua giustizia si accende, cerca un rifugio, un riparo in quest’anima
che, volendo far sue le sue pene e le stesse anime, lo invita e lo costringe a
non distruggere la povera umanità”.
Buona giornata
RispondiEliminaASSUNZIONE ORGANIZZAZIONE .ILLUMINATI.
Saluti caro individuo, abbiamo visto grandi potenzialità in te e siamo qui per promuoverti al livello successivo. Di ricchezza fama, e potere Se vuoi procedere con la confraternita illimonati contattaci così possiamo realizzare il tuo sogno e aiutarti a realizzarli tutti
E-MAIL; Illuminatiorganisation25@gmail.com
WHATSAPP; +13312785948
Cordiali saluti Illuminati.🔺